« Il trono che non trema »
Memento_____
« Perché...? È così che combatte, dunque, il re che non perde mai? » Come poteva anche solo pensare il contrario? I tempi della tirannia di Rainier erano ormai lontani nel tempo e dalla memoria della gente comune ma restavano sempre gli orribili racconti delle ombre oscure che infestavano il bianco maniero. Da sempre si considerava completamente al di sopra delle persone comuni tanto da essere pronto a sacrificare chiunque in nome del proprio successo. Amici, avversari, chiunque avrebbe potuto cadere nella tela delle sue macchinazioni per poi rimanerne invischiato a tal punto da non avere altra scelta che non fosse la totale sottomissione al sovrano. Il mondo di questa Astryd non aveva mia visto l’orrore della guerra del Crepuscolo, non aveva visto la città di Basiledra essere inghiottita assieme ai suoi abitanti per alimentarne il potere.
« No! Non è necessario combattere! Perché vi siete ridotti a tanto?! Sarebbe bastato firmare la pace e la guerra si sarebbe conclusa... perché estendere il conflitto? Perché non accontentarsi? Come potete pensare che, di tutto questo, il popolo possa trarne giovamento?! »
Khæyman era un guerriero, temprato da innumerevoli battaglie ma anche lui di fronte alle atrocità di questi racconti e dei rari sprazzi di ricordi di quei tempi andati non poteva fare altro che ritrarsi spaventato. Il gioco di Rainier era un pericolo per l’intero Thedas e, a differenza di quanto pensavano i suoi compagni, l’unica possibilità che avevano per uscirne vivi era scoprire cosa poteva volere da Zoikar. A cosa ambiva realmente il re che non perde mai?
« Non vi può essere né pace né accordi in questa realtà. Sono passati ormai diversi anni da quando voi stessa e i membri della vostra famiglia avete perso la vita assieme a migliaia di altre persone innocenti senza che nessuno potesse trovarne alcun giovamento.
Non avete mai combattuto contro Rainier ma la guerra che ne è seguita è stata, se possibile, ancora più sanguinosa provocando una tale distruzione nei quattro regni che ancora adesso il popolo ne soffre le conseguenze. »
Il piano di Belphagor sembrava scorrere senza intoppi; quella incursione, quell’omicidio non erano affatto una sfida o un evento realmente importante quanto semplicemente l’avanzamento di un semplice pedone nella scacchiera della lotta tra il Re e il Daimon. Impotente di fronte ad un simile gioco titanico Khæyman era costretto a rimanere in disparte raccogliendo solamente le briciole di quanto avanzato da quei due incredibili avversari. Per loro la ragazza non aveva alcun significato ma al contrario per se stesso forse era in grado di fare la differenza.
« Ogni cosa che conosci è una menzogna, non sei realmente viva Astryd Lorch ma solo un ricordo nella contorta mente dell'uomo che tanto temi. Il Re è una minaccia per te tanto quanto per tutti noi, i suoi veri piani ancora sfuggono alla mia comprensione ma, se davvero il tuo vero scopo è fermarlo, c'è qualcosa che puoi fare prima che tutto questo finisca. »
Sei cambiato!
« Che... che cosa? »
Sei cambiato! Più di una volta Šamaš e i membri degli Yeniçeri avevano commentato in questo modo le sue decisioni o messo in dubbio le sue scelte. Nessuno di loro aveva abbandonato Taanach a cuor leggero ma allo stesso tempo avevano compreso come il loro esilio fosse una necessità a cui non potevano sottrarsi. Per difendere la città, per fare in modo che ne uscisse rafforzata aveva bisogno di essere lasciata libera di compiere le sue scelte, i suoi errori. Aveva dovuto scegliere un male necessario ed era certo che questo lo accettavano ma allo stesso tempo molte altre sue scelte, in particolare questa improvvisa alleanza con gli uomini del dicastero, aveva turbato i loro animi risvegliando dubbi e incertezze anche nel suo stesso animo.
Pazientemente Khæyman aveva atteso che i suoi due compagni, certi della vittoria, lo lasciassero solo con la ragazza. Allo stesso modo il clangore assordante proveniente dalla battaglia nel cortile e, soprattutto, dalla valanga che aveva fatto tremare l’intera altaloggia aveva potuto avvicinarsi ad Astryd senza che le sue parole potessero essere udite dal silenzioso guardiano che li aveva accompagnati fino alla cappella. Spada alla mano, apparentemente pronto a scagliare l’assalto conclusivo, lasciò che i suoi dubbi prendessero forza chiedendo silenziosamente l’aiuto della ragazza.
« Ho bisogno che tu metta ordine nella mia mente. » Khæyman non aveva idea se fosse a causa dell'influsso dell'Oneiron o se in quel regno così distante il suo legame mentale si fosse affievolito ma ciò che prima era stato solo un sospetto ora acquistato maggiore forza e concretezza. « Qualcuno ha alterato il flusso dei miei pensieri, scopri come e sistemalo. Non posso in alcun modo oppormi a Rainier se non sono in grado di fidarmi nemmeno di me stesso. »
Astryd era chiaramente confusa da una simile richiesta, combattuta tra l’incertezza del prestare aiuto all’uomo giunto ad assassinarla e dal timore che quest’ultimo potesse avere realmente ragione. Muovendosi a fatica quando però gli si avvicina Khæyman comprende immediatamente quali siano le sue intenzione: mentre lei gli appoggia le mani sul capo lui le cinge il fianco con la mano sinistra pronto a sorreggerla dopo questo ultimo sforzo. « Questo... basterà a fermare la guerra? » Esausta Astryd sembra star quasi per cadere, appoggiandosi alla forte stretta del suo assalitore per rimanere in piedi, i suoi occhi, ora quasi colmi di speranza si rivolgono ora in quelli scuri di lui in attesa di quello che ormai sembrava inevitabile.
« Non posso assicurartelo.. » In un attimo gli ultimi momenti del suo scontro con il Priore tornano con prepotenza nella sua mente, finalmente non più mascherati dall’inganno. « ... ma di certo cambia molte cose! »
Conscio che non vi potesse essere altra conclusione oltre a quella più tragica affonda quindi la lama della propria spada nel petto di Astryd accompagnandola infine dolcemente verso il suolo. Prima di ritornare anche lui sui suoi passi e abbandonare l’Altaloggia Khæyman slaccia dolcemente il ciondolo che cingeva il collo della ragazza portandolo via con sé. « Ora puoi riposare. Ricorderò questo tuo sacrificio. »
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