Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Valzer al crepuscolo ~ Catarsi

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 13/9/2011, 22:33
Avatar

C a t a r s i

·······

Group:
Member
Posts:
6,493

Status:




png



Shivian Vs. Dalys

Rossa Vs. Blu

Fuori Scala Vs. S

Primo post: ~ D a l y s

Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.

Tempi di risposta: Nessuna limitazione di tempo ne relativa penalità nella valutazione.

Arena: Prosegue da [Qua] e [Qua].
__

Durante l’apice dello scontro tra le forze del Leviatano e le truppe soggiogate dall’Asgradel un piccolo contingente delle truppe elfiche di Neiru si era insinuato a forza in un settore secondario dello schieramento avversario approfittando della presenza nel loro piccolo gruppo di uno dei generali della fazione il quale era riuscito ad aver facilmente la meglio sulle truppe degli orchi.
Una volta superate le primissime linee difensive la sortita degli elfi subì però una pesante battuta di arresto quando una splendida donna, uscita correndo dalle file degli orchi, riuscì ad eliminare, con un semplice ed elegante gesto, la loro avanguardia. Intrappolati e circondati dalle sempre più soverchianti truppe orchesche gli elfi non potevano fare altro che indietreggiare lasciando spazio per il duello tra il generale decaduto e la donna misteriosa. In una guerra in grado di sovvertire l’ordine naturale delle cose nessuno dei due aveva il potere di alzare il capo e ribellarsi al gioco che li aveva sottomessi già da tempo.

Regole: Le truppe elfiche e orchesche che circondano i due contendenti possono essere utilizzare solo per fini descrittivi. Trattandosi di un proseguimento della scena Free " Inno alla Morte " nessun evento di questo scontro avrà un reale riscontro sull'andamento generale della guerra.

Giudice: Ancora non definito

 
Top
~ D a l y s
view post Posted on 15/9/2011, 15:42





png


Long Ago,
Your name a shadow,


in my dreams, the white
brave still searching
Raining Winds, fall apart.


I believe, your heart

L'elfo si era accasciato tra le sue braccia e lei era l'ultima cosa che avesse visto. I loro cuori per un istante erano battuti all'unisono e i loro sguardi erano l'unica cosa in quella nebbia. Gravitavano nel vuoto, e lei era la sua morte impietosa, la madre che lo stringeva in un moto di dolore, l'amante che gli carezzava il viso. E se ne sarebbe andato innamorandosi di lei come tutti gli altri, graffiato da quella sua sorte ironica. E lei poteva leggere la sua attrazione, il suo ultimo moto di desiderio. E lei poteva sentire il proprio amore premere a fondo contro lo stomaco e perseguitarla con la certezza che, come lui, non lo avrebbe soddisfatto mai.



tell me now,
what you see
tell me what you feel
now you're here


tell me




Sollevò lo sguardo, le mani a metà strada tra i fianchi e il volto. Le mani che non poteva vedere, le stesse con cui aveva sognato di mostrare il parco del Maniero alla sua bambina. Le mani con cui avrebbe voluto disegnare linee immaginarie sul volto del proprio amato.
Ti amo. Tiamotiamo.
I suoi occhi erano come ciechi, offuscati dal dolore e dalla nebbia.
Tornadame.
Eppure d'improvviso misero a fuoco una sagoma che emergeva tra le ombre. Una sagoma alta, che fendeva la caligine con decisione.
Non pensò nemmeno di ritrarsi, come una bestia scoperta davanti alla propria preda. Rimase semplicemente a fissare quel volto che diveniva via via più chiaro. Sembrava giovane, non più vecchio di lei, armato. E circondato dai nemici del Sovrano. Forse altrettanto stupito di lei a quell'incontro.
Negli occhi della Rosa si spensero la follia e la furia. Lui avrebbe visto di certo il corpo a terra, avrebbe letto dal sangue sul suo corpo cosa fosse accaduto. Già gli altri elfi si ritraevano, come se avessero letto in lei la rabbia che la animava. Come se sapessero che lei li avrebbe uccisi tutti quanti con un solo gesto. Come se conoscessero la storia di una cacciatrice disperata e senza pietà.
Ma lui le rimaneva innanzi, lui non aveva paura. La sua disperazione si infrangeva su di lui come un'onda furiosa sugli scogli immobili.
Chi sei?



Who Cries from the hill?
the mist creeps from your eyes,
your banner will promise


let's remember the start


I believe, your heart


Per un attimo ebbe paura. Paura della sua certezza, paura della spada pronta a scivolare tra le sue carni. Paura di quello sguardo che non la amava. Per un attimo era sulla porta della stanza nel palazzo d'Oriente a guardare una morte che avrebbe dovuto condividere. E tremava nell'incontrare lo sguardo del proprio carnefice.



Mamma...



Lei ora era diversa, senza ingenuità, vestita del sangue e della sconfitta. Vestita dell'amore e del fallimento. Vuota come un nido d'inverno.
Ma lui non lo sapeva. Lo realizzò sul suo volto immobile. Lui non poteva sapere che lei aveva già perso, che quella era la condanna di un dio per ciò che non era riuscita a fare. Lui non poteva conoscere di come i suoi compagni fossero morti a causa sua. Non poteva leggere le sue azioni folli e disorganizzate, il suo grido alla luna. Non conosceva i suoi incubi.
Per lui lei era semplicemente una nemica, forse una Rosa del Maniero. E lei aveva un vantaggio. Non aveva nulla da perdere in quella guerra. Chiunque avesse vinto, l'Asgradel o il Re Invincibile, lei sarebbe stata punita. Lei era già stata punita.



Mamma...
Ho paura...



Roteò il ventaglio davanti al viso.
Era solo una pedina di quella guerra. Ma anche una pedina può mangiarsi un alfiere se chi la muove è abbastanza furbo da non lasciarsi sopravanzare. L'ultima pedina sulla scacchiera, disperata nel raggiungere l'altra estremità. Un anelito di terrore racchiuso tra le labbra, quando l'alfiere le si pone di lato, l'alabarda lucida tra le mani. Se raggiungerà il fondo rinascerà come una regina. Il brivido del desiderio, il profumo di un sogno, un profumo noto eppure malinconico.
La pedina sovverte le proprie regole, e si muove di lato. L'alfiere impatta sulla scacchiera con un rumore legnoso. È salva. Per un passo ancora.
Ruotò la testa, spingendo all'indietro l'onda d'ebano dei propri capelli. La nebbia era troppo fitta perchè potesse distinguere il colore dei suoi occhi, ma non importava, lui l'avrebbe vista comunque, lei, la pedina del maniero, precipitata dalla torre e ridotta ad arrancare tra tutte le altre.



tell me now,
what you know


never let me go


tell me now
what you see



Iniziavo a sentirmi sola.
Morivano tutti troppo in fretta
”.



Gli sorrise con le labbra da cui ormai ogni pittura scarlatta era stata lavata via. Gli sorrise, ricordo sbiadito della propria perfezione nelle sale da ballo.
Il suo sorriso ad un tempo dolce e malizioso, un sorriso d'addio, lo stesso che si regalava ogni mattina al sorgere del sole.
Era bello, e aveva belle armi. Sarebbe stato piacevole combattere con lui. Se l'avesse uccisa avrebbe pensato per un istante ancora al proprio amore, e braccia forti l'avrebbero sostenuta nel proprio grido.
Le sue iridi d'acciaio parvero farsi più dure, più presenti. O forse sarebbe morto lui. Era bello. Gli avrebbe regalato un bacio come nei migliori racconti d'amore.



Tu resisterai più a lungo, non è vero?
Promettimelo
”.



Con la mano libera gli inviò un bacio, con le dita sporche di sangue si macchiò le labbra. Un bacio osceno, un bacio folle di morte. Un bacio di chi non ha più niente da perdere, ma vuole perdere anche il niente. Un occhiolino gettato ad una nebbia che lo cela. Un'ultima provocazione. Perchè la Rosa, perfino nella tempesta, non rinuncierà a gettare al proprio amore un petalo scarlatto.



png



Equipaggiamento: Bloody Maries (indossate); Leviatano (evocato); Mietitrice Scarlatta (alla cintura).
Consumi: //
Energia Residua 100%
*Anello del potere + Risparmio del Dominio
Danni riportati: //
Azioni: Post di presentazione. Ho ufficialmente paura >.< Rendiamo questo duello epicherrimo wiiiii!

N.B. Canzone tratta dal film King Arthur. Vado pazza per gli inizi di combattimento con musiche un po' tristi >.<

Passive in utilizzo




Autocontrollo ~ Al 10% Dalys non sviene

Ammaliamento ~ Risparmio energetico dall'1% al 5% per le tecniche illusorie e aumento di un livello dei loro effetti

Intimità ~ Abilità passiva che induce fascino nell'osservatore

Dominio ~ Equilibrio su qualsiasi superficie

Danza di Salomè ~ Sfuggevolezza dei movimenti (abilità passiva); se resta immobile avrà a disposizione 3 slot tecnica

Equilibrio ~ Equilibrio su qualsiasi superficie



Attive Utilizzate




//

 
Top
view post Posted on 26/9/2011, 22:40
Avatar

C a t a r s i

·······

Group:
Member
Posts:
6,493

Status:





リンクが



png





A nulla stava servendo che, durante l'incursione, per ogni elfo caduto Shivian stroncasse almeno due forti orchi; il loro numero, una volta tagliati fuori dal grosso dell'esercito dei predatori, era sempre terribilmente esiguo di fronte al mare di pelle verde che li circondavano. La loro salvezza era stata soltanto la lontananza dal centro dello scontro: lontani dalle magie degli stregoni, dagli incubi di Eitinel, dal fuoco della Fenice e dal terribile gigante che mieteva vittime tra entrambe le file senza particolari distinzioni. Shivian aveva rapidamente compreso che, nonostante fosse stato parzialmente riportato indietro dalla magia dei predatori, agli occhi dell'Asgradel egli non era più che un'arma spuntata, non più degna di comandare l'esercito né di influenzare in alcun modo l'andamento dello scontro; era stato relegato ad occuparsi di truppe secondarie e ad essere solo spettatore di quei momenti decisivi.

Per turbare questa scelta di annientamento del proprio Essere, di statica attesa dello spiegarsi degli eventi non era bastata che una donna. Non certo per il suo corpo sinuoso e aggraziato, la lunga chioma setosa o le rosee labbra tentatrici; a destarlo era stata la triste voce dei suoi sentimenti che come un canto muto l'aveva raggiunto e ammaliato. Come un fragile diapason la lama di Odenis aveva ricercato e catturato le emozioni più affini a quelle del suo possessore creando tra le due figure un ponte e un legame tanto impalpabile e fragile quanto potente: capace di far loro attraversare l'intero campo di battaglia pur di incontrarsi.

In una tale comunione di spiriti, innanzi a figura seppur straniera così familiare, Shivian non poteva fare altro che appoggiarsi ad essa per dimenticare il clangore delle spade e le grida di dolore che li circondavano; i combattimenti attorno a loro iniziavano per lui a perdere di colore e interesse, ammutoliti di fronte al triste concerto delle emozioni della fanciulla di cui si era ridotto ad essere spettatore abusivo. Shivian, solo scomparendo nella propria neutralità e ignorando passivamente tutto ciò che lo circondava, poteva accordarsi con le vibrazioni della spada a tal punto da percepire la voce interiore della donna che era talmente simile a quella inespressa che sentiva imprigionata nel proprio patto da volerla ascoltare fino a catturarla e farla propria. Incapace di esprimere le proprie emozioni Shivian era disposto a nutrirsi di quelle altrui nella speranza di riuscire, finalmente, a liberare le proprie.

A nulla importava che attorno a lui i combattimenti continuassero senza sosta e che numerosi ordini e contrordini scorressero sia lungo le file degli elfi che tra quelle degli orchi. Ancora più che durante la scalata alla torre di Velta era stato rapito da una voce non innaturale od eterea come quella dell'Asgradel o di Lia stessa ma umana, mortale e così affine da spaventarlo. L'epopea della torre sembrava però destinata a ripetersi quando la voce del sovrano s'impose con prepotente insistenza su tutto il terreno dello scontro. Il suo intervento era destinato ad essere una nota stonata talmente potente da far crollare ogni idillio, ogni emozione. Tutto improvvisamente tacque quando il sole nero scatenò la sua furia contro quel mondo folle.








In quei minuti che seguirono, probabilmente nessuno, Shivian compreso, pensò con lucidità a come comportarsi. Nonostante alcuni ordini sull'imminente disastro sembravano aver attraversato le truppe degli orchi niente di preciso era stato comunicato a quel lato delle retrovie con la tragica conseguenza che nessuno fu veramente pronto. Senza alcun ordine lo spirito del gigante di luce che aveva seguito Shivian dal mondo di Einherjar e che lo aveva aiutato anche durante l'iniziale battaglia ai piedi della torre si frappose con il proprio corpo alla prima potente bordata di energia oscura riuscendo però a proteggere solo il mezzo demone e la misteriosa donna. Tale era la potenza del sovrano all'interno del sole nero che al primo tremendo attacco che ne seguirono in rapide successioni altri tre portando scompiglio e devastazione in entrambi gli schieramenti. Nessuno, nemmeno il titano, poteva realmente opporsi a quel flusso di energie pensato appositamente per distruggere i deboli e corrompere e annientare anche i più resistenti. Ad ogni nuova scarica l'oscurità del sovrano sembrava insediarsi al suo interno, prima affievolendone la luce poi piegandone la figura un tempo fiera in una posizione di disperata sottomissione. Ancora una volta il mezzo demone, il signore delle tempeste non poteva fare altro che osservare impotente l'opera del sovrano mentre la sua ultima scarica di energia frantumava non solo il corpo piegato del titano ma anche la spada simbolo del loro legame. Così com'era stato per la voce di Lu Dongbin il sovrano si era appena portato via un altro frammento del suo passato.

L'urlo del Re aveva imposto il suo volere ancora una volta portando l'assoluto silenzio in quella che prima era una sinfonia di emozioni. Attorno a loro non vi erano più scontri né duelli; i corpi bruciati di orchi ed elfi coprivano indistintamente tutto lo spazio attorno ai due generali caduti, sopravvissuti solo di fronte ad un ennesimo sacrificio. Le parole che la ragazza gli aveva rivolto prima sembravano appartenere ad un passato lontano e distante ora che il tanto atteso Leviatano aveva fatto la sua mossa. Sembrava quasi che il mondo, la terra stessa potesse faticare a ripartire dopo un tale massacro e quello che prima era sembrato così importante ora appariva futile di fronte alla chiara dimostrazione della loro palese inutilità.
Eppure Shivian non aveva dimenticato la richiesta della donna; in quei secondi di silenzio la sua voce risuonò mesta, più consona ad un funerale che ad un campo di battaglia.


Resisterò!
Il suo stesso sguardo un tempo vivo e penetrante sembrava ora opaco, spento, privo dell'ardore che lo aveva caratterizzato nei primi momenti di quel valzer assurdo. Un tempo aveva sognato di partecipare a questo momento come pari dell'Asgradel stesso mentre ora, come gli ricordava il dolorante tatuaggio dei Predatori di Neiru, i sogni più belli che potesse mai fare erano quelli in cui moriva.
E assieme assisteremo alla nostra fine del mondo.










Shivian °}

[ReC:325] • [AeV:350] • [PeRf:175] • [PeRm:525] • [CaeM:250]


± Energia__ 100%
± Status Fisico__ Illeso.
± Abilità Passive

  • Vista aumentata, auspex passivo, consumi ridotti del 3%, 3 slot tecnica a disposizione, resistenza passiva alle influenze psioniche, immortale.

  • Bonus alle statistiche, immunità agli auspex e comunione con le emozioni dell'avversario. [Artefatto Odenis]


SPOILER (click to view)
Colui che osserva ogni cosa
Sono passati molti anni da quando Shivian ha iniziato il suo cammino all’interno del clan Goryo e da quel momento il suo stesso fisico sembra essere entrato in uno stato di profonda comunione con le energie magiche del mondo. In termini numerici questo comporta un aumento di 100 punti della PeRm e un abbassamento di 25 punti della PeRf. Il suo potere ne risulterà talmente aumentato che potrà acquistare le pergamene solitamente riservate a coloro in possesso dell'energia Blu. Oltre a questo i suoi studi lo hanno portato a meglio comprendere anche i meccanismi base che regolano la magia. Permettendogli di acquistare pergamene del Mago altrimenti proibitegli. [Abilità Passive I &II Livello di Metamagia]
Infuso a tal punto di potere Shivian è in grado di azioni ben sopra i limiti comuni: una gestione ottimale delle proprie energie gli consente di risparmiare sempre il 3% e, al presso di rinunciare a qualsiasi movimento potrà sfruttare anche tre slot tecnica al posto dei classici due. [Anello del Potere e Double]
Imparare a sfruttare la propria energia interiore per sfidare le leggi fisiche è stata una delle prime lezione apprese. Concentrando la propria energia nei piedi è in grado di camminare su una superficie verticale come se fosse orizzontale e di rimanere in piedi anche sui soffitti. Quando invece l'attenzione viene osta sulle mani potrà renderle adesive. Appresa rapidamente questa prima lezione l'ulteriore passo è stato il totale controllo sulle forze gravitazionali che ora gli permettono di camminare tranquillamente a mezz'aria, correre e saltare, purché sulla stessa altezza. Potrà salire sempre di più saltando e saltando, poiché sarà lui a decidere l'altezza a cui poggiarsi. Potrà quindi anche ridiscendere a terra, semplicemente desiderandolo. Questa tecnica non richiede particolari tempi di concentrazione o di movimenti per l'attuazione, e può essere attuata con grande rapidità e quasi senza doverci neanche veramente pensarci. [Pergamena Favore dei muri e Appoggio]
Talmente ampi sono state gli adattamenti che ha dovuto imporsi per accedere pienamente al mondo divino che non gli era più sufficente godere di una capacità visiva tale da non essere più influenzato da fortissime luci, tenebre assolute, non illusorie, e fumi o nebbie di qualsiasi tipo [Amuleto della visione] ma dovette imparare a scrutare il mondo allo stesso modo degli dei, affidandosi semplicemente alla differente colorazione e interazione delle auree che lo circondavano. Una volta raggiunto un simile stato nulla gli poteva più essere nascosto. [Bracciale dell'auspex]
Di tutte le razze, i mezzi demoni sono senz'altro quelli più denigrati, allontanati e scacciati di tutti. Proprio per questo, quindi, hanno dovuto imparare a cavarsela da soli e non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. A forza di crescere in questo modo, i mezzi demoni si sono abituati a gente che tenta di intimorirli, minacciarli o irretirli e hanno sviluppato quella che potrebbe definirsi una particolare "Abilità razziale". Sono infatti parzialmente immuni alle influenze psicologiche. Non a tutte, si intende, altrimenti risulterebbero atoni e privi d'emozioni, ma senz'altro, a differenza di tutte le altre razze, si lasciano intimorire meno facilmente e persuadere con notevole difficoltà.
Il timore provocato dalla vista di demoni o angeli, ad esempio, non avrà su di loro effetto.
Sensazioni profonde come forti paure, o tanto grandi, però, avranno comunque effetto. Quest'abilità è una normale difesa psionica di livello passivo. [Abilità razziale Mezzodemone]


SPOILER (click to view)
Děngdài
La Pazienza non è cosa che ogni uomo possiede. Non è cosa che l'animo umano tollera se non si tratta della propria pazienza. Del proprio, costante, sottrarsi agli eventi temporeggiando in una risoluzione futura. Riuscire a non agire quando, diversamente, ogni presupposto parrebbe imporre il contrario, è cosa alquanto più ardua e difficoltosa. Scegliere di Non uccidere quando si avrebbe la possibilità di farlo. Decidere di Risparmiare piuttosto che Punire. Di Assolvere al posto che Condannare. Di, semplicemente, aspettare non in funzione della propria vigliaccheria ma in ordine di una precisa intenzione. Questo vuol dire seguire un proprio percorso. Significa non affidarsi al Fato ma obbedire ad una volontà ben precisa. Tracciare la propria strada.
Per Odenis, Attendere il risolversi di eventi incerti, Aspettare lasciando che il fiume della casualità scorra senza turbative significa NON ricorrere ai suoi poteri " divini " ma limitarsi a sfruttare il proprio potenziale di pugnale come semplice arma Bianca. Nulla più che acciaio e forza bruta. Così facendo, sarà come offrire al destino la possibilità di ignorare del tutto un fattore che, viceversa, avrebbe probabilmente influito in modo differente. Elidersi così che tutto vada come doveva andare. Fintantoché Shivian si limiterà a sfruttare la propria arma in tali proporzioni, potrà usufruire di un bonus alla Rec e alla AeV di 100 punti. [Abilità passiva]

Egli si circonderà inoltre di un'aura avvertibile solo dal suo diretto oppositore ( chiunque altro ne sarà quindi escluso ) tale da renderlo agli occhi dell'altro sempre meno presente nel proprio campo visivo e, al contempo, sempre meno percepibile come cosa "rilevante". In poche parole, il ninja compirà su di sé un'opera di esclusione tale da rendere la sua presenza il meno possibile rilevante agli occhi del proprio obiettivo. In termini di gioco, fintantoché Shivian si asterrà dal combattere, su di lui opererà una sorta di anti-auspex.[ Passiva ]

In ultimo, poiché tanto meno rumore si farà nell'affannarsi ad affermare il proprio Esserci, tanto più sarà possibile avvertire l'altrui Viverci, Shivian avrà la possibilità di entrare in sintonia con il proprio avversario. Pur non desiderandolo, pur preferendo scomparire nella propria neutralità piuttosto che farsi partecipe di tutto ciò che ancora si muove attorno alla sua persona, il voler Attendere diverrà un autentico ed irrevocabile gesto di " Assistere " capace non solo di avvicinare idealmente i due opponenti l'uno all'altro, ma di creare fra di loro una stretta alchimia empatica in tutto e per tutto simile a quello dello spettatore catturato dal dramma teatrale. In ogni istante del duello quindi, salvo che l'avversario non utilizzi schermi di sorta per ovviare al potere del ninja, egli sarà in grado di percepire i sentimenti e le emozioni più superficiali dell'altro. Pur tentando di evitare tale fenomeno. Pur cercando di opporsi ad esso. Non vi sarà alcuna barriera ( salvo magica e psionica ) in grado di ostacolare il fluire dell'animo del primo nel secondo. [Abilità psionica passiva]




± Abilità Attive

  • Pergamena incastonata Idra Einherjar - Gigante di Luce [Utilizzata solo a fini narrativi]

SPOILER (click to view)
Spendendo un enorme consumo di energie, il guerriero sarà in grado di evocare un gigantesco serpente ad otto teste ed otto code, dal colore violaceo. Le dimensioni di quest'essere saranno immense, pari se non superiori a quelle di un drago adulto.
Questo si scaglierà contro l'avversario, pericolosissima, per distruggerlo. Nonostante possa sembrare una banale tecnica evocativa, il serpente andrà considerato una vera e propria tecnica. Svanirà infatti una volta provocato un danno critico all'avversario, o se contrastato.
La sua potenza è però incredibile, tale che potrebbe sradicare un'intera foresta solo con un gesto delle sue code. Non una creatura facilmente affrontabile, seppur solo per un turno.


± Riassunto_Dopo una iniziale catena di pensieri Shivian pensa di essere stato condotto a scontrarsi con Dalys dal proprio artefatto “odenis” che ha voluto tentare di creare un legame tra la psiche dei due.
A spezzare tutto arriva però il primo degli attacchi dal sole nero che scatena istintivamente una reazione difensiva del Gigante di Luce per proteggere sia il proprio padrone che la donna. Sfruttando tutti e due gli utilizzi della pergamena a consumo Critico mi difendo idealmente dai danni anche se la cosa è fatta con un intento puramente scenografico. Nell’ultimo assalto il gigante si frantume e scompare lasciando dietro a Shivian la spada che lo custodiva spezzata e inutilizzabile.
A questo punto Shivian si riprende e dopo aver osservato i resti dei numerosi morti (il gigante non protegge nessun altro membro delle truppe di entrambe le fazioni) risponde a Dalys. La frase in questione può essere letta in due modi (“Assisteremo alla fine del mondo” & “Assisteremo alla nostra fine”).

I Kanji iniziali significano “legame”.


± Note_Premetto che è stato un inizio molto inusuale per un post di presentazione ma considerando la grandezza dell’evento ho volutamente scelto di sperimentare qualcosa di atipico. L’idea di fondo è nata dal fatto che il duello tra Dalys e Shivian si svolge di fatto all’interno della scena Free “Inno alla morte” e che quindi anche sui nostri personaggi dovesse scatenarsi l’attacco lanciato da Ray. Proprio per creare un legame con la storia ho scelto di difendere me e Dalys dall’attacco utilizzando però una pergamena incastonata che comunque non avrei utilizzato e che non altera minimamente l’equilibrio iniziale dei post di presentazione.
Spero che questo mio tentativo sia apprezzato e siccome sarebbe dura riproporlo in un turno di combattimento sarei grado a Ray se non facesse piovere altri Critici dal cielo.

 
Top
view post Posted on 5/10/2011, 23:41
Avatar

Like a paper airplane


········

Group:
Administrator
Posts:
12,341

Status:


Aveva appena finito di parlare, rivolgendogli la parola, che il mondo improvvisamente si sconvolse.
Prima c'erano il clangore delle armi e il grido della battaglia. Prima c'era il sangue, la morte, il rombo dei passi del Titano. Prima era un alternarsi di fotogrammi. Corpi che correvano. Armi levate, corpi a terra. E come in una scena al rallentatore le spighe di quel grano fatto di carne si spezzavano sotto la grandine.
Ma nulla era paragonabile a quello che accadde all'improvviso, quasi un eco delle sue frasi, del suo ardire. Quasi qualcuno volesse zittirla e punire la sua impudenza. Sebbene lei non contasse nulla, proprio nulla. In quel momento sul grano passò un'onda di vento impetuoso.
Nera come la notte spazzò tutti indistintamente, di un'equità apocalittica. Sarebbero stati investiti in pieno e i loro corpi sarebbero diventati solamente un'ombra sulle pagine di quella guerra. La rossa danzatrice e il suo nemico. Ideogrammi giapponesi dal significato indecifrabile. Nemmeno la sentì arrivare. Sarebbe morta in un soffio, senza rendersene conto, colta nel mezzo tra un respiro e una delle sue consuete smorfie di malizia. O forse avrebbe avuto il tempo di rivolgere un ultimo pensiero all'uomo che amava, che avrebbe sempre amato, prima di andarsene inutilmente lasciando appena un neo nella memoria di una collettività smembrata.
Sarebbe dovuta morire. Sarebbe stato giusto.
E invece qualcosa si frappose tra lei e quella forza. Sentì il boato dietro di sé, cadde sulle ginocchia stringendosi il ventaglio al petto. La lingua le divenne in un attimo impastata e pesante, le labbra secche. Aveva sempre invocato la morte, ed ecco che ora l'aveva vicina, tanto da sentirne il fiato sulla nuca. E non voleva più. Non voleva andarsene. Voleva rubare un altro respiro, ipotecare tutte le proprie speranze in cambio di un altro movimento.
Chiuse gli occhi, stringendoli così forte fino a che dietro le palpebre non apparvero decine di puntini luminosi. E si trovò a provare dolore e riaprirli. Si trovò a guardare il terreno bagnato di sangue e dalle orme di molti passi. Una sensazione avvolgente di calore la percorse mentre si rendeva conto di essere ancora viva.
Ancora immersa nell'inferno.
Ma viva.
Non ne conosceva il motivo, ma riusciva ad intuirlo. Il suo nemico le stava ancora in piedi davanti, anche lui illeso. Non c'era dubbio su chi avesse eretto quella difesa. L'aveva protetta sebbene stesse dall'altra parte. E ora, mentre gli eserciti si ritiravano, mentre le difese si chiudevano su di loro come labbra su una chiostra di denti cariati e mancanti, rimanevano soli.
Catturati l'uno negli occhi dell'altra senza possibilità di scampo. Nessuno sarebbe più giunto a disturbarli. La morte era calata su di loro spostando la battaglia altrove. Meglio di qualsiasi grido aveva riunito e richiamato tutti i soldati all'ordine. E ora avrebbero combattuto di nuovo, con la forza di una nuova disperazione, ma non lì. Non lì dove i cadaveri si ammucchiavano gli uni sugli altri, elfi e orchi, umani e forme gargantuesche ormai impossibili da identificare.
Tutta quella giornata, lo squillo dei corni, la carica, sembravano essere accadute anni prima. Sembravano appartenere a una giovinezza perduta. Loro due erano come statue rimaste erette per lunghi secoli. Non si muovevano, vestigia di un mondo che non sarebbe mai stato più lo stesso. La Principessa e il suo avversario, forse altrettanto nobile. Una principessa il cui titolo non valeva più nulla, debole come un qualsiasi suddito davanti allo sguardo senza emozioni di due titani alla guerra. La Voce l'aveva spinta in avanti, la Voce le aveva parlato della sua bambina, dell'uomo che la aspettava quando tutto fosse finito. Le aveva parlato di un Re che lei aveva deluso, di compagni che erano morti. E ora l'aveva abbandonata. Ora era solo silenzio. Ora erano solo le parole di quello sconosciuto.



E assieme assisteremo alla nostra fine del mondo.



Gli sorrise storcendo le labbra.
Lei aveva già visto il proprio mondo finire, una volta, due volte. Lei aveva sacrificato in entrambe le occasioni ciò che aveva di più prezioso per far tornare a scorrere le lancette del tempo. Aveva rinunciato ad amare. Aveva accettato di poterlo fare di nuovo. Aveva sperato che un pugnale, una spada la trafiggesse in pieno petto e la portasse via. Fine. Silenzio.
E quel giorno aveva desiderato di non morire.
Ora che la fine del mondo le pareva un evento così insignificante, così remoto rispetto agli avvenimenti delle ultime settimane.
E qualcosa le diceva che anche lui non era altro che un fallimento gettato lì quasi per caso. Il mondo non sarebbe finito per loro, loro non avrebbero svegliato quella realtà dal proprio incubo. Loro non valevano proprio nulla. Come i pedoni all'inizio di una partita di scacchi, la loro vita o la loro morte era del tutto indifferente ai fini della partita.
Si alzò in piedi puntellandosi su un ginocchio. Cercò con lo sguardo il Giullare, il Rosso, il padre della sua bambina. Non lo trovò, non trovò nessuno di loro.
Sognò che il suo amato giungesse in quel momento, la vedesse e la portasse via con sé. Ma anche questo non era altro che una follia. E per sperare di realizzare quella follia doveva soddisfare il Sovrano, far sì che vincesse, che si trasformasse in un dio potente più di ogni altro. Doveva vincere la propria piccola parte di battaglia inutile. Doveva uccidere quell'uomo.
In qualsiasi altro momento non avrebbe pensato ulteriormente. Si sarebbe gettata su di lui come una belva affamata, pronta a dilaniarlo. Solo per il gusto di farlo, solo per zittire il proprio incubo, il proprio desiderio irrealizzabile ancora per qualche minuto. Ma lui l'aveva salvata, lui era il primo da giorni a prendersi cura di lei, a tributarle quell'omaggio. Dopo che era fuggita dal Clan, dopo che aveva rinunciato all'amore per una missione impossibile, dopo che tutti i suoi compagni si erano sacrificati. Lui che neppure la conosceva aveva eretto uno scudo e le aveva salvato la vita. Ma non era morto.
Non era come tutti gli altri, che non avevano resistito ai sentimenti di lei, che erano stati fagocitati dall'oscurità che le stava dentro.
Lui le assomigliava, condivideva la sua stessa disperazione, la stessa mano invisibile che stringe le tempie e le comprime nella morsa del terrore. Non si lasciava divorare da quella forza distruttiva, da nessuna forza. Lui. Lei. Avrebbero meritato un lieto fine, che i loro desideri finalmente si avverassero. Aveva un tributo di sangue nei suoi confronti.
Il Re lo voleva morto la sua Voce glielo sussurrava maligna. La ragione lo voleva vivo. Le pupille si rimpicciolirono, l'adrenalina le chiuse la gola. Il conflitto le faceva pulsare il cuore dentro le orecchie. Non poteva farlo. Non poteva colpirlo alle spalle dopo che l'aveva salvata.
Meritavano un mondo migliore.
Un mondo che non potesse finire. Dopo aver deluso tutti, meritavano un mondo dove avrebbero potuto essere diversi. Lei lo aveva cercato a lungo e non l'aveva trovato mai. Lei aveva sperato ogni volta, si era tesa nello spasmo di afferrare quel regalo lontano. Ma era sempre un poco troppo in basso. Ma sempre un grido di delusione le era sfuggito dalle labbra.
Lui forse era diverso. Lui poteva farcelo ancora.



La fine del mondo non è per te, non è per nessuno.
Meriteremmo di essere felici
”.



Era un sorriso triste, immerso in occhi tristi. Occhi dietro ai quali una rabbia folle e disperata, un odio verso il destino si annidava pericoloso. E furono quegli occhi a tradirla, a tributargli un onore pericoloso, quello che lei non avrebbe mai potuto avere.
Gli avrebbe donato la felicità di un attimo passato, l'attimo di estasi migliore della sua vita. L'idea di un istante. Gli avrebbe donato quel mondo migliore che non avrebbe potuto riottenere mai più. Perchè attimi come quello sfuggono in un secondo, e per quanto li si riviva non saranno mai così intensi, così vividi come la prima volta. Lei gli donava un'altra prima volta, che le era preclusa.
Tese un braccio verso di lui, il palmo della mano aperto a fronteggiarlo. Perchè avrebbe potuto sempre non gradire il dono di lei. E non era una stupida. Nel suo sguardo iniziò ad emergere ciò che era sopito, il nido di serpi iniziava a vomitare le proprie figlie.
Aveva un debito con lui, una vita per una vita. Non lo avrebbe ucciso. Ma lui non aveva debiti con lei. Forse se la sarebbe portata via. Questo diceva la voce.
E lei non voleva vedere la fine del mondo. Che sciocchezze. Lei non voleva morire. Lei non inseguiva i sogni e le utopie, sconfitta in ogni cosa, prostrata agli occhi di colui che avrebbe dovuto compiacere.
Lei camminava su strade concrete. Un uomo amato. La sua bambina. Non poteva morire senza la sua bambina. Nessun mondo in fiamme gliela avrebbe portata via.
Una bambina inesistente.
Il pensiero la folgorò. Era un pensiero lancinante, doloroso, un'eco di quello che l'aveva percorsa. Ricordò il sangue, il tepore di quella vita che scivolava tentando inutilmente di aggrapparsi dentro di lei.
Era un pensiero pesante come un macigno.
La sua bambina era morta.
La sua bambina le parlava.
Ma lui non poteva saperlo. Lui non poteva comprendere il motivo del suo momentaneo pallore. E avrebbe tentato di ucciderla, avrebbe distrutto tutto di lei, anche quella creatura che rimaneva in vita tra il sogno e la realtà. Avrebbe tranciato le sue braccia e quelle piccole mani infantili, le sue gambe e quella pelle candida, intoccata.
Lui avrebbe distrutto lei, che voleva vivere. E la sua bambina, che meritava di non morire, se ne sarebbe andata per sempre. Nessuno avrebbe saputo nemmeno che era esistita. E lei non poteva permetterlo.
L'aria attorno alla sua mano parve muoversi e distendersi verso il nemico. Non voleva fargli del male, voleva semplicemente renderlo inoffensivo. Non lo avrebbe attaccato se non l'avesse costretta. Ma non si sarebbe fatta portare via ciò che aveva di più caro.
E lui ora sarebbe stato felice. E lui ora avrebbe avuto tutto ciò che lei non avrebbe mai nemmeno provare. Rabbrividì, sentendosi improvvisamente molto sola.
Per fortuna aveva la sua bambina.
La sua bambina che era morta.
Ancora dolore. Storse la bocca.
Qualcosa le premeva agli angoli degli occhi. Ma non voleva sentire. Ma non voleva abbandonarsi all'emozione. Chinò il capo.

png



Equipaggiamento: Bloody Maries (indossate); Leviatano (evocato); Mietitrice Scarlatta (alla cintura).
Consumi: Basso x1; Alto x1
Energia Residua [100% - (1% + 13%)] = 86%
*Anello del potere + Risparmio del Dominio
Danni riportati: //
Azioni: Essendo il primo turno tento una strategia molto semplice: ti evoco un'illusione di livello basso per distrarti il tempo superiore a castarti addosso Right-Left e confondere in questo modo la tua percezione della destra e della sinistra per i prossimi turni. *ha paura ç_ç*


Passive in utilizzo




Autocontrollo ~ Al 10% Dalys non sviene

Ammaliamento ~ Risparmio energetico dall'1% al 5% per le tecniche illusorie e aumento di un livello dei loro effetti

Intimità ~ Abilità passiva che induce fascino nell'osservatore

Dominio ~ Equilibrio su qualsiasi superficie

Danza di Salomè ~ Sfuggevolezza dei movimenti (abilità passiva); se resta immobile avrà a disposizione 3 slot tecnica

Equilibrio ~ Equilibrio su qualsiasi superficie



Attive Utilizzate




Intesa ~ Guardate gli occhi di questa donna, guardateli attentamente. E' certo che non potrete più dimenticarli. Perché essi vi rapiranno, faranno di voi le sue prede. Essa è predisposta dalla sua stessa natura, dalla sua stessa intrigante femminilità, all'arte dell'inganno e dell'illusione. Addestrata da nobili dame, di certo animate da ancor più nobili intenti, ha imparato a stuzzicare le fantasie degli uomini che la circondano, a ricreare i loro sogni, le loro ambizioni, a farsi vaso stillante dei loro desideri. Ma vivendo nel deserto, dove il sole riesce a modificare ogni cosa, ogni valore, dove le sue lacrime sono evaporate e hanno lasciato solo sale, dove la luce ha distrutto ogni realtà alla sua vista, ha imparato quanto terribile possa essere un miraggio, una lontana illusione. E la sua abilità è diventata la maledizione dell'avversario che incontrerà il suo sguardo. Le basterà un consumo Basso per ricreare nella mente del nemico una e una sola immagine, un ricordo, un'apparizione, un vago miraggio nella calura della sua bellezza. E' un illusione facile, che si può bypassare facilmente, che sarà visibile solo al suo sfortunato destinatario.

Intimità ~ Le basterà tendere una mano verso il nemico e spendere un consumo Alto perchè un flusso di energia distorca l'aere tra loro. Il nemico verrà immediatamente avvolto da un alone opaco, chiaro indicatore del sotterfugio che gli è stato usato contro. Da questo momento in poi, per due turni, il nemico percepirà come invertite la direzione destra e sinistra. Questa subdola illusione, basata sulla PeRM della Rosa, non provocherà altri danni all'avversario se non quelli che egli stesso non riuscirà a parare, confuso da tanta eleganza e tanta bellezza.

 
Top
3 replies since 13/9/2011, 22:33   289 views
  Share