Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

L'incubo, L'abiezione

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Alicia.
view post Posted on 1/7/2010, 00:10




« Guarded by the blazing sun.
Look at everything around you.
Look at everything you've done.
I'm drowning here, please anyone.
Please, anyone, I don't think I can save myself. ¹ »


I candidi piedi scalzi, sfiorati dall'ondeggiare dell'acqua.
Era soltanto la genesi, nient'altro che l'inizio di qualcosa di ben più grande di un semplice pediluvio, qualcosa di ben più spaventoso della morte stessa. Così, le parole dell'interlocutore che fino ad un attimo prima tentava di sedurla, si fecero leggere, perdendo tutto il loro triste significato. I loro colori venivano meno, scivolavano via, lungo la tela dell'indifferenza. Un astratto scenario si presentava a tutti gli ospiti di quella festa, follia, desiderio, terrore; mischiati insieme a formare ciò che avrebbe soffocato tutti quanti. Angoscia.
Penetrava in ogni loro orifizio, colava all'interno delle loro gole, li possedeva tutti quanti, vittime della Disperazione.
I loro polmoni ne erano intrisi, il loro cuore ne era infetto, pompando tutta la paura dentro all'intero Ego.
Vetri infranti, non più calici caduti accidentalmente ad una Regina, ma una gabbia non più in grado di contenere la propria bestia, liberata da un agente del male, a sua volta soffocato dalla condizione in cui versava.
Impotente, come gli altri, con l'acqua alla gola e la disperazione nell'intero organismo.
Ciò che era rimasto di quella serata di gala, fu oppresso dall'avvento di un rospo abnorme, che fagocitò con una velocità impressionante il Sovrano ed un altro mascherato.

D'improvviso le parve tutto più buio, l'aria si fece pesante, pregna della Disperazione di tutti, dal loro dolore, dalle loro urla. Le sue mani cercavano con rabbia di uscire, di riemergere in superficie, in modo da poter salvarla.
La verità era che nessuno poteva farlo, nemmeno sé stessa.
La Bianca si perdeva in quell'oceano nero d'odio, impossibilitata ad imporre la propria visione del mondo; aveva assistito a troppo, il Re divorato, colui che aveva cercato con tanta fatica. La Giustizia che ostentava in ogni sua apparizione faticava ad assere visibile all'interno di quelle tetre onde.
Avrebbe voluto urlare, come lo schiavo ora liberato, ma la sua gola era ostruita dall'impotenza, la stessa che aveva colto tutti quanti, o quasi.

Deglutì, cercando di ritrovare l'inizio del suo essere così apatica, cercando di isolarsi da ciò che la stava trascinando a fondo, che non le permetteva di essere LEI. Ciò che era sempre stata.
Quando rialzò lo sguardo la situazione era mutata di nuovo, la mandria di maiali fuggiva mentre nel salone veniva riversato tutto il male, la materia nera, un conato così oscuro da risultare ancor più disturbante.
Tre creature, formate da escrescenze e numerose menomazioni, strisciarono verso il candido vestito di Alicia, con l'intento di violentare quel bianco simbolo di purezza. Si facevano strada nuotando nel terrore, cercando di insinuarsi al suo interno.

Bianco.
La pace dei sensi, una ritrovata luce, un paradiso migliore.
Tre arti eterei stringevano tra le loro dita affusolate quelle immonde creature, lanciandole infine oltre la loro padrona, distruggendo un paio di tavole imbandite.
Nel mentre lei avanzava, facendosi largo in quell'asfissiante sala. Il suo corpo era ritornato in vita, respirava di nuovo.
L'argentea vendetta lasciò il fodero, puntando la schiena del cane, fautore di tutto ciò. Aveva osato ed ora andava punito, affogato nel suo stesso caos, morto per le sue stesse azioni.
Non vi era modo alcuno con cui Lui avesso potuto giustificarsi.
Un morto che cammina, alle sue spalle una donna mossa non più dalla propria volontà, ma da qualcosa di superiore, qualcosa che nemmeno lei riusciva a capire, qualcosa che andava oltre l'astrattismo di quel luogo.
Levò la testa dall'acqua, scrollandosi di dosso la Disperazione che la opprimeva.

« Cosa hai fatto...Cane? »


¹ A Drowning dei How to Destroy Angels
Img - P.Manipulation by Me.



Report Of The Queen

† ReC: 325 | † AeV: 200 | † PeRf: 125 | † PeRm: 325 | † CaeM: 200
† Energia: 80% | † Consumi: Alto | † Ferite: Illesa
† Mente: Calma


•·.· ´ ¯`·.·• Passive in Uso •·.· ´ ¯`·.·•

Tell Me W h a t & W h e r e You Are: Gestire un regno da sola non è una cosa da tutti, tralasciando gli ovvi impegni burocratici, bisogna anche far fronte alle rivolte ed agli attentati. Alicia lo sa' bene, anche se ora ha escluso letteralmente il male dal suo paese, prima ha dovuto affrontare non pochi maligni, che ostacolavano la sua ascesa al trono. Tutti quanti loro sono stati eliminati prima ancora di potersi avvicinare a lei ed il motivo è presto detto. La Regina Onnisciente è in grado di percepire con estrema facilità le auree di ogni creatura attorno a lei, nel raggio di 25 metri. Questo le permette di seguire sempre con estrema precisione gli spostamenti avversari ma anche di poterli trovare con facilità quando questi sono invisibili, nascosti o mimetizzati. Per far ciò le basta solo un minimo ci concentrazione, cosa che le viene ormai naturale.
Questo suo potere è spesso paragonato a quello di un Dio, anche se lei è contraria a definirlo tale.
Per lei è soltanto uno strumento essenziale per preservare la pace e per rendere la giustizia intoccabile.
Toccando invece un artefatto o un qualsiasi oggetto ella potrà venire a conoscenza di tutti i poteri di tale oggetto, a meno che esso non sia schermato contro tali esami. Le basterà sfiorarlo o entrare in contatto con la punta delle dita perché questo potere si attivi improvvisamente, a volte persino contro la sua volontà. Un potere essenziale per conoscere totalmente chi si sta giudicando.

Closer to God: Una mente incorruttibile e ferma sulle proprie convinzioni. Nulla potrà mai penetrare all'interno del cervello della Regina per corromperlo con ideali distorti o con visioni maligne. Nulla potrà cambiare la sua percezione della realtà, il suo credo è troppo forte per poter essere piegato da delle bieche tecniche. Qualsiasi abilità che cerca di far barcollare le sue convizioni è presto eliminata, non dandole nemmeno il tempo per farla dubitare del bene che sta facendo. Con un consumo d'energie Variabile infatti, tecniche psioniche in atto su Alicia saranno presto debellate, grazie anche ad un attimo di concentrazione. Non vi è nulla di più pericoloso al mondo di una sovrana incorruttibile che fa del male, convinta del contrario.
Nemmeno le tecniche più subdole ed imprevedibili possono far vacillare le sue convinzioni o distorcere la realtà che lei stessa ha creato. Per questo sarà immune anche a qualsiasi tecnica psionica passiva che tenti di deviare la sua mente.


•·.· ´ ¯`·.·• Attive in Uso •·.· ´ ¯`·.·•

The Hands That Feeds You: La Regina, come tale, non è solita sporcarsi le mani del sangue degli impuri e dei peccatori, spesso subordina l'epurazione ai suoi più fedeli collaboratori, convincendoli con il proprio fascino e potere. Ci sono casi però, in cui ciò non è possibile, casi in cui deve essere lei ad agire in prima persona. Fortunatamente anche in questa evenienza, le sue mani non toccheranno mai la carne del maligno. Con un consumo d'energie Variabile Alto infatti, ella sarà in grado di generare delle braccia (Un massimo di sei alla volta, dalla durata di un solo turno), che fungeranno come armi, causando danni da taglio, come delle vere e proprie spade. La peculiarità di questa abilità sta nel fatto che gli arti creati potranno anche servire come difesa, convogliando in uno o più di essi, il medesimo quantitativo d'energia utilizzato per l'offensiva. Le braccia saranno leggermente quasi trasparenti e visibili solo per una leggera distorsione dell'aria, la loro lunghezza invece è a discrezione di Alicia ma dovranno essere sempre create partendo dal suo corpo.
Proprio come i soldati che combattono al suo servizio, anche questa tecnica è estremamente versatile ed imprevedibile.
È inoltre la tecnica d'attacco principale della Regina, la quale in nessuna occasione userà il proprio corpo come strumento d'attacco.


•·.· ´ ¯`·.·• Note •·.· ´ ¯`·.·•
Alcune precisazioni. Con un consumo Alto, utilizzo la mia Variabile e "schianto" attraverso i tavoli del catering tre mostriciattoli. In tutto ciò mi aiuta la passiva dell'Auspex.
Successivamente mi porto alle spalle di Venatrix sfoderando la spada e puntandola contro di lui.

 
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¬Lenny
view post Posted on 1/7/2010, 11:16




La festa si era oramai mutata in un bailamme confuso e rumoroso.
Gente si accalcava su altra gente per riuscire a scorgere anche un solo frammento di quel ch’era accaduto al Re e di quel
che stava accadendo alla sua immonda creatura. Raphael, nascosto dietro le tende a fondo sala, continuava a cercare di
dare un senso all’intero accaduto.
Il Re era stato tradito da qualcheduno. Quello stesso Qualcuno ch’ era riuscito, con l’aiuto di un compare, a distruggere la
campana di vetro ove il cosiddetto Kishin si trovava imprigionato. La festa era divenuta un bordello di schiamazzi, di
proteste, di bisbigli negli orecchi. Ma se poco prima aveva dovuto sgranare gli occhi di fronte all’attacco portato al sovrano,
in quel momento Raphael sentì le pareti dello stomaco stringersi, contrarsi su se stesse come un pugno.
Vide in lontananza il Kishin, mosso da convulsioni spasmodiche, rigurgitare qualcosa dal suo corpo. A prima vista parevano
semplici escrementi, solo materia immonda vomitata da un essere altrettanto immondo. E tuttavia quel rigurgito di cloaca
sotterranea risultò essere più, molto più. E anche molto peggio di quanto averebbe potuto credere Raphael.
I rigurgiti presero a strisciare, a zampettare indipendentemente dal loro padrone. Mossi da vita propria, gli abomini deformi
venivano espletati dal corpo del Kishin a frotte, e in quei modi tanto goffi quanto grotteschi che solo una mostruosità, uno
sgorbio demoniaco può mai avere, si diressero verso i partecipanti della festa. Nuovi invitati alla festa, e di certo non desiderati.
Raphael faticò a trattenere un conato di vomito. Era stata una mossa intelligente quella di allontanarsi dall’amalgama di
gente mascherata per isolarsi dietro le tende: un valido stratagemma non solo per un discreto spionaggio, ma anche per
una difesa ponderata contro simili sgradevoli sorprese.
Un moto incontrollato impresso dalla mente gli fece schizzare la mancina al fianco destro, in cerca della Queen’s Guard.
Le sue dita si strinsero attorno al nulla, il tempo perché il Sorel potesse imprecare.
La spada. La spada!
Giaceva nascosta nella sua stanza, in una diroccata taverna a pochi minuti da lì. Volontariamente aveva deciso di non
portarla alla festa, mosso più dal buonsenso che dalla saggezza, e queste erano le conseguenze.
Ad ogni modo. Aveva visto abbastanza. Tutta, tutta la festa, gli invitati, le maschere, il prodigio scientifico..
tutte oscene coperture! Tutti squallidi inganni!
Il vero motivo della festa in quel momento stava rigurgitando esseri demoniaci al centro della sala. E Raphael sino a quel
momento non aveva assolutamente desiderato farsi coinvolgere, specie in un momento come quello.
La sua missione poteva dirsi conclusa. Avrebbe avuto molto da riferire, tornato in sede Sorya.
Un nuovo mostro vagava per le lande di Asgradel. Un mostro in grado di generare altri mostri. Un mostro partorito dalla
mente malata di quel cosiddetto Re che non perdeva mai. Un mostro in grado di compiere chissà quali orrori,
di certo Raphael non aveva intenzione di scoprirlo, non in quella occasione.
Lasciò cadere la maschera da coniglio per terra. In quel momento più che mai la gente sarebbe stata occupata a far altro
piuttosto che informarsi sulla sua identità. Portò lo stivale destro sopra il volto inespressivo del coniglio di cartapesta, per
poi schiacciarlo, appiattendo del tutto la superficie della maschera.
Il rumore che ne scaturì tuttavia non fu cosa buona: una di quelle aberrazioni deformi si accorse del secco spezzarsi della
maschera e il suo limitato ipotalamo ci mise poco a formulare che nel fondo sala, nascosto dietro i tendaggi dorati, vi fosse
un altro invitato. Raphael seguì con lo sguardo quella creatura ricoperta da bubboni bianchi e rossastri, la cui forma pareva
a prima vista analoga a quella di un piccolo tasso, gattonare sino alla sua posizione. Era lenta, goffa, e ancora più brutta a
vedersi da vicino. La creatura gemeva, se in preda al dolore o all’estasi non avrebbe saputo dirlo Raphael, il quale scostò
rapidamente il piede destro dalla portata del mostro.
Era stato coinvolto in una situazione sgradevole, nella quale mai avrebbe voluto esservi presente.
Scartò a sinistra mentre la creatura imprimeva forza nelle esili zampette e si avventava contro la sagoma del Sorel. Una
volta mandata la mostruosità a caricare contro la parete alle sue spalle, Raphael tese l’indice contro il corpo deturpato del
mostriciattolo. Incredibile a dirsi: nonostante la sua sicurezza, la mano tesa gli tremolava. Aveva forse paura del Kishin?
Temeva forse una sua possibile rivalsa nei confronti del Sorya?
Quali sarebbero state le conseguenze di quel turpe pasticcio regale?
Un segmento di luce saettò dall’indice per andare a conflagrarsi contro il corpo mostruoso. La creatura venne perforata, il
proiettile lucente passò da parte a parte laddove avrebbe dovuto esserci il suo cervello. Il mostro si accasciò al suolo,
espletando un acido liquame verdastro dalla letale ferita. Raphael dedusse che fosse morto dall’ultima contrazione del corpo,
che poi rimase immobile. Il tanfo acido non tardò ad arrivare alle raffinate narici del Sorel, che si diresse rapido all’uscita
della sala. Lanciò una fugace occhiata alle sue spalle prima di varcare la soglia: gli invitati, tutti gli invitati erano stati assaliti
dai rigurgiti del Kishin, e chiunque pareva impegnato nel dare le dovute attenzioni ai mostriciattoli.
Raphael scosse la testa, sconsolato. Chiuse la porta alle sue spalle camminando, o meglio, correndo nel corridoio buio.
Non osava pensare a cosa sarebbe potuto accadere a tutti quegli invitati. Nella sua testa immaginò altre aberrazioni, più
grandi e più mostruose, venir vomitate dal Kishin per poi diramarsi sull’intera terra di Asgradel. Magari il Re stesso durante
la festa sarebbe stato soggiogato dalla sua stessa creatura. Magari.



Mentre a passo rapido si dirigeva verso la taverna ove aveva preso alloggio, Raphael si disse intenzionato a non curarsi più
né della festa, né del Re, né tautomero del Kishin.
Procedendo con passi saldi, Raphael era consapevole di esser stato partecipe ad un momento decisivo della storia di
Asgradel, perciò ricordava con attenzione le parole di Lanza Anthoosen Sorel:" Una rivoluzione ha bisogno di tempo per instaurarsi".
Aveva fatto bene a non agire di fretta e ad aver avitato gesti avventati: la sua fuga era stata solo una tattica difensiva.
Non si era trattato di paura. Non avrebbe mai reso il Kishin o il Re dei nemici più grandi di quanto meritassero.
Non era la sua festa. Non lo era mai stata. Anzi: non si era trattato neanche di una festa, definizione che prevede di per sé una qualche occasione gradevole da festeggiare, per l’appunto. E di gradevolezze ne aveva viste ben poche, in
quell’ambiente. Solo la turpe ipocrisia del sovrano e la sua immonda creatura, ecco a cosa era dovuta quella festa.
Per quanto riguardava il Kishin: si trattava certamente di un nuovo grattacapo, un problema che d’altra parte era del Re e
per il Re sarebbe rimasto. Se ne sarebbe occupato lui assieme al suo insulso clan, qualora fosse sopravissuto a quella notte.
Il Kishin non era affar loro, e con “loro” Raphael intendeva il Sorya tutto.
No, il Kishin si sarebbe ritorto contro il suo stesso padre. Avrebbe forse demolito il Toryu, forse devastato la corte reale
per poi sparire nei meandri della terra, e lontano da tutto e da tutti sarebbe stato definitivamente dimenticato. Posto che
nessuno lo avesse distrutto durante la festa.
Non avrebbe mai potuto raggiungere l’enorme anfratto ove si trovavano un ponte, un Gorgo, e infine un Regno.
Non avrebbe mai potuto molestare il suo clan. Non sarebbe stato a conoscenza neanche della leggenda di quel clan.
Il Sorya poteva rimanere tranquillo.
Il Sorya poteva continuare a perpetrare il volere dell’Inquisitrice senza ulteriori problemi provenienti dalla corte del Re.
Non sarebbe mai stato coinvolto in tutto questo. Ne era semplicemente estraneo.
Mai coinvolto.
Mai.


SPOILER (click to view)
Questo è il mio ultimo post, nonchè la mia uscita dalla festa (cause esterne, purtroppo ç_ç). La tecnica utilizzata contro il mostro è la pergamena "Lampo di luce"


Edited by ¬Lenny - 1/7/2010, 12:42
 
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»J|mmY«
view post Posted on 2/7/2010, 00:27




7 Settembre, ore 18.10.
"Bianco Maniero", Mondo Umano.

Doveva agire, darsi una smossa, prima che fosse tardi, troppo tardi.
Anche se, a dirla tutta, l'inerzia non la disdegnava affatto.
Vedere gli altri fare il lavoro sporco al posto suo le dava infatti un profondo, inspiegabile senso di soddisfazione, e senza neppure faticare.
Ma non poteva, non poteva rimanere li, immobile in quel totale trambusto.
Aveva dato la sua parola, aveva fatto una promessa, aveva accettato un impegno inderogabile, ed ora non le restava che agire e intascarsi quel bel bottino.
Non fece neanche in tempo a muoversi.
Il Kishin, quell'abnorme essere nauseabondo, venne letteralmente perforato da una figura indistinta.


Slash!

image

L'immagine colpì il mostro in pieno stomaco, dove un'ampia voragine sazia d'ossa, lembi di pelle ed organi sparsi qua e la si estese a tutto spiano.
Un conato di vomito la attanagliò nuovamente, sopraffacendo una seconda volta quella che tutti conoscevano come la Nera Signora, la "lady" della morte.
Magari fosse stato solo quello il problema.

~

Piccoli, non più grandi di un cane, voraci, tanto quanto può esserlo un leone in astinenza, viscidi, più di un verme della peggior specie, e… innumerevoli.
Uscivano a fiotti da quella che, una volta, doveva sembrare la pancia del Kodoku.
Scarti, nessun appellativo poteva essere più azzeccato.
Sorrise. Sotto la maschera le labbra si mossero, poi fletterono più in un ghigno sprezzante che in altro. E si, ci sarebbe stato da divertirsi, ne era certa.
Il braccio ricadde esanime verso il fianco, quasi sfinito, ancora indolenzito dal precedente scontro che l'aveva visto partecipe di un'autolesione alla spalla. Poi all'improvviso parve riacquistare vitalità, e saldarsi attorno all'elsa di Constantine, pronta ad agire.


Si, si.
Fammi uscire.
Fammi divertire.
Fammi uccidere.
AH AH AH


Detto fatto. La lama nera abbandonò celere il fodero e, mentre Rekla stava per sfiorarne il filo, due di quei piccoli mostriciattoli cominciarono ad accavallarsi, poi di nuovo, e ancora, e ancora, e ancora.
La fanciulla rimase a guardare intrisa di curiosità.
In brevi istanti l'accozzaglia venutasi a creare, che sembrava ignorare i propri compagni intenti ad aggredire gli altri invitati, assunse le fattezze di non una ma ben due entità, alte allo sfiorare dei due metri.
Queste sembravano essere la versione macro di quei sudici vermi carnivori, che parvero notarla solo poi e direzionarla istantaneamente.
Strisciavano quelle sporche creature, oh quanto strisciavano, e sembrava persino che amassero farlo.
Non erano veloci, questo era certo, ma sapevano di morte e puzza di lercio.
Senza dimenticare che loro erano un'innegabile frammento di quell'enorme Kodoku, lo stesso che, al contempo, aveva osato "assorbire" uno degli invitati più ostili e azzardati, facendolo totalmente suo.
La figura che l'aveva attaccato, infatti, era ora al limite del diventare un tutt'uno con l'essere più squallido che avesse mai visto.
Un mostro nelle mani di un cadavere, un'accoppiata che non prometteva certo un esito tanto facilmente prevedibile quanto impunemente raggiungibile.
Li vide arrivare, moribonde e zoppicanti, come una coppia di zombie alla ricerca di un disperato sazio dei propri istinti.
Un po' quasi si dispiaceva per loro.
Un brivido, un sibilo o per alcuni sarebbe stato anche solo un ticchettio, accompagnò il movimento del metallo privo del proprio nascondiglio di pelle.


« E' una festa, no? Bè… danziamo. »

Ebbe appena il tempo di dirlo, che già venne assalita da quelle piccole bastarde grondanti di bava da ogni orifizio.
Tuttavia non volle affrontarle insieme, sarebbe stato troppo poco divertente.
La scarsa sincronia tra le due figure fu la prima arma che la Nera Signora utilizzò contro le stesse.
Si infiltrò tra i due corpi, dunque, graziando il primo arrivato.
Poi poggiò l'elsa allo stomaco, premendo quanto più poteva, e fece sporgere l'intera lama della piccola, impugnata orizzontalmente, dal fianco sinistro.
Non appena anche la seconda creatura mancò il colpo, questa risentì immediatamente di una profonda lacerazione all'altezza del fianco.
La mercenaria, ancora incolume, non esitò ad arrestarsi subito dopo, a voltarsi e a convocare istantanea quella che lei chiamava "Invidia".


Uccidi uccidiuccidiuccidiuccidi.

Un decina di stalattiti presero vita al di la del palmo di Rekla, ancora ansimante per la corsa, poco sopra le teste dei nemici.
Il petto si gonfiava e sgonfiava ripetutamente ma a ritmi regolari, mentre le dieci lastre -lunghe diversi bracci- si muovevano e dondolavano nel vuoto, sorrette da fili invisibili.
Cosa c'é di bizzarro?
Erano interamente composte di ghiaccio nero, un ghiaccio unico, rarissimo, che solo lei poteva vantare di usare.


Distruggi gli abomini!
Ora!
Ora!

Poi il palmo parve stanco dell'attesa, e ricadde esanime come il gemello pochi istanti prima.
Le falangi disegnarono una sorta di semicerchio, che partiva da sopra il capo e culminava al tocco della coscia, danzando nell'aria con la stessa leggiadria di una ballerina classica.
Infine, quando gli archi parvero tacere, i violini chetarsi e la bacchetta del maestro riposarsi sul leggio, ecco che accadde l'imprevedibile.
La ballerina interruppe la propria danza, e con essa l'Invidia dilagò tra le creature e gli invitati, agghindando le prime di profonde ustioni su gran parte dell'epidermide già decadente.


AH AH AH
AH AH AH




SPOILER (click to view)

Stato Umano
ReC 175 | AeV 100 | PeRf 250 | PeRm 225 | CaeM 175
image

Nome: Rekla Estgardel
Vitalità: 100 - 5 - 10= 85%
Status fisico: illesa.
Armi: Constantine- sfoderata; Red Rose- riposta
_________________________
A b i l i t à

Passive
-Gola: Rekla raggiunge il successivo livello del Sigillo di C o n s t a n t i n e. (Livello 2)
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

-Superbia: Essendo innamorata di se stessa e di una forse inesistente superiorità, la giovane ha coltivato un carattere duro e scorbutico
che non ispira affatto fiducia in chi la affianca ma, talvolta, insinua un timore notevole che però non ha alcun effetto contro i demoni
del suo stesso livello o inferiore.

Attive
-Sigillo di C o n s t a n t i n e I: L'arma incantata potrà, in qualsiasi momento e senza concentrazione, ricoprirsi di un alone elementale, aggiungendo al successivo colpo messo a segno dei danni elementali.
L'effetto dura fino a quando l'arma non colpirà un bersaglio qualsiasi, scaricando la magia che contiene e perdendo ogni proprietà elementale. Per attivare l'effetto si dovrà spendere un costo pari a Basso e passare le dita sull'area dell'arma su cui si è iscritto l'incantamento.
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

-Invidia: «Per che cosa sono meno di lui? Per intelligenza? Per ricchezza interiore? Per sensibilità? Per forza? Per importanza? Perché devo subire la sua superiorità?». Così si interroga Nicolaj Kavalerov, protagonista del romanzo Invidia (1928) di Jurij Olesa, scrittore sovietico, mentre medita rancore per il suo nemico personale Babicev che rappresenta ai suoi occhi un concentrato di negatività assolute. 
Come tutti i vizi capitali, l’invidia è antica come l’uomo. Ma a differenza della superbia, della gola e della lussuria, l’invidia è forse l’unico vizio che non procura piacere. Evidentemente le sue radici nascoste affondano nel nucleo profondo di noi stessi dove si raccoglie la nostra identità che per costituirsi e crescere ha bisogno del riconoscimento. Quando questo manca, l’identità si fa più incerta, sbiadisce, si atrofizza. Allora entra in scena l’invidia che concede a chi è incapace di valorizzare se stesso una salvaguardia di sé nella demolizione dell’altro. Oltre ad essere un vizio, è un meccanismo di difesa, il disperato tentativo maldestro di recuperare fiducia e stima di se stessi, impedendo la caduta del proprio valore con la svalutazione dell’altro. La strategia dell’invidioso è svalutare le persone percepite come migliori di sé, non solo con pensieri e parole, ma anche danneggiando il malcapitato invidiato, ritenuto colpevole di farsi apprezzare e stimare dagli altri più del dovuto, più di quanto non lo sia chi lo invidia.
Bé non si può certo dire che Constantine non sia stato tutto ciò. Individuo atto solo alla distruzione di chi mina la sua stima.
Rekla, ad un costo pari a Medio, è in grado di generare dalle cinque alle dieci schegge di ghiaccio, sopra l'avversario, lunghe fino a diversi bracci e simili a grosse stalattiti.
La tecnica non richiede di particolare concentrazione o imposizione delle mani, e le stesse saranno piuttosto veloci nel formarsi.
Una volta formate, le schegge ricadranno pesantemente verso il basso, molto velocemente.
Purtroppo non sono molto potenti, anche se attraverseranno facilmente qualsiasi corpo solido, come se non esistesse, incontrando solamente la carne e provocando ustioni di media entità, ma senza lasciar altro tipo di lesione esterna. Contro i demoni, il danno totale della tecnica è alzato ad Alto. Gli angeli invece lo considerano di livello Basso.

~

Note: Due piccole precisazioni:
1- il mio primo attacco corrisponde all'effetto attivo del dominio di primo livello, mentre il secondo alla pergamena "Invidia" di Rekla.
2- Proprio in merito a quest'ultima volevo specificare che, essendo le mie creature nemiche molto vicine tra loro, le schegge beccano in pieno entrambe.

 
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view post Posted on 2/7/2010, 12:00

Esperto
······

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Ecco cosa succede a dar retta alle voci nella testa...

Laddove eri abituato a veder schizzare sangue, c'erano ora delle orde di mostri mollicci. La spada era penetrata in profondità come un coltello ben riscaldato nel burro, senza incontrare alcuna resistenza da parte di ossa, pelle, o muscoli di sorta, poiché nessuno di questi tessuti vi era presente.

«Kishin ...? Che cosa ...?»



L'essere smembrato si alzò e abbracciò Claymore, in un gesto di ... ringraziamento?
In quel momento, tutto il mondo cambiò.

Tu hai sempre desiderato fare parte di qualcosa, in fondo.
Tutti gli uomini sono deboli. Per fare fronte a quella debolezza, si riuniscono in gruppi, città, gilde, clan, nazioni, società. Ma tu, che sei sempre stato un reietto, e niente di più, cerchi la forza singolarmente, disprezzi le società degli altri ... perché sai, in realtà, che ogni tipo di associazione ti è sempre stata negata. Come nella favola della volpe e l'uva.


La sua pelle si crepò in tante piccole sfoglie e cominciò a cadere come carta bruciata, lasciando dietro di sé solo uno strato nero come l'ossidiana. Gli angoli della sua bocca si allungarono, le mascelle schricchiolarono, fino a permettere alle sue zanne vampiriche di essere scoperte nella loro interezza. I suoi capelli cominciarono a prendere spessore e lunghezza, iniziando a prendere movimenti propri, come dei tentacoli.



Sei cosciente, si, che tutto questo avviene contro la tua volontà. Sai istintivamente che potresti perdere te stesso, di nuovo. Ma invece di combattere, lasci che l'aberrazione prenda il controllo di te, vagamente pensando di poter gestire il tutto dopo.
Mentre la tua personalità scompare in un angolo dimenticato, le sensazioni si fanno improvvisamente più forti. Il dolore del tuo corpo che si corrompe - ma anche l'istintiva paura dei commensali, che puoi sentire tutta intorno a te, sono droghe che scorrono nel tuo sangue e ti rendono euforico.

Sei una bestia senz'anima, ancora una volta.


Il non morto si staccò dal Kishin con un rumore di tessuti spezzati. Aveva ancora in mano la spada colossale, anche se nel modo in cui la teneva si era persa ogni possibile ordine, che potesse rimandare a qualche posizione di scherma.

«Aaaah...»

Lascia che la corruzzione lo invada, ne assapora ogni momento. Con la testa rivolta al cielo e la bocca aperta, emette un lunghissimo sospiro di sollievo.
Contemporaneamente, sul pavimento attorno ai suoi piedi iniziano a radunarsi quantità impressionanti di sangue. Il liquido rosso si spande come la marea fino a ricoprire tutta la sala, dopodiché, come se stesse respirando, si formano tante piccole increspature circolari sulla sua superfice; ovviamente i cerchi nel sangue hanno lui - che ancora non ha fatto una mossa, o almeno non volutamente - come centro.

Finalmente reclina la testa verso il basso, e sorride a tutti i presenti. Un'onda - sarebbe più appropiato definirla anomala - di sangue si solleva dalla sua posizione, avanzando dritta verso tutti i partecipanti alla festa, tranne coloro che, saggiamente, si sono già ritirati o spostati in postazioni sicure. La volontà del Kishin gli impediva di colpire tutti indistintamente, perciò l'onda semplicemente si scansava o creava delle piccole aperture ogni volta che, sul suo cammino, trovava uno degli orrori.

Ma tutti gli altri ... sarebbero stati schiacciati, annegati, e uccisi.

Dopo l'ondata, l'essere incominciò a camminare in avanti, alla ricerca dei sopravvissuti.

D'altronde lo sapevi, l'avevi detto già:

Chi dà la caccia ai mostri, finisce per diventarlo;
e quando guardi nell'abisso, l'abisso guarda dentro di te.


Stasera l'abisso ti ha guardato.

Stanotte sei a caccia di sangue.





CITAZIONE
Spero di aver interpretato bene il corso degli eventi.
In poche parole, spendo un consumo Alto della mia variabile per mandare un attacco generalizzato dritto di fronte a me. In quanto la mia posizione era avanzata rispetto a tutti, dovrei avervi ora tutti di fronte, tranne lenny che ha lasciato la sala e alicia che si è portata alle spalle di venatrix. Indi vi vedete arrivare l'onda di sangue, che eventualmente, se non vi difendete in qualche modo, vi sbatterà contro una parete o simili, causandovi danni. Gli orrorini del kishin vengono risparmiati dall'attacco.

EDIT: La maschera va distrutta durante la trasformazione, quindi vedete il mio volto, seppure distorto e con qualche modifica.

Breve check-up di Claymore:
[ReC: 225 ┐ AeV: 225 ┐ PeRf: 275 ┐ PeRm: 250 ┐ CaeM: 250]
Energia Verde


Energia : 80%

St Fisico : Corrotto dal Kishin - illeso.
St Mentale : Corrotto dal Kishin - ///.

Armi:
~Claymore.
[...]Spadone a due mani, elsa di quaranta centimetri, lama di un metro e settanta centimetri, larghezza trenta alla base. Doppio filo. Acciaio e lega di titanio. Pesante la spada, pesanti i danni, ottima per gravi attacchi e anche per la difesa, ma non consigliabile senza un'ottima velocità.
Passive
~The bird of Hermes ... [Dominio] [...]In termini di Gdr, Claymore potrà provocare danni con l'uso dei denti e delle mani, avere una visione perfetta anche al buio, e soffrirà di ferite lievi da ustione per ogni turno trascorso alla luce solare.[...]
~Non è finita finché non è finita.
Che senso avrebbe aver ingannato la morte per poi sentirsi stanco al primo sforzo? Al contrario di un comune mortale, difficilmente Claymore crollerà svenuto a terra, anzi, anche consumando l'utlima goccia delle sue energie, continuerà a combattere. Certo, sotto al 20%, avvertirà una certa stanchezza. Ma questo non gli impedirà di stare in piedi fino alla fine delle energie. Allo 0%, cadrà in terra morto (?) come tutti gli altri guerrieri.


Tecniche

~Spadaccino del sangue fresco. x1 Alto

In termini di Gdr, Claymore possiede il controllo del sangue, che segue tutte le regole di un controllo non-elementale. Potrà quindi essere usato per creare armi di qualsiasi genere, solide o liquide. I consumi variano in modo direttamente proporzionale alla complessità delle operazioni eseguite con il sangue.
[Personale Variabile]




Edited by †Blame! - 2/7/2010, 13:34
 
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Zephyr Luxen VanRubren
view post Posted on 3/7/2010, 13:33




Attonito, semplicemente.
Sbigottito, senza parole innanzi alla verità svelatagli dal suo tocco.
Malgrado il giovane criminale non gli avesse risposto, l'Oracolo si era comunque deciso a giudicarlo e rendere la sua anima agli Abissi, sciogliendola in placidi fiocchi di cenere, punendo l'alta figura poco distante per l'oltraggio commesso nei confronti del Re.
E invece no. Non appena la punta delle dita sfiorò la veste dell'altro, si sentì incapace di far fluire l'essenza di Thespia dalle dita, debilitato dall'unione di quelle volontà solitamente contrastanti e avverse, Soprattutto nella loro visione del mondo, ma che, per una volta si era incontrate a metà strada, stipulando un tacito quanto inaspettato compromesso. Ciò che prima aveva chiamato decisione, non era stato nient'altro che un riflesso sbiadito di una coscienza inascoltata, soppiantata per qualche momento. Qualche momento di troppo.
Impaurito dalla possibilità che il Kishin lo sostituisse, l'istinto del ragazzo si era lasciato condurre dall'angelo, facendo sì che il potere delle Forze non fluisse oltre le falangi, lasciando libero il criminale di potere con sè l'incubo. Lo voleva lontano dalla corte, lontano dal Re.
Lo volevano, entrambi.
Nella triste realizzazione della sua incapacità, il cuore parve smettere di battere. Sgranati gli occhi vacui innanzi a se, Zephyr impiegò un solo istante per capire cosa era realmente accaduto, perchè non era riuscito a dissolvere il corpo del mortale, perchè lo stava lasciando libero di portare con sè il Kishin.
...perchè stava fallendo dove un suddito non può permettersi di farlo.
Un attimo di fulgida e triste consapevolezza, un'illuminazione tanto cinica quanto perentoria, una verità scomoda che avrebbe preferito non sapere e lo sguardo s'appiattì al pavimento, le dita scivolarono costernate dall'abito del traditore per lasciarsi cadere lungo i fianchi.
Il Kodoku minacciava di riciclare l'intera gerarchia.
L'angelo di uccidere il mostro con sferzate di luce.
Dimentico della fedeltà e dell'onore, malgrado il senno gli avesse detto di uccidere colui che aveva impedito il proseguo della festa, il ragazzo aveva inconsciamente impedito al suo potere di fluire.
E il tutto, quindi, si era risolto con un criminale ancora libero di rubare il giocattolo del Re.
Proprio come desiderava. Proprio quello che avrebbe dovuto evitare di lasciargli fare.
Distratto dai desideri inconciliabili, il dubbio accorciò il fiato, costringendolo a respirare con affanno, mentre il busto affaticato dall'ansia si gravava della colpa del tradimento piegandosi in avanti, lo sguardo sbarrato che vacuo fissava la marmorea pavimentazione. La mancina strinse il cuore con forza, ancora, nel tentativo di arrestarne i battiti, nella vana speranza che la mano della donna dietro di lei lo spingesse a desistere dall'automutilarsi per rimediare alla colpa della quale lui si era macchiato.
Per fortuna, lo struggimento non durò troppo.
Un rumore di passi rapidi e veloci lo allertò, destandolo dal cupo torpore nel quale era scivolato, facendo guizzare lo sguardo sorpreso verso quell'incedere rapido che si stava avvicinando a grande velocità. Fece appena in tempo a scorgere le fattezze dell'ennesimo idiota che questi colpì il mostro prima che il "Cavaliere del Re" potesse impedirglielo, lasciando che lo spadone del guerriero si conficcasse nelle carni del Kishin.
Poi fu il caos.
L'umano poco assennato che aveva osato colpire il mostro finì con l'essere corrotto dalla sua natura, abietta e e lurida, modificando tanto il suo aspetto quando la sua indole: trasformandolo in un essere in tutto e per tutto simile al mostro che aveva appena cercato di eliminare.
Celere, Zephyr mise mano sulla spada, l'arma di cui un cavaliere non poteva mai fare a meno, e allargando il braccio sinistro di lato a protezione della Rosa, cominciò a fendere le bestie che presero a fluire dal corpo marcescente del Kodoku.

« Allontaniamoci. »


Calpestata la testa di uno degli scarti, guardò di sbieco la donna, prendendo a indietreggiare nella speranza che lei gli stesse dietro, perchè non venisse coinvolta in ciò che aveva in mente di fare.

« Dobbiamo fare presto. »

Il tono era fermo, il rammarico svanito.
La concitazione di quegli attimi l'aveva costretto a pensare a non gravarsi di ulteriori colpe, per pensare solo poi a come riparare a quelle di cui si era già macchiato.
E allora mulinò la Bahamut, menando fendenti innanzi a sè, chinato leggermente verso il basso a colpire gli sgorbi che bramavano le carni degli astanti, che volevano cibarsi di loro. E per quanto gliene fregasse davvero poco del resto degli invitati, Cenere non avrebbe permesso che quei cosi gli si avvicinassero troppo.
Gemette debolmente, quando un insetto -staccatosi dalla marea- gli graffiò la gamba, reprimendo la sua voce all'istante con un secco affondo nel cranio del mostro che strisciò il metallo il metallo della lama nel cranio della bestia.
Degnato di uno sguardo il cretino che aveva trafitto il Kodoku si accorse di come questo fosse in procinto di attaccare l'immensità della sala con un aberrante potere tinto di cremisi. All'urlo dell'essere il suo potere esplose in un'onda scarlatta che liberò nella sala una quantità indefinita di sangue -?- che mirava a far annegare gli ospiti del Maniero in quello schifo appena prodotto.
Ostinato e idiota. Come poteva pensare che i sudditi del Re che non perde mai stessero fermi a guardarlo mentre imbrattava il Maniero Bianco?
Una domanda retorica che non necessitava certo di essere proferita, rimanendo silente per lasciare che fosse il potere del cavaliere del Re a parlare al posto suo; evitando di sprecare fiato con un guerriero che, vista le chiare disfunzioni mentali -chi attaccherebbe mai il Re in casa sua?-, non l'avrebbe certo ascoltato.
Un battito di ciglia degnato e indispettito e l'ondata scarlatta sarebbe esplosa in una vampata di cenere che avrebbe investito gli ospiti con più delicatezza ma che, soprattutto, avrebbe evitato la corruzione della bianca tinta cromatica che distingueva il Maniero.
Annullata l'offensiva, gli stivali ripresero a muoversi a ritroso, mentre gli sguardi fugaci del ragazzo saettavano da un mostro all'altro, guidando la spada in direzione di pelose zampe e musi riprovevoli.
Quando i passi di Cenere si fermarono, un rapido sguardo dietro di sè gli avrebbe confermato di trovarsi in una posizione sufficientemente distante a uscire incolume dall'attacco che avrebbe colpito il guerriero con lo spadone.
Che l'avrebbe ucciso, sperò. Il braccio allargato innanzi alla donna, si portò all'altezza del volto, sfiorando la ceramica che celava le fattezze mortali dietro la maschera del gatto.
Si girò verso di lei, guardandola negli occhi per un istante.

« Vi chiedo un ultimo favore »

Staccò la maschera dal volto, girandosi prima ch'ella vedesse la fatica cui gli struggimenti l'avevano costretto, porgendogliela mentre il suo sguardo s'incatenava nuovamente sull'obiettivo, quello che poteva uccidere lì e subito, senza pensarci due volte.

« Serbate il mio sogno per qualche istante. Datemi il tempo di schiantare qualche idiota. »

Un rapido cambio di inflessioni, il tono che da serio e pacato -adatto a una richiesta gentile- divenne cupo e determinato, sprezzante a causa dell'odio che non si premurò di nascondere.
Quindi avrebbe poi atteso ch'ella gli prendesse la maschera, il sogno, perchè la custodisse con cura fino a che la tranquillità non si fosse riappropriata della sala, finchè i mostri non sarebbero stati tutti rimesse a tacere dentro una teca di vetro o una cassa da morto. Non gli interessava dove finissero: dovevano solo smetterla di andare in giro a d i s t r u g g e r e.
Un altro battito di ciglia e la concentrazione che traspariva dalle iridi ridiscese lungo il corpo, fluendo infine sotto i suoi piedi, al di sotto del pavimento, liberando uno dei poteri più grandi di cui disponesse: una punizione rapida e terribilmente dolorosa per il cretino che aveva scatenato il caos nella sala del Re.
Leggeri sbuffi di polvere grigia e cinerea zampillarono dal terreno, segnando in successione e con linea retta il percorso che separava l'Oracolo dal nuovo mostro, il suddito dal guerriero che aveva osato troppo. Il volto contrito e stanco, una goccia di sudore che dalla fronte minacciava di cadere lungo la guancia per infrangersi sul pavimento. Aveva provato a celare alla Rosa la sua fatica, girandosi rapidamente per far finta di avere fretta di uccidere il traditore, per farlo scomparire dal continente una volte per tutte.
Sperò che la donna non avesse notato quei particolari sul suo volto, che non fosse stata abbastanza accorta da muovergli un fugace sguardo per esaminarlo da vicino. Sperò di essere stato abbastanza veloce da girarsi prima che ciò accadesse.

image
Sperò.
Che non appena il traditore sarebbe stato spazzato via, il Re sarebbe tornato a mettere la parola fine a quello scempio. Così sarebbe ritornato al suo sogno. Avrebbe indossato nuovamente la maschera.
E mentre i suoi s'abbassavano rammaricati, sentì la colonna argentea esplodere dal pavimento.






SPOILER (click to view)
Energia Verde
Energia 133%
Consumi:
Alto x1 (17%) = Dissolvo (Attiva Dominio Metamagia)
Nullo x1 (Colonna di Luce)
Equipaggiamento
- Bahamut nella mano destra
- Occhio della Lince [+50 PeRm]
- Anello del Potere Maggiore

Status Fisico: Ferite totali basse a entrambe le gambe (due graffi).
Status Psicologico: Frustrato
Forma: Umana


[ReC 200] [AeV 100] [PeRf 150] [PeRm 350] [CaeM 175]

Abilità:



...P a l a d i n o [...][Passiva Razziale]
Volontà di Marmo, Mente di Diamante ~ Shine[Passiva Personale di Azzeramento dei tempi di concentrazione + Risparmio energetico + pergamena Rivelazione del paladino]

Distrugge la volontà di Cenere ~ Dissolvo Attiva del dominio Metamagia, più potenziamento passivo. [Usato Consumo Alto]

T h e L o n g W a l k

Dove cammino non cresce più l'Erba [...] Inoltre, a consumo Nullo -Utilizzabile solo due volte all'interno di combattimenti/quest- il portatore degli stivali potrà generare sotto i piedi del proprio avversario una colonna di cenere argentea dal diametro di diversi metri che arriverà ad un altezza incredibile . Il malcapitato che verrà investito da questo colpo sarà scaraventato in aria con notevole violenza. . La forsa è tale da poter sbalzare via anche il più pesante di tutti gli avversari. Se generata troppo vicino rischia di sbalzare via perfino il portatore stesso e, come se non bastasse, la colonna provoca anche ustioni di alta entità su tutto il corpo dell'avversario, o almeno sulle parti scoperte.
Contro i demoni è notevolmente più efficace, provocando danni mortali. Contro gli angeli, invece, andrà considerata come una teck di livello alto.
E' possibile identificare la colonna di luce poiché essa, partendo dal caster e muovendosi sottoterra, zampillerà luce fuori dal terreno prima di raggiungere i piedi dell'avversario. [pergamena Colonna di Luce incastonata negli stivali]



Azioni: Vedendo che Claymore trafigge il mostro, e che da esso fuoriescono gli scarti. Mi volto verso la Rosa per poi arretrare mentre affetto gli insetti del Kishin (ho pensato di combatterli usando le regole delle evocazioni, quindi diverse volte più forte di loro). Arretrando vedo l'onda di sangue lanciata da Claymore e la dissolvo (ho lasciato l'azione al condizionale, nel caso Ray avesse altri piani), continuando a ritroso, alla fine, lancio la colonna di luce.

Note: - Il post inizia dove l'altro era finito, mi sono preso qualche istante per spiegare il perchè non ho sciolto Veantrix in cenere, usando l'espediente del "non potete castare" malgrado la mente contorta di Zeph l'abbia interpretato diversamente.
- Ho calcolato che è passato solo qualche istante dal mio cominciare ad arretrare all'attacco di sangue di Claymore. Ricordo comunque che la metamagia è istantanea.

 
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__White__
view post Posted on 3/7/2010, 14:05




°°Atto ~ quartO°°


"Una maschera ci dice di più di una faccia"


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Erano i troppi in quell'ambiente, in troppi per poter facilmente analizzare il movimento di ognuno, in troppi per poter trovare le informazioni che cercava ma non sapeva che in confronto a quello che sarebbe accaduto di lì a poco, il loro numero si sarebbe rivelato infimo.

Violento e tetro fu il tonfo sordo che il gigantesco pezzo di ferro emise nel tranciare quel mostro e sbatterlo a terra.
Ammutolì per un singolo istante l'ambiente circostante e, anche Adrian, fu costretto a girarsi ancora una volta nella direzione dell'aberrazione.
Ferito, schiacciato da quell'arma se ne stava a terra, immobile.
Ma tutto cambio nell'istante in cui il braccio, come un purulento bubbone, andò a gonfiarsi fino ad esplodere lasciando che Loro fuoriuscissero come sangue da una ferita.
Non attesero ordini, non emisero parola ma semplicemente presero a spargersi nella stanza, affamati, Loro.

White non era così vicino da poter essere uno dei primi ma li osservava silenzioso, quasi paralizzato da tutto quello che stava accadendo.
Il loro effetto era disastroso, facevano marcire ogni cosa e, il guerriero che brandiva l'arma gigante fu il primo a subirne la corruzione.
Marcì, come Loro.
Non erano ancora giunti, Loro, alla distanza in cui White si era posto che quella creatura ormai marcia scagliò anch’essa un violento attacco che, come un'onda, si sarebbe riversata sulla folla.
Poco tempo per pensare, poco tempo per dare forma alla sua idea.
Pensò ad un bozzolo il mercenario mentre il suo Ki già iniziava a prendere forma ma quell'onda scomparve, come se qualcun'altro, oltre a lui, aveva deciso di combattere.
Di nuova luce si illuminarono gli occhi di Adrian in quell'istante, lo stesso in cui prese una decisione.

Mi serve Lui...


Una sola maschera apparve nella sua mente in quell'istante, pensò al Demone che ancora se ne stava all'interno di quel rospo mentre la situazione degenerava.
Sorrise il mercenario, Loro ora gli erano abbastanza vicini.

Rapido il suo corpo prese a muoversi mentre i suoi arti superiori assunsero la forma degli artigli di un lupo.
Veloce il suo movimento e letali i suoi colpi andavano a spezzare i gracili corpi delle aberrazioni fuoriuscite da quell'essere orrendo.
Schizzava il Loro putrido sangue andando ad imbrattare il candido vestito del mascherato che, dopo averne tranciati due, non esitava ad avanzare.
Furono una decina i colpi vibrati dalle sua mani nell'avvicinarsi al rospo nero che aveva inghiottito il Demone e quattro le bestie da lui spezzate.

Sorrise poi osservando che non era l'unico che voleva opporsi a quella bestie.

Esci...


Lo sussurrò solo mentre alle sue spalle una colonna di bianche spine andava spuntando dal suo stesso corpo per poi spezzarsi in una decina di lance che, con violenza si diressero al rospo che aveva di fronte.
Mirava a liberare il Demone, gli servivano le informazioni di cui lui era in possesso e voleva che quello scempio finisse.


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CITAZIONE

[Adrian Coleman]
• Energia Verde
• [ReC: 300] • [AeV: 400] • [PeRf: 200] • [PeRm:250] •
• [CaeM: 225] •



Energia__ 140%
Consumi__ Medio 2X [10%]
Status Fisico__ Illeso, un po' sporco di sangue

Equipaggiamento:

B r a c c i a l i ~ Redescrizione Occhio della tigre, lince, giaguaro & Amuleto della visione & Anello potere maggiore & Incavo pergamena.
M a s c h e r a ~ Semplice maschera Per celare l'identità.
R i c o s t i t u e n t e ~ Impacco Naturale 1X

Tecniche passive:

M o v i m e n t o ~ Capacità di camminare nell'aria, sui muri e sull'acqua
R i s p a r m i o ~ -5% spesa su ogni teck e Non svenimento a 10% energie
N a s c o n d i g l i o ~ Mimetismo totale nell'oscurità
M o r t e ~ Immortalità pura e semplice
P a r a l i s i ~ Possibilità di paralizzare muscoli avversari se colpiti con dita tese
E m p a t i a ~ Capacità di usare animali in combat
A s s a s s i n ' s S k i l l ~ Capacità di balzi e scatti fuori dal comune
W e a p o n M a s t e r ' s S k i l l ~ Armi impugnate come se pesassero 0 Kg

Tecniche Attive:

N o W e a p o n M a s t e r ~ Senza ombra di dubbio un assassino dotato di sola forza o di sola velocità risulterebbe facilmente battibile da qualunque essere in grado di contrastare singolarmente le sua abilità con altre.
La perfetta simbiosi però di agilità e potenza che sono insite nel corpo del signor Coleman fanno di lui un'arma estremamente temibile soprattutto se si è nell'ambito di un corpo a corpo.
Senza particolari tempi di concentrazione ma solo portando le mani in una posizione simile a quella degli artigli di un lupo, il signor Coleman è in grado di sferrare all'incirca 15 colpi nel tempo nel quale normalmente ne verrebbe sferrato solo uno.
Per compiere però questi movimenti così veloci il corpo dell'assassino è sottoposto ad un notevole sforzo fisico che richiede un dispendio di Energia vitale non indifferente. [Pergamena Verde "Artigli del Lupo"... Costo Medio]
W h i t e S p e a r ~ [IMG] Tanto decantato era il suo soprannome all'interno della "Gilda" ma pochi, se non quelli che perivano dopo averlo incontrato, potevano vantarsi di conoscerne la derivazione.
Il suo nome stesso infatti significa "Spina Bianca" e trae spunto dalla sua abilità di controllo del Ki.
Chi riesce a controllare l'Energia Vitale o Ki ne riesce a dominare diversi aspetti (Creazione, Modellazione ed Intensità) ma non ha il controllo dell'Elemento del Ki che al contrario degli aspetti citati prima è proprio sin dalla nascita.
Vi sono dunque incantatori del Ki delle fiamme, del Ki del vento, del Ki del fulmine ed altri banali dominatori elementali.
Tutto ciò però per il signor Coleman è diverso, nel suo caso infatti si parla di "Ki delle Spine" in quanto egli, dominando l'Energia Vitale sarà in grado di incantare completamente uno strano materiale non elementale che andrà a plasmarsi sotto forma di spine bianche che, sotto il controllo del signor Coleman stesso agiranno per difenderlo o attaccare il suo avversario.
In Termini di Gdr non si tratta d'altro che di un Dominio elementale del "Non Elemento" che andrà dunque sottoposto a tutte le regole dei Domini Classici. [Abilità Attiva 4... Costo Variabile] Usato a costo Medio contro il ROSPO che imprigiona Ray

Riassunto Combat:

Vedo la tecnica di sangue svanire grazie alla metamagia poi inizio a schiacciare insetti con "artigli del lupo", li ho considerati come mera carne da cannone.
Mi avvicino al Rospo e tento di distruggerlo.

Note:
A voi, vediamo che succede^^

 
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view post Posted on 3/7/2010, 16:21
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········

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Era esploso, tutto quanto.
In quel poco tempo erano riusciti a rovinare tutto. Provò uno strano senso di già visto. Come se non avesse aspettato altro per tutto il tempo. Angoscia ma al tempo stesso sollievo. Ora non avrebbe più dovuto attendere con ansia. Tutto il Male era arrivato, alla fine, con una puntualità in grado di uccidere e tranquillizzare.
Ora sapeva cosa fare. O almeno avrebbe dovuto.
Prima il pavone si aggirava facendo la ruota, chiedendosi se lo guardassero, cosa pensassero di lui. E ora invece i predatori erano rotolati a terra in tutta la loro orrenda carnalità. E gli carezzavano lascivi le belle piume, desiderando strapparle per adornare il proprio corpo glabro e putrefatto. E ora lui, povero splendido uccello, avrebbe potuto solo difendersi disperatamente. Fino a perdere la propria fantastica veste e rimanere una gallina come tutte le altre. Solo con un becco molto più affilato.
Avrebbe voluto reagire immediatamente. Già folle di rabbia. Ma l’uomo accanto a lei la trascinò per una mano. Percepiva quanto fosse sconvolto. Anche lui si era come bloccato, perfino lui non era riuscito a fare nulla. E anche ora pareva indeciso, pareva non aver compreso chi fosse lei.
Voleva proteggerla con il proprio braccio. Lei.
Voleva farle da schermo. Lei.
Fu una fortuna, forse, quel suo gesto sconsiderato, quel suo crederla tanto debole. Le diede il tempo di afferrare il proprio figlio e attirarlo verso di sé, schiena contro petto. Non poteva perderlo. Doveva difendere quel piccolo corpo dalla follia di un mostro. Dalla follia di una creatura che apparteneva al suo Re. Che avrebbe dovuto essere il loro intrattenimento.
Avevano riso della bruttezza, della goffaggine di quel mostro.
Stupida nobiltà.
L’avevano guardato come un quadro, indicandolo beffardi. E ora? Ora che lui poteva distruggerli? Piangenti si rifugiavano dietro di loro. Dietro quelli che avevano criticato tanto quanto il Kishin. Dietro di lei, dietro il pavone su cui prima spettegolavano. Se le loro parole fossero state spade di certo l’avrebbero già sconfitto.
Ma non c’era tempo per recriminare. Erano già troppo vicini. Vicini al pavone, gli occhi piccoli e insignificanti fissi sulla sua maestosità. Il sogno si era spezzato.
Ricevette senza pensarci la maschera dell’altro tra le dita. Già. Come se potesse in qualche modo cristallizzare la serata e farla riprendere poi, come se niente fosse stato. Sorrise, sprezzante, con quelle labbra color smeraldo.
Lei non si sarebbe smascherata. Perché un sogno può facilmente diventare un incubo. Trattenne il petto di Kasumi con la mano che reggeva la maschera. Con l’altra afferrò il ricco orlo della gonna, sollevandolo sopra le ginocchia.
Scandalo, scandalo avrebbero urlato. Non potè trattenere un’occhiata di scherno, mentre rivelava le scarpe rosse, del tutto estranee al resto del vestito. La sua unica arma. Bastò un colpo di tacco per liberare le lame che erano nascoste all’interno e conficcarle nel cranio del primo mostro. Il sangue schizzò tutto attorno, sulle caviglie e sui polpacci ambrati. Si sentì stranamente umida.
Disgustoso.
Ma non c’era tempo per le raffinatezze. Già una serie di quelle creature tentava di arrampicarsi sulle falde piumate del vestito, già il pavone sembrava sul punto di soccombere, già la protezione dell’angelo pareva servire a ben poco. Ne schiacciò un altro, tendendo avanti la mano libera. Nei suoi occhi scintillò una scintilla scarlatta.
Lei non era una sciocca gallina terrorizzata. Questo pensò mentre le budella dell’insetto si spargevano sul pavimento ai suoi piedi. Lei aveva un asso nella manica.
Tese il palmo aperto verso terra, lasciando vi scaturisse una mano di fuoco. Lasciando che quello schiaffo si scagliasse su di loro. Perché davanti a un insetto il miglior modo di reagire è colpirlo con forza.
Si leccò le labbra. Stavano diventando troppi, davvero troppi. Urgeva una piccola difesa, urgeva che non potessero addentare la carne dolce del gattino cieco e del sogno senza maschera.
Le bastò qualche secondo per evocare attorno a loro una barriera, che li proteggesse almeno in parte dagli attaccanti. Ammiccò verso di loro, i capelli che iniziavano a sfuggire alla complessa acconciatura, la gonna ancora sollevata. Era tornata la Rosa, la Danzatrice delle piazze, la creatura ribelle del fuoco. Addio nobiltà.
Che peccato.






Equipaggiamento: Bloody Maries (utilizzate)
Consumi: Alto x2 (-36%)
Energia Residua 114%
Danni riportati: Piccole ferite ancora non percepite per il tentativo delle creature di arrampicarsi lungo le sue gambe.
Azioni Svolte: Seguo Zephyr con Kasumi. Prima colpisco degli insetti con le scarpette e poi evoco una mano di fuoco di livello Alto per colpirli. Infine con una barriera proteggo noi tre almeno sul lato frontale.

Passive in utilizzo



Intimità ~ Dalys è una giovane donna affascinante. Lo sa, è l'unica arma che le è rimasta. Ciò che l'ha rovinata una volta può ora portarla alla vittoria. Quando la incontrano, quando vedono i suoi occhi grigio verdi ombreggiati dalle lunghe ciglia scure, pochi uomini restano indifferenti. E se hanno la fortuna di vedere il suo corpo muoversi, sinuoso e sensuale, a fatica distoglieranno lo sguardo. Poseranno gli occhi nei suoi, impenetrabili come l'acciaio, avvolgenti come la seta.
E lei vedrà: leggerà le loro immediate emozioni, i loro desideri, tutto ciò che in quel momento si affaccia alla loro mente. Come attraverso un libro apertò leggerà di loro attraverso i meandri bui della coscienza.
Condizione necessaria è il contatto visivo con l'uomo che subirà il suo fascino. [Passiva]

Dominio ~ La sacerdotessa fonda il proprio potere sulla danza, al cospetto dei suoi movimenti l'animo degli uomini si piega, la loro resistenza è miseramente sconfitta. Ma per lei non è sufficiente. anche la Terra, l'antica e insensibile Natura, deve chinarsi alla sua eleganza. Nulla dovrà arrestare l'avanzare gentile della Rosa. Così ella ha affinato nel tempo la squisita tecnica del proprio passo, che le consente di camminare e danzare senza alcun ostacolo, senza alcuna incertezza. I suoi piedi aderiranno a pareti perfettamente verticali e soffitti con noncuranza, trasformandoli nel'ideale palco per il suo sensuale spettacolo. Qualcuno grida al miracolo, altri additano il suo potere come maleficio. E ancora una volta la fanciulla è inafferrabile alle loro mani.

Danza di Salomè ~ Dalys è la Danzatrice del Toryu, una giovane addestrata a questa nobile arte sin dall’infanzia. Ha sviluppato con il tempo un’eleganza sinuosa, sensuale, simile a quella di una fiamma di candela mossa dal fiato inclemente dell’amante. Ogni suo gesto, ogni suo passo, è rivestito da questa ammaliante sfuggevolezza, tanto che è difficile per chi la guarda coglierne esattamente la gestualità.
Chiunque si trovasse a fronteggiarla troverebbe i suoi gesti più difficili da interpretare del normale, in qualche modo sfumati dalla loro imprevedibilità, simile a quella dei passi di danza.
[Passiva - i movimenti di Dalys appaiono talmente sinuosi da essere difficilmente interpretabili/più sfuggenti del normale]

Equilibrio ~ Una danzatrice deve essere pronta a tutto, a poggiare i piedi su qualsiasi suolo, in qualsiasi situazione, senza tuttavia perdere mai la propria naturale eleganza e compostezza. A tutte le fanciulle orientali viene insegnata, sin da quando sono bambine, l'arte del perfetto equilibrio. Affrontano le superfici più difficili con il sorriso sulle labbra, rimanendo stabili come nessun altro comune mortale potrebbe fare. Quindi poteva essere la Danzatrice del Maniero carente proprio in questo campo? Certo che no. Ella si può esibire ovunque, su qualsiasi terreno, scosesa o scivolosa che sia, senza mai scivolare o sprofondare. Le leggi della natura si piegano alla bellezza della sua danza e al natural e equilibrio del suo passo.



Attive Utilizzate




Passione ~ La Rosa è poi in grado di fare propria la malia del fuoco, di rendere le fiamme sue serve. Potrà infatti controllarle con i gesti sinuosi delle proprie dita, come un direttore farebbe con la propria orchestra, per indirizzarle ove più ritenga opportuno entro un metro di distanza dal proprio corpo.
Le fiamme potranno avere, come lei, creatura sfuggente a qualsiasi legge, la forma che più le possa piacere, da palla di fuoco, a muro incandescente, a getto rovente, e le sarà necessaria dispendiosa concentrazione per poterle evocare. Il fuoco, come la donna, è restio ad essere asservito. Restio, insegna l'esperienza, ma non certo peccatore di pigrizia. La velocità del colpo, in accordo con le rapide movenze della Ballerina, dipenderà dall'energia da lei stessa profusa nell'evocarlo.
[Variabile]

Rifiuto: ~ Quale dolore più grande potrebbe colpire uno spasimante della Rosa che essere da lei rifiutato? Quale sofferenza maggiore di vederla allontanarsi sdegnosa, il bel naso al cielo, i movimenti eleganti che allieteranno qualcun altro? Perchè, sì, anche la voluttuosa Danzatrice è in grado di opporre il proprio velenoso rifiuto. Ella, amante della scena e della grandiosità, ha sviluppato l'abilità di evocare a qualche passo di distanza da sè una barriera traslucida particolarmente ampia e quasi indistruttibile. Il suo spasimante, l'uomo reso folle dal desiderio, non potrà valicarla con attacchi nè magici nè fisici e potrà solo guardare attraverso di essa la statuaria bellezza della dama. Essa potrà dunque contare su una difesa di livello Alto che la coprirà frontalmente e sui fianchi. [Alto]

 
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view post Posted on 4/7/2010, 22:39
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Maestro
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S
angue. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quel festino lussurioso si sarebbe trasformato in un lago di sangue. Mi affrettavo, cercando di tenere il passo dello Straniero, volgendo lo sguardo al centro della sala, dove un tempo dimorava trionfante la campana di vetro con dentro l'aberrazione di cui il Re andava tanto fiero.
Proprio da quel punto, negli attimi immediatamente successivi, la festa cambiò. Dopo esser passata da uno sfarzoso palcoscenico per il regale ego, a fosco attentato alla sovrana potestà, in pochi attimi si tramutò in una tetra

m a t t a n z a

.

Q
ualcuno, a malapenra riuscii scorgere un guerriero armato di un gigantesco pezzo di ferro, che definire spada sarebbe stato riduttivo, mosso da qualche insano desiderio di morte - o dalla semplice voglia di animare una festa ritenuta fin troppo noiosa - aveva affondato il colpo contro l'aberrazione un tempo racchiusa nella teca di vetro.
La cosa mi faceva riflettere: per quanto potessi concordare sulla discutibile moralità dell'evento, non potevo ritenere che malmenare la creatura cui il Re pareva tenere così tanto fosse la maniera giusta per "a n i m a r e l a s e r a t a".

O meglio poteva esserlo, ma solo per qualcuno con seri problemi comportamentali. Quantomeno non potevo dire di essere il caso clinico più grave, tra i presenti.

C
omunque l'aberrazione non parve felicitarsi troppo del gesto: anzi, rivoltandosi per il trattamento ricevuto, diede principio ad un raccapricciante gorgolio, che ben presto divenne un nauseabondo rigetto di mostri. V o m i t a v a aberrazioni, della sua stessa natura, solo più piccole: e più numerose, sopratutto.
In breve tempo la zona circostante si riempì di mostriciattoli digrignanti, urla disperate, malsani olezzi, carni dilaniate e sangue. Tanto sangue.

P
oi, come se non bastasse, il colpevole si rigirò verso i presenti: nel suo volto mi parve di scorgere i segni di un'insana follia. C'era da chiedersi se fosse precedente o successiva al gesto, perché - almeno per quel che mi concerneva - la cosa non potevo considerarla troppo ovvia, in un senso o nell'altro. Dunque scagliò un colpo, innanzi a se. In un rapido, rapidissimo frangente le urla aumentarono di tono, e io raggelai, immobile, troppo indeciso su cosa fare, forse troppo spaventato su c o m e fare, mentre una gigantesca marea rossa si apprestava ad investire la folla, e tra la folla me. Qualcuno, però, parve dissolverla nell'attimo successivo. Poco male - pensai - per una volta qualcuno, da lassù, mi ha voluto dare una seconda opportunità. Pensai - ricredendomi subito dopo, appena una nuova onda, questa volta di piccole aberrazioni di carne, investiva nuovamente la folla. E, ancora, tra la folla, me.

Piccole merde, non crederete di sopraffarmi... anche voi?!



U
n rigurgito. Un mio rigurgito, di orgoglio, però. Non avrei permesso a quelle piccole m e r d e di toccarmi. Ripugnavo così tanto la situazione che si era creata, da rimpiangere quasi la noiosissima festa in maschera. Bisognava porre fine a tutto questo, e a farlo poteva essere soltanto una persona: il Re. Forte della sua potenza e della fiducia che tutti parevano riporre nelle sue capacità, forse era l'unico che avrebbe potuto portare l'ordine in questo rivoltante caos.

Già, il Re: che fine aveva fatto?

G
uardandomi intorno non ci volle molto per capire che forse il sovrano era dentro l'enorme rospo che ora risiedeva nello stesso punto dove qualche attimo prima c'era lui. Perché lo avrebbe dovuto inghiottire? Perché non usciva da solo, quello sventurato di un Re? Non c'era tempo per pensare: non avevo idee migliori.

Mi fermai un secondo: concentrandomi evocai al mio fianco due spettrali copie di me stesso. Apparvero al mio fianco esattamente com'ero in quel momento: con artiglio e maschera di corvo annessa. Pensai a voce alta:

Carini...



I
l dubbio che lo Straniero mi avesse visto evocare fantasmi iniziò a tormentarmi. Avrebbe potuto capire qualcosa? Ma non c'era tempo per pensarci: indicai i mostriciattoli innanzi a me e, tirando il fiato, mi lanciai nella folla, in direzione del gigantesco rospo, sperando che lo Straniero sarebbe stato troppo occupato o troppo confuso per vedermi agire...

P
assarono alcuni, confusi, secondi. I fantasmi avanzarono innanzi a me: mi aprivano la strada, lacerando e scacciando qualunque creatura provasse ad avvicinarmi e, contemporaneamente, mi proteggevano da esse. Dal canto mio, io agitavo l'artiglio con quanta più velocità fossi capace, attaccando qualunque cosa si muovesse innanzi ai miei occhi. Passai oltre una decina, forse anche una quindicina di creature, non senza difficoltà, rimediando qualche graffio e un morso.

I
nfine giunsi vicino all'enorme rospo. La sua mole sovrastava chiunque nei paraggi. Incurante se altri avrebbero seguito il mio esempio, non mi fermai troppo per pensare, per riflettere: mi sarebbe costato caro, forse. Decisi, dunque, di provare distrarlo. Concentrandomi in una frazione di secondo, generai un'illusione alla destra del rospo: una roboante esplosione, una colonna di fuoco e fumo proprio sotto il suo verde naso - o presunto tale.
Io, invece, mi mossi in direzione opposta: avrei provato a colpirlo alle spalle, cercando di affondare le lame nel punto in cui meditavo di trovare il suo culo verdastro. O qualunque cosa gli somigliasse.

Non mi venne in mente idea migliore per fargli spalancare le fauci.

Vogliate, maestà, tirare gentilmente le c h i a p p e f u o r i d i l ì ?



Gridai, mentre attuavo il mio folle piano. Confidando nelle mie - scarsissime - conoscenze di anatomia, e nella mia buona stella.


SPOILER (click to view)

~ReC:275~ ~AeV:250~ ~PeRf:150~ ~PeRm:250~ ~CaeM:200~


~Immenso: 40%~ ~Alto: 20%~ ~Medio: 10%~ ~Basso: 5%~



image

Stafo fisico - Graffi alle braccia e un morso alla gamba destra, per un totale di danni medio.
Stafo psichico - Agitato, nervoso ma illeso.
Energia - 125% - 10% -5%1%= 114%
Attive in uso -
CITAZIONE
Non sono solo (Pergamena da necromante "Scheletro rianimato", gialla): Le alleanze in battaglia sono fondamentali. Shakan, per ovviare alla solitaria condizione che accompagna la sua vita, può evocare in battaglia dei guerrieri al suo fianco. Concentrandosi almeno un secondo, infatti, evoca accanto a se, a una distanza massima di un metro, una copia di se stesso che lo accompagna durante il duello. La copia si presenterà uguale a Shakan nel momento dell'evocazione, ma sarà armata soltato del guanto artigliato indossato sul braccio sinistro: la copia, però, si presenterà traslucida e opaca, con gli occhi completamente bianchi e lucenti, senza pupille, conferendogli un evidente connotato di "trascendenza". Shakan potrà evocare fino a tre copie contemporaneamente e queste andranno trattate come veri personaggi, non autoconclusivamente. La forza sommata delle copie è pari a un livello energetico inferiore a quello dell'evocatore. La somma delle copie evocate andrà considerata come una evocazione di potenza bassa e queste resteranno sul campo di battaglia per un totale di due turni, per poi svanire nel nulla. Consumo di energia: Medio

CITAZIONE
Non esiste ciò che vedi (Dominio, I livello) - Spendendo un consumo pari a Basso, Shakan sarà in grado di ricreare nella mente nemica, una sola immagine, che potrà essere un ricordo oppure un apparizione momentanea. Potrà modificare quindi le sue percezioni grazie ad una semplice illusione che sarà facilmente bypassata con un minimo di concentrazione. L'immagine verrà vista all'interno del campo di battaglia, ma sarà visibile solo per colui che è affetto dall'illusione in se. Consumo di energia: Basso

Passive in uso -
CITAZIONE
Non pago per le mie colpe (Dominio, I livello) - L'abbraccio del demone ha consentito a Shakan di acquisire una notevole attitudine alle illusioni, decisamente superiore a quella di un essere normale. La sua perfetta comprensione delle stesse e la naturale predisposizione farà si che le tecniche illusorie vengano castate istantaneamente, senza alcun vincolo fisico. Basterà il suo solo volere per attivare all'istante qualsiasi delle sue tecniche illusorie.
Naturalmente è necessario un contatto con l'avversario, se non fisico, almeno poterlo seguire con lo sguardo. Qualsiasi tempo di concentrazione necessario però ad attivare un'illusione sarà totalmente azzerato.

CITAZIONE
Il potere è parte di me (Dominio, II livello) - Shakan ha ormai una padronanza tale delle proprie capacità illusiore da essere in grado di castarle con estrema facilità, limitando il suo consumo energetico. Pertanto ogni sua tecnica illusoria, di manipolazione o di evocazione illusoria, avrà il costo abbassato del 5%. Se una tecnica scendesse al di sotto dello 0%, il costo sarà automaticamente dell'1%. Questo effetto non è cumulabile ad eventuali altre tecniche di risparmio energetico.

CITAZIONE
Che io sia dannato (Personale di Metagame) - L'abbraccio del demone ha consentito a Shakan di sviluppare una innata propensione verso la magia più oscura, nonostante non abbia mai avvicinato tale potere prima d'ora, scoprendo di riuscire ad apprenderla rapidamente e a servirsene con facilità. Shakan può utilizzare abilità da Necromante.

CITAZIONE
Vivi il mio tormento (Personale) - Attraverso la magia oscura che ha imparato ad utilizzare dopo la fusione con Borgan, la divinità ancestrale che lo tormenta dal profondo dell'animo, Shakan può evocare creature in battaglia di singolare natura. Tale magia, infatti, in quanto derivante da Borgan, è inevitabilmente "corrotta" dal suo potere illusorio: pertanto, tutte le evocazioni di Shakan appariranno del piano materiale come spiriti erranti, immagini fugaci o illusioni spettrali. Le evocazioni da necromante, dunque, non avranno la consistenza di corpi materiali, ma saranno spiriti traslucidi, apparizioni spettrali, in grado, però, di causare normalmente danni fisici o magici a seconda del tipo e classe dell'evocazione. In quanto spiriti, però, saranno intangibili al tatto evitando, dunque, ogni danno fisico, che li attraverserà come se non esistessero, ma non magico.

Oggetti -
Washi, guanto artigliato - indossato, artigli estratti.
Frusta - Legata alla cintura
Mantello - indossato
Anello - indossato

Riassunto - evoco 2 fantasmi e mi faccio strada tra la folla, cercando di raggiungere il rospo gigante, nella convinzione che il Re sia li dentro e che possa solo lui porre fine a quanto successo. Arrivato lì provo a distrarre il Rospo simulando un'esplosione nei suoi paraggi e mi muovo in direzione opposta cercando di colprilo alle "spalle" (insomma, da dietro...).

Note - Spero vada bene, ho cercato di venir fuori dalle "retrovie" per vedere un pò cosa succede.

 
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Arlic
view post Posted on 5/7/2010, 16:30




Il suo universo intero divenne buio, totalmente oscuro.
Cominciava a pensare che portare una maschera cieca ad un ballo dove tutti potevano vedere eccetto lui fosse stata una vera stupidaggine, d'altro canto però non poteva pensare al fatto che non fosse stata utile in alcuni momenti, i momenti in cui il suo cuore pareva esplodergli in gola: l'invidia per il Re, la vergogna per se stesso, la gelosia verso sua Madre. Emozioni tanto banali e tanto futili andavano cancellate, occultate e gettate nel baratro dell'oblio, affinchè non potessero mai più risalire fino all'anima del Burattinaio. O di ciò che ne era rimasto.
Sarebbe rimasto lì immobile fino a quando non sarebbe giunta l'ora di andarsene. Se l'ho era già ripetuto prima. Poi in un baleno si avvertì quel rumore, il vetro infrangersi e una lama trafiggere la carne. Suoni che Kasumi riconosceva sin troppo bene. poi furono attimi di paura quelli che seguirono, il Burattinaio rimase incollato a terra e non mosse un passo. Fu sua madre a trascinarlo via dalla disperazione e a portarlo in salvo. Non potè fare a meno di chiedersi il perché di quel gesto di protezione e di affetto. Dopotutto lui non l'amava, la rispettava, la sopportava e riconosceva solo a lei la sua superiorità. Capì. La mAdre lo amava senza alcun interesse, senza alcun fine. Questa cose fece esplodere di rabbia il bambino ancor di più. Strinse il collo di Jack tentando di ucciderlo mentre questo implorava pietà e perdono. A Kasumi non importava delle voci strazianti di sottofondo, dei mostriciattoli di carne che sguazzavanoi da una parte all'altra del salone, non gli importava nemmeno di riavwer riacquistato la vista.
Dovevano Morire.
Tutti quanti.
Tutti coloro che lo umiliavano e che continuavano a guardarlo dall'alto in basso. Tutte le luride creature che vomitavano sulle altre creature solo per splendere maggiormente a cofronto. Odiava i moralisti, i perbenisti, e gli ipocriti. Odiava quel dannato mondo, l'angelo che seduceva sua madre. Ma sopra ogni cosa odiava quello stupido spadaccino e la sua debolezza, maneggiato dal Kishin e sfigurato era un insulto per la sua vista.

« Non toccate mia Madre. »

E mentre alta saliva la colonna di luce, l'ultimo sogno innalzato al coro degli angeli in cielo, i demoni scorrazavano in terra, e dal corpo gracile di un bimbo mille e più lame riempirono la sala, mille e più frecce nere trafissero gli scarti, mille e più proiettili neri si gettarono senza alcun ritegno sugli invitati. E sul Kishin, o sul giocattolo che aveva conquistato, quella cosa aberrante che con la spada pensava di dominare la Corte. Lui aveva fatto perdere le staffe al Figlio della Rosa.



Kasumi - Il Marionettista [ReC 325][AeV 200][PeRF 150][PeRM 375][CaeM 225]
Stato Fisico Illeso
Stato Psicologico Rabbioso, poi calmo.
Energia 130%
Abilità Passive
Mary Ann Nichols – F i r s t V i c t i m – 31.08.1888 – Buck's Row Già Citata.
Il Patto delle Ombre. Domionio "Illusionista" - Passive.
Abilità Attive
Mary Jane Kelly – F i f t h V i c t i m – 08.11.1888 – Miller's Court [Con un consumo pari a Medio, ovunque Jack the Ripper si trovi, il suo piccolo cuore inizierà a battere. A questo punto il suo padrone potrà vedere attraverso gli occhi della bambola e udire attraverso le sue orecchie, utilizzandola come finestra sul luogo in cui essa si trova. La durata massima è di due turni, ma può essere interrotta prima in qualsiasi momento.]
Consumo di energia: Medio
Lacrime della Marionetta. Adempiendo completamente al Patto delle Ombre, Kasumi potrà disporre di diverse tecniche per manipolare la mente altrui e distorcere la realtà circostante.
Spendendo un consumo pari a Basso, l'illusionista sarà in grado di ricreare nella mente nemica, una sola immagine, che potrà essere un ricordo oppure un apparizione momentanea. Potrà modificare quindi le sue percezioni grazie ad una semplice illusione che sarà facilmente bypassata con un minimo di concentrazione.
L'immagine verrà vista all'interno del campo di battaglia, ma sarà visibile solo per colui che è affetto dall'illusione in se.
Consumo di energia: Alto

Note. Post veloce e orrendo


 
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~ Jecht
view post Posted on 5/7/2010, 19:38




Finalmente lo vide.
Ora che gli effetti dell'acool avevano smesso di esiliare il Berserker dal resto della festa egli non poté evitare di notare quell'immondizia.
«Cosa diavolo è quello?»
Jecht rimaneva immobile ed incredulo di fronte quella cosa. Non riusciva a capacitarsi di come fosse riuscito a non notare un essere simile. Iniziò a chiedersi quanto diavolo aveva bevuto e da quanto tempo quella schifezza vagava per il castello. Vi era anche una grande confusione in quella sala ma l'unica cosa a cui Jecht riusciva a prestare attenzione era una.
Un'enorme composto di putrefazione.
Il disgusto che aleggiava attorno a lui era anche peggiore del puzzo riconducibile al peggiore dei gorgonzola andato a male. Dio, se puzzava, puzzava più di Jecht stesso e questo bastava già a fare il record.
Aveva la nausea; e non era per i postumi della sbornia.
Passarono secondi che sembravano un'eternità prima che Jecht riuscisse a capire che non poteva rimanere impalato mentre attorno a lui succedeva il pandemonio.
No, proprio no!
Se poi metteva in conto che quella creatura terrificante stava sboccando altre schifosissime creature, beh, di certo sarebbe stato meglio darsi una mossa e togliersi quella coda dalle gambe che non era proprio nel suo stile.
Fece mente locale sulla situazione: vide un secondo mostro immerso in uno stato furioso simile a quello indotto dal Berserk. Altri stavano combattendo contro di lui, altri semplicemente se la davano a gambe, altri ancora si limitavano a difendersi dall'attacco di quei mostriciattoli.
Già! Doveva farlo anche lui... Quei parti simili a parassiti si stavano avvicinando anche a lui e Jecht se la doveva sbrigare da solo e senza la sua spada.
Chi diavolo gliel'aveva fatto fare di andare a quel ballo in maschera? Voleva solo rilassarsi e fare baldoria!
«Capitano sempre tutte a me, cazzo!»
Quelle creaturine si avvicinavano e più si avvicinavano meglio Jecht poteva osservarle in pieno disgusto.
Quei dentini invischiati con la bava lo fecero rabbrividire dal ribrezzo, lo steso disprezzo che provava per gli scarafaggi.
Ecco, gli scarafaggi! Avrebbero fatto proprio la stessa fine.
Sfregò il Fardello del Peccato sul bordo del tavolo e generò una fiammata simile ad una grossa e grezza lancia indirizzandola dritta contro le tre creature che si erano avvicinate ormai troppo. La loro fine fu chiara e Jecht fu libero di fare ciò che nessuno aveva ancora osato -almeno per quello che lui ne sapeva.
Il suo viso si contorse in una smorfia sempre più disgustata mentre nella sua mente si affacciava il pensiero di attaccare quel mostro -e quindi avvicinarsi.
Ingoiò a vuoto e partì in una corsa pazza senza però dirigersi verso l'abominio in maniera frontale. Ciò che fece, invece, fu avvicinarsi alle mura della stanza cercando di avvicinarsi alle creatura da dietro.
Finché fosse rimasto nelle vicinanze della parete avrebbe potuto generare altre fiamme, perché era questo ciò che voleva, anche a costo di mettere a fuoco quel fottuto salone.
Sfregò una seconda volta il suo braccio guantato sulla parete generando una fiammata più larga della precedente, simile ad un piccolo muro di fuoco. Voleva investire con le fiamme la parte bassa del mostro, abbrustolirgli tutto dalla vita in giù.
Disgustoso, troppo disgustoso. Una roba del genere doveva essere messa al rogo anche se Jecht, effettivamente, temeva che una creatura del genere, bruaciata, non poteva che puzzare ancora di più.



CITAZIONE

Berserker
Jecht


{ReC 225 ~ AeV 200 ~ PeRf 375 ~ PeRm 150 ~ Caem 275}

Fisico: Illeso. Leggermente intorpidito dall'acool.
Psiche: Disgustato.
Energie: 60%%
Passive:

R a z z i a l e U m a n o
Non sviene al 10% di Energie.

P a s s i v e D e l T o r o
Forza bruta e maggiore resistenza fisica.

P a s s i v a P e r s o n a l e
Sempre concentrato. Capacità di usare pergamene anche in condizioni in cui non sarebbe possibile.

Attive:

B e r s e r k : E m i s s i o n e
Unire furia indomita e potenza fisica, un esperimento che ha fatto del Clan Berserkgangr uno dei più spaventosi e temuti del passato. Ben in pochi possedevano un potenziale tale da domare una miscela del genere, ancora meno erano a conoscenza della sua esistenza. Jecht ha fatto sua questa speciale tecnica "di famiglia" rendendo il suo stile sempre più evoluto e vicino alla perfezione raggiunta solo da pochi guerrieri nell'arco della storia del Clan. Semplicemente sfruttando la consistenza metallica delle proprie armi e facendo queste strisciare su una superficie con grande foga è possibile generare delle fiamme dalla potenza Variabile in base al consumo di energie e alla potenza utilizzata in esso. L'esperienza del guerriero gli concede inoltre la possibilità di indirizzare con precisione le sue fiamme, riuscendo a creare veri e propri fasci infuocati, mura di fuoco o piccole scintille, tutto in base a come l'arma viene fatta strisciare. Chiaramente le fiamme potranno partire unicamente dall'utilizzatore, non potranno protrarsi in più turni, una volta colpito il loro obiettivo svaniscono. La tecnica si basa sulla PeRf e non sulla PeRm. (Alto x2)

Note:
Uso l'Emissione ad Alto per distruggere tre creature e utilizzo un secondo Alto per scagliare una fiammata verso il Kishin. Ovviamente Jecht non sa che attaccare il Kishin significa costringere Blame alla difesa.


 
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Kishin
view post Posted on 6/7/2010, 15:02




CITAZIONE
continua qui per gli utenti !Blame e Kishin.

 
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Jason~
view post Posted on 22/7/2010, 20:48




Asgradel, Villaggi dell'Ovest
Bianco Maniero, salone del Kudoku

Lui, ch'era maestro degli inganni, sapeva riconoscere un sotterfugio quando ne vedeva uno.
Per essere meticolosamente precisi ed inoppugnabilmente corretti, Jason aveva intravisto nei modi e nei verbi del Re un velo di mistificazioni, raggiri, parole non dette ma pensate. Ecco, lo Spaventapasseri s'era impaurito nell'istante stesso in cui i suoi piedi avevano toccato il suolo all'esterno del Bianco Maniero; in cuor suo lo sentiva, lo temeva, lo vedeva chiaro come il sole d'estate sui suoi beneamati campi di grano: niente e nessuno gl'avrebbe restituito il suo Kishin. Le intenzioni del Sovrano tanto inaspettatamente buono gli erano note -o così credeva. Quell'uomo sì avido e ripugnante (ma utile, oh se si sarebbe rivelato utile...) cospirava per privarlo dell'unico fratello che potesse mai avere e compagno che volesse mai vedere al proprio fianco.
L'idea, inutile negarlo, lo terrorizzò in un primo momento; fu solo in seguito che ebbe di cui riderne, con sprezzo.
Nessuno, dal più infimo dei contadini al più esimo dei regnanti, avrebbe mai potuto dire di saper ingannare il grande Jason, lo Spaventapasseri. Nemmeno quel Re così formidabile. Nemmeno lui. Lasciò dunque che fosse la maschera ad indicargli la via, a guidarlo nelle ore più buie della sua rinnovata permanenza su Asgradel. Lei non lo tradì; non lo tradiva mai.
"Basta così." sentenziò, emergendo dalle ombre di quella pagliacciata "Ho visto abbastanza."
Cravatta-di-corda, come lo avevano amorevolmente soprannominato in quel di Merovish, si fece avanti con passi lenti e cadenzati. Lo accompagnavano dei corvi, in numero così elevato da destare sgomento: erano apparsi dal nulla e col loro frullio d'ali avevano invaso la sala da ballo colma di individui mascherati. A loro non prestò che uno sguardo disattento, seppure soffermandosi su qualcuno dei presenti con maggiore interesse. Nonostante l'intero salone fosse preda di scontri ed incontri d'ogni genere, i suoi occhi, i suoi pensieri ed il suo incedere puntavano tutti nella medesima direzione:
il suo Kudoku Kishin.
O meglio, il fratello che gli era stato sottratto da Ray (sul serio quello sciocco reuccio da quattro soldi pensava che gli avrebbe permesso di tenerlo, una volta cedutone il possesso?) e che aveva palesemente bisogno della sua cura e delle sue attenzioni. Era lì, indifeso e piangente - piegato su se stesso come a penare di sofferenze indicibili, poveretto. Lo raggiunse con destrezza e, gelido a discapito del gesto, gli porse una mano guantata di bianco per invitarlo a rialzarsi.
"Ja...Ja - krr - son..."
Il farfuglio della creatura seguitò al suo sollevare il capo in direzione dell'amico (?), la cui visione sembrò donargli nuove energie, in quantità sufficiente perché essa potesse afferrare l'aiuto che gli veniva offerto e ergersi clamorosamente ed affannosamente in piedi.
"Sì, fratello." sulla Mangiasogni andò disegnandosi un ghigno macabro ed infido "Sono io."
Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato, presto o tardi; il Kishin era un essere destinato a mutare, crescere ed espandersi in un certo qual modo. L'accordo stipulato -tra una menzogna e l'altra- col capostipite del Clan Toryu aveva permesso a Jason di scoprire come sarebbe successo. Perciò, indubbiamente, sarebbe stato grato al Re che non perde mai; tra loro -lo sentiva- gli affari avrebbero prosperato ancora, in futuro.
Ma oramai era giunto il momento di ritirarsi, prendere congedo da quelle terre per consentire a Cheval di recuperare le forze perdute -ed acquisirne di nuove. Lo sentì biascicare qualcosa che suonò come figli e perduti, ma l'elfo non fu mai sicuro di ciò che le sue orecchie udirono mentre sorreggeva a fatica l'altro ed insieme scomparivano in un turbine di piume nere.
La prossima mossa, era inevitabile, consisteva nel gettare i semi di quello che sarebbe stato un ottimo raccolto.
E, memore dei giorni passati a coltivare il grano, Jason non aveva dubbi sul da farsi: avrebbe nascosto il Kishin nelle profondità della terra, lontano da occhi ed orecchie indiscrete, in attesa che potesse fornirgli l'esercito di cui aveva estremo bisogno.
Perché Asgradel tutta, molto presto, avrebbe conosciuto
il vero significato della parola incubo.
 
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view post Posted on 22/7/2010, 22:43
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Successero molte cose e molto in fretta, successivamente all'intervento di Jason: con la scomparsa del Kishin, i resti viventi da esso prodotto sparirono in un colpo, lasciando i pochi sopravvissuti nel salone - tutti coloro che avevano un minimo di capacità combattive - attoniti innanzi a quello spettacolo di nauseabondo putridume.
Gli attacchi di coloro che avevano voluto liberare il Re che non perde mai dalla sua prigione di carne andarono a buon fine, o forse fu la stessa creatura a capire che il suo compito era terminato: proprio nell'istante in cui le offensive la raggiunsero, infatti, ella si accasciò al suolo e dalla sua bocca eruppe la grottesca figura di Ashardalon, spaurito e sconvolto come non mai.
Ebbe il tempo di dire solamente due cose: "Chronepsis si infurierà con me" e "presto Venatrix, non posso andarmene senza di te, lo sai", appena ebbe raggiunto quest'ultimo.
Il drago, che era rimasto bloccato con Alicia, con la quale avrebbe voluto parlare e spiegarsi, benché la droga e lo stordimento permisero alle sue labbra di prorompere solo un misero "è per la pace", un sospiro e poi "...credimi."
Sapeva che l'unica maniera possibile di infastidire Chronepsis - un compagno suo e di Ashardalon - era quello di lasciarsi sfuggire informazioni, tracce, indizi sul conto del Lauth. Lasciarsi rapinare delle proprie conoscenze, dunque
che cosa aveva preso il Re che non perde mai al suo compagno?

Mutando rapidamente in drago, poggiando Ashardalon sulla propria groppa e decollando sfondando le pareti della sala, Venatrix vide appena la figura dello spaventapasseri che, comparso nel nulla, si teletrasportava via con il Kishin. Uno spaventapasseri che non conosceva, ma sul quale Chronepsis avrebbe avuto senza dubbio notizie di diverso tipo.
La sala si ricompose in breve e la sua manciata di ospiti restati prese ad attendere la ricomparsa del Re.
Infuriato, probabilmente.
Infastidito.
Aveva fatto un esperimento - i suoi piccoli Kodoku artificiali contro un Kodoku naturale. Che loro avessero assorbito il secondo o quest'ultimo avesse inglobato i primi, in ogni caso sarebbe stato un vincitore: il Kodoku finale sarebbe stato in mano sua.
Ma qualcosa era andato storto.
Qualcosa era andato storto?

image

« Perfetto. Ogni cosa... »
senza più la maschera del demone, la sua espressione non era un segreto
« ...è andata secondo i piani. »
 
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