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Winterreise ~ Gute Nacht, Buonanotte: La Partenza

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Ikit89
view post Posted on 19/5/2012, 23:40 by: Ikit89




CITAZIONE
Legenda:

Narrato
Pensato (Marchosias)

Tanto bianco che la vista stenta a credere di poterlo abbracciare nella sua totalità. Un unico spettatore, il suo sguardo spazia dai confini estremi del mondo, tra le propaggini dell'atmosfera che si perdono nei vuoti più assoluti e inesplorati. Da questa posizione estrema l'Erydlyss regala un panorama imponente malgrado le nubi, anche più di quello che si potrebbe ottenere esplorandolo a piedi, ammesso esista una persona tanto folle da azzardare l'impresa. Come può questo territorio appartenere allo stesso mondo che ha conosciuto finora? Marchosias fatica un'attimo per convincersi di non essere in viaggio verso un pianeta alieno, una luna sconosciuta sulla quale sta per atterrare. Si tratta di una terra inospitale, antonomasia stessa del freddo, eppure la vita è riuscita ad insediarsi anche in un simile luogo. Vite di uomini, bestie, e anche dell'altro: cose sopite che si trascinano nella bufera, cose che non dovrebbero essere destate dagli antri freddi nei quali consumano il proprio letargo. Pochi attimi separano l'Artefice da lasciarsi cadere verso la propria destinazione, tuffarsi nell'imminente avventura senza possibilità di ripensamento.

Sei davvero sicuro?

In cuor suo ha già preso una decisione. Una volta arrivato sul tetto del mondo non avrebbe più visto strade lastricate, palazzi, gente dagli sguardi diffidenti e soprattutto nessun Corvo pronto a blaterare i propri fastidiosi sermoni. L'ultima visita a Basiledra - in un ambiente che si è rivelato piuttosto opprimente - è durata troppo, certamente più di quanto non avesse desiderato. Anche l'Oriente e i meandri del palazzo reale possono aspettare, nonostante siano il posto che si è adattato - seppure con qualche difficoltà - alla sua attuale idea di casa. Ha abbracciato il proprio desiderio di fuga senza pensarci due volte, lanciandosi sulla prima occasione favorevole. Complici sono state le voci giunte dal Nord, passate di bocca in bocca, forse anche falsate. Notizie di villaggi vuotati dei loro abitanti senza una causa nota e di un gruppo degli avventurieri più determinati . Non è la prima volta che l'ignoto lo attira con forza a sè, lui che della curiosità ha sempre fatto il proprio vessillo, come anche la propria debolezza, anche se bravo testardo non l'avrebbe mai ammesso. Ma non è l'unica sua motivazione, non può certamente mentire a se stesso: in vero brama l'assaggio di un posto come questo che sta osservando dall'alto. Un luogo ameno capace di accogliere in visita un animo incupito da troppi pesanti pensieri, che possa drenarli via e confonderli tra gli sconfinati spazi delle vette inarrivabili, che possa stemperarli tra i foschi venti gelidi.

erydlyss

L'enormità delle catene montuose dai rilievi frastagliati, le cime svettanti come guglie di una cattedrale eretta su nevi e ghiacci perenni. Ancora una volta l'Artefice sceglie di proseguire nel tuffo più grande che possa essere compiuto. Assapora una strana sensazione, un alchimia di timore e interesse. Soddisfatto però di sentirla propria, bilanciata: in qualche maniera giusta.
Ha studiato a fondo le mappe prima della partenza, ha eseguito ogni calcolo più volte con la propria mente allenata, ogni ramo funesto potato dall'ampio albero di tutti i possibili eventi. Un uomo qualunque avrebbe valutato il punto d'impatto discretamente vicino alla sua destinazione, abbastanza da impegnare qualche ora di cammino. Un punto in realtà eccezionalmente vicino, se quello stesso uomo avesse prima considerato la reale portata di un viaggio come quello: il mondo intero. L'Artefice sarebbe allora stato degno di ammirazione, come un arciere che ha centrato un tiro impossibile. La discesa è sempre improvvisa, velocissima: Marchosias non avrebbe visto la scia lasciata dietro a disperdersi sul cielo, nè udito il proprio stesso fragore. Più veloce di entrambi e incurante di essi, si sarebbe solo schiantato.

[...]

Il boato dell'impatto riecheggia a lungo tra le cime, e per un'attimo teme sia la causa di smottamenti dove la neve è precaria. Fortuna vuole che non accada, e adesso si ritrova in un'ampia pozza di acqua fangosa nel punto occupato solo un attimo prima da un manto candido. Ciò che restava del guscio traslucido nel quale era avvolto - composto non da materia ma di sola energia - si è dissolto nell'urto. Tutto è andato come previsto e le membra del costrutto sono illese. Intorno al sè scopre i primi alberi di una foresta di abeti rossi, tutti scampati all'urto. Le loro fronde innevate iniziano a sovrapposi sempre più fitte fino a ostacolare totalmente la vista poco più avanti. Come al solito il calore è stato tale da vetrificare il terreno, che scricchiola sotto ai suoi primi passi. Passi che affondano sempre di più non appena poggiano sulla neve fresca. Affondano troppo, ben più di quanto dovrebbero.

Troppo pesante.
L'ho reso un pachiderma, accidenti a me.

Il costrutto porta con sè qualcosa di diverso, una differenza capace di passare inosservata a tutti se non all'occhio più allenatol suo stesso creatore. Ogni placca esterna, ogni tassello del mosaico della sua peculiare superficie è stato riforgiato per l'occasione. Materie mai esistite hanno preso forma nome e scopo tramite l'Arte di Marchosias. Aveva temuto il gelo - sicuramente a buona ragione - ma ha esagerato, rendendo di fatto il costrutto ben più pesante del normale. Non l'avrebbe mai coperto di pellicce, un idea che gli aveva sfiorato un attimo la sua mente prima di essere scartata. Non avrebbe mai camuffato questo suo corpo da uomo, perchè non erano le sue spoglie umane e mai lo sarebbero state. Che tutti piuttosto lo vedessero con chiarezza per ciò che era veramente, dato che non si era mai vergognato della propria Arte. Se avrebbero poi afferrato la sua essenza umana, il nocciolo senziente di questa creatura ibrida, questo era un'altro paio di maniche.

L'avanzata sulle nevi prometteva quindi di essere estremamente lenta, col rischio di non riuscire ad intercettare gli avventurieri diretti a Schneeweg. Almeno il freddo non gli avrebbe causato problemi: niente più di una vaga carezza, non sarebbe diventato nulla di fastidioso. Marchosias pensa bene che la prima cosa da fare sia orientarsi, tentare di inquadrare la propria destinazione. Non sapendo di essere in anticipo o meno sul gruppo di avventurieri, avrebbe comunque cercato le loro tracce durante il cammino. Ma non subito, non prima di essere colto da un imprevisto. Uno tra i peggiori.

E' così ogni volta che arrivi, l'avrai notato ormai.
Le bestie si spaventano sempre, fuggono.
Si, scappano dal tuo tuono...
Che ci fa un orso qui?

Non l'ha ancora vista con la mente ma solo con gli occhi. Non ha ancora dato una forma e un senso alla massa scura che si muove lenta nella fetta di bianco tra due alberi. Ipotizza sia un grosso animale scuro, un orso bruno magari. Raro, eppure non gli viene in mente altro, e come potrebbe pensare a qualcosa di più improbabile? A maggior ragione perchè sta guardando qualcosa di sconosciuto, talmente fuori dagli schemi classici da far apparire Marchosias stesso un'essere armonioso, conforme a natura. Sta ancora chiedendosi perchè non ha messo in fuga anche questa bestia con il boato del proprio schianto quando, oltre a guardare la figura, la vede per quello che è. Una zaffata dolciastra di decomposizione lo colpisce come un pugno sul mento e istintivamente (inutilmente) porta le mani verso un naso che non esiste. Uno dei tanti riflessi duri a morire, non se ne sarebbe mai liberato ma ciò non rappresentava un problema, andava benissimo così.

Gli torna in mente l'odore dei biscotti alla cannella che mangiava da bambino. In un'altro corpo, durante un'altra vita; le memorie di un estraneo. Tonnellate di biscotti: un odore nauseabondo che ghermisce l'olfatto e ostacola anche i pensieri. Non è certo pelliccia, nè carne, nè fango, ma appartiene un pò a tutte e tre. La melma animata assomiglia ad un uomo massiccio, anche se le movenze sono fluide e strascicate, ubriache. Cammina dinoccolato come se privo di scheletro e muscoli. Privo di ogni cosa necessaria alla vita. All'apparenza dotato solo di una cieca brama, si sta avvicinando senza deviare di un passo; nel farlo mette in mostra dettagli che Marchosias avrebbe voluto risparmiarsi. Ossa, ciuffi di pelo e altre parti non bene identificate fuoriescono dalla poltiglia scura. Colonie di larve crescono e si moltiplicano frenetiche, nutrendosi della putrescenza prima di morire anch'esse ed essere fagocitate dai propri simili. Tutto avviene ad un ritmo frenetico e innaturale. L'Artefice si accorge di essere stato raggiunto mentre era ancora intento a indovinare quali siano le forze che muovono il proprio nemico, nonostante non l'abbia ancora identificato come tale. Viene colpito con violenza. Il costrutto è sbalzato in aria come un bambolotto da un manrovescio brutale e improvviso portato da un arto dotato dotato di robustezza e forza impensabili dato l'aspetto liquamoso e in continuo sfacelo.


La neve fresca attutisce in parte la caduta ma al tempo stesso è colpevole dell'impaccio e dei lunghi, concitati istanti necessari a rialzarsi. Le placche ammaccate del petto lanciano urla di dolore in una lingua straniera che alla lunga Marchosias sta imparando ad interpretare. Si sarebbe occupato di questo abominio e poi avrebbe continuato nel suo viaggio, senza altri...

Huh!?

E' di nuovo in piedi ma impietrito, colpito nel profondo, nelle sue più intime debolezze, pungolato malignamente su ferite che avevano iniziato lente a cicatrizzarsi. Sta guardando se stesso dove avrebbe dovuto esserci una massa amorfa di putridume. Aveva quasi dimenticato il proprio volto umano, il viso di un tempo, quello che per una vita intera ha visto crescere negli specchi. Gli mancava ogni tratto, dalla linea definita della mascella al naso greco. Un giovane tutto sommato di bell'aspetto, il fisico invidiabile sacrificato in parte, smagrito a favore delle ore spese a praticare l'Arte, chiuso in casa. Il cespuglio ribelle di capelli, sempre troppo lunghi e scuri come gli occhi e la barba trascurata. E' vicino, volendo può toccarne la pelle, osservare ogni particolare che adesso è solo causa di rimpianti e di nostalgia. Non dura molto, come tutti i desideri più agognati. La pelle si scolorisce, diventa flaccida, le orbite si accasciano in occhiaie gigantesche, la carne inizia a franare su se stessa, sciogliendosi. I muscoli sottostanti si scoprono all'aria sfibrandosi e il volto adesso scarnificato piange e vomita in assoluto silenzio un liquame nero come la notte. Sta accadendo di nuovo, le ferite si sono aperte, il ricordo è stato disseppellito e torna orrendo a tormentarlo. La sua morte - o meglio - quella del proprio corpo.

No, non ancora!!
Non guarderò oltre!!

Si impone di non sottostare oltre a questa tortura. Marchosias trova un attimo di lucidità proprio grazie al senso di distacco che il corpo artificiale gli trasmette. Giusto il tempo per escludere la vista dai sensi perfettamente obbedienti del costrutto, capaci di spegnersi al suo diretto comando. Una soluzione radicale ma efficace per mitigare lo sconcerto causato dalla malia. Anche da cieco può estrarre la propria arma e fare fuoco davanti a sè. Nel buio più assoluto può sentire le vibrazioni che la sfera ronzante sparge nell'aria. Il suo globo dei fulmini, la sua personale tempesta. A giudicare dal guizzare interrotto la saetta deve aver centrato il bersaglio. Si riappropria della vista non senza il timore di essere ancora vittima di orrori allucinanti. La buona notizia è che adesso fronteggia di nuovo la massa decomposta nella sua vera forma, la cattiva è che il suo attacco sembra non avere sortito effetto. La zona colpita ribolle e pulsa, si ricompone riprendendo la propria consistenza originale. Deve trovare un'altro approccio, e alla svelta.

!!!

Il suo nemico non sta certo ad aspettare: le sue masse ribolliscono ancora, ondeggiano e poi sfociano verso l'esterno in maniera impetuosa. Ha appena il tempo di scansarsi ma evita solo in parte il getto nero corrosivo, che per buona parte imbratta la gamba destra del costrutto. Il dolore è istantaneo e lancinante, come un'ustione viva e dotata di intelletto: affamata. Marchosias urla mentre le placche vengono corrose e perforate. E se avesse colpito qualcosa di vivo, di organico? Meglio non chiedersi cosa era capace di fare quella sostanza alla carne umana. Piuttosto è il momento della vendetta.

Agisce in fretta, senza lasciare il bruciore alla gamba rubi altro spazio dentro la sua mente. Un altro fulmine guizza preciso, non contro il nemico ma verso la base dell'albero più vicino, un grosso abete. La corteccia e il legno esplodono in un suono secco spargendo schegge intorno lasciando l'albero fiaccato nella struttura. Le mani del costrutto afferrano l'aria, stringono il nulla e fanno leva su fulcri sconosciuti. Il legno geme e scricchiola, l'albero obbedisce come un burattino alle proprie corde invisibili. Il tronco si inclina dalla parte giusta, le fibre che lo reggevano si piegano a forze superiori, lasciando che la gravità abbia la meglio. Un tonfo, fogliame che si agita. Il cumulo di poltiglia viene investito in pieno e si spiaccica al suo suolo, sprofondando in parte nella neve fresca. Non c'è tempo da perdere, perchè ancora la sua forma malleabile ha impedito che subisse danni. Si contorce, si agita frenetico. Abbraccia il legno, si avvinghia e lo inizia a corrodere. Non avrebbe avuto il tempo di applicare ancora la propria inspiegabile forza, non avrebbe scalzato il peso di quella che sta per diventare la sua tomba. Qualunque cosa fosse, qualunque delle tante cose fosse morta permettendogli di prendere vita, avrebbe avuto il riposo eterno, senza mezzi termini, senza nessuno stato intermedio. Marchosias percepisce l'aria rispondere alle proprie volontà, vorticare nel palmo, pronta a incendiarsi e cambiare forma. Pronta ad appiccare un incendio inestinguibile, perchè così lui desidera.

Purificati nel fuoco.

CITAZIONE

Riepilogo: In sintesi, Marchosias arriva schiantandosi nei pressi di Schneeweg. Nel tragitto ragiona sui motivi che l'hanno spinto ad imbarcarsi in questa avventura. Arrivato nei pressi di una foresta, non si rende subito conto dell'ostilità dell'elementare e viene colpito da un attacco e da un'illusione prima di riottenere la prontezza necessaria a bloccare il nemico sotto il peso di un albero e dargli fuoco, uccidendolo.

Note: Premetto subito che è un'abbaglio che prendono in molti, quindi "don't panic". Come da descrizione (scheda di Marchosias, paragrafo "Aspetto"), il costrutto è pesante al pari, se non meno, di un uomo della stessa stazza. Ovviamente nella scena ruolo comunque l'interessante spunto (grazie! *_*) dello sprofondare nella neve adducendo come causa un particolare rivestimento che Marchosias ha applicato esclusivamente per questa occasione per difendersi dalle temperature eccezionalmente basse dell'Erydlyss. Detto questo ci tengo a precisare che la sua resistenza ai danni è inalterata, ovvero pari a quella di un corpo umano in armatura di cuoio.

Colonna sonora: "Mount Gagazet" - Final Fantasy X (OST)

braccioi
 ReC
300
 AeV
125
 PerF
175
PerM
375
CaeM
225
 Basso
5%
 Medio
10%
 Alto
20%
Immenso
40%
Marchosias [mente]: ■■■■ ■■■■ ■■■■ ■■□□
    Scosso dalla malia dell'elementale, il quale ha preso le sembianze del vecchio corpo umano di Marchosias per poi iniziare a disfarsi, ricordandogli gli orrendi momenti nei quali ha davvero perso il corpo e rischiato di morire nella stessa maniera. (Medio)
Costrutto [corpo]: ■■■■ ■■■■ ■■■■ □□□□
    Placche del petto ammaccate con danni agli strati più interni (Medio)
    Zona della coscia destra parzialmente corrosa (Medio)
Equipaggiamento:
    Il fulmine globulare orbita intorno Marchosias (5 3 usi disponibili).
Energia: 100% -5% (Basso) -5% (Basso) -10% (Medio) -5% (Basso) = 75%
Tecniche e Azioni:
    - [Marchosias] Ali di Ossidiana [2] : Abilità Personale, Descrittiva (Nullo)
      Uso descrittivo funzionale al viaggio da Basiledra fino all'Erydlyss.
    - [Elementale] Colpo Marcescente : Abilità offensiva fisica (Variabile Medio)
      Un colpo tremendamente violento che trae la forza dalle energie empie che animano l'elementale. Marchosias viene sbalzato qualche metro più in là atterrando sulla neve.
    - [Elementale] Visione di morte : Abilità offensiva psionica (Alto)
      L'elementale prende le sembianze umane di Marchosias per poi disfarle simulando i momenti in cui davvero il suo corpo è stato distrutto.
    - [Marchosias] Deus Ex Machina [4] : Abilità Personale, Difesa Psionica (Variabile Basso)
      Le difese che sono nate dall'ibridazione di Marchosias con il costrutto attutiscono in parte lo shock della visione orrorifica.
    - [Marchosias] Deus Ex Machina [2] : Pergamena: "Zero" ( Cacciatore, Basso)
      Il rigetto verso il tremendo ricordo è tale che Marchosias agisce sui sensi del costrutto escludendo la vista per tutelare la propria sanità mentale.
    - [Marchosias] Fulmine Globlulare [1] : Arma da fuoco piccola, attacco normale
      Marchosias fa fuoco alla cieca a distanza ravvicinata, centrando il proprio nemico.
    - [Elementale] Fiotto Empio : Abilità offensiva fisica (Medio)
      L'elementale rigetta un fiotto delle sostanze che lo compongono verso il costrutto, colpendolo alla gamba e corrompendo i suoi strati superficiali.
    - [Marchosias] Fulmine Globlulare [1] : Arma da fuoco piccola, attacco normale
      Marchosias dirige la prossima saetta alla base dell'albero più vicino.
    - [Marchosias] G-Radianza [5] : Pergamena "Attrazione violenta" ( Mago, Medio)
      Utilizzata per abbattere l'albero già indebolito alla base, schiantandolo addosso l'elementale.
    - [Marchosias] Flare [1] : Pergamena "Padronanza elementale (Fuoco)" ( Mago, Basso)
      Marchosias usa il getto di plasma incandescente per incendiare l'albero e uccidere l'elementale.


Edited by Ikit89 - 20/5/2012, 01:55
 
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