| Zephyr Luxen VanRubren |
| | Una piuma che aleggia sopra un arido deserto errando sospinta da un vento impetuoso aspettando di posarsi sopra di esso per poi farsi sommergere, sopraffatta, vinta da secchi granelli di polvere, prosciugata delle proprie speranze.
Forse era questa la risposta. O forse no. Lasciò che la domanda scivolasse su di lui come fosse acqua, restio a rispondere a un quesito tanto futile quanto sconveniente. E nel suo non dare adito alle parole dello straniero, ancora una volta si accorse ancora di come la sua presenza nel mondo terreno fosse stentata, appena percettibile a qualunque dei suoi sensi che non fosse la vista -decisamente inaffidabile, in certi frangenti. Riflettersi sbiadito di un essere sulla trama reale, represse lo stupore di una tale abilità dietro una smorfia sdegnata, i r r i t a t a dal fatto di non avere sufficienti contromisure per porre rimedio a quella mancanza. Questo mentre le orecchie venivano vessate dalla ronzante loquela del nemico. Mentre il mondo volgeva al nero, mutando drasticamente per l'ennesima volta per liberare un fenomeno al quale lui -se ne accorse- non poteva abituarsi. E gli parve che non facesse in tempo ad assimilare uno stravolgimento della realtà che subito questa, ridendogli in faccia, cambiasse nuovamente volto al solo scopo di destabilizzarlo. I suoi denti digrignarono, i pugni ancora stretti mentre le tenebre avvolgevano il suo corpo, avviluppandosi su di lui, risalendo le sue bianche vesti per offuscarle. La vista che, ultimo baluardo, si sgranò, ormai spenta innanzi alla notte calata all'improvviso; lasciandolo solo con se stesso, e il nulla attorno.Danzando sull'orlo del baratro mentre la vampa arroventa l'orizzonte e lo spegnersi di un'era prelude all'alba di una nuova.
Ancora più splendente, l'età dell'Oro del Re Invincibile. Ma prima del nuovo giorno, prima che l'astro brilli sul nuovo mondo che il Monarca ha creato, disegnato di proprio pugno per il suo popolo, simulacro di una forza inarrestabile, un sipario di tenebra cala sulla scena.. E venne la notte. Ancora
Atterrito, si guardò attorno mentre tutto scemava alla tenebra, la luce inghiottita dal corpo del nemico al risuonare di ogni sillaba che gli usciva dalla gola arrogante. Gli occhi saettarono da una parte all'altra nel tentativo di scorgere un qualche luogo, una zona, anche un infinitesimale punto dove la luce aveva continuato a risplendere; ma presto s'accorse che non era più mattina in nessun luogo, che l'uomo aveva fatto scomparire il sole stesso pur di insultarlo. Le iridi scarlatte si aggiravano spiazzate, seguendo l'istinto che gli suggeriva che presto sarebbe stato attaccato. ...poi, i secondi divennero eternità; elastico dilatarsi di istanti concitati. Sentì delle dita afferrarlo poco sopra il braccio, apponendovi una leggera pressione. Come a volerlo sfruttare come un perno sul quale fare affidamento, come se la Giustizia del Re non fosse nient'altro che un punto d'appoggio. Rapido, si girò di scatto per tentare, almeno avvedersi dell'offensiva nemica. Non aveva visto niente, non aveva sentito niente. Il suo avversario si era mimetizzato nell'ombra, senza fare alcun rumore, senza smuovere nemmeno una goccia d'acqua con la corsa usata per raggiungerlo. E mentre sentiva la testa girargli e la nausea coglierlo impreparato, compì una rivoluzione sulla sinistra , instabile sulle proprie gambe tremanti, il corpo che rischiava di non sostenere più il suo peso e cadere all'indietro in preda alla forza centrifuga da lui stesso creata. Mulinò la lama in senso antiorario senza nessuna coscienza di ciò che avrebbe colpito, senza sapere, effettivamente, se avrebbe colpito qualcosa. (poi il distacco, la perdita di contatto.) Il cozzare del rubino con il metallo, un clangore a riempire il tetro silenzio e la soverchiante forza di un avversario che annichilì la difesa opposta da Kaitse, spingendola verso il basso, strappandogliela dalle mani per lasciare che la spada divorasse la sua spalla, dilaniando i tessuti che si sfilacciarono sotto il suo amaro bacio di morte. Scavando nella pelle, insinuandosi tra i muscoli per aprire una faglia di carne e sangue che, inesorabilmente, lo costrinse a urlare a squarciagola.Un sasso che, stanco, sprofonda in un abisso di pece. E in quella tetra fanghiglia, pesante e afflitto dal buio circostante, non riesce a riemergere dal d e n s o liquido che lo affoga. E annaspa boccheggiando nella propria solitudine, interiore desolazione E cadde, inesorabilmente. Rovinato al suolo sotto la veemenza dell'attacco, quasi non si accorse di ciò che gli accadde. Il vorticante susseguirsi della nausea e della difesa stentata gli apparvero offuscati, e mentre il pensiero si impegnava a capire cosa fosse successo, polpastrelli che strisciavano sul vetro appannato per scorgere la realtà oltre di esso, il corpo veniva scosso da sussulti tremanti, a metà tra la rabbia e il dolore. Si era ritrovato in ginocchio, sostenuto da braccia tese e tremanti che gli avevano impedito di affondare completamente nel piccolo specchio d'acqua. Boccheggiava vistosamente, senza fiato mentre a stento evitava di infrangere il silenzio con grida agonizzanti, una ragnatela di crepe a spezzare un corpo che mai aveva pensato essere così debole e fragile. Quasi fosse un sacco di carne mortale.
« Basta così »
« Non » esitò, interrotto dal bruciare della ferita sul braccio « Non mi interessa chi sei. » Si rivolse tanto a se stesso quanto al proprio avversario, con voce decisa e dolorante. Nel diniego dell'assurda possibilità di lasciare illeso il traditore, Cenere scosse la testa, un sussulto della chioma argentea, sospinto incazzato dal sangue che sentiva scorrergli lungo il braccio per fluire fino al polso e poi disperdersi nelle acque tinte di un nero indistinto. Cenere pensò fosse un bene che Kreisler avesse oscurato l'arena. Perchè così non avrebbe visto l'acqua cristallina tingersi del suo stesso cremisi. Lenta, una mano destra andò a tentoni nell'acqua, per riappropriandosi della spada che gli apparteneva di diritto. E stringendola nuovamente tra le dita si sentì pronto a rialzarsi, tirare su il proprio corpo così da frantumare quel dannato bastardo che non aveva la minima idea di cosa un Duca fosse capace. Era già di per sè terribile levare la propria mano contro la Giustizia del Re. Figurarsi, poi, l'adoperarsi in un simile atto con la coscienza di chi si stava attaccando. Le ginocchia parvero cigolare sotto il peso del corpo, ma drizzate le gambe l'angelo trovò la forza di stare in piedi nonostante la testa che ancora girava. Gli stivali strisciarono leggermente nell'acqua, divaricandosi il tanto bastante a dargli una stabilità precaria.« Potrai anche essere un uomo libero, Kreisler. » Lo apostrofò con fiele mentre il suo braccio sinistro si librò nell'ombra a tracciare un circolo argentato, lo carne sopra la spalla a singultare in fitte brucianti, sbuffi a denti stretti che a malapena ne soffocavano la sofferenza. Come a ringraziarlo per avergli tolto dalle palle l'essenza luminosa che da sempre lo accompagnava, Cenere volle però fargli un favore: impedirgli di toccare di nuovo il corpo di un Duca per evitare che la condanna si aggravasse ulteriormente. Aveva così alzato la sua barriera in pochi attimi mentre con le orecchie tese cercava di determinarne la posizione, fin'ora solo presunta grazie alla voce del mortale. Forte di una convinzione ostentata che gli fece credere di poter osare tanto.
« Ma quello che è davvero importante è che... » il braccio mancino caduto lungo il fianco dopo l'indicibile fatica compiuto per liberare l'invisibile protezione si protese di un poco in avanti, direzionandosi verso dove aveva intuito trovarsi il nemico. Calde linee tracciavano nell'ombra una lenta discesa, solcando prima l'avambraccio per poi terminare oltre i polpastrelli, e infine cadere nell'acqua. E a ogni goccia di sangue che perdeva, Cenere giurava a se stesso che Kreisler avrebbe subito lo stesso fato. Tese le dita di scatto. E un lampo argenteo saettò a trafiggere la notte impenetrabile, squarciandola come una cicatrice dalle tinte eburnee. Una bordata magica larga un metro e mezzo, sufficiente a sgretolare la roccia si era involata verso il nemico o almeno dove avrebbe dovuto essere. Lo snudarsi di un ghigno nell'ombra, un lampo a illuminare per un momento un sorriso malevolo.« presto sarai anche un uomo morto. »
Energia Rossa Energia 79% Consumi:
Medio (6%) + Alto (15%)
Equipaggiamento - Pantgruel (daga) - Kaitse (spada a due lame)[x] - The Long Walk (stivali) - Occhio della Lince e del gatto [+50 PeRm e ReC] - Impacco Naturale (cura un totale di danni pari a Medio e ridona il 10% di mana)
Status Fisico: danno Medio da avvelenamento, e Medio/Alto da taglio alla spalla Status Psicologico: arrabbiato, deciso a a sconfiggere il nemico. Forma: Umana
[ReC 375] [AeV 150] [PeRf 100] [PeRm 400] [CaeM 175]
Abilità:
la R e s i s t e n z a dell'Oracolo Già citata. [Pergamena Risparmio Energetico + Passiva di Azzeramento Tempi di Concentrazione][Pergamena Aura di Energia; +50 ReC, -25 PeRf][Passiva del Terzo Livello Metamagia]
T e r r i f i c a è l'anima dell'angelo di cenere Già citata. [Passiva Razziale Avatar + Effetto scenico in Forma Angelica][Bracciale dell'Auspex]
CITAZIONE D e n i g r a il tocco dell'uomo. [...]Con una spesa Media di energia, quindi, Cenere ha imparato ad allontanare da sè, le lorde spoglie dei nemici che gli si parano innanzi, colpendoli con un'onda d'urto di livello Medio che farà altrettanti danni da impatto una volta che colpirà il bersaglio. [Pergamene Spinta + Spinta Violenta] Con il medesimo consumo Medio, a Cenere basterà allungare un dito verso il terreno, muovendolo intorno a sè per tracciare una circonferenza dal tratto grigio che, dopo averlo circondato, erigerà un'invisibile barriera invalicabile per qualsiasi essere vivente. I nemici vi si schianteranno contro incapaci di avvicinarsi al Duca che loro si oppone, e anche nel malaugurato caso in cui siano capaci di varcarla con cariche di potenza Media o superiore, al termine della stessa verranno scaraventati nella polvere, oltre il tracciato magico. La tecnica perdura per due turni di gioco e necessità dell'immobilità dell'obiettivo per rimanere attiva.[Pergamena Cerchio della Paura] Cineraceus Limbus Splendet Dalla polvere sono nati, e polvere ritorneranno. Il ciclo infinito dell'esistenza, un cerchio che continua a essere ripercorso infinite volte dalla stessa anima. Così è sempre stato e così sempre sarà. Il totale e completo dominio della Cenere, non è quindi solo il dono di una divinità fatto in tempi antichi alla famiglia VanRubren, essa è anche la raffigurazione dell'anima di Zephyr, comprendendo in pieno il dovere che come Oracolo egli è tenuto a compiere. Non si tratta di una benedizione, né di un anatema, questo potere è ciò che Luxen è, e che sarà, la raffigurazione più limpida e chiara della luce che porta al suo interno. Una luce torbida e sporcata dagli umani, ma che rimane pur sempre luce. Luce argentea, in fiocchi quasi intangibili, pregni di un potere magico che non è nato nel continente di Asgradel, e nemmeno a Kreuvall. Nello specifico, l'angelo è in grado di manipolare alla perfezione la cenere, facendola fluire al di fuori del proprio corpo o, in casi eccezionali, di generarla a non più di mezzo metro da lui. Argentei e brillanti, questi lievi fiocchi obbediranno alla volontà del caster che potrà manipolarli come meglio crede, raggiungendo così gli obiettivi che egli stesso si è prefissato. Potrà infatti agire sia in attacco che in difesa, sia coprendo l'intera area intorno all'angelo, sia sotto forma di raggi o scudi. Non vi sono limitazioni alle forme o alle dimensioni che potrà raggiungere. La tecnica ha consumo Variabile. Data la provenienza divina di un simile potere, e la combinazione con un'anima angelica come quella di Zephyr, la cenere avrà un effetto più dannoso per i persecutori delle arti oscure o sui demoni, mentre sugli angeli e i paladini avrà effetti più blandi.[Dominio Variabile Personale della Cenere][Usata a consumo Alto] Azioni: Avvertendo il tocco della mano di Kreisler, Zeph intuisce di essere stato usato come punto di appoggio e gira su stesso accorgendosi di essere stato avvelenato. E mentre l'avversario gli va dietro per colpirlo, nel girarsi -verso sinistra- muove la spada che tiene con la destra in una traiettoria antioraria, così da impattare la lama che gli calla sulla spalla. Nonostante questo, subisce il colpo quasi in pieno. Vuoi per la velocità di Kreisler, per il veleno e per la differenza di PeRf la difesa di Zeph non è sufficiente, e la spada gli cade di mano mentre la spalla viene ferita con un taglio che ho stimato Medio/Alto. Dopo essere caduto si rialza e usa Cerchio della Paura per proteggersi da eventuali attacchi, poi si rifa -vagamente- alla posizione indicataglia dalla voce del nemico per lanciargli un raggio magico largo un metro e mezzo (giusto perchè così crede di avere più possibilità di colpirti).
Note:- Innanzitutto, il centrato corsivo si rifa alla risposta di Kreisler al mio quesito: "chi sei tu, Duca". - Poi, Zeph è perfettamente in grado di dissolvere la notte, ma nell'avvertire come essa l'abbia privato della presenza dell'angelo, ha deciso di non farlo; giusto per prendersi qualche minuto di pausa dalla presenza che alberga dentro di lui (perchè, no: non sono in ottimi rapporti quei due). Ho infatti sempre pensato che nella personalità di ognuno dei due vi fosse sempre un'influenza dell'altro -in rapporti 80%-20%, o 70%-30% a seconda delle situazioni-, e quindi una volta che la parte umana riesce finalmente a liberarsi totalmente dell'impiccio causato da quella angelica, vuole godersi il più possibile questa sua "pausa". E questo spiega in parte il linguaggio a tratti un pò volgare del narrato -e dico in parte perchè Kreisler l'ha fatto incazzare abbastanza . - Rialzandomi, ovviamente, mi giro verso Kreisler, e allo stesso modo il braccio si direzione dove Zeph intuisce essere il suo avversario, avendo sentito la sua voce "spostarsi mentre gli diceva le ultime frasi del post precedente. - Ho considerato di essere circondato da un'oscurità quasi completa, in quanto essendo in un'arena a cielo aperto -una specie di lago- con il calare della notte ci sarebbero davvero pochi spunti per vedere un avversario che si mimetizza nell'ombra xD - Mi rendo conto che il post è abbastanza lungo, ma a causa di tutto ciò che succede (dall'oscuramento agli attacchi subiti etc...) non sono riuscito a stringarlo più di tanto. - In ultimo, vorrei precisare di essere di classe "mago" e quindi mi tengo strette le mie passive -inutili, tra l'altro xD.
EDIT: corretto lievemente il Lay-out, nessuno stravolgimento di sorta xD
Edited by Zephyr Luxen VanRubren - 1/3/2011, 19:13
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