Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

La brama e la Chimera, Clan Toryu

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view post Posted on 5/6/2010, 22:07
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« La brama e la Chimera »
Ogni uomo può scegliere. Io scelgo l'impossibile.
Ho costruito una città in cui un artista non debba temere la censura;
dove il grande non venga confinato dal piccolo;
dove lo scienziato non sia limitato da ridicoli moralismi.


chimera1-1



Dal Diario della Dottoressa Lilith


Primo giorno dell'esperimento
Siamo qui, finalmente.
In questa valle crescono i fiori. In questa valle la natura è stata prodiga e gli animali placidamente pascolano fianco a fianco, bevendo l’acqua più limpida che abbia mai visto. Sembra una sorta di Paradiso Terrestre, di Eden a cui finalmente l’umanità possa fare ritorno.
Quale luogo migliore per rifondare la vita?
Sì, perché è questa la nostra missione, mia e di tutti gli altri. Noi qui salveremo l’umanità. Le daremo qualcosa con cui riscattarsi.
Tra questi edifici di metallo e calce, tra queste finestre che brilleranno come fari di speranza nella notte, noi saremo meglio di Dio.
Noi saremo Dio. Saremo l’ottavo giorno della creazione.
Egli ci ha nascosto il Miracolo. Ci ha nascosto l’Asgradel.
E allora saremo noi a farcelo. Perché l’umanità non può più aspettare un dio impietoso.
E mentre la gente qui ricrea un’Utopia, mentre qui si fondano la libertà e si cancellano la paura e il bisogno, noi, nel ventre dei laboratori, saremo come madri e padri uniti per un’unica creazione. Noi creeremo Asgradel sotto i loro piedi, per consegnarlo al mondo intero una volta che abbia aperto gli occhi.
Non ho mai avuto figli. Credevo fosse impossibile.
Invece sarà meraviglioso.

Centesimo giorno dell'esperimento
La città è sorta come un fantasma, dal nulla, adagiandosi sulla valle.
Ancora mi pare irreale la rapidità con cui gli edifici sono cresciuti. La magia e la tecnica hanno potuto ciò che il genio umano riusciva solo a concepire. Una stanza sopra l’altra, fondamenta titaniche a reggere le costruzioni svettanti. E in mezzo ad esse il nostro laboratorio, come la piuma superba sull’elmo dei combattenti.
Già le prime case sono occupate, già si sentono i rumori della quotidianità provenire dalle vie. Ma qui paiono più squillanti, più felici, perché sono rumori liberi.
E noi abbiamo creato tutto questo.
È magnifico.

Centoquindicesimo giorno dell'esperimento
Stiamo allestendo i laboratori.
È più lungo e laborioso di quanto pensassi. Abbiamo bisogno di strumenti per infondere la nostra energia all’Asgradel e di altri strumenti per monitorarlo. E dobbiamo creare un luogo adatto al suo sviluppo, un utero tiepido e isolato in una stanza, dove solo l’oscurità possa cullarlo. Una stanza in cui solo io possa entrare.
Io sarò la sua mamma.
Gli altri potranno solo lavorare.
Non ho mai avuto una figlia. Già. Sarà la mia bambina. E insieme salveremo il mondo.
Ho sempre saputo di essere destinata a qualcosa di memorabile.

Centoquarantacinquesimo giorno dell'esperimento
Oggi il laboratorio ha iniziato a funzionare.
Abbiamo deciso che si chiamerà Lia. È un nome bellissimo, trovo. Un nome così breve da poterlo ripetere infinite volte, come ogni madre dovrebbe fare. D’ora in poi lo ripeterò ogni volta che mi laverò i denti al mattino, quando mi starò vestendo o dovrò cucinare.
Lo canterò alla sera prima di coricarmi.
Abbiamo deciso che il suo corpo sarà pura energia. Ci vorrà molta, moltissima magia per originarla. Ma nulla potrà più distruggerla, la sua carne non si corromperà e non soffrirà alcuna malattia.
I figli degli altri muoiono, perché questo luogo non può cancellare la morte.
Ma non la mia. La mia non morirà mai.
Sono una madre felice.

Centoquarantasettesimo giorno dell'esperimento
Abbiamo iniziato a travasare energia.
La stanza dove si trova Lia è sigillata e solo io possiedo la chiave. Il primo embrione del suo corpo ha già iniziato a vivere Dicono che si sviluppa. Dicono che è vorace nel nutrirsi della magia che prepariamo per lei.
Mia figlia è sana.
Dio sia benedetto.
Così direi. Se non fossi io Dio. Se non fosse mia figlia a dover salvare il mondo, questa volta.

Duecentodecimo giorno dell'esperimento
Ormai Lia non è più solamente un’idea.
Oggi sono entrata nella sua stanza. C’era un minuscolo corpo ripiegato su se stesso nel contenitore. Si potevano vedere piccole mani e piccoli occhi.
Era meravigliosa. Era mia.
Ho appoggiato la mano sul vetro.
E si è mosso. Sì, non è stata una mia impressione.
Io sono la sua mamma e lei lo sa. Io sono sempre accanto a lei, lei è sempre nei miei pensieri.
Sempre.
Lei è mia.
Non ho mai avuto una bambina. Una bambina tutta mia.

Duecentoquindicesimo giorno dell'esperimento
Oggi ho fatto un giro in città.
La gente pare vivere come mai è accaduto.
Mi hanno detto che c’è una malattia che ha contagiato la periferia. Pare una leggera influenza. Provoca debolezza, i lavoratori si sentono più fiacchi e pare fatichino a recuperare le energie. Si sta diffondendo un po’ ovunque, ma siamo concordi nel ritenere che sarà facile debellarla.
Dopo tutto non è che un piccolo neo nella perfezione della creazione.

Duecentocinquantatreesimo giorno dell'esperimento
La malattia non accenna a desistere.
Perché? Abbiamo fatto di tutto per cancellarla, ma le normali medicine non sembrano riuscire a fermarla.
Sempre più cittadini soffrono di forti emicranie. Le donne hanno iniziato a dimagrire visibilmente.
Qualcuno parla di calo delle nascite, ma è solamente una sciocchezza. Impossibile quantificarle.
Ho ordinato di ridurre i ritmi di lavoro. Forse è semplicemente sovraccarico.
Quando il sistema è sovraccarico bisogna riposarlo.

Duecentosettantesimo giorno dell'esperimento
La perfezione sfiora questa città.
La ninna nanna che canto a mia figlia è il suo simbolo. Non riesco a togliermi dalla testa quel motivo. È diventato una specie di colonna sonora della mia giornata.
Lo canto sempre a Lia. So che le piace. So che lo vuole.

Duecentosettantaduesimo giorno dell'esperimento
Oggi mi hanno chiamato in una casa.
Era morta una bambina. Era così magra che abbiamo stentato a credere fosse un’elfa. La pelle le era come avvizzita sul corpo.
Dio mio, era orribile, orribile a vedersi. Non ho creduto ai miei occhi. Era morta di consunzione sebbene il cibo non ci manchi.
Mi hanno detto che non è la sola.
Voci dicono vi sia una maledizione. Bisogna impedirlo.
Come al solito la superstizione prolifera dove non vi è alcun motivo. Presto troveremo una spiegazione.
Molto presto.

Trecentesimo giorno dell'esperimento
Sempre più gente muore. Ancora nessuno del laboratorio, per fortuna.
Mi hanno detto che interi quartieri della città si sono svuotati.
Ma poco importa. Perché Lia è sana.
Ho fatto bene a isolarla, distante da questa immonda malattia.
Potrebbe svuotarsi la città intera, ma lei deve vivere. Deve.
Tutti gli altri sono sacrificabili, tutti quanti. Ma non lei.
Qualcuno dei tecnici ha insinuato sia colpa sua. Sia lei a mangiarseli tutti.
Ma la loro è invidia. Invidia per la mia bambina.
La mia. Quella che non ho mai potuto avere.

Trecentocinquantesimo giorno dell'esperimento
La città è quasi completamente vuota.
Le sue vie sono semi deserte.
I negozi chiudono e ovunque si poggia la polvere.
Ma il metallo splende come non mai sotto al sole. E forse è questa la perfezione. Forse dietro a tutto questo c’è un disegno.
Senza quei rumori, senza quelle voci.
Solo ora me ne rendo conto.
Senza di loro tutto è migliore. Silenzioso. Perfetto.
Come Lia, il suo corpo è ormai pienamente sviluppato. Manca poco, molto poco.
Presto le daremo il nutrimento finale, e nascerà come una bambina comune, e salverà tutti quanti.
Smetto di scrivere, perché sono giorni che ho mal di testa e penso di essermi meritata un poco di riposo.

Trecentosessantesimo giorno dell'esperimento
Sono dieci giorni che non esco dal laboratorio.
Il contagio è ovunque.
Due di noi non sono venuti al lavoro, oggi. Forse sono malati. Forse sono già morti.
Ieri avevano detto di non sentirsi bene. Non possiamo sprecare tempo per loro. Non ora che il risultato è così vicino.
Ho fatto installare nuovi impianti di aerazione. E raddoppiare le scorte di cibo liofilizzato.
Abbiamo tutti molta fame.
Io ho lavorato a lungo per questo risultato.
Devo tenere duro. Poi potrò riposarmi.
Finalmente.
Ne ho molto bisogno.

Trecentonovantesimo giorno dell'esperimento
Siamo rimasti solamente in due. Non riesco a comprendere come possano essere morti tutti quanti. Ci siamo chiusi dentro. Ormai non esco dalla stanza di Lia, non posso permettere che il contagio entri eppure non posso separami da lei.
Il mio collega mi passa il cibo attraverso una feritoia nella porta.
Il mio mal di testa aumenta.
Mi limito a scrivere e a cantare per lei, per allietare il suo silenzio.
È perfetta, un piccolo corpo perfetto.

Quattrocentesimo giorno dell'esperimento
Lia.
Mia piccola lia.
Non dimenticarti mai della tua mamma.

Quattrocentosedicesimo giorno dell'esperimento
Finalmente domani le verrà data l’ultima energia.
Nascerà.
E io devo resistere.
L’altro è già andato. Fortunatamente i comandi sono all’interno.
Ho troppo dolore alle gambe per azionarli altrove.
Dovrò solo spingere il pulsante.
E verrai alla luce, piccola mia.

Quattrocentodiciassettesimo giorno dell'esperimento
Ora.
Ho premuto.
L’ultima scarica di energia.
Eppure qualcosa non va.
Non dovrebbe essere così tanta.
Da dove viene? Da dove?
Cosa abbiamo fatto?
Come


[...]



Attorno all’Eden non c’è che deserto. All’interno non c’è che silenzio. Morte e silenzio. Perché qualcuno si è mangiato tutto, tutto quanto. Tutta la vita, tutta l’energia. Tutto.
Qualcuno che ne aveva bisogno. L’Asgradel non potrebbe mai nascere con il corpo di una bambina. Presunzione. Merita qualcosa di più. Per questo ha bevuto tutta l’energia. Per diventare una giovane.
Una giovane che ricorda una ninna nanna.
Perché la sua mamma avrebbe sempre voluto una figlia.
Nella torre del Laboratorio, nella stanza sigillata, il vetro si è aperto per dare alla luce la Perfezione. E davanti a lei solo un corpo disseccato e insignificante. Solo uno schermo pulsante.
Solo un pensiero


Madre
Madre!

Madre...?



Edited by La Tour - 20/11/2011, 15:15
 
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view post Posted on 7/6/2010, 12:21
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Cos'è un incubo?
La qualità dei sogni dell'uomo -dei bambini, in particolare- può variare in base a molti fattori, ma un incubo è inconfondibile: si provano sentimenti di angoscia, paura, solitudine e si incontrano i cosiddetti "mostri". Creature fantastiche, immaginarie, ma terrificanti: popolano sopratutto gli incubi dei bambini e si rendono manifestazione delle loro paure, a causa della loro impressionabilità. Man mano che la paura e l'angoscia diventano più acute, il sogno diventa più realistico e le immagini più vivide: la sensazione è quella di essere intrappolati nell'incubo, senza vie d'uscita, ma l'agitazione diventa sempre maggiore sino a svegliare la povera "vittima".
Cosa accadrebbe se, invece, si vivesse un incubo senza possibilità risveglio?
E' questo, l'esercito di Lia. Un incubo che, anziché finire con il risveglio, finisce con il sonno eterno: la morte.
Lia è una creatura perfetta ma natura vuole che ciò che il perfetto sia destinato, in qualsiasi caso, a decadere fino a perdere per sempre la sua perfezione. Anche Lia, come tutti, rischia di venire corrotta dal male. Un male che, come accade spesso, emerge dagli incubi.
Ma Lia ha incubi?
Quando la ninna nanna senza fine nella testa di Lia si interrompe -anche per brevissimi istanti, milioni di mostri sorgono nella sua mente, quasi stesse vivendo un incubo.
Ma lei è perfetta, non può essere corrotta dalla paura.
E' per questo che li espelle.
Espelle qualsiasi cosa che per lei potrebbe diventare una paura, e la concretizza: in quel breve istante in cui la ninna nanna si interrompe, sorgono migliaia e migliaia di concentrati magici che non hanno un corpo. Concentrati che hanno bisogno di un corpo: è per questo che se lo creano con quello che trovano. Usano i pezzi della città.
Da incubi, diventano automi indipendenti, solitari; automi voraci che, per rimanere concreti, hanno bisogno di magia, di potere. Non basta la magia che li ha creati a nutrirli a vita: forse nutrirà a lungo gli incubi più terrificanti, quelli più paurosi, ma nessuno è così perfetto da poter rimanere in piedi per sempre.
Nessuno è perfetto come Lia.
E' per questo che, ogni giorno, un esercito di mostri si abbatte contro il clan Toryu, fonte perpetua di magia che li attira e che potrebbe sostentarli sino all'eternità; e quando il clan Toryu scomparirà, proseguiranno fino a consumare il mondo intero. Per quanto li si possa eliminare, Lia continuerà ad espellere i propri incubi e a lasciare che li vivano gli altri al posto suo, finché lei stessa non sarà eliminata per sempre.
Per quanto il clan Toryu sopporterà questa piaga perpetua?

reclute; pericolosità G
Larve: Esseri incompleti, imperfetti. Le Larve sono automi dalla forma vagamente umanoide: sono stati costruiti con ingranaggi metallici (ferro, in genere), ricoperti di placche del medesimo materiale che costituiscono la "pelle-armatura" stessa dell'automa. Tuttavia i loro corpi, seppur resi vivi dalla magia, non funzionano come dovrebbero: somigliano a bambole di porcellana rotte, piuttosto che a veri e propri esseri umanoidi. Li si incontra spesso privi di parti del corpo -talvolta persino la testa; l'armatura è ricoperta di ruggine e cade a pezzi, lasciando intravedere i numerosi ingranaggi -anch'essi arrugginiti- che costituiscono le "interiora" dell'automa. Privi di senno, da soli non possono essere considerati un pericolo a causa dello stato in cui sono ridotti; tuttavia, se attaccano in gruppo, possono diventare un avversario ostico (dieci di loro contano come un singolo mostro).

pericolosità F
Red worg: Questi mostri si sono meritati il soprannome di "red worg" a causa del sangue rappreso sulle loro fauci. Pur essendo automi quadrupedi dalle sembianze canine, non si differenziano molto dai compagni: all'interno di un'armatura di ferro che li ricopre, non celano null'altro che ingranaggi (ferrosi) di varie dimensioni -che permettono loro il movimento. In corrispondenza della testa, l'armatura assume le fattezze del capo di un lupo: si allunga riproducendo la forma di un muso e si dischiude in due potenti mascelle guarnite di denti metallici non meno pericolosi di quelli dei lupi reali. Gli occhi sono due fessure poco sopra le fauci, all'interno dei quali brillano due sinistre luci rosse. Ma si differenziano molto dalle loro controparti di carne, i celeberrimi worg: sono più grossi, più forti, più veloci, più aggressivi. Se arrivano allo stato completo, queste temibili bestie possono raggiungere la lunghezza di due metri e un'altezza di un metro. Combattono con le loro armi naturali, le zanne e i denti aguzzi -ambedue di metallo- con i quali sono capaci di dilaniare con estrema facilità la carne umana; inoltre spesso sfruttano la loro armatura, estremamente resistente, per attaccare con cariche i nemici. Le loro zampe agili e forti compensano il peso della loro "pelle" ferrosa, rendendoli molto veloci e permettendo loro di evitare gran parte degli attacchi magici scagliati dai nemici. Il loro punto debole coincide con il loro punto di forza: l'armatura è molto debole agli attacchi magici. Spesso compensano questa loro debolezza spostandosi in gruppi di due o tre.
Warforged: Attraverso i secoli si è sempre cercato di infondere la vita in esseri artificiali, spesso senza veri e propri successi; i Warforged rappresentano la riuscita di questo progetto. Si tratta di macchine in forma umanoide ormai complete, che tuttavia non si sono evolute abbastanza per distinguersi tra loro. Automi anch'essi, nati come una perfetta intersecazione di ingranaggi di ferro coperti da una grigia armatura - la loro "pelle", a differenza delle "Larve" non presentano alcuna imperfezione: l'armatura soltanto presenta alcune scalfitture che sono da attribuire alle frequenti guerre che combattono. Non hanno un'intelligenza particolarmente spiccata, ma sanno usare come si conviene la spada bastarda e lo scudo corto di cui sono dotati. Il loro punto debole è la loro avventatezza: sono così desiderosi di energia da scagliarsi come furie contro il nemico, esponendo l'armatura ai loro attacchi. Il metallo di cui sono composti infatti è mediamente resistente agli attacchi magici, ma non assicura loro una protezione perpetua.

pericolosità E
Trabocchieri: Queste macchine sono la concretizzazione del limite ultimo raggiungibile nel creare vere e proprie macchine da guerra. Sono esseri abbastanza evoluti, ma non sono in grado di sfruttare l'energia magica che li alimenta: per questa ragione, tali macchine in forma umanoide sfruttano la loro armatura vuota imbottendola di qualsiasi genere di arma. Difatti si differenziano dai Warforged, cui sono molto simili, per la loro costituzione: l'armatura è poco più grande, ma al suo interno la struttura di ingranaggi metallici è ridotta al suo estremo necessario per fare spazio alle armi. Sono in grado di tenere nel corpo, celate al proprio avversario, una grande quantità di armi sia bianche sia da fuoco: spade, lance, pistole, spuntoni retrattili, asce, kunai e altro ancora. Si dice persino che nascondano dei cannoni, da qualche parte nel corpo. All'interno della bocca inoltre nascondono un complesso sistema di combustione, con il quale sono capaci di generare fiammate di dimensioni inaudite e sollevare fumi nero pece in cui nascondersi. Questa manipolazione delle fiamme è possibile soltanto grazie al metallo che costituisce gli ingranaggi e l'armatura che li ricopre: il suo limite di fusione è molto lontano da quello del ferro, di cui sono fatti i parigrado. Tuttavia non sono ancora perfetti: il loro corpo, per via del medesimo metallo che li costituisce, è molto debole alla magia, e le loro difese elementali non possono difenderli per sempre. Il problema è raggiungerli: i loro attacchi sono talmente pericolosi e precisi che, spesso, riuscire ad attaccarli è un'impresa. Seppur deboli alla magia, sono veloci e forti. Ciò è da attribuire non ad un fattore fisico -infatti, a causa della presenza delle armi, dovrebbero essere molto più lenti- ma a causa della magia che, incosciamente, li velocizza.
Questi esseri sono particolarmente furbi e sanno usare con estrema maestria ogni arma di cui sono dotati. Vere e proprie macchine da guerra, continuano a combattere senza sosta fino a che hanno a disposizione anche una singola risorsa nel proprio corpo.
Aracno-automi: Questi automi siano stati creati ad immagine e somiglianza dei comuni aracnidi, dei quali hanno ereditato soltanto i punti di forza. Ciò che li differenzia fondamentalmente dalle controparti reali è la grandezza: sono ben più grandi persino degli umani, in quanto raggiungono un'altezza di due metri. Il loro corpo, estremamente grande, è formato da due armature separate: la parte anteriore, la "testa", nasconde e protegge un apparato visivo estremamente fine, formato da un'assemblaggio di vari organi sensibilissimi: inoltre, poco più in basso, delle enormi fauci sono dotate di due zanne di metallo temprato pendenti, che colano sempiternamente veleni potentissimi secreti da alcune sacche all'interno degli ingranaggi. Alla medesima testa sono ancorati gli otto arti -quattro per lato- che permettono lo spostamento dell'aracnide: si articolano in quattro sezioni ciascuna (per un totale di tre metri) eccetto per il primo paio, molto più lungo, dotato anch'esso di una "ghiandola" velenifera che provoca paralisi locale temporanea nel punto toccato e un calo di lucidità al contatto. La seconda parte del corpo è molto più grande e di forma ovale: tra gli ingranaggi nasconde una potentissima sacca in grado di generare un tipo particolare di "seta liquida" in tempi nulli. Tale liquido sulla pelle si asciuga a velocità rapidissime, ustionando chi ne viene colpito. Le quantità in cui l'automa può secernere la seta sono inverosimili: può arrivare a travolgere con getti di forza incredibile le proprie prede (lanciandole da tutti gli arti simultaneamente, anche), lasciando che vengano intrappolate in involucri di seta e muoiano bruciate all'interno. Per quanto la seta possa essere pericolosa, un getto di questo tipo non può raggiungere una distanza superiore ai cinque metri dalla sua origine. La potenza sia della seta che del veleno viene coadiuvata anche da una grande resistenza magica e fisica, datagli dall'armatura che nasconde gli ingranaggi del ragno. Tuttavia, purtroppo, il ragno risente della pesantezza dei propri ingranaggi e del proprio corpo stesso: la sua velocità è incredibilmente bassa e ogni spostamento richiede immensa fatica da parte dell'automa, che dunque combatte per gran parte del tempo fermo nella stessa posizione. Tuttavia i suoi potenti getti di "seta ustionante" coadiuvati dalla vista sopraffina e gli arti veleniferi rendono quasi impossibile raggiungerlo. In compenso, l'aracnide metallico è totalmente privo di intelligenza, come ci si aspetterebbe da un normale ragno.

pericolosità D
Squali del deserto: Gli squali del deserto sono mostri terrificanti, forse i peggiori tra gli automi di ingranaggi loro compagni: il loro corpo è quello di un serpente, alla cui estremità si incastonano due occhi che brillano di una luce verdastra e una bocca dai denti aguzzi che cola liquidi neri come la pece. Dalla stessa estremità, attaccati alla testa, si estendono quattro arti dotati di chele affilate come rasoi. Queste creature sono chiamate squali del deserto per la confidenza che hanno con l'ambiente desertico: sono in grado di raggiungere velocità inaudite strisciando con la coda, tali che sembra che si immergano nella sabbia e ne fuoriescano all'improvviso. Inoltre nascondono una forza incredibile nelle chele -sono in grado di tranciare una testa umana con estrema facilità- e hanno una capacità di mimetizzazione in qualsiasi ambiente: sono capaci di rendersi invisibili e incutere paura con i loro stridii metallici. La loro tecnica combattiva consiste semplicemente nell'attacco a sorpresa: una volta che sono stati visti, tornano a nascondersi e osservano la vittima da lontano, cercando di incuterle paura. Il loro punto debole è la vista: debole, rende difficile localizzare la vittima senza l'ausilio dell'udito.
Golem: I golem sono gli esseri più grandi e feroci tra i loro compagni robotici. Raggiungono l'altezza inaudita di cinque metri: i loro ingranaggi (e anche le placche dell'armatura che li ricopre) sono comunque molto piccole, permettendo al golem una gamma di movimenti impossibili per gli altri automi umanoidi. Per quanto siano esseri privi di ragione, che attaccano senza sosta l'avversario finché non soccombe, compensano più che sufficientemente la loro mancanza. Sono estremamente forti e, pur essendo enormi, non sono per nulla goffi o lenti: attaccano le vittime con raffiche di pugni o tentano di catturarle e stritolarle con le gigantesche mani. Inoltre, pur essendo privi di armi e pur non potendo utilizzare la magia, sono in grado di sfruttare efficacemente l'ambiente circostante: spesso li si è visti sollevare massi o sradicare alberi e lanciarli contro le loro prede.

pericolosità C
Guardiani della chimera: Questi dieci esseri sono robots che hanno superato persino quella che si riteneva essere la perfezione. Prescelti fra i propri pari, sono gli unici in grado di svolgere il loro dovere come si conviene: sono il corpo di guardia della Chimera. Pur essendo anch'essi automi umanoidi, fatti comunque di ingranaggi di ferro e coperti da un'armatura del medesimo materiale, si muovo persino meglio degli esseri umani: i loro movimenti sono innaturalmente veloci e fluidi, quasi abbiano dimenticato di essere fatti di ingranaggi. Le loro armature sono prive di qualsiasi imperfezione; nessuno sa dire se non sono mai state toccate da armi altri o se, più semplicemente, sono indistruttibili. Inoltre, la maestria che hanno raggiunto nell'uso delle armi (dalla comune spada fino all'insolita mazza chiodata) viene coadiuvata da un eccellente uso della magia: queste intelligentissime macchine sono in grado di applicare la magia ai propri attacchi rendendoli estremamente pericolosi e, per molti, fatali. Non è raro vedere i loro colpi potenziati magicamente sino a competere con gli attacchi magici dei più potenti stregoni, o i loro movimenti migliorati da potenziamenti limitati nel tempo che li rendono, per quei brevi istanti, più che letali. Le loro strategie sono dunque molto articolate, e sono in grado di mettere in seria difficoltà il nemico. Alle loro doti magiche e fisiche straordinarie, quasi inimmaginabili, aggiungono un livello di specializzazione in una determinata branca della magia che va persino oltre la comprensione dei migliori maghi umani. Ciascuno di essi è il migliore in una determinata disciplina, diametralmente opposta a quella di ciascun altro compagno.
Dragone: La massima espressione della mostruosità si concreta in questo essere: è un paradosso pensare che questo mostro portatore di male, dolore e distruzione discenda da un essere nato a sua volta da mani animate dal bene. Si tratta di un gigantesco dragone serpentiforme: l'emblema di una mostruosa perfezione, che inquina la terra con le sue fiamme nere.
Il suo corpo raggiunge ben otto metri di lunghezza e due di larghezza: il corpo longilineo della bestia è un incastonarsi di ingranaggi perfetti in ogni singolo dettaglio permettendo i movimenti più disparati. L'armatura che nasconde gli ingranaggi sembra quasi pelle: difatti le placche metalliche sono piccole, piatte e lunghe, estremamente simili alle celeberrime squame. Il drago dunque presenta un corpo veloce, forte, resistente alla magia e sopratutto capace di eseguire movimenti fluidi invidiati persino dai draghi reali. Inoltre, un sistema di propulsione magico nascosto all'interno dell'armatura permette che la bestia si sposti in aria: per quanto il corpo possa essere pesante, la bestia mantiene la medesima velocità con cui si trova a terra, tanto che che la stessa predilige rimanere sospesa nell'aere. I suoi attacchi sono veloci e improvvisi, proprio come quelli di un serpente, e coadiuvati da quattro grosse zampe artigliate con cui ghermisce o lacera le prede (un artiglio soltanto è in grado di tranciare un braccio). Anche il capo ha delle fattezze draconiche: gli occhi (sensibilissimi e precisi) sono due grandi fessure all'interno dell'armatura, che brillano d'una luce bluastra; le fauci invece sono talmente grandi da poter fagocitare qualsiasi creatura umanoide in un solo boccone, e sono dotate di file multiple di denti che tranciano, perforano, dilaniano e poi maciullano selvaggiamente la carne. Infine, queste creature sono in grado di emettere un particolare fuoco magico nero che non si differenzia dal fuoco se non per un particolare: è incredibilmente più caldo. Il colore blu, spento e freddo, entra quasi in contrasto con l'estrema crudeltà di queste bestie, temute e conosciute spesso anche più dei draghi del nord.




Edited by Ray~ - 2/7/2012, 19:12
 
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La volontà di verità che ci sedurrà ancora a molti rischi, quel famoso spirito di verità di cui tutti i filosofi fino ad oggi hanno parlato con venerazione: questa volontà di verità, quali mai domande ci ha già proposto! Quali malvagie, bizzarre, problematiche domande! È già una lunga storia – eppure non si direbbe, forse, che essa sia appena ora cominciata? Quale meraviglia se una buona volta, finalmente, diventiamo diffidenti, perdiamo la pazienza, e con impazienza ci rivoltiamo? Che si debba anche da parte nostra imparare da questa sfinge a interrogare? "Chi" è propriamente che ora ci pone domande? "Che cosa" in noi tende propriamente alla 'verità'? – In realtà, abbiamo sostato a lungo dinanzi al problema della causa di questo volere – finché abbiamo finito per arrestarci completamente dinanzi a un problema ancor più profondo. Ci siamo posti la questione del "valore" di questa volontà. Posto pure che noi vogliamo la verità: "Perché non, piuttosto", la non verità? E l'incertezza? E perfino l'ignoranza? – Il problema del valore della verità ci si è fatto innanzi – oppure siamo stati noi a farci innanzi a questo problema? Chi di noi è in questo caso Edipo? Chi la Sfinge? Pare che si siano dati convegno interrogazioni e punti interrogativi. – E si potrebbe mai credere all'impressione, nata, in definitiva, in noi, che il problema non sia stato finora mai posto – che siamo stati noi per primi ad averlo intravisto, preso di mira, "osato"? Giacché esso comporta un rischio e forse non esiste rischio più grande.

Friedrich Nietzsche - "Al di là del bene e del male"



Lilith mosse qualche passo in avanti, caldeggiando il proprio aiutante perché gli passasse le provette di cui aveva bisogno, chiudendo una volta per tutte il libro che l'aveva impegnata per diversi giorni, calamitando interamente la sua attenzione come ora riuscivano a fare solamente i movimenti ipnotici e abitudinari degli scienziati: Il candore delle loro vesti la trascinava in un'elegia di elegante raffinatezza, danzando da un capo all'altro del laboratorio, alabastro e sterile tanto quanto loro. Le picche e i martelli dei manovali battevano ritmicamente contro i muri delle costruzioni vicine, scandendo il tempo con più efficacia di quanto sarebbe riuscito a fare qualsiasi orologio; se loro battevano i secondi, lo sciabordio della corrente elettrica che, sfrigolando fra i lampadari, andava e veniva portando con sé l'unica fonte di luce martellava babelico ore e minuti, costringendoli a galleggiare in un'idea di non-tempo che li aveva racchiusi come in una bolla fin dall'inizio degli esperimenti.
Quanto tempo era passato? Quanti pranzi e cene avevano mancato di consumare? Fuori, che giorno era? Fuori, le loro famiglie li stavano ancora attendendo? Fuori, c'era ancora un fuori?
Morse il tappo della biro con parimenti eleganza e arroganza, quando l'ennesimo aiutante le si avvicinò ponendole la domanda che la aiutava a capire quanti giorni fossero passati dagli inizi degli esperimenti - il quesito che la accompagnava di giorno in giorno e che, compresa quella volta, le era stato posto ben duecentodieci volte.
« Che cosa stiamo costruendo » esordì timido l'altro, avvicinandolese quel tanto bastante da poterle sussurrare la questione « dottoressa? »
Costruire era un termine artificioso che poco si confaceva ai loro esperimenti: dava l'idea di una abitazione, di un edificio o di un giocattolo; non di un'entità a sé stante, né di una creatura vivente. Costruire non era un termine che poteva riassumere Lia.
Si avvicinò al grande bacino di vetro e ne carezzò appena la superficie, cogliendo gentilmente con lo sguardo l'embrione che si era formato al suo interno, immerso in un liquido scuro.
« Un Asgradel » rispose dunque con fermezza « Stiamo partorendo un Asgradel. »
Non fece caso allo sconcerto dell'aiutante, poi, mentre poggiava la fronte contro il vetro in cui era racchiusa la sua bambina e iniziava a intonare la sua litania preferita; la sua preferita, ne era certa - mormorandola appena, colta da un materno singulto.

« here's a lullaby to close your eyes... »



Testimonianze di un contadino
« Descrivere la Chimera? Seriamente; sarebbe più semplice esporre ogni tecnica per raccogliere, seminare e conservare il grano piuttosto che sforzarsi di capire qualcosa di quella bambina. Dunque; c'era questa dottoressa Lilith, no? Bella donna, ma con quell'aria di chi passa le giornate a tirarsela e a pensare che tutti a parte lei sono dei puzzoni. E questa dottoressa Lilith fa un grande annuncio in cui dice che fonderà una città dove ci sarà cibo per tutti, acqua per tutti, case per tutti, lavoro per tutti... scempiaggini - quelli furbi come me non ci sono mai cascati, fin dall'inizio. E questa dottoressa Lilith ci porta via gran parte degli amici e dei parenti e inizia a costruire, no? E a metà progetto si scopre che era tutta una scusa: la gente si ammala, le costruzioni crollano, il terreno si inaridisce... qualcosa aveva iniziato ad assorbire la vita da tutto quello che gli stava intorno, e ovviamente tutti puntavano il dito contro gli esperimenti della dottoressa. Poi si scopre che lei stava tentando di creare una bambina. Sì, creare! L'aveva tenuta in un tubo di vetro per mesi, senza dire niente a nessuno: qualche baggianata riguardo ad un Asgradel artificiale o non so che cosa. Poi, improvvisamente, la bambina si sveglia, esce dal tubo e... la città muore. La città e tutto quello che gli sta intorno, e dentro: uomini, donne, vecchi, bambini, animali, alberi, case, strade... come se quella fottuta Chimera mangiasse e bramasse tutte le cose intorno a sé - le consuma, è questa la verità - e nemmeno se ne rende conto, secondo me! Sì. Sì, io l'ho vista. Sì. Era poco lontana dal villaggio; non so perché si fosse spinta fin qui. Fame, forse; brama. E io mi avvicino e le chiedo se c'è qualche cosa che non va - mica sto lì a pensare che è la Chimera di cui tutti parlano, eh! - ma lei non mi ascolta, non mi guarda nemmeno. Ascolta qualcos'altro e vede qualcos'altro, come se sapesse che tu non c'entri nulla con lei, che non le servi, che non sei nessuno: mi prende per un braccio e mi tira; sa che sono lì ma non sa che sono lì. Eppure sembra una bambina normalissima! Capelli forse troppo lunghi, e quegli occhi rossi inquietanti... mh. Comunque, a un certo punto mi dice di non sentire più una ninna nanna. Le chiedo che ninna nanna ma, improvvisamente, iniziano a spuntare mostri da tutte le direzioni! Sì! Lei inizia a tremare, si inginocchia e la terra si piega tutta intorno e si trasforma e escono cani dalle ossa degli animali, uomini dalle mura delle case, incubi che mai ne avevo mai visti prima! E solo perché lei non sentiva più quella stupida ninna nanna! Cioè, un fottuto esercito di mostri. E all'improvviso mi metto a canticchiare una ninna nanna - non sapevo più cosa pensare! - e lei si calma; si calma e tutti i mostri si sbriciolano, spariscono. Si calma e se ne va, sempre guardando nel vuoto. Sì, una bambina, sì. Alta più o meno così, coi capelli biondi, lunghi fino alle caviglie e gli occhi rossi. No, non posso sbagliarmi. »



Lialullaby1


Dal diario della dottoressa
[...] Ella dovrà quindi conoscere ogni cosa - dal segreto dell'infame all'utopia dell'idealista, poiché ella sarà il principio e la fine, il tutto e l'uno: l'aberrante mescersi degli incubi di ognuna delle menti che l'avrà partorita, e al contempo la panacea necessaria alla loro risoluzione. Se l'Asgradel non può nascere se non dall'amalgamarsi della volontà di un intero continente che ha nominato la terra su cui poggia i propri piedi con l'appellativo dei miracoli, ella dovrà manifestarsi nella stessa idea di trascendenza e immanenza insieme: sarà me, i miei assistenti, il laboratorio e ogni cosa che potrà entrare in contatto con lei; ciascuna di queste cose sarà lei e lei sarà ciascuna di queste cose. Perciò il fatto che ella possa sapere in senso stretto, sarà una caratteristica imprescindibile del suo essere - che è solamente la volontà di un insieme di pensieri e incanti concretizzatasi. Avrà dunque la possibilità di percepire la magia fino a chilometri di distanza dalla sua posizione - per tutto il continente, per tutto il mondo se solo volesse [1/7], di venire a conoscenza del campionario di poteri di qualsiasi persona o artefatto semplicemente entrandone in contatto, del loro allineamento e anche della loro storia solo percependoli [2/7] e di distinguere la verità dalle bugie [3/7]. Con un minimo di concentrazione [consumo basso o medio di energie] percepire la presenza di chi cerca di nascondere la propria aura, concentrando la propria capacità su un solo bersaglio o tutt'intorno a sé. Potrà orientarsi anche da cieca grazie a questa sua capacità di percezione, discernendo la terra, gli ostacoli e qualsiasi oggetto inanimato solo con il proprio Auspex [consumo alto di energie, durata due turni]. Saprà persino distinguere illusioni o ammaliamenti agenti sul campo o su di lei [4/7]; in quanto flusso ordinato di pensieri, poi, avrà anche la possibilità di riordinarsi per combatterli, a seconda dello sforzo necessario [difesa passiva e variabile dagli attacchi psionici [5 e 6/7]]. Potrà infine manifestarsi diversamente a seconda del desiderio, concentrandosi parimenti a quanto di sé vuole nascondere o far apparire e in ultimo, vedere in tutte le direzioni per un periodo limitato di tempo, ad un consumo di energie infimo [pergamena visione totale, consumo basso; durata due turni] [...]
Liainterludiochimera
Testimonianze di un contadino
« Perché l'abbiamo chiamata Chimera? Bé, voi come chiamereste un mostro che richiama altri mostri? Non è una bambina, ve lo dico io: è un demone, un diavolo o senza dubbio una qualche specie di spirito diabolico che mangia tutto quello che le sta intorno e poi lo riforma dentro di sé, dandogli forme orribili; altrimenti perché la città sarebbe crollata su se stessa? E da dove sarebbe spuntato fuori tutto quel deserto? No, no no... lei divora la vita e la riforma: con che coraggio potrei chiamarla come una semplice bambina? L'ho vista creare uomini con le gambe intrecciate tra loro che si trascinavano con le braccia, macchiati di sangue, con zanne lunghe come coltelli e ricoperte di veleno [pergamena evocazione dei serpenti, consumo medio; durata due turni; massimo tre contemporaneamente; potenza complessiva bassa]; o ancora giganti senza testa, o col viso nascosto da una maschera, che impugnano mannaie assurdamente grandi anch'esse ricoperte di veleno e sono completamente nudi [pergamena serpenti giganti, consumo alto; durata due turni; potenza media]; ma la creatura peggiore che le ho visto partorire è stato quel grottesco ammasso di pelle e filo spinato: un unico fiume di mani e braccia che sembrava voler abbracciare ogni cosa, ricoperto e tenuto insieme da una quantità indicibile di chiodi arrugginiti e spine di diverso tipo [pergamena idra, consumo critico]. E tutto perché non sente la sua ninna nanna! Sì, perché è sempre così: fino a un momento prima sembra quasi una bambina normale; poi, d'un tratto, inizia a tremare e lamentarsi che non sente più la ninna nanna e spuntano mostri assurdi da ogni angolo, come vuole lei, quando li vuole lei e in qualsiasi quantità [tecnica variabile avente le caratteristiche di un dominio elementale solo offensivo 7/7]! Oh, ma non è finita qui! La cosa peggiore sono le bambine! Perché ad un tratto, lei trema e spuntano tante bambine uguali a lei, che però perdono sangue dagli occhi o sono inchiodate alle pareti. Sì, inchiodate! E lei è tutte loro e loro sono tutte lei insieme, ne sono certo perché parlano come se fossero una cosa sola [pergamena copia reale e copie reali, consumo medio]. Assurdo, dico io. »
Liainterludioasgradel
Testimonianze di un contadino
« Ma per quanto siano terribili i mostri che le stanno intorno, io vi auguro di non trovarvi mai davanti a lei direttamente. Sì, lei è peggio di tutti loro; ben peggio, dico io: ti entra nella testa, ti fa disperare! Un attimo prima stavi lavorando nel tuo bel campo, e l'attimo ti ritrovi completamente al buio, solo perché lei ti ha sfiorato [consumo Alto; durata due turni] e tu non te ne sei accorto. O peggio, la nebbia... la nebbia! Ecco, noi sappiamo che la Chimera si sta avvicinando quando improvvisamente i campi si ricoprono di nebbia, che qui è un evento abbastanza raro. E' lei che se la porta dietro, dico io, per nasconderci i mostri [consumo medio; durata due turni]! Ma io sono quasi grato di non vederla in quei casi, in realtà; aversela davanti è ben peggio! Innanzitutto perché come la si incontra, si iniziano a vedere mostri ovunque, anche se non ci sono: si diventa ossessionati contro la propria volontà! Ti sembra di avere un incubo alle spalle, poi ti giri e... non c'è nulla. Nulla di nulla [consumo medio; durata due turni]. Oppure, peggio ancora, ti ritrovi a vivere il momento più brutto della tua vita, tutto a un tratto, come lei ti sfiora; l'ultima volta mi è capitato e... oh... no, preferirei non parlarne [consumo medio]. Come se non bastasse, quella troietta è in grado di spostare le cose come vuole e quanto vuole intorno a sé, semplicemente pensandoci [pergamena telecinesi, variabile], ma soprattutto di comparire e scomparire come un dannatissimo fantasma! Capita di vederla lampeggiare a intermittenza - un secondo c'è e l'altro sparisce! [pergamena sfocatura, consumo medio; durata due turni] - oppure di vederla sparire da una posizione e trovarsela accanto, all'improvviso [pergamena teletrasporto, consumo alto]! Oppure si tenta di colpirla e in realtà si scopre che quella che si stava guardando è solamente un immagine, un miraggio [pergamena immagine residua, consumo medio]: volete cacciarla e scoprire qualcosa in più su di lei? Fate pure, dico io, ma non aspettatevi di certo il mio aiuto. Eh no. »


ringraziamentilia



Edited by Ray~ - 3/4/2012, 14:04
 
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