| Gløria |
| | Odore di sangue. E di fango. Odore di morte, di corpi mutilati, di carogne. Brandelli di demoni sparsi intorno a lei, pezzi di materia organica disseminati ovunque. Un cimitero a cielo aperto. Un campo di battaglia sporco e maledetto; ma in quiete. Aveva l'armatura a pezzi, il corpo intero cosparso del sangue di quelle creature abiette. E qualcosa conficcato nell'addome.
Tutto scorre. Ed ogni cosa muta nel tempo e nello spazio. Io... cosa sono io? Una donna. No. Un cavaliere della Dia. No, neanche più questo ormai. Cosa sono io? Un corpo. Un corpo che contiene uno spirito. Il corpo può morire, esso è solo un mezzo per iniziare e concludere questa esperienza che chiamiamo vita. Esso serve per portare a termine gli ordini che ci vengono dati. L'uomo ha da sempre temuto l'oscurità e per poter sopravvivere ha squarciato le tenebre con il fuoco. Io ho terminato il mio compito, ho tenuto fede al mio giuramento. Rosso... odio il colore rosso.
Lo squarcio che aveva nello stomaco la stava lentamente dissanguando. Tentò di rimettersi in piedi, tentò di tornare alla base per sottoporsi alla giusta punizione. Ma quando le gambe riuscirono finalmente a sorreggere il peso del proprio corpo, queste vacillarono riggettandola nuovamente a terra. I capelli dorati sparsi in una pozza di sangue. Il viso spento ad annegarvi dentro. E il rosso scomparve dalla sua vista.- - - - - - - - - Un soffitto sconosciuto.
Quando riaprì gli occhi non riuscì a focalizzare nulla che le fosse familiare. Si guardò intorno, cercando di assimilare quante più informazioni poteva, lasciando roteare gli occhi da una parte all'altra della stanza. Era piuttosto spoglia, e la poca luca che filtrava dalla finestra non le permetteva di distinguere nulla che potesse venirle in aiuto. Sembrava una casa in legno, semplice e modesta, e nell'aria c'era odore di cibo. Poi si ricordò della ferita all'addome. Tirò via le coperte e notò che questa era stata abilmente medicata. Anzi, tutto il suo corpo era stato medicato. E pulito. Tentò di mettersi seduta, ma la testa le girava con una veemenza tale da farle venire la nausea. Non lo sopportò. Ricadde distesa sul letto e perse nuovamente i sensi.ᴥ Una bambina le stava parlando. Le fece vedere come riusciva a creare animali di carta piegando un foglio. Le sorrideva. Ma il sorriso andò allargandosi in modo innaturale, i denti si deformarono al punto tale da donarle un'espressione di grottesca malignità. Gli occhi si chiusero e la bambina sembrava lamentarsi, chiedeva aiuto, non riusciva più ad aprirli. Qualcosa glielo impediva. Qualcosa le impediva di vedere il mondo. E mentre continuva a deformarsi, piangeva sommessamente. Ma pian piano quel debole pianto si tramutò in urla, grida di terrore che le perforarono il cranio. Avrebbe voluto smettere di guardarla contorcersi dal dolore, ma non poteva. Un altro grido, acuto e tagliente come una lama che graffia l'ardesia.Le si gettò addosso. Gloria scosse la testa, il suo intero corpo si stava dimenando contro la sua volontà.
«Hey! Svegliati! Svegliati!»
Una voce fuori campo.
«Svegliati!»ᴥ Un uomo la stava scuotendo dalle spalle, tamponandole la fronte con una pezza inumidita. Il contatto la irritò oltre il limite del buon senso, ma in quel momento l'istinto prevalse sulla ragione. Uno schiaffo in pieno volto gettò lo sconosciuto ai piedi del letto e la donna istintivamente cercò la spada lungo il fianco. Ma non c'era. Era nuda, senza abiti, senza equipaggiamento. Solo poche bende coprivano alcuni punti del suo corpo glabro. Guizzò comunque fuori dalle coperte, pronta a difendersi da un'eventuale aggressione. «Calma! Sono un amico. Un amico!» l'uomo sembrava visibilmente intimorito. Gli occhi dorati di Gloria vagarono per la stanza in cerca delle sue cose, ma qualora fossero state conservate non si trovavano lì. «Sono nuda.» «Si, bhè ecco... Ho dovuto medicarti e pulirti.» tentò di distogliere lo sguardo dal corpo della donna. «Eri piena di sangue, di ferite... è un miracolo che sia ancora viva.» «Sono nuda.» Ripetè, il tono piatto. «I tuoi vestiti sono di là, ma la tua corazza credo sia inutilizzabile. Sei un soldato? O... o un cavaliere della Dia?» Gloria non rispose. Si limitò a sorpassare l'uomo ancora steso a terra, dirigendosi fuori dalla stanza.
Quando si fu rivestita lo sconosciuto bussò delicatamente alla porta, annunciandosi con un flebile colpo di tosse. «Mi chiamo Darren. Sono un curatore.» La donna non rispose. Si legò la cintura in vita e vi agganciò la spada. «Allora... sei della Dia?» «Devo andare.» disse infine. «Puoi rivendere i pezzi della mia corazza ancora in buono stato. Non ho denaro con me.» «Ma io non voglio denaro. Ti ho trovata quasi morta e ho pensato di aiutarti. Hai dormito per giorni interi... sei ancora molto debole. Mangia qualcosa.» E così dicendo si offrì di accompagnarla in cucina. Ma la donna rifiutò con fermezza. «No, devo andare.» «E dove?» «Ho ucciso delle persone. Mi attende una punizione severa. Probabilmente la morte.» Si vive secondo il giuramento, si muore secondo il giuramento. «Stai scherzando? Hai salvato il nostro villaggio da un numero considerevole di demoni! Dovrebbero premiarti!» «Questa è la legge. Devo essere punita.» Il tono di Gloria era privo di qualsiasi colore, asettico, senza che alcuna sfumatura - né di gioia, né di paura - potesse determinare lo stato delle sue emozioni. «La legge è sbagliata.» disse l'uomo. «La legge è la legge» replicò lei «non siamo noi a doverla giudicare. Io l'ho infranta e per questo verrò punita.» «Cioè, fammi capire bene. Hai combattuto fin quasi alla morte uscendone miracolosamente viva. E adesso vuoi tornare indietro per... farti punire? Di tua spontanea volontà?» «Esattamente. Non importa ciò che voglio, importa ciò che è giusto. E io devo essere punita.» E così dicendo varcò la porta che dava all'esterno. Fuori la vita del villaggio scorreva spensierata, al sicuro dall'oscurità che ne aveva quasi minacciato la scomparsa. Alcune donne compravano frutta al mercato, i bambini correvano per le strade, tutti continuavano la propria esistenza ignari di aver sfiorato una morte orrenda e dolorosa. Darren le si avvicinò con incertezza, camminandole di fianco. «Perché lo fai? Non è solo per seguire la legge. C'è dell'altro.» La donna non rispose. Continuò a camminare con passo risoluto, autoritario. «Non importa ciò che hai fatto. Il tuo gesto, qualunque esso sia, ha salvato tutte queste persone!» E così dicendo allargò il braccio destro, andando a mostrare le vite che grazie a lei erano ancora tali. «Perché non ho nient'altro. Sono nata e cresciuta per proteggere e servire. Non sono niente senza questo, solo un guscio vuoto senza più alcuno scopo. E dopo il mio gesto non potrò più continuare a far parte della Dia. Anzi, non potrò più mettere piede in tutto il regno.» Si fermò per un istante, quasi per ampliare le proprie percezioni ed immergersi completamente nel luogo in cui si trovava. Ma non pronunciò una sola parola in più. Poi, fu l'uomo a rompere il silenzio. «La tua vita non deve essere necessariamente sottomessa alla Dia. Gli uomini non sono macchine: hanno sentimenti, emozioni, provano odio e amore. Sono imperfetti, ma possono essere liberi.» «Libertà. Cos'è in fondo la libertà? Nel mondo c'è solo violenza e corruzione, ingiustizie ovunque volga lo sguardo. Le leggi servono per rimediare a queste imperfezioni. Per quanto severe esse siano... danno ordine. Ognuno di noi nasce con uno scopo, il mio è stato deciso fin da quando ero bambina. Non avevo nulla un tempo, la Dia mi ha dato una ragione per vivere.» «Non per questo ha il diritto di togliertela con tanta leggerezza. Siamo noi, con il nostro libero arbitrio a decidere lo scopo della nostra esistenza. Tu lo sai chi sei? Cosa sei?» le chiese Darren. Ma mentre Gloria stava sciorinando a memoria ciò che l'Organizzazione le aveva insegnato a rispondere, questi la fermò scuotendo il capo. «No. Non intendo questo. Tu non sei solo un soldato. Sei una donna, con delle emozioni per quanto esse sembrino sepolte. Hai dei gusti personali, delle preferenze, che non devono necessariamente coincidere con ciò che ti hanno inculcato.» Ma Gloria non capiva. Non aveva mai pensato in maniera individuale, non aveva nulla di personale all'infuori del ruolo per cui era stata addestrata. «Sai cosa ti piace? O cosa odi?» le chiese Darren. Eppure lei a queste domande non sapeva rispondere. Anzi, la infastidivano. Era contro la legge della Dia provare emozioni personali. Loro lo chiamavano risveglio, lo aveva sentito da qualcuno. «No, non lo sai.» rispose lui per lei, l'evidenza dei fatti non ammetteva altra interpretazione. «Ma potresti scoprirlo. Potresti continuare a proteggere le persone che non possono farlo da sole. Potresti continuare a combattere l'oscurità anche senza sottometterti alla Dia. Trovare la tua giusta misura di giustizia. In fondo quando hai deciso di fare quel che hai fatto, per un attimo hai avuto l'istinto di agire in modo individuale, sapendo che la tua azione era contro la legge. Perché? Perché è nella nostra natura.» Sapeva che in qualche modo l'uomo aveva ragione. Era confusa. Vivere secondo le proprie emozioni... «Come?» gli chiese. «C'è un posto, molto lontano da qui. Un posto dove puoi riniziare da capo, passo dopo passo. Alla ricerca di te stessa; della verità.»- - - - - - - - - Era abituata ad obbedire, sottomessa in modo assoluto al volere di qualcun altro. Asservita, domata al punto tale da accettare di buon grado persino gli ordini più discutibili. Non era altro se non un soldato della Dia, viveva ed esisteva per un solo scopo. Non aveva emozioni, non provava né amore, né odio, paura o gioia. Ma adesso, cos'era? Chi era? Una donna, un cavaliere. Entrambe le cose e nessuna delle due. Aveva ancora dei principi, quelli che le erano stati insegnati: la giustizia, l'onore, la protezione. Avrebbe continuato a perseguirli, avrebbe continuato a combattere le tenebre fino ad immergervisi col suo stesso corpo, alla ricerca di sè stessa e di quella verità che non aveva mai voluto ascoltare. «Sai perché la neve è bianca?» Le chiese un giorno suo padre. Adesso capiva cosa volesse significare. «Perché non riesce più a ricordare qual'era un tempo il suo colore.» Un'affermazione che prima le pareva priva di significato, adesso cominciava ad assumere un sapore diverso. Reale. Quasi tangibile. Aveva intrapreso un viaggio senza la certezza di dove questo l'avrebbe condotta, si era spinta fino ai confini del mondo che conosceva, laddove per molti di loro era vietato avventurarsi. E lì aveva udito una voce, una voce che già da tempo riusciva a tormentarle il sonno. Non sapeva chi fosse, da dove venisse né cosa le avrebbe riservato. Ma l'ascoltò. La fece sua e la seguì. E in un certo senso per lei fu un grande aiuto. Qualcuno - o qualcosa - in grado di dirle cosa dovesse fare. «Sì.» Rispose, ma nelle vicinanze non c'era nessuno in grado di ascoltarla. «Sì.» Ripetè, il riflesso del suo volto angelico dipinto nello specchio d'acqua. Era chinata sul bordo di un lago, l'espressione vitrea, come se il suo corpo fosse addormentato ma la mente ancora in grado di impartire ordini.
«Sì.»
Ancora una volta. «Sì.»
ᴥ Non seppe come riuscì a raggiungere quel luogo. Semplicemente, vi si risvegliò. L'oscurità intorno a lei era resa meno invadente dalla luce di una luna perfettamente piena, dandole così la facoltà di distinguere la vegetazione che si sviluppava in modo quasi innaturale. Continuò a camminare nella direzione in cui stava proseguendo, non riuscendo a trovare altro motivo per cambiare strada. E non appena riuscì a liberarsi dal fitto manto boscoso, dinanzi a lei le si parò un mulinello d'acqua, tanto tumultuoso da darle l'impressione che misteriose forze aliene ne agitassero la superficie. Oscuro e tetro, eppure in qualche modo ipnotico. Affascinante.
Senza rendersene conto si ritrovò a pensare se quell'abisso potesse avere un fondo. GLORIA BELLAROSE
CS: 1 Resistenza Status Fisico: Illeso Status Mentale: Ipnotizzata Energia: 100%
Armi: Anima (infoderata) ; Armatura (non indossata)
Passive: - Non sviene sotto il 10% di energia - Possibilità di castare le proprie difese senza vincoli di tempo
Scusate, non so cosa sia successo ma il post si è "rotto" dopo un po' essere stato inviato. Così ho dovuto aggiustarlo. Edited by Gløria - 14/4/2014, 21:31
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