Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

In cerca di Riposo, Arrivo di Frick von Staufen

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Nox77
view post Posted on 18/2/2014, 20:30




Una nuova avventura



Il giorno precedente lo aveva passato a procacciare cibo e allestire un giaciglio caldo e sicuro per Margarete. La ragazza doveva aver preso freddo e, sebbene dichiarasse di sentirsi bene, era pallida e tremava vistosamente. Frick le aveva arrostito una porzione gigantesca di carne, dimenticandosi che Margarete mangiava come un uccellino. Sembrava anche aver perso l’appetito e, nelle ultime ore, faticava a reggersi in piedi. Non vi era altra soluzione che trovarle un luogo per riposare, magari sotto un paio di coperte e qualcosa di caldo da bere. Non aveva altra alternativa che sospendere la vita nomadica degli ultimi mesi. Raccolse i suoi averi e prese in spalla la ragazza.

« Andiamo »


[…]



Frick si era fiondato sul primo agglomerato di edifici in vista, sempre tenendo in spalla la giovane. L’idea di fermarsi per un po’ in una locanda o in una casa lo aveva reso, stranamente di buon umore. Stranamente si, perché si era ripromesso di non fermarsi almeno per un po’. L’idea che più lo aveva tormentato era quella di tirarsi dietro le ire di un altro villaggio, o di macchiarsi di altri omicidi. Le condizioni di salute della ragazza, la stressante vita da semi-eremita sommate al fascino discreto di una cena calda e un letto vero gli avevano però messo in corpo una strana eccitazione, quasi tinta di leggera nostalgia. Perso nei suoi pensieri tutti legumi e letti caldi per Margarete , non si accorse però di girare in tondo da svariati minuti.

« Frick cosa stiamo facendo ? »


Chiese flebilmente la ragazza. L’energumeno non rispose, ma svegliato dal suo torpore, cominciò ad aprire gli occhi. Le finestre e le porte di quella che sembrava all’apparenza una città normale, ma che all’improvviso, gli sembrava più un labirinto. Lo Staufen cominciò ad aumentare il passo, cercando di segnarsi mentalmente alcune peculiarità di carattere architettonico e non. Questi dettagli non solo si ripetevano in continuazione in ogni via, ma sembravano farsi sempre più numerosi e … standard ? Sembrava che la città si stesse come appiattendo.

« Ma che diavolo succede ? »

Il cielo cupo non aiutava a rendere il tutto meno drammatico, anzi esaltava il grigio piattume generale. Eppure Frick non ci aveva fatto minimamente caso, entrando nella città. Si sentiva e, probabilmente era, in gabbia. Mutamento improvviso di colori, malumore, strade tutte uguali …
Decisamente qualcosa non andava. Il gigante di Norreforar si decise a fermarsi e ragionare. Poggiò i suoi averi e vi fece sedere Margarete poi, lentamente, cominciò a guardarsi intorno per cercare di capirci qualcosa in più. Non era mai stato in un labirinto e ne ignorava persino l’esistenza. Ma a livello d’intelligenza primitiva, primordiale qualcosa di simile alla paura per essersi perso in un tranello dell’uomo stava avanzando in lui. Difficile dire come si sentisse, di sicuro aveva acquistato più prudenza e sangue freddo di quanto mai ne avesse avuto.

« Margarete, c’è qualcosa di strano. Non capisco … le strade si ripetono, a volte si stringono, a volte si allargano, le strade … le strade non si muovono ! Margarete, le strade non si muovono »

La reazione a questo attimo di sconforto fu decisamente pragmatica. Prendere a calci una porta, in quel momento, gli sembrò la soluzione migliore. Ma la porta, per quanti colpi menasse, non dava cenni di cedimento, come in una fiaba che gli raccontava spesso la madre.

« Frick, c’è più di qualcosa di strano. Mantieni la calma, bestione »


Disse bonariamente la giovane. Frick si calmò, non sapendo più che pesci pigliare. Sorrise di rimando a Margarete e si appoggiò con forza al martello.

« Beh piccola Rete, è ufficiale ! Ci siamo cacciati in un’altra avventura. Che te ne pare ? »
 
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view post Posted on 25/2/2014, 20:59

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Roberto avvertì il richiamo. Era come un'eco remota che gli riverberava nella mente, attirandolo nelle sordide vie della città: Taanach aveva intrappolato un'altra vittima, l'ennesimo peccatore sperduto giunto nella vasta megalopoli da chissà dove, con il suo carico di segreti e colpe da espiare. Il prete si mosse, rapido: quando il Signore lo pretendeva, chiamandolo per mezzo della voce della città, non bisognava farlo aspettare.

Il cielo su Taanach era grigio e cupo, una cappa incombente che minacciava di riversare sugli immorali abitanti un diluvio purificatore; ma Roberto dubitava che la pioggia sarebbe bastata per lavare via il sudiciume che ingombrava le strade, le case, i corpi. Quello era il suo compito, quella la sua missione, e non ne sarebbe venuto meno.

Camminò per qualche minuto nel budello di vicoli che si sviluppava come un gomitolo lercio e aggrovigliato, prima di giungere nel luogo che scelse come teatro della prossima purificazione. Si trattava di una semplice piazzola incassata in un anello di abitazioni fatiscenti, deserta a quell'ora incerta che segnava il limbo fra il giorno e la sera; immaginò che il sole stesse tramontando, da qualche parte oltre le nuvole. Gli parve anche di scorgere una venatura rossastra nella volta plumbea che si ramificava in striature dorate. Rosso fuoco. Un buon segno.
Non dovette aspettare molto prima che l'antica malia di cui era permeata la città conducesse l'ultimo arrivato fino a lui. O meglio, gli ultimi arrivati, come potè constatare con una certa sorpresa all'ingresso nella piazza di una coppia alquanto mal assortita. Lui era un gigante alto almeno sette piedi dal fisico massiccio e la muscolatura sviluppata. I lunghi capelli biondi sfumavano in una barba fulva, il viso era segnato dalle cicatrici e gli occhi non brillavano certo d'intelligenza. La ragazza era invece minuta e sottile, e al confronto con l'imponente compagno appariva ancor più piccola, ma Roberto aveva il sospetto che fosse lei la mente fra i due. Il prelato storse il naso alla vista della coppia: soltanto il Signore poteva sapere di che peccati si erano macchiati quei due, nelle oscure alcove che si aprivano nei vicoli più bui. Poi però sorrise, al pensiero che la loro espiazione era molto vicina.

Benvenuti a Taanach, stranieri. Il mio nome è Roberto, Guardiano del Goryo.

Una breve pausa: voleva assaporare ogni momento, ogni piccolo istante che anticipava e preparava il pieno dispiegarsi della potenza fiammeggiante dell'Onnipotente.

Il cammino vi è precluso, almeno fintantochè non avrete dimostrato il vostro valore e riscattato i sordidi peccati che gravano sulle vostre anime.

Accennò col capo al gigante, quasi invitandolo; la ragazza poteva essere la mente, ma lui era senza dubbio il braccio.

Quando vuoi.

Un sorriso fugace illuminò il suo volto,
come un lampo bianco prima della tempesta.


CITAZIONE
Benvenuto al tuo arrivo e scusa per il ritardo; al termine di questa scena, composta da un numero a tuo piacere di post di presentazione più alcuni di combattimento, riceverai una valutazione sulla base dei criteri di Scrittura, Strategia e Sportività. Se ti sarai comportato bene potrai essere promosso ad energia Gialla o Verde, altrimenti rimarrai Bianca. Non fare caso ai miei post scarni, l'importante è che sia tu a dare il massimo. Il Guardiano che uso è Roberto, l'ultimo a questo link.
Per dubbi, domande e quant'altro, puoi contattarmi per Mp. Ricordati di inserire in firma i link al Conto e alla Scheda.

 
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Nox77
view post Posted on 19/6/2014, 11:23




I peccati di chi ?



Frick osservò attentamente la figura innanzi a sé. Non aveva ben capito né chi fosse o cosa rappresentasse né quello che aveva aggiunto sui “peccati”, di cui le loro anime erano grave. Sapeva soltanto che doveva far riposare la fanciulla e perché no, riposare a sua volta. Posò la manona sull’elsa del martello, cercando di assumere una postura e un tono autorevole:

« Non ho capito chi sei e nemmeno cosa rappresenti. Che l’ingresso ci è precluso, però, questo l’ho capito. Quale semplice uomo può credere di conoscere le malefatte altrui ? Io … io sono Frick Von … sono Frick. Sono un nobile o meglio, lo ero. Mi sono macchiato di numerosi peccati lungo la mia via, è vero. Questa ragazza, questa che vedi debole e indifesa, è Margarete. Lei è pura come la neve, nemmeno conosce il significato di peccato. »

Disse indicando la ragazza con la mancina libera. Poi tornò a poggiarsi, con tutto il peso sul martello. Prese fiato, si accorse che stava visibilmente sudando. La città lo aveva stretto in una morsa soffocante, persino le nuvole sembravano essere un insolito scherzo artificioso della mente, giocato apposta per chiuderli sotto una cappa. Si rivolse di nuovo a Roberto:

« Ti chiedo quindi di lasciarci passare, almeno per riposarci, poi toglieremo il disturbo. Se questo, invece, non fosse possibile, allora non mi resterà che affrontarti, ma ti prego … lascia fuori da questa storia la ragazza. »

Detto questo diede le spalle al nemico, si chinò su Margarete lasciandole le borse da viaggio e rassicurandola:

« Tranquilla piccola Rete, andrà tutto benissimo. Tu riposati e cerca di non pensare al peggio. Questa città non mi piace, quel tizio nemmeno. Ho già affrontato una città, non potrà essere poi così grave »

La ragazza annuì, sorrise al suo paladino per poi dargli un buffetto sul braccio

« Vai bestione, ma stai attento. Non percepisco niente di buono. Quel tizio sembra alquanto invasato e se ci hai fatto caso parlava con un certo fervore … con un trasporto eccessivo, ecco. Sembrava quasi che per lui fosse una questione di principio. Non dosare le forze, se dovesse succedere qualcosa vai subito al sodo »

Frick annuì. Le parole di Roberto gli furono ora chiare. Si girò nuovamente verso il suo avversario portandosi a circa cinque metri da lui, poi brandendo il gigantesco martello con la destra ed indicandolo con la sinistra lo incalzò:

« Allora cosa hai deciso ? Ci lasci passare o devo supplicarti a martellate ? »
 
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view post Posted on 25/6/2014, 18:46

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Roberto sorrise nell'udire le parole del gigante di nome Frick. Un sorriso amaro, perchè già solo da quella presentazione ebbe conferma della sua mente semplice, e com'era tristemente noto, tali soggetti costituivano le vittime predilette del Maligno. Erano facili da fuorviare e altrettanto semplici da controllare; bastava una piccola spinta per spingerli a imboccare la cattiva strada, dimenticandosi alle spalle la via del Signore. Eppure una speranza c'era: già riconoscere le proprie colpe era segno di buona disposizione, e il sacro fuoco purificatore dell'Onnipotente avrebbe presto fatto il resto.

Se davvero la ragazza si ritiene esente da ogni colpa, sta già peccando di superbia. Quanto alla sua purezza, ho i miei dubbi.

Per il momento, però, decise di lasciarla da parte e occuparsi del gigante, che già di per sè sembrava offrire una sfida impegnativa.

Hai ragione su di me: non sono altro che un misero uomo, soggetto alla corruzione della carne. Ma tramite me, il Signore esercita la Sua Volontà. Tramite me, voi sarete purificati e potrete unirvi al Goryo, il Clan che rivendica l'egemonia su questo inferno chiamato città.

Il prete rivolse lo sguardo al teatro dell'imminente scontro: le vecchie catapecchie incombevano minacciose sulla piazza, stringendola in una morsa inquietante. Fra di esse si aprivano pochi varchi bui, finestre oscure sull'abisso vasto e insondabile di Vecchia Taanach, dove il crimine era virtù e vergogna l'onestà. Davvero quello stupido non aveva ancora capito che in un posto del genere non si poteva semplicemente togliere il disturbo? Una volta entrati, era troppo tardi. Le alternative erano due soltanto: superare la prova d'ingresso al Clan o smarrirsi nell'empia perdizione della città.

Temo proprio che, giunti a questo punto, lasciarvi passare non sia una possibilità.

Come a rimarcare le sue parole, Roberto scosse lentamente la testa, poi appuntò il suo gelido sguardo sul colosso.

Hai confessato i tuoi peccati: adesso devi espiarli.

 
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Nox77
view post Posted on 26/6/2014, 15:00




La Volontà del Signore contro quella del Guerriero



Frick si passò una mano sulla fronte. Quell’uomo vaneggiava, parlava di cose troppo intime per essere conosciute. Il gigante aveva visto uomini come lui cadere col cranio frantumato, certi di poter vincere qualsiasi scontro. Di solito chi parlava tanto e con arroganza o era in superiorità numerica o era destinato a cadere presto, divorato dalla sua stessa cupidigia d’animo.
Pensò ai suoi errori, ai suoi peccati. Pensò al pavimento di casa sua, dove il sangue di sua madre e quello di suo padre si erano mischiati per un’ultima, improduttiva volta. Ricordò il dolore e la rabbia che lo avevano pervaso, avvolto, riempito. Si ricordò che alla vista del sangue di sua madre si sentì debole, come se il malanno stesse per colpire il suo corpo. Ma non si trattava di febbre o del Morbo Invernale, semplicemente dove si svuotava dell’energie, come una malsana clessidra, si riempiva d’odio. Un odio cieco, primordiale, un odio che non gli apparteneva.
Quando si era ripreso aveva la memoria confusa, i tendini in fiamme e i muscoli provati. Giaceva in ginocchio a sud del suo villaggio, madido di sudore, brandendo Gudhevn. Davanti a lui, solo distese di campi e una nuova vita.
Ora, invece, stava eretto, in piedi. Il martello lo stesso albergava nella sua mano, fiero. Aveva davanti a sé un ragazzo, di età indefinibile. Secco, capelli neri e lunghi. Portava gli occhiali, un prodigio d’ingegneria che aveva conosciuto solo dopo essere migrato al Sud. Gli venne in mente sua nonna, la ricordò cucire davanti a lui, osservarlo felice e dirgli parole piene di malinconia: “Frick prega gli antenati perché i tuoi occhi conservino la luce del Nord”
E lui, prima di dormire, per qualche anno gli antenati li aveva pregati. L’uomo era sicuro di sé, come diceva Margarete non poteva essere un pivellino. Per di più le parole grosse che utilizzava, il nome di “Dio” che invocava lo marcavano come fanatico, pronto a tutto. Frick aveva imparato a diffidare di due tipi di persone: i fanatici e i traditori. Si ricordò cosa stava provando quando, in ginocchio, osservò l’orizzonte dipanarsi a Sud: ansia. Un’ansia dettata non tanto dalla paura di essere inseguito, quanto dalla paura di quello che avrebbe trovato lungo la strada. Si sentì di nuovo perso. Non voleva correre il rischio di sottovalutare il nemico per svariate ragioni. In primis una sconfitta avrebbe decretato, con tutta probabilità, qualcosa di brutto per Margarete. E questo non poteva permetterlo; poi voleva semplicemente mettersi alla prova. L’ultimo scontro in uno contro uno lo aveva sostenuto nel suo villaggio, in mezzo alla neve e ancora brandendo una semplice spada dal taglio smussato, non un leggendario martello. A farsi domande non avrebbe concluso nulla, doveva far ballare il topolino che aveva d’innanzi. Doveva capire di cosa fosse capace e solo in quel momento, avrebbe deciso se preoccuparsi o no.

« E Sia … »


Osservò il nemico negli occhi. Con molta intensità. Elaborare un piano di combattimento gli era difficile, sapeva però di doversi impegnare sin da subito. Si ricordò di Ser Jonah, un grassoccio altolocato del suo villaggio. Era un pallone gonfiato che parlava solo di quanto fosse grande lui, suo padre e tutta la sua famiglia, parlava addirittura di essere un diretto discendente di Knut il bianco. Ricordò che il mastro d’armi gli aveva consigliato di provocarlo non solo con le armi, ma anche con le parole. Quel genere di persone soffrivano particolarmente gli insulti e vivevano sul chi vive, come tutti i pieni di orgoglio. Avrebbe potuto funzionare, ma non avrebbe sfruttato subito questa tattica. Parlare, probabilmente lo avrebbe privato dell’effetto sorpresa necessario per il primo affondo.
Guardò fisso il suo avversario. Non poteva di certo scoprire tutte le sue carte, ma di sicuro non gli avrebbe risparmiato colpi. Fissò l’avversario negli occhi, facendo scorrere in sé quella volontà che andava a rimpiazzare l’intelligenza mai posseduta. Appena il suo sguardo incrociò quello dell’avversario liberò la Volontà del Guerriero. Fino ad adesso era stato il mingherlino a sobillare l’energumeno con le parole, parole che richiamano una qual Volontà di un qual Signore, ma sperava che in quel momento Roberto lo guardasse con un occhio diverso, l’occhio di chi osserva un guerriero. I suoi muscoli si tesero tutti contemporaneamente, i suoi occhi si fecero freddi come la neve e duri come l’acciaio, persino i suoi capelli parvero muoversi, come se cullati dal vento del Nord. Si presentò così al suo avversario per la prima volta come quello che era: un leviatano del Nord, un guerriero fatto e formato e non uno zoticone, duro di comprendonio.
Frick sperò di essere riuscito a fare breccia nella mente dell’avversario, di averlo quantomeno intimorito facendogli assaggiare la sua volontà di combattimento. Senza nemmeno verificare l’esito o meno della sua offensiva il gigante si lasciò andare ad uno scatto per coprire brevemente tre dei cinque metri di distanza che separavano i due. Poi, con un movimento rotatorio prima ascendente, poi discendente, cercò di colpire l’avversario con un poderoso fendente. Il fendente si sarebbe concentrato sulla testa dell’avversario, perfettamente perpendicolare al suolo.
Portato a termine l’attacco, qualsiasi fosse stato l’esito, Frick avrebbe indietreggiato di qualche passo (pur stando nei paraggi dell’avversario) e avrebbe assunto una rozza posizione di guardia.

« Senti un po’, stecchino, quel tuo Signore lo accetta un pezzo di legno borioso e senza testa tra le sue file ? Chi lo sa, magari dopo che la avrai persa parlerai dal culo ! »

CITAZIONE
Energia: 95%
Fisico: Illeso
Psiche: Illesa
CS: Forza: 1
Tecniche usate:
Volontà del guerriero:
La tecnica ha natura psionica. Frick sarà in grado di far percepire la propria intenzione aggressiva all'avversario, con un semplice sguardo o una parola di minaccia. Così facendo creerà una breccia nella mente del nemico, spaventandolo e impedendogli di conseguenza una pronta reazione per i successivi istanti. La tecnica ha valenza di influenza psionica Bassa, e come tale va contrastata; perché venga attivata con successo è sufficiente che Frick stabilisca un tramite visivo o uditivo con l'avversario. Cagiona un danno Basso alla psiche della vittima.
[Consumo di energia: Basso] [Pergamena Guerriero II - Intimorire]
 
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view post Posted on 3/7/2014, 17:57

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Il gigante appuntò il suo sguardo glaciale su Roberto e per un attimo il prete vacillò, chiedendosi se forse non aveva sbagliato a sottovalutare quell'avversario, a ritenerlo soltanto un energumeno privo di raziocinio. Adesso lo vedeva sotto una luce diversa, quella di un guerriero esperto e minaccioso; i muscoli guizzavano sotto la pelle tesa, il volto era indurito in un'espressione di fredda determinazione e il metallo scintillava nella penombra. Difficile stabilire che tipo di rapporto corresse esattamente tra Frick e la fanciulla; niente di buono, secondo il prelato, ma forse c'era qualcosa di più oltre l'apparenza, un sentimento che spingeva il gigante a dare tutto in combattimento, senza risparmiarsi, come una bestia che protegge i propri cuccioli. E ciò lo rendeva pericoloso.

Si riscosse all'improvviso quando lo vide partire alla carica, il pesante martello in una mano, i passi in corsa che divoravano la distanza scanditi dai tonfi pesanti dei piedi sulla pavimentazione. L'imponente arma si sollevò sopra la sua testa, pronta a calare come una sentenza di morte su di lui, ma pochi istanti prima dell'impatto uno scudo circolare leggermente convesso si materializzò a mezz'aria, frapponendosi fra il prete e il maglio di ferro. Il martello cozzò contro la barriera. Il clangore del metallo risuonò nella notte, perdendosi fra le catapecchie e i vicoli oscuri che si diramavano a raggiera dalla piazza. L'egida, assolto il suo compito, svanì con la stessa rapidità con cui era apparsa; scampato il pericolo, Roberto indietreggiò di qualche passo, così come il suo avversario.

Ti bei della tua arroganza, povero stolto.

Apostrofò il gigante in risposta alle sue parole ingiuriose. Per il prete non erano una novità: molti si sentivano forti a parole, prima di affrontare il sacro fuoco purificatore. Dopo, però, le parole divenivano urla, e gli insulti suppliche accorate. Non si aspettava niente di diverso neppure in quel caso.

Presto sconterai anche questa colpa.

Così dicendo sorrise, gelido, mentre un fiore di fiamme sbocciava dal suo corpo, incendiando le tenebre. Lingue ardenti e guizzanti schioccarono come vipere inferocite e illuminarono il volto del prete di riflessi inquietanti, prima di avventarsi su Frick, puntando ad avvolgerlo completamente in un rogo purificatore.



- BREVIARIO -

C S 1 x v e l o c i t à

Basso 5 | Medio 10 | Alto 20 | Critico 40 |

Umano | Mago | Gialla | E | CM



Status Fisico: Illeso
Status Mentale: Basso
Energie: 75% (100-20-5)

Attive:
CITAZIONE
Attiva talento Guardiano lv1: Spendendo un consumo Basso di energie, il possessore dell'innata può evocare uno scudo energetico circolare innanzi a sé di potenza pari al dispendio, il cui diametro può variare fino a raggiungere l'altezza media di un uomo adulto. Tale barriera ha natura magica e sarà costituita di pura energia, e potrà bloccare qualsiasi offensiva non psionica diretta all'incantatore. Il colore, la forma e in generale l'aspetto della barriera possono essere personalizzate a seconda della figura del caster.

CITAZIONE
Maestro degli Elementi Il mago impara a controllare gli elementi con l'abilità di un veterano: potrà quindi per esempio evocare sfere di fuoco, scariche elettriche o schegge di ghiaccio.
La tecnica ha natura Magica. Al momento dell'acquisto della pergamena l'utente dovrà scegliere l'elemento che decide di utilizzare (fuoco, ghiaccio e elettricità sono solamente degli esempi dato che è possibile scegliere qualsiasi tipologia di elemento). La tecnica infliggerà quindi un danno pari ad Alto all'avversario, compatibile con l'elemento scelto. La manifestazione scelta può essere di volta in volta personalizzata (raggi, sfere, getti o altro) ma i suoi effetti devono essere comunque dipendenti dal consumo impiegato. Se castata ad area infliggerà danni medi ad ogni nemico colpito.
Consumo di energia: Alto

Note: Mi difendo con un Basso e contrattacco scagliandoti contro delle lingue di fiamma a consumo e potenza Alto. A te.

 
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