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Società e cultura dell'Akeran

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view post Posted on 3/7/2014, 21:48
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società e cultura dell'Akeran
~ le aspre terre su cui dominano i nani

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Geografia
Il subcontinente noto come Akeran è una sterminata landa che si estende per molte miglia a sud di Dortan, con cui confina tramite il Canale di Qatja-Yakin. Le sue coste sono lambite dall'oceano di Zar, che ne mitiga il clima e favorisce la pratica della pesca come sostentamento per molte comunità. Nell'entroterra, le condizioni climatiche si fanno più variegate: dalle foreste pluviali ai deserti, dai desolati baratri rocciosi alle oasi prospere e serene. Parimenti, i popoli che abitano l'Akeran sono diversi e sfaccettati, tutti accomunati dalla capacità di adattamento a un territorio certamente non semplice da ammansire. A nord, si è detto, il Canale di Qatja-Yakin definisce la linea di confine col Dortan e il Deserto dei See, con un ingegnoso sistema di chiuse che permettono all'oceano di scorrere su quelli che furono terreni paludosi e inabitabili. Lo stretto è motivo d'orgoglio per il popolo nanico, che ha intitolato al suo costruttore quell'opera maestosa di cui il Sultano si fa vanto. Il Sultanato dei nani è difatti la potenza politica più influente della regione, nonché quella dai confini più ampi, e racchiude in sé gran parte dell'Akeran. La capitale, Qashra, è un gioiello di architettura barocca commista a elementi raminghi che caratterizzano la variegata cultura delle genti basse, e rappresenta anche una mecca della conoscenza in tutto Theras: le università e le biblioteche della città si ergono a baluardi del sapere in continua espansione. Sebbene molto coeso, il Sultanato è costantemente sotto minaccia di improvvisi capovolgimenti politici e intrighi, nonché di assalti da potenze militari esterne: a sud del regno si estende una landa disgraziata nota come Sürgün-zemat, che in lingua nanica significa terre dell'esilio. In questo territorio brullo, roccioso e tenebroso cova un male antico dagli infiniti volti demoniaci, e vi brulica la prole dell'Abisso chiamato anche Baathos dalla gente comune. Sebbene una strenua resistenza dei nani ancora sia presente nella regione, il pericolo di un'invasione è costante e temuta dal popolo che più di tutti ha subito perdite per mano dei mostri infernali. A est del Sultanato, ancora, si estendono i territori delle cosiddette Città Libere: il cuore multietnico dell'Akeran, formato da roccaforti popolose e sfaccettate che dominano aree limitate. Tra queste spicca Taanach, un tempo capitale del devastato impero Maegon e ora sede dei più grandi templi di Theras dedicati ai Daimon; una vera e propria città santa. A occidente rispetto al dominio dei nani vi è invece il Plaakar, verdeggiante foresta tropicale abitata da tribù schive e poco inclini alla diplomazia. Gli avventurieri vedono in quei luoghi la speranza di ricchezza, gloria e fama seppellite nei templi Maegon che emergono dal sottosuolo come ampie piramidi a gradoni coperte d'edera ed erose dal tempo. Quel che si cela in simili e angusti corridoi non è sempre raccomandabile, ma ciononostante attira da sempre le brame di coloro i quali vivono alla giornata. Alcuni li chiamano pirati, poiché le razzie di cui si macchiano non hanno soltanto popoli estinti come bersaglio, ma abitanti della superficie e marinai: a Dorhamat essi trovano rifugio e clemenza di un Governatore asservito al Sultanato, ma pronto a chiudere un occhio dinanzi a un lauto compenso che paghi il suo silenzio. In quell'arcipelago, unico abitabile, racchiuso nell'oceano, spopolano l'ingiustizia e la legge del taglione applicata per diletto; e nonostante il Sultano si prodighi di garantire l'ordine nell'area teoricamente sotto la sua giurisdizione, i risultati latitano come i criminali in esso residenti. Tutte le terre al di fuori di questi domini sono note col nome di Bekâr-şehir, e non rispondono ad alcun sovrano di sorta: si tratta di aree variegate sparse per la regione a macchia di leopardo, indipendenti quanto misteriose e piene di pericoli; alcuni ritengono che siano troppo insidiose perché le potenze locali vi si insedino, altri vociferano di contese politiche difficili da turbare con azioni militari, e molti invece pensano che sia semplicemente di scarso interesse impadronirsi di simili praterie, distese rocciose, o paludi nefaste.



Politica
La forza principale dell'Akeran è certamente il Sultanato dei nani, secondo solo ai Quattro Regni per influenza politica ed estensione territoriale, ma militarmente pallido in confronto al dominio di Dortan. A comandare su questo vasto territorio è il Sultano, eletto per diritto nobiliare da una corte di pari e - in pratica - carica ereditaria che si tramanda tra famiglie connesse fra loro da accordi, intrighi e matrimoni di comodo. Il gioco della politica vede nel Sultanato, e a Qashra specialmente, innumerevoli partecipanti ansiosi di acquisire il titolo nobiliare tramite un'ascesa borghese, nonché rampolli di buona famiglia bramosi di guadagnare ancor più poteri e ricchezze. Tutto questo però è avvenuto con discrezione, sin dalla fondazione del Sultanato per mano di Jahrir Gakhoor, primo Sultano e padre della "Yeniden Birleşme" (la Riunificazione). Il popolo nanico gode di una stabilità interna relativamente sicura, che garantisce sviluppo e prosperità in tutti gli angoli del regno. Al di fuori di questo idillio si stagliano le regioni del Canale e di Dorhamat, controverse per motivi diversi: influenzata dagli umani e dai commerci l'una, corrotta e condiscendente verso il crimine l'altra. Verso meridione, purtroppo, il Sultanato deve fronteggiare una minaccia perpetua costituita dal varco per il Baathos, la Bocca del Diavolo che rappresenta uno dei collegamenti principali tra il mondo inferiore e quello di superficie. Da qui si estende una lunga terra di nessuno nominalmente sotto la responsabilità del Sultano, che è chiamata "Sürgün-zemat" (terre dell'esilio) perché le truppe della Legione dei nani che ancora presidiano la regione sono continuamente costrette a cedere terreno alla piaga.
Altrove, l'equilibrio è ancor più precario: sparse per il subcontinente si trovano le varie Città Libere, così dette per via della presunta autonomia di cui godono. In realtà si tratta di licenziosi centri in cui dominano svariati cancri dell'esistenza quali schiavitù, libertinismo, ottusi quanto ancestrali culti religiosi. Tra esse spicca Taanach, un tempo sede capitale del decaduto Impero Maegon. Divisa fra cunicoli sotterranei, piramidi a gradoni in rovina e svettanti edifici variegati, essa è governata da un consiglio di dodici sacerdoti, ciascuno rappresentante un Daimon. La città è una vera e propria Mecca per i pellegrini di tutta Theras, che vi si recano inconsci delle depravazioni che vi dimorano.
Sebbene tra i vari centri di potere politico dell'Akeran regni una certa pace, o per meglio dire un tacito accordo di non belligeranza, la regione non può certo dirsi quieta e serena. Tutt'altro: i territori privi di controllo sono tanti e variegati, abitati da tribù o comunità indipendenti molto abili nell'arte dell'adattamento, ma meno in quelle della diplomazia e dell'accomodazione. Per lo più gelosi dei loro possedimenti, ereditati da generazioni di eremiti, pescatori, cacciatori o semplici villani, i popoli che parlano dialetti storpiati del Comune e del Nanico si spartiscono ampie fette di terra desolata o lussureggiante, ma non certo tutto quel che rimane dell'Akeran: vastissime aree rimangono tutt'oggi inesplorate e incontrollate, prive di un potere politico forte che possa trarne vantaggio o portarvi la civiltà. È questa natura selvaggia e misteriosa che rende il meridione di Theras al contempo affascinante, ribelle e confuso: il perfetto materiale per le favole e le storie più fantasiose.



Società
Sull'Akeran domina incontrastata la razza dei nani, in tutte le sue variegate sfumature. Un tempo popolo diviso e contaminato dalle culture di molti altri paesi stranieri, essi hanno condiviso sofferenze e nuove gioie, formando una nazione coesa nonostante le molte differenze. Indipendentemente dalla provenienza attuale, dunque, i nani hanno tratti somatici variegati: dalla pelle ambrata a quella più bruna, oppure olivastra, rispecchiano eredità di altri tempi e altri luoghi. Tra loro spiccano gli alti (per le misure comuni della razza) figli bastardi di rarissime mescolanze con i popoli del nord, e i burberi ma tozzi discendenti delle tribù di pescatori dell'occidente. In questa varietà ben si inseriscono gli stranieri, e sono accolti solo da una barriera di diffidenza che non dipende da xenofobia alcuna. Ciò avviene poiché la razza dei nani è stata costretta per generazioni a subire angherie, oltre che mescolarsi con popoli diversi alla ricerca di un luogo in cui risiedere: non è la vendetta verso il differente, che essi perseguono, quanto piuttosto il profitto a prescindere dalle angherie passate. Pertanto non giudicano i diversi sulla base dell'appartenenza o della discendenza, accogliendo chiunque a braccia conserte e con uno sguardo torvo; ma aprendosi come grandi amici, quasi fratelli, alla giusta occasione. La presenza di altre razze nella regione è limitata a manipoli di umani provenienti dal Deserto dei See e stanziatisi nelle comunità del Canale, o ai tribali sparsi per l'Akeran senza un re o un lord a guidarli. Taanach rappresenta, su tutte, la capitale multietnica di tutto il Theras: a causa della sua storia travagliata, soprattutto la più recente, che ha visto umani e gente di ogni razza stabilirvisi negli ultimi secoli, si è sviluppata come una babilonia di diversità ben miscelate in promiscuità, crimine e fedi differenti. Nelle terre più a meridione, inoltre, non è raro imbattersi in qualche aberrante creatura figlia dell'unione bastarda tra un demone del Baathos e una donna delle razze libere: laddove quelle creature strisciano e mietono vittime, piantano anche il proprio oscuro seme ma non ne reclamano i frutti.
Com'è plausibile aspettarsi da una razza votata alla curiosità, al sapere e - soprattutto - all'accumulo di ricchezze, i nani commerciano tra loro e con le altre genti senza particolari remore, purché possano giustamente trarne vantaggio. Lo stretto di Qatja-Yakin è pertanto il fulcro, nonché l'unico luogo di incontro con gli umani di Dortan, ma non è l'unica via: molti nani mercanti salpano con le loro navi nell'oceano di Zar alla ricerca di tesori e baratti profittevoli a settentrione. Questa pratica attira inevitabilmente l'attenzione dei pirati in stanza a Dorhamat, che pattugliano in segreto le rotte commerciali con intenti serpentini e omicidi. Gli scambi tra il Sultanato e le Città Libere, pertanto, sono il metodo più sicuro e protetto che esiste per un mercante di esercitare la professione nelle terre dell'Akeran.



Storia
Contrariamente a quanto le attuali condizioni dell'Akeran possano far credere, esso è stato il fulcro della vita e la culla della prima civiltà di Theras: i Maegon. Questo popolo leggendario di rettili bipedi, dalle forme variegate, un tempo dominava la regione con un Impero vasto quanto crudele, venerando i molti draghi che abitavano le terre del meridione con imponenti piramidi a gradoni e mastabe. Uniche costruzioni a svettare sopra il livello del mare, esse fungevano da templi e da rifugio per le creature divinizzate da cui - evidentemente - i Maegon erano certi di discendere. Li chiamavano padri, e sacrificavano a loro molti tesori e molto sangue. Per centinaia di anni, i longevi rettili prosperarono e assoggettarono come schiave le razze che sorgevano allora, neonate, sul continente: umani, nani, orchi. Ma la cosiddetta Prima Era giunse al termine quando i draghi migrarono, o morirono, lasciando pochi opulenti anziani alla venerazione dei Maegon, e portando questi ultimi a cercare nuove risposte in altre divinità. Fu a quel tempo che le creature sotterranee vennero scoperte, perché fu scavato troppo a fondo e troppo a lungo invocando aiuto: l'influsso demoniaco del Baathos corruppe il popolo della profondità e li condusse alla rovina. Un immenso e improvviso scisma religioso trascinò la razza dominante di quei tempi a una sanguinosissima guerra intestina, che si concluse con la prematura e totale estinzione del popolo Maegon. Non restano molte testimonianze di quanto accadde, poiché in pochi possono riprodurre le espressioni dell'antica lingua di T'aanach - com'era nota allora - e ancora meno saprebbero parlarla.
In seguito i nani ottennero il potere per un periodo, ma il loro impero si limitò a scimmiottare quello dei loro padroni passati, con città scavate nella roccia e una chiusura pressoché totale verso l'esterno. Garmurath era la capitale di quel regno senza un re, destinata a crollare su se stessa nel cataclisma noto come Crepuscolo: quando Rainier, all'apice del suo dominio, cambiò il mondo, l'Akeran precipitò nella disperazione. I nani, privati di una patria, si dispersero in comunità isolate e ghettizzate. Furono divisi, orfani di una terra propria e di un'identità unitaria. Alcuni divennero poco più che schiavi, altri mendicanti, molti si riunirono in comunità ambulanti di gitani e zingari. Al termine di quella Terza Era un nano di umili origini, Jahrir Gakhoor, combatté contro ogni angheria per riportare alla ribalta il popolo dei nani, riunendolo sotto l'unica bandiera del Sultanato in un'epopea passata alla storia con il titolo di Riunificazione ("Yeniden Birleşme" in lingua nanica). Nella sua titanica impresa portò i nani a fronteggiare non solo il desiderio di indipendenza e potere delle Città Libere di cui Taanach era portabandiera principale, ma anche la minaccia di Baathos che emerse in massa per sterminare ogni forma di vita sulla superficie. L'assedio di Qashra determinò il culmine di quelle ostilità, e la conseguente nascita del Sultanato. Da allora i nani hanno messo a frutto il proprio ingegno, arricchendosi sia di beni materiali che di conoscenza, trasformando un territorio brullo e inospitale in un regno emancipato e pacifico.



Cultura
Il progresso è uno dei vanti del Sultanato intero, e le università di Qashra sono la riprova di quanto i nani tengano all'istruzione e alla cultura. Per ovvie ragioni, ai giovani sudditi del Sultano viene insegnato a far di conto e a leggere fin dalla più giovane età a prescindere dall'estrazione sociale: precettori privati e scuole pubbliche sono aperte ai figli dei mercanti così come dei pescatori, purché questi possano pagarne il prezzo. La scienza e l'architettura sono tra le branche più avanzate del sapere nanico, e hanno portato a prodigiose invenzioni di cui la gente bassa è gelosa - ma pronta a venderle al miglior offerente. Anche matematica e poesia sono tenute in gran considerazione: l'una per l'utilità necessaria agli affari, l'altra perché massima espressione dell'arte oratoria con cui i politici del Sultanato tendono a imbonirsi l'un l'altro nel tentativo di acquisire potere. Al di fuori dei confini del regno, comunque, dilaga l'analfabetismo e l'ignoranza si diffonde come una pestilenza senza cura. Persino in aree in cui la mano del Sultano dovrebbe giungere a portare libri e pergamene, talvolta accade che si prosperi nell'oscurità della conoscenza mancante: Dorhamat ne è il più fulgido, ma sozzo nel contempo, esempio.
Sebbene la lingua Comune sia ampiamente diffusa e nota in tutto l'Akeran, il principale idioma parlato nella regione è ovviamente il Nanico. Infatti, laddove i nani prediligano rivolgersi la parola utilizzando il linguaggio proprio della loro razza, sono stati tanto arguti da non lasciare che esso soppiantasse il metodo di comunicazione più diffuso di tutto il Theras, insegnandoli entrambi di pari passo fin dalla gioventù quantomeno nella loro forma parlata. La coesistenza di queste due forme d'espressione ha portato alla forgiatura di un terzo linguaggio oltremodo noto dagli abitanti del meridione, detto Dialetto dell'Akeran per la sua natura bastarda, ibrida e popolana. Esso si compone di parole del Comune contaminate dal Nanico, e viceversa: è noto ai più e utilizzato principalmente in circostanze informali che non richiedano una forma scritta. Per le documentazioni è abitudine utilizzare il Comune, comprensibile sia dai multietnici abitanti delle Città Libere che dai sudditi del Sultano, mentre la politica interna del Sultanato è tutta affidata al gutturale idioma dei nani. Esistono altre lingue meno note, o completamente dimenticate, nell'Akeran: una è il Maegon, cuneiforme linguaggio la cui pronuncia appare oggigiorno impossibile, e che è parzialmente compreso solo da un ristretto manipolo di studiosi. Un'altra è l'Abissale, terrificante lingua che proviene da Baathos non facile da apprendere, né benvista dal popolino: le sue origini tradiscono in chi la parla inclinazioni malevole che spaventano e atterriscono i più.


Edited by Ray~ - 21/1/2016, 19:50
 
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