C a t a r s i ······· - Group:
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رای غلیظ میباشد شیطان وجود Odenis
Ogni cosa al mondo ha il suo prezzo. Ogni azione, ogni decisione, ogni più piccolo sbilanciamento della volontà umana. E tanto più tale variazione del percorso sarà decisiva e definitiva, tanto più le conseguenze peseranno su colui che ha avuto in animo di compiere tale gesto. Sia che si tratti di bene, sia che ci si riferisca al male. Solo gli Dei hanno il potere di piegare il Fato al proprio disio. Solo coloro per cui già l'umana capacità ha dovuto piegare il capo e sottomettersi all'onnipotenza, all'implacabilità. Per tutti gli altri, per chi, pur non potendo, si faccia vanto di una simile capacità, non vi sarà altro che sofferenza e disperazione. E sangue. Luride lacrime da versare come scotto, come inesorabile mora. Odenis vuol dire appunto questo. Pagamento. La sua essenza, il suo potere e il suo stesso modo di manifestarsi stanno proprio a significare quanto la Forza, quanto il Poter Scegliere quando invece bisognerebbe solo Seguire reclamino un prezzo mortalmente alto. Solo l'uomo astuto può vantarsi di preferire a ciò che va fatto ciò che viceversa desidera fare. Solo colui che sia in grado di sopportare la temibile spada di Damocle sul capo per ogni passo compiuto nella direzione sbagliata merita di sottrarsi allo sguardo onniveggente del destino.
Děngdài_ La Pazienza non è cosa che ogni uomo possiede. Non è cosa che l'animo umano tollera se non si tratta della propria pazienza. Del proprio, costante, sottrarsi agli eventi temporeggiando in una risoluzione futura. Riuscire a non agire quando, diversamente, ogni presupposto parrebbe imporre il contrario, è cosa alquanto più ardua e difficoltosa. Scegliere di Non uccidere quando si avrebbe la possibilità di farlo. Decidere di Risparmiare piuttosto che Punire. Di Assolvere al posto che Condannare. Di, semplicemente, aspettare non in funzione della propria vigliaccheria ma in ordine di una precisa intenzione. Questo vuol dire seguire un proprio percorso. Significa non affidarsi al Fato ma obbedire ad una volontà ben precisa. Tracciare la propria strada. Per Odenis, Attendere il risolversi di eventi incerti, Aspettare lasciando che il fiume della casualità scorra senza turbative significa NON ricorrere ai suoi poteri " divini " ma limitarsi a sfruttare il proprio potenziale come semplice arma Bianca. Nulla più che acciaio e forza bruta. Così facendo, sarà come offrire al destino la possibilità di ignorare del tutto un fattore che, viceversa, avrebbe probabilmente influito in modo differente. Elidersi così che tutto vada come doveva andare. Fintantoché Khæyman si limiterà a sfruttare la propria arma in tali proporzioni i suoi colpi risulteranno estremamente più potenti. Egli si circonderà inoltre di un'aura avvertibile solo dal suo diretto oppositore ( chiunque altro ne sarà quindi escluso ) tale da renderlo agli occhi dell'altro sempre meno presente nel proprio campo visivo e, al contempo, sempre meno percepibile come cosa "rilevante". In poche parole, egli compirà su di sé un'opera di esclusione tale da rendere la sua presenza il meno possibile rilevante agli occhi del proprio obiettivo. In termini di gioco, fintantoché Khæyman si asterrà dal combattere, su di lui opererà una sorta di anti-auspex." E' solo nel silenzio, nel più assoluto tacere del mondo, che mi è possibile ascoltare il lento scorrere del tempo ". In ultimo, poiché tanto meno rumore si farà nell'affannarsi ad affermare il proprio Esserci, tanto più sarà possibile avvertire l'altrui Viverci, Khæyman avrà la possibilità di entrare in sintonia con il proprio avversario. Pur non desiderandolo, pur preferendo scomparire nella propria neutralità piuttosto che farsi partecipe di tutto ciò che ancora si muove attorno alla sua persona, il voler Attendere diverrà un autentico ed irrevocabile gesto di " Assistere " capace non solo di avvicinare idealmente i due opponenti l'uno all'altro, ma di creare fra di loro una stretta alchimia empatica in tutto e per tutto simile a quello dello spettatore catturato dal dramma teatrale. In ogni istante del duello quindi, salvo che l'avversario non utilizzi schermi di sorta per ovviare al suo potere, egli sarà in grado di percepire i sentimenti e le emozioni più superficiali dell'altro. Pur tentando di evitare tale fenomeno. Pur cercando di opporsi ad esso. Non vi sarà alcuna barriera ( salvo magica e psionica ) in grado di ostacolare il fluire dell'animo del primo nel secondo. [Khæyman guadagna +1 CS in forza alla riserva se l'avversario subisce un danno da un colpo fisico di quest'arma (Abilità passiva, 6 utilizzi), è in grado di nascondere la sua presenza anche a coloro in grado di percepire l'aura (Abilità passiva, 6 utilizzi) ed è in grado di percepire le emozioni altrui (Abilità passiva. Difendibile con una difesa psionica passiva, 6 utilizzi).
Fǎnduì_ Agire significa Opporsi. Agire significa innalzarsi ad arbitro delle contingenze e decidere in nome di ciò che è giusto e lecito, di ciò che si vuole, quale sia la sottile linea di demarcazione fra il Seguire e il Condurre. Agire significa scavarsi dentro, indagare nel proprio animo e trovare in fondo ad esso la sola forza capace di opporsi all'imprescindibile. Di affermare, ancora una volta, di essere i protagonisti della propria storia e non mere comparse. Agire vuol dire sobbarcarsi il peso di una, infine, Scelta. E di agire in nome di essa nella piena coscienza che la ragione non stia giocando un brutto tiro alla volontà. Che nulla, nemmeno il Forse, potrebbe negare la necessità di essere se stessi, di non scambiare la codardia con la paura. Agire vuol dire decidere di toccare con le proprie dita le fiamme dell'inferno. E sapere che la pelle si brucerà. Che le dita diverranno nere come carbone. Eppure non ritrarre la mano. Non esitare nemmeno un secondo. Ma a quale prezzo?Quanto si è disposti a pagare pur di essere, fino alla fine, se stessi? Pur di non dover chinare il capo? Sottomettersi? Agire quando non si potrebbe vuol dire ribellarsi. E' fare ciò che nessun altro potrebbe sopportare. E' spezzare la propria anima in tante parti quanti sono le catene che la avvincono al gioco degli Dei. E per ogni anello spezzato, per ogni serratura incrinata, tanta sarà la collera divina, il rombo dei cardini del Fato che cadranno in rovina sull'indegno trasgressore. Odenis è conscio di questo. E' conscio che nel suo nome verrà concesso di fare ciò che mai dovrebbe essere fatto. Anche se in nome della libertà. Anche se nel segno di una ribellione. E proprio come lo Spartito del Demonio, proprio come quella melodia che solo il cuore di un uomo puro sarebbe stato capace di rendere apprezzabile, ella presenterà ogni volta il suo scotto a Khæyman . Lei o il Fato che sia. Il tranello del Diavolo è L'Ordine prestabilito che rinnega se stesso per poter rinascere ad Ordine Invertito. E' il Bene che sgorga dal Male passando attraverso il Fuoco e il Sangue. E' la Tela delle Parche a cui si aggiunga un nuovo colore, una nuova trama capace di disfare l'intero tessuto. Nel momento in cui Khæyman deciderà di ricorrere al potenziale offensivo di Odenis, ossia alle tecniche celate in esso in quanto artefatto, esso comincerà a riversare su di lui la parte caotica del suo esistere: le dita della sua mano strette attorno all'elsa inizieranno a ricoprirsi di scuri intarsi corvini. Agli occhi dei più parrà di vedere il tessersi istante per istante di un mirabile arazzo che, a partire dalle unghie e risalendo dal polso della mano fino al polso, lentamente prenderà a rivestire tutto il braccio e il petto fino a giungere al collo e al volto. L'ingigantirsi di tali disegni sarà determinato dall'intensità e dalle modalità di uso delle tecniche dell'arma. Per ogni impiego di un consumo energetico, infatti, una pari porzione del corpo del ragazzo sarà venato dal veleno dell'arma. Le modalità di avanzamento corrispondono a quelle tradizionali. Un basso equivarrà ad una mano. Un medio ad un braccio. Un alto al petto. E così via. Nella sua completa estensione, ossia una volta che i "tatuaggi" avranno ricoperto per intero il corpo di Khæyman, egli subirà per ogni turno un danno da affaticamento pari a Basso. Nel sommarsi di un Mortale, la nera marea paleserà la sua vera essenza:il Vuoto. Così come iniziata, la rivolta di Khæyman troverà la sua inequivocabile fine: come ombra, come un sogno, come il più banale degli errori, egli semplicemente smetterà di esistere così che ogni cosa possa finalmente andare come deve andare. In uno sbuffo di oscurità, in uno sbavo di assenza, tutto il suo corpo svanirà nel nulla, cancellatura del Fato. [Il malus si applica al raggiungimento della percentuale totale pari alla risorsa più bassa non danneggiata (Malus Passivo. La riserva è la mente (50%). Al raggiungimento di questo valore tramite le tecniche dell'artefatto Khæyman inizierà a subire un danno basso per turno. Dopo 10 turni continui in questo stato Khæyman verrà distrutto dal potere di Odenis, di fatto sparendo per sempre.]
" L'ordine verrà ristabilito. Ogni cosa tornerà come dove essere. E il tempo tornerà a scorrere. Il giorno a sorgere e le Tenebre a calare. E nulla parrà mutato. Nessuno ricorderà il caos del Ieri, il tumulto del Prima "
Bù héxié _ Pángbái E' con la voce che si mente. Ed è con la voce che si ama. E' con le parole che si riempie il silenzio ed è sempre con esse che lo si causa. Senza la possibilità di parlare, senza l'abilità di esprimere con verbi e suoni il proliferare dei nostri pensieri, è come se non esistessimo. Nel buio della notte, è il fiato di chi ci sta accanto a rassicurarci di non essere soli. E' il suono della sua risata ad esprimere il suo affetto per noi. Senza la voce tutti noi saremmo perduti. E basterebbe il vento a negare ciò che siamo. Sarebbe sufficiente un poco di oscurità per nasconderci alla vista di tutti. Mai come nessun altro, Khæyman è conscio di quanto la parola abbia in sé un potere pressoché incommensurabile. Di come essa divenga un tesoro assai pericoloso se lasciata nelle mani di coloro che non sanno altro che blaterare ciò che essi debbono blaterare. Dicano ciò che devono dire. Mentano perché è stato loro ordinato. Ed è per questo che lui solo, fra molti, lui solo che ha potuto comprendere quanto poco gli uomini siano in grado di usare le proprie parole in voce del loro effettivo pensare, può a suo piacimento suggerire alle menti meno argute cosa, effettivamente, egli pensa sia meglio dire. Assicurandosi di mantenere un minimo contatto visivo con il proprio nemico, Khæyman porrà di piatto la spada dinnanzi alle proprie labbra e, con un solo movimento, la passerà su di esse in tutta la sua lunghezza. Apparentemente nulla sarà accaduto ma non appena il malcapitato tenterà di proferir verbo, si accorgerà con orrore di non essere più in grado di controllare le proprie parole ma di dover per forza recitare una litania o ripetere alcune parole che, di volta in volta, sarà lui a decidere. Questa tecnica dura un solo turno infliggendo allo stesso tempo un pari danno alla mente. Come ricordato, ogni cosa ha il suo prezzo. Ogni mirabile stratagemma escogitato dalla mente più arguta vale lo scotto che esso pretende di ricevere in cambio del proprio operare. E tanto più si sarà disposti a dare per esso, tanto migliore sarà il dono che si riceverà. Vi sono due modi di attingere alla tecnica Bù héxié. Il primo è quello sopracitato. Il secondo ha a che fare con un uso ben più subdolo del concetto di " scambio equivalente". Khæyman potrà infatti decidere non di instillare parole casuali sulle labbra del proprio nemico ma bensì, le sue. Sue le parole. Suoi i pensieri. Un filo direttamente teso fra questi e il proprio bersaglio che, inerme, non potrà far altro che seguitare quanto il primo deciderà di fargli dire. Per il suo bene, ovviamente. Questa seconda opzione sarà possibile solo e solamente se Khæyman sarà impossibilitato ad usare la propria voce o ad aprire le proprie labbra. La modalità di tale status è indifferente: può venire causata da un attacco nemico, da un gesto deliberato di Khæyman o da altre molteplici variabili. Ciò che conta è che, nel momento di utilizzare la tecnica, egli non abbia alcuna possibilità di parlare. Attivata la stessa, però, a lato delle sue labbra comparirà un ricamo nero che non svanirà fino a scioglimento della tecnica e che avrà come funzione quella di costringerlo a tener "fede" al suo forzato mutismo. [Attraverso un patto con la spada Khæyman danneggia la mente di un avversario, obbligandolo a pronunciare le parole da lui desiderate (Abilità psionica di potenza bassa. Consuma energia, danneggia la mente. & Abilità psionica di potenza media. Consuma energia e fisico, danneggia la mente.)]
Yǔdiào _ Wènluàn Melodia è ciò che, dall'impulso dell'uomo, da quel suo inconsulto rimuginare e pensare, trova di che realizzarsi nella strumentalità di pochi, semplici oggetti. Melodia è l'animo umano che, trascendendo se stesso, si libera di ogni catena per librarsi inarrestabile nell'ebbrezza di una forma di espressione senza limiti e senza barriere di sorta: musica è libertà. Eppure musica non è altro che storcersi e contorcersi di aria. Non è che il rovinoso scuotersi della tranquillità che, corrompendosi, genera stridii e mugolli di dolore che l'udito interpreta come " armonia ". Questo è quanto accade nel momento in cui, pur sentendo, non si desidera ascoltare. Pur potendo, non si vuole. Ed allora niente parrà bello e apprezzabile ma solo un'accozzaglia indefinita di stridii e orrende distorsioni. Khæyman è in grado di rivelare a chiunque non Sappia sentire, sia la bellezza che l'orrore della mente umana. Il ferrugginoso sferragliare degli ingranaggi del Fato. Ponendo Odenis di piatto dinnanzi a sé, il paladino gli darà un lieve colpo con l'indice. Da quel momento in poi, esso verrà come percorso da una specie di vibrazione costante ma di variabile modulazione tale che, secondo le sensazioni del nemico, essa parrà una specie di primitiva melodia. Gli sembrerà di sentire delle voci distanti ed in parte conosciute propagarsi tutt'attorno in lui. Quasi un sommesso mormorio impossibile da ignorare che, a seconda della psicologia, potrà interpretare a proprio piacimento. Come ricordato, ogni cosa ha il suo prezzo. Ogni mirabile stratagemma escogitato dalla mente più arguta vale lo scotto che esso pretende di ricevere in cambio del proprio operare. E tanto più si sarà disposti a dare per esso, tanto migliore sarà il dono che si riceverà. Vi sono due modi di attingere alla tecnica Yǔdiào. Il primo è quello sopracitato. Il secondo ha a che fare con un uso ben più subdolo del concetto di " scambio equivalente". Khæyman potrà infatti dare un concetto del tutto innovativo al termine " disturbo " se, nell'attivare la tecnica Yǔdiào, deciderà egli stesso di divenire la fonte di sprigionamento del suono. Come un diapason, egli prenderà a vibrare impercettibilmente cominciando ad emettere terribili distorsioni nell'aere che parranno far tremare ogni cosa attorno a lui. Alle orecchie e agli occhi del nemico, esse non solo avranno una intensità e frequenza altissime, quasi dolorosa, ma prenderanno a tratti dei connotati ben precisi. Figure di persone. Strane fattezze mostruose. Demoni e orribili abominii. E tutti insieme, insostenibili, gli parranno stare gridando con quanto fiato abbiano in corpo. [Indipendentemente dalla modalità scelta Khæyman in questo modo andrà ad influenzare direttamente le caratteristiche speciali del proprio avversario riducendolo a poco più di un ombra di quello che era inizialmente (Abilità magica Variabile. Consuma energia, danneggia la riserva di CS.)
Kàn yī _ Shìérbùjiàn Guardami. Disse qualcuno. Guardami, e allora la mia anima non avrà più alcun segreto per te. Guardami, e io saprò cosa si cela nel tuo cuore. Poiché guardare significa esser guardati a nostra volta. E più si sbircia, tanto più il nostro corpo diventa visibile. La nostra curiosità riconoscibile. Guardami. E io saprò perché i tuoi occhi si soffermano nei miei. E perché mi scrutano. Essere un buon osservatore equivale ad essere un buon pensatore. Equivale a dichiarare la capacità di notare ciò che ad altri sfugge. Equivale ad ammettere che il buio di molti, non è altro che la luce di pochi. E che l'ignoranza è l'arma più forte dei Potenti. Lo sguardo di Khæyman rappresenta proprio questo: colui che vede. E tale è l'imperiosità di tale sicurezza e certezza che ognuno, nel notarlo, non può che rimanerne più che colpito. Se ciò dovesse accadere, se cioè Khæyman dovesse riuscire a mantenere un contatto visivo con il proprio avversario per un certo periodo di tempo, egli potrà costringere il proprio opponente a vederlo per come egli lo vede. Lo stesso, infatti, inizialmente avrà come la sensazione di starsi avvicinando incomprensibilmente a Khæyman, una forza invisibile a trascinarlo in sua direzione mentre questi, immobile, quasi attendendolo, non smetterà un secondo di fissarlo con quei suoi occhi insondabili. Quando entrambi saranno tanto vicini da potersi sfiorare, il malcapitato si vedrà improvvisamente catapultare con violenza all'indietro, nel suo corpo. Un rifiuto tanto imperioso da risuonare più come una condanna che come una sfida. E non importa cosa e come il egli decida di manifestare il proprio pensiero negli occhi del malcapitato. Fatto sta che quando egli abbasserà su di sé il proprio sguardo attonito, avrà l'assoluta, inamovibile e totale certezza di essere stato rifiutato per quello. Esattamente per QUELLO. Pur disgustoso che sia. Pur meraviglioso che possa sembrare. Egli saprà di aver finalmente intuito la sua forma originaria e confacente. Uno schiavo, un burattino, un misero umano, poco più che animale e molto meno che Essere. Questa tecnica esprime un mero attacco psionico che non influirà direttamente sulla fisionomia dell'avversario e sul modo in cui egli si vede ma, esclusivamente, in come egli Pensa di vedersi. [Tecnica psionica a costo Medio] Come ricordato, ogni cosa ha il suo prezzo. Ogni mirabile stratagemma escogitato dalla mente più arguta vale lo scotto che esso pretende di ricevere in cambio del proprio operare. E tanto più si sarà disposti a dare per esso, tanto migliore sarà il dono che si riceverà. Vi sono due modi di attingere alla tecnica Kàn yī. Il primo è quello sopracitato. Il secondo ha a che fare con un uso ben più subdolo del concetto di " scambio equivalente". Vero è che ciò che si trova negli occhi dell'altro deve pur esistere in qualche modo anche nella realtà, altrimenti il riflesso scorto non sarebbe altro che mera illusione. Pur distorto. Pur stravolto e snaturato. Eppure, pur mascherato, il vero deve in qualche modo riuscire ad affacciarsi e ricordare di essere, alla fin fine, il solo protagonista della scena. Ma cosa dire della mente? Cosa dire dell'atto creativo della fantasia che tutto può senza confini di coerenza, plausibilità, possibilità? La mente è infinita. E tutto ciò che risiede in essa è incontrastabile. Se, nel momento di utilizzare la Kàn yī, Khæyman non potrà usufruire dell'uso della vista per cause a lui riconducibili o esterne, tale tecnica assumerà gli sconvolgenti tratti di un sogno ad occhi aperti. Di una traduzione dall'onirico al reale. L'avversario, infatti, quando poserà i propri occhi su di sé per verificare se effettivamente ciò che sente è reale, vedrà Veramente ciò che il possessore desiderava instillare nel suo animo. Vedrà artigli e catene. Vedrà graffi e ferite. Vedrà bianche vesti e scuri capelli. Anche se tenterà di riflettersi in uno specchio. Anche se proverà a strapparsi di dosso quell'immagine essa, qualunque forma abbia, gli rimarrà appiccicata come una firma indelebile. L'abilità quindi non influenza più esclusivamente la mente dell'avversario ma anche la realtà al di fuori di essa. [Attraverso un patto con la spada Khæyman è in grado di alterare la percezione che l'avversario ha del proprio corpo andando a proiettare direttamente queste visioni nella sua mente. (Abilità psionica di potenza media. Consuma energia, danneggia la mente. & Abilità magica di potenza Critica. Consuma energia e mente, danneggia fisico e mente.)]
Xiūxí_ Odenis è un'arma a doppio taglio. Sia che la si tenga a freno sia che si sprigioni in pieno tutta la sua potenza, ella pare non possedere l'intento di rimanersene, infine, inerte. Sia nel bene che nel male ella pare incapace di assistere semplicemente e di astenersi del tutto dall'agire. Ma cosa accadrebbe se, infine, si decidesse semplicemente di non brandirla? Di lasciarla fisicamente al riparo dagli scontri e dalle vicende terrene? Se la si tenesse legata a sé ma dimenticandosi totalmente di possederla? Purtroppo, così come la fame e la sete, anche la Libertà è cosa che non si può semplicemente " Lasciar riposare" pensando che così facendo essa non perisca e non si riduca col tempo proprio perché inutilizzata. Eppure il gesto di non brandire un'arma, di non sfoderare la sua lama e pretendere che essa si pieghi al volere altrui ha un preciso significato. Un suo perché che Odenis, pur non possedendo vera e propria mente, è perfettamente in grado di percepire. Quando dunque tale spada non risiederà nelle mani di Khæyman, essa si limiterà suo malgrado a rispettare il suo gesto fornendogli le più basilari cure che una " Madre amorevole" darebbe al proprio figlio. Per prima cosa Khæyman non potrà in alcun modo essere colpito da attacchi meramente fisici. Come se egli avesse attorno a sé uno schermo invisibile, i colpi scivoleranno a poca distanza dalle sue membra senza minimamente segnarlo. Inoltre Khæyman potrà in ogni istante sprigionare dal proprio corpo una sorta di bagliore oscuro che, proprio come un flash, avrà la possibilità di rendere cieco il suo avversario per tutta la durata del turno successivo come se si fosse addentrato nelle tenebre più fitte. In ultimo, rifacendosi alla sua capacità di entrare in sintonia con il proprio nemico facendo più che mai proprio il senso delle parole " Assistere", egli potrà tentare di penetrare la mente dell'altro con un unico, semplice pensiero. Poco importa la sua rappresentazione, i colori di tale visione o le parole in essa celate. Quello che importerà è che Khæyman potrà impartire un unico, perentorio " NO " a colui che gli si porrà dinnanzi. Un invito a non combattere. Un invito a non attaccare. Un invito a non seguire, ancora una volta, i viziosi giochetti degli Dei. Tale tecnica varrà come una difesa assoluta da un qualsiasi attacco che, pur essendo ad un passo dal colpirlo, non riuscirà in nessun modo a sfiorarlo. Così come un servo dinnanzi al padrone, infatti, al sopraggiungere di un qualsiasi attacco Non Khæyman ma il mondo stesso che lo circonda non farà altro che torcersi attorno alla sua figura vanificando qualsiasi offensiva. [Il possessore di Odenis non viene danneggiato dai colpi fisici a 0 CS (Abilità passiva, 6 utilizzi), è in grado di danneggiare le capacità visive del proprio avversario (Abilità magica di potenza media. Consuma energia, danneggia la mente) ed è in grado di salvarsi anche di fronte alla più estrema delle situazioni (Abilità magica di potenza nulla. Difesa assoluta).
| Edited by Shivian - 15/3/2015, 16:42
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