Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

L'angolo della Poesia

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view post Posted on 13/2/2014, 23:35
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– E l'inferno è certo.
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Parto dal presupposto che la musica è poesia, di fatto abbiamo smesso di ascoltarle insieme solo dopo il medioevo. Quindi ecco uno dei miei testi preferiti da una delle migliori band italiane (una delle tante sconosciute ai più).
Le nostre ore contate, Massimo Volume

E così veniamo avanti
simili in tutto a quelli di ieri
aggrappati a un'immagine
condannata a descriverci
dimmi, non è così?

E poi ci ritroviamo
divisi da nuove alleanze
senza più nulla da nascondere
solo più accorti
nel mostrare i punti
dove la vita ristagna,
le cattive abitudini
quasi sempre appagate

E ci sediamo
in un camerino affollato
in un treno che parte
continuamente sospesi
tra questo corpo e la scena

Le nostre ore canoniche
le nostre ore contate

Ancora troppo presto
per organizzare il proprio sgargiante declino
ma non abbastanza da non averne un'idea

Io non ti cerco
io non ti aspetto
ma non ti dimentico

 
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.Echo
view post Posted on 19/2/2014, 14:28




Eugenio Montale

Ho sceso dandoti il braccio

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
 
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MrCorra
view post Posted on 18/7/2014, 11:42




Questa poesia fa parte di una mia raccolta personale intitolata "Dei Morti"

Reo di vita

Il fiato corto del morto,
irto di putridume giace.
Rieccheggia l'alba sul corpo
reo di mortal natura.
Il sangue ormai sgorgato
ha abiurato la patria sua.
Assapora il deleterio
canto della decomposizione
avversario prediletto
in cotanta macabra derisione.
 
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view post Posted on 10/1/2015, 02:16
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– E l'inferno è certo.
·······

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A Liuba che parte, Eugenio Montale

Non il grillo ma il gatto
del focolare
or ti consiglia, splendido
lare della dispersa tua famiglia.
La casa che tu rechi
con te ravvolta, gabbia o cappelliera?
sovrasta i ciechi tempi come il flutto
arca leggera - e basta al tuo riscatto.

Necropost.
Io di Montale non capisco proprio tutto, ma penso che sia questo che lo rende il mio poeta preferito. Le immagini che crea sono uniche.
Quel "e basta al tuo riscatto" mi fa venire i brividi dalla prima volta che ho letto questa poesia.
 
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Lill'
view post Posted on 21/1/2015, 01:44




The Day Sky

Let us be like
Two falling stars in the day sky.
Let no one know of our sublime beauty
As we hold hands with God
And burn
Into a sacred existence that defies -
That surpasses
Every description of ecstasy
And love.

[Hāfez - حافظ, translated by Daniel Ladinsky]
 
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view post Posted on 25/1/2015, 01:26
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– E l'inferno è certo.
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Al lettore, Charles Baudelaire

La stoltezza, l’errore, l’avarizia, la colpa
ci occupano l’anima e il corpo nostro ci fan guasto,
e noi ci offriamo ai nostri cari rimorsi in pasto,
come il povero sfama le zecche che lo spolpano.

Siamo incalliti reprobi e penitenti pavidi;
d’ogni nostro confiteor facciamo lucro e commercio,
poi torniamo nel fango lietamente a giacerci,
speranzosi che vili lacrime ce ne lavino.

Satana Trismegistro lungamente ci culla
sul cuscino del male lo spirito stregato,
e dei propositi ogni ricco carato
fa con esperte alchìmie svaporare nel nulla.

E’ lui che regge i fili dei fantocci che siamo:
ci lasciamo sedurre dall’oggetto più basso,
e ogni giorno all’Inferno senza orrore, d’un passo,
attraverso mefitiche tenebre discendiamo.

Come un vizioso povero succhia e copre di baci
il seno martoriato d’una vecchia sgualdrina,
noi rubiamo una gioia rapida e clandestina,
e tutta la spremiamo, come un’arancia fracida.

Compressa, innumerevole. Come vermi in fermento,
ci fa baldoria in capo un’orda di Demoni,
e,quando respiriamo, la Morte nei polmoni
di nascosto dilaga con confuso lamento.

Se lo stupro e l’incendio, il pugnale e il veleno,
di vezzosi ricami non hanno ancor guarnito
dei nostri giorni il grigio miserevole ordito,
è che ogni volta, ahimè, l’animo ci vien meno!

Ma frammezzo la lonza, la pantera, la vipera,
lo sciacallo, la scimmia, l’avvoltoio, la biscia,
fra i mostri che grugniscono, latrano, urlano strisciano
nell’infame serraglio che i nostri vizi stipa,

uno ve n’è, più laido, più maligno, più immondo,
che senza grandi gesti, senza grida di guerra,
farebbe di buon grado diroccare la terra,
e in un solo sbadiglio ingoierebbe il mondo:

il Tedio! Pregni gli occhi d’un suo pigro rovello,
egli sogna patiboli, fumando il narghilè:
tu questo molle mostro conosci al par di me,
o ipocrita lettore, mio simile, fratello!
 
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All my life
view post Posted on 29/6/2015, 23:14




Complimenti per il topic, non mi aspettavo di trovare una discussione del genere.
Ho scelto di postare "La stazione", di Wislawa Szymborska.

La stazione

Il mio arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.

Eri stato avvertito
con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire
all'ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario.
E' scesa molta gente.

L'assenza della mia persona
si avviava verso l'uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.

A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.

Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.

La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.

L'insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.

E' avvenuto perfino
l'incontro fissato.

Fuori dalla portata
della nostra presenza.

Nel paradiso perduto
della probabilità.

Altrove.
Altrove.
Come risuonano queste piccole parole.
 
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Lill'
view post Posted on 6/7/2015, 22:56




Metti in serbo per le stagioni fredde
queste parole, per le stagioni dell'ansia!
Come il pesce sulla sabbia, l'uomo sopravvive:
se si strascina agli arbusti e s'alza
su gambe incerte e storte e va, come un rigo dalla penna,
nelle viscere stesse della terra.

Esistono leoni alati, sfingi col seno
di donna, angeli in bianco e ninfe del mare:
a colui che sostiene sulle sue spalle il peso
di buio, caldo e - oso dirlo - dolore,
sono più cari degli zeri concentrici nati
da parole gettate.

I. A. Brodskij
 
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23 replies since 3/2/2014, 10:55   516 views
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