III - III
FERMATA DELL'ORA TREDICESIMA,
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Eppure la falce, somigliante ad un umile vascello etereo che galleggiava nel vuoto, si scontrò con una corrente a lei ostile; sembrò levarsi dal nulla, d’improvviso, una vampata di fiamme che rischiarò l’area di una luce dalle sfumature cerulee, stupefacenti sebbene orrendamente anormali; crebbero sempre di più, quasi nutrendosi d’aria, sinché non bruciarono sino a tre metri d’altezza e s’incontrarono con la falce giallastra che parve infrangersi in un mare blu di vorticose onde eteree. Solo un mesto ma intenso fragore fu sinfonia di quella disfatta: la sua avversaria venne d’improvviso celata da un’imprevedibile esplosione, che parve seppellirla in una tomba di nebbia.
Sennar mosse soltanto una leggera smorfia di disappunto, ma la stessa gli morì sul volto quando capì che l’avversaria era ancora lì, da qualche parte in mezzo alla nebbia e la tenebra che l’avvolgevano come due amanti in contesa.
Ma, quando i sipari della nebbia s’aprirono, la donna comparve con una sorpresa tutt’altro che apprezzata: un cannone. Un cannone fatto di metallo, d’esagerazione e d’esibizionismo pur nella sua semplicità: le sue dimensioni mastodontiche riuscirono, distraendolo, a non spingerlo a chiedersi in quale impossibile situazione fosse comparso. Era lì, e le sue gigantesche fauci sembravano, fameliche, puntare ad un Sennar quasi dilaniato tra lo sgomento e la curiosità. E non era solo.
Nel medesimo istante la medesima luce turchina si manifestò, pericolosa, sul braccio opposto della donna; milioni di filamenti cerulei accesi parvero intrecciarsi, tessendo un altro gigante metallico dai colori cupi che si contrapponevano all’azzurro acceso dell’energia da cui era nato. Sarebbe stato quasi gemello del primo, se la sua bocca non avesse rasentato una larghezza quasi inverosimile.
D’altro canto, Sennar ancora faticava a capire di trovarsi invero sotto il tiro di due cannoni. Fissò, con sguardo inebetito e parzialmente assente, i due giganti quasi gemelli incapace di riconoscere il pericolo. Tutto era avvenuto così in fretta da trascinarlo nello svolgimento degli eventi senza permettergli una pausa per comprendere; ma a tutto sapeva trovare un rimedio. Comprendeva che presto, entrambi i cannoni lo avrebbero designato come bersaglio di un colpo simultaneo: forse troppo presto. Mentre il tempo, scorrendo innaturalmente svelto, sembrava comprimerlo entro due pareti, Sennar chiuse gli occhi e levò il braccio destro con Excalibur stessa, la spada di luce; sfidando ogni tipo di pericolo, chiuse le palpebre e, sprezzante -o forse disperato-, racimolò energia sacra. Coadiuvata dall’adrenalina l’energia si fissò nella sua mano quanto più veloce poté; un altro istante e… fu pronto.
Ma, in una sinfonia stridente suonata da sassi e ghiaia che s’elevarono come percossi da una frusta eterea, un’esplosione si manifestò improvvisa sulla ferrovia, cogliendo Sennar di sorpresa; distratto, saltò indietreggiando verso la galleria, colto dall’istindo. Sapeva pur essendo stato colto di sorpresa, aveva capito che quello era solo il primo dei due raggi e, perciò, non smise di racimolare energia. Ma non vide -non poté farlo- quello che accadde; le sue palpebre si erano di nuovo calate come un oscuro sipario sul suo sguardo. Eppure, in quello stesso istante, un acuto stridio elettrico si levò dal nulla, lungo ed intenso. Uno stridio che, mai come altri avevano fatto prima, gli aveva annunciato un pericolo imminente: nell’arco di tempo che occupò, dunque, un battito di ciglia, un improvviso bagliore si levò dal nulla. Subito dopo, un intenso e atono stridio di fulmini simile al primo.
Fu allora che spalancò le palpebre; e vide. Un fascio di fulmini, terrificante nella sua potenza, si schiantò in tutta la sua forza contro la parete d’energia che aveva appena creato, sollevandosi dai binari come un rampicante che cercava di aggrapparsi ad una parete troppo liscia: era riuscito a contrastare l’attacco all’ultimo secondo, per quanto egli stesso non vi credesse. Sennar osservò la scena ancora confuso, ma sorridendo beatamente. La potenza inverosimile s’arresto d’un tratto, quando tutta la forza del lampo si fu abbattuta sulla parete: dietro, nascosto da lapilli e ghiaia sollevata, Sennar si beava di essere uscito vivo dall’offensiva.
Fu allora che, dal buio, si levò un colpo di tosse nel silenzio, che venne infranto con veemenza. Il colpo di tosse più superbo mai levatosi.
«Bel colpo» sussurrò Sennar «stavi per farmi fuori. Ma… no.»
Capì quanto, per vincere, fosse necessario tenersi alle vicinanze; più le era lontano, più facilmente poteva essere preso di mira. Forse, se si fosse avvicinato, probabilmente non avrebbe reagito in tempo a causa della pesantezza dell’armi.
Si concentrò appena pochi istanti, quasi senza dar alcuna impressione che lo stesse facendo; lenta, la punta della sua spada di luce scompariva senza che, lontana, la donna si potesse accorgere dell'illusione. E, poco dopo, si lanciò come una bestia famelica, le due spade alla mano affilate come i denti a sciabola di una tigre. Ma, stavolta, non si fece cogliere alla sprovvista; tenendosi a debita distanza dai binari nero pece, che parevano ancora pervasi d’elettricità statica, corse a perdifiato verso il nemico, intrappolandolo nella prigione che era il suo sguardo.
E dunque, quando fu a un metro e mezzo di distanza, levò l'alabarda iin alto; Graendel brillò alla luce dei neon, come un lucido diamante magnifico come lo era sempre stato.
Sennar scattò in avanti con il piede destro e, utilizzando quest'ultimo come perno, ruotò; reggendo l'alabarda con la mancina, tentò di colpire il cannone che la donna reggeva nella mano sinistra sperando che, nell'impatto, il cannone sarebbe volato via trascinando così il braccio sinistro e togliendo all'avversaria l'unico mezzo di difesa possibile in quell'istante.
Dunque, sperando che la sua orchestrazione fosse andata a buon fine, eseguì un fendente dall'alto tra il braccio sinistro e la spalla, con la punta non visibile della spada di luce, tentando di danneggiare -o fratturare- la clavicola e i muscoli annessi così da impedirle l'utilizzo del braccio.
«Muori, puttana.»
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CITAZIONE
~Riepilogo~
Sennar Sighvat, il Ramingo del Nord
Status fisico Illeso.
Status psicologico Illeso? (Non proprio) Teso.
Energia 50%
Consumi energetici Alto, Medio
Armi Graendel, nella mano sinistra. Excalibur, nella destra (secondo turno di gioco).
Abilità passive influenti
CITAZIONE
Forza Già citata; power up alla forza.
Resistenza Già citata; capacità superiore al normale di ignorare il dolore.
Tecniche attive
CITAZIONE
Khan Una tecnica di difesa quasi impenetrabile, che genera uno scudo circolare che si avvolge intorno alla figura del ramingo. Lo scudo, protettore dalle impurità fisiche e spirituali, scompare solo se colpito da un attacco avversario, anche di minor potenza. Lo scudo genera un tenue bagliore quando evocato.
Un'altra versione di questa tecnica concentra tutto il potere della difesa sferica in una barriera frontale, che copre una superficie di due metri cubi, che prevede un egual consumo.
Consumo Alto (sono due tecniche difensive)
Excalibur Attivata precedentemente. Genera una spada di luce del tutto simile ad una spada normale; secondo -ed ultimo- turno di gioco.
Illusione Sacra Una tecnica particolarmente astuta, che consiste nel ricoprire la propria spada di un velo di luce. Questo velo di luce, così poco intenso da essere impercepibile all'occhio umano, rifrange la luce solare (e tutte le altre fonti di luce) dando l'illusione che la spada sia più tozza, più piccola di un piede rispetto alle normali dimensioni, rendendo di fatto la sua reale punta invisibile. All'occhio umano (compreso quello del caster), la spada sembrerà come se si trovasse immersa nell'acqua. Questa tecnica ha conseguenze sulla percezione della distanza dell'avversario, che avrà l'illusione di avere la spada più lontana quando in realtà questa sarà molto più vicina di quanto egli pensi. Benché sia una tecnica molto utile termina dopo un attacco portato all'avversario con la spada sotto l'effetto del velo di luce. (Applicata sulla spada di luce).
Consumo Medio
Riepilogo
Sennar, quando vede i cannoni, inizia a progettare una difesa in vista dell'attacco che immagina di stare per subire. Viene distratto e spinto verso la galleria, come aveva previsto Sid, dal primo attacco, ma evoca la difesa "Khan" appena in tempo per difendersi dal secondo attacco.
Dunque si concentra ed utilizza la tecnica "Illusione sacra" su Excalibur e si lancia verso Sid. A questo punto, raggiunta la distanza di un metro e cinquanta centimetri, usa il piede destro come perno ed effettua un colpo rotante, tentando di colpire con Graendel il cannone nel braccio sinistro di Sid. Considerando la sua forza, la debolezza fisica di Sid (apparente, visto che non è a conoscenza delle passive di power up), la pesantezza del cannone e quella di Graendel, Sennar spera di spingere lontano l'arma gigante con il braccio che la regge, aprendo probabilmente le difese avversarie. Nel contempo effettua un fendente dall'alto, mirando alla scapola sinistra e sperando di spezzarla.
Note Al termine dell'attacco la spada supplementare scompare.
A te