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| Io sono un'impulsiva indecisa. Prima mi giro tutta la libreria facendo impazzire il commesso che mi scruta dalla cassa per un'ora sperando che porti finalmente a pagare quella tonnellata di libri che ho tirato giù dagli scaffali. Poi faccio un giro rapido e spazzolo tutto quello che a istinto mi aveva colpito di più.
1. La sezione I primi libri su cui mi fiondo sono quelli di narrativa contemporanea, evitando come la peste la montagnola dei best-sellers (quelli se voglio me li leggo dopo perché MI VA, non perché mi sventoli sotto al naso dieci milioni di copie vendute, anzi questo di solito mi fa desistere a meno che non sia proprio il mio genere/autore). Ho un debole ingiustificato per alcuni autori/categorie di autori, quindi i primi che calamitano la mia attenzione sono nell'ordine i libri di autori angloamericani tipo Jonathan Coe, Dave Eggers e limitrofi, poi mi butto sulla narrativa italiana (Baricco, Benni, Ammaniti e co.), poi la letteratura ispano-latina (Allende, Marquez, Amado...) e infine quella asiatica partendo dai giapponesi (Murakami in primis) e passando dai cinesi (ultimamente i romanzi cinesi che leggo sono piccole perle).
2. Copertina e formato Sarà frivolo, come ha detto Yu, ma la copertina è importante. Se è rigida poi è esclusa a priori: i libri mi devono stare in tasca, in borsa, nascosti dietro gli spartiti quando mi annoio alle prove...Mi piacciono le copertine con pochi colori, motivi grafici, monocrome o comunque poco elaborate, mentre in genere non guardo tanto le copertine con foto o disegni troppo riconoscibili, non so perché. E poi il formato: sarà sciocco, ma un paio di volte ho cercato di leggere dei libri di Paasilina che mi ispiravano, ma erano editi da Iperborea che fa questi libri strettini e ruvidi che proprio mi scocciano dopo un po'. Lo so che è una sciocchezza, ma quel formato mi ha rovinato il gusto della lettura e non li guardo nemmeno più.
3. La quarta di copertina la degno di poca considerazione, dato che in genere l'editore ci scrive un paio di cazzate ad effetto che non vogliono dire niente, o un paio di commenti a caso dalla critica tipo "Eco è un genio" (ma và?), "Il libro del secolo" (mi ricorda i vari "prodotto dell'anno" sulle etichette del detersivo, poi scopri che era un sondaggio a cui hanno partecipato undici casalinghe di Molfetta e tua zia Ada) e così via. Invece mi soffermo prima sulla terza di copertina dove in genere c'è qualche nota biografica dell'autore: mi ispira a prescindere se è un autore italiano, americano, inglese o francese (boh!) nato negli anni '60-'70 (gusti!), perché in genere il tipo di scrittura è quello che mi piace; oppure se vengono citati episodi storici o culturali che mi intrigano, a seconda del libro. Poi mi leggo bene la seconda di copertina per capire che tipo di storia è.
4. L'argomento (a grandi linee) a volte è determinante nella mia scelta, ma non sempre. Se è la storia di una donna, ad esempio, quel libro è mio a priori. Chiaramente se il contesto culturale è ben delineato, certi autori poi sono una garanzia: prendo a occhi chiusi un romanzo su una figura femminile scritto dalla Allende o un qualunque autore latinoamericano. Oppure un romanzo a sfondo storico di Eco. O un romanzo che parla di un viaggi scritto da un americano. Credo che la mia sia una forma di razzismo letterario (che sono pronta a sfatare in qualunque momento leggendo, naturalmente), ma difficilmente prenderei "ad istinto" una storia di viaggi scritta da un russo, per dire.
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