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| Sogna piccolo mio, sogna. Sii ciò che vuoi essere, fa ciò che vuoi fare. Ma prima vieni da me, corri da me, ti sto aspettando. Non svegliarti, continua a dormire, ché l'alba è lontana, ché forse il Sole non sorgerà mai. Per te.
D A W N - O F - D R E A M S follow the echo - pt.I
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Nicholas si strofinò gli occhi: al sogno era parso di sognare. Sì tirò su, usando DreaM come bastone, sentì i piedi affondare nella terra ancora bagnata dalla pioggia del giorno prima. Nonostante fosse soltanto il sogno di un essere reale, e quindi non più in grado di avvertire la stanchezza, o di sognare come faceva un tempo, non aveva mai perso l'abitudine di sdraiarsi e rubare qualche attimo al tempo, per pensare a tutto ciò che gli passava per la testa, anche alle cose più stupide - sorrideva sempre mentre lo faceva. Era una delle poche, di quand'era ancora un vero umano, che avrebbe conservato in eterno, e quel bosco gli era parso un posto perfetto per dedicarvisi. Ma, ogni volta che le palpebre si chiudevano e i muscoli si rilassavano, sentiva una voce chiamarlo: gli sussurrava di partire, di raggiungerla, e sembrava provenisse proprio dalle profondità di quel luogo. Aveva sentito delle leggende al riguardo, mentre girovaga per Asgradel, esplorando una terra che fino ad allora aveva visto soltanto in sogno, pareva la chiamassero la voce di Velta e che questa potesse essere una benedizione, se seguita, o una maledizione, se ignorata. L'onironauta, d'altra parte, non aveva mai prestato molta attenzione a storie simili, così tutto ciò che fece fu salutare quegli alberi con un lieve cenno del capo, come quello che si rivolge ad un vecchio amico, e allontanarsi, procedendo nella direzione opposta. Pensava che quella voce se ne sarebbe andata da sola... non immaginava nemmeno quanto si sbagliasse. |
Perché non vieni da me? Non riesci a sentire la mia voce? No, la senti, mi stai ignorando, perché? Io sto cantando. Per te. |
Qualunque altro probabilmente avrebbe udito quel canto soltanto una volta addormentatosi, è infatti durante il sonno che la voce si manifesta, impedendo a chi l'ascolta di abbandonarsi a Morfeo, però per Nicholas era diverso: essendo lui stesso un sogno, gli bastava perdere la concentrazione anche per un breve istante che Velta, amante respinta, era lì, a chiamarlo. Almeno inizialmente non sopportava quella voce, lo infastidivano le suppliche - perché era lui stesso il primo a supplicare quand'ancora indossava le vesti di un semplice essere umano -, tuttavia, percepì quasi una tristezza familiare in quella, solitudine forse, chi può dirlo. Fu quando infine vide una donna piangere davanti ai suoi occhi che decise di partire. Era consapevole del fatto che si trattasse di un'illusione, era una delle conseguenze cui si andava incontro quando si ignorava la voce troppo a lungo, ma al tempo stesso era pure sicuro del fatto che non si trattasse soltanto di un'illusione. Lui la chiamava istinto, quella sensazione. Iniziò dunque a correre verso ovest, lì dove il Sole muore e la melodia nasce. Doveva conoscerla. |
Finalmente piccolo mio, finalmente hai deciso di ascoltarmi, allora raggiungimi, che io sto ancora cantando. Per te. |
Nonostante avesse sperimentato più volte, da onironauta, l'euforia di vivere in un corpo forte ed agile come quello che ora possedeva, e fossero passate settimane da quand'era divenuto un tutt'uno con la trama dell'onirico, ancora si stupiva di ciò che riusciva a fare: correva da ore, eppure non era ancora stanco, anzi, avrebbe potuto correre per altre dieci; e dopo cinque giorni di viaggio, che trascorse tra sussurri e miraggi, arrivando e superando il limite estremo della sopportazione, giunse nuovamente al punto di partenza. Stavolta, però, avrebbe dovuto percorrere la direzione opposta, addentrarsi nel cuore di quella foresta. Man mano che procedeva, l'ambiente diveniva sempre più tetro: gli alberi perdevano le foglie e i loro rami diventano artigli che sembrava cercassero di ferire il cielo, comparivano macerie di quelli che dovevano essere imponenti monumenti, e, sullo sfondo, la torre spezzata. Ma fu solo quando vide un vortice inarrestabile, senza né inizio né fine, al centro di acque scure e tetre che sembravano esser state create per rendere ancora più temibile quel luogo così tenebroso, che capì d'essere arrivato a destinazione. Nel suo cuore convivevano sentimenti contrastanti: era curioso di sapere cosa lo stesse aspettando, ma al tempo stesso ne era intimorito; era felice d'aver raggiunto quel luogo, ma al tempo stesso era angosciato dal panorama che gli si parava innanzi. Gli ci vollero lunghi istanti perché ritrovasse la calma. Prese poi coraggio e a gran voce urlò:
« Velta sono qui! Per te. »
io sono il tuo Ulisse e tu la mia sirena, creiamo insieme un nuovo, diverso finale.
Bene, bene, bene. Finalmente ho anch'io postato l'arrivo, yay! Anzitutto, ho reinterpretato in modo del tutto personale la voce di Velta, anche per adattarlo al fatto che Nick sia un sogno fatto persona, nel caso abbia esagerato chiedo venia - spero di no, sigh. Per il layout, mi sono ispirato ad uno di Stray, spero mi perdoni ma era veramente figo, , il riassunto lo inserirò al primo turno di combattimento. Be', mi pare di aver detto tutto, che si diano inizio alle danze!
P.s. ah no, ho dimenticato: ammetto che l'immagine non c'entri molto col post, eppure appena l'ho visto ho sentito di doverla inserire, pace e amore!
EDIT: errori di battitura. | Edited by Onironauta. - 31/12/2013, 02:55
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