Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

dawn of dreams

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view post Posted on 30/12/2013, 02:21
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Sogna piccolo mio, sogna.
Sii ciò che vuoi essere, fa ciò che vuoi fare.
Ma prima vieni da me, corri da me, ti sto aspettando.
Non svegliarti, continua a dormire,
ché l'alba è lontana, ché forse il Sole non sorgerà mai.
Per te.

D A W N - O F - D R E A M S
follow the echo - pt.I


gGnmNuH


Nicholas si strofinò gli occhi: al sogno era parso di sognare.
Sì tirò su, usando DreaM come bastone, sentì i piedi affondare nella terra ancora bagnata dalla pioggia del giorno prima. Nonostante fosse soltanto il sogno di un essere reale, e quindi non più in grado di avvertire la stanchezza, o di sognare come faceva un tempo, non aveva mai perso l'abitudine di sdraiarsi e rubare qualche attimo al tempo, per pensare a tutto ciò che gli passava per la testa, anche alle cose più stupide - sorrideva sempre mentre lo faceva.
Era una delle poche, di quand'era ancora un vero umano, che avrebbe conservato in eterno,
e quel bosco gli era parso un posto perfetto per dedicarvisi. Ma, ogni volta che le palpebre si chiudevano e i muscoli si rilassavano, sentiva una voce chiamarlo: gli sussurrava di partire,
di raggiungerla, e sembrava provenisse proprio dalle profondità di quel luogo.
Aveva sentito delle leggende al riguardo, mentre girovaga per Asgradel, esplorando una terra che fino ad allora aveva visto soltanto in sogno, pareva la chiamassero la voce di Velta e che questa potesse essere una benedizione, se seguita, o una maledizione, se ignorata.
L'onironauta, d'altra parte, non aveva mai prestato molta attenzione a storie simili, così tutto ciò che fece fu salutare quegli alberi con un lieve cenno del capo, come quello che si rivolge ad un vecchio amico, e allontanarsi, procedendo nella direzione opposta. Pensava che quella voce se ne sarebbe andata da sola... non immaginava nemmeno quanto si sbagliasse.

Perché non vieni da me?
Non riesci a sentire la mia voce?
No, la senti, mi stai ignorando,
perché? Io sto cantando.
Per te.

Qualunque altro probabilmente avrebbe udito quel canto soltanto una volta addormentatosi,
è infatti durante il sonno che la voce si manifesta, impedendo a chi l'ascolta di abbandonarsi
a Morfeo, però per Nicholas era diverso: essendo lui stesso un sogno, gli bastava perdere la concentrazione anche per un breve istante che Velta, amante respinta, era lì, a chiamarlo.
Almeno inizialmente non sopportava quella voce, lo infastidivano le suppliche - perché era lui stesso il primo a supplicare quand'ancora indossava le vesti di un semplice essere umano -, tuttavia, percepì quasi una tristezza familiare in quella, solitudine forse, chi può dirlo.
Fu quando infine vide una donna piangere davanti ai suoi occhi che decise di partire.
Era consapevole del fatto che si trattasse di un'illusione, era una delle conseguenze cui si andava incontro quando si ignorava la voce troppo a lungo, ma al tempo stesso era pure sicuro del fatto che non si trattasse soltanto di un'illusione. Lui la chiamava istinto, quella sensazione. Iniziò dunque a correre verso ovest, lì dove il Sole muore e la melodia nasce.
Doveva conoscerla.

Finalmente piccolo mio,
finalmente hai deciso di ascoltarmi,
allora raggiungimi,
che io sto ancora cantando.
Per te.

Nonostante avesse sperimentato più volte, da onironauta, l'euforia di vivere in un corpo forte ed agile come quello che ora possedeva, e fossero passate settimane da quand'era divenuto un tutt'uno con la trama dell'onirico, ancora si stupiva di ciò che riusciva a fare: correva da ore, eppure non era ancora stanco, anzi, avrebbe potuto correre per altre dieci; e dopo cinque giorni di viaggio, che trascorse tra sussurri e miraggi, arrivando e superando il limite estremo della sopportazione, giunse nuovamente al punto di partenza. Stavolta, però, avrebbe dovuto percorrere la direzione opposta, addentrarsi nel cuore di quella foresta.
Man mano che procedeva, l'ambiente diveniva sempre più tetro: gli alberi perdevano le
foglie e i loro rami diventano artigli che sembrava cercassero di ferire il cielo, comparivano macerie di quelli che dovevano essere imponenti monumenti, e, sullo sfondo, la torre spezzata.
Ma fu solo quando vide un vortice inarrestabile, senza né inizio né fine, al centro di acque scure e tetre che sembravano esser state create per rendere ancora più temibile quel luogo così tenebroso, che capì d'essere arrivato a destinazione. Nel suo cuore convivevano sentimenti contrastanti: era curioso di sapere cosa lo stesse aspettando, ma al tempo stesso ne era intimorito; era felice d'aver raggiunto quel luogo, ma al tempo stesso era angosciato dal panorama che gli si parava innanzi. Gli ci vollero lunghi istanti perché ritrovasse la calma.
Prese poi coraggio e a gran voce urlò:

« Velta sono qui!
Per te.
»


io sono il tuo Ulisse e tu la mia sirena,
creiamo insieme un nuovo, diverso finale.





Bene, bene, bene.
Finalmente ho anch'io postato l'arrivo, yay!
Anzitutto, ho reinterpretato in modo del tutto personale la voce di Velta, anche per adattarlo al fatto che Nick sia un sogno fatto persona, nel caso abbia esagerato chiedo venia - spero di no, sigh.
Per il layout, mi sono ispirato ad uno di Stray, spero mi perdoni ma era veramente figo, :asd: , il riassunto lo inserirò al primo turno di combattimento.
Be', mi pare di aver detto tutto, che si diano inizio alle danze!

P.s. ah no, ho dimenticato: ammetto che l'immagine non c'entri molto col post, eppure appena l'ho visto ho sentito di doverla inserire, pace e amore!

EDIT: errori di battitura.


Edited by Onironauta. - 31/12/2013, 02:55
 
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view post Posted on 31/12/2013, 15:27
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dawn of dreams
I




Lo guardò con severità, mentre percorreva rapidamente la lunga passerella in sua direzione. Stringeva la falce nella mano sinistra, la lama che sfiorava appena il marmo bianco, stridendo acutamente di tanto in tanto. Lanhai non pareva esserne infastidito: l'unico soggetto dei suoi pensieri era quel ragazzo, che urlava il nome di Velta ai quattro venti, come se ella fosse la sua amata, o una vecchia amica. Gli pareva quasi irrispettoso. Giunto fino al punto in cui il pontile si congiungeva con la terra, si fermò d'un colpo. Calò il cilindro sugli occhi, sbattendo la falce sulla pietra come per zittire tutto ciò che lo circondava.


«Quanta fretta, e quanta passione nelle tue parole» constatò con il suo inconfondibile tono di voce, distaccato e grave. «Non essere precipitoso o impulsivo, ragazzo: la strada termina qui» aggiunse, facendo un cenno dietro di sé. Era proprio quella l'impressione: che il Gorgo inghiottisse voracemente la passerella, conducendo inevitabilmente nell'oblio più oscuro. «In molti sono giunti qui, urlando quel nome, in preda a visioni febbricitanti». La sensazione che quell'individuo gli suscitava, però, lo spinse ad abbassare leggermente la guardia: gli sembrava infatti estraneo a quel mondo, proprio come lui stesso. Forse fu proprio in virtù di quella loro apparente somiglianza, che il cacciatore fu più loquace di quanto avrebbe dovuto. «Cos'hai tu di diverso?»


CITAZIONE
Benvenuto! Sarò io ad accoglierti, in questa breve scena di arrivo.

Penso tu sappia già come funzionano le cose, ma è mio dovere ripeterle: per tutta la durata della giocata verrai valutato dal sottoscritto, che elaborerà un giudizio finale nei tre parametri classici, ovvero Scrittura, Strategia e Sportività. Al termine del giudizio inoltre verrai ricompensato con un quantitativo di gold adatto e, qualora tu ti dimostrassi meritevole, con una promozione energetica fino ad energia Gialla o Verde. Proprio per questo motivo impegnati al massimo, prendendoti tutto il tempo che vuoi tra un post e l'altro - i miei saranno brevi e semplici proprio per non farti perdere tempo.

A questo link trovi le schede dei guardiani, e in particolare di quello che ho deciso di utilizzare: Lanhai il Cacciatore. Ti consiglio di leggerla
Per ogni domanda mi puoi contattare via MP, non farti problemi.

Buona scrittura!
 
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view post Posted on 2/1/2014, 23:00
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D A W N - O F - D R E A M S
follow the echo - pt. II

Sentì un forte stridio provenire dalla bianca passerella che aveva di fronte, l'unico modo per arrivare dall'altra parte, quando lo vide: stringeva una falce nella sinistra, con cui aveva provocato quel fastidioso rumore, indossava un grande cilindro da cui scendevano capelli corvini ed un vestito lungo, coi bordi laceri; i suoi contorni parevano essere evascenti, riusciva pure a vedere delle ali muoversi alle sue spalle; sembrava un angelo della morte. Ne avrebbe avuto paura, ne ebbe paura, ma si fece coraggio, almeno per un po', pensando che non era più un debole, che adesso era forte abbastanza per combattere. Poi lui parlò e quando la sua voce raggiunse Nicholas egli scattò, come sull'attenti.

Gli disse di non essere precipitoso e che la sua strada terminava lì, e l'onironauta che aveva la mente sveglia capì che si trattava del guardiano di Velta, che avrebbe dovuto superare per raggiungerla; aggiunse pure che quest'ultimo non era stato il solo ad essere arrivato fin lì, ma sopratutto gli chiese:

« Cos'hai tu di diverso? »

Giusto, cos'ho io di diverso? — alzò lo sguardo e cercò gli occhi di colui che gli si parava di fronte, era certo di non essere stato l'unico ad aver raggiunto quel luogo, anzi, si diceva che in tanti erano stati chiamati da Velta, che nessuno era tornato, eppure sapeva di avere qualcosa di diverso da tutti loro.

« Io, » iniziò timidamente a muovere i primi passi verso lo spettro « io vengo da una terra molto lontana, » da un'altra dimensione, questo però non lo disse « e non sono nemmeno un uomo. »
questo invece lo disse; aveva taciuto della sua natura fin da quando era approdato su Asgradel,
ma nonostante ciò, stavolta non riuscì a farlo. Provava un innato rispetto nei confronti di quell'uomo, sentiva di essergli simile in qualche modo e ciò lo spaventava, sentiva quindi di doverglielo, per questo non gli stava nascondendo la verità, tutt'altro: Nicholas aveva intenzione di dirgli ogni cosa.

« Sono in grado di rendere reale tutto ciò che sono capace di sognare, » la distanza che li separava adesso non era molta « persino un drago se lo volessi. » e per dimostrargli che non mentiva, lo fece, così un drago di piccole dimensione e dalle squame del color dello zaffiro apparve per qualche breve istante al fianco dell'onironauta. Procedevano entrambi a testa alta, uno dei due cercando di celare il timore, poi la bestia si dissolse, scomparve in una tempesta di scintille azzurre, e il guerriero continuò da solo la sua strada finché non pensò d'essere vicino abbastanza.

« Per tutto queste ragioni pen— » si interruppe « sono certo di essere diverso, »
la distanza che ora li separava era di una spanna soltanto, il sognatore estrasse quindi DreaM dal fodero che stava sulla sua schiena e con un rapido scatto la piantò al suolo: non voleva combattere, almeno finquando non fosse stato necessario, e sperava che quel suo piccolo spettacolo fosse sufficiente affinché il guardiano di quel luogo lo capisse « come sono certo che anche tu lo sei. »
gli disse mentre lo sguardo dell'onironauta si fermava sulle ali che brillavano dietro le spalle di lui.

« Tuttavia, non sono qui per seguire questa strada,
non ancora
sono qui per sapere.
»
alzò gli occhi verso il volto dell'uomo
(quest'ultimo era più alto)
nascosto sotto un cilindro color pece
« Parlami di lei, parlami di Velta.
Non ti chiedo altro.
»

restava fermo per la paura,
ma restava fermo pure per il coraggio,
non si sarebbe mosso di un passo finché
non avesse saputo ogni cosa di lei.


Chiedo venia nel caso abbia esagerato con le azioni, sopratutto per quanto riguarda la parte dello spettacolo. Forse avrei dovuto chiedere prima il tuo parere, ma quel che è fatto è fatto.
Spero il post sia di tuo, o di vostro, nel caso qualcuno voglia leggerlo, gradimento.

P.s. per richiamare il drago utilizzo il mio dominio variabile dei sogni a consumo nullo.

Detto questo, passo, e chiudo!

EDIT: di nuovo errori di battitura. :sigh:


Edited by Onironauta. - 6/1/2014, 19:25
 
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view post Posted on 7/1/2014, 14:04
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dawn of dreams
II




Non rispose, non si tirò indietro, bensì rimase perfettamente impassibile, persino quando il ragazzo si piazzò a poche spanne da lui, con una decisione fuori dal comune. Nonostante fosse diverso da un semplice umano, e simile in qualche modo a lui, il guardiano non poteva permettersi troppe confidenze, e comprendeva questa necessità: egli apprezzava la calma e la sobrietà, virtù delle quali il viandante pareva essere irrimediabilmente privo. Il suo era un compito di enorme importanza, e non una visita di piacere. Doveva accertarsi che quella piccola mancanza di rispetto non sarebbe stata un problema, in futuro, e per farlo vedeva una sola soluzione, la sorte che chiunque giungeva al Gorgo, per un motivo o per l'altro, condivideva: dimostrare la propria forza di volontà in un combattimento, simile più che altro a un antico rito di iniziazione, o di passaggio. Era così che il Dio delle Fate accoglieva i prescelti alle porte del Sorya, combattendo - quasi danzando - con loro, in modo che potessero carpire appieno l'immensità di ciò a cui andavano incontro.


«Velta? Difficile spiegare cos'è in realtà» rispose, mentre nella sua memoria riaffioravano le parole di Alexandra, qualche tempo prima. Lanhai amava ricordare, ma ancora di più gli piaceva raccontare, immergendo l'ascoltatore nel profondo dell'oscurità in cui il Clan era sprofondato, oppure mostrandogli gli splendori di un tempo tristemente lontano. Egli non era altro che un macabro cantore di storie dimenticate, oppure un drammaturgo di molte tragedie, improvvisate ed inscenate da lui stesso. «Ti racconterò di Lei, dunque, ma a una sola condizione:» Fece qualche passo indietro, impugnando saldamente la falce al suo fianco. «Dimostra che sei degno di scoprire ciò che ancora si cela ai tuoi occhi, nascosto a metà strada tra il Sonno e la Veglia. Dimostra la forza che nasce da dentro di te. Dimostra di essere degno di Lei!» concluse, preparandosi a ciò che era sul punto di succedere: se il sognatore non avesse fatto la prima mossa, Lanhai non avrebbe esitato nemmeno un istante.


Si continua! Scusa per il ritardo. Lanhai ti spiega che, perché tu possa conoscere la verità, devi dimostrarti degno ai suoi occhi e a quelli di Velta. Si tratta di un chiaro invito a combattere, eventualità a cui egli si prepara impugnando l'arma e allontanandosi un poco. Buona continuazione!
 
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