Gli ordini erano “semplici”.
Indagare, senza calcare la mano, senza dare nell’occhio, cosa che Shervaar poco dopo scopri essere quasi impossibile.
Informò i compagni che si sarebbe mosso da solo, se non altro per pura praticità, e salutando uscì dalla locanda dove Jevanni li aveva radunati.
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Dove andare? >>
Il tempio che sicuramente ricopriva un ruolo chiave in tutta quella storia, e su questo Shervaar nutriva pochi dubbi, era almeno per il momento da evitare. Dopotutto in un villaggio pressoché deserto, cosa che lo lasciò in realtà parecchio dubbioso, non sarebbe stato difficile scorgere lo straniero girovagare nei pressi di luogo sacro. Per il momento avrebbe evitato, o meglio, si sentiva, solo rimandato.
Decise di avviarsi verso il mercato, lì dove in teoria ci sarebbe dovuta essere un po’ più di vita.
Quanto però l’elfo si sbagliava lo scoprì presto.
Per quanto fosse in realtà già potenzialmente inutile cercare di non dare nell’occhio in un paese dove se non tutti si conoscono poco ci mancava, passare inosservato in un posto che contava in totale quattro anime, elfo compreso, era assolutamente impossibile.
Una sola bancarella, che vantava ben due vecchie clienti e un mercante con un largo cappello di paglia era l’unico cenno di vita. Molto, troppo strano, in un luogo che poteva vantar di essere un oasi sicura in una regione irta di pericoli.
Se tutto fosse stato normale, si disse però, probabilmente nessuno si sarebbe preso la briga di organizzare lì una spedizione investigativa.
“Spedizione investigativa”, ci si soffermò un momento.
Quella nuova accezione della propria missione, appena coniata, non dispiacque affatto allo sciamano, ben propenso a cercare ogni modo per allontanarsi dall’idea di guerra che il primo incontro con Àlfar gli aveva stillato in testa.
Rimase da parte, aspettando che il mercante e le sue ormai non più giovani clienti finissero le loro trattative su della carne di capra. Questi, tutti e tre, lanciarono a turno corvine occhiate al povero elfo, evidentemente tutt’altro che gradito, senza neanche prendersi la briga di mascherare il disgusto che palesemente Shervaar suscitava loro. Alla fine indispettite le due clienti decisero di abbandonare trattative e merce, lasciando il venditore tutt’altro che predisposto alle parole dell’elfo.
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Salve. Non proprio il mercato che mia spettavo di trovare un paese che sembra godere della benedizione digli dei. Da quello che si dice questa è un oasi di sicurezza in un zona tutt'altro che tranquilla, eppure un stanco pellegrino non sembra avere molta possibilità di godersi la sosta qui...>> disse con tono vanamente cordiale, ritrovandosi stampato sul viso dell’uomo uno di quelli sguardi che vale più di mille parole, uno di quelli che normalmente ti induce a lasciar perdere con le domande.
Il mercante sputò per terra al suo fianco, per poi sputare direttamente in faccia allo sciamano la sua riposta.
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Oasi di sicurezza un corno, se gli stranieri vengono a portare guai. Non c'è nessuna sosta da godere a Pietradisole per quelli come voi. La Pietra protegge solo i veri fedeli. Ora fuori da qui, hai già spaventato abbastanza clienti >> rispose, iniziando ad armeggiare con le merci, sistemando il tutto per chiudere. <<
Tanto avevo comunque finito per oggi >> grugnì infine truce, evidentemente intenzionato a liquidare in fretta lo straniero.
Una risposta ne più ne meno scortese di quella che l’elfo si era prefigurato considerata l’accoglienza generale che Pietrasole aveva riservato loro, riposta che però aveva già regalato a Shervaar alcuni preziosi dettagli. Tentò una seconda battuta, sperando di riuscire a ricavare dall’uomo altre informazioni. Odiava in realtà dover insistere di fronte a tale ostinazione, ma quello gli era stato chiesto per servire il proprio clan, e quello volente o nolente avrebbe fatto.
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Mi devi scusare, ma spaventare i tuoi clienti era l'ultima delle mie intenzioni, chi è infondo che dovrebbe aver paura di un elfo giramondo? E poi proprio non capisco…>> disse fingendosi incuriosito dalla merce. <<
Veri fedeli? >> continuò, accenndando un espressione confusa.
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E poi che tipo di guai potrebbe portare un' innocuo straniero come me? >> concluse, infilando un mano nella sacca delle monete e aspettando che l’altro sbottasse furioso, in risposta alle velate provocazioni. Trovarsi costretto a far leva sulle debolezze altrui gli risulto non poco strano, sgradevole in realtà, ma l’intolleranza dell’uomo, con un po’ di fortuna, avrebbe giovato a suo favore.
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"Elfo giramondo"? Voi elfi credete che l'Eden sia vostro. Beh, qui non funziona così. E tienti i soldi, la tua moneta non ha valore qui. I fedeli, sì. Non farmi ripetere le cose due volte, ci senti meglio di me scommetto. La Pietra protegge solo coloro che sono nati in questo posto - solo noi siamo degni della sua benevolenza. Voi arrecate disturbo tanto a noi quanto alla sua influenza. >>
L’uomo sputò, nuovamente, questa volta dritto tra i piedi dell’elfo.
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Che siete venuti a fare qui? Chi siete? >>
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In che modo quest'elfo giramondo, che ti assicuro non si arroga nessun diritto sull'Eden, sarebbe di disturbo a te e alla tua pietra? >> provò a continure, ignorando ogni offesa. Allungò una mano verso della carne secca, poco fiducioso in realtà che una manciata di monete potessero cambiare qualcosa. Il disagio era palpabile nell’aria, l’ostilità del mercante cresceva ad ogni scambio e quella sensazione di occhi perennemente puntati addosso si intesificava ogni momento.
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Cosa ci faccio qui? Quelli che ci fai tu, quello che fanno gli altri fedeli, cerco protezione dai demoni di queste terre. Quanto ti devo? >>
L’uomo in tutta risposta schiaffeggiò la mano di Shervaar, finendo in fretta e furia di imballare i suoi beni. Nervoso come non mai sembrava non veder l’ora di scappare, quasi minacciato da qualcosa di ben più sgradevole dell’elfo stesso. Una gocciolina di sudore freddo, assolutamente fuori luogo dato il clima tutt’altro che mite, gli scivolo su una tempia.
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Non avrete protezione dalle ombre. Le ombre vi divoreranno fino all'ultimo, a te e a tutti gli altri. Meglio lasciare la carne ai ratti che a voi miscredenti. >> disse caricando i sacchi con le merci su un carro trainato da un cavallo dall'aria tetra. <<
State lontani da Pietradisole e dal tempio, o la furia dei vostri dei sarà nulla in confronto al Giudizio della Pietra. >> inveì alla fine, asciugandosi il sudore con il dorso nella mano e manifestando come non mai il proprio nervosismo.
L’elfo non faticò a capire che qualsiasi cosa fosse in atto in quel luogo era lì ad ossorvarlo, ad osservarli entrambi. La senzazione di essere pedinato, che era stata sua sin dal primo momento in cui aveva messo piedi a Pietrasole, divenne più insistente che mai. Gli era stato detto di non calcare la mano e prima che le urla del mercante potessero procurare grane a lui, così come prima che lui potesse procurare grane al pover’uomo, decise di levare il disturbo sicuro che quel malcapitato non avesse nessuna colpa.
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Nella città da cui provengo si dice che il pesce puzza dalla testa” gli aveva detto Kreisler quando nell’Erydlyss indagava su delle misteriose sparizioni. Shervaar ricordava di essere arrivato a sfiorare un elemento chiave di quel vecchio e complicato quadro, e ancora si pentiva di non essere intervenuto repentinamente.
Questa volta non avrebbe ripetuto lo stesso errore.
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Vedo che la mia presenza qui è tutt'altro che gradita, me ne rammarico, ma levo il disturbo. L'elfo miscredente le augura buona giornata. Addio. >> concluse, diretto lì dove era inevitabile finire, lì dove l’uomo gli aveva involontariamente ma ripetutamente detto di cercare. Al tempio.
Si avviò silenzioso verso la sua meta, cercando vanamente nel cammino di capire chi gli fosse alla calcagna. Il cammino, seppur breve, fu piuttosto deprimente. Ma in vita sua gli capitò di essere evitato così come si fa con i malati del morbo nero, eppure agli occhi dei paesani evidentemente l’elfo non era tanto diverso.
Arrivato in cima alla collina dove il tempio era eretto lo sconforto si intensificò. L’edificio, con un architettura già di se inquietante, era circondato da una fitta e tetra nebbiolina, mentre nessun segno di anima viva sembrava presente in zona. Perfino il suo silenzioso e determinato inseguitore sembrava averlo abbandonato. Si avvicinò al tempio che nonostante l’apparenza malmessa sembrava tutt’altro che abbandonato. I grossi e arrugginiti catenacci, che chiudevano l’ingresso principale, presentavano evidenti segni di utilizzo. Un invito a nozze, una conferma dei timori dell’elfo.
Si avvicinò ad essi, sentendosi ad un passo da qualcosa di grosso, pronto a fonderli. La nebbia in teoria lo avrebbe dovuto coprire a dovere, ma l’elfo non poteva immaginare che in quella nebbia si nascondeva l’uomo che l’aveva richiamata.
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Cosa... >> disse una voce alle sue spalle, nascosta nella nebbia <<
Che cosa stai facendo? >>
Il tono, abbattuto, stanco, quasi sconsolato, gli era più che familiare.
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Io..io stavo… >>
Come diavolo avevano fatto a scoprirlo? Chi poteva vedere lì dove l’elfo non riusciva?
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Ma tu chi sei? Esci dalla nebbia. >>
Jevanni, il suo comandante, uscì dalla nebbia con fare sicuro, innaturalmente indifferente al fastidio che questa procurava all’elfo. Il suo sguardo, così come il suo tono, lungi dall’essere severo, era decisamente deluso.
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Vi avevo detto di non forzare la mano. Dimmi che quelle fiamme erano solo per scaldarti la mano...e non per dar fuoco al tempio. >>
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Ne per scaldarmi le mani...ne per dar fuoco al tempio...era solo per saggiare la qualità del metallo… >>
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Cosa cacchio stai blaterando stupido elfo? >>
Appena colto in flagrante dall’uomo che lo aveva esortato a non prendere iniziative azzardate e la risposta era stata degna di un bambino.
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Uno al villaggio continuava a parlare di fedeli, di un culto della pietra e simili, il tempio poi è palesemente trafficato. >> continuò cercando di recuperare credibilità, indicando le catene prima di continuare. <<
E’ ovvio che qualsiasi cosa accada ha qui il suo fulcro. Ma tu questo sicuramente lo sapevi già… >>
Jevanni, evidentemente d’accordo annuì, lasciando vagare il suo sguardo alternativamente tra Shervaar e il tempio. <<
Un paio di cose le ho origliate mentre ero in giro. Questo sì. Immaginavo anche che non ci avrebbero permesso di lanciare un'occhiata alla pietra. >> continuò, dando un calcio al portone dopo una piccola pausa.
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Figuriamoci se sarebbe stato così semplice. >> il tono, prima deluso, aveva ora un nota irritatata. <<
Mi hai preceduto con l'iniziativa, però...no, dobbiamo organizzarci meglio. Un po' di più di noi, e in un orario più...discreto? >> La nebbia iniziò a diradarsi, così come lo fece la sensazione dell’elfo di aver deluso il proprio comandante. Anche Jevanni condivideva le intuizioni di Shervaar, ma questo, decisamente meno avventato dell’elfo, era palesemente irritato all’idea di non poter intervenire subito su un bersaglio sicuro. <<
Abbiamo scelte migliori secondo te? >> domandò in fine, cogliendo totalmente impreparato uno Shervaar elfo che non si aspettava di dover dare il proprio parere a nessuno. Dopotutto lui era solo l’ultima delle reclute.
Si prese un attimo per riflettere, soppesando la sua situazione, il suo voto e ciò che aveva visto quel giorno, prima di rispondere deciso,
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Da quel che sono riuscito a vedere oggi direi di no. Troppi misteri, troppo astio per gente che non ha nulla da nascondere. Benché io per primo eviterei tale strada se questa pietra è così importante per combattere i demoni di queste terre dobbiamo andare fino in fondo… >>
Quelle parole, quelle che stavano arrivare, uscirono dalla sua bocca con un punta di orgoglio.
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Siamo Leoni, siano qui per questo. >>
L’altro annuì, invitandolo a ricongiungersi con altri.
Sulla via del ritorno più volte Shervaar fu tentato di porre domande a Jevanni, ma mai nulla più di un gemito strozzato gli uscì mai dalla bocca.
Troppe domande, tutte confuse e sconclusionate, nessuna che reputava di poter porre ad un uomo di cui si stava cercando di recuperare la fiducia.
Proseguì silenzioso, sicuro di star sprecando un’occasione d’oro, e ripensando al suo operato quel giorno.
In tutta sincerità non sapeva se dirsi soddisfatto. Solo l’uomo al suo fianco presto gli avrebbe dato una risposta.
Legenda : Narrato - Pensato - Parlato
CS: 1 x Istinto
Danni fisici subiti: (0/16)
Danni mentali subiti: (0/16)
Energia rimanente: 100%
Abilità passive:
Empatia Animale - Bloodwing: Permette l'utilizzo del proprio compagno animale all'interno del combattimento, indipendentemente dal suo scopo.
[Razziale]
Furia del Fulmine: Permette di lanciare piccole saette con un secco gesto della mano e con la valenza di un colpo fisico non tecnica.
[Dominio I]
Residuo elementale: I colpi fisici corpo a corpo non tecnica di Shervaar sono infusi dell’elemento corrispondente alla natura dell’ultima tecnica utilizzata.
[Personale]
Tecniche usate:
Note: