- Madhatter - |
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| CITAZIONE (Yomi @ 3/6/2010, 04:21) « Eppure non la vedo così dispiaciuto, Cappellaio Matto. » « Touché »
Il sorriso sornione del Cappellaio non vacillò nemmeno un istante mentre, con la spudorata affabilità che gli era propria, dava il suo assenso a ciò che l’Egoismo aveva compreso a colpo d’occhio: purtroppo, l’esito del torneo non era stato affatto quello che il Pagliaccio si sarebbe aspettato... ma non tutto era perduto. La malevola furbizia tipica della sua razza, raffinata fino a più machiavelliche vette dalla sua mente arguta e sottile, l’aveva già aiutato da escogitare un valido escamotage per ammortizzare le perdite e ritagliarsi anche in quella situazione una sorta di rimborso per tutta la fatica e l’impegno che aveva profuso nell’organizzazione dell’evento.
CITAZIONE (Yomi @ 3/6/2010, 04:21) « E' vero: nessun vincitore e nessun premio, però sono comunque felice di essermi sobbarcata la seccatura di tornare di nuovo in questo piano. Dunque non ho altro da fare o da vedere. Se avete bisogno di me sapete come chiamarmi, anche se dubito ci rivedremo tanto presto. Addio. » Salutò con un applauso la partenza della bambina dai capelli d’argento, che con quelle parole abbandonava la stanza svanendo tra le sue ombre, sebbene più che un omaggio per celebrarne il congedo, il gesto del Pierrot bianco e nero fu in vero rivolto ad intessere il suo ultimo gioco di prestigio; rimasto difatti da solo al cospetto del Re, come ogni commediante che si rispetti, seppe che era arrivato anche per lui -e per tutta l’invisibile Corte dei Miracoli che l’aveva seguito sul continente di Asgradel- il momento di uscire di scena.
In uno dei suoi tipici slanci d’amore per la teatralità e le pantomime, il Pagliaccio degli Inferi si esibì in un profondo inchino al cospetto del Sovrano, sfilandosi il cappello mentre intorno a loro il profilo della realtà sbiadiva facendosi sfuocato e le luce ambientale si offuscava divenendo sempre più sommessa, man mano che il nero vestiva ogni cosa; preso venne per il suo stesso corpo il turno di sparire, scomponendosi in un nugolo di farfalle blu, e successivamente anche la fibra stessa di quel mondo oscuro e fondo come il velluto si ricoprì di una ragnatela di candide crepe, e finì in frantumi con un suono cristallino di vetro che si infrange. L’ultima traccia a svanire fu la voce.
« Al prossimo incontro, Maestà...! »
E tutto ciò che rimase fu il Re Che Non Perde Mai assiso sul Trono che non trema.
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