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Il lampione rotto
È notte, e stai camminando a testa bassa ormai da un'oretta. Ma il tempo non ti pesa, neanche un poco. Heh! Per lei percorreresti chilometri e chilometri, con la gola secca e i piedi che t'implorano pietà. Peccato solo che questo non lo capirà mai... È notte, stai camminando - magari con la tua solita musica orrenda nelle cuffiette, maledizione a te - e pensi ai cazzi tuoi con una dedizione che ha dello straordinario. Sembri uno degli innumerevoli automi londinesi di The Waste Land. Fissi la punta dei tuoi piedi (che scarpe vecchie!) e ogni tanto, tra un problema che ti pare irrisolvibile e l'altro, ti domandi se prima o poi quei due la smetteranno di fare avanti e indietro. Un po' come fai tu, andando avanti, e immancabilmente indietro, nel disperato tentativo di fare qualche progresso e tenere assieme i cocci rotti. No che non è facile, ma forse stai esagerando. Smettila di sospirare. Quando ecco che passi la solita curva, percorri il solito ponte di pietra che passa sopra il solito torrente sporco e t'accorgi che il prossimo, solito lampione è rotto. La grossa lampadina pulsa di un bagliore esausto, che non attira più nemmeno gli insetti. La strada sembra finire, lì dove la luce non arriva. Pure i lampioni rotti, riesci solo a pensare, come se fosse colpa di qualcuno. Hai paura? Quella discontinuità nel tuo solito percorso per tornare a casa è un piccolo imprevisto, e ci passeresti sotto senza fare nemmeno la più piccola smorfia se, nel fissare la lucetta morente, non ti accorgessi quasi per caso di una cosa. Cosa sono tutte quelle cose lassù, ti stai chiedendo? E come hanno fatto a nascondertele per tutto questo tempo? Hai ragione, sopra i lampioni c'è un altro cielo, ben più vasto e meno luminoso del solito, con molte più stelle di quelle che eri abituato a intravedere tra i tetti. L'inquinamento luminoso della metropoli - oh, quest'ironia è ripugnante... - ti benda gli occhi da anni, ormai. Dai, non lo immaginavi che le stelle fossero così tante? E se trovassi la voglia di andare in montagna, come fanno i vecchi non appena ne hanno l'occasione, e aspettassi il crepuscolo ne vedresti altre centinaia che nemmeno avevi pensato potessero esistere. Ti siedi sul parapetto del vecchio ponte, stando attento a non sporcarti le chiappe, e resti naso all'insù, incuriosito. Ci voleva un lampione guasto per accorgerti che forse ti stai facendo troppi problemi? La luce che mostra la strada in realtà acceca, e il buio rivela le cose importanti. Ti senti uno sciocco nell'aver formulato una massima del genere, ed è quel che meriti. Resta lì a pensarci, ti farà solo bene.
Non è passato mezzo minuto che la lampadina trema, tossisce in qualche lampo, pare arrendersi ed ecco che il lampione si riaccende a tradimento. La tapparella luminosa di cui ti sei accorto solo oggi cala rapidamente davanti ai tuoi occhi, spazzando via le nuove stelle e risparmiando solo - ahimé - le solite. Prima non ci credi: ha una luce diversa dagli altri lampioni, azzurra e fastidiosa. Ma quello non accenna a spegnersi. Aspettava proprio te per rimettersi a funzionare? Sembra volerti dire «continua a camminare, stronzo, qui non c'è nulla da vedere». E tu, un po' rassegnato ma un po' più leggero, ti alzi e riprendi la processione per tornare a casa. Ma da quel momento in poi, pur pensando alle tue stronzate ed esalando quei sospiri, brevi e rari, farai più attenzione ai lampioni nella speranza di trovarne un altro rotto, che ti apra uno scorcio di lieta oscurità su di un firmamento che troppo spesso ti è stato nascosto. E che non sei mai stato in grado di apprezzare abbastanza a lungo.
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