Un lampo. La vista annullata da quell'esplosione di luce. Bianco. Silenzio. Un Sole che sorge dietro mura destinate a cadere. Un Sole che tramonta su una città, su un Regno. La terra trema ma Montu ancora non riesce a vedere, se non ombre di uomini e donne di cui non ricorda più i lineamenti; trema ogni volta che quella luce si fa meno accecante, ogni volta che si abbatte su un nemico ineluttabile. Un boato, frastuono di morte, campane che a lutto scandiscono il passare degli anni. Luce. Poi il buio.
Il Demone apre gli occhi scattando seduto sul letto, la fronte imperlata di sudore mentre i primi raggi dell'alba trafiggono la finestra della sua stanza. Ansimante si guarda intorno, sente una lacrima scivolargli lungo la guancia ma la asciuga con il dorso della sinistra senza darle troppo peso. Si passa una mano tra i capelli sistemandoseli all'indietro, pare non gli sia passato un anno eppure è evidentemente stanco, non il valoroso guerriero di un tempo. Si alza in piedi massaggiandosi le tempie con i pollici mentre si avvicina al lavabo, prova a cancellarsi quelle immagini dalla mente buttandosi in faccia l'acqua gelida ma è chiaro quanto sia inutile. Raggiunge il suo comodino per afferrare la bottiglia di liquore, che ha lasciato più di un segno circolare sulla copertina di un certo taccuino, e manda giù un lungo sorso. Ecco, quello gli è rimasto della sua vita del cazzo -pensa l'Eterno-: un cimelio impolverato e inutile con sopra i segni di un vizio che non gli porta nemmeno una gioia visto che a causa del Demone non riesce a sbronzarsi. Fanculo. Mastica tra i denti buttando giù un altro sorso e decidendo poi di abbandonare la penombra della stanza. Scende, con il volto chiaramente infastidito per quel sonno interrotto, nella grande sala dove trova Davakas già intento a pulire il bancone con uno straccio umido. Ti ho visto così tante volte lucidare quel legno che mi stupisco di come non si sia consumato. E poi, dopo anni, ancora non ho capito quale polvere ti ostini a togliere. Buongiorno anche a te. Sbuffa l'oste falsamente indispettito da quella mancanza di cortesia. Non lo capisci perché non c'è polvere, è solo un gesto... simbolico. Agita distrattamente la mano in aria, come a lasciar intendere che il discorso va oltre, oltre soprattutto la comprensione di Montu. Bella stronzata, come se servissero a qualcosa i simboli. Davakas interrompe quel suo movimento rituale, guardando torvo l'amico. Senti, sono mesi che non ti sopporto. Non fai altro che lamentarti, eppure non fai niente per cambiare le cose che non ti vanno bene. Ti lamenti di quello che succede nel Dortan, di quello che è diventata Ladeca, eppure quant'é che non metti piede fuori da qui? Ora ti lamenti dei simboli, ma ricordo quando per qualcuno tu stesso sei stato un simbolo! Risponde stizzito, ma l'Eterno risponde solo con un mezzo grugnito... infastidito, manco a dirlo. Hai dormito male? Chiede Davakas senza voler risultare comprensivo. Montu scuote la testa in segno di diniego. Solo il risveglio è stato... movimentato. Caino? Il Priore è un incubo ricorrente nelle notti del Demone, che si tocca le mani riuscendo a percepire il freddo della sua carne, ultimo lascito del Corvo. Ancora un cenno della testa, l'oste si sta sbagliando. No. Ho sognato Basiledra. Davakas abbassa lo sguardo, come a voler cercare un momento di raccoglimento per l'antica Capitale. Non ero sulle mura quand'è successo. Ricordo che stavo combattendo nel Borgo Basso, la Guardia Insonne... beh eravamo messi male. Ci fu un lampo di luce, tutti avvertimmo che fosse successo qualcosa di irreparabile ma non pensavamo che... Mi hanno detto che Mathias arrivò con la sua testa stretta in mano, il volto sporco di sangue. Uno sguardo tra i due, carico di rimpianto e dolore, di impotenza per ciò che era accaduto ormai una vita prima. Ho sognato la morte di Medoro.
Il Kishin sta arrivando per voi.
Sono passati giorni da quando tutti a Ladeca -e probabilmente anche fuori dalla città e dai confini del Dortan- hanno sentito quella voce. Un avvertimento. Le Tre Lune è vuota, Davakas ha la testa tra le mani con i gomiti poggiati sul bancone, mentre il Demone continua a scolarsi inutilmente l'ennesima bottiglia. Veramente non hai intenzione di fare nulla? E cosa, Davakas?! Sbotta l'Eterno. Il Kishin! Se veramente sta per attaccare Theras siamo già spacciati! Chi dovrebbe fermarlo? Tu, io, chi? Magari se chiamassimo... Montu scatta in piedi, rovesciando lo sgabello e attirando lo sguardo quasi allucinato dell'amico. MORTI! Sono tutti morti! Shimmen, Malzhar, siamo rimasti tu e io! Davakas è più sconfortato che arrabbiato, non può contestare le obiezioni del guerriero e, soprattutto, non riesce ad accettare il fatto che in realtà anche lui si sia già arreso perché sì, ha ragione Montu, se è il Kishin a muoversi possono considerarsi già morti. Ma... ...ti prego, non possiamo fare nulla. Rimaniamo a Ladeca, resistiamo il più possibile se ce ne verrà data l'occasione, e lasciamo che il nostro destino finalmente si compia. Un silenzio religioso tra i due mentre il Demone raggiunge il camino spento, la verità calata come un macigno. Non c'è altro modo. E se invece ci fosse? L'attenzione dei due viene attirata da un uomo fermo sull'uscio, immobile controluce, i lineamenti appena riconoscibili così come ciò che indossa. Hai detto qualcosa? Chiede il Demone tutt'altro che amichevole; apre la destra sentendo pulsare l'energia della Rìastrad, pronta a materializzarsi nel suo palmo. Tu devi essere Montu. Qualcuno mi ha parlato di te. La misteriosa figura fa qualche passo avanti, e si lascia osservare dai due uomini presenti. Ha qualcosa di familiare, lo riconosci? Chiede telepaticamente l'Eterno all'oste, che risponde con un impercettibile cenno della testa: "No". Qualcuno convinto che tu... beh, che tu possa essermi utile. Allarga le braccia, continuando a muoversi per la locanda, avvicinandosi al bancone. E se è vero tutto ciò che mi ha detto, puoi esserlo davvero. Afferra la bottiglia lasciata mezza vuota, la muove controluce come a controllarne il contenuto, incrociando poi uno sguardo dubbioso e quasi deluso all'indirizzo di Montu. Non so chi è che stai cercando. L'uomo trattiene un sorriso. No, certo. Si tira indietro i capelli con un gesto elegante della mancina, e un fulmine attraversa la mente del Demone. Non può essere vero. Cerco un uomo che fu un Silenzioso Sussurro. Anche Davakas ha un sussulto. Che insieme a Ludmilla ha riportato Re Julien a Basiledra, dimostrando fedeltà all'unico vero sovrano di queste terre. L'immortale che ha visto cadere la Mano, che ha prima difeso e poi tentato di riprendere la Capitale, che c'era quando è morto Caino e ora ne porta il fardello. Passi lenti e misurati verso Montu. Un nano mi ha parlato di lui, di ciò che ha fatto nell'Akeran durante la rivolta di Jahrir Gahkoor. Dalle parti del Sultanato e non solo, laggiù, è ancora molto rispettato, a sentire le voci. Quel sorriso soffocato ora è quasi una risatina che incontra lo sguardo attonito di Montu. Chi cazzo sei? Ha praticamente rivisto la sua vita in un istante, carica di tutto il dolore che si è trascinato negli anni. Vorrebbe piangere mentre nel cervello scorrono i volti di Kuro, Ludmilla, Nicolaj, Yuri, Ilyr, Sergey, ma si trattiene e solo le gambe che tremano incontrollabilmente tradiscono le sue emozioni. L'altro allarga nuovamente le braccia. Se non fossero passati così tanti anni mi offenderei. Possibile che un membro del Toryu non mi riconosca? Montu... sono Medoro. Il Bianco Cavaliere! Il Demone scatta all'indietro, ha letteralmente visto un fantasma ma non è solo quello che lo atterrisce, quanto il significato dietro quel ritorno. Cade su una sedia, il busto ritratto verso lo schienale come a voler fuggire da quella visione: è il passato, è Basiledra, è parte di una vita in cui si sentiva pieno e... vivo! Gli sembra di riuscire a sentire i battiti del suo cuore, rianimatosi in quell'istante, gonfia e sgonfia i polmoni forzandoli, come se si fossero impigriti. Il Kishin sta tornando, e io sto radunando un esercito. Tende una mano verso l'Eterno, che ora non può non riconoscere la magnifica immagine conservata di lui nella sua memoria. Unitevi a me, possiamo ancora fare la nostra parte.
Una frazione di secondo di esitazione, poi Montu non può fare altro che afferrare quella mano.
Io sono un Silenzioso Sussurro. Colui che opera per il bene del Regno.
Lo sarà per sempre.
|