Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Phoenix Royal Suite, Terzo Piano - Royal Suite

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- Madhatter -
view post Posted on 3/10/2009, 08:15




Phoenix Royal Suite - Attico

Dire che vi è andata di lusso nel sorteggio è un puro eufemismo: gli appartamenti di questo tipo sono a dir poco incantevoli, ammobiliati con autentici pezzi d'epoca disposti ad arte, tappezzati di stoffe preziose e tenuti estremamente puliti dal personale addetto.
Posti ad occupare l'attico, sono -più che spaziosi- smisurati, e beneficiano di tutti i servizi che la vostra fantasia potrebbe arrivare a concepire: soffice letto con materasso a due piazze, lenzuola pregiate e piumini voluminosi; vestibolo, salottino privato e bagno enorme dotato di sanitari in marmo, rubinetti d'oro nonché vasca idromassaggio;
fornitissimo mobile-bar con assortimento vario per tutti i gusti, vasi di fiori freschi, quadri raffinati alle pareti, giornali provenienti da ogni piano dell'esistenza e possibilità di servizio in camera gratuito, tutto compreso.


CITAZIONE

Atleta Smistato

harlan00


 
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Sidius G. Custos
view post Posted on 1/6/2010, 19:34




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Phoenix Royal Suite:
Irresponsible Hate Anthem_


Giuntale la notizia della propria vittoria sul fu Pendragon e del fatto che aveva conquistato una "suite" Sid non esitò un secondo prima di sfruttare quell'occasione per sentire l'ebbrezza del successo.
Sulle onde delle canzoni di Ma.Ma. and the Spooky Kids, riascoltandosi mentalmente i dettami dell'album Portrait of an American Family, il Thànatos penetrò - spalla fasciata - all'interno di quell'angolo di paradiso,
o di inferno.
Il tutto rassomigliava alle più sfarzose locazioni in cui la band - sua fonte di ispirazione - si era fermata in tournée: letto enorme dalle porno-coperte cremisi, salottino privato dove rilasciare interviste o dove semplicemente appartarsi per trovare un poco di relax, bagno idromassaggio con jacuzzi dai rubinetti d'oro... e sopratutto un frigobar con tutto, ma davvero di tutto dentro.

Sorrise mesta, lasciando i suoi alti stivali cadere al suolo dopo esserseli tolti di malavoglia.
Sentiva i piedi freschi - mentre calcavano il piastrellato disegnato ad arte con intricati arabeschi - nel mentre che camminava lasciandosi alle spalle la porta della stanza chiusa a chiave, per non essere disturbata.
Tolse lo spolverino, abbandonandolo su di una poltrona soffice e gialla, ricamata da particolari e ricercati motivi di colore nero simili a piante rampicanti, per poi - con una dose di notevole stanchezza - portarsi a ridosso del materasso dalle lenzuola lavate di fresco, odorose di pulito e - perché no - anche dei bei fiori che sostavano di lato, proprio sul comodino.
Si lasciò cadere, semi-svestita e troppo stanca sul letto.
Quel giorno un'altra cicatrice era comparsa sul suo corpo di macellaio.
Al pensiero si toccò la spalla destra, ancora fasciata per il taglio verticale lasciato dalla lunga katana del "fu suo avversario".
Dalla posizione prona che aveva assunto lasciandosi cadere sul letto, raccolse le ginocchia a se mettendosi in posizione fetale.
Tutta la gioia provata e l'euforia che le erano salite nell'imitare il suo mito erano svanite per lasciare il posto ad una sensazione ben più naturale.
Odio.
Una naturale ed incomprensibile sensazione viscerale che le saliva da dentro.
Né appagante, né confortevole da provare.
Ovvio che lei non capisse nulla di ciò che le stava accadendo, ma si odiava.
Odiava la sua stessa natura di creatura ingenua per essersi concessa a qualcuno che l'aveva colpita a tradimento, proprio quando lei, di sentimenti, ne aveva tirati fuori anche troppi, mostrando com'era fatta davvero.

Si assopì.
Cadde piangente in uno status di dormiveglia,
che fu rotto solamente dall'arrivo dell'invito per un ballo, che si sarebbe tenuto di lì a poco.

Di malavoglia, facendo strisciare i piedi nudi sulle coperte - per poi mettersi a sedere raccogliendo le ginocchia al petto sul bel letto gigante - Sidius recuperò l'invito materializzatosi di fianco ai suoi occhi azzurri, proprio sulle cremisi lenzuola.
Una volta letto, con sguardo più stanco che mai, decise di parteciparvi.
In fondo, Koudelka le aveva detto che ogni tanto bisognava svagarsi...

Così si preparò, assunse nuovamente la propria maschera
il proprio scudo
ed uscì, andando verso nuovi incontri, nuove conoscenze, ad indossare nuovamente i panni di Black Rock Shooter.

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Phoenix Royal Suite:
Dreaming Sideris_


Hatta era stato un buon cavaliere, ma la fiducia che aveva nei suoi confronti poteva dirsi labile come quella che si può avere in una fiaba.
La concretezza, per il Thànatos, era una questione davvero importante in quegli istanti.
Il discorso del re le aveva fatto capire che restarsene a guardare mentre altri ti sfruttavano per il loro mero intrattenimento era una cosa umiliante ed ingiusta. Poteva fare soltanto una cosa arrivata a quel punto:
continuare a combattere.
Avrebbe davvero voluto parlare di più con l'eccentrico cappellaio, la cui espressione sembrava davvero genuina e triste nel loro abbandonarsi a quella festa, ma porsi domande era diventato fin troppo stressante per lei, che una volta in stanza, nuovamente da sola, si spogliò completamente di tutti i vestiti.
Viaggiò oziosamente e nuda verso la vasca da bagno, dove immerse prima i piedi fino ai polpacci per farseli massaggiare dalle splendide bollicine dell'idromassaggio.
Se c'era qualcosa che le dava somma soddisfazione in quel momento di vuoto mentale era proprio lo sfrigolare delle bollicine d'acqua sotto le piante dei propri piedi, un tenue massaggio rilassante per cui spegnere il cervello.

Poi s'immerse, lasciando defluire la propria cascata di capelli corvini nel liquido caldo e sfrigolante, mentre la fiammella nel suo occhio sinistro quasi si spegneva, mentre i suoi bellissimi occhi azzurri si chiudevano in segno di una strameritata goduria, e mentre si lasciava sfuggire un gemito di piacere soffocato dalla stanchezza.
«Fuuuuuck♪»
Beh, e chi mai avrebbe potuto sentirla?
Fatto stava che si sarebbe spenta lì dentro, fino a che ogni goccia del sangue che le bagnava le bende della ferita riaperta non si fosse coagulata.
Nel prossimo scontro avrebbe rivestito nuovamente i panni della maschera.
Quella triste impressione di morte di cui aveva velatamente parlato ad Hatta.
Sideris era dall'altro capo del fiume Stige, ed anche a costo di dannarsi nel tentativo, avrebbe ucciso Caronte, gli avrebbe fottuto la barca e sarebbe giunta dall'altra parte.
E se anche quella fosse andata a fanculo?
Ci sarebbe andata a nuoto...
Sbracciando e facendosi strada nel sangue dei propri nemici.

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Phoenix Royal Suite:
Prelude to Miss Superstar_


Lo aveva ridotto ad una maschera di cenere.
Ustionato su più punti, ma lo aveva lasciato in vita.
Il perché era assai semplice, lei non era un macellaio.
Tedioso il come quell'affermazione del fu Pendragon avesse influito sulla psicologia del Thànatos che, immancabilmente, traeva somma letizia nell'andare masochisticamente a ripescare ogni volta quel derisorio significato.
Per l'ennesima volta era in Suite.
Per l'ennesima volta aveva lanciato via gli stivali sullo splendido pavimento dagli intricati motivi.
Ed era in piedi, di fronte al finestrone a tutta parete che dava sul tetto.
Era sera e aveva un'insana voglia - istintiva e del tutto sragionata - di guardare la luna.
Abbandonò nuovamente lo spolverino - e stavolta anche le bende - sulla poltrona su cui l'aveva lasciato la prima volta, poi, poggiando la pianta nuda del destro sul davanzale, aprì l'anta della finestra in vetro facendola scorrere sulla sinistra.
Il tempo di aggrappare con le mani la parte superiore dell'infisso e - con un balzo ferino - fu subito proiettata in cielo, proprio in alto, in verticale rovesciata nello spazio aereo al di sopra dell'albergo, circa ad una decina di metri al di sopra del tetto.
Quando ricadde, i suoi arti poggiarono - delicati e bianchi come la neve - sulla punta dell'edificio, mentre - con le mani ed anche con un ginocchio, Sidius si aggrappava all'unico ed improbabile appiglio offertole dal caso - la punta del tetto.
La luna era alta nel cielo.
Grande e tonda.



Sidius rimase a fissarla chiedendosi di rimando se Sideris fosse da qualche parte ad osservare lo stesso paesaggio.
Poi si sedette, raggomitolando nuovamente le ginocchia al petto, mentre una brezza leggera le carezzava la nivea pelle solcata da cicatrici.
Portò la mancina guantata di nero alla spalla destra, carezzandosi il taglio discendente lasciato da Caleb.
Già, quello era il nome del fu Pendragon prima del tradimento, prima del suo incidere nell'animo dell'Umbra una cicatrice che l'avrebbe portata a diffidare del prossimo in maniera del tutto gratuita e pure un poco paranoica.
No.
Non era semplice paranoia.
Perché quando tutto un cazzo di mondo ti guarda di sbieco, quando tutti ti scansano perché ti schifano, e quando uno prima ti riserva cortesia per poi pugnalarti alle spalle tradendo la tua fiducia... non é semplice paranoia.
Sidius strinse gli occhi raggomitolandosi su se stessa.
Se era una macchina di morte che volevano,
avrebbero pagato a loro spese quel mutamento di condizione.
Tanto nella mente del Thànatos, cullata ed ammansita dal dolce zefiro notturno, vi erano solo tre figure di cui le importava veramente qualcosa:
Zwei, la sua guida, la sua fiducia;
Koudelka, la sua insegnante, la sua amica;
E Sideris.
Il suo sogno.

E avrebbe distrutto tutto
diventando la Superstar dell'Anticristo
pur di raggiungerla.

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Phoenix Royal Suite:
Hoping for an answer_


Distrutta nel fisico come nell'animo la Custode - dalle gambe e dal corpo completamente bendati - venne abbandonata da dei portantini al di sopra del letto della propria Suite.
Le coperte erano come al solito morbidissime, unico sollievo in un percorso fatto di dolore e sangue, di carne bruciata e di sentimenti traditi.
Si osservò la mani, piegando leggermente la testa verso il basso, lasciando che la morbidissima cascata di capelli corvini - ora sciolti - le fluisse lungo le spalle in un moto ondulatorio fluente e delicato.
Erano linde, bianche e prive di guanti.
Mani di chi?
Mani di mostro?
Mani di puttana?
Nemmeno Sidius sapeva più che cos'era diventata ormai...
Con tutti gli appellativi con cui era stata chiamata faceva fatica a distinguere la verità dall'illusione, dagli insulti e dalle cattiverie.
Non aveva la minima coscienza di niente, né di se, né del mondo.
Chiuse gli occhi, abbandonando infine la testa sul morbido cuscino setoso, per lasciarsi andare ad un universo di solo buio che Zwei le aveva insegnato a raggiungere.
Un mondo in cui solo lei sarebbe esistita, ed in cui la stasi che avrebbe raggiunto le avrebbe consentito di ritrovare le forze.

Anfiteatro dell'Avversa Sorte:
Prelude to Girl that you fear_


Quando riaprì gli occhi non stava sognando.
Semplicemente aveva strappato il suo biglietto di sola andata per l'inferno senza rendersene conto, la fotografia del luogo dove più spasmodicamente voleva giungere.
Si trovava ora vestita di tutto punto davanti ad un grande portone, ricamato tanto finemente da parer finto; sicuramente, quella non era altro che l'ennesima arena di scontro, e lei non si sarebbe tirata indietro.
Sapeva già chi sarebbe stata la sua avversaria.
Un mostro.
Sidius iniziò a fremere di una sensazione strana, istintiva e per nulla naturale, ma sicuramente autoindotta.
L'Umbra iniziò a rivivere le proprie esperienze a partire dalla più vecchia fino ad arrivare a quel maledetto portone che si ritrovava dinnanzi.
Infine giunse ad una conclusione:
«Perché?»
Una domanda, appena sussurrata tra i denti parzialmente digrignati.
I fluenti capelli ad incorniciarle il viso ed a nascondere i suoi occhi carichi di lacrime tanto da voler scoppiare.
Infine il passo, seguito da molti altri, verso l'arena.
E nella mente l'ossessivo quanto martellante desiderio di sapere se Rose poteva risponderle a quella tanto dolorosa domanda.

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