Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Malzhar Rahl Vs. Edward Frost

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view post Posted on 18/9/2013, 20:37
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Malzhar Rahl Vs. Edward Frost

consiglionobili

Gialla Vs. Verde
E Vs. E


Primo post: Malzhar Rahl
Player Killing: Off
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A cinque giorni dalla risposta dell'avversario verrà applicata una penalità di 0.25 punti alla sportività del ritardatario per ogni giorno d'attesa.
Arena: Tenda dei Nobili - Come in ogni battaglia, ci sono coloro che sono destinati a morire e coloro che nascono per comandare. I grandi e i piccoli non si mescolano, i loro destini sono divisi sin dalla nascita e i loro corpi non giacerano insieme nella volgare fossa comune. Per questo i migliori, i più ricchi, i più fortunati, siedono tronfi nella grande tenda ben lontano dal terreno di lotta. Ignari pianificano ciò che sarà tra poche ore, o forse perifno domani. Tra loro, al centro della grande tavola, bottiglie di liquore e raffinati bicchieri di cristallo. Non si negano il lusso nemmeno in questo momento, e sui loro volti dietro la tensione aleggia la sicurezza di essere intoccabili. Un braciere illumina soffusamente sguardi vecchi e giovani, provenienti da ogni regione, saetta sui pesanti monili che adornano polsi e dita, si riflette sulle sete raffinate che li coprono. Ci sono perfino delle donne tra loro, il cui ruolo rimane equivoco e ai margini della luce, rendendo difficile determinare se siano dame di piacere o burattinaie come tutti gli altri. Qualcuno ha disteso una mappa fermata con grandi pietre istoriate e ne sta animatamente discutendo, altri cercano di contare i sopravvissuti e i dispersi. Ma attorno a loro non c'è altro che il silenzio e il profumo greve dell'incenso. Si muore altrove, sembrano voler dire, si vive altrove. Come se non fossero altro che fantasmi, consapevoli di affaccendarsi inutilmente.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate vie private, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale.
Background: Sei un guardiano, in piedi dietro il velo che separa l'interno dall'esterno? Impugni la tua arma senza troppa dovizia, perchè immagini che nessuno riuscirà a giungere fino a qui? Forse perfino li guardi, disprezzandoli e invidiandoli ad un tempo, desiderando di poter bere dai loro bicchieri e assaggiare il loro cibo, mentre le gambe si fanno un poco più dolenti e l'attesa snervante. Già, perchè là fuori muoiono i tuoi compagni, quelli come te. Oppure sei un assassino, un professionista inviato a fare piazza pulita? Ti hanno detto il prezzo delle loro teste e ora sei pronto a mieterli come grano? Forse pensi che non siano protetti, che si sentano sicuri tra le loro mura effimere di stoffa.
 
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Malzhar
view post Posted on 20/9/2013, 19:50






Un mucchio di stracci. Un mantellaccio sporco, rattoppato in più punti, sbiadito dalle intemperie e dall'incuria, irrigidito dalla lordura di mille giorni passati nel fango. Un andatura claudicante, è incapace di reggersi in piedi il miserabile senza il sostegno di un bastone. Una verga nodosa, antica il cui unico vezzo è quello di essere adornata da qualche piuma e incisioni incomprensibili.
Un mendicante. Uno dei tanti derelitti che affollano in pace le città e in guerra gli accampamenti, cercando carità laddove la pietà umana non trova spazio.
Puttane, girovaghi, musici, storpi, accattoni, ciarlatani, aggiustaossa, cerusici, banditi ingrassano le fila dei disperati che seguono gli eserciti attendendo la morte ai margini dei campi di battaglia, girovagando tra le tende, sperando nel luccicare di una moneta o nel conforto offerto da una lama piantate tra le costole.
Una maschera, ovvio, ma di cui conosco i tratti. Del resto è poi così diverso un esule da un mendicante? Entrambi induriscono i talloni con i calli di chi è senza dimora, vivono di ciò che la fortuna, la pietà e più spesso un rigurgito di coscienza offrono. Ho mangiato anche io il pane dei raminghi, ho bevuto dalla coppa scheggiata di chi è costretto a ingollare l'orgoglio. So perfettamente che aspetto abbia chi ha perso ogni cosa. Ecco perchè ho scelto questo travestimento tra tanti.
Nessuno ha fatto caso a me. Sono scivolato nell'indifferenza generale da una tenda all'altra. I pochi sguardi che ho raccolto sono stati quelli di derisione dei soldati e di disgusto degli ufficiali.
Ora, però, sono un passo più vicino al mio traguardo. Accovacciato vicino la tenda degli Nobili attendo il momento giusto per colpire.
"Portaci la testa di un guerriero nemico; uno qualsiasi, non ha importanza chi.. " mi ha detto il Priore. E' quello che farò...Ma non sarà un trofeo qualunque quello porterò a Caino, sarà la testa di uno dei serpenti le cui mani sono sporche del sangue versato in questa folle guerra. La testa di un nobile, la testa di un Vaash!
Mi ripugna ancora l'idea di spegnere delle vite, ma so che devo se voglio fermare questo orrore. I nobili fanno ben poco in battaglia, quasi nulla a dirla tutta.
Eppure il loro ruolo è prezioso come pochi: sono lo stendardo dell'esercito, la mente e il cuore pulsante. Priva un esercito dei suoi capi ed esso si disperderà come nebbia colta dal sole d'agosto.
Il problema è come?

Mi sono tormentato a lungo fin da quando il Generale Lorence, il mio referente nell'esercito del Leviatano, mi ha assegnato il compito che avrei dovuto svolgere.
Non sarei stato di grande utilità in duello, non avrei potuto competere con i Negromanti Vaash. Ma mi disse che visto e considerato che negli accampamenti che visitavo le tende avevano la brutta abitudine di prendere fuoco, avrei potuto far visita a dei vecchi amici e magari farne fuori un paio; senza farmi uccidere, preferibilmente.
In poche parole mi aveva appena detto che la missione sarebbe stata assassinare un paio di ufficiali Vaash. Le modalità operative le lasciava a me.
Nello stesso istante in cui lui mi disse quelle parole mi tornarono alla mente le immagini della fallimentare missione appena conclusa e insieme a loro un' idea...



Eccolo, uno di loro. Lord Kelson Vaash in persona! Un bruto, un uomo con la fibra morale di un sasso. Ad accompagnarlo una donna i cui vestiti attillati e fin troppo appariscenti collocano nella compagine di disperate costrette al mestiere più antico del mondo. Il belletto e il sorriso falso non riescono a nascondere del tutto la tristezza e il disgusto. Ha un labbro spaccato, la cipria abbondante copre un livido. Le attenzioni di Lord Kelson devono essere state più spiacevoli del previsto.
La pena che provo per lei non può distrarmi. Mentre giaccio nella polvere arroventata dal Sole di mezzodì la mia mente le ha già assegnato un ruolo.
« Mylord!»- esclamo, con voce titubante-« Una moneta per un buon presagio!»
Lui mi guarda con disprezzo e sorride. Gli pianterei io stesso il mio pugnale nella pancia, se non avessi altri progetti in mente.
Lei invece mi sorride - Sai leggere il futuro? - mi chiede.
«Certo madonna! Per una moneta un buon presagio!»- ripeto simulando la ripetitiva demenza dei folli o l'insistenza dei ciarlatani.
Lei ridacchia sentendosi chiamare con quel nome. Lui fa una battuta grossolana e la tira via strattonandola. Non può vederlo, ma le mie nocche sbiancano intorno alla lama.
Ti prego tesoruccio! - implora lei strusciandosi impudicamente. Solo un istante! Non mi fai mai regali!Un po' di pazienza e sarò tutta tua!
La promessa di lussuria sembra convincerlo. La lascia andare. Lei si avvicina.
Le tendo la mano. «Lascia che scruti nella tua mano il futuro..» - le dico. Sembra convinta, sebbene un po' disgustata dalla mia mano sporca di fango e polvere. Lui si allontana borbottando una bestemmia e ordinandole di raggiungerlo non appena ha finito di fare " la stupida puttana superstiziosa".
Le afferro la mano, la tiro verso di me. Vedo i suoi occhi dilatarsi, la bocca aprirsi in un urlo. Le mostro il pugnale «Un solo fiato e sei morta!»
Sembra conoscere le minacce, sembra quasi a suo agio ora. Riprende il controllo.
Lasciami andare, non hai bisogno di quello per convincermi a venire con te...Mi accontento di una moneta!- il suo sorriso sbieco sembra volermi sfidare. E' triste e ovvio dirlo, ma sembra che la donna farebbe di tutto per un po' di lucente argento. Potrebbe bastare una promessa, ma ne dubito.
Devo aumentare la posta, devo cercare in lei il punto esatto in cui colpire.
E' un attimo, la trance dura qualche istante il tempo di raccogliere brandelli di vita.
Sorrido amaramente. Il cuore mi si spezza al pensiero di quello che ha passato e di quello che ancora la attende. Ma non posso esitare. Non di nuovo.
«Non è quello che cerco.»- le sussurro. «Clara!»
Lei impallidisce. Co-come conosci il mio nome! Nessuno lo sa!
Le sorrido - «Non mentivo quando dicevo di essere un veggente.»
Lei mi guarda. Ora è davvero spaventata. La mia presa si allenta, diviene quasi una carezza rassicurante. «Non voglio farti del male. Non sono come quel maiale! Ti voglio offrire un'occasione.»
Mi guarda. So bene che il mio Han ha già iniziato a sciogliere le sue riserve.
«Ho poco tempo. Ascolta. Non fare domande. Ho bisogno che tu faccia un lavoro per me. Dopo sarai libera, libera davvero. Una borsa con molto argento ti aspetta all'accampamento di Basiledra e...»
«Cosa vuoi in cambio!»- me lo dice quasi ruggendo. Con durezza.
«La testa di Lord Kelson in un sacco. »
Lei ride «Mangio grazie a lui! Perchè dovrei fidarmi di te? Non sarebbe più semplice tradirti e riferire quello che mi hai proposto? Kelson mi renderebbe ricca!»
I miei occhi grigi la osservano quietamente - «Kelson ti picchierebbe, come al solito. Lo sai meglio di me. Poi arriverei io e ti ucciderei. Sono un veggente ma non solo. Sono anche un mago. » - la mano che impugna il pugnale brilla del fuoco del Mondo degli Spiriti.«Perchè non vai tu a ucciderlo? Sei un mago! Lui è solo ora e...»
«Ho altri progetti.» - le dico- «Mi serve il tuo aiuto. Pensaci bene. Se Kelson e quelli come lui muoiono chi guiderà l'esercito? La guerra finirebbe in un istante. Niente più morti, niente più violenza, niente più sangue. Tu ti sveglieresti ricca e finalmente libera... »
Il mio discorso tocca i suoi nervi scoperti. Un passato doloroso in cui la guerra gioca un ruolo fondamentale, il desiderio di rivalsa, la bramosia di danaro.
Non era ricca o nobile Clara, non lo era mai stata nemmeno prima di cadere così in basso. La sua era una famiglia benestante ma niente più. Il suo villaggio ebbe la sfortuna di essere sulla strada di una spedizione di conquista. I mercenari fecero ben poca differenza tra popolazione amica e soldati avversari. Per loro un villaggio vuol dire poche cose: cibo, razzie, donne, schiavi.
Clara ebbe la fortuna di non perdere la sua famiglia, il padre li fece rifugiare in una delle cantine di famiglia. Erano vignaioli..
Quando uscirono da li sotto non trovarono altro che macerie e orrori senza fine.
I mercenari erano andati via lasciandosi dietro una scia di morte e poco altro.
Vagarono per qualche giorno cercando un riparo, del cibo e po' di umana carità.
Ma la guerra indurisce i cuori più nobili e così il contadino che una notte li ospitò decise bene di vendere Clara e sua madre ad un mercante di schiavi.
Il padre invece finì in un pozzo e il fratello fu' arruolato qualche mese dopo dagli stessi mostri che li avevano condotti al baratro.
Il seguito della sua vita fu miserabile e doloroso. Poi un giorno un'occasione: una donna ricca e raffinata le fece i complimenti per l'aspetto e le propose di intrattenere alcuni "uomini d'affari". Iniziò così a lavorare come cortigiana di lusso, favorita in quel mestiere dall'avvenenza e dai modi raffinati che non l'avevano abbandonata nemmeno nella disgrazia.
Il tempo, però la indurì. Iniziò a non vedere altro che il denaro, concedendosi di continuo, accettando addirittura di derubare i suoi clienti.
Venne scoperta, arrestata e inviata come schiava nelle tende di un esercito in marcia. Li conobbe Lord Kelson Vaash e l'incubo divenne più oscuro di quanto potesse immaginare.
E tutto quello che le mie doti di Profeta sono riuscite a scoprire, e non è poco.
Lei mi osserva titubante, la mia aura, le mie promesse e la speranza di redenzione iniziano a farsi strada nella sua testa. Ho instillato in lei un tarlo, spero che riuscirà ad aprirsi un cunicolo rosicchiando lo strato di indifferenza con cui la sua miserabile esistenza ha soffocato il suo cuore.
«Vivi in un sogno..»- mi dice portandosi le unghie laccate alle labbra e iniziando a rosicchiarle con i denti. «Lui è uno di tanti. Nella tenda devono essercene altri cinque o sei...Che differenza fa uno?»
«Ho detto che ho altri progetti in mente. Fidati di me. Fai come ti ho chiesto..»
Cerco di trasmetterle il mio calore con il tocco. La sua mano è diventata gelida, stranamente non cerca di divincolarsi dalla mia presa. Pare quasi che tragga conforto da un tocco umano privo di certi...impulsi.
«Se io dovessi accettare...Come potrei fuggire dopo?»
«Mia cara sei una cortigiana, nessuno si stupirebbe se tu gironzolassi per il campo in cerca di clienti..»
Il suo sguardo si fa per un istante arrogante. «Sono la cortigiana di Lord Kelson Vaash, non una puttana qualunque. I soldati..»
«I soldati sono impegnati a morire in battaglia. E non mi sembra che qualcuno sia sufficientemente coraggioso da discutere gli ordini di un Ufficiale, anche se per bocca della sua concubina. Ho visto cosa avviene a chi disubbidisce...»
Un lampo di orrore passa nei suoi occhi. Deve averle ricevute anche lei le attenzioni dei Negromanti. Le stringo la mano come per rassicurarla.
«Segui le mie indicazioni e tutto andrà per il verso giusto...Una volta compiuto il tuo lavoro esci dall'accampamento con una scusa. C'è una via sicura verso il campo-base di Basiledra....»
Le spiego rapidamente come raggiungere l'accampamento. Lei ascolta con occhi assenti. Sembra stordita. «...arrivata li chiedi del generale Lorence, consegnali il...trofeo...e dagli questo.»- le passo una busta sigillata dalla cera. «Se qualcuno dovesse farti domande, di che ti ha mandato il Profeta. Capiranno..Tutto chiaro?»
Lei annuisce. Poi mi guarda con cattiveria «Ora so tutto. Potrei riferire quello che so e farti uccidere. So persino come tendere un agguato ai tuoi padroni e...»
I miei occhi la scrutano, non c'è odio, minaccia o sospetto in me. Solo comprensione. Blatera a bassa voce una serie di orribili punizioni a cui sarei sottoposto se mi scoprissero. Le lacrime offuscano i suoi occhi color nocciola.
Quello non è un elenco di minacce, è la confessione senza freni di ciò che lei ha subito per anni..
«Perchè io? Perchè hai scelto me? »
«Hai un buon cuore. So quello che hai passato. L'ho visto. E voglio offrirti una chance di salvezza. Ti chiedo di vendere i tuoi servigi un ultima volta.»
La mia voce è calma e calda come un sorso di vino in una notte di burrasca.
Lei sospira. Vedo nel suo sguardo una speranza. Già sogna la sua ricompensa, la sua libertà, la sua nuova vita.
La coscienza mi si ribella. Ho mentito, spudoratamente. L'ho già tradita solo non lo sa..
Al colmo del pathos Kelson ritorna. E' una furia, cammina verso di noi con sguardo di fuoco. La afferra per le spalle e la butta a terra.
«Nella tenda sgualdrina ORA!»
Poi mi assesta un calcio nelle costole. Nonostante la mia pelle dura come l'acciaio percepisca appena il colpo, mi rotolo nella polvere simulando dolore e umiliazione.
Vedo lo sguardo di Clara, è qualcosa di più di una promessa è una sentenza di morte. Le sorrido un ultima volta, poi lui la trascina via lasciandomi a tossire e sputacchiare in una convincente recita.
Sospiro, porto la mano alla bocca per baciare il dito a cui porto di solito l'anello che mi qualifica come Fratello della Luce.
Per ovvi motivi non ho potuto portarlo con me, un mendicante con un gioiello d'oro all'anulare avrebbe destato sospetti in chiunque. Ma il gesto non perde il suo significato. Sto cercando la protezione del Creatore, se Clara dovesse fallire o tradirmi potrei non avere una seconda opportunità.
La seconda parte del mio piano è relativamente più semplice ma allo stesso tempo è assai più difficile pensare che possa concludersi proficuamente.
Dare fuoco alla tenda dei Nobili è un gioco da ragazzi: l'aria secca, la mancanza di acqua in abbondanti quantità nelle vicinanze e la stessa consistenza del tessuto fanno ben sperare. Allo stesso tempo è impensabile che i miei obbiettivi rimangano dentro a farsi arrostire come cinghiali allo spiedo.
Ma l'incendio è un diversivo, mi permette di stanarli con il fumo, di mandarli in uno stato di confusione sufficiente a renderli vulnerabili ai miei attacchi mentali.
Soldati in giro non c'e ne sono ma anche supporre che la Tenda sia del tutto priva di difese sarebbe sciocco. Di certo ci sarà qualcuno pronto ad intervenire in caso di necessità, ma conto di poter neutralizzare anche lui. Se le cose dovessero mettersi male Bastet potrebbe tornarmi di nuovo utile.
Del resto la priorità era uccidere Lord Kelson Vaash. Il perchè è facile a dirsi: il Creatore ha dotato quell'uomo di una rara abilità tattica. Sebbene infatti sia una bestia di persona la sua mente sembra essere stata plasmata per muovere truppe ed escogitare strategie militari vincenti. Sa fare poco altro e la sua intelligenza sociale è carente. In effetti non si renderebbe conto di un tradimento nemmeno se questo avvenisse sotto i suoi occhi. Almeno così mi hanno informato e sarebbe bello se le informazioni fossero esatte. Ad ogni modo, se Kelson muore Basiledra avrà inferto un colpo sufficientemente duro al nemico, da potersi permettere futuri errori. Uno stratega del calibro di Kelson, quando non milita dalla tua parte, è sempre bene averlo al sicuro sotto tre metri di terra, morto ovviamente.
Se però riuscissi ad eliminare o quantomeno a colpire il resto del gruppo dirigente il mio lavoro, allora si sarebbe perfetto. Come ho già detto un esercito decapitato è un esercito debole e destinato alla sconfitta. Peccato che l'esercito Vaash abbia più teste di un idra, alcune delle quali abbastanza versate nelle arti della necromanzia.
Devo attendere in ogni caso che Clara abbia portato a termine il suo lavoro per poter procedere, la confusione che l'incendio provocherebbe potrebbe "distrarre" i due amanti dai loro reciproci doveri e questo non posso permettermelo.
Attendo ancora un po' prima di proseguire. Qui nella polvere, sotto il sole cocente di un mezzogiorno che già si preannuncia bagnato di sangue.

Qualche minuto dopo

Le voci all'interno della tenda si fanno concitate. Qualcuno si è già chiesto dove sia finito Kelson e la sua "amica". Dubito che i Nobili stiano progettando assalti e strategie. Dagli schiamazzi che sento sembrano, piuttosto, dedicarsi alla nobile arte di fare bagordo.
Inutile dire che l'attesa mi uccide. Ogni istante che scorre è totalizzato dal pensiero che la mia nuova assistente, forse ha deciso che è meglio non rischiare e condurre una vita meschina, si, ma pur sempre con una testa sulle spalle.
Dubito che se venisse scoperta Kelson o chi per lui, sarebbe gentile con lei. Non lo sono mai stati fin'ora, non lo saranno a maggior ragione in questo caso.
Quando ormai sto per perdere le speranza eccola; esce dalla tenda con i capelli sciolti, lo spillone usato per fermarli alla sommità del capo nella mano sinistra.
Sul viso ha un'espressione soddisfatta ma da lontano non riesco ad intenderne la ragione.
Respiro a fatica, il mio battito è così rapido da farmi rischiare il collasso. Il sudore mi scende in rivoli gelidi per la schiena. Sento già il sentore di un'ennesima sconfitta. Difatti...
E' rientrata nella tenda. Deve avermi tradito e ora il suo protettore la richiama dentro per una seconda dose di piacere. Forse era solo uscita per una boccata d'aria, forse ha esitato solo per il momento e una volta entrata dentro porterà a termine il suo lavoro.
Ah ma a chi la do a bere? Clara è una prostituta, una donna amareggiata dalla vita, resa insensibile all'onore dalla necessità. Forse è meglio che prepari la fuga...
Inaspettatamente esce di nuovo. Questa volta sembra sconvolta. In mano ha qualcos'altro. Una bisaccia, direi, di quelle utilizzate per contenere il cibo.
Mi vede, la alza verso di me.
Una singola goccia di sangue cola dalla punta dello spillone. Anche da qui posso vedere il colore rosso spiccare nella smorta tonalità della terra riarsa. Mi sorride trionfante. Dentro di me inizia la lotta delle emozioni.
Sollievo, prima di tutto. E' un'emozione così intensa da darmi alla testa, da rischiare di farmi svenire. Sembra che sia appena riemerso da una apnea lunga secoli e l'aria è così pura e fresca ora da intontirmi. Subito dopo il disprezzo, non per lei povera creatura, per me.
Kelson è morto ma con lui anche la sorte di Clara è scritta. Sempre che riesca a raggiungere l'accampamento del Leviatano, pur volendo ammettere che nessuno dei soldati li presenti decida di piantarle una freccia in occhio, dovrebbe comunque consegnare la testa al generale e insieme a quella la mia missiva.
In quella lettera ho chiesto a Lorence di spiccare una condanna a morte nei confronti di colui che porta il messaggio e il macabro trofeo.
Chiunque avessi scelto non sarebbe stato sufficientemente degno di fiducia da mettere a rischio l'integrità degli uomini per cui agisco.
Saprebbe troppe cose, sarebbe troppo rischioso lasciarlo in vita. Per di più un uomo (o una donna) disposta a tradire la propria fazione non è affidabile in nessun caso. Il cuore mi si spezza per Clara e spero davvero che il Fato decida altrimenti per lei, ma se Lorence dovesse decidere di attenersi al piano allora non ci sarebbe nulla da fare.
Non mi muovo, non le faccio nemmeno un cenno per non attirare l'attenzione.
Lei sembra capirlo e scompare tra le tende. Innalzo una preghiera agli Spiriti perchè la guidino ora e dopo. E' tutto ciò che mi rimane da fare per lei.
Ora è tempo di dare attuazione all'ultimo tassello del mio piano.
Mi alzo, mi scrollo di dosso la polvere e con essa qualunque pensiero che ostacoli la mia concentrazione.
Lascio che il mio Han mi pervada, consento alla Magia del Guardiano di prendere possesso di ogni singolo centimetro del mio corpo. Posso già sentirla ruggirle con il suono dell'esistenza stessa che si spegne. Già avverto il calore immane che in grado di generare, la consunzione che è capace di infliggere a qualunque cosa sia viva. Vedo le mie mani avvolgersi di fiamme azzurre.
E' un istante. Tra un attimo bruceranno...

tyN3jSZ



[SPOILER]

Nome ° Malzhar | Titolo ° ??? | Razza ° Umano | Classe ° Sciamano [Paladino + Domnio Ammaliatore] | Conto ° |Sempre vuoto
Energia ° Gialla | Pericolosità ° E | Allineamento ° Legale Neutrale

Basso ° 5% | Medio ° 10% | Alto ° 20% | Critico ° 40%
CS ° 1 {Intelligenza 1}



Fisico: Incolume
Mente:: Incolume.
Energie rimanenti:: 100%
Energie utilizzate: 0

Attive:

Profeta Ci sono persone dotate di un particolare Dono quello della Profezia. Il loro Han è toccato da un'energia particolarmente intensa che rende possibile a costoro di fendere lo spazio e il tempo e vedere dove i comuni mortali non possono. Le informazioni che i Profeti possono raccogliere è potenzialmente illimitata, l'arco temporale in cui possono spaziare va dalle origini del Mondo agli ultimi palpiti della sua esistenza. Molte e dibattute sono le ipotesi sull'origine di questo dono, ma nessuno sa dire con precisione come agisca e come possa essere a pieno controllato. [Possibilità di concordare una "visione" o comunque la raccolta di informazioni non altrimenti raggiungibili con utenti e/o il QM/gestore della giocata. E' un abilità autoconclusiva Consumo: Nullo]


Passive:

Del servizio ~ L'essenza dello spirito malvagio non si è esaurita: essa ha avuto il tempo di meditare sui suoi errori e si è ravveduta. Il suo castigo tuttavia non può essere sciolto, ed ora lo costringe a servire colui a cui è toccata in sorte la proprietà della Trappola di Cera. È esso che tiene perpetuamente la fiamma accesa, che ne farebbe sopravvivere la scintilla anche se l'oggetto venisse accidentalmente immerso in acqua. E non solo: esso avverte le variazioni di umore del portatore, avvolgendo l'intera candela in fiamme bluastre qualora la furia della battaglia si impossessi di lui. E sempre ricondurrà docilmente la sua prigione nelle mani del legittimo proprietario, cia sia essa scagliata via o lasciata cadere.
[Passiva: La candela conterà come arma da lancio e godrà di un effetto boomerang; la tipologia dei suoi attacchi, da considerarsi sempre alla stregua di attacchi fisici non tecnica, è magica, e il danno inferto sarà da ustione.]


Mistico Le lunghe ore passate a meditare, a contemplare il mondo interno a se stessi, la lunga esperienza in materia di energie spirituali, rendono gli Sciamani esseri ben al di la dei confini imposti ai comuni mortali. Raggiunto il 10% delle energie infatti, lo Sciamano non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
[Passiva Razziale: Controllo Energetico]

Avvolto dall'Han Uno sguardo di saggezza senza tempo.Così si potrebbe riassumere l'espressione di coloro toccati dal Dono. L' Han, l'essenza dello spirito e della vita, è così intensamente infuso di potere e luce in costoro da travalicare il suoi naturali confini ed avvolgere totalmente la persona. Chi si troverà dinnanzi colui che è in possesso del Dono non potrà fare a meno di provare un'immediato e soverchiante senso di reverenza e timore. Si dice che l'aria sfrigoli per il potere che questi individui promanano. In molti, trovandosi dinnanzi un soggetto in possesso del Dono, hanno persino confuso questa capacità di assoggettare passivamente l'altrui volontà ad un segno di predilezione dello stesso Creatore.
Non di rado a Tanimura si sono viste folle assieparsi intorno ad un Inquisitore, come gli sciami d'api alla regina, godendo dell'aura rassicurante e insieme prepotentemente intimorente, confusi, sconvolti, estasiati attendendo uno sguardo, una benedizione, un tocco che li avvicinasse a quella dimensione trascendente a cui sembrano appartenere. In realtà gran parte di ciò è avviene perchè un Fratello della Luce sa perfettamente come utilizzare quest'aura di misticismo, di inconfondibile autorità. E' qualcosa che prescinde l'addestramento. E' qualcosa di intrinseco e naturale, che un Inquisitore usa con la stessa disinvoltura con cui un comune mortale cammina o sbatte le palpebre. Eppure è pur sempre qualcosa senza la quale il Palazzo della Luce ed ognuno dei suoi abitanti non avrebbe potuto governare così a lungo una città come Tanimura, e sopratutto vivere per secoli nonostante le innumerevoli ingiurie che il Fato gli ha propinato. Senza questa capacità, la crociata contro l'Oscurità, la battaglia senza requie a garanzia del Bilanciamento, forse sarebbe stata persa da un pezzo...
[Dominio Ammaliatore (Bianca) Passiva: il possessore del dominio ha sviluppato naturalmente un'influenza tale sugli altri, da essere in grado di condizionarne la volontà semplicemente con la sua presenza. In tal senso, il possessore emanerà costantemente un'aura attorno a se, irradiando l'ambiente circostante con la propria ingombrante personalità ed influenzando qualunque persona sia presente nei dintorni. L'aura scelta è di autorità: il caster imprimerà negli astanti un innato timore reverenziale, proprio come se avessero dinnanzi un essere spiritualmente superiore, un grande saggio o un importante uomo politico degno di rispetto, timore e reverenza.]


Passo Felpato * Un vecchio gatto è poco più di un relitto dal pelo arruffato, e forse nemmeno il suo scheletro è sopravvissuto a lungo sotto la sabbia. Probabilmente il deserto ne ha fatto scempio così come la sua padrona prima che morisse. Eppure un gatto, anche il più sfortunato e il più sottomesso, rimane sempre un animale scaltro e opportunista. Così, nel momento in cui sul campo fosse presente un’illusione di qualsiasi tipo, il proprietario del monile potrebbe vedere il vecchio, magro Bastet muoversi avanti e indietro. Un gatto qualsiasi, per chiunque altro, una cartina di tornasole per chi sappia vedere oltre le apparenze. [Passiva. Quando sul campo è presente un’illusione il portatore dell’artefatto vede un gatto nero spelacchiato e magro camminare attorno a sé].


Note: Ovviamente sto per usare un'abilità. Non l'ho ancora usata xD
Edit: Avevo lasciato fuori "Note" dallo spoiler. Ho modificato per questo xD






Edited by Malzhar - 22/9/2013, 21:17
 
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view post Posted on 24/9/2013, 21:01

S c h e d aC o n t o


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LEVIATHAN3.0-nice to meet kill you-
Il sole batteva su quelle aride lande come un fabbro picchia sulla lama arroventata per temprarla: erano le ore centrali della giornata e la temperatura si faceva insostenibile. Ancora mi chiedevo cosa mi avesse fatto accettare quel lavoro da scorta: un assassino assoldato per guardare la tenda di quattro o cinque nobili pomposi e boriosi che andavano a reclamare le gesta in battaglia conquistate dai loro uomini. Mi avevano proposto soldi, tanti soldi per un lavoro relativamente semplice e che mi avrebbe fatto avvicinare ai Corvi; anche se dalla parte opposta a loro. Avrei potuto giocarmela sul doppiogiochista, o banalmente sfruttare la carta del l'ho fatto per avvicinarmi. Rimuginavo seduto dietro una delle tante tende, giocando con la punta del coltello e un legno secco probabilmente di un'arma andata distrutta. Buttai un occhio alla tenda dei nobili, sebbene fosse un accampamento fuori mano si raccoglieva spesso la feccia dell'esercito. Mutilati, umiliati, codardi e ancora mendicanti, veggenti e raminghi in cerca di soldi. Stare lontano dal campo di battaglia non sempre era il luogo più sicuro, ma ai nobili pareva non essere chiaro tale concetto.

La voce squillante e fastidiosa della puttana di un Vaash attirò la mia attenzione: Lord Kelson era tornato, pronto a digerire con della sana attività fisica il pranzo, ma non era solo. Un uomo vestito di stracci: mantello lungo fino ai piedi e lineamenti coperti, curvo su se stesso forse per la vecchiaia forse per la fatica. Si avvicinò alla sguattera del nobile, attirando la sua attenzione probabilmente con qualche storiella. Infilzai la cinquedea in un tozzo di pane che avevo al fianco, iniziando a sbocconcellarlo come si faceva durante le commedie a teatro. I gesti del poveraccio, gli urletti gioiosi della zoccola e gli atteggiamenti stizziti del Lord. Lui fu il primo ad abbandonare la scena, tornando nella sua tenda furioso mentre la donna porgeva la mano al mendicante quasi fosse una fata dei desideri. Non potevo sentire i dialoghi, ma rimasero fermi per troppo tempo, qualche gesto sotto il mantello da parte di lui si rispecchiò con stupore in lei e alla fine lui le diede qualcosa. Il tempo era tiranno a quella improvvisata coppietta: il Lord spazientito uscì strattonando lei e assestando un calcio a lui, concludendo il tutto con la ritirata a passi pensanti nel suo alloggio.

Qualcosa in quella storia non quadrava, ma ancora non sapevo dire cosa. Mi alzai in piedi, e camminando a passo tranquillo tra i regolari e i civili osservai da lontano dove si era appostato l'uomo misterioso. Dovevo dargliene atto, era effettivamente insospettabile come copertura, con l'unica differenza che un vecchio, lurido barbone non sarebbe mai e poi mai andato ad importunare un Lord e la sua Puttana se non avesse la certezza di uscirne indenne. Si muoveva inoltre troppo bene per essere un denutrito poveraccio al quale avrebbero rotto minimo qualche costola pochi istanti prima. Eccolo, acquattato a osservare l'ingresso della tenda: ansioso, teso. Capii tutto, e mi maledissi per non esserci arrivato subito. Scattai sui miei passi, correndo il più rapidamente possibile verso la dimora del Vaash, ma purtroppo non fu abbastanza. Mi fermai un attimo prima di entrare nello spiazzo antistante la tenda, lontano dagli occhi indiscreti dell'uomo, innanzi alla figura della puttana imbrattata di sangue con un sacco in mano e lo sguardo fisso e fiero verso di lui. Chiusi gli occhi espirando, conscio del fallimento, ribadendomi i motivi per i quali non accettavo mai missioni di questo tipo. Proteggere i nobili da lontano, la più grande impresa che uomo abbia mai conosciuto.

La puttana parve riscuotersi dal suo mondo, ricordandosi di avere in mano la testa di un Lord nel suo accampamento. Si affrettò a correre, venendo ignare nella mia direzione. Schiena al muro mi piazzai dietro un crocevia, e non appena sentii i passi strisciati sulla sabbia allungai la mano a prenderla per il collo trascinandola dietro l'angolo. Le caddero di mano sia il sacco che una lettera, e con tutte le sue forze tentò di liberarsi dalla presa gelida e ferrea della mia mano. La voce non le usciva, la carne attorno a dove la stringevo iniziava a farsi blu e ad ogni suo respiro ne usciva una nuvola di condensa. Non badai a lei, continuando a stringerle la carotide freddo e incurante, come se tra le mani avessi null'altro che un insignificante oggetto. Mi chinai a raccogliere la lettera bianca vergata a cera, guardando attentamente il sigillo. Passai lo sguardo dal foglio chiuso alla donna ormai quasi priva di sensi, viola in volto e con gli occhi ribaltati al contrario. Smise di muoversi.

M'infilai la lettera nella borsa alla cintura, e appoggiando l'altra mano sulla fronte della puttana spinsi, spezzandole l'osso del collo in un sordo Crack. Meglio stare sul sicuro. Raccolsi il sacco, guardandovi dentro ed estraendo per i capelli il capo del Vaash. Passai un dito gelido sul collo, appurando come quei tagli fossero stati fatti in modo avventato, non preciso, e probabilmente post-mortem. Guardai per l'ultima volta il cadavere della donna come per confermare fosse stata lei a commettere l'omicidio. Tirai un profondo respiro, e con la testa in mano mi diressi verso le tende nobiliari. Inutile dire che vi trovai quell'uomo, chino a recitare qualche formula arcana e a far scaturire labili fiamme azzurre dalle mani. Soppesai la testa del cadavere con la destra, e da una ventina buona di metri la scagliai addosso al mendicante. « Ehi stronzo, hai dimenticato qualcosa! » gli urlai freddo e distaccato. Avrei potuto accoltellarlo alle spalle, piantargli una freccia dritta nella nuca, ma il mio compenso ormai era perso ed era colpa di quell'uomo. Doveva soffrire, doveva darmi qualcosa per ripagarmi del danno economico. Doveva farmi divertire.

Passive
Edward non emette rumori, odori ne aura, ma potrà percepire la presenza altrui.
Ogni suo colpo sarà gelido al tatto, ustionante.

Note
note
 
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Malzhar
view post Posted on 25/9/2013, 17:30






Palazzo della Luce- Qualche tempo fa..


L'aria dei Sotterranei non è mai stata salubre, nemmeno nel fastoso Palazzo della Luce. Ma li c'era qualcosa di differente che rendeva il respiro affannoso e la mente non perfettamente lucida. Una sorta di presenza opprimente permeava la zona scarsamente illuminata. Ero stato avvertito che scendere in quelle stanze non era cosa saggia, eppure lo avevo fatto ignorando la ragione, l'autoconservazione, abbandonandomi all'istinto.
Poi all'improvviso una figura eterea, ineffabilmente maestosa apparve tra gli scaffali colmi di libri antichi, quasi del tutto consunti dal tempo e una serie di oggetti dall'aria temibile.
Il volto nobile, il fisico possente, il portamento arrogante. Nello sguardo solo disperazione, follia, rabbia. Mi afferrò con quelle dita gelide come un soffio di inverno e mi scosse.
«Colpisci. Una volta iniziato il combattimento, colpisci. Ogni altra cosa è secondaria. Colpisci, questo è il tuo obbiettivo, il tuo scopo. Non c’è nessuna regola più importante di questa. Colpisci.»
Urlava quelle parole con fanatismo esasperato mentre i suoi occhi incendiati da un sentimento impietosamente feroce mi dilaniavano l'anima.
Nel tentativo di distogliere lo sguardo notai un monile. Un gioiello al cui centro era incastonato un rubino a forma di lacrima. Il fulgore sanguigno della pietra spiccava nel buio, evocando massacri e morti lontane.
Una mano, delicata, calda, rassicurante. Poi la voce di Liliana, che mi richiamava alla realtà bandendo quell'incubo nei recessi oscuri dal quale era venuto.
Chiesi chi o cos'era quella "cosa". Lei mi rispose che altro non era che l'ennesima lezione che il Palazzo aveva deciso di impartirmi.
Avevo incontrato lo Spirito di un particolare tipo di Mago, forgiato tanto nella Luce quanto nell'Oscurità. Il suo tremendo compito era falciare delle vite affinché altre potessero salvarsi. Lui non era mai riuscito ad accettare il suo ruolo e questo lo aveva condotto alla follia prima, ad una morte disonorevole poi.
Aveva esitato, si era lasciato dominare dalle sue passioni decidendo arbitrariamente di sfuggire al suo Fato. Per colpa sua una delle Ere Oscure aveva avuto inizio, la pena che gli venne inflitta fu quella di dover vagare in eterno ammaestrando i suoi simili.
«Non lasciare che le emozioni prendano il sopravvento. Fai tesoro della lezione di Huy il Folle. Incidi la Terza Regola nel tuo cuore. Lascia che il mantra del Mago Guerriero ti guidi in battaglia. Colpisci. Non fermarti mai, colpisci! Solo così si vincono gli scontri. Con una mente epurata dalle passioni e un braccio pronto a colpire. Sempre...»-Mi disse. Non avevo mai provato tanto timore nei suoi confronti. Liliana quel giorno mi apparve come l'incarnazione stessa della Necessità e del Sacrificio.
Mi sorrise, poi, quasi ignorando il peso tremendo delle sue parole.
«Sei fortunato» - mi disse- «A ben pensarci oggi il Palazzo ti ha offerto due lezioni... Terza regola e mantra del Mago Guerriero insieme. Sei un ragazzo indicibilmente fortunato. Credi a me...»


Accampamento Vaash- Presente.


La testa di Lord Kelson rotola ai miei piedi un istante prima che sia in grado di liberare il mio potere. Ad accompagnarla parole di sfida. Per quanto cerchi di mascherarlo con un tono borioso e venato di indifferenza, quegli improperi lasciano trasparire due cose: frustrazione ed idiozia.
Ha commesso non uno, non due, ma ben tre errori. Primo: ha fallito il suo compito. Il fatto che un uomo della sua ragguardevole stazza non sia a meritarsi il pane tra i comuni soldati lo qualificano indubitabilmente come una guardia privata al soldo dei nobili. Una guardia che ha permesso ad un Lord di morire. Se non sapessi che per lanciarmi quel misero, lugubre e pur tuttavia prezioso trofeo, ha dovuto uccidere la povera Cara, proverei pietà per quello che lo attende quando i Negromanti decideranno che tipo di punizione infliggergli. Ho visto come agiscono e il ricordo mi provoca ancora il vomito. Il secondo errore è stato parlarmi. Mi ha messo in guardia, quando poteva uccidermi strisciando alle mie spalle. Ero distratto, troppo concentrato ad incanalare la giusta quantità di Han per bruciare la tenda; avrebbe potuto, anzi dovuto, prendersi la mia testa in qualsiasi momento. Il terzo errore sta per compierlo ora, lasciandomi uccidere il resto della compagnia. Perché se prima la mia mente era tutta rivolta ad una fallimentare strategia, ora che il pericolo stuzzica l'istinto, il Mantra del Mago Guerriero ha preso a risuonarmi nella testa, illuminandomi. La Terza Regola mi avverte del pericoloso insito nel lasciarsi dominare delle passioni. Mi trasformo in una cosa sola, un mezzo rivolto ad un fine.
Lascio che sia la calma a prevalere, la consapevolezza che lui potrebbe uccidermi è un rischio già calcolato fin dall'inizio.
Lascio che la mia mente divenga una superficie piatta, priva di turbamento tutta rivolta a compiere la mia missione ad elaborare la strategia migliore.
E' lontano a sufficienza da permettermi di agire, nonostante la sua presenza.
Sarà affar suo decidere poi se prendersi la sua vendetta o salvare i suoi signori.
La tenda, pur nel suo sfarzo, rimane legata alle leggi che ne regolano la sua struttura. I padiglioni sono eretti da un sistema di corde in tensione, tenute ferme grazie agli appuntiti pioli che penetrano nel terreno. Incendiarne la sommità o qualunque altro punto, non avrebbe senso se fatto da solo. Ma se la struttura, in fiamme, collassasse su se stessa sommando all'impatto del tessuto e della struttura lignea che ne sostiene la cupola la ferocia del fuoco, forse potrei riuscire nel mio intento e ucciderli tutti in un sol colpo.
I Nobili si troverebbero quantomeno impossibilitati a fuggire, mentre le fiamme divorano ciò che li circonda. I più fortunati potrebbero ancora salvarsi, ma dubito che poi sarebbero di qualche utilità. Molti di loro sono anziani, le loro ossa sono fragili, i loro fisici divorati dall'impietosa mano dell'età. Inutili un combattimento costretti solo ad una patetica ritirata. E anche se fuggissero poi? Chi li degnerebbe anche solo di uno sguardo?
Se fossi un soldato e sapessi che il mio Lord è vigliaccamente scappato come potrei con onore servirlo o addirittura sacrificare la mia vita per lui? I Vaash, l'ho sperimentato io stesso, basano il loro potere sull'autorità e sul timore che sono in grado di imporre.
Un fuggitivo, un pusillanime, un uomo che si è fatto giocare da un mendicante qualunque di quale autorità potrebbe mai condurre una guerra? Guadagnarsi il rispetto dei sottoposti?
Ma distruggere la vita o almeno l'onore dei Lord non è la mia unica preoccupazione. Il mio nemico è li, attende una mossa. Lo sento fremere nell'attesa del predatore che ha adocchiato la preda. Dalla mia strategia potrei ricavarne qualcosa di più...
Come si comporterebbe, ad esempio, se quei pioli di ferro gli piovessero addosso mossi dalla sovrannaturale mano del mio Han?
Ecco la strada da percorrere. Ecco la strategia vincente. Rimane solo un solo problema: come appiccare le fiamme senza sprecare la mia energia inutilmente?
Sento la Prigione di Cera premere contro il mio fianco, quasi anelasse servire il suo padrone, rendersi utile e servizievole ai suoi occhi.
Certo, la Prigione! Lo spirito che vi alberga incendia lo stoppino con una fiamma che trae forza dalla sua stessa forza vitale. Non è una comune fiammella, la magia le dona la forza sufficiente a dilaniare le carni, ad ustionare il nemico quasi fosse una viva vampa di fuoco. Il suo vigore dovrebbe bastare.
Afferro il prezioso retaggio della mia professione, lo lancio verso l'alto di modo che in una parabola raggiunga la sommità del padiglione. Confido nel fatto che lo Spirito che vi alberga riporterà la creazione del Venerabile Obt'hor Tokollo nelle mie mani, una volta assolto il suo compito.
Nel frattempo raggiungo il mio Han, lo manipolo di modo che formi una tela in grado di fungere da estensione del mio corpo, ne sfrutto la straordinaria versatilità. Mentre già l'odore acre del tessuto bruciato intossica le mie narici, concentro la mia attenzione sui quattro pioli che sorreggono le corde.
Li sento sollevarsi dal terreno attratti dalla forza della mia volontà.
Lo sforzo di concentrazione mi irrigidisce i muscoli e mi imperla la fronte di sudore. Sgusciano, infine, verso l'alto mentre la mia mano si alza come per guidarli. L'obbiettivo è quello di utilizzarli nella caduta per ferire il mio avversario.
Il cero, frattanto, ritorna nelle mie mani proprio quando le corde frustano l'aria ormai slegate dai loro sostegni. Sento la struttura scricchiolare, mentre osservo i paletti metallici ricadere verso il mio nemico.
Contemporaneamente, quasi per istinto la mia bocca mormora un antica formula.
Chiamo a raccolta uno spirito, uno dei tanti intrappolati nella molle cera della Prigione. Lo evoco affinchè disturbi la mente del mio avversario.
Una voluta di fumo. Si alza dallo stoppino, corre verso il mercenario inondando il percorso del sublime odore della cera. Chissà se la sua mente sarà in grado di affrontare gli orrori che questi spiriti possono ispirare. Chissà se riuscirà ad evitare i quattro, letali pioli di metallo che stanno per pioverli addosso. Chissà se i Nobili sopravvivranno al crollo della loro fastosa postazione e se le fiamme appiccate avranno il vigore necessario a trasformare quella comoda sistemazione in una trappola mortale.
Ancora un istante e saprò se il mio piano ha avuto successo..


tyN3jSZ



[SPOILER]

Nome ° Malzhar | Titolo ° ??? | Razza ° Umano | Classe ° Sciamano [Paladino + Domnio Ammaliatore] | Conto ° |Sempre vuoto
Energia ° Gialla | Pericolosità ° E | Allineamento ° Legale Neutrale

Basso ° 5% | Medio ° 10% | Alto ° 20% | Critico ° 40%
CS ° 1 {Intelligenza 1}



Fisico: Incolume
Mente:: Incolume.
Energie rimanenti:: 85%
Energie utilizzate: Basso (5%)+ Medio(10%)

Attive:


Controllo dell'Han La più tipica manifestazione del Dono è la capacità di controllare il proprio Han proiettandolo verso l'esterno del corpo. Le possibilità offerte da questa capacità sono molteplici e vanno dalla possibilità di muovere oggetti a quella di creare "magli" di energia in grado di colpire e sbalzare via un'avversario; un incantatore versato in quest'arte potrà così, facilmente, attrarre a se il nemico, un'oggetto o un arma difendersi dalle altrui offensive e molto altro ancora. Consumo: Medio [Pergamena: Raffica Telecinetica]


Della vendetta~Nella comprensione superiore che deriva dal contatto con la natura e con i suoi spiriti, tuttavia, si scoprono segreti che non possono essere divulgati, segreti la cui pericolosità potrebbe trasformare le società organizzate in branchi assetati di sangue che si annientino da soli in preda all'anarchia. Obthor Tokollo meditò sulla sua Prigione di cera, e in essa scoprì che poteva canalizzare la malvagità che ne caratterizzava l'ospite contro i suoi nemici, e potenziarla con ogni altro influsso negativo che ne sia stato intrappolato. Un'antica formula, un mantra arcano che libererà ogni influsso nefasto concentrandoli su di un solo bersaglio, e prosciugandone le forze con visioni di terrore e disperazione. Un'offensiva tanto più potente quante più forze sono state inglobate nella cera rituale, un sacrificio finale, infine, perché queste forze si ricongiungano alla natura purificate dal male.
[Attiva, costo Basso o Medio, natura psionica. Per essere designato come bersaglio della tecnica, l'avversario desiderato va anche solo percepito in qualche modo; l'effetto consisterà nel trasmettergli visioni di terrore Bassa con un consumo Basso di energie. Se però nella scena corrente è stata usata la tecnica "Della liberazione" il consumo e il danno saranno entrambi Medio.]

Passive:


Del servizio ~ L'essenza dello spirito malvagio non si è esaurita: essa ha avuto il tempo di meditare sui suoi errori e si è ravveduta. Il suo castigo tuttavia non può essere sciolto, ed ora lo costringe a servire colui a cui è toccata in sorte la proprietà della Trappola di Cera. È esso che tiene perpetuamente la fiamma accesa, che ne farebbe sopravvivere la scintilla anche se l'oggetto venisse accidentalmente immerso in acqua. E non solo: esso avverte le variazioni di umore del portatore, avvolgendo l'intera candela in fiamme bluastre qualora la furia della battaglia si impossessi di lui. E sempre ricondurrà docilmente la sua prigione nelle mani del legittimo proprietario, cia sia essa scagliata via o lasciata cadere.
[Passiva: La candela conterà come arma da lancio e godrà di un effetto boomerang; la tipologia dei suoi attacchi, da considerarsi sempre alla stregua di attacchi fisici non tecnica, è magica, e il danno inferto sarà da ustione.]


Mistico Le lunghe ore passate a meditare, a contemplare il mondo interno a se stessi, la lunga esperienza in materia di energie spirituali, rendono gli Sciamani esseri ben al di la dei confini imposti ai comuni mortali. Raggiunto il 10% delle energie infatti, lo Sciamano non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
[Passiva Razziale: Controllo Energetico]

Avvolto dall'Han Uno sguardo di saggezza senza tempo.Così si potrebbe riassumere l'espressione di coloro toccati dal Dono. L' Han, l'essenza dello spirito e della vita, è così intensamente infuso di potere e luce in costoro da travalicare il suoi naturali confini ed avvolgere totalmente la persona. Chi si troverà dinnanzi colui che è in possesso del Dono non potrà fare a meno di provare un'immediato e soverchiante senso di reverenza e timore. Si dice che l'aria sfrigoli per il potere che questi individui promanano. In molti, trovandosi dinnanzi un soggetto in possesso del Dono, hanno persino confuso questa capacità di assoggettare passivamente l'altrui volontà ad un segno di predilezione dello stesso Creatore.
Non di rado a Tanimura si sono viste folle assieparsi intorno ad un Inquisitore, come gli sciami d'api alla regina, godendo dell'aura rassicurante e insieme prepotentemente intimorente, confusi, sconvolti, estasiati attendendo uno sguardo, una benedizione, un tocco che li avvicinasse a quella dimensione trascendente a cui sembrano appartenere. In realtà gran parte di ciò è avviene perchè un Fratello della Luce sa perfettamente come utilizzare quest'aura di misticismo, di inconfondibile autorità. E' qualcosa che prescinde l'addestramento. E' qualcosa di intrinseco e naturale, che un Inquisitore usa con la stessa disinvoltura con cui un comune mortale cammina o sbatte le palpebre. Eppure è pur sempre qualcosa senza la quale il Palazzo della Luce ed ognuno dei suoi abitanti non avrebbe potuto governare così a lungo una città come Tanimura, e sopratutto vivere per secoli nonostante le innumerevoli ingiurie che il Fato gli ha propinato. Senza questa capacità, la crociata contro l'Oscurità, la battaglia senza requie a garanzia del Bilanciamento, forse sarebbe stata persa da un pezzo...
[Dominio Ammaliatore (Bianca) Passiva: il possessore del dominio ha sviluppato naturalmente un'influenza tale sugli altri, da essere in grado di condizionarne la volontà semplicemente con la sua presenza. In tal senso, il possessore emanerà costantemente un'aura attorno a se, irradiando l'ambiente circostante con la propria ingombrante personalità ed influenzando qualunque persona sia presente nei dintorni. L'aura scelta è di autorità: il caster imprimerà negli astanti un innato timore reverenziale, proprio come se avessero dinnanzi un essere spiritualmente superiore, un grande saggio o un importante uomo politico degno di rispetto, timore e reverenza.]


Passo Felpato * Un vecchio gatto è poco più di un relitto dal pelo arruffato, e forse nemmeno il suo scheletro è sopravvissuto a lungo sotto la sabbia. Probabilmente il deserto ne ha fatto scempio così come la sua padrona prima che morisse. Eppure un gatto, anche il più sfortunato e il più sottomesso, rimane sempre un animale scaltro e opportunista. Così, nel momento in cui sul campo fosse presente un’illusione di qualsiasi tipo, il proprietario del monile potrebbe vedere il vecchio, magro Bastet muoversi avanti e indietro. Un gatto qualsiasi, per chiunque altro, una cartina di tornasole per chi sappia vedere oltre le apparenze. [Passiva. Quando sul campo è presente un’illusione il portatore dell’artefatto vede un gatto nero spelacchiato e magro camminare attorno a sé].

Riassunto Malzhar usa la passiva dell artefatto Prigione di Cera per tentare di incendiare la tenda degli ufficiali. Contemporaneamente, divelle i pioli che sorreggono la tenda al duplice scopo di far crollare la struttura ed usarli come arma contro il suo avversario.
Conclude utilizzando una psionica a consumo basso, nel tentativo di distrarre Frost di modo ché subisca l'offensiva precedente.
Note:E' superfluo dire che ogni commento/ opinione di Malz appartiene al PG e non allo scrittore. Che non mi si dica che volevo criticare la strategia del mio avversario utilizzando "la bocca" del mio PG. xD A te la penna Sorrow!




 
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view post Posted on 29/9/2013, 06:59

S c h e d aC o n t o


······

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LEVIATHAN3.0-die now, or live suffering-
La testa del nobile Vaash rotolò come monito al fianco di quel presunto mendicante, un monito che forse solo per me era tale vista l'indifferenza dell'uomo. Si voltò appena, continuando nella sua opera di sabotaggio anche difronte alla mia figura stagliata sulle torride sabbie del mezzogiorno. Cosa diamine aveva in mente? Non era di certo un sicario uno che si comporta a tal modo, non era un professionista, no di certo. Un sacco d'immondizia raccattato all'angolo di qualche strada, premiato con un paio di scintillanti monete d'oro per una missione suicida. Strinsi i pugni incrinando un lieve strato di brina che non riuscivo a trattenere. Voler fare il mestiere del sicario, e ridursi a tal modo era un'offesa per il mondo stesso di questo nobile e antico mestiere, una sorta di codice non scritto tra tutti i tagliagole, e lui ci stava sputando sopra. Ingaggiare una puttana per svolgere il proprio lavoro, dar fuoco ad una tenda con dentro gli altri obiettivi; una sola parola per quest'uomo: Codardo. Si sfilò una sorta di candela dal fianco, lanciandola a parabola sopra il tendone. Tsk, non gli funzionano nemmeno le fiamme a sto stronzo, pensai vedendo che era ricorso a metodi ben più terra-terra che la magia sfoggiata fino a poco prima. Levò una mano, sottili fili di energia rilucevano appena al bagliore del sole, come piccole ragnatele che rifrangono la luce diventando visibili un'istante si ed uno no. Sinuosi, quasi dotati di vita propria i prolungamenti di energia andarono ad abbracciare i paletti che sorreggevano le funi della tenda: si avvinghiarono all'acciaio, sciolsero i nodi delle pesanti corde e sollevarono i quattro picchetti sopra la testa dello sciamano. Tese l'altra mano, recuperando al volo il mozzicone di cera.

Abbassò la mano, con lo sguardo seguii uno dopo l'altro i pali metallici che si scagliavano verso di me: inutile. Una nuvola di fumo si levò dalla candela nell'esatto istante in cui mossi un passo per schivare i quattro colpi. Una nube torva oscurò in un attimo il sole, le fiamme della tenda divamparono come alimentate improvvisamente dalle fiamme dell'inferno e una figura malvagia e ghignante prese forma tra le volute scure che si levavano sul cielo diventato di sangue. Quattro colpi secchi uno di seguito all'altro colpirono la sabbia: il rumore spezzò la mia attenzione verso l'illusione costringendomi a stringere lo sguardo e liberare la mente. Chiusi gli occhi, per un'istante vidi tutto secondo gli altri sensi. Il crepitio del legno, i primi schiamazzi dei soldati, i miei piedi che frenavano sul terreno dopo il rapido scatto, ed infine Lui, caldo da far schifo agli occhi di chi ha sempre vissuto tra i ghiacci del Nord. Riaprii gli occhi, la visione era svanita, e da quel momento anche la sua unica possibilità di uccidermi. Sorrisi beffardo, pregustavo il momento in cui la mia lama si sarebbe piantata nelle sue carni dilaniandolo e squarciandole, impregnandosi di quello schifoso liquido, ripudiandolo, vomitandolo sul terreno e lavandosene via schifata i residui. Un ultimo sguardo, un ultimo saluto a colui che aveva tentato di emulare la nobile arte dell'assassinio. Ora entrava in gioco il maestro, la lezione stava per cominciare.

Non una parola, non un movimento: silenzioso come il codice impone che sia l'omicidio svanii dalla sua vista, uccidendo per primo il senso dominante degli esseri umani. Scattai a destra, scavalcando i quattro picchetti conficcati a terra, e generando nel pugno un cristallo di ghiaccio. Un gesto rapido, fluido, il braccio a sciabolare un semicerchio scagliando il frammento verso il braccio che reggeva la candela. Mi fermai rapidamente, non un singolo granello di sabbia si spostò sotto i miei piedi, non un impronta rimaneva vergata sulla sabbia al mio passaggio. Io non esistevo, io non ero nulla per quel luogo. Cambiai direzione, zigzagando verso il mio avversario. Giunsi al culmine del lato opposto prima di scagliare un secondo dardo all'altro braccio e ripartire nuovamente nella direzione contraria, questa volta con l'intento di passare oltre, di arrivargli alle spalle per un ultimo attacco. Una manciata di secondi, e mi trovai a guardargli le spalle ad almeno una mezza dozzina di metri di distanza, scagliando alla nuca l'ultimo silenzioso coltello di ghiaccio. Storsi il naso: la tenda al mio fianco stava iniziando a bruciare, e il caldo delle fiamme faceva a braccetto con la calura del luogo. Mi chinai, anelando la sottile ombra che un tendone potesse fare a poche decine di minuti dallo zenit solare. Se quel mendicante valeva la metà di quanto valesse un barbone raccattato tra le strade di Taanach, sarebbe sopravvissuto a quel mero assalto, ma non avrei saputo dire se avrebbe retto il secondo. Fossi in lui morirei qua ed ora, si risparmierebbe un sacco di fatica.
triforcet
――――STATUS――――
Fisico. Illeso
Mente. Basso
Energia. 70% . 100 -10 -20
CS
Destrezza 4
Forza 1

――TECHNICHE――
Attive
Swift 10% . Spectrum 20%
Passive
Edward non emette rumori, odori ne aura, ma potrà percepire la presenza altrui.
Ogni suo colpo sarà gelido al tatto, ustionante.


DIARIO
.Traccia.
Schivo i paletti con una difesa a medio, subendo l'offensiva psion, che da descrizione non è atta a confondere ma bensì a infliggere danni. Divento dunque invisibile, scattando nella direzione opposta alla schivata e lanciandoti un coltello. Mi arresto immediatamente, cambiando direzione di nuovo fino a raggiungere l'angolo opposto di un movimento a zig zag, lanciandoti un secondo colpo. Ancora mi fermo e questa volta punto a superarti lasciando tra noi circa 6 metri prima di lanciare un ultimo coltello. Ti ricordo che Ed non emette ne rumori ne odori ne aura, ne tanto meno cambia l'aspetto morfologico dell'ambiente al suo passaggio. L'invisibilità dura 2 turni, svanendo alla fine del mio prossimo post.
.Note.
Scusa il ritardo, ma gli inizi con botto all'uni non sono il mio forte. post relativamente sciallo, mi limito a tre attacchi fisici visto che non ho usato slot offensivi. Prenditela comoda a postare, mi faresti un favore. :v

-THESAURUS-

 
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Malzhar
view post Posted on 29/9/2013, 15:28






Voragine- Ex-Palazzo della Luce, pochi giorni prima l'inizio del conflitto


Tremavo come una gemma appena divenuta foglia, colta dalla gelata di un inverno non ancora sconfitto. Le parole che lei mi aveva appena pronunciato non erano del tutto inaspettate. Del resto la mia vita fino ad allora non era stata altro che un'intrico confuso di eventi fortuiti, animati da scelte sbagliate e fraintendimenti. Me ne aveva appena parlato. Mi aveva rivelato che lei e Nathan avevano plasmato la mia esistenza sulla scorta di parole pronunciate secoli prima.
Mi aveva detto che il mio cognome, Rahl, era famoso un tempo. I miei antenati erano Maghi straordinariamente dotati, tutti accomunati da una facoltà al contempo preziosa e tremenda: il dono della profezia. Nel corso degli anni avevano accumulato influenza e potere; utilizzavano le Profezie per addomesticare gli eventi, ne seguivano le biforcazioni plasmando il mondo circostante in modo da farlo inchinare a propri intenti.
Molti Rahl agivano mossi da scopi benevoli, genuinamente ispirati dai dettami che regolano la vita di un Mago. Il potere concesso ai Maghi è l'espressione di un servizio, di un dovere nei confronti del Bilanciamento e della Vita. Molti altri miei antenati erano invece conviti che il Dono loro attribuito altro non fosse che un mezzo da utilizzare per perseguire egoisticamente i propri fini.
Fu' per colpa di uno di costoro, di Lord Rufus Rahl che scoppio una devastante guerra. Fu' per colpa di quell'arrogante tiranno che la mia stirpe fu' condannata a rinunciare al privilegio della Vista, costretta a disperdersi e a vivere dimentichi della passata gloria, marchiati dal rimorso e dal disonore di aver partorito uno dei più crudeli e spietati despoti che il Mondo avesse conosciuto.
Poi l'ennesimo gioco del Fato. Una profezia, l'ultima di Lord Rufus Rahl incatenato nei recessi di qualche segreta.
"Nascerà dal rinsecchito albero dei Rahl un virgulto, abbeverato dal sangue di una Strega ricorderà il Dono concesso alle sue radici. La guerra lo seguirà, come avvoltoi circondanti un carogna. Egli riunirà le disperse membra della nostra stirpe."
Le ultime parole del mio avo produssero più danni ancora alla sua genia, fummo perseguitati, ridotti in numero. Solo due Rahl sopravvissero Nathan Rahl Priore dei Fratelli della Luce e mio padre. Nathan credeva ciecamente nella sua missione, mio padre desiderava solo lasciarsi alla spalle una vita passata a fuggire dalle colpe dei padri. Trovò l'amore in una donna, una strega. Nacqui io.
Nathan temette che fosse suo nipote, il figlio di suo fratello colui che avrebbe adempiuto alla tremenda profezia di lord Rufus. Ne ebbe la certezza quando il Dono dei Profeti si manifestò in me, quando portai la distruzione nel mio Popolo svelando gli inganni del mio Maestro, quando esitai e per quel tentennamento il mio Regno precipitò nella lotta fratricida tra Vaash e Cavendish.
Fece quello che riteneva essere il suo dovere. Mi attrasse a Palazzo, tentò di addestrarmi e legarmi a lui tramite la Fede.
Ma il Fato sa essere un maestro di giochi crudele. Il suo piano fallì.
Un'altra minaccia, imminente, concreta lo distrasse da me. Il tradimento di alcuni Fratelli votati al Guardiano lo costrinse ad usare la sua stessa vita per distruggere ciò che aveva edificato negli anni. Amici, discepoli, ideali. E con essi la minaccia nascente. Non c'erano più Fratelli della Luce ora, ma nemmeno traditori in grado di usare le conoscenza del Palazzo per aprire la via al baratro, per riuscire in un intento folle: liberare il Guardiano e lasciargli seminare morte e distruzione ovunque.
Il Palazzo della Luce, con secoli di profezie e artefatti di inusitato potere, era stato cancellato dalla faccia del mondo per sottrarlo alla brama di coloro che avevano scelto la Tenebra.
Io ero l'unico Fratello rimasto. L'unico depositario della saggezza in esso custodita.
L'ultimo Rahl, l'ultimo Profeta. Liliana, aveva giurato di addestrarmi ancora, di impartirmi un ultima lezione.
Nathan, prima di morire, si era reso conto di aver commesso un'unico grande errore nella sua vita: aveva sopravvalutato la sua capacità di dominare gli eventi e ne era stato sopraffatto.
Il Palazzo della Luce, mi disse, mi aveva impartito un ennesimo ammaestramento. Non si sfugge a ciò che siamo e nessuno è tanto saggio o potente da poter prevedere come il Fato deciderà di distribuire e rimescolare le sue carte. Nessuno, eccetto un tipo particolare di individui. Individui come me. Profeti.
Io ho il potere e il dovere di cambiare il corso del Fato. Io ho la possibilità di vedere le carte prima che siano distribuite.
Io posso fermare questa guerra, questo scempio. Posso mutare la Profezia che mi qualifica come latore di discordie. Posso e lo farò, a costo di morire provandoci.


Accampamento Vaash- Presente.


Scompare. Si dilegua nel nulla dopo aver evitato con destrezza i miei attacchi.
Dovevo prevedere che i Nobili non avrebbero mai assoldato un uomo privo delle potenzialità necessarie a neutralizzare i propri nemici. Gli ho concesso, scioccamente, un vantaggio ma in compenso l'ho costretto a svelare le sue carte.
La conoscenza si apprende sempre ad un prezzo: il prezzo che io devo pagare è rappresentato da un pugnale di ghiaccio che vola verso di me. Poca roba, penso, la mia pelle dura come l'acciaio temprato resisterà ad una così debole offensiva. Sarebbe comunque troppo tardi per pararlo o evitarlo; sembra che la tela d'inganno che egli ha gettato su di se sia estesa anche a ciò usa o indossa. Non posso vederlo nell'atto di attaccare, posso semplicemente vedere la lama correre verso di me.
Lo spuntone di ghiaccio tocca il mio braccio, lo morde con la forza dell'inverno.
La mia pelle e la mia carne sono appena scalfite, ma il dolore che mi provoca è sufficientemente intenso da farmi mollare la presa sul mio artefatto. La reliquia del Grande Sciamano, tocca miseramente la polvere. Sfioro la mia l'epidermide ed è fredda. Le armi di quell'uomo sono infuse di magia, una magia vorace e gelida come il cuore di chi vende servigi di morte per poche monete.
La Prigione di Cera si accorge di essere lontana dal suo padrone. Servilmente si innalza sorretta dalla volontà dello Spirito che la abita e torna nella mia mano.
Il dolore al braccio è pungente ed intenso, ma sopportabile. Se vuole provare anche solo a sconfiggermi deve elaborare una strategia migliore. Non mi impedirà certo di impugnare una candela, un misero peso che anche un arto quasi reciso riuscirebbe a sostenere. Forse i suoi servigi sono sopravvalutati. Forse no.
Una seconda lama mi colpisce, facendo più danno della prima. Ho mosso il braccio l'atto di toccare la ferita esponendolo al taglio della lama. Sento la superficie affilata e gelida squarciale facilmente i miei abiti, aprire la pelle, ustionarla con il suo tocco ghiacciato. Mi mozza il respiro, lascia che la rabbia lentamente inizi a soffiare dentro di me come una vipera svegliata nel sonno.
Infine il terzo colpo, il peggiore. Mi morde lo spazio che separa la schiena dal collo. Se gli Spiriti non mi avessero donato una resistenza sovrumana alla mia pelle, muscoli ed ossa, rendendole efficaci come una solida armatura probabilmente sarei morto.
Il colpo è inferto con maggior vigore, come se fosse più vicino. Il punto delicato in cui la lama penetra, anche se di poco, fa si che il dolore e il gelo si innervino lungo tutta la schiena, le braccia, le gambe e la testa. E' come se mille spilli ardenti mi colpissero. Incurvo i reni, lascio che la mia voce esprima il mio dolore.
Basta giocare ora. E' tempo di privare questo fastidioso tafano del suo pungiglione. E' tempo di schiacciarlo tra le dita.
La tenda brucia ed è ormai collassata su se stessa. Se il mio avversario non mi avesse distratto avrei visto il mio piano realizzarsi, avrei potuto verificare se i Nobili fossero ancora vivi li sotto. Sfortunatamente la mia attenzione deve essere rivolta altrove. Che sia il fuoco a prendersi cura del mio obbiettivo.
Io devo pensare a salvare me stesso, ora. Lui crede che la vista sia importante per uno come me. Si sbaglia, sottovaluta il suo nemico. Ha commesso lo stesso errore di Nathan, si crede superiore agli eventi. E' così sicuro di se stesso da poter ingannare un mago, nascondendo se stesso alla vista.
Ho avuto a che fare con esseri privi di corpo, invisibili agli occhi, percepibili solo nell'istante in cui hanno già stretto i lacciuoli delle loro malie su di te. Gli Spiriti sanno essere subdoli, combatterli e dominarli è il pane quotidiano per me. Cosa vuoi che mi importi se si nasconde dietro un velo di illusione? Mi impedisce di colpire il suo corpo? Bene! Lo colpirò in un punto che non può essere nascosto o protetto, non a me almeno. Lo colpirò nello Spirito.
Schiocco le dita evocando il lamento di Bastet. Affinchè sia efficace il suono deve essere udito. La sua magia può ingannare i miei sensi, non escludere i suoi. Un suono poco sicura di ciò che è visibile. Un suono colpisce qualunque cosa, sia o meno percepibile agli occhi. Lascio che il miagolio devastante riempia l'area che mi circonda, riportando nel Mondo tutta la sofferenza, gli stenti, il dolore patiti un tempo.
Si narra che in molti fossero impazziti udendo il lamento del misterioso felino, lasciato li a patire il crudele morso della fame, per giorni e giorni. Evoco poi la magia del Guardiano, per punirlo. E' sufficiente che ci sia un anima da divorare, da marchiare con l'immonda corruzione del Mondo Sotterraneo ed essa arriverà più rapida dello sfiorire di un fiore colto da un improvviso inverno. Non conta come o quanto tu tenti di nasconderti, inevitabile come la morte essa giungerà...
Devo solo pronunciare l'offerta, porgere l'anima del mio avversario alla cieca rabbia, all'inestinguibile rancore che l'Innominato prova per qualsiasi cosa che sia viva. Se il mio nemico la ode, non ha scampo.
«Mi senti codardo? Senti la mia voce? Sono sicuro di si..Puoi nasconderti se vuoi, colpirmi a tradimento se ci tieni. Ma sei capace di sfuggire alla Tenebra? Essa non ha occhi, essa non deve vederti per colpirti. Ha solo bisogno che io le offra la tua anima..» -sorrido, mentre l'altra faccia del Dono aizza in me la rabbia, come se soffiasse su carboni ardenti essa brilla sinistramente dentro di me.
«Ascoltatemi o Spiriti inquieti che dimorate nell'Ombra! Io marchio quest'uomo! Lo offro al Guardiano perchè paghi il prezzo dei suoi peccati! E' vostro! Rendetelo al vostro immondo signore. Consegnatelo alla Tenebra. Che ne faccia scempio!»
La mia voce, risuona come un rombo di tuono. Riconosco la magia che scorre in essa, che la vena di amarezza. Ha scelto la persona sbagliata da attaccare. Un Rahl non si farà fermare da un'insignificante omuncolo. Un Profeta non lascerà che un volgare mercenario ostacoli il corso degli eventi. Io non gli consentirò di mandare a monte il mio piano. Ci sono troppe vite in gioco dinnanzi a questa constatazione la sua diviene semplicemente irrilevante.


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[SPOILER]

Nome ° Malzhar | Titolo ° ??? | Razza ° Umano | Classe ° Sciamano [Paladino + Domnio Ammaliatore] | Conto ° |Sempre vuoto
Energia ° Gialla | Pericolosità ° E | Allineamento ° Legale Neutrale

Basso ° 5% | Medio ° 10% | Alto ° 20% | Critico ° 40%
CS ° 1 {Intelligenza 1}



Fisico: Ferita da taglio di piccola entità e ustione da contatto al braccio destro. Scalfitura e ustione al sinistro. Ferita e ustione alla nuca. (Danni non tecnica)
Mente: Irritato. (Incolume)
Energie rimanenti:: 60%
Energie utilizzate: Basso (5%)+ Alto(20%)

Armi ed Armature:

Abito delle Preghiere Ogni Sciamano possiede un Abito delle Preghiere un semplice abito cerimoniale decorato con iscrizioni mistiche e piume di vario colore. Il tessuto è leggero in modo da non creare impaccio nei movimenti e la protezione offerta è poco più di quella garantita da un semplice straccio.
Il petto su cui spicca il simbolo mistico della professione è lasciato scoperto da un ampia apertura a v .

[Dopo i fatti descritti in Templum, l'abito è stato completamente assorbito nelle carni e nello spirito dello Sciamano.]
Ma uno Sciamano poco si cura della scarsa protezione garantita dalla sua veste, poichè gli stenti di una vita e la benedizione degli Spiriti gli garantiscono una pelle insolitamente resistente come se ricoperta da scaglie di puro acciaio.
[Armatura Naturale]

Attive:

Vita di stenti * La leggenda vuole che il povero vecchio Bastet miagolasse per intere notti, incessantemente, turbando i sogni già cupi della corte. Così il portatore dell’ultimo dei suoi resti potrà, con il solo schioccare le dita, generare come da un punto dell’ambiente a propria scelta un miagolio tetro, inquietante, doloroso. Questo infliggerà al nemico prescelto un danno alla mente di entità Bassa, che si manifesterà come una dolorosa inquietudine. [Tecnica Psionica Offensiva, consumo Basso]

Marchio del Guardiano

Si narra che in pochi siano in grado di evocare il Marchio del Guardiano su di un avversario. Si tratta di maghi il cui legame con la Magia Detrattiva è così profondo da consentire di aprire un momentaneo squarcio nel Velo e consentire ai suoi abitanti di marchiare l'avversario. Colui che riceverà il Segno dell'Innominato non solo vedrà drasticamente calare le sue capacità ma sarà altresì nello spirito. Per coloro in grado di farlo sarà sufficiente "offrire" l'anima del disgraziato alle oscure creature che attendono oltre il velo, pronunciando il suo nome.
[Pergamena Squarciare l'Anima : Consumo Alto ]



Passive:




Del servizio ~ L'essenza dello spirito malvagio non si è esaurita: essa ha avuto il tempo di meditare sui suoi errori e si è ravveduta. Il suo castigo tuttavia non può essere sciolto, ed ora lo costringe a servire colui a cui è toccata in sorte la proprietà della Trappola di Cera. È esso che tiene perpetuamente la fiamma accesa, che ne farebbe sopravvivere la scintilla anche se l'oggetto venisse accidentalmente immerso in acqua. E non solo: esso avverte le variazioni di umore del portatore, avvolgendo l'intera candela in fiamme bluastre qualora la furia della battaglia si impossessi di lui. E sempre ricondurrà docilmente la sua prigione nelle mani del legittimo proprietario, cia sia essa scagliata via o lasciata cadere.
[Passiva: La candela conterà come arma da lancio e godrà di un effetto boomerang; la tipologia dei suoi attacchi, da considerarsi sempre alla stregua di attacchi fisici non tecnica, è magica, e il danno inferto sarà da ustione.]


Mistico Le lunghe ore passate a meditare, a contemplare il mondo interno a se stessi, la lunga esperienza in materia di energie spirituali, rendono gli Sciamani esseri ben al di la dei confini imposti ai comuni mortali. Raggiunto il 10% delle energie infatti, lo Sciamano non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
[Passiva Razziale: Controllo Energetico]

Avvolto dall'Han Uno sguardo di saggezza senza tempo.Così si potrebbe riassumere l'espressione di coloro toccati dal Dono. L' Han, l'essenza dello spirito e della vita, è così intensamente infuso di potere e luce in costoro da travalicare il suoi naturali confini ed avvolgere totalmente la persona. Chi si troverà dinnanzi colui che è in possesso del Dono non potrà fare a meno di provare un'immediato e soverchiante senso di reverenza e timore. Si dice che l'aria sfrigoli per il potere che questi individui promanano. In molti, trovandosi dinnanzi un soggetto in possesso del Dono, hanno persino confuso questa capacità di assoggettare passivamente l'altrui volontà ad un segno di predilezione dello stesso Creatore.
Non di rado a Tanimura si sono viste folle assieparsi intorno ad un Inquisitore, come gli sciami d'api alla regina, godendo dell'aura rassicurante e insieme prepotentemente intimorente, confusi, sconvolti, estasiati attendendo uno sguardo, una benedizione, un tocco che li avvicinasse a quella dimensione trascendente a cui sembrano appartenere. In realtà gran parte di ciò è avviene perchè un Fratello della Luce sa perfettamente come utilizzare quest'aura di misticismo, di inconfondibile autorità. E' qualcosa che prescinde l'addestramento. E' qualcosa di intrinseco e naturale, che un Inquisitore usa con la stessa disinvoltura con cui un comune mortale cammina o sbatte le palpebre. Eppure è pur sempre qualcosa senza la quale il Palazzo della Luce ed ognuno dei suoi abitanti non avrebbe potuto governare così a lungo una città come Tanimura, e sopratutto vivere per secoli nonostante le innumerevoli ingiurie che il Fato gli ha propinato. Senza questa capacità, la crociata contro l'Oscurità, la battaglia senza requie a garanzia del Bilanciamento, forse sarebbe stata persa da un pezzo...
[Dominio Ammaliatore (Bianca) Passiva: il possessore del dominio ha sviluppato naturalmente un'influenza tale sugli altri, da essere in grado di condizionarne la volontà semplicemente con la sua presenza. In tal senso, il possessore emanerà costantemente un'aura attorno a se, irradiando l'ambiente circostante con la propria ingombrante personalità ed influenzando qualunque persona sia presente nei dintorni. L'aura scelta è di autorità: il caster imprimerà negli astanti un innato timore reverenziale, proprio come se avessero dinnanzi un essere spiritualmente superiore, un grande saggio o un importante uomo politico degno di rispetto, timore e reverenza.]


Passo Felpato * Un vecchio gatto è poco più di un relitto dal pelo arruffato, e forse nemmeno il suo scheletro è sopravvissuto a lungo sotto la sabbia. Probabilmente il deserto ne ha fatto scempio così come la sua padrona prima che morisse. Eppure un gatto, anche il più sfortunato e il più sottomesso, rimane sempre un animale scaltro e opportunista. Così, nel momento in cui sul campo fosse presente un’illusione di qualsiasi tipo, il proprietario del monile potrebbe vedere il vecchio, magro Bastet muoversi avanti e indietro. Un gatto qualsiasi, per chiunque altro, una cartina di tornasole per chi sappia vedere oltre le apparenze. [Passiva. Quando sul campo è presente un’illusione il portatore dell’artefatto vede un gatto nero spelacchiato e magro camminare attorno a sé].

Riassunto Subisco i tre danni fisici mitigati dall'armatura naturale. Poi uso le due offensive psioniche. La prima il Morso di Bastet è attivata da uno schiocco di dita. La seconda dalla mia voce. Entrambe se udite dall'avversario provocano danni ( salvo ovviamente un'adeguata difesa).
Note:




Edited by Malzhar - 29/9/2013, 18:04
 
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view post Posted on 4/10/2013, 15:40

S c h e d aC o n t o


······

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LEVIATHAN3.0-rage of the winter-
L'uomo si contorse colpo dopo colpo, i tre pugnali tagliarono e graffiarono la carne ma le conseguenze parvero essere minime. Le lame di ghiaccio non si piantarono nel bersaglio, lo scalfirono per poi deviare la loro traiettoria, come se quella pelle fosse acciaio. Rimasi perplesso: crucciato in volto. Le fiamme avevano preso a divorare la tenda dei nobili, salvi avrei sperato, almeno i rimanenti. Con la coda dell'occhio intravvidi i comandanti che guidavano i soccorsi: file di soldati armati di secchi che correvano traballanti a domare l'incendio, e altri ufficiali che al soldo di un manipolo di valorosi scortava delle persone visibilmente provate e sporche. Non seppi dire se fossero o meno i Vaash, non me ne importava in quel momento. Non erano impediti, lesi o sprovveduti: per venire e marciare con l'esercito erano tutti valorosi militari che sapevano come muoversi sul campo. Loro erano gli uomini della nobiltà, non le sgualdrine che lavavano i pavimenti. Tornai a concentrarmi sul combattimento, su quell'uomo, intento a finirlo quanto prima. Si voltò, si guardò attorno, incrociai il suo sguardo perso di sfuggita. Sorrisi. Non aveva idea di dove mi trovassi, e questo mi dava ancora un vantaggio.

Da quel poco che avevo potuto apprezzare era un mago, controllava col pensiero gli oggetti e possedeva notevoli capacità psioniche: la donna ingannata prima, l'illusione della candela poi. Poco male, avevo combattuto già contro quel genere di avversari, e finché riuscivo a celarmi al suo sguardo ero salvo. Come un cacciatore, come un incantatore, come un qualunque guerriero, se non sapeva dove sparare ero salvo. Schioccò le dita, come a chiamare qualcuno, qualcosa. Un miagolio giunse lontano: mi voltai senza vedere nessuno. Di nuovo un miagolio, questa volta dalla parte opposta a prima. Nulla. La terza volta però era vicino, mi voltai di nuovo giusto in tempo per vedere un felino senza pelo mordermi la gamba, scappando poi via tra le tende. Strinsi i denti cingendomi con la mano la ferita. Era dolorosa, intensa. Come diamine aveva fatto a trovarmi, come diamine mi aveva scovato! Andavo a caccia di Lupi grossi quanto un cavallo fin da quando ero poco più che maturo, vivevo all'ombra dei draghi e di altre mille creature che nemmeno la più fervida immaginazione di questi pomposi uomini poteva concepire. Un gatto mi aveva trovato. Mi sollevai il pantalone per controllare la ferita, non trovandovi alcun segno di morso.

« Mi senti codardo? Senti la mia voce? Sono sicuro di si...Puoi nasconderti se vuoi, colpirmi a tradimento se ci tieni. Ma sei capace di sfuggire alla Tenebra? Essa non ha occhi, essa non deve vederti per colpirti. Ha solo bisogno che io le offra la tua anima.. » Cosa diavolo stava dicendo? centrava forse con quel gatto? Mi sistemai la stoffa nello stivale, massaggiando l'area della presunta ferita e iniziando a capirci sempre meno su quell'uomo. « Ascoltatemi o Spiriti inquieti che dimorate nell'Ombra! Io marchio quest'uomo! Lo offro al Guardiano perché paghi il prezzo dei suoi peccati! E' vostro! Rendetelo al vostro immondo signore. Consegnatelo alla Tenebra. Che ne faccia scempio! » Come il gatto due ombre presero a squarciare l'aria. La realtà parve distorcersi, spostarsi e tagliargli come un lenzuolo, e due mani scure come la notte presero a spostare il tessuto stesso dell'essere. Sgranai gli occhi, rimanendo atterrito da come potessero sapere dov'ero, da come lui a questo punto sapesse dove fossi. Misi mano alla lama scarlatta, tagliando un fendente che passò l'ombra da parte a parte. Un ghigno vuoto come le orbite si aprì sull'indefinita e cangiante silhouette, che senza attendere oltre mi si scagliò contro. Caddi a terra, un improvviso senso di debolezza e stanchezza, mentre le tenebre prendevano a sciogliersi come pece sulle gambe e sul corpo. Menai colpi a caso, tentando di togliermi quella sostanza di dosso. Ombra più simile a pece, ma al contempo quasi evanescente, irreale. Un dolore immaginario mi prese a straziare i muscoli, fino a spegnersi in un intorpidimento generale. Strinsi i denti, ingoiai le urla, tesi tutti i nervi a tal punto che il collo mi doleva. Respirai profondo, espirando piano e silenziosamente una nuvola di condensa. Rapida com'era venuta, l'ombra se ne era andata lasciando solo il suo schifoso residuo su tutto il corpo.

Mi sollevai nuovamente in piedi, riuscivo a muovermi ma di certo non sarei stato in grado di compiere i gesti al quale ero abituato. Strinsi la lama, focalizzai nella mente l'uomo dietro l'angolo della tenda, e pregustai il suo sangue. Un crepitio fece crollare un palo della tenda ormai distrutta, segno che l'offensiva aveva inizio, segno che la sua fine era vicina. Voltai l'angolo, trovando il mio avversario ad attendermi spaesato come prima. Sapeva dunque dov'ero o no? questo non l'avrei mai saputo. Passai Gork alla mancina, estraendo Mork dalla fondina. Soppesai la lama nera passo dopo passo, accelerando sempre di più la falcata e portando la lama color notte dietro la testa. Un passo doppio, quasi un accenno di danza, la spinta giusta per scagliare a pieno braccio la spada orchesca in pieno petto al mio avversario. L'aria si tagliò alla rotazione dell'arma, una silenziosa e letale piroetta che andava a chiudere il mio movimento in quella che sarebbe stata una danza mortale. Non persi altro tempo, passai alla mano dominante la lama cremisi scartando verso la mia sinistra a costeggiare l'ampia piazza allontanandomi dalle fiamme. Calcolai i tempi, qualche secondo dopo il presunto impatto mi voltai mimando un taglio nell'aria e convogliando nella lama rosso sangue tutta l'energia del gelo che potevo accumulare. Un singolo colpo che copriva tutta la figura del mercante, un'inarrestabile slavina di punte gelate che calava dal cielo come un soffio di drago. Dovevo farla finita ora, in fretta, quel duello era durato fin troppo.
triforcet
――――STATUS――――
Fisico. Illeso
Mente.B. +M. +B. (intorpidimento e dolore muscolare)
Energia. 50% . 70 -10 -20
CS
Destrezza 4 2
Forza 1

――TECHNICHE――
Attive
Mork 10% . Frost20%
Passive
Edward non emette rumori, odori ne aura, ma potrà percepire la presenza altrui.
Ogni suo colpo sarà gelido al tatto, ustionante.


DIARIO
.Traccia.
Subisco entrambe le offese psion, quasi impossibili da evitare, subendo un malus di 2CS alla destrezza. Giro quindi l'angolo dietro il quale mi ero riparato, e con Mork in mano uso la seconda attiva dell'artefatto, scagliandoti la lama contro. Essendo la tecnica stata lanciata con Mork nella mano dominante, la sua potenza aumenta di un livello, facendola diventare dunque un offesa ad Alto. Impugno ora Gork, e dopo essermi allontanato seguendo il perimetro della piazza, mi volto per scagliarti -in rapida sequenza col primo- un secondo attacco -questa volta magico- ricorrendo alla variabile. Si tratta di un colpo ad alto mimato a mò di fendente che ti si riversa contro come una slavina di frammenti di ghiaccio e quant'altro. Impugnando Gork, anche questo attacco aumenta di potenza facendolo divenire di portata Critica.
.Note.
Vorrei scrivere tante cose, ma mi limiterò per non andare OT. Visto che ai PM non rispondi vorrei chiederti qua il motivo del tuo atteggiamento. Non penso tu sia stupido, ma i fatti mi suggeriscono il contrario. QUI chi chiesto a Ray se potevi usare quella pergamena senza percepire l'avversario, e ti è stato risposto in linea col regolamento che, come tutte le psion, necessitano di almeno un medium. Mi viene dunque da pensare che l'abbia volontariamente ignorato questo fatto, solamente perché non sapevi che fare? Si, non è bello scrivere queste cose sotto un duello, ma vorrei sapere il motivo, e visto che gli MP li ignori lo dico qua così che tu possa difficilmente non leggerlo. Rispondimi pure per MP se vuoi evitare altre questioni. Mi scuso coi giudici, so che è una "cazzata" ma volevo risposte.


-THESAURUS-

 
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Malzhar
view post Posted on 5/10/2013, 09:56





E’ quasi come subire un contrappasso, quasi come se il Guardiano volesse ricordarmi che egli non presta i suoi servigi gratuitamente, che pretende sempre un prezzo. La lama nera come l’onice, come la Tenebra che ho appena evocato corre verso il mio petto, lo trova indifeso, lo morde, lo lacera, lo colpisce senza pietà. Si abbevera del sangue di un Profeta, del sangue di un Rahl, del sangue di uno Sciamano. Gocciola, nella luce del sole di mezzodì. La mia linfa vitale sembra condensarsi in rubini che piovono in forma di gocce sulla terra arida e arsa dal sole. Le memorie dei miei predecessori si mescolano al ricordo del massacro del Popolo degli Spiriti. Il dolore contamina i sentimenti, li vena di rabbia. La sento ribollire nel sangue che rende scivolose le mie dita. I miei occhi si riempiono delle immagini della mia gente uccisa a tradimento, da uomini della stessa pasta del mio avversario. Mercenari, uomini il cui onore è in vendita per pochi soldi. Le ferite aperte nei loro corpi non sono dissimili dalla mia. Sono stati colpiti con la stessa violenza, con la stessa crudele voglia di uccidere. La mia mente precipita nel delirante ricordo di quegli attimi. Il mio spirito si connette alla Quercia del Silenzio, tende le mani agli Antenati, richiama la loro cieca rabbia, implora il loro intervento, chiede vendetta per il colpo inflitto al loro figlio, al loro interprete, al loro custode.
Sono come voi, quasi dice. Colpito vigliaccamente. Oltraggiato nel corpo, ferito da una lama impugnata da uno straniero senza onore. Li sento urlare, chiedermi di lasciarli liberi di dilaniare il mio avversario. Di pareggiare i conti.
Eccolo il mio nemico, si muove danzando leggiadro e letale come il migliore tra i Maestri di Spada.
E’ così vicino da poterlo quasi sfiorare, abbastanza vicino da potergli vomitare contro tutta la folle rabbia degli Antenati. Ubriacato di dolore, estasiato dal sapore di un’incerta vendetta quasi non mi accorgo del lampo rosso nella sua mano. Cambia arma, mi riversa contro una pioggia di rasoi di ghiaccio.
Ho smesso di contare le volte in cui Bastet è intervenuto in mia difesa. Sembra che l’empatia che unisce i nostri spiriti si sia rafforzata, sembra ormai essere diventato cosciente delle mie necessità. Interviene al momento giusto, non rischia mai più del voluto. In fondo Bastet è un gatto, la sua fedeltà si limita a pochi gesti indispensabili. Le sue ossa appaiano dinnanzi a me, fornendomi una difesa fragile come il cristallo, aiutandomi quel tanto che basta ad alleviare il peso di quell’attacco fatale. Ma c’è qualcosa di diverso, questa volta E’ poco, ma è pur sempre un dono. Un dono in grado di spostare di qualche libbra la bilancia del duello a mio favore.
Il muro di resti mortali si infrange in un’esplosione di polvere dall’odore stantio. Il ghiaccio penetra nelle mie carni, sfigura il mio viso, flagella i miei arti. Il mio sangue imbratta la terra, inzuppa i miei abiti, mi priva persino della forza di urlare. Sono ormai una massa di carne e sangue, il mio corpo è l’epifania stessa del massacro. Sono poco più di un cadavere, ma sono vivo. L’ira dei miei Antenati guizza, è quasi intollerabile contenerli. E’ il momento.
Lascio che loro agiscano. Nel frattempo cerco i suoi occhi, cerco un contatto. Mi basterebbe vederlo per usare il potere della mia gente contro di lui, ma l’ira mi spinge a cercare qualcosa di più...Voglio vedere nei suoi occhi il dolore, voglio sentire il rumore del suo spirito che si accartoccia. Voglio vederlo soffrire, annullarsi, cadere in ginocchio. Sconterà i peccati di quelli del suo mestiere, patirà per aver versato il sangue di uno Sciamano. E’ un’istante...
Lo spazio pare quasi distorcersi. Loro arrivano, avverto la presenza degli Irosi Antenati. Loro sanno chi colpire, sanno come vendicarmi. Mi concedo il privilegio di crollare sulle ginocchia, snervato dal sangue perduto.

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Nome ° Malzhar | Titolo ° ??? | Razza ° Umano | Classe ° Sciamano [Paladino + Domnio Ammaliatore] | Conto ° |Sempre vuoto
Energia ° Gialla | Pericolosità ° E | Allineamento ° Legale Neutrale

Basso ° 5% | Medio ° 10% | Alto ° 20% | Critico ° 40%
CS ° 1 {Intelligenza 1}



Fisico: Ferita da taglio di piccola entità e ustione da contatto al braccio destro. Scalfitura e ustione al sinistro. Ferita e ustione alla nuca. (Danni non tecnica). Danno Alto al petto. Danno Alto + Medio (Critico-Medio) su tutto il corpo.
Mente: (Incolume)
Energie rimanenti:: 30%
Energie utilizzate: Alto(20%) + Medio (10%)

Armi ed Armature:

Abito delle Preghiere Ogni Sciamano possiede un Abito delle Preghiere un semplice abito cerimoniale decorato con iscrizioni mistiche e piume di vario colore. Il tessuto è leggero in modo da non creare impaccio nei movimenti e la protezione offerta è poco più di quella garantita da un semplice straccio.
Il petto su cui spicca il simbolo mistico della professione è lasciato scoperto da un ampia apertura a v .

[Dopo i fatti descritti in Templum, l'abito è stato completamente assorbito nelle carni e nello spirito dello Sciamano.]
Ma uno Sciamano poco si cura della scarsa protezione garantita dalla sua veste, poichè gli stenti di una vita e la benedizione degli Spiriti gli garantiscono una pelle insolitamente resistente come se ricoperta da scaglie di puro acciaio.
[Armatura Naturale]



Attive:

Retaggio degli Antenati:~: La Quercia del Silenzio è più che un albero sacro, è la dimora eterna di coloro che furono il Popolo degli Spiriti. Quando ancora esisteva una Terra degli Spiriti, il Sacro Arbusto era il luogo in cui gli Sciamani avevano incanalato le anime di coloro che, morti per difendere il proprio popolo, non riuscivano a trovare pace. Questi spiriti inquieti, se liberi, avrebbero riversato la loro ira, il loro rancore, l'odio su qualunque forma di vita avesse avuto la mala sorte di incontrarli.
Dimorando nella Quercia, blanditi dalla riverenza riservata loro divenivano consiglieri, guide, benevoli antenati.
Ma il loro indomito spirito poteva essere incendiato nuovamente ad un solo ordine dello Sciamano addetto alla cura del luogo sacro. Egli infatti poteva evocare nella mente di uno sventurato avversario le grida e le voci degli Irati Antenati, stordendolo e ferendo la sua mente.
Ora che la Quercia è divenuta dimora del Popolo degli Spiriti, la facoltà in possesso dello Sciamano non è mutata semmai si è potenziata. Non una sola di quelle anime dimenticherà mai il massacro del Popolo, non un solo Spirito si esimerà dal far sentire la sua voce se chiamato. Consumo: Alto [Pergamena: Suono Stridente]

Vita di stenti * Ma un animale che ha subito vessazioni per anni ha imparato anche a difendersi, così come il guerriero che ogni giorno è costretto a vedersi attaccato e a rischiare la vita. Per questo gli basterà spendere un consumo Medio per evocare su un lato, di fronte o alle spalle uno scudo composto da tante piccole ossa ammucchiate le une sulle altre. Una parete fragile, pronta a infrangersi non appena venga colpita, ma sufficiente ad alleviare il peso di un attacco. [Tecnica Magica Difensiva]



Passive:




Del servizio ~ L'essenza dello spirito malvagio non si è esaurita: essa ha avuto il tempo di meditare sui suoi errori e si è ravveduta. Il suo castigo tuttavia non può essere sciolto, ed ora lo costringe a servire colui a cui è toccata in sorte la proprietà della Trappola di Cera. È esso che tiene perpetuamente la fiamma accesa, che ne farebbe sopravvivere la scintilla anche se l'oggetto venisse accidentalmente immerso in acqua. E non solo: esso avverte le variazioni di umore del portatore, avvolgendo l'intera candela in fiamme bluastre qualora la furia della battaglia si impossessi di lui. E sempre ricondurrà docilmente la sua prigione nelle mani del legittimo proprietario, cia sia essa scagliata via o lasciata cadere.
[Passiva: La candela conterà come arma da lancio e godrà di un effetto boomerang; la tipologia dei suoi attacchi, da considerarsi sempre alla stregua di attacchi fisici non tecnica, è magica, e il danno inferto sarà da ustione.]


Mistico Le lunghe ore passate a meditare, a contemplare il mondo interno a se stessi, la lunga esperienza in materia di energie spirituali, rendono gli Sciamani esseri ben al di la dei confini imposti ai comuni mortali. Raggiunto il 10% delle energie infatti, lo Sciamano non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
[Passiva Razziale: Controllo Energetico]

Avvolto dall'Han Uno sguardo di saggezza senza tempo.Così si potrebbe riassumere l'espressione di coloro toccati dal Dono. L' Han, l'essenza dello spirito e della vita, è così intensamente infuso di potere e luce in costoro da travalicare il suoi naturali confini ed avvolgere totalmente la persona. Chi si troverà dinnanzi colui che è in possesso del Dono non potrà fare a meno di provare un'immediato e soverchiante senso di reverenza e timore. Si dice che l'aria sfrigoli per il potere che questi individui promanano. In molti, trovandosi dinnanzi un soggetto in possesso del Dono, hanno persino confuso questa capacità di assoggettare passivamente l'altrui volontà ad un segno di predilezione dello stesso Creatore.
Non di rado a Tanimura si sono viste folle assieparsi intorno ad un Inquisitore, come gli sciami d'api alla regina, godendo dell'aura rassicurante e insieme prepotentemente intimorente, confusi, sconvolti, estasiati attendendo uno sguardo, una benedizione, un tocco che li avvicinasse a quella dimensione trascendente a cui sembrano appartenere. In realtà gran parte di ciò è avviene perchè un Fratello della Luce sa perfettamente come utilizzare quest'aura di misticismo, di inconfondibile autorità. E' qualcosa che prescinde l'addestramento. E' qualcosa di intrinseco e naturale, che un Inquisitore usa con la stessa disinvoltura con cui un comune mortale cammina o sbatte le palpebre. Eppure è pur sempre qualcosa senza la quale il Palazzo della Luce ed ognuno dei suoi abitanti non avrebbe potuto governare così a lungo una città come Tanimura, e sopratutto vivere per secoli nonostante le innumerevoli ingiurie che il Fato gli ha propinato. Senza questa capacità, la crociata contro l'Oscurità, la battaglia senza requie a garanzia del Bilanciamento, forse sarebbe stata persa da un pezzo...
[Dominio Ammaliatore (Bianca) Passiva: il possessore del dominio ha sviluppato naturalmente un'influenza tale sugli altri, da essere in grado di condizionarne la volontà semplicemente con la sua presenza. In tal senso, il possessore emanerà costantemente un'aura attorno a se, irradiando l'ambiente circostante con la propria ingombrante personalità ed influenzando qualunque persona sia presente nei dintorni. L'aura scelta è di autorità: il caster imprimerà negli astanti un innato timore reverenziale, proprio come se avessero dinnanzi un essere spiritualmente superiore, un grande saggio o un importante uomo politico degno di rispetto, timore e reverenza.]


Passo Felpato * Un vecchio gatto è poco più di un relitto dal pelo arruffato, e forse nemmeno il suo scheletro è sopravvissuto a lungo sotto la sabbia. Probabilmente il deserto ne ha fatto scempio così come la sua padrona prima che morisse. Eppure un gatto, anche il più sfortunato e il più sottomesso, rimane sempre un animale scaltro e opportunista. Così, nel momento in cui sul campo fosse presente un’illusione di qualsiasi tipo, il proprietario del monile potrebbe vedere il vecchio, magro Bastet muoversi avanti e indietro. Un gatto qualsiasi, per chiunque altro, una cartina di tornasole per chi sappia vedere oltre le apparenze. [Passiva. Quando sul campo è presente un’illusione il portatore dell’artefatto vede un gatto nero spelacchiato e magro camminare attorno a sé].

Riassunto Subisco il primo attacco. Mi difendo dal secondo attacco sfruttando la difesa fornitami dal Morso di Bastet. Attacco con la pergamena Suono Stridente.

Note:



Edited by Malzhar - 5/10/2013, 11:21
 
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view post Posted on 9/10/2013, 17:59

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LEVIATHAN3.0-frozen heart-
Seguì con lo sguardo i miei movimenti, quegli occhi pieni di se da strafottente piantati sulla mia immagine ancora celata alla vista. Come diamine faceva a sapere dov'ero, a conoscere i miei movimenti nonostante avessi attinto a tutte le tecniche d'assassinio che conoscevo! Nessuno prima d'ora era stato in grado di percepirmi in quella forma, nessuno era stato in grado di incassare senza battere ciglio tre dei miei coltelli e nessuno era stato in grado di ingannare la mente di chi non si aveva nemmeno idea di dove fosse. Questo nomade era il peggior nemico che avevo mai incontrato. Tagliai l'aria con la lama nero-notte, una slavina coronata da spuntoni di puro ghiaccio si riversarono contro l'uomo. Dal terreno emersero delle ossa, carcasse e resti di animali che si frapposero come un ramoscello ad una valanga. La furia dei ghiacci distrusse quel ridicolo argine naturale, abbattendosi con forza e sommergendo l'uomo. Un ghigno soddisfatto mi rigò il volto mentre la mia forma tornava visibile lentamente agli occhi di tutti.

La figura ritta avvolta negli stracci emerse dal cumulo di freddo, i tagli erano copiosi lungo tutto il corpo e la stoffa lacera, ma lui resisteva. Incrociammo gli sguardi, il mio cadde distratto qualche istante da figure indefinite colte con la coda dell'occhio. Iniziava a vacillare la mia mente, provata dalle illusioni e dal dolore. Irrigidii i quadricipiti, tesi i polpacci e respirai. Ogni fibra del mio corpo era protesa al combattimento anche in quelle situazioni sfavorevoli, dove la mia destrezza era stata compromessa dalle propaggini oscure delle sue evocazioni e i miei sensi più volte ingannati e tuttora a tratti traviati. Sta per scagliare un'altra offensiva mentale, lo sento, il suo sguardo è ora piantato su di me e nulla gli impedisce di scatenarmi contro altre diavolerie. Inizia, spiriti disturbati iniziano a vorticare nell'aria, compaiono nel nulla: voci ancestrali che urlano e ammoniscono, grida che risuonano come tamburi nella mente, che mi costringono a chiudere gli occhi e a portarmi la mancina alla testa. Soffro, la mia mente è presa d'assalto da mille aghi, mentre la ruvida stoffa di uno straccio legato al braccio mi gratta la tempia. Mi vuole chiamare, mi vuole ricordare che lui è presente ed è il trofeo del necromante sconfitto decadi orsono. Tra gli strazi il pensiero di appellarmi a quella forza mi sfiora, quasi mi convince. Mi concentro sulla sua figura, sto per invocarne il potere quando uno squillo di tromba spezza le urla, le sommerge, le schiaccia. Le orecchie fischiano, uno specchio si infrange zittendo gli antichi spiriti e lasciando la posto delle grida il monotono suono delle trombe.

La mia mente era libera, spaziai con lo sguardo accigliato dal dolore intravvedendo i soldati che suonavano l'allarme. L'incendio unito alle calde ore del mezzogiorno stava bruciando tenda dopo tenda e nell'accampamento era stato dichiarato l'allarme generale. Mi riscossi, tornai al mio avversario vessato sulle ginocchia dai profondi solchi cremisi. Il mio corpo al contrario reagiva fin troppo bene. Mi picchiettai le tempie, scostai i capelli dal volto e strinsi l'elsa della lama nera. Fremeva il pezzo d'acciaio orchesco, bramava la vita di quel miserabile, e l'avrebbe avuta. Mi lanciai in una corsa rapida e silenziosa, la punta della spada era già indirizzata al petto dell'uomo e la mancina era pronta a consolidare l'affondo. Vi intrisi una parte dell'energia rimastami, energia di ghiaccio puro, quella forza che paralizza i tessuti, che li porta allo stato prossimo al congelamento, che li rende inerti. Il mio bersaglio era uno solo: il cuore. Mossi passi rapidi, la sabbia sotto i miei piedi non si accorse nemmeno di venir calpestata e ogni rumore era nullo, coperto solamente dal fuoco che crepitava e il vociare dei soldati. Una scena muta, un silenzio mortale, spezzato solo dalle urla di chi sarebbe trapassato.
triforcet
――――STATUS――――
Fisico. Illeso
Mente. A+M (B+M+B+M)
Energia. 40% . 50 -10
CS
Destrezza 4 2
Forza 1

――TECHNICHE――
Attive
Gettone 0% . Mork10%
Passive
Edward non emette rumori, odori ne aura, ma potrà percepire la presenza altrui.
Ogni suo colpo sarà gelido al tatto, ustionante.


DIARIO
.Traccia.
Uso il gettone per pararmi a Medio l'offensiva psion, subendo il medio di scarto. Ti attacco poi con un affondo in pieno petto (visto che sei in ginocchio) usando l'abilità di Mork (prima attiva Media dell'artefatto) infliggendoti -in caso di successo- un attacco di Potenza ALTA (vista la passiva) e paralizzandoti il tronco (come congelato).
.Note.
Nulla da dire, ormai.

-THESAURUS-

 
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Malzhar
view post Posted on 10/10/2013, 11:03





Una scintilla. Danza nell’aria solenne, percorrendo le volute di fumo. Sfavillante come una stella che emerge da un velo di nubi. Si innalza nell’aria distorta dal calore e scompare. La Tenda dei Nobili è ora un rogo, una trappola mortale. Come una piaga l’incendio dilaga, attecchisce alle tende vicine.
Sento ancora il sordo rancore dei miei Antenati vibrare nell’aria. Lui si è salvato, graziato dal Fato.
Un Fato che sembra prendersi gioco di me. L’incendio che io ho provocato mi si ritorce contro, salvando il mio nemico dalla morsa della follia. Un Fato che gli offre un ultimo colpo, infallibile, preciso, letale.
Sono sordo alle urla concitate delle sentinelle accorse per spegnere il fuoco, cieco al loro muoversi convulso. La mia vita si condensa intorno a quell’affondo, consapevole che potrebbe concludersi sulla punta di quella lama nera come l’onice. Sto per morire, gli spiriti mi hanno abbandonato.
Il Fato che da sempre ha sussurrato alle mie orecchie, oggi ha deciso capricciosamente di punirmi.
Sto per disperare, per pronunciare le mie ultime preghiere. Felice, si, per aver pagato il mio debito, per aver fatto tutto ciò che era in mio potere per fermare la guerra, ma comunque ormai destinato ad essere cancellato dalla vita di questo mondo.
Poi eccolo, lui il Destino divertirsi in un ulteriore capriccio. I miei occhi si muovono quasi inconsapevolmente verso terra. Lo sguardo di Lord Kelson Vaash si punta su di me. La sua testa è ancora li, accanto ai miei piedi.
Non penso, lascio che sia l’istinto ad agire per me. Sento le mie dita chiudersi come un artiglio intorno a quei capelli unti, sporchi di sangue e terra. Le mie mani afferrano quel volto distorto dalla morte.
La frappongo tra il mio cuore e la lama.
L’acciaio nero trapassa quel macabro scudo. Non si ferma, arriva al mio petto.
Sento la mia carne irrigidirsi. Vedo la mia pelle assumere la consistenza della pietra, mentre il calore sfugge dai miei muscoli e il sangue diviene denso come metallo fuso.
I miei occhi si dilatano appena.
Colpito, ma vivo. Salvato da un gesto del mio nemico, come lui lo è stato da un mio. Il Fato bilancia sempre le sue azioni. Ho fatto male a disperare. Forse c’è ancora una speranza.
Ancora una volta tenta di ferire il mio corpo. Non vede, non comprende che non sono carne, muscoli ed ossa la mia forza. Ancora non ha afferrato che il mio potere risiede più a fondo, in un luogo che lui non sa o non vuole colpire. Il mio corpo è martoriato, impacciato dalle ferite e impietrito dalla sua putrida magia.
Ma non la mia mente, non il mio spirito.
Chiudo gli occhi. Raccolgo le ultime stille del mio potere. Lascio che il mio spirito canti un requiem di distruzione. Apro i cancelli del mio cuore alla devastante energia del Guardiano.
Lingue di fuoco azzurrine, iniziando a percorrere il mio corpo. Sento la rabbia che nutre quel tipo di magia bruciarmi le viscere. Non devo muovere un solo muscolo, per gesitirne il potere. Condenso, il più rapidamente possibile una quantità spropositata di energia magica.
Una sfera di fuoco oscuro, sfrigola tra me e il mio nemico. La lascio correre, mentre la sua fame di vita percuote l’aria, annichilendola.
E’ il mio ultimo tentativo. L’ultima freccia al mio arco...

tyN3jSZ



Nome ° Malzhar | Titolo ° ??? | Razza ° Umano | Classe ° Sciamano [Paladino + Domnio Ammaliatore] | Conto ° |Sempre vuoto
Energia ° Gialla | Pericolosità ° E | Allineamento ° Legale Neutrale

Basso ° 5% | Medio ° 10% | Alto ° 20% | Critico ° 40%
CS ° 1 {Intelligenza 1}



Fisico: Ferita da taglio di piccola entità e ustione da contatto al braccio destro. Scalfitura e ustione al sinistro. Ferita e ustione alla nuca. (Danni non tecnica). Danno Alto al petto. Danno Alto + Medio (Critico-Medio) su tutto il corpo. Danno Medio al petto.
Mente: (Incolume)
Energie rimanenti:: 10%
Energie utilizzate: Alto(20%)

Armi ed Armature:

Abito delle Preghiere Ogni Sciamano possiede un Abito delle Preghiere un semplice abito cerimoniale decorato con iscrizioni mistiche e piume di vario colore. Il tessuto è leggero in modo da non creare impaccio nei movimenti e la protezione offerta è poco più di quella garantita da un semplice straccio.
Il petto su cui spicca il simbolo mistico della professione è lasciato scoperto da un ampia apertura a v .

[Dopo i fatti descritti in Templum, l'abito è stato completamente assorbito nelle carni e nello spirito dello Sciamano.]
Ma uno Sciamano poco si cura della scarsa protezione garantita dalla sua veste, poichè gli stenti di una vita e la benedizione degli Spiriti gli garantiscono una pelle insolitamente resistente come se ricoperta da scaglie di puro acciaio.
[Armatura Naturale]



Attive:

Uomo Spirito- Sotto una nuova luce

Quella magia che un tempo qualificava lo Sciamano come Uomo-Spirito, oggi alla luce delle rivelazioni di Nathan Priore dei Fratelli della Luce, è tutt'altra cosa.
La capacità di evocare una quantità potenzialmente illimitata dell'energia del Mondo Sotterraneo è il marchio dei Maghi in possesso del Dono nella sua completezza. Una magia selvaggia, distruttiva, letale. Tutto parla della sua provenienza, il colore, il suono che produce, i suoi effetti sul mondo circostante. Simile ad un fiamma dall'aspetto etereo questa magia è in grado di divorare letteralmente la vita ustionando ciò che appartiene a questo mondo, consumando ciò che è spirituale. Eppure, stranamente, vuoi per la Professione di un tempo, vuoi per il legame con la Luce questa capacità è inevitabilmente contaminata dall'altro volto del Dono, quello della Magia Aggiuntiva.
La possibilità di creare forme, di illuminare l'ambiente circostante così come farebbe una comune fiamma, la tonalità vagamente argentea sono tutti indizi di questa fusione tra Luce e Tenebra, tra Creatore e Guardiano.
Presagio e conferma di ciò che i Fratelli della Luce da sempre professano: "Questo Mondo non può reggersi solo sulla Luce o sulla Tenebra. Questo Mondo esiste per uno scopo: garantire il Bilanciamento."
[Variabile Personale di manipolazione elementale. Dati Tecnici: La variabile è assimilabile ad un controllo elementale. L'elemento scelto è l'energia proveniente dal mondo degli Spiriti. Essendo un tipo di magia che influenzia sia il mondo fisico che quello spirituale il Danno andrà equamente ripartito tra Spirito ( psionico) e Corpo ( magico). Come per tutti i domini elementali la forma che l'energia assumerà sarà personalizzabile al di la del consumo\ danno scelto. Apparirà agli occhi dell'avversario come una sorta di fuoco etereo di colore tra l'azzurro e l'argento, mentre le ferite al corpo appariranno come ustioni provocate da un energia magica quelle allo spirito saranno percepibili dal dolore provocato e dall'apparire sulla pelle del soggetto di un glifo mistico rappresentante il mondo degli spiriti, che come da regolamento scomparirà nel turno successivo. Essendo una variabile di controllo elementale è sottoposta a tutti limiti previsti per queste tecniche, tra cui la necessità di "creare" l'elemento nelle immediate vicinanze, la non permanenza per i turni successivi ecc... La tecnica ha natura magica.]


Passive:




Del servizio ~ L'essenza dello spirito malvagio non si è esaurita: essa ha avuto il tempo di meditare sui suoi errori e si è ravveduta. Il suo castigo tuttavia non può essere sciolto, ed ora lo costringe a servire colui a cui è toccata in sorte la proprietà della Trappola di Cera. È esso che tiene perpetuamente la fiamma accesa, che ne farebbe sopravvivere la scintilla anche se l'oggetto venisse accidentalmente immerso in acqua. E non solo: esso avverte le variazioni di umore del portatore, avvolgendo l'intera candela in fiamme bluastre qualora la furia della battaglia si impossessi di lui. E sempre ricondurrà docilmente la sua prigione nelle mani del legittimo proprietario, cia sia essa scagliata via o lasciata cadere.
[Passiva: La candela conterà come arma da lancio e godrà di un effetto boomerang; la tipologia dei suoi attacchi, da considerarsi sempre alla stregua di attacchi fisici non tecnica, è magica, e il danno inferto sarà da ustione.]


Mistico Le lunghe ore passate a meditare, a contemplare il mondo interno a se stessi, la lunga esperienza in materia di energie spirituali, rendono gli Sciamani esseri ben al di la dei confini imposti ai comuni mortali. Raggiunto il 10% delle energie infatti, lo Sciamano non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
[Passiva Razziale: Controllo Energetico]

Avvolto dall'Han Uno sguardo di saggezza senza tempo. Così si potrebbe riassumere l'espressione di coloro toccati dal Dono. L' Han, l'essenza dello spirito e della vita, è così intensamente infuso di potere e luce in costoro da travalicare il suoi naturali confini ed avvolgere totalmente la persona. Chi si troverà dinnanzi colui che è in possesso del Dono non potrà fare a meno di provare un immediato e soverchiante senso di reverenza e timore. Si dice che l'aria sfrigoli per il potere che questi individui promanano. In molti, trovandosi dinnanzi un soggetto in possesso del Dono, hanno persino confuso questa capacità di assoggettare passivamente l'altrui volontà ad un segno di predilezione dello stesso Creatore.
Non di rado a Tanimura si sono viste folle assieparsi intorno ad un Inquisitore, come gli sciami d'api alla regina, godendo dell'aura rassicurante e insieme prepotentemente intimorente, confusi, sconvolti, estasiati attendendo uno sguardo, una benedizione, un tocco che li avvicinasse a quella dimensione trascendente a cui sembrano appartenere. In realtà gran parte di ciò è avviene perchè un Fratello della Luce sa perfettamente come utilizzare quest'aura di misticismo, di inconfondibile autorità. E' qualcosa che prescinde l'addestramento. E' qualcosa di intrinseco e naturale, che un Inquisitore usa con la stessa disinvoltura con cui un comune mortale cammina o sbatte le palpebre. Eppure è pur sempre qualcosa senza la quale il Palazzo della Luce ed ognuno dei suoi abitanti non avrebbe potuto governare così a lungo una città come Tanimura, e sopratutto vivere per secoli nonostante le innumerevoli ingiurie che il Fato gli ha propinato. Senza questa capacità, la crociata contro l'Oscurità, la battaglia senza requie a garanzia del Bilanciamento, forse sarebbe stata persa da un pezzo...
[Dominio Ammaliatore (Bianca) Passiva: il possessore del dominio ha sviluppato naturalmente un'influenza tale sugli altri, da essere in grado di condizionarne la volontà semplicemente con la sua presenza. In tal senso, il possessore emanerà costantemente un'aura attorno a se, irradiando l'ambiente circostante con la propria ingombrante personalità ed influenzando qualunque persona sia presente nei dintorni. L'aura scelta è di autorità: il caster imprimerà negli astanti un innato timore reverenziale, proprio come se avessero dinnanzi un essere spiritualmente superiore, un grande saggio o un importante uomo politico degno di rispetto, timore e reverenza.]


Passo Felpato * Un vecchio gatto è poco più di un relitto dal pelo arruffato, e forse nemmeno il suo scheletro è sopravvissuto a lungo sotto la sabbia. Probabilmente il deserto ne ha fatto scempio così come la sua padrona prima che morisse. Eppure un gatto, anche il più sfortunato e il più sottomesso, rimane sempre un animale scaltro e opportunista. Così, nel momento in cui sul campo fosse presente un’illusione di qualsiasi tipo, il proprietario del monile potrebbe vedere il vecchio, magro Bastet muoversi avanti e indietro. Un gatto qualsiasi, per chiunque altro, una cartina di tornasole per chi sappia vedere oltre le apparenze. [Passiva. Quando sul campo è presente un’illusione il portatore dell’artefatto vede un gatto nero spelacchiato e magro camminare attorno a sé].

Riassunto Mi difendo dalla tua offensiva utilizzando anche io il gettone. Poi attacco con la mia personale a potenza Alta.
Note: Nessuna nota di rilievo. Solo , essendo l'ultimo turno attivo, un doveroso in bocca al lupo. Che vinca il migliore.

 
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LEVIATHAN3.0-the end-
La Testa del Vaash ancora una volta s'intromise al mio fine: sembrava quasi una nenia ricorrente che quel nobile s'infilasse in mezzo ai miei piani sabotandoli di continuo. Si era fatto ingannare e uccidere da una stupida puttana: e il mio compenso era andato a farsi fottere; si era intromesso -da morto- al mio ultimo affondo: e il mio avversario era ancora vivo. L'ira mi salì alla testa, sarei diventato rosso dal nervoso se solo la mia pelle non fosse condizionata dalle basse temperature del sangue, sarei sfigurato in volto se solo il mio cuore fosse stato umano. Strinsi la lama con entrambe le mani finendo in un taglio netto quel pezzo di nobile e liberando la spada nera dalle carni del suo teschio. Cadde finalmente a terra, mozza e divelta in due. Mentre il mio avversario assapora la rigida morte e l'incapacità di muoversi. Quasi rido a vedere la sofferenza nei suoi occhi, il suo tentativo di rimanere stoico, di mantenere il controllo su quel corpo martoriato. Gli sguardi s'incontrano, la mente mi duole ancora come un antico ricordo delle pene che mi ha inflitto poco prima.

No, questa volta no, è solo un richiamo, un lontano eco. Stringo gli occhi, li socchiudo appena per liberare la mente e altresì fa l'uomo inginocchiato innanzi a me. Sto quasi per rilassarmi, per scaricare la tensione quando l'aria inizia a farsi elettrica. Fiammelle azzurre saettano sopra la figura dello sciamano, si mostrano timide, appaiono e svaniscono in un lampo. Li osservo quasi incantato, assomigliano molto ai fuochi fatui, guide silenziose dei boschi, piccole luci che guidano i puri di cuore. Mi si disegna un ghigno in volto nell'associare ciò che le leggende dicono di quelle misteriose creature ad un individuo di tale bassezza. In una progressione l'energia si concentra, sempre più lingue di fuoco convergono innanzi all'uomo, sempre più rapide, sempre più frenetiche. Mi fermo un attimo a pensare, il ricordo dell'inizio di quel duello balena rapido ai miei occhi ricordandomi come quelle stesse fiamme scaturissero dalle sue mani nell'intento di appiccare fuoco al tendone dei nobili. Sbarro gli occhi su quello che ormai era un globo di fiamme, contraggo i muscoli e spicco un balzo avvitato appena in tempo per vedere le saette blu che divorano l'aria dove un'istante prima c'ero io. Atterro silenzioso alle spalle dell'uomo, una goccia di sudore mi sarebbe corsa lungo la fronte se solo avesse potuto e il cuore mi sarebbe balzato in gola per il pericolo appena scampato.

Strinsi i denti e chiusi gli occhi, mi maledissi per la mia idiozia, per la mia così scarsa rapidità mentale, ma da un altro canto tutte quelle visioni, quegli assalti mirati a farmi impazzire erano stati complici di tale stordimento. Era ora di farla finita, avevo il mio avversario chino davanti a me e non mi sarei lasciato sfuggire quest'occasione per nulla al mondo. Strinsi la lama azzurra ed in un unico fluido movimento gli portai la mancina davanti al volto e il filo della lama sul collo. Le braccia si fecero gelide, sottili vapori si levavano dalla pelle bluastra ricolma dell'energia del Nord. Una testa per una testa si diceva dalle mie parti. Scaricai la furia dei ghiacci dalla mano: non avevo intenzione di sporcare ulteriormente la terra con il sangue guasto di quell'essere. Il mio modus operandi dopo tutto, assiderare e sgozzare.
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――――STATUS――――
Fisico. Illeso
Mente. A+M (B+M+B+M)
Energia. 10% . 40 -20 -10
CS
Destrezza 4 2
Forza 1

――TECHNICHE――
Attive
Swift 20% . Frost10%
Passive
Edward non emette rumori, odori ne aura, ma potrà percepire la presenza altrui.
Ogni suo colpo sarà gelido al tatto, ustionante.


DIARIO
.Traccia.
Schivo all'ultimo -perché intontito dai danni psion- la tua offensiva con la variabile difensiva Swift, portandomi alle tue spalle con un salto avvitato. Ti pongo ora la mancina davanti al viso -non ti afferro- e la lama al collo per poi castare a consumo Medio -powerup ad Alto- una tecnica di ghiaccio con l'intento di congelarti la testa per poi recidertela dal corpo, azione lasciata volutamente aperta per non scadere in autoconclusività.
.Note.
Nulla.

-THESAURUS-

 
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Se ne accorsero solo quando fu troppo tardi.
Era iniziata come una brezza leggera proveniente dal mare di sabbia poco distante dai campi di battaglia. I più la ignorarono, convinti di trovarsi di fronte ad un fenomeno tanto comune quanto innocuo in quelle terre di confine. Il vento portava alcuni granelli di sabbia, ma quando un uomo lotta per la propria vita in guerra tende ad ignorare i dettagli per concentrarsi unicamente sul proprio avversario.
I primi ad accorgersene furono gli osservatori. I guaritori, i cuochi, gli attendenti negli accampamenti che ad ogni tramonto aspettavano l'esercito rientrare per lenire il loro dolore prima di un'altra giornata di combattimenti. Non si combatteva di notte. Durante la battaglia alcuni tenevano pulito l'accampamento, mentre altri osservavano l'orizzonte sperando che la propria fazione tornasse vittoriosa. Quel giorno quando videro quel fenomeno, non capirono perchè i capitani si ostinassero a non chiamare la ritirata.

Una tormenta. Tanto violenta quanto innaturale. Una tempesta di sabbia potente e implacabile aveva investito non solo gli eserciti durante il combattimento, ma anche gli accampamenti. Presto fu il caos: gli uomini disarcionati da cavallo, le armi d'assedio distrutte, tende e piccole costruzioni spazzate via con violenza inaudita. Urla di panico e dolore venivano da uomini travolti da piccole trombe d'aria, mentre la sabbia diventava sempre più fitta da impedire ogni visibilità. Le truppe avevano rotto i loro schieramenti in preda alla più totale confusione, mentre i corni della ritirata suonavano in ogni dove.

La tempesta di sabbia terminò dopo qualche ora. Negli accampamenti fece ritorno circa la metà degli uomini partiti la mattina, e le voci dei sopravvissuti inquietavano e intimorivano tutti gli altri.
I maghi sostenevano che quella tormenta era innaturale, una potenza arcana in grado di surclassare ogni potere in loro possesso.
I guerrieri in prima linea giurarono di aver visto una strana figura, alta e silenziosa, vagare per la tormenta come se questa non gli procurasse alcun fastidio.
E tutti ricordavano bene quelle parole venire da ogni direzione durante la devastazione. Parole pronunciate con un tono quasi metallico, disumano, giunte alle loro orecchie fra le urla e i segnali della ritirata.
Una sola frase, breve e solenne, in grado di far tremare di paura anche gli animi più saldi.

« Io... sono... il Leviatano! »






CITAZIONE

Malzhar Rahl

» Scrittura: Iniziamo dalle cose positive. Innanzitutto, penso che tu abbia un'ottima inventiva e creatività e che tu sappia creare delle belle situazioni e delle storie interessanti, che invogliano alla lettura. Un esempio di ciò è tutto il post di presentazione e l'introduzione di Cara nel background del duello, nonché l'idea di bruciare la tenda dei nobili e il gettone interpretato come la testa del Vaash precedentemente ucciso. Queste buone idee e questa coinvolgente contestualizzazione delle meccaniche di gioco proposte (gettone e bg dell'arena, nel particolare) sono senza dubbio il tuo punto di forza. A questo va aggiunto il sapiente uso di ricercate ed efficaci similitudini, come "tremavo come una gemma appena divenuta foglia" e "la mia voce è calma e calda come un sorso di vino in una notte di burrasca.". Purtroppo, però, non ho solo elogi da farti: il primo errore che devo segnalarti è una tendenza a costruire i periodi in maniera confusa o imprecisa, ostacolando la lettura. Le ragioni principali di questa pecca sono da ricercarsi in una punteggiatura incerta, in alcune ripetizioni, in certi errori di battitura e - soprattutto - nel narratore in prima persona mal sfruttato; se i primi possono semplicemente essere interpretati come degli errori di distrazione (rileggi sempre attentamente i tuoi post, prima di pubblicarli!), l'ultimo è una scelta voluta ma mal sfruttata: il narratore dovrebbe essere Malzhar stesso in tempo presente, infatti, e se a volte ciò si rivela efficace, altre volte ti conduce a compiere diversi errori di tempo e di concetto, ad esempio descrivendo cose che lo sciamano non dovrebbe sapere, o descrivendole male. Ti faccio immediatamente un esempio: nel tuo secondo post di combattimento l'attacco del tuo avversario ti fa cadere la candela di mano, che tuttavia ti ritorna immediatamente in pugno. Il narratore dovrebbe essere Malzhar, ma in quel momento il soggetto principale del narrato passa alla candela: "La Prigione di Cera si accorge di essere lontana dal suo padrone. Servilmente si innalza sorretta dalla volontà dello Spirito che la abita e torna nella mia mano."; ciò non è scorretto, ma è inefficace e se reiterato può confondere il lettore. Essendo Malzhar il narratore stesso, la frase sarebbe stata molto più adeguata se impostata come una percezione dello sciamano stesso, come ad esempio "temo di aver perduto la Prigione di Cera, ma è con piacevole soddisfazione che la vedo tornare servilmente fra le mie mani". In questo esempio il soggetto "pensante" non cambia, e il narrato ne risulta più fluido.
» Voto: 6.75


» Strategia: L'unica cosa che posso apprezzare del tuo duello sotto questo punto di vista è stata l'idea iniziale di bruciare la tenda dei nobili per mettere in scacco il tuo avversario, poi comunque rivelatasi vana. Lasciando perdere i numerosi errori in sportività compiuti da entrambi posso dirti che: nel secondo post attivo avresti potuto sfruttare l'invisibilità del tuo avversario per difenderti adeguatamente dal suo attacco e/o potenziarti utilizzando qualche tecnica dalla durata prolungata; sarebbe stata la scelta più logica e ti avrebbe evitato il grosso errore in sportività di cui parleremo in seguito. In mancanza di tecniche di potenziamento avresti potuto comunque utilizzare il gettone per scatenare un attacco (anche psionico) a 360° e quindi essere sicuro di colpire il tuo avversario invisibile. Tutto sommato potevi compiere delle azioni molto più efficaci, visto e considerato che non potevi percepire Edward. Nel terzo post di combattimento il tuo avversario impugna il suo potente artefatto che tuttavia ha un malus ben preciso, ossia quello di potenziare le tecniche appartenenti ad un'altra categoria; se tu avessi utilizzato il gettone a questo punto per lanciargli contro una tecnica fisica (anche volta a danneggiare la mente), il tuo avversario si sarebbe trovato a dover fronteggiare un'offensiva Alta a costo zero. Avevi un'occasione d'oro in mano e te la sei lasciata sfuggire, insomma, ignorando i pesanti malus dell'artefatto del tuo avversario (li sfrutti adeguatamente solo nel tuo ultimo post, e lì è ormai troppo tardi). Riprendendo il discorso del gettone, se mi è piaciuto il modo in cui l'hai interpretato, non mi è piaciuto affatto il modo in cui l'hai utilizzato strategicamente. In sostanza ti ci sei trovato obbligato e non hai avuto altre alternative; come ti ho dimostrato, però, avresti potuto impiegarlo in maniera molto migliore nei post precedenti, come attacchi a 360° contro un avversario invisibile o sfruttando i malus passivi dell'artefatto del tuo avversario. Tutte queste scelte sbagliate ti hanno portato a perdere inevitabilmente la battaglia "sul campo" e nell'ultimo post il tuo personaggio ha accumulato un danno al fisico che sfiora il mortale, oltre ad aver consumato pressoché tutte le sue energie. Un'altro risultato che non posso ignorare.
» Voto: 3.75

» Sportività: Prima di parlare delle note più influenti vorrei fare una piccola premessa riguardo allo specchietto riassuntivo: il tuo e quello dell'avversario sono l'uno il contrario dell'altro, ed entrambi non vanno bene. Nel particolare, il tuo è pieno di informazioni inutili (energia, pericolosità, link al conto...) che obbligano il giudice e il tuo avversario a dover partire alla ricerca delle informazioni necessarie armati di corde e torce, come se dovessimo avventurarci in un antro incredibilmente buio e profondo. Questa sensazione è rinvigorita dal continuo citare integrale di tutte le tue passive (anche quelle che non usi mai), dalle parti di testo sbarrate (non inserirle e basta se non sono influenti, no?) e soprattutto dalla mancanza dei termini tecnici di ciò che fanno le tue abilità, riscritte in maniera confusa. Non è ammissibile che per capire ciò che fa il Marchio del Guardiano (ossia la tua personalizzazione della pergamena "Squarciare l'anima") io e/o il tuo avversario ci ritroviamo costretti ad aprire le pergamene del saggio, poiché tu hai omesso dalla descrizione della tecnica tutta la sua componente tecnica, che è la più importante. Uno specchietto chiaro ed esplicativo è una forma di cortesia verso il proprio avversario, qui mancante da entrambe le parti. Detto questo, passiamo agli errori più gravi: primo fra tutti il non conteggiare il danno degli attacchi fisici, segnalandolo come un generico "danno non tecnica" che non dice nulla sulla sua gravità: al termine del duello eri a un passo dal danno mortale, e quantificare quei danni era a dir poco necessario (anche se è doveroso sempre e in ogni caso, altrimenti cosa abbiamo inserito il regolamento delle CS a fare?). In secundis, come dettoti da Sorrow stesso (seppur con toni e modi che costeranno penalizzazione anche a lui) il tuo errore più grave è stato quello di lanciare ben due tecniche psioniche contro il tuo avversario quando non avresti dovuto percepirlo in alcun modo. Sicuramente sei caduto in errore credendo che, essendo sonore, dovesse essere l'avversario a percepire te (o il suono, più nel particolare) e non viceversa, ma ciò non ti giustifica per tre ragioni. La prima è che se così fosse sarebbe specificato nella tecnica; la seconda è che nel testo originale di squarciare l'anima c'è sì scritto che l'attivazione può essere personalizzata, ma tutti gli esempi presuppongono una percezione dell'avversario; la terza è che ti avevo già chiarito io stesso questo punto quando tu me l'avevi domandato precedentemente nella discussione apposita. A tutto ciò sommiamo che per tua stessa descrizione Malzhar continua a vedere Edward persino nel suo secondo turno di invisibilità ("Eccolo il mio nemico, si muove danzando leggiadro e letale come il migliore tra i Maestri di Spada.") e otteniamo un risultato, purtroppo, disastroso.
» Voto: 4.00



Edward Frost

» Scrittura: Poco da dire, sinceramente. La tua narrazione è ridotta all'osso degli eventi che avvengono direttamente intorno al tuo personaggio. Scrivi senza compiere alcun errore grammaticale (se non alcune rare distrazioni) e il tuo stile è efficace e in grado di esprimere in maniera chiara e concisa tutto ciò che avviene, sia che si parli della psicologia del tuo personaggio che delle azioni da esso compiute. Ciò che ti consiglio di fare per migliorarti è iniziare ad arricchire i tuoi post, che non vanno al di là di "tutto ciò che è necessario". Se stessimo leggendo una storia non sapremmo né come Edward Frost è finito lì, né se i nobili si sono salvati, né niente di niente sul background del tuo personaggio o sul perché esso sia così malvagio come è stato presentato (se non per vaghe supposizioni, in tutti i casi esaminati). Cenni di background possono aiutarti ad insaporire i tuoi post, come anche il soffermarsi a descrivere con più accuratezza alcune situazioni "di sfondo" che vengono da te solamente accennate, e quindi per nulla sfruttate. Per tutte queste ragioni non posso che darti il minimo tra i voti buoni.
» Voto: 7.00

» Strategia: Sicuramente il tuo campo migliore. Inizi alla grande con una serie di attacchi fisici supportati dalla tua invisibilità e dalle tue CS grandemente superiori a quelle del tuo avversario, senza scoprirti e senza che questi, purtroppo, vengano conteggiati adeguatamente dal tuo antagonista. Continui con un'offensiva incalzante supportata dal tuo potente artefatto e mettendo velocemente il tuo contendente alle strette, fino a vincere inevitabilmente sul campo di battaglia, con una somma di danni alla mente finali pari ad Alto più Medio contro il quasi Mortale accumulato da Malzhar. Hai fatto anche un utilizzo mediamente buono del gettone, garantendoti una difesa psionica a costo zero contro uno degli attacchi più potenti scagliati dal tuo avversario, che si è limitato a colpirti con - appunto - tecniche psioniche per la gran parte del duello. Nessun particolare virtuosismo, comunque, al di là dell'invisibilità (perlopiù inefficace) utilizzata nel primo post: per il resto ti limiti a scagliarti contro il tuo nemico come un treno in corsa, anche a costo di subire alcuni danni pur di disporre degli slot o delle energie necessarie ad aggravare il tuo assalto. Una tattica di per sé elementare e non supportata da particolari passive, ma che in questo caso di ha portato alla vittoria.
» Voto: 7.75

» Sportività: La nota dolente; procediamo con calma e iniziando dalla stessa recriminazione che ho compiuto nei riguardi del tuo avversario, vale a dirsi lo specchietto riassuntivo. Innanzitutto, sarebbe buon costume citare le attive integralmente (e anche le passive, quando queste sono influenti); la tua estrema sintesi costringe il giudice e il tuo avversario ad aprire continuamente la tua scheda pur di comprendere che cosa effettivamente facciano le tue tecniche, o come esse funzionino: è scomodo ed è un comportamento poco cortese, da correggersi. Passando a cose più serie ed influenti, però, esaminiamo immediatamente la tua tendenza sfacciata ad ignorare qualsiasi danno psionico, salvo nell'ultimo post di combattimento: quando si tocca una fiamma, si resta ustionati; quando si viene tagliati, il taglio sanguina per il resto della giocata; perché mai nel tuo caso, dunque, i danni alla mente sembrano sparire immediatamente dopo aver scatenato il loro effetto? All'inizio vieni spaventato da una visione inquietante che tuttavia viene poi completamente dimenticata; segui interpretando l'inquietudine come un gatto che ti morde alla caviglia, senza che quel dolore permanga; suono stridente e squarciare l'anima dovrebbero confonderti, ma nonostante i danni gravi riportati dalla mente del tuo personaggio, esso continua ad essere una perfetta macchina per uccidere fino all'ultima riga di testo, senza che tuttavia disponga di alcuna passiva che lo renda immune al dolore psionico. C'è da dire che almeno le psioniche le hai subite conteggiando il danno adeguatamente, anche quando il tuo avversario non era legittimato nel lanciarle: ciò rende questo tuo primo errore un po' meno grave. Passiamo al secondo: le lamentele in post. Per tua stessa ammissione quella è stata una "cazzata", che ha inquinato irrimediabilmente l'atmosfera in cui si svolgeva lo scontro. Per altro, se già avevi scritto un MP al tuo avversario - e posso solo immaginarmi in che toni - che bisogno c'era di reiterare la violenza verbale all'interno del duello? Anche perché in game avevi reagito adeguatamente, quindi non ce n'era alcun bisogno: questo comportamento ti vale dunque una grave penalizzazione. In terzo luogo abbiamo l'abuso spropositato e vergognoso del tuo artefatto. Esso ti concede una passiva che potenzia le tue tecniche, provvista di un malus ben definito: è una passiva potente, con uno svantaggio altrettanto grande. Se tu, però, nel tuo post passi da un pugnale all'altro con la stessa semplicità con cui si schioccano le dita, è come se tu negassi completamente il malus dell'artefatto; ad esempio nel tuo secondo post di combattimento. Prima impugni Mork per compiere una tecnica di natura fisica potenziata, poi Gork per potenziarne una magica; termini dunque il post impugnando Gork, ma il tuo avversario cosa dovrebbe pensare? Che sei debole alle tecniche fisiche perché stai impugnando Gork, che sei debole alle tecniche magiche perché stai impugnando Mork, o che sei debole ad entrambi perché hai impugnato entrambi? Tu non ti sbrighi a spiegarlo, ma nemmeno a considerarlo: nel tuo terzo post di combattimento hai impugnato solamente Mork (tra l'altro mi chiedo come, visto che nel post precedente l'avevi lanciata contro il tuo nemico e non hai fatto menzione di averla raccolta) che dovrebbe renderti vulnerabile alle tecniche magiche. Malzhar ti lancia un alto magico, e tu nemmeno lo consideri potenziato; in pratica tu quei malus non hai mai nemmeno avuto intenzione di considerarli, e ciò è deprecabile, visto l'abuso che ne fai nel duello. Per come è impostato l'artefatto è evidente che il modo sportivo per utilizzarlo è quello di sfruttare una soltanto delle due passive in ogni singolo turno, in modo che il proprio contendente possa sfruttarne a sua volta il malus, ed è un concetto talmente evidente che mi sorprende dover essere qui a spiegarlo. A tutti questi errori gravi vanno poi sommati un sacco di errori minori di distrazione, come il fatto che avresti dovuto descrivere la cessazione dell'invisibilità alla fine del secondo turno (e invece lo fai all'inizio del terzo, lasciando il tuo avversario nel dubbio), il ritrovarsi di nuovo con Mork in mano quando l'avevi lanciata nel post precedente, la gestione confusa degli artefatti e il mancato citare le tecniche, che mi hanno costretto a leggere l'artefatto integralmente e a continuare a passare alla tua scheda per comprendere la legittimità o meno delle tue azioni; tutt'ora molti punti del duello non mi sono chiari, e già questo fatto, di per sé, comporta un'ulteriore penalizzazione.
» Voto: 2.50



Media Malzhar Rahl: 4.83
Media Edward Frost: 5.75

Vincitore: Edward Frost
Sorrow~ ottiene 575 Gold; Malzhar ottiene 240 Gold

giudice: Ray~




Durante la tempesta, una figura nera si muoveva veloce, lottando contro la furia del vento. Doveva agire in fretta e scegliere bene, perchè sua era la responsabilità di conquistare quello che aveva visto. Gli eserciti erano in rotta, ma lui sapeva benissimo chi fermare. Aveva parlato ai suoi uomini illuminandoli sulla verità, ma non stava a lui conquistarla.
Li aveva osservati durante lo scontro, aveva analizzato le loro movenze, la loro determinazione, il loro desiderio di trionfare. Ma non era abbastanza.
Silenzioso come era arrivato il Primo Sussurro si allontanava, in cerca degli altri eletti per portare la pace nel regno.


 
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