Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Gruppo Nord, The Grim, LordDreamer, Volk/Wolf, Vorgas.

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view post Posted on 7/5/2014, 23:48
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Ad Extirpanda IV


Primo post: The Grim, LordDreamer, Volk/Wolf, Vorgas, nell'ordine che preferiscono.
Player Killing: Off
Durata: Un solo post di presentazione e ??? post di combattimento (fin quando non si sconfigge o si viene sconfitti dal nemico).
Tempi di risposta: Cinque giorni per turno (nei cinque giorni bisogna completare il turno di tutti gli utenti).
Avversario: Khreel ~ Sostituzione del Sogno - [LiNk]
Arena: Ai piedi della Torre - Lato Nord
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate il topic di "confronto" del vostro gruppo, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo la fine del turno degli utenti. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale.
 
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Vorgas
view post Posted on 11/5/2014, 22:05




Akerat - ???
Zona desertica - Stazione di prigionia

«Non più il Fiume mi guida verso la tua vita, il fato ha deviato il suo corso bruscamente e io dovrò seguirne la volontà.»


La voce dell’elfo tornò normale. Le venature scure sul suo corpo si ritirarono tornando alla dimensione originale, sul petto la grande runa nera riprese la sua forma indescrivibile. Gli occhi cerulei dell’elfo fissarono l’orizzonte, il suo sguardo poco prima su Jethro, ora ne era completamente disinteressato. L’acrobata disteso a terra, si morse le labbra dalla rabbia.

«Uccidimi ora sporco elfo, uccidi questo simbolo che tanto odi e che anch’io disprezzo. Forse le acque del tuo fiume non sono abbastanza grasse


Lo sguardo del Cadetto piombò nuovamente su Jethro colmo d’odio, bastò una sola occhiata per far si che il giovane si sentisse schiacciato senza poter nulla. Ma durò poco, presto i suoi occhi tornando a fissare l’orizzonte, rapiti nuovamente. Senza voltarsi cominciò a correre puntando ove il suo sguardo lo guidava, pochi passi e la mano ferita di Jethro gli cinse la gamba. Digrignò i denti per il dolore, ma il suo spirito ancora restava saldo intento a terminare quell’incubo. Quell’essere poteva far si che tutto finisse, con un solo movimento della mano avrebbe concluso le sofferenze dell’acrobata. Infondo al suo cuore pregava l’elfo di finire quella tortura che ogni giorno macchiava di sangue le sue mani.

«Cosa può portarti lontano da colui che hai chiamato usurpatore dell’Eden?»

Nemmeno si voltò l’elfo, liberandosi il piede con il semplice avanzare. Per un istante s’arrestò fisso nella posizione precedente.

«Parlo con l’uomo che disperato mi chiede di liberarlo e non con il demone ramingo, ignobile creatura degli inferi più abbietti.»

Jethro cambiò espressione sorprendendosi, dunque l’essere aveva compreso quel duplice coesistere. Come vi era riuscito? Nessuno aveva mai scisso le due essenze comprendendone la differenza. Come sapeva?

«Ai primordi, la tua e la mia razza discendevano dal medesimo essere, per questo credo che tu mi comprenderai. La mia terra natia corre un grave pericolo, un’ antica paura ha nuovamente cominciato a sussurrare. La sua voce…Velta!»

Gli occhi dell’acrobata s’allargarono ancor più. Quel nome, un ricordo tanto pesante da esser stato dimenticato, ma abbastanza leggero per risalire in superficie. Una bolla, sopita da tempo, confusa eppure nitida, tenue eppure forte. Che proprio in quel nome giacesse la speranza?

Che fosse quello l’origine del male che aveva dentro?



Ad Extirpanda
Rapsódia

Eden - Matkara
Nei pressi di Velta

La marcia durava da giorni ma la fatica sembrava non salire. Nonostante il primo tratto fu difficoltoso per le ferite, lungo la strada aveva trovato di che curarsi per sopravvivere. Ricordi confusi, spesso più apparizioni che veri e propri pensieri, lo guidarono su di una strada che sentiva di aver già fatto, ma che ad ogni passo che muoveva diventava nuova. Fino a quando la voce cominciò a penetrare nei suoi pensieri, il suo corpo sembro aver già calpestato quel suolo, ma da quando il canto di Velta divenne più forte ogni volta che sentiva il suolo sotto i piedi, sapeva di correre in contro ad un qualcosa di ben peggiore della morte stessa. Eppure sapeva che era l’unica strada che poteva seguire. Contro ogni suoi istinto più profondo, proseguì senza voltarsi, bramoso di liberarsi del suo male e allo stesso tempo spinto per inerzia verso quel nome fatto di fumo. Avrebbe trovato l’elfo che giorni prima lo aveva quasi ucciso, lui conosceva il significato dei simboli sulla sua fronte e avrebbe potuto liberarlo. Che fosse la vita o altro il pegno da pagare, lo avrebbe fatto, perché troppo ormai la sua anima portava in spalle.

Respirò chiudendo gli occhi, un solo istante di confusione lo assalì fermando il suo passo. Dove si stava dirigendo? Cosa lo guidava? Non l’abominio quieto nel suo gorgogliare di stomaco altro lo guidava, lei lo guidava.
Aprì gli occhi e lo vide.

«Cartomante...»

◊ Sogni spaventosi

Sussurrò appena Jethro, un flebile tono come appena sveglio, una parola pronunciata quasi con timore. Ricordava infatti la fugace visione di quell’uomo. Prima all’accampamento mentre voltava le carte, poi davanti alle mura della Bella Lithien, prima che cadesse. In questa seconda occasione fu soltanto un’illusione a trovare e in quell’apparizione pensò di vederne una nuova.

«Chi è?»

Il suono della sua voce ruppe quello stallo rivelando la realtà. Stavolta l’uomo si girò mostrando i suoi lineamenti. Un volto sicuro eppur giovane, fatto la lineamenti semplici eppur ornati sul viso, trucchi permanenti della vita arcana di quell’essere. Avvolto in un manto zaffiro, apparve come uno spettro luminoso in quella notte di timore, ma allo stesso tempo unica speranza per Jethro.

«Io...sono...sono Lucilphul»
La voce traballò ancora incerta, volle dubitare dei suoi sensi nuovamente.
«Piacere di conoscerti, ma ci conosciamo?»
«Tu eri nel all'accampamento prima dell'assalto di Lithien, ricordo forse male?» Incalzò Jethro, ma subito il canto si fece più alto stordendo i suoi senti. Come il padrone che tira il guinzaglio della bestia distratta, Velta cercò di riportare Jethro alla marcia verso di lei. «Scusi la mia volgarità nel parlarle come ad un conoscente, ma da giorni mi sento confuso»
«Si, ero lì. Quella è stata una brutta battaglia, speriamo che qui vada meglio.»
Alle parole del Cartomante Jethro s’accigliò, l’ultima frase in particolare colpì la sua attenzione. Battaglia?
«Qui?»
«Non sei qui per combattere con Alexandra contro i mostri che infestano l'Eden?»


Dunque questo cantava la dama. Cantava la guerra e nuovamente l’acrobata era caduto in quei richiami di morte e sangue. Guardò il suo ventre ma si stupì che nessuna voce salisse. Nemmeno davanti al fatto compiuto, l’abominio non cantò la sua vittoria, dormiente nell’anima di Jethro.

«Mostri? Alexandra? Non comprendo. Una voce mi ha portato qui, un grido di puro odio mi ha trascinato anche se la mia volontà chiedeva altra. Una voce...che mi ha detto di trovare Velta»

Jethro abbassò lo sguardo conscio di non aver rivelato tutto. Come avrebbe potuto dire a quell’uomo che nemmeno conosceva, che a guidarlo sino a li era un demone? Si morse le labbra per rabbia, un piccolo rivolo di sangue scese dalla bocca senza che nemmeno s’accorgesse.

«Si anche io ho sentito una voce. Pensavo fosse solo uno dei tanti incantesimi di queste terre.»L’acrobata rialzò lo sguardo, ora i suoi occhi incrociarono quelli celesti del Cartomante. Non avrebbe saputo dire se mentiva, ma quello fu l’unico spiraglio di luce in quelle tenebre. Un lume arcano e misterioso, ma sicuramente più sicuro del nulla.«Quindi anche lei la sente! Mi dica signor cartomante, lei che nei suoi tarocchi vede il passato, il presente e il futuro...» Si fermò come intimorito da quello che stava per dire. Forse troppo chiedere di Velta, ma questa era l’unica cosa che ora legava i due e lui doveva sapere.

«Chi è Velta?»

Nemmeno un sospiro passo dal suo nome,
l’ombra invase ogni sogno di speranza.
Un gelido respiro, un crepitio ansioso,
prese vita in un istante di puro abbandono.



≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈

Corpo: Sano Danni: /
Mente: Incerto Danni: /
Energia: 100% ()
Capacità Straordinarie: 2 Velocità


Equipaggiamento
Shahrazād أموري [Sciabola] (Infoderata)
Falco Nero [Pistola] 5/5
Coda pensile [Arma Naturale]

Stridio [Biglia Dissonante] 1/1

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; Equilibrio pressoché perfetto; Insensibilità al dolore fisico

Prima tra le abilità inculcate ad un acrobata è il Contorsionismo. Quest'esercizio permette un controllo assoluto sulle articolazioni del proprio corpo, superando i limiti umani senza che il fisico ne risenta in dolore o ne cagioni danno. La contorsione degli arti è spesso fonte di disgusto in chi la osserva nella sua completezza, l’abilità con la quale gli acrobati riescono a slogare le proprie spalle, torcere il collo sino a guardarsi la schiena e piegare i propri arti senza seguire il normale decorso delle articolazioni, lascia esterrefatti gli spettatori, sicuri di veder l’artista spezzarsi. Ma il corpo di questi è simile a quello di una marionetta o di una bambola, rendendoli capaci di muoverlo e “modificarlo” a loro piacimento e utilità. Diverrà infatti difficile, se non addirittura impossibile, costringere questi uomini in gabbie o con catene, o chiuderli in morse che provocherebbero fratture. Gli sarà possibile anche infilarsi in passaggi ben più stretti del suo corpo, scivolare tra fessure inaccessibili e molto altro ancora senza che il loro corpo venga minimamente leso da questi spostamenti interni. Proprio da questa loro capacità inusuale, gli acrobati vengono spesso associati alle serpi, ricordando il sinuoso movimento del rettile, ogni volta che il corpo si torce oltre il comune umano.
Tale controllo del proprio corpo, ha portato inevitabilmente ad un incremento dell’equilibrio del giovane, per il quale sarà quasi impossibile venir colto di sorpresa in una manovra acrobatica o di precisione. Egli infatti potrà tranquillamente precipitare da qualsiasi altezza senza subire alcun danno e semplicemente atterrando al pari di un felino. Oltre a questo, riuscirà a mantenere l’equilibrio anche nelle situazioni più critiche come nei tentativi d’esser atterrato o nel camminare su passaggi stretti, in ogni caso l’acrobata riuscirà a mantenere la stabilità evitando di cadere.[Passiva I-II Acrobata]

Dopo il “banchetto” con le carni di Garnet, primo fra tutti fu il corpo di Jethro a risentire di quell'atto osceno. Non sempre è visibile il cambiamento, ed è proprio quando questo s’annida sotto la superficie che diviene ancor più pericoloso e profondo. Le membra del giovane infatti hanno subito velocemente una desensibilizzazione, ma non dannosa come si potrebbe pensare, bensì vantaggiosa in svariati sensi. Jethro infatti, non è in grado di sentire alcun dolore fisico dovuto a ferite di qualsiasi genere. Che sia un’insidiosa lama, una forte caduta o una qualsiasi fonte di dolore per il suo corpo, esso riuscirà ad ignorarla, raggiungendo soglie molto alte di sopportazione, impossibili per un comune uomo. Ciò non renderà le carni del giovane invulnerabili o le ossa infrangibili, egli infatti subirà le normali conseguenze fisiche di ogni lesione che subirà, riuscendo soltanto a negarne il dolore derivato.[Razziale]

Attive
Nessuna

}●{

Sunto

Spacco io la piramide ^^
La prima parte del post è il motivo che mi spinge verso Velta. Questa è la conclusione di una scena che scriverò a breve. Poco viene spiegato in realtà (volutamente) ma basti sapere che l'essere con cui interloquisce con Jethro è un Predatore di Neiru che indica il crescente pericolo nell'Eden. Jethro conosce l'Eden perché da li parte la sua avventura e sa di Velta dopo averla vista in un lago nel Matkara nella scena "Terreno Impervio".
Nella parte successiva, dopo il viaggio dall'Akerat, Jethro incontra Jace Beleren, intravisto all'assalto di Lithien in due occasioni (la seconda era soltanto un'illusione). Il post si conclude con la comparsa dei guardiani, i quali non sono stati ne descritti ne altro, così da creare un effetto sorpresa maggiore.

Note

Ovviamente tutta la parte di dialogo è stata concordata con l'utente The Grim, mi scuso con Volk/Wolf per non aver inserito ciò che dice, ma dopo aver detto l'ultima frase Jethro viene completamente rapito dalla comparsa del guardiano. Detto ciò buon torneo a tutti ^^
 
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The Grim
view post Posted on 12/5/2014, 19:08





Ad Extirpanda ~
Battaglia sul versante settentrionale

La lunga marcia





Un rumore simile mai l'aveva sentito,
parve allo stregone qualcosa non di questa terra, ma che si sforzava in ogni modo d'imitare le sonorità dei mortali.
Era voce di donna e canto di madre, era un coro d'angeli e il fragore della cascata,
erano i pini che s'agitavano al vento prima della tempesta e l'esplodere dei flussi di magma che si agitavano nei cuori delle montagne. Era un bambino che provavo a parlare come un adulto ma qualcosa gli suggeriva più il contrario, cioè che fosse un adulto che cercava di farsi capire da un infante, esprimendosi in maniera semplice, e purtroppo imprecisa.
Era un vibrare che non attraversava l'aria, ma sgorgava dal suolo fin dentro all'anima di colui che l'ascoltava.
C'era un invito in quella melodia,
un richiamo bucolico ad abbandonare il frastuono delle città,
a dimenticarsi il vivere la quotidianità e sperimentare l'avventura,
immergersi in quel verde selvaggio e lussureggiante che giaceva nel nord.
Giungere all'Eden e scoprire cosa volesse Velta.


Doveva essere un pazzo a farsi convincere così, dopo esser sopravvissuto alla battaglia di Lithien. Non si era ancora fermato a riposare da quell'assurdo massacro che già era in marcia, a rispondere ad una nuova chiamata, cose da pazzi e non certo da Jace.
Era forse impazzito il cartomante? La sua sete di sangue non era ancora stata appagata?

Si, ma non era soltanto quel richiamo ad attirarlo, c'era un'altra e ben più piacevole ragione che l'aveva convinto a mettersi lo zaino in spalla e scegliere il sentiero che conduceva così lontano. Aveva labbra di fico e pelle nivea, occhi di rubino e una voce tanto melodiosa da zittire quell'altro canto, si chiamava Afrah ed era colei che amava. La voce di Velta aveva soltanto rafforzato la sua decisione di lasciarsi le sue terre alle spalle, almeno per un poco o forse per sempre; tutto era nelle mani del Destino, eppure ancora incerto. Di questo niente gli importava, solo di finalmente stringersi a lei e non lasciarla più andare, essere la sua ombra. Aveva sognato di morir lontano da lei, e sul cuore la cosa gravava più di un macigno, al solito ricordarlo si disperava e sentiva l'ansia farlo tremare. Gli avrebbe raccontato quelle cose, e lei avrebbe capito. Sarebbero stati insieme, forse per sempre, o magari solo per qualche minuto; si sarebbe accontentato di tutto il tempo trascorso assieme.

Z18bS


"Quella"
La donna in armatura indicò la Torre.
"Non è affatto la culla di ogni vostro desiderio. Non è la scala per l'immortalità.
Quella è solo e solamente la nostra prossima battaglia
"

Si chiamava Alexandra, la Regina senza un regno.
Quel nome aveva viaggiato di bocca in bocca, di taverna in taverna, ed era giunto anche al cartomante. La paladina dei deboli, un fulgido esempio di cavalleria,
gentile e bella ma anche forte e tenace.
Gli era stata descritta come una divinità della guerra, capace di stroncare da sola eserciti, ma dal vivo non dava questa impressione.
Aveva un aspetto marziale e fiero, eppure non così temibile come si diceva, era pur sempre una donna, niente a che spartire con certi titani che aveva visto o affrontato.
E quanto a giustizia, il suo esercito di Leoni pareva sfiancato dalla lunga marcia fino a quella dannata torre. Per quanto viaggiasse ce n'era sempre una ad ostacolarlo, anche se questa volta non parevano entrarci nulla gli atlantidei.
Effettivamente quella pioggia tetra aveva trasformato le foreste e le colline in un pantano infernale, in cui rovi e rupi costringevano ad estenuante gioco di inerpicate e discese ripide che avrebbe snervato chiunque.
Ma non lui, poiché ad una Vena di Granito erano permessi sentieri sicuri e veloci, e la terra stessa sembrava aiutare i suoi passi,
concedere ripari dalle intemperie e viveri per il sostentamento,
il favore degli alberi e delle bestie che si tenevano alla larga dal cacciatore.
Era però richiesto un grave onere: uccidere ciò che impestava quel continente,
combatterne la corruzione e renderlo libero da ciò che lo deturpava.

L'uomo annuì alle parole della condottiera, poi liberò la lancia dai suoi legacci e molti sussultarono a quella vista, stupidi da quell'apparizione, perché quel semplice gesto rivelava la sua identità. Ora tutti lo riconobbero fra la folla per ciò che era:
un cacciatore infine giunto alla sua preda.


ɲ Ɏ ɳ

Lo stregone correva ai margini del bosco, arma in pugno e un cipiglio determinato che illuminava il suo sguardo di un azzurro brillante.

" Cartomante..."

Jace si fermò, sentendosi chiamato; non erano in molti a trafficare coi tarocchi in quella foresta. Un uomo sbuca dal sottobosco, lungo e snello come uno stecco, vestito di colori sgargianti come un giullare scappato da chissà quale corte. Se avesse mirato alla sua vita non l'avrebbe di certo avvisato, le sue intenzioni dovevano essere altre

" Chi è? "
" Io...sono...sono Lucilphul "

Quel nome non gli ricordava alcunché. Il tono era traballante, forse per la stanchezza anche se non sembrava a corto di fiato o energie. Qualcosa sembrava tormentarlo e turbarlo, ma troppe erano le possibilità fra quei boschi.

" Piacere di incontrarti,
ma ci conosciamo?
"
" Eri nel all'accampamento prima dell'assalto di Lithien,
ricordo forse male?
"

Luciphul portò le mani alle tempie, forse assalito dal dolore, oppure distrutto da quei ricordi densi di sangue. Era stato una fra gli scontri più aspri che lo stregone avesse visto nella sua seppur breve vita. Si diceva che quel giorno la morte avesse banchettato con così tante anime da non voler cogliere nessun altro il giorno successivo. Una sciocchezza, ovviamente.

"Scusi la mia volgarità nel parlarle come ad un conoscente, ma da giorni mi sento confuso. "
" Si, ero lì. Quella è stata una brutta battaglia, speriamo che qui vada meglio. "
" Qui? "
" Non sei qui per combattere con Alexandra contro i mostri che infestano l'Eden? "
" Mostri? Alexandra?
Non comprendo!
Una voce mi ha portato qui,
un grido di puro odio mi ha trascinato anche se la mia volontà chiedeva altro.
Una voce...che mi ha detto di trovare uijdh
"

L'ultima parola sfuggì al cartomante. Quella parlata strana e biascicante era conferma di una mente turbata, sul procinto di spezzarsi. Forse non era riuscito a sopportare quel richiamo, l'aveva combattuto cercando di tenersi alla larga dal Matkara ma infine aveva ceduto, la sua volontà spezzata. Lo squadrò dubbioso, incerto se fidarsi o meno, poiché poteva essere un ostacolo tanto quanto una risorsa. Lasciarlo al suo destino l'avrebbe solo portato un tragico epilogo, al suo fianco forse sarebbe riuscito a salvarlo; ammesso che lui stesso fosse sopravvissuto.

" Si anche io ho sentito una voce.
Pensavo fosse solo uno dei tanti incantesimi di queste terre.
"

Invece era un segno di quei tempi, come l'avverarsi di una profezia. L'altro si eve euforico, eccitato dalla scoperta di non essere folle, che la voce nella sua testa cantava ad altri e non solo a lui.

" Quindi anche lei la sente! Mi dica signor cartomante, lei che nei suoi tarocchi vede il passato, il presente e il futuro..."
Ancora ciarlare confuso, sconnesso, farneticante. C'erano minacce più concrete da fronteggiare, e vedeva Jace ombre muoversi attorno a loro due, vide due sagome sbucare, altri due uomini, forse alleati o l'avanguardia di un'imboscata.
" Chi è Velta? "

Purtroppo però la risposta non arrivò,
il tempo per chiacchiere e discorsi frivoli, da troppo agli sgoccioli, era infine terminato.


specchietto

CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 2 Maestria con le armi 1
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico: Illeso,
Stato Psicologico: Illeso;
Energia: 100 %


Mastigos:
I Mastigos sono più potenti ingannatori. Essi possono lanciare le sue tecniche di illusione, infatti, anche nel caso in cui fosse completamente immobilizzato ed imbavagliato: non avrà necessità di alcun movimento per ricorrervi né di pronunciare alcuna parola. Sono in grado di modificare a piacimento il tono, il volume e il luogo di provenienza della propria voce. Potrà farla suonare blasfema e cavernosa come quella di un demone; potrà ingigantirla al punto da assordare i propri avversari; potrà farla sembrare un sussurro proveniente da poco distante alle orecchie dei suoi alleati, e molto altro ancora. I più potenti possono inoltre fondersi nelle loro stesse illusioni. Fintanto che sul campo di battaglia sarà presente un'immagine richiamata da lui, infatti, egli potrà modificare a sua volta anche il suo aspetto, assumendo qualsiasi forma e dimensione desideri. Questa mutazione - seppur ingannando tutti i sensi dell'avversario - sarà tuttavia soltanto un'illusione e non donerà al possessore del dominio alcuna capacità aggiuntiva rispetto alle sue. Infine essi non svengono una volta raggiunto il 10 % dell'energia sebbene muoiano una volta esaurita la riserva energetica. Inoltre la sua aura risulta invisibile agli auspex di natura magica. [ Passive di Talento (I, II, III) e Razziale e Personale ]

Circolo di protezione dalla Magia:
Questo sortilegio gli permette di affrontare facilmente altri incantatori, non perché protegge la sua pelle dagli incantesimi, bensì lo rende capace di contrattaccare più facilmente. Ogni volta che un avversario utilizzerà una tecnica di natura magica, per la durata di quel turno lo stregone guadagna 2 CS in Intuito. [ Pergamena Discendenza Arcana ]

Cappa degli Eterni:
Il più appariscente degli indumenti del Cartomante, un enorme drappo azzurro ricoperto di simboli argentei che cinge le sue spalle e lo copre fino alle caviglie, sotto la quale è però celato un robusto corpetto di strisce di cuoio, tinte del medesimo colore. L'armatura lo copre dalle spalle alla vita, lasciando però libere le braccia, garantendo così una completa mobilità ed una moderata protezione al busto. Quando la indossa tutte le tecniche offensive scagliate da Jace ad area saranno di potenza equivalente al consumo speso per castarle. Inoltre una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto fino alla fine della giocata. Una delle gemme incastonate nella cappa dona a Jace 1 CS in Maestria con le Armi. [ Armatura leggera al busto, Artefatto epico di caratterizzazione + Diamante ]

Sigillo dell'acchiappasonni:
Un ninnolo di capelli intrecciati delle tribù dello Xuraya che racchiude all'interno uno spirito maligno dei sogni. L'essere intrappolato al suo interno non solo è innocuo per il suo portatore, ma anzi lo fortifica. La potenza magica sovrannaturale della creatura gli permette di essere pari ai più grandi Illusionisti, aumentando i poteri del suo Dominio di un livello. L'essere inoltre conferisce la capacità di vedere l'invisibile, sotto forma di auspex di potenza passiva. Inoltre forte delle memorie e delle capacità dello spirito Jace è inoltre capace di utilizzare le pergamene della Classe Ladro. [ Cristallo della Conoscenza e Tomo Furtivo e Tomo Magico e Amuleto dell'Auspex - Cucito sulla cappa ]

Frusta:
Dalla rigida maniglia color terra bruciata nasce il corpo vero e proprio dell'arma fatto in un cuoio molto più chiaro intrecciato per due metri e mezzo alla cui estremità termina con una piccola lama curva, come un minuscolo kama, in ferro brunito, quasi nero; questa testa può essere rimossa. [ Arma da corpo a corpo - Legata al ventre ]

Carreg o Wythïen:
Il Becco del Colibrì è una lancia ricavata da un'unico tronco di legno lungo quasi due metri, fasciato con stringhe di cuoio sia all'estremità inferiore che a quella superiore. L'arma termina con un una testa in osso, ricavata da quello che sembra il teschio di un grosso volatile, ma nonostante le apparenze dimostra una resistenza pari a quella dell'acciaio. Sebbene l'arma possa essere scagliata con forza verso la preda, è stata ideata per il combattimento in corpo a corpo, portentosa per gli affondi e per mantenere la distanza dal nemico. [ Arma da corpo a corpo, Artefatto d'ambientazione - Legata sulla schiena ]

Le petites Thriompes:
Il secondo mazzo dei Tarocchi è composto da Cinquantadue carte divise in quattro semi, come molti mazzi da gioco, che forse hanno ispirato o da cui han tratto ispirazione. Esse sono di qualità altissima e nascondono un segreto: Venti di esse nascondono sotto una leggera sfoglia cartacea un'anima metallica e sono appositamente bilanciate per essere scagliate. Inoltre esse possiedono alcuni poteri magici.[ Arma da lancio, Artefatto epico d'ambientazione - Tasche interne della cappa - 20/20 ]

Lacrime di Strega:
Pozione che una volta ingerita cambierà i lineamenti di Jace a suo piacimento, modificando il proprio aspetto nei limiti delle specie umanoidi. L'effetto, di natura illusoria, durerà due turni ma lo Stregone potrà tornare al suo aspetto originale anche prima del termine del suo effetto, semplicemente desiderandolo. [ Gemma della Trasformazione ]

Alito di Nebbia:
Ha la forma di una semplice biglia grigia, del diametro di un paio di centimetri. Se gettata a terra, si fracasserà come se composta di vetro, generando quindi un densissimo fumo grigio. Il fumo si farà strada nell'area circostante, svanendo da solo dopo qualche secondo, disperdendosi rapidamente nell'aria, giusto per garantire qualche attimo di occultamento. [ Fumogeno ]

Pianto di Chiroptero:
Ha la forma di una piccola biglia metallica che, se gettata in terra, si spezzerà generando un potentissimo stridio che persisterà nell'area per qualche secondo. Chiunque sentirà il suddetto suono proverà un fortissimo senso di stordimento e disorientamento, nonché un gran dolore alle tempie e ai timpani.[ Biglia sonica ]

Soffio di Puck:
Una biglia metallica che dopo un urto deciso rilascia una densa nube violacea, che persiste per qualche secondo e poi si dissolve nell'aria. Chiunque respiri questa nebbia proverà un lieve senso di stordimento, e i suoi sensi risulteranno leggermente offuscati per i prossimi due post di combattimento. [ Biglia Stordente ]

Polvere di Lucciola:
Una biglia bianca metallica dal colore dorato del diametro di un paio di centimetri. Se gettata a terra si fracasserà come se composta di vetro, generando un immenso flash in grado di accecare più avversari. Il flash svanirà nell'arco di un secondo. [ Biglia Accecante ]

Occhio di diavolo:
Ha la forma di una biglia metallica del diametro di un paio di centimetri. Se gettata a terra si fracasserà come se composta di vetro, generando un'esplosione di piccole dimensioni capace di provocare ustioni e lesioni all'avversario. L'arma non provoca danni diretti, ma risulta comunque piuttosto versatile in duello: la deflagrazione può distrarre o infastidire gli avversari, provocando loro forti dolori. [ Biglia deflagrante ]

Bacio del Bufo:
Questa piccola biglia marrone contiene un liquido poco denso, verdognolo, che presenta dei riflessi giallastri sotto la luce del sole. Se gettata a terra si fracasserà come se composta di vetro, generando un pericoloso miasma che se inalato indurrà nausea o stordimento che perdureranno per qualche istante. [ Biglia Tossica ]

Nettare Sacro:
Se bevuto, riempie la riserva energetica del 5%. [ Erba Ricostituente ]

Puntura della mosca tsé tsé:
Mistura ripugnante studiata per essere applicata alle armi, come la frusta; per due turni gli attacchi fisici andati a segno con una precisa arma sottrarranno il 5% delle energie della vittima in più al normale danno provocato dall'offesa. Gli attacchi non avranno valenza di tecnica. [ Erba Ricostituente ]


Note: Il dialogo è stato concordato con Vorgas, anche se mi spiace non aver potuto fare lo stesso con gli altri due compagni di giocata. Come mio solito ho elencato tutte le passive e l'equipaggiamento disponibile al mio personaggio per avere un riferimento chiaro ed esaustivo a compagni, avversario e giudice.
Ci rifaremo nei prossimi turni! :D




Edited by The Grim - 13/5/2014, 19:27
 
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LordDreamer
view post Posted on 12/5/2014, 21:09




L'odore della pioggia gli era sempre piaciuto. Qualcuno diceva che durante la pioggia tutto sembrava più triste, ma per lui non era vero. Quelle tonalità grigie, l'aria che pareva rarefatta ma che ti riempiva i polmoni ad ogni respiro come dopo aver masticato della menta peperita. Quando piove tutti si rintanano, le api tornano negli alveari per non correre il rischio di bagnarsi le ali. Le volpi entrano di corsa nelle tane e si scrollano l'acqua di dosso. Col pelo ancora arruffato avvolgono i piccoli in un morbido abbraccio. Edhir non aveva da molto tempo una casa e aveva imparato a godere dell'esterno, di ciò che la natura gli proponeva, dolce come una madre, severa come un padre. Nella buona e nella cattiva sorte la natura era lì, sempre con lui, l'unica famiglia rimastagli. Al villaggio si diceva che un tempo gli elfi anziani potessero comunicare con la Natura, udirne la voce e venire a conoscenza di segreti oramai dispersi nei meandri della memoria.

Velta lo aveva portato in giro un altra volta, come un padrone guida il cane lo aveva guidato. La voce era tornata come l'altra volta, interscambiando allucinazioni di ogni tipo a dolori atroci. Parlava in maniera dolce e austera allo stesso tempo, una madre arrabbiata che non riusciva a tenere il broncio al figlio.

"Sveglia, devi andare"

Si era svegliato nel bel mezzo della notte, la testa gli doleva come se qualcuno gli stesse schiacciando le tempie e i vestiti erano zuppi di sudore. La voce riecheggiava dentro di lui, rimbombando in ogni dove.

Dopo giorni di cammino aveva visto in lontananza apparire la torre, alta spada accusatrice verso il cielo.

"Spada segno di giustizia? o di Rovina?" - Mormorò tra se e se mentre continuava a camminare

Le vesciche sotto i piedi erano scoppiate, l'acqua era filtrata negli stivali creando dentro ad essi delle piccole pozze che risuonavano ad ogni suo passo. L'acqua lo avrebbe lavato, gli avrebbe tolto quel puzzo ma quell'acqua non era normale, era nera e rendeva l'aria pesante. Provò a respirare a pieni polmoni per sentire quella sensazione che tanto gli piaceva, ma non sentì nulla. Il buio era calato sull'Eden, solo la voce ora lo guidava attraverso la pioggia che oscurava l'orizzonte.
Mentre era ancora lontano vide ai piedi della torre un gruppo di uomini, apparentemente guidati da una donna. Una donna in armatura, una donna a cavallo, fiera ed era chiaramente lei che guidava il gruppo

"Amici o nemici?"

Si avvicinò con cautela, non fu particolarmente difficile per lui celarsi agli occhi della mandria che la donna, o Velta aveva radunato ai piedi della torre. Vide la donna ergersi sul suo destriero, le sue labbra si muovevano, sembrava stesse urlando, ma il picchiare della pioggia gli fece udire pochi stralci di discorso.

"Ricordo che vi fu un tempo dove il Sorya era un oscuro antro di tenebra ai confini del mondo"

"Forse un tempo è con il nome di Dama Bianca che voi la conosceste"

"Non è affatto la culla di ogni vostro desiderio. Non è la scala per l'immortalità.
Quella è solo e solamente la nostra prossima battaglia"


Udì poche parole del discorso che fece, ma quelle giuste per fargli sorgere in mente tante domande, come piccoli funghi che escono dopo la poca acqua caduta nel sottobosco filtrata dalle chiome degli alberi.

"La dama bianca?"

Ogni volta che aveva udito quel nome esso era seguito da leggende ma le leggende di solito ben poca verità nascondono dietro di esse.
La torre emise degli strani lamenti, cupi, gravi, come il brontolio di uno stomaco in pietra. L'aria sembrò vibrare intorno a lui, e tutto si ammutolì, quattro creature mastodontiche si staccarono dalla torre.

Il discorso della donna lo aveva convinto, o per lo meno gli aveva dato delle valide motivazione per voler entrare in quella torre, parlare con la donna in armatura.
Le creature bloccavano l'entrate e Edhir dubitava di poter entrare nella torre senza essere visto da esse.

"Cartomante..."

Si girò di scatto, due individui erano usciti dal bosco, uno cavalcando con la lancia in mano, una Vena. L'altro sembrava appena uscito da uno di quei circhi in cui pure Edhir aveva "lavorato" uno di quei personaggi ambigui talmente abituati a tenere una maschera che neanche loro sanno più quando la stanno usando e quando no. Non parvero vederlo, li osservò, udì le loro parole.

"Forse dovrei combattere con loro..."

L'idea gli balenò per la mente come un fulmine che irrompe in una bella giornata. Un tuono ruppe il suo pensare, riportandolo alla realtà, le persone iniziavano a muoversi. Le armature, le armi creavano un concerto metallico che andava a mescolarsi con i rumori del temporale in una grande sinfonia dai toni gravi e potenti.
Edhir li seguì dalle retrovie, non era stato l'unico a farlo e non sarebbe stato difficile confondersi tra di loro. Avrebbe seguito "il cartomante" e quell'acrobata, li avrebbe aiutati a combattere la creatura se fosse stato necessario ad entrare nella torre, a rispondere alle proprie domande.
Ma mentre camminava un'altra domanda gli sorse in mente

"Perché Velta ci ha portati qui?"

 
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view post Posted on 13/5/2014, 14:26
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À
lfar era seduto sul ramo di un albero, appena fuori dal gorgo, a godersi un po’ di quella natura che a tratti lo affascinava e ad altri lo atterriva.

Le memorie dello scontro contro il drago erano ancore pulsanti e vivide nella sua mente. La sensazione di impotenza davanti al demone fuso con la montagna…il crollo. Tutto si riavvolgeva e si dipanava ritmicamente, come una coperta che avvolga un sonno tormentato.

Le parole di Ashardalon, che preannunciavano una sorte buia per la terra che li ospitava…la sparizione del Kishin…era tornato da qualche tempo al Sorya, ma continuava a restare spiazzato dal ricordo della battaglia tra Ombre e Molti. Quando gli esseri che aveva combattuto fino a poco prima, avevano preso posto tra i suoi commilitoni esausti e l’orda di striscianti famelici aborti rianimati…

Scosse la testa, scacciando i pensieri cupi da cui una voce fin troppo nota lo aveva distratto. Inequivocabile. La voce di mille voci, che lo aveva trascinato a quel Gorgo famelico, ora sembrava chiamarlo altrove. Scese dal ramo sui cui era appostato e vide l’intero Sorya procedere spedito verso il punto del richiamo. Si accodò alla marcia, cercando nel passo di Beelär un minimo di stabilità contro il caos di quelle voci dissonanti nella sua mente…


[…]



"Ricordo che vi fu un tempo dove il Sorya era un oscuro antro di tenebra ai confini del mondo
Dove l'Edhel riecheggiava dei sussurri di un mondo sotterraneo nero e desolato. Dove l'orrore dominava le menti infestando tanto le notti quanto i giorni di tutti.
E dove il Sogno fuggiva, ferocemente braccato dagli incubi più terrificanti.
E ricordo una donna, una creatura la cui potenza era pari solo alla sua più genuina e inarrestabile pazzia. Chiamata dalle Ombre Madre. Acclamata dagli uomini Salvatrice
"Eitinel"
"Forse un tempo è con il nome di Dama Bianca che voi la conosceste,
ma oggi è con il suo vero appellativo che io ve la presenterò per quello che sarà il suo ultimo atto, il suo canto del cigno.
Da questo momento in poi, lei è e sarà per sempre
il Passato"
“Abbandonate le false credenze, i miti bugiardi.
Quella…
Non è affatto la culla di ogni vostro desiderio. Non è la scala per l'immortalità.
Quella è solo e solamente la nostra prossima battaglia"



L
a torre si stagliava di fronte all’esercito, mentre il discorso di Lady Alexandra affondava nel cuore di Àlfar come una lama. Avrebbe combattuto fino all’ultimo respiro. Lo avrebbe fatto, se non altro, per far tacere per sempre quella voce che lo straziava nei suoi incubi più neri.

Quale incubo, però, era più tetro della giornata in cui avrebbero dato l’assalto alla torre? Regina, tu comanda, noi saremo la tua spada ed il tuo vessillo. Si disse lo sciamano, volgendo lo sguardo al cielo tempestoso e alla torre e alla Regina. E poco si curava di quella pioggia che, come la pece che lo aveva avvolto in quel fiume non troppo tempo prima, scendeva fitta e implacabile e lordava della propria nera impronta tutto ciò che toccava…persino il pelo lucente della sua armatura era coperto di quelle tracce col catrame. E vide la lancia, vide il Cacciatore che la impugnava, vide in lui il vessillo della volontà della Regina: non capiva perché, né ricordava di aver mai visto quell’uomo, eppure sapeva…sapeva che quell’uomo era stato scelto, aveva combattuto per il Sorya. Decise di seguirlo.


[…]



G
li ci volle un po’ per uscire dalla folla radunatasi al discorso della regina, tanto che temette di aver perso il Cacciatore. Tuttavia, appena superato il fianco della mole agitata e urlante, lo vide dirigersi verso uno degli ingressi. Si affrettò a seguirlo, accelerando il proprio passo per non perderlo di vista ulteriormente.

Una seconda figura, molto più titubante e confusa, lo precedette nell’approcciare l’uomo con la lancia. Dal dialogo che seguì l’incontro solo pochi estratti giunsero all’orecchio di Àlfar, ma era chiaro che i due si conoscevano. Tuttavia i due erano completamente diversi nell’atteggiamento: il primo era sicuro di sé e concentrato sulla torre, tanto da sembrare quasi distaccato dal resto del mondo, il secondo invece era ben più agitato e concentrato sull’aver ritrovato una figura di riferimento…buffe persone, eppure non sono certo figure secondarie… – Emerse dal caos avvicinandosi ai due. Stava per attirare la loro attenzione quando qualcosa di ben più grosso richiamò tutti all’attenti. Una grande bestia, giunta a guardia della torre…

“Potrebbero farvi comodo un paio di braccia in più” – Proferì sovrastato dal verso ferino di quella creatura. – “Aiuterò come meglio posso…la porta ci aspetta!”

Con una determinazione tirata fuori da chissà dove, impugnò Bèrral e tre lucidi spilloni. La frusta, risvegliata dal richiamo della battaglia, rizzò le proprie spine.

Era ora di ballare.



Scheda Tecnica

CS: Àlfar 1CS Destrezza / Ùlfer 1CS Forza
Status Fisico: 16/16
Status Mentale: 16/16
Energie Residue: 100%

Equipaggiamento:

- Bèrral
- Spine di pesce (20/20)
- Sangue del Drago (Braccio sinistro)
- Armatura del Lupo (Completa)
- Tunica di Ragno (Braccio sinistro + Tronco + Gamba sinistra)

Passive:

- Razziale;
Presenza angelica ~ Allo stesso modo dei demoni, gli Avatar di stampo angelico non possono nascondere totalmente la loro presenza, pur mischiandosi con gli esseri umani e viaggiando tra loro e per le stesse vie. Le altre razze, infatti, percepiranno sempre qualcosa di sbagliato in loro, qualcosa di differente, ed è per questo che gli angeli incutono negli esseri innanzi a loro un innato timore reverenziale, purché questi non siano angeli stessi, e che siano di energie pari o inferiori all'agente.

- Bèrral;
Bèrral ha una trama di un verde acceso e luminescente che l'attraversa da un capo all'altro. In battaglia, da questo disegno complesso, sorgono piccole spine di pura linfa primordiale: rese solide dalla magia, si staccheranno all'urto con il corpo dell'avversario e rimarranno ferme sotto la pelle. Alcune di esse rilasceranno delle spore e faranno crescere muschio sulla parte colpita. Il danno causato da queste piccole manifestazioni magiche si aggiunge al danno fisico della frustata.


Attive:



Altro:

- /

Riassunto e Note:

Non c'è molto da dire...ma di sicuro farò molto meglio nei prossimi post :D


Legenda Dialoghi:

- "Parlato Àlfar"
- "Parlato Ùlfer"
- Pensato Àlfar
- Pensato Ùlfer
- "Parlato Alexandra/PNG"


 
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view post Posted on 16/5/2014, 18:03
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Ad Extirpanda IV



Tump. Tump.
Fate uscire i
Mostri.


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Finalmente.
Aspettava quell’occasione da sempre. L’aveva desiderata così tanto da sognarla, ogni notte, con sempre più cupidigia nell’animo. Forse “sempre” non è nemmeno la parola esatta, perché in fondo nell’Abisso non aveva mai conosciuto il tempo, il suo concetto ed il significato che ne deriva. Ciò non significa che non esistesse un Tempo, nell’Oneiron; semplicemente era diversa la misura della sua importanza, misura che lo Spettro non aveva mai realmente condiviso. Per lui vi era solamente il presente, ed il presente stesso non era che un continuo divenire, un mutamento costante ma irregolare, una linea dalle infinite diramazioni che, semplicemente, passava – passato – e diveniva – futuro –. Era oltremodo raro che riuscisse a collocare un evento o addirittura sé stesso all’interno di una linea temporale, perché – diceva – era troppo stretta per una creatura come lui. Si sentiva un viaggiatore, forse un velocista del nostro tempo, quel tempo che scandisce le generazioni e limita l’espressione delle volontà, quel tempo che distrugge e crea a suo piacimento. Lo stesso tempo che lo aveva condannato all’Abisso dell’Oneiron. Aveva già visto il mondo di luce, Khreel. Non se lo era lasciato raccontare, non amava che le informazioni che voleva ottenere potessero passare per terzi – inoltre nessuno, nemmeno nell’Abisso, avrebbe osato rivolgergli parola – e così era fuggito, semplicemente, aveva demolito per qualche secondo le barriere tra il Sogno e la Realtà, ottenendo così il privilegio di guardare l’altra faccia della medaglia e stupirsi della sua inutilità. Cosa ci trovavano, gli abitanti dell’Abisso, in quell’ammasso di Luce e in quegli stupidi individui mortali? Avrebbe potuto distruggerli facilmente, uno dopo l’altro, si sarebbe potuto impossessare di quel mondo e dominarlo come un Re, ma che senso avrebbe avuto? Lo Spettro non riconosceva sé stesso in una figura degna di questo titolo, perché egli poteva essere chiunque e non essere nessuno allo stesso tempo.
Una smorfia di disgusto si dipinse sul suo volto, gli occhi coperti dall’enorme piastra metallica che da sempre indossava, sfoggiandola come fosse una sorta di trofeo. In realtà, non era altro che, per l’appunto, metallo fuso che lo Spettro aveva trovato proprio nel mondo della Luce, dopo aver provato ad intravedere la sua immagine in uno specchio d’acqua. E quando si accorse che l’acqua non rifletteva immagine alcuna, allora coprì parte del suo volto con il metallo. Col tempo, nell’Abisso, il metallo aveva preso caratteristiche conformi al mondo che lo Spettro abitava, divenendo un tutt’uno con l’Oscurità. Da quel momento egli comprese che non era, a conti fatti, nessuno; la maschera, però, gli avrebbe permesso di essere chiunque. Bastava solo desiderarlo e per incanto il suo volto assumeva le sembianze dell’essere che lo Spettro desiderava. Una forma di attestazione, certo, ma anche una rivendicazione di identità.
Ecco perché tutti, nell’Abisso, erano spaventati da Khreel. Temevano potesse rubar loro l’identità.

« Finalmente potrò fare ciò che avrei voluto fare tempo fa,
mortali.
»

I quattro guerrieri non lo avrebbero nemmeno visto arrivare, semplicemente li avrebbe sfiorati tutti, in una frazione di secondo, correndo così velocemente che l’aria stessa sarebbe divenuta tagliente a tal punto da lacerare i corpi dei Leoni di Alexandra. Leoni, nevvero, che Khreel considerava dei semplici cuccioli. Lentamente questi si sarebbero inoltre accorti che i tagli del vento avrebbero provocato loro delle strane escoriazioni sul viso, inizialmente inermi, ma che successivamente li avrebbero fatti gridare di dolore. Avrebbero sentito il volto bruciare, gli occhi sanguinare ed, incapaci di respirare, semplicemente sarebbero morti dopo poco.
Riapparve dopo qualche secondo davanti ai loro occhi. Lo avrebbero visto come un'enorme ombra pronta a divorarli.

« Distruggere la Luce. »




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Capacità Straordinarie: 4 (2 Ingegno/2 Volontà)
Consumi: Basso (4) - Medio (8) - Alto (16) - Critico (32)

Energia: 68% (100 - 16 - 16)
Stato Fisico: Ottimale (100%)
Stato Psichico: Ottimale (100%)

Passive:

• Influenza psionica passiva di terrore.
• Difesa da passive psioniche.
• Le tecniche ad area non dimezzano il danno.
• Khreel appare come un essere incorporeo, più difficilmente localizzabile.
• Passiva di I, II, III livello dell'Illusionista.

Attive:

Prendimi, se ci riesci. Variabile fisica offensiva di spostamento veloce che genera sferzate di vento tagliente, a consumo Alto. Utilizzata ad Area.

Brucia! Il vento rilascia delle spore velenose che andranno ad aprire piccole escrescenze sul volto del nemico. Utilizzata ad Area. E' una tecnica psionica di consumo Alto, che fa danno diviso per due turni - il danno è psionico -, se non difesa - danno Medio entrambi i turni -.

Riassunto:
Benvenuti.
Khreel si manifesta a voi come un'enorme ombra che subito scatta in mezzo a voi, provocando folate di vento taglienti grazie alla variabile offensiva a consumo Alto; ad ognuno di voi Khreel darà anche un veloce colpo di frusta, mentre corre - quindi dovrete affrontare anche un attacco fisico ciascuno -. Immediatamente dopo, utilizza "Brucia!" per cercare di avvelenarvi. Vi ricordo che le tecniche ad area non dimezzano il danno, grazie alla passiva.

Termine fissato per il 21 Maggio alle ore 19:00.
A voi!


 
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Vorgas
view post Posted on 19/5/2014, 11:16




Fiato di fiera, pioggia di fuliggine,
il canto si stona per la speranza perduta.
Avanza sulla terra come fiera ruggine,
divora la luce nell’ombra caduta.




Gli occhi di Jethro si spalancarono davanti al tetro spettacolo.

La torre, il desiderio, la speranza, tutto cominciò ad animarsi in quell’oscura bufera che forte batteva sulla zona, feroce mandria di bestie immonde. Il fischio del vento era ululato angosciante, la pioggia nera pianto dei demoni. Piccolo davanti a quell’ascendere d’ombra, restò immobile ad osservare l’inevitabile compiersi degli eventi. Sentì la torre muoversi come viva, sentì il desiderio spronarlo ancor più a varcar la soglia della sua pietra, sentì la speranza abbandonare ogni cosa. Un’ombra d’un nero abissale si formò silente davanti a loro, nessun lineamento per descriverla, nessun colore per associarla, soltanto una macchia oscura che velocemente s’alzò nutrita dalla torre stessa. Muta nella sua perfetta oscurità, la sua comparsa investì il giovane d’un sentimento greve, la sua anima sembrò distendersi a terra schiacciata da quel profilo oscuro.

"Abbandonate le false credenze, i miti bugiardi."
Una voce allentò lo sgomento di Jethro, volse lo sguardo nella direzione vedendo un manipolo d’uomini a cavallo. In testa a loro una donna, fiera nel portamento e nel tono, Regina fiera d’esser li a dar battaglia. Ma a cosa?
"Quella"
Indicò la donna con disprezzo, gli uomini alle sue spalle non sembrarono così convinti come lei eppure dal loro lividi volti, poteva trasparire la volontà di continuare quell’avanzata, per dedizione o per situazione, poco importava. Il loro obbiettivo era la torre, ogni persona in quel luogo desiderava la torre.
"Non è affatto la culla di ogni vostro desiderio. Non è la scala per l'immortalità.
Quella è solo e solamente la nostra prossima battaglia"

L’animo degli uomini sembrò esplodere a quelle parole, la donna teneva la spada con forza puntando al nemico davanti a loro. Cumolo composto di pietra, magicamente eretta senza che questa nemmeno oscillasse. Come se da sempre fosse lì, immutabile ancor più delle ere, ritrovo di uomini in cerca di qualcosa. Quindi quello era il male? Un’aberrazione di giustizia e conoscenza che aveva trascinato tutto quegli uomini per combatterla o per salvarla? La mente di Jethro venne presa d’assalto dall’incertezza, chi poteva voler salvare il male? Si meravigliò dei suoi pensieri, non ne comprendeva il motivo, ma soprattutto non capiva il suo ruolo in quell’evento. Sentì soltanto la necessità di entravi, necessità di comprendere perché quello era l’unico modo in cui sentiva d’esistere davvero.

Tutto venne interrotto in una sferzata di nero vento, i dubbi, le certezze e il fato, picchiarono con decisione l’ennesimo colpo alle carni stanche.

Nemmeno si rese conto di ciò che successe.
Sentì soltanto il suo corpo sbalzato lontano da una forza indescrivibile, un vistoso taglio si aprì quasi per incanto sul suo petto, il sangue schizzò ovunque sostenuto dal vento di tempesta che imperversava. Non uno ma ben due colpi arrivarono, il secondo più blando ma pur sempre forte alla schiena, facendo rimbalzare Jethro in avanti per un istante e lasciandolo cadere subito dopo. Non capì, seppur il dolore non ottenebrò la sua lucidità non comprese come tutto ciò che accadde. Soltanto una cosa lo fece sobbalzare, dando un piccolo indizio per quell’enigma irrisolvibile. L’ombra era scomparsa, come era venuta ora non più torreggiava con la silente presenza su di loro. Che fosse l’ennesima illusione? No, e furono i fatti a mostrarlo.

«Distruggere la Luce.»

Questa tornò a formarsi possente ormai in mezzo a loro, il suo corpo nero opaco non poteva esser paragonato a nessuna creatura esistente, informe e senza alcun tratto se non quello d’un essere pronto a divorar ogni cosa. Balzò in piedi grondante di sangue, la mano corse rapida all’elsa di Shahrazād facendola scorre dalla cinta. I particolari cremisi si mescolarono con il sangue dell’acrobata, l’essere era lì, davanti a lui. Difficile sarebbe stato comprendere se veramente esistesse, l’aspetto incorporeo dava quasi l’impressione che la creatura non fosse presente, ma quel possente manto ombroso la rendeva tanto reale da crear sconforto nella mente dell’acrobata. Il suo volto cominciò ad ardere, avvolto da un improvviso dolore mai provato, con la mano libera si toccò la faccia scoprendo che su di essa alcune escrescenze si stavano formando. Schifosi lembi di pelle marcia, spinsero dai pori cutanei di Jethro, con fiera putrescenza cominciarono a mostrarsi al tatto del giovane, i lineamenti perfetti vennero deturpati da quel tripudio di pustole. Le iridi grigie guardarono l’ombra con decisione, sentì d’esser stato offeso ancor più di quello che credeva.

«Cartomante, aiutami ad entrare in quella torre…» Tale fu la convinzione del tono di Jethro che la protuberanze formatisi sembrarono regredire, anche se di poco. Dentro di lui sentì un rinnovato senso di coraggio, anche se il suo animo era costantemente irrequieto per la presenza, prese una decisione fondamentale. «…aiutami a comprendere chi infesta la mia mente con il nome di Velta. Ti sarò debitore.»

Fu l’ultima parte a conferir l’aspetto fiero all’acrobata, la mente sconvolta vide soltanto la strada della lotta per raggiunger le certezze che cercava. Ancora avrebbe lottato, ancora la sua lama avrebbe ucciso, ancora per cosa? Stavolta per la comprensione, perché dentro il granito della torre stava la verità e lui l’avrebbe presa con entrambi le mani, bevendone il mosto rigenerante. Già la prima volta Velta aveva sussurrato al suo orecchio mostrando il volto velato, ora Jethro desiderava vederne i lineamenti per aver risposte.
Attorno a lui notò la comparsa di altre figure, anch’esse colpite o meno dalla furia dell’ombra. Non si preoccupò, non era importante quanti sarebbero stati a combattere quell’abominio, l’unica necessità era avanzare. Scattò rapido verso l’ombra, dalle sue spalle sentì mormorare parole incomprensibili. Vide un laccio in cuoio partire diretto all’ombra, questo passò poco distante da lui, un attacco da parte di un suo “alleato” probabilmente, ad affiancarlo una terza persona che come lui correva in contro al mostro. Jethro avrebbe affrontato l’ombra a viso aperto, l’avrebbe affrontata con fiera potenza, spingendosi sino al necessario per passar oltre quel crudele destino. Con un’elegante movenza, fece un balzo in avanti compiendo una piroetta e cercando di superare la figura con l’acrobazia. Quando fu sopra la testa dell’essere, tentò un colpo con la sciabola diretto a quello che doveva esser il collo, la lama rossa vibrò nell’aria con uno stridio fastidioso. Gli occhi di Jethro furono un poco incerti, più s’avvicinò al suo bersaglio, più il suo corpo lo confondeva. Diede colpa all’angoscia che questo trasudava, eppure quella massa d’ombra informe lo rendeva incerto sul come colpire. Nessuna anatomia conosciuta poteva aiutare, ma dentro di lui seppe che non quello era il problema. Ciò che preoccupava l’acrobata era la consistenza stessa dell’essere. Come poteva un’ombra prender forma? Questa è soltanto la proiezione di qualcuno o qualcosa, la figura nera che si piega alla luce del sole. Eppure davanti a lui poteva vederla, poteva sentire quel atmosfera pesante dalla sua comparsa. Di chi era quell’ombra? La risposta forse mai l’avrebbe avuta, i pensieri fluirono perdendosi nell’area quando la sua lama cominciò a fendere l’etere.

Come l’acciaio avrebbe tagliato l’ombra?



≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈

Corpo: Lacerazione al petto (Alto) Contusione alla schiena (Basso) Danni: Alto + Basso
Mente: Deciso Danni: Basso
Energia: 70% (100 -10-20)
Capacità Straordinarie: 2 Velocità +2 Maestria con le Armi = 4CS


Equipaggiamento
Shahrazād أموري [Sciabola] (Impugnata - Mano dx)
Falco Nero [Pistola] 5/5
Coda pensile [Arma Naturale]

Stridio [Biglia Dissonante] 1/1

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; Equilibrio pressoché perfetto; Insensibilità al dolore fisico

Attive
Pergamena "Mente Vigile" (Medio) - Abilità personale I (Alto)

Quando la dea arrivò nel mezzo dei cavalieri di Chiarroccia, questi vennero attratti inevitabilmente dall'aura candida e angelica che da essa traspariva, lasciando che la loro mente tracollasse in quella luce. Illuminati da essa, decisero di dedicare la loro vita a quell'essere che li aveva baciati, lasciando ogni fede pregressa e dimenticando le loro origini. Non fu così per gli Esuli, in essi la fedeltà al re è tanto salda che non solo dissipa qualsiasi altro mito, ma li rende forti e pronti a combattere per difendere quel credo che da sempre muove le loro azioni. Ecco infatti che essi potranno distogliere lo sguardo e tornare alla realtà, davanti ai raggiri più semplici oppure affievolire, il potere di quelli più complessi. Quando ciò avverrà, quei frammenti illusori che son stati sanati, lasceranno che il pensiero degli uomini razionalizzi ciò che veramente accade, rendendoli più coscienti e per questo pronti a combattere chiunque mini alla loro fede. La loro precisione nel colpire sarà aumentata, sarà infatti la fede nell'unico re-dio, a guidare la loro lama o il loro arco, che con maestria, cercherà di colpire chiunque sia la fonte di quel malessere mentale. [Pergamena “Mente Vigile” 2 CS Maestria con le Armi]

Non soltanto di movimenti articolati e di pose innaturali è fatto il corpo di Jethro, egli infatti, dopo le lunghe sessioni di esercizi e dopo aver trovato il suolo con il viso più volte, è riuscito a comprendere come concentrare la sua forza in pochi movimenti, o in uno soltanto, per ottenere la massima potenza dal suo corpo. Tale potenza non si trasmetterà in modo plateale e arrogante, l’arte del corpo necessita di svariati particolari nascosti all'occhio dello spettatore, lasciando che questo si goda soltanto il finale e non la lavorazione. Jethro riuscirà a concentrare la sua forza e la sua velocità in un’offensiva fisica, imprimendo un quantitativo di energia a suo piacimento. L’attacco che verrà portato non avrà nessuna caratteristica particolarmente appariscente anzi, a tutti gli effetti sembrerà un semplice attacco fisico se non per il sottile stridio che lo precede. La vera potenzialità si mostrerà su ciò che viene colpito, infatti dalla lama verranno rilasciate delle vibrazioni potenti, motivo dello stridio precedente al colpo. Se queste colpiranno una casa o un muro potrebbero generarne il crollo, mentre se andranno a colpire un corpo vivente, provocheranno dei danni agli organi interni in base alla potenza impiegata nel colpo. Tale è la potenza di un acrobata, in grado di concentrare la sua forza in un unico movimento, senza che ve ne resti traccia, ma sconvolgendo profondamente qualunque cosa venga a contatto con il suo corpo. [Abilità Personale I]

}●{

Sunto

La scena comincia con la comparsa dell'ombra in lontananza, Jethro viene "distratto" dalle parole di Alexandra e per questo non considera inizialmente l'ombra, pur vedendola.

Subisce il primo assalto di Khreel, la sferzata di vento (Danno Alto) e il successivo attacco fisico che lo colpisce alla schiena (Danno Basso). Quando poi l'ombra si manifesta e scatta la tecnica psionica, Jethro attutisce il danno con Mente Vigile (Medio - +2CS Maestria con le armi), facendo regredire un poco le protuberanze spuntate sul suo volto ma senza farle scomparire (Danno Basso). Riacquistata la fiducia necessaria per attaccare, dovuta anche ad una maggior consapevolezza di forza, Jethro cerca di raggiungere la testa della creatura con una piroetta in avanti (supportata dalle abilità del talento) e tenta di decapitare la figura usando l'Abilità Personale I (Alto) la quale se andata a segno, causerebbe una forte vibrazione all'interno del "corpo" dell'ombra, con le relative conseguenze.

Note

Specifico che tutti gli attacchi descritti sono stati concordati con gli altri partecipanti della giocata, in modo che non interferiscano tra di loro ^^
 
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Ad Extirpanda
“Assalto alla torre”
Il vento nero brucia lo sguardo di chi osa



Muore la luce nella pioggia fitta.
Cala l’ombra sulla terra afflitta.

È il Vaso di Pandora.
Lo scrigno spezzato.

La Torre è aperta, la luce vi entra.
La Torre è risorta, l’Ombra ne evade.

Il Lupo abbaia furioso.
Ruba le ali.
Affronta il vento.




L
e foglie, che coprivano la terra schiacciate dalla pioggia di pece, si sollevarono in un leggero sbuffo. La forza del vento si abbatteva sul suo corpo. Progressivamente sentì l’aria sfilare sul suo corpo sempre più fina, sempre più affilata.
Sentì la pelle lacerarsi lungo gambe e braccia, rannicchiandosi istintivamente su se stesso.
Chiuse gli occhi.
Nella sua mente si ripropose limpida l’immagine di una serpe, avvolta nelle proprie spire.
L’energia fluì uniforme lungo le vene di Àlfar, rapidamente impregnò il sangue dello sciamano e scaturì sotto forma di dure ed elastiche scaglie su tutto il corpo.

Il vento sferzava il guscio.
Le lame di vento scivolavano lungo le squame.
Ogni colpo lasciava una piccola fessura, ogni fessura liberava uno spiraglio di luce. Finché alla fine il muro chitinoso cedette alle pretese dell’aria: una pelle trasparente e sbrindellata si strappò da ciò che aveva protetto, rivelando una bianca figura. Ùlfer si rialzò, mentre un corpo solido simile ad una frusta si abbatteva sulla sua schiena, protetta dalla pelle di lupo e dalla tela di ragno. Sentì la pressione del colpo spingerlo in avanti, avanzò di un passo per non crollare.

L’ombra si stagliava tra il piccolo gruppo e la Torre. Entreremo. Non puoi impedircelo. Noi passeremo oltre! – Un violento colpo di tosse lo scosse da dentro, mentre un improvviso e caldo dolore gli pervase la faccia: sulle ferite erano cresciute delle vesciche. Il dolore era accecante.

Spore…?

Cercò di ignorare il dolore provocato dal pulviscolo. Il Guardiano della Torre era appena visibile in quel caos: sembrava un’illusione generata dal vento nella pioggia battente. Doveva pensare in fretta, prima che quel vago attimo di solidità svanisse nel nulla.
Un assalto frontale sarebbe stato un suicidio, né poteva pensare di aggirarlo ed essere ignorato in un eventuale toccata e fuga verso la torre. Intanto uno dei due individui che aveva seguito – quello che lo sciamano aveva visto più titubante – aveva preso l’iniziativa. E si era scagliato verso il demone in un assalto Frontale. Alla fine l’unica via di fuga passa attraverso quell’ombra…se riuscissimo a sottomettere il Guardiano… “Lungo braccio del giudizio, sottometti il tuo nemico, la serpe ti sia guida!” Scattò avanti e fece guizzare la frusta: i denti acuminati di Bèrral fremettero mentre una sferzata di luce verde accesa si riverberava lungo il corpo sinuoso della frusta. L’immagine di un serpente pronto ad asfissiare la preda nelle proprie spire si dipinse nella mente e nel gesto dello spirito dalle trame blu.

Puntava agli arti anteriori del guardiano, avrebbe bloccato il mostro dando agli altri presenti il tempo e l’apertura necessari a portare a segno i propri attacchi. Solo il cacciatore era rimasto indietro…L’apertura è anche per lui. La sfrutterà a modo suo…

“Ci vedi Velta? La scalata comincia ora! Arriviamo!”



Scheda Tecnica

CS: Àlfar 1CS Destrezza / Ùlfer 1CS Forza
Status Fisico: 14-/16 (Tagli di entità Media sulla pelle + Livido di entità trascurabile sulla schiena)
Status Mentale: 14/16 (Vesciche e calore diffuso di entità totale Media)
Energie Residue: 100 - 10 - 20 = 70%

Equipaggiamento:

- Bèrral
- Spine di pesce (20/20)
- Sangue del Drago (Braccio sinistro)
- Armatura del Lupo (Completa)
- Tunica di Ragno (Braccio sinistro + Tronco + Gamba sinistra)

Passive:

- Razziale;
Presenza angelica ~ Allo stesso modo dei demoni, gli Avatar di stampo angelico non possono nascondere totalmente la loro presenza, pur mischiandosi con gli esseri umani e viaggiando tra loro e per le stesse vie. Le altre razze, infatti, percepiranno sempre qualcosa di sbagliato in loro, qualcosa di differente, ed è per questo che gli angeli incutono negli esseri innanzi a loro un innato timore reverenziale, purché questi non siano angeli stessi, e che siano di energie pari o inferiori all'agente.

- Bèrral;
Bèrral ha una trama di un verde acceso e luminescente che l'attraversa da un capo all'altro. In battaglia, da questo disegno complesso, sorgono piccole spine di pura linfa primordiale: rese solide dalla magia, si staccheranno all'urto con il corpo dell'avversario e rimarranno ferme sotto la pelle. Alcune di esse rilasceranno delle spore e faranno crescere muschio sulla parte colpita. Il danno causato da queste piccole manifestazioni magiche si aggiunge al danno fisico della frustata.


Attive:

- Forma selvatica; Lo sciamano entra in comunione con la natura, tramutando parzialmente il proprio corpo in modo da difendersi al meglio. Consumo: Medio (360°)
Tramite una forte connessione con il mondo animale, Àlfar ha imparato ad emulare le caratteristiche di alcune creature: potrà sfruttare la propria magia per creare un esoscheletro di scaglie e squame, che lo difenderà da un quantitativo di danni pari a Medio anche a 360°. Gli sarà sufficiente richiamare nella propria mente l'immagine di un drago o rettili più comuni, per sviluppare questa corazza. Le escrescenze così generate verranno poi mutate come la pelle di una serpe. La natura di questa tecnica è magica e costituisce una difesa fisica.


- Abbraccio della natura: Il druido attacca l'avversario a mani nude, sfruttando solamente le sue unghie e lacerandone le carni. Consumo: Alto
Un bagliore iridescente trasmuta le unghie, rendendole visivamente simili a veri artigli ferini. L'attacco, sempre e comunque di natura fisica: infliggerà un danno Medio sull'impatto, lacerando la carne e causando profonde ferite che debiliteranno l'avversario con un secondo danno Medio nel turno successivo.


Altro:

- /

Riassunto e Note:

Àlfar subisce un Medio dalle lame di vento prima di attivare "Forma selvatica"...Nel mentre, effettua lo switch con Ùlfer e si difende dall'attacco fisico con 1CS in forza e due strati di armatura. Visto che non ha difese psioniche, non può fare a meno di ciucciarsi tutto il medio del primo turno di "Brucia" ^^" quindi usa "Abbraccio della natura" per tentare di bloccare i movimenti di Khreel.

Il post è breve. Ma la mia testa è in blocco totale...518 parole...la prossima volta farò meglio!


Legenda Dialoghi:

- "Parlato Àlfar"
- "Parlato Ùlfer"
- Pensato Àlfar
- Pensato Ùlfer
- "Parlato Alexandra/PNG"


 
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The Grim
view post Posted on 21/5/2014, 17:54





Ad Extirpanda ~
Battaglia sul versante settentrionale

Danza delle ombre






Un piccolo corteo si affollava alle spalle dello stregone, un pugno di uomini che vedevano forse in lui un capo o una guida. Ma non era stato lui a rapire quegli uomini, non le sue parole o i suoi discorsi, che per l'appunto non aveva fatto. Era bastato far sgusciare fuori dal mantello la sua Vena di Granito, ed ecco comparire seguaci e fedeli come fosse la reliquia di chissà quale santo. La sua cappa azzurra per loro era una bandiera più che valida da seguire, e non poteva certo biasimarli. La torre in alto svettava tetra e quella pioggia densa e nera cadeva fitta come un torrente, le cime degli alberi erano scuri e insomma tutto sembrava voler rabbuiare i cuori e gli animi. E di fronte a tanta oscurità chi non si appiglierebbe al primo bagliore di speranza, per quanto tenue fosse?

Sbagliavano a fidarsi di lui, perché il Cartomante più che la fortuna attirava il Fato, nel più plumbeo dei suoi significati. Seguire le sue orme significava andare a cercare guai e imbattersi in bestie terribili come il titano d'ombra del Gwathlàiss o gli orrori dell'Ade e dell'Olimpo. E benché lui fosse ancora in piedi ed in salute, tanti erano morti di coloro che l'avevano seguito, quasi per salvare lui si dovesse sacrificare un altro. Essere rinomato come uno dei più cacciatori più efficaci dell'Eden non cambiava questo dettaglio. Saper togliere la vita e saper difendere gli altri erano due questioni ben diverse, e per quanto potesse essere orgoglioso della prima, aveva da imparare la seconda. Pensieri simili non avevano mai turbato Jace, ma da qualche notte a questa parte erano il suo cruccio maggiore, nato lontano della luce, in uno stanzino ben coperto.

Z18bS

Quello che riuscì a cogliere - un guizzo nero più o meno - fu bastevole. Non con gli occhi, ovviamente, ma il senso del magico - come lo stregone amava chiamarlo - gli indicò una massa informe, densa e nera più del catrame, guizzare dritto verso il suo contingente, più rapida di un falco pellegrino. Forse era una delle tante ombre dell'esercito di Thywill, o qualcosa di completamente diverso, non aveva alcuna idea di cosa si sarebbe trovato ad affrontare. Non sarebbe stato il suo bocconcino prelibato, qualcosa da spezzare sotto zanne d'acciaio e artigli di di onice, no, reagì come un fulmine. S'ammantò delle stesse ombre che si addensavano sotto quei cedri, e si fece lieve e sottile, eseguendo i passi della danza del cobra nero, scivolando oltre quella massa nera. L'aria vibrò accanto a lui, come attraversata da un colpo di balista o qualche altro grosso dardo, e le sue mani si strinsero ancor con più fermezza sull'asta della lancia. Vide una coda muoversi verso le sue caviglie, in un'ampia spazzata decisa a gettarlo a terra troppo lunga per essere schivata, e allora si fece coraggio: piantò l'arma a terra e con quella si diede la spinta per saltare oltre. Atterrò piegando le ginocchia, lasciando che fossero loro a reggere l'urto con il suolo e si voltò, certo di essere illeso. Si stava sbagliando: il suo viso prese a bruciare, arso da fiamme invisibili. Era come avere un fuoco sul volto ma non riusciva a coglierne nemmeno un barlume, nemmeno la più piccola scintilla. Inutile fingere di essere forti, investirsi di superiorità: Jace urlò di dolore, senza alcun ritegno o timidezza. Diede voce a quel fuoco che lo consumava e al contempo incendiava il suo cuore facendo accrescere il suo furore.

Il suo cuore prese a battere un ritmo incessante, come se nel petto avesse una tempesta o un tamburo. Non era calmo, non lo era per nulla. Digrignò i denti come una bestia selvaggia, come un puma davanti alla gazzella.

" Mostrati bestia,
facci vedere il tuo grugno bestiale.
"

I suoi occhi brillarono di azzurro, una tonalità troppo satura perché si trattasse di un mero gioco di luci,
era la magia a renderli così, l'incantesimo che si tesseva nella sua mente sillaba dopo sillaba. Le gambe presero a traballare, come agitate da un tremore interno e la testa a martellare di dolore. Era il prezzo che doveva pagare per richiamare quel sortilegio; e lo fece più che volentieri. La pelle del mostro si sarebbe fatta sottile, i suoi muscoli deboli, i suoi pensieri confusi, non avrebbe più avuto forza.
L'avrebbe reso inerme, scoperto alla sua vendetta.

" Con chi credi di avere a che fare?
Io sono Jace Beleren,
il cartomante.
"

Urlò,
ignorando il bruciore che gli avvampava in viso, concentrandosi sulla battaglia più che su sé stesso. Spaccò una piccola boccetta sul rostro della lancia, e una melma giallastra la ricoprì per intero, colando sull'asta prima e sul suolo poi. Non era nulla di acido, benché quel veleno fosse parecchio veleno. Era il trucco del predatore che prima fiaccava la vittima e la riduceva all'impotenza, e quando questa era incapace di reagire, la finiva. Così faceva il fiero leone di cui Alexandra prima berciava a gran voce. Così avrebbe fatto il cartomante, benché alla maniera del vile serpente.

" Ora crepa e ritorna al tuo schifoso stagno. "

E con quel grido a fargli da scudo caricò verso quell'incubo fin troppo reale.
Lui era il battitore, quello che apriva la pista al branco, l'avanguardia del loro debole manipolo. Era l'esca, quello che avrebbe attirato l'attenzione della preda e il baluardo che avrebbe difeso le loro vite, forse insulse e misere o preziose, solo il fato poteva stabilirlo. Strinse l'asta fra le mani con determinazione, cercando di imprimerle tutta l'energia di quella corsa. Avrebbe lanciato un fendente verso la testa di quella mostruosità informe, come a volergli infilzare un occhio. Ma sarebbe stata solo una finta, l'ennesimo inganno da ciarlatano pronto a beffarsi degli stolti, il suo obbiettivo era ben più in basso. Infatti avrebbe abbassato la lancia volgendo il Becco del Colibrì alle sue viscere, dove il veleno si sarebbe sparso più rapidamente. Il primo morso a cui sarebbero seguiti molti altri.


specchietto

CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 2 Maestria con le armi 1
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico: Illeso,
Stato Psicologico: Medio da ustioni al viso, Medio da vertigine autoinflitto;
Energia: 100 - 20 - 0 = 80%
Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici,
° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno,
° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo,
° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto,
° Estraendo la Vena è riconoscibile come cacciatore di nemici del Sorya,
° Non soffre di stenti/intemperie all'interno delle terre dell'Eden;


Riassunto Post: Jace si difende dall'offensiva fisica usando Xuan Yeé ad Alto, poi schiva l'attacco fisico, interpretato come una spazzata con la coda del mostro, saltandolo. Subisce in pieno invece l'offensiva psionica, incassando un Medio alla mente come ustioni. Contrattacca il guardiano usando La Torre - autoinfliggendosi un secondo danno medio alla mente - e poi versa la Saliva di Salamandra (Miscela debilitante) sulla lancia e attacca con una finta l'avversario.

Attive:

CITAZIONE
Xuan Yeé: A Jace è stato insegnato a a muoversi come se il suo corpo fosse fatto di fumo, ed apparendo proprio come fatto di una nube nera al suo avversario. Pagando un consumo d'energie Variabile, potrà così annullare o smorzare un'offensiva di potenza pari alla spesa. [Pergamena Fondersi con le ombre] Consumo impiegato: Alto

La Torre: Un potente incanto che indebolisce fatalmente la vittima, ma per poter fare ciò anche lo Stregone deve perdere qualcosa: parte della sua lucidità. A livello tecnico egli subirà un danno Medio alla proprio mente sotto forma di perdita dell'equilibrio, infliggendo all'avversario un danno alle capacità straordinarie, di Due CS. La tecnica ha potenza Media e natura psionica ma non provoca ulteriori danni alla vittima. Consumo impiegato: Nullo

Saliva di Salamandra: Mistura appiccicosa studiata per essere applicata alle armi, come la lama avvelenata di una spada; per due turni gli attacchi fisici andati a segno con una precisa arma sottrarranno una CS alla vittima a sua scelta per il resto della giocata, in più al normale danno provocato dall'offesa. Gli attacchi non avranno valenza di tecnica.[Miscela debilitante]

Note: Le passive in nero si riferiscono all'artefatto Carreg o Wythïen, e sono valide finché Jace possiede l'arma.
Edit: corretto un errore di battitura.


 
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LordDreamer
view post Posted on 22/5/2014, 17:13




Imponente come la torre stessa, inconsistente come l'aria. La creatura dinnanzi a lui non sembrava avere consistenza, oscuro e senza lineamenti. La fisionomia era confusa, l'unica cosa che ne indicava il volto era un maschera di ferro. La pioggia nera batteva sulla creatura, creando intorno ad essa un alone di tenebra. Il rumore incessante della pioggia scandiva i passi di Edhir, sicuri, rapidi come il vento. Correva saltellando a zig zag, i muscoli fremevano, il cuore palpitava talmente forte da poterne sentire la pressione in ogni parte del corpo. Il guardiano stagliava la sua ombra su di loro, la pioggia entrando a contatto con lui sembrava svanire, passargli attraverso

"si può davvero combattere una cosa così?"

L'esitazione fu molta, i suoi compagni intorno a lui attaccavano, sentiva qualcuno correre con lui, una schiocco dall'altra parte. Ma tutto si faceva opaco, confuso, esistevano soltanto lui ed il mostro. Udì il vento aumentare, un sibilo simile ad un bastone che fende il vento. Edhir balzò in avanti divenendo fumo, il suo corpo si smaterializzo e rimase immobile a fluttuare nell'aria, l'impatto del vento fu talmente violento da fendere il fumo. Edhir cadde a terra in ginocchio, leggeri graffi erano apparsi sul suo corpo, un colpo lo colpì alla schiena facendogli sputare sangue. La pioggia colava lungo i fluenti capelli fino al naso, dal quale in piccole goccioline colavano a terra mischiandosi al fango. Lacrime forse solcarono il suo viso, ma non ne fu certo, troppo bagnato, troppo dolore per capire qualcosa. Il volto iniziò a bruciargli, si passò la mano, sentì bubboni putrescenti sul volto, il solo tocco della mano lo fece piegare ancora di più dal dolore. Sentiva il sapore del fango, la terra, la madre di tutto.



Questo gli riempì il cuore, gli ricordò chi era, dov'era nato. Lui non era da meno dei suoi "compagni" che attaccavano, non si sarebbe fatto vedere debole. Si rialzo tenendo la mano sul fianco a coprire il taglio più grosso. Il volto sformato dalle pustole si contorse in un ghigno. Fissò il volto, se così poteva essere definito, del guardiano.

"Cosa sei? Nulla! Solo feccia di qualche luogo oscuro, uno stupido essere in cerca di qualcosa che gli è stato negato. Quella maschera serve a definirti, ma senza di essa persino la tua consistenza fisica scompare, così come la tua mente"

Il mezz'elfo stava urlando, era furioso, le gocce scendendo sul viso si mescolavano al sangue facendo diventare il suo volto paonazzo. Odiava essere nulla, venir sbattuto a terra, venire umiliato in quel modo. Da un essere che nulla aveva di umano, nato dalla torre, un incubo della dama. Chinò la testa, i piedi scivolarono nel fango finché lo stivale non fece presa, una carica cieca di rabbia, piena di furore. Eppure pareva che i suoi piedi sfiorassero appena il terreno, evitando pozze e massi. Il guardiano era lì di fronte a lui in tutta la sua grandezza. Pareva respirare, ma Edhir non era sicuro lo stesse davvero facendo, non era neanche sicuro esistesse davvero.

Tutte le incertezze, tutti i dubbi erano spariti, sovrastati dal furore. La mano stretta su Eloressë si mosse rapida ma con estrema violenza, il colpo cerco la massa nera. Era come colpire la notte, colpire il buio. Non sapeva cosa colpiva, non sapeva se colpiva.

"La rabbia porta solo dolore"



Edhir:
:Stato fisico: Tagli sul busto (medio), colpo alla schiena (basso)
:Integrità mentale: Confuso danno da pustole (medio)
:CS: 1 Destrezza
:Energie: 100% -( 10% x2) = 80%
:Abilità:
Invisibilità: Il ladro sparisce nel nulla, mimetizzandosi con l'ambiente circostante e divenendo completamente invisibile.
La tecnica ha natura magica. Il caster diverrà invisibile, mimetizzandosi alla perfezione con l'ambiente circostante. Mentre la tecnica ha effetto, l'utilizzatore potrà lanciare qualsiasi tipo di tecnica o intraprendere azioni di qualsiasi tipo senza timore che l'incanto si spezzi. La tecnica dura per un turno intero, ossia quello di attivazione, o può essere sciolta poco prima a seconda del volere del caster.
Consumo di energia: Medio

Disfare: Il ladro intuisce il punto di rottura dell'equipaggiamento nemico, sferrando un abile attacco capace di spezzare due differenti armi o oggetti dell'avversario.
La tecnica è un danno all'equipaggiamento di natura fisica. Il personaggio si scaglia contro l'avversario un duplice attacco o uno singolo ben mirato, capace di colpire due pezzi di equipaggiamento appartenenti al bersaglio della tecnica cagionando un danno basso ciascuno. Si potrà personalizzare l'attacco, ad esempio conferendo all'arma un'aura/forma diversa durante l'attivazione o una particolare acrobazia che preceda l'attacco, purché tali modifiche non rendano l'attacco meno distinguibile a chi lo deve affrontare o ne modifichino lo scopo - ossia esclusivamente distruggere due elementi d'equipaggiamento del bersaglio designato, lasciando suddetto incolume. La tecnica può bypassare passive di indistruttibilità e a prescindere dall'attuazione andrà affrontata come una tecnica fisica di potenza media. È attuabile sia utilizzando una propria arma da mischia che a mani nude, ma non potranno essere utilizzate armi a distanza, da tiro o da lancio. A livello scenico può essere utilizzata per disfare e smontare qualsiasi oggetto, o per scassinare una serratura.
Consumo di energia: Medio

Umbrafilia: L'affinità di Edhir con l'oscurità gli permette di dissolversi in una piccola nube di fumo per poi riapparire nello stesso punto in cui era svanito. La nube si espanderà fino a poco più della stazza di Edhir. Alla fine la nube imploderà facendo riapparire Edhir. E' una tecnica difensiva che potrà difendere da tecniche fisiche/magiche fino ad un danno medio. Tecnica di natura magica

Attacco furtivo: Il ladro approfitta di un momento di distrazione per affondare la propria arma nel corpo del nemico, causandogli una ferita sanguinolenta.
La tecnica ha natura fisica. Il caster compie un unico, rapido movimento per affondare la propria mano, un proprio dito o una propria arma da mischia nel corpo del nemico, nel tentativo di provocargli una ferita molto profonda, ma estremamente localizzata alla zona colpita - a seconda della personalizzazione è possibile utilizzare qualsiasi parte del corpo e qualsiasi arma, purché queste ultime siano da mischia. La tecnica ha potenza Media e provoca un danno Medio; la sua efficacia si basa sulla rapidità con la quale viene eseguita il gesto, tramite la quale è possibile penetrare più o meno in profondità.
Consumo di energia: Medio

Dúlinn: Edhir ha imparato a percepire i sensi di un bersaglio per un breve periodo, sia che il bersaglio sia umano che non. Ciò però non gli permette di entrare nella sua coscienza, solo di condividerne le percezioni e causerà un mal di testa alla vittima. Solo la vista verrà condivisa. L'abilità può essere contrastata con una difesa psionica media. Danno provocato alla psiche: Basso
Abilità razziali: Sensi migliorati - Udito finissimo abbastanza da riuscire ad orientarsi nell'oscurità provocando un leggero rumore con la lingua e udendo come tornava indietro e come prosegue nello spazi

:Armi:
Elerossë in pugno
Aiwë (pugnali da lancio) 20/20
Corazza-intatta

:Riassunto:
Edhir sta correndo verso il nemico, il nemico attacca con Prendimi, se ci riesci, grazie all'udito Edhir percepisce il vento e usa Umbrafilia per smorzare il danno. Riceve il colpo alla schiena che lo mette in ginocchio e le pustole in faccia gli fanno baciare il terreno. Si rialza incattivito e carica utilizzando Attacco furtivo


Edited by LordDreamer - 22/5/2014, 19:07
 
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view post Posted on 24/5/2014, 18:29
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Ad Extirpanda IV



Tump. Tump.
Date da mangiare ai
Mostri.


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Distruggere la Luce. Un obiettivo che lentamente si era fatto strada nella testa di Khreel. Si era insinuato sempre più a fondo nel suo recondito esistere, fino a trasformarsi in una maledizione, in un pegno da pagare a sé stesso, un obbligo dal quale non si sarebbe mai potuto sottrarre. Voleva farlo, ma in un certo senso doveva farlo. Come se distruggere la Luce gli avrebbe permesso di non rimanere solo, nell'Abisso dell'Oscurità; non dipendeva dagli spiragli che l'altro mondo creava nel suo, se tutti lo evitavano. Khreel semplicemente spaventava a morte coloro che provavano ad avvicinarvisi e lentamente tutto il mondo oscuro aveva ben pensato di tenerlo alla larga, quasi creando una quarantena dove potesse essere isolato, dove non avrebbe più spaventato nessuno. Ma la solitudine non gli aveva fatto bene, affatto. Il suo senso di identità era scemato inesorabilmente, riducendo il suo corpo ad un mero involucro. Chi o cos'era Khreel? Nessuno lo sapeva, nemmeno lui stesso. E soffriva per questo, soffriva molto. Moltissime ombre potevano testimoniare dei lamenti che lo stesso emetteva nei momenti più difficili, quando il fatto di non riuscire a risalire a sé stesso lo metteva così in crisi da sentirsi inospitale. Inabitato, addirittura, come se avesse potuto affermare che non riusciva ad abitarsi, a sentirsi, a percepirsi come un vivente e non una semplice emanazione di desiderio. Periodi che potevano essere brevi un istante come lunghi interi anni - rapportando il tempo dell'Abisso al nostro tempo - e che sempre di più lo decostruivano, come un enorme palazzo pronto ad essere demolito. Era un circolo vizioso, il serpente che si mangia la coda. Più si sentiva solo, più allontanava gli altri, rinunciando alle possibilità che l'oscurità concedeva lui. Li odiava e li invidiava, quei mortali, così pieni e sicuri di sé. Così veri, nel loro essere certi, seppur mortali. E per quanto l'invidia potrebbe essere considerato diversamente dall'odio, la sua invidia sfociava chiaramente in quest'ultimo, accrescendolo a dismisura, rendendolo fuoco vivo pronto a bruciare il mondo che essi abitavano. Perché doveva soffrire solo lui? Semplicemente non lo trovava giusto. E nell'ingiustizia del suo mondo cercava giustizia.
Vide crescere sul volto dei suoi nemici le escrescenze velenose che lentamente avrebbero bruciato il loro viso, cancellando un pezzo molto importante della loro identità. Di fatto, il suo scopo era semplice: decostruirli come lui era stato decostruito. Trattarli come lui era stato trattato. Ucciderli. Come lui era stato ucciso. La sua opera aveva già avuto inizio.
Li osservò riprendersi, perseverare nel loro ruolo di guerrieri di un esercito messo su con la stessa fragilità che componeva il loro Re; o Regina, in questo caso. Come poteva una Regina senza Regno disporre di un esercito? Cosa aveva da difendere, Alexandra? Khreel era ben poco interessato a domande come questa, eppure si era fermato a riflettere qualche secondo, perché in fondo era proprio quella ragione ad averlo convocato dalle ombre. Proprio quella ragione gli stava dando la possibilità di riscattarsi e vincere le sue paure. Si sentì più debole, improvvisamente, così debole da restare immobile, anche quando il suo sguardo incrociò quello di uno dei guerrieri dell'Eden, pronto a caricare verso di lui. Lo colpì, ma dal suo corpo non fuoriuscì nulla.
Nemmeno il sangue poteva attestargli un'identità.

« .. e con essa, vi porterò via ciò che siete, che siete stati e che sarete.
Diverremo un tutt'uno, mortali, ma la mia inesistenza coprirà le vostre esistenze,
rendendovi schiavi.
»

E in quel preciso istante ognuno di loro avrebbe visto apparire una sagoma oscura alle loro spalle, pronta a pugnalarli più e più volte. Era una metafora, Khreel amava le metafore. Proprio come lui era stato tradito dalla vita stessa, anche loro sarebbero stati pugnalati alle spalle, traditi ed ingannati, fino ad essere inglobati, per poi tradire a loro volta il senso stesso della vita, quel desiderio di esistere. Si sarebbero auto cancellati, donando a Khreel nuova vita.
Come una fenice.

« Sarete con me, quando distruggerò la Luce. »





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Capacità Straordinarie: 5 (3 Agilità/2 Intuito)
Consumi: Basso (4) - Medio (8) - Alto (16) - Critico (32)

Energia: 20% (68 - 32 - 16)
Stato Fisico: Danno Medio (93,75%)
Stato Psichico: Ottimale (100%)

Passive:

• Influenza psionica passiva di disorientamento.
• Difesa da passive psioniche.
• Le tecniche ad area non dimezzano il danno.
• La pelle di Gohdius conta come un'armatura naturale.
• Passiva di I, II, III livello dell'Evocatore.

Attive:

Il vento è la mia culla. Difesa variabile magica a consumo Critico.

Nascondino. Evoca quattro copie che appaiono dietro ai propri nemici e scagliano un numero di attacchi variabile - 2 -. Il primo va considerato come un'offensiva fisica di livello alto, l'altro come un normale attacco fisico. Le ombre non hanno resistenza, scompaiono dopo aver effettuato l'attacco. Consumo Alto ad Area.

Riassunto:
Khreel si difende dalle vostre offensive fisiche/magiche creando una barriera di vento che quindi gli permette di non essere colpito dall'offensiva di Vorgas e quella di Volk/Wolf. Subisce invece la carica violenta di LordDreamer e il debuff di TheGrim, perdendo quindi 2 CS. Quando lo stesso prova ad attaccarlo con attacchi fisici, questi non sortiscono effetto, attraversando il corpo del Mostro senza causargli danno alcuno - e quindi nemmeno depotenziandolo di una ulteriore CS -. Utilizza dunque la tecnica "nascondino" per evocare delle ombre che appariranno dietro di voi e vi colpiranno alla schiena con due colpi. Il primo conta come un attacco di potenza Alta, il secondo come un attacco fisico con 2 CS potenziato da un veleno che vi indebolisce di 2 CS se va a segno.

Termine fissato per il 29 Maggio alle ore 21:00.
A voi!


 
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The Grim
view post Posted on 28/5/2014, 13:35





Ad Extirpanda ~
Battaglia sul versante settentrionale

E infine venga la luce.




Brancolare nel buio era un'espressione che si adattava perfettamente a ciò che accadeva all'ombra della torre. Già le nubi che ingombravano il cielo si lasciavano sfuggire pochi raggi di luce, e questi ultimi se li spartivano le fronde maestose della foresta, tutta protesa nello sforzo di accaparrarsi quella preziosa risorsa; al livello del suolo non rimanevano che le briciole e una fitta pioggia nera. Il cartomante aveva provato ad ignorarla, a semplicemente non farci caso, ma quel ticchettare sempre più insistente appesantiva il suo umore più che la sua cappa. E l'animo era già fiaccato da quella lotta improvvisa, che aveva travolto Jace e i suoi improvvisati compagni. Si era scatenato su di loro come una forza della natura e pareva proprio come un terremoto o un uragano: qualcosa capace di travolgere tutti ma impossibile da fermare con mezzi comuni. L'offensiva esagerata che il piccolo manipolo d'uomini aveva riversato sul mostraccio era sembrata inutile, quello era rimasto sulle sue zampe senza esserne scalfito, e perfino la lancia dello Stregone era affondata nel suo corpo come fosse fatto di fumo, trapassandolo senza stillare una sola goccia di sangue o icore, senza un lamento o anche solo una stizza di dolore. Jace ringhiava, la cocente umiliazione lo bruciava dentro così come il veleno di Khreel faceva al suo viso, non era una bertuccia le cui moine regalavano risate sguaiate e non voleva apparire come tale, non quando Afrah era così vicina. Pensieri poco furbi da fare nel bel mezzo della lotta.

Un guizzo nero balenò nell'aria, come fumo che s'addensava o la notte che calava, linee nere che partivano dalla bestiaccia e puntavano alle spalle della schiene dei guerrieri. Gli occhi dello stregone colsero il bagliore della magia e si prepararono al peggio, si volse rapidamente. Era apparso uno spettro nero e altre si erano materializzate attorno ai guerrieri, esseri densi e dalle fattezze d'uomo ma senza volto o tratti che lo potessero identificare. Il ricordo del Gwatalis si fece più vivo nella sua mente, la loro rapidità e crudeltà, la fame di vita che le rendeva aggressive o peggio. Scattò di lato, appiattendosi contro un albero e schizzando dietro il tronco qualche istante prima che la mano della creatura, una lama nera come la notte, si schiantasse sullo stesso, in una pioggia di schegge e pezzi di corteccia. Non diede l'attimo di un respiro a Jace e si gettò nuovamente su di lui, ma era lenta e prevedibile, l'ombra di una minaccia che potesse impensierirlo. Il colpo impattò sull'asta dell'arma e lo Stregone allontanò la creatura con una spallata, lasciando che sparisse in uno sbuffo di fumo. Non avrebbe permesso a sé stesso di morire lì, in quei boschi, aveva preso impegni ben più gravi nel futuro.

Z18bS

Qualche settimana prima

Hai conosciuto l'abbraccio di molte donne, Jace,
talvolta gentile e altre passionale, spesso mercenario e certune spontaneo.
Carezze lievi e baci di fuoco, unghie conficcate nella carne e strette fin troppo dolorose,
fughe veloci o passioni prolungate per un'intera notte, volti cancellati dall'oggi al domani.
Allora perché il tocco di questa donna ti fa tremare?
Perché ti ritrai come un verginello imbarazzato?

Hai conosciuto l'odore di due corpi che si uniscono,
quell'abbraccio che cancella i confini fra uomo e donna e lascia il posto ad una creatura unica.
Non ti sei mai vantato dei tuoi incontri, e al contempo ti sei sempre sentito virile,
o così credevi, e ora per la prima volta scopri un mondo nuovo e diverso,
come un cieco che infine ottiene la vista, inondato da luci e colori:
una sensazione indescrivibile.

Anneghi in quell'oceano, caldo e soffice,
della stessa materia del sogno più bello, ma assai più concreto e reale.
Le parole smettono di esistere, tu stesso ti eclissi,
perché in quell'unirsi l'egoismo dell'io è un delitto,
siete indistinti, insieme, felici.

ɲ Ɏ ɳ

" Afrah,
ma a te piacerebbe avere un bambino?
"

Jace pronunciò quelle parole con noncuranza, a bruciapelo, come un guizzo improvviso o un pensiero sciocco. E invece covava quel pensiero da tempo, da quando per primo aveva confessato a lei il suo amore. La visione che le aveva mostrato non era una vuota promessa con cui circuirla, ma ciò che sempre aveva desiderato e mai ardito di confessare. La cosa lo imbarazzava perché per uno spirito avventuroso, che si infilava in guerre e pericoli mortali, sembrava fuori luogo anelare alla tranquillità. Quel paradosso conteneva tutto lui.

" Non posso esaudire il tuo desiderio. "

Erano distesi, l'uno accanto all'altra, vicini e abbracciati come mai avevano potuto, si voltò verso di lei e vide il suo volto farsi scuro, e di scatto voltarsi dall'altro lato. Non c'è alcuna nota nella sua voce, sempre così musicale e vibrante, e questo lo fece tremare. Era la domanda sbagliata, indelicata, posta forse troppo presto per essere credibile. La strinse più vicina e la baciò sulla fronte, un contatto lieve e effimero che chiedeva di non abbandonarlo, che supplicava il perdono.

" Non fa nulla, pensavo fossi tu a volerlo. "

Si conoscevano da poco e si amavano da ancor meno. Non avevano mai vissuto assieme, non possedevano un tetto e un mestiere, di che avrebbero campato? D'elemosina e fortuna forse? Era questo che aveva in mente per suo figlio?
Perché fare quella domanda?

" Sono sterile, Djais. "

Si aspettava di essere sommerso da domande come quella, invece la sua risposta fu come una doccia gelata, dolorosissima e inaspettata. Stupido era e sempre più lo dimostrava, ma lei gli voleva bene ugualmente e la sua mano gli accarezzò il viso, a dirgli che non era arrabbiata con lui. Afrah l'amava, o forse ancora non l'aveva capito? La figuraccia però rimaneva.

" Non fa nulla, sarei un pessimo padre, sai come sono.
Ma tu lo vorresti?
"
" Saresti un padre magnifico. "

Si avvicinò a lui e le loro labbra si incontrano nuovamente, le guance ancora rigate dal pianto. Avrebbero superato quello scoglio insieme, perché potevano vincere tutto. Lei era forte, molto più di lui, capace di sopportare problemi grandi come macigni con la stessa grazia di chi regge una piuma in mano. Non poteva essere da meno, non perché lui portasse la cintura e l'altra la gonnella, ma perché una casa ha bisogno che tutte le sue pareti siano stabili o crollerà.

" Scusa.
Non volevo farti piangere. Possiamo inventare un'altra soluzione.
Basta che non diventa selvaggio come quel gattaccio
"

Lei asciugò le lacrime ed il suo viso ovale s'illuminò di felicità, un gran sorriso a dissipare ogni ansia o problema. La imitò, perché una contentezza simile sapeva essere più contagiosa della peste, e dopo tutto, per una volta lo era davvero, sereno e felice.

" Se stiamo insieme tutto è possibile. "


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Una nuova fitta di dolore, al volto che continuava a infiammarsi sempre più. L'odore della propria carne che bruciava era dolce come quello delle cipolle, e per questo nauseante. Il mostro continuava a sbraitare insensatezze, pontificava e predicava come il più tronfio dei sacerdoti. Il cartomante mal sopportava i preti della sua razza, figurarsi quelli di specie che volevano la sua pelle. Era il suo turno di paralre, lo sapeva bene. Vortici di parole frullavano nella sua testa, accuse, ingiurie, suppliche e tanto altro.

" Stai ancora a blaterare?
Basta!
"

Un globo di luce giallastra galleggiava tremulo nel suo palmo sinistro, e istante dopo istante s'ingrossava sempre più. Un piccolo sole in espansione, magnificamente incandescente, che avrebbe spazzato via ogni ombra da quel bosco, e bruciato ogni tenebra.

" E sia la luce. "

Un lampo giallo sarebbe esploso in ogni direzione, accecando il mostro e forse riducendolo in cenere, ma la massima del Cartomante era di essere cauto e sopratutto di accertarsi delle morti. Tenendo la lancia in mano si sarebbe gettato sul mostro e l'avrebbe trafitto due volte prima alla gola e poi al ventre, confidando che l'incantesimo non avrebbe più lasciato ombre nel quale nascondersi. E per Khreel non ci sarebbe stato scampo.

specchietto

CS: 7 | Intelligenza 2 Prontezza 2 Maestria con le armi 1 Intuito 2
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico: Illeso,
Stato Psicologico: Alto da ustioni al viso, Medio da vertigine autoinflitto;
Energia: 80 - 20 -20 = 40%
Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici,
° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno,

° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo,
° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto,
° Estraendo la Vena è riconoscibile come cacciatore di nemici del Sorya,
° Non soffre di stenti/intemperie all'interno delle terre dell'Eden;


Riassunto Post: Jace si difende dall'offensiva usando nuovamente Xuan Yeé a Alto e sfruttando la grande differenza di CS - 7 vcs 2 (aumentate per via di Discendenza Arcana) - blocca l'attacco fisico successivo. Dopo un breve flashback, concordato con .Neve, Jace usa Il Giudizio (perg.Dominio del Sacro) ad Alto per generare un'esplosione di luce - la passiva della Cappa degli Eterni rende le tecniche ad area di Jace di potenza pari al consumo. A questo punto il cartomante si getta su Khreel, per provare due affondi.

Attive:

CITAZIONE
Xuan Yeé: A Jace è stato insegnato a a muoversi come se il suo corpo fosse fatto di fumo, ed apparendo proprio come fatto di una nube nera al s[size=1]uo avversario. Pagando un consumo d'energie Variabile, potrà così annullare o smorzare un'offensiva di potenza pari alla spesa. [Pergamena Fondersi con le ombre] Consumo impiegato: Alto

Il Giudizio: Jace divenire il fulcro del potere del Giudizio, ed usare questa energia per bruciare i suoi nemici. Con un consumo Variabile di energia potrà creare raggi, sfere, armi, spazzate di una densa energia dorata che partiranno da lui per colpire tutto intorno. L'incantesimo infliggerà un danno di un livello inferiore al consumo e inoltre i danni provocati aumenteranno di un livello sugli avatar notturni, mentre declasseranno contro gli avatar diurni di un livello; tuttavia, al momento della difesa, la tecnica andrà considerata per il suo reale potenziale offensivo.
[Pergamena Dominio del sacro] Consumo impiegato: Alto

Note: Mi spiace di non essermi messo d'accordo coi miei compagni di squadra ma il post era già denso di suo!




Edited by The Grim - 28/5/2014, 20:05
 
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LordDreamer
view post Posted on 29/5/2014, 16:49





La lama affondò nella massa nera, che affondò come se avesse colpito dell'acqua. Una leggera resistenza si oppose alla lama, talmente fievole da far incespicare Edhir nella sua stessa furia. La massa nera era stata colpita, ma niente fuoruscì da essa, non vedeva la ferita, non sapeva neanche se c'era una ferita. Indietreggiò lentamente, il terrore aveva preso il posto della rabbia, l'ombra del guardiano si stagliava con imponenza sul mezz'elfo facendolo cadere in una profonda oscurità. Si sentì indifeso, sentì dei brividi corrergli lungo la schiena mentre indietreggiava lentamente, un passo dopo l'altro. La carica dei suoi compagni era stata spazzata vi dal vento come foglie secche in una giornata d'autunno. L'altro che insieme a lui era riuscito a colpire il mostro non aveva avuto più successo di lui, fendere il niente. Il mostro si muoveva lentamente, la massa informe sembrava mutare ad ogni suo movimento, confondendo maggiormente Edhir.

Il volto bruciava sempre più, le pustole scoppiavano e lasciavano cadere il liquido caldo sul viso di Edhir, gocciolando fino alla bocca, dove il sapore agrodolce delle escrescenze si mischiava a quello amaro con il fiele della paura. Si portò una mano al volto, asciugandosi la bocca, il bruciore era insopportabile, un gemito stridulo fuoriuscì dalla sua gola.

« .. e con essa, vi porterò via ciò che siete, che siete stati e che sarete. Diverremo un tutt'uno, mortali, ma la mia inesistenza coprirà le vostre esistenze, rendendovi schiavi. »

Le parole parevano uscire da un buco nella roccia, vuote e cavernose rimbombavano nelle orecchie di Edhir, il suo senso dell'udito si tese al massimo, percependo ogni minimo rumore come una pericolo. Lo scricchiolare lontano di un ramo fece girare Edhir di soprassalto verso uno dei suoi nuovi "compagni"

« Sarete con me, quando distruggerò la Luce. »

In quel momento Edhir le vide apparire dal nulla, dietro tutti i suoi compagni nere ombre come la pece prendevano forma. Forme umane ma non di più di quelle di un manichino, non c'erano lineamenti per distinguerle, niente ne faceva capire la provenienza. Sapeva di averne una dietro, sapeva che stava per attaccare, rotolò a terra e l'ombra si getto su di lui con una violenza inaudita per un essere così etereo. Ma il colpo affondò nel terreno. Edhir fece appena in tempo a rialzarsi che l'ombra già aveva lanciato il successivo attacco, più veloce di prima, mirava al petto di Edhir. Il mezz'elfo si scanso con un balzo indietro ma la punta della lama gli trafisse la giacca di appena qualche centimetro. L'ombra sparì esattamente com'era venuta, il ragazzo si portò le mani al petto istintivamente, ma quando le tolse non c'era sangue su di esse, solo la nera pioggia che aveva oramai inzuppato i suoi vestiti rendendoli pesanti. Sorrise, poi la sua bocca si aprì sempre di più sfociando in una risata nervosa, isterica.

« Ahahahah... ahah ahah»
«VUOTE! VUOTE COME TE! AHAHAHAHAHAH»


Era la paura a farlo ridere, non era divertito, era terrorizzato. L'armatura che portava sotto di lui aveva parato il colpo che era riuscito ad andare a segno nonostante il balzo, ma non era stato abbastanza potente da romperla.

« ahahahah... ahahah»

Edhir era in ginocchio, fissava il guardiano, il sorriso divenne ghigno e svanì. Quando spariva si sentiva sicuro, nel suo mondo dove nessuno poteva trovarlo, dove lui era tutto, dove lui era niente. Si rialzò lentamente, guardandosi intorno, i suoi compagni in diversi modi e con diversi effetti avevano superato l'attacco delle ombre ed erano partiti al contrattacco. Vide quello che era stato chiamato "Cartomante" dire qualcosa al mostro e intanto far crescere nella sua mano un piccolo globo luminoso, che diventava sempre più grande

« E sia la luce. »

La luce accecò Edhir per un attimo, il luogo si illuminò come se il sole fosse caduto sulla terra, la vista era ancora annebbiata ma capì che era quello il momento buono, riattaccò il mostro, corse veloce evitando le fosse di fango che potevano farlo cadere, questa volta sarebbe andato più a fondo. sarebbe stato più preciso. Spiccò un salto e mirò a quello che pareva il petto del guardiano. L'impugnatura stretta nella morsa delle mani, la lama pareva vibrare nel fendere il vento.

Chiuse gli occhi poco prima di affondare il colpo.....






:Edhir:

:Stato fisico: Tagli sul busto (medio), colpo alla schiena (basso)
:Integrità mentale: Confuso, spaventato. danno da pustole (alto)
:CS: 1 Destrezza
:Energie: 80% (-10x2) = 60%
:Abilità:
Invisibilità: Il ladro sparisce nel nulla, mimetizzandosi con l'ambiente circostante e divenendo completamente invisibile.
La tecnica ha natura magica. Il caster diverrà invisibile, mimetizzandosi alla perfezione con l'ambiente circostante. Mentre la tecnica ha effetto, l'utilizzatore potrà lanciare qualsiasi tipo di tecnica o intraprendere azioni di qualsiasi tipo senza timore che l'incanto si spezzi. La tecnica dura per un turno intero, ossia quello di attivazione, o può essere sciolta poco prima a seconda del volere del caster.
Consumo di energia: Medio

Disfare: Il ladro intuisce il punto di rottura dell'equipaggiamento nemico, sferrando un abile attacco capace di spezzare due differenti armi o oggetti dell'avversario.
La tecnica è un danno all'equipaggiamento di natura fisica. Il personaggio si scaglia contro l'avversario un duplice attacco o uno singolo ben mirato, capace di colpire due pezzi di equipaggiamento appartenenti al bersaglio della tecnica cagionando un danno basso ciascuno. Si potrà personalizzare l'attacco, ad esempio conferendo all'arma un'aura/forma diversa durante l'attivazione o una particolare acrobazia che preceda l'attacco, purché tali modifiche non rendano l'attacco meno distinguibile a chi lo deve affrontare o ne modifichino lo scopo - ossia esclusivamente distruggere due elementi d'equipaggiamento del bersaglio designato, lasciando suddetto incolume. La tecnica può bypassare passive di indistruttibilità e a prescindere dall'attuazione andrà affrontata come una tecnica fisica di potenza media. È attuabile sia utilizzando una propria arma da mischia che a mani nude, ma non potranno essere utilizzate armi a distanza, da tiro o da lancio. A livello scenico può essere utilizzata per disfare e smontare qualsiasi oggetto, o per scassinare una serratura.
Consumo di energia: Medio

Umbrafilia: L'affinità di Edhir con l'oscurità gli permette di dissolversi in una piccola nube di fumo per poi riapparire nello stesso punto in cui era svanito. La nube si espanderà fino a poco più della stazza di Edhir. Alla fine la nube imploderà facendo riapparire Edhir. E' una tecnica difensiva che potrà difendere da tecniche fisiche/magiche fino ad un danno medio. Tecnica di natura magica

Attacco furtivo: Il ladro approfitta di un momento di distrazione per affondare la propria arma nel corpo del nemico, causandogli una ferita sanguinolenta.
La tecnica ha natura fisica. Il caster compie un unico, rapido movimento per affondare la propria mano, un proprio dito o una propria arma da mischia nel corpo del nemico, nel tentativo di provocargli una ferita molto profonda, ma estremamente localizzata alla zona colpita - a seconda della personalizzazione è possibile utilizzare qualsiasi parte del corpo e qualsiasi arma, purché queste ultime siano da mischia. La tecnica ha potenza Media e provoca un danno Medio; la sua efficacia si basa sulla rapidità con la quale viene eseguita il gesto, tramite la quale è possibile penetrare più o meno in profondità.
Consumo di energia: Medio

Dúlinn: Edhir ha imparato a percepire i sensi di un bersaglio per un breve periodo, sia che il bersaglio sia umano che non. Ciò però non gli permette di entrare nella sua coscienza, solo di condividerne le percezioni e causerà un mal di testa alla vittima. Solo la vista verrà condivisa. L'abilità può essere contrastata con una difesa psionica media. Danno provocato alla psiche: Basso
Abilità razziali: Sensi migliorati - Udito finissimo abbastanza da riuscire ad orientarsi nell'oscurità provocando un leggero rumore con la lingua e udendo come tornava indietro e come prosegue nello spazi

:Armi:
Elerossë in pugno
Aiwë (pugnali da lancio) 20/20
Corazza-ammaccata al centro ma non penetrata

:Riassunto:
Edhir si accorge della mole del guardiano e ne rimane spaventato, le parole del mostro lo mettono in allerta, si gira verso i suoi compagni appena in tempo per vedere le ombre crearsi, si butta a terra evitando il primo attacco, cerca di evitare pure il secondo ma con meno successo. Per fortune la corazza che porta sotto più la piccola schivata gli evitano di essere colpito. Ride dal nervoso, aveva paura di essere stato colpito, e usa invisibilità. Quando il cartomante usa Dominio del Sacro capisce che deve attaccare, e ancora intontito per la luce si scaglia sul nemico puntando al petto con Eloresse in mano utilizzando attacco furtivo



Se vedete che il post è modificato è perché sto imparando ad impaginare bene, nient'altro


Edited by LordDreamer - 29/5/2014, 19:42
 
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Vorgas
view post Posted on 29/5/2014, 17:47




L’acciaio gridò il suo canto schiantandosi su quello scudo invisibile.
La pioggia sembrò intensificarsi ancor più e quel fallimento ingigantiva l’incubo che davanti a loro cercava di strapparne la vita. Le gocce battevano sui corpi dei guerrieri, pesanti quasi fossero fatte di metallo, inzupparono completamente le vesti di Jethro in pochi minuti di piovasco. Lanciò un grido di rabbia, l’aria che emise era tanto calda da condensare in quel freddo umido. La piroetta dell’acrobata culminò alla destra della figura, la torre era più vicina. Inutile pensare di correre verso di essa, un solo movimento e sicuramente quell’ombra avrebbe allungato le sue trame trucidando Jethro. Deglutì forte al solo pensiero, non poteva dar le spalle al nemico, avrebbe dovuto affrontarlo ancora. Ma come? Mentre attaccarono vide nitidamente la lancia del Cartomante attraversare il corpo del mostro come inconsistente. Come poteva colpire qualcosa d’immateriale? Si passò una mano sulla bocca asciugandosi la saliva, buttò un occhio alla ferita sul petto che non sembrava migliorare. Non sentir alcun dolore spesso lo spingeva oltre il limite del suo corpo senza che nemmeno se ne rendesse conto, ciò comunque non lo consolava considerato che questa era una “mancanza” e quindi un difetto. Alzò gli occhi verso il mostro guardandolo con malcelato timore. Gli occhi spenti, le iridi grigie ridotte a sottili tondi, le pupille tanto dilatate da sembrar rigonfie di pece. Il suo volto tornò a bruciare e a mal formarsi. Più intenso stavolta e ancor più dolorso, era dunque questo il dolore? No e ne sapeva il motivo. Sul suo corpo vide ferite ben più gravi di quella deturpazione, eppure non riuscì a spiegarsi quella sensazione. Urlò senza trattenersi portandosi entrambe le mani al volto come in segno di preghiera.

« .. e con essa, vi porterò via ciò che siete, che siete stati e che sarete. Diverremo un tutt'uno, mortali, ma la mia inesistenza coprirà le vostre esistenze, rendendovi schiavi. »

Sentì soltanto un gelo formarsi alle sue spalle, riuscì soltanto a voltare parzialmente il capo e vide il motivo di tale brivido. Una figura nera s’elevò silente alle sue spalle, rapida quando il guizzo d’una frusta, le sue forme si allungarono senza preavviso o esitazione. Nessun volto, nessuna caratteristica, soltanto una nera tela, lucida sotto lo scroscio ma opaca se osservata. Questo era il nulla, questo era l’ombra.

Quando finirà questo suplizio
Mai finirà, Jethro.

______________________________


◊ Principe Nero

La voce sembrò fermar per lunghi istanti il tempo, l’acrobata vide rosso, poi viola ed infine nero. Stava per cadere ma un passo zoppo lo salvò, spalancò gli occhi subito come lo scolaro che picchia la testa sul libro e attorno a lui tutto era diverso. Quando riuscì a veder nitidamente si spaventò di ciò che vide. Un grosso portone in pietra era socchiuso stava in una stanza bianca sterile, asettica, infinita. Una distesa candida perfettamente liscia dove l’unica cosa tangibile sembrò quel portone, bozza scarabocchiata su di una tela bianca. Le pietre tagliate perfette formavano un arco sorretto solo da se stesso, il portone sembrava aprir semplicemente un inutile buco in quel luogo senza pareti, eppure da quella fessura l’ambiente sembrò oscuro. Il solo fissare quel piccolo spazio d’ombra in quel mondo di luce fece sussultare Jethro il quale però rimase immobile, tanto spaventato da non sapersi muovere. Quell’oscuro passaggio nel nulla emanava un’aura di paura tanto profonda da causare un malessere prima assente, una nausea che colpiva il suo pensiero rendendolo confuso. Senza preavviso quel nero affranto s’animò d’occhi rossi e mani lunghe, queste presero a spingere il portone come a volerlo aprire del tutto. Dita filiformi uscirono dalla pietra cercando di arrivar alla luce, ma appena quella pelle toccava il bianco s’inceneriva in un solo istante, facendo ritrarre le innumerevoli mani e tornando a far socchiudere il portone. Il giovane non seppe che pensare, non riuscì a comprendere se quello a cui assisteva fosse reale o soltanto il passaggio dalla morte alla vita. Che fosse l’ingresso di quel famoso Inferno? Così alcuni chiamavano la punizione dopo la morte, come se vivere non fosse già una punizione. Jethro cominciò a pensar d’esser morto o comunque su quella strada.

Non sei morto uomo, ma ben presto quella grande ombra ti manderà in quello che chiami Inferno.
Il giovane indietreggiò d’un passo, la voce, non poteva esser altri che lui. Che ci faceva al suo passaggio nell’oltretomba? Anche lì sarebbe stato condannato ad essere portatore di tale sfortuna?
Ti ripeto che non sei morto, non posso permettermi che tu muoia.
Come fai a comprendere i miei pensieri?! Smettila!
Jethro urlò con tutto il fiato, il suo grido fu un misto di rabbia e paura. Sentì che ancora avrebbe patito quell’abominevole ospite e nonostante desiderasse ardentemente la morte anche in essa vide l’ombra della condanna decapitarlo.
Io sono te, sono sempre stato con te sin da quando facesti il tuo primo vagito.
Ciò è impossibile! Nemmeno io ricordo la mia vita tanto passata.
Questo è vero uomo, nemmeno conosci il tuo nome.
[center]Un ghigno sottile uscì dalla porta. Un suono metallico e fastidioso, ancor più dello sfregar del ferro che fece tappar le orecchie a Jethro. L’arroganza dell’abominio fece però indignar Jethro più che spaventarlo, tanto che resistette al suono restando in piedi e fissando intensamente la figura nera che lentamente si formava da dietro quella fessura. Occhi rossi color del sangue, erano attraversati da cerchi concentrici neri che via via formavano la pupilla. Uno spettacolo indescrivibile eppure dal quale Jethro non riusciva a staccare gli occhi. Quella era la forma del suo incubo.
Io sono…
Lo stridio si fece più forte e nell’aria un suono sembrò prender forma da quell fracasso.
Jethro.
Il ragazzo sapeva che quella era la mente dell’abominio, seppur il tono risulto atono ed impersonale egli sapeva che quel mostro pronunciava il suo nome per schernirlo.
…come conosci il mio nome? Chi sei?
Gridò indignato al portone, gli occhi brillarono risoluti davanti alla paura per quell’essere. Le sue gambe tremavano eppure il suo spirito desiderava combattere. Ora poteva vedere –anche se soltanto un ombra- il motivo delle sue notti insonne, delle violenze, del sangue. Con forza strinse i pugni pronto ad attaccare attendendo la risposta dell’abominio.
Quel vecchio, Abel, aveva poca fantasia con i nomi eppure la sua perspicacia fu molta. Soltanto lui si accorse di me e per questo ti mandò nel Eden, perché soltanto lì avresti imparato a combattermi. Mai avrebbe immaginato che proprio dove i suoi compagni combattevano, io vivevo ancora.
Uno strano turbinare ruppe la superfice liscia dell’oscurità. Quella massa nera e terrificante cominciò ad agitarsi come in tempesta, le porte sbatterono rivelando soltanto altra oscurità ma mai rimanendo aperte per poco più di qualche istante.
Io fui principe di un grande regno, combattente sublime e dotato d’un grande dono. Stupidi uomini mi condannarono alla morte non comprendendo la mia grandezza e maledicendo la mia anima affinché le loro vite non venissero mai più schiacciate da qualcuno migliore di loro. Ma il mio spirito è forte più di ogni altra cosa e per questo i miei resti sono imbevuti di esso. Tu mio giovane umano, hai l’onore d’ospitare una parte di esso all’interno del tuo corpo mortale, gioisci di questa virtù che ti viene donata e non opporti.
Jethro restò sconcertato da ciò che sentì, tutta quella storia non aveva un senso e subito pensò a ulteriori menzogne di quel mostro. Rise forte, una risata nervosa, quasi un ghigno di soddisfazione mentre sempre più era sicuro del mentire del mostro.
Tu un principe?! Al massimo potresti essere il cane di questi, la bestia ingabbiata e per questo violenta ma non il padrone paziente che perdona l’errare dell’animale!
Ora comprenderai


Improvvisamente il bianco sembrò incresparsi in più punti, crepe nere presero ad erodere tutto quel bianco paesaggio che lo confortava davanti alla visione del mostro. Quel candido paradiso, venne sconvolto lentamente da una piaga che si diramava sul terreno, sangue d’una bestia immonda. Gli occhi di Jethro cominciarono a vedere strane immagini d’un tempo lontano. Per certo seppe che ciò che stava vedendo era già accaduto pur non comprendendo cosa vide. Un uomo moro e irriconoscibile stava nel mezzo d’una battaglia, davanti a lui un esercito immenso pronto ad assaltarlo. Guardando l’uomo, l’acrobata cominciò a capire che quello si trattava del principe che poco prima il mostro aveva nominato, che fosse lui davvero? Scosse il capo incredulo continuando ad osservare. Pochi istanti e l’esercito si riversò sopra di lui, l’uomo immobile attese paziente senza nessuna esitazione. Cominciò ad muovere le mani con grazia e coordinazione, il suo non era un ballo ma un rito magico e ben presto l’effetto si sarebbe visto. Davanti a lui comparve un simbolo, quello che stava impresso sulla fronte di Jethro. Da esso cominciarono a fuoriuscire aberrazioni orrende che velocemente attaccarono l’esercito con ferocia e brutalità. Il tutto si consumò in pochi istanti, sangue e urla dominarono gran parte della visione, le bestie divorarono ogni singolo soldato nemico in una fame senza sosta. Non poteva esser altro che lui, l’unico essere che avrebbe utilizzato quel potere era l’abominio. L’acrobata chiuse gli occhi stringendosi il capo tra le mani, pianse forte dalla paura, terrorizzato e tremante, dunque non eran menzogne quelle mostro, dunque da sempre lui covava il suo sadismo nell’anima. Com’era possibile? Da quando? Perché? Troppe domande che fusero velocemente la testa di Jethro già provata facendogli perdere i sensi e riportandolo in un istante alla realtà.

Ora credi uomo?

______________________________


Quello strano momento di stallo terminò, Jethro ricordava appena ciò che era appena successo perché troppo complesso da capire in quel momento. Da quando mise piede davanti a quella maledetta torre non riuscì più a comprendere ciò che era reale da quello che invece era soltanto fantasia e suggestione. Riuscì appena a scorgere i tentacoli d’ombra colpirlo alle spalle, il loro sferzare violento lacerò la sua schiena in verticale, da poco sotto il capo al sacro. Non sentì dolore, ma lo sbalzo fu tanto forte da farlo saltar in avanti. Sentì il suo corpo faticare a muoversi, la sua mente confusa non poté reagire prontamente all’assalto ma un movimento quasi involontario gli fece schivare il secondo tentativo di colpire. Una semplice schivata sulla destra lo portò in salvo, da questa riuscì a rotolare in avanti per qualche metro prendendo le distanze dall’ombra. Improvvisamente una luce partì da una direzione imprecisata illuminando la zona, una luce candida e calda come quella che aveva visto nella visione. Dunque era tutto reale, non aveva sognato nulla. Nonostante fece quel pensiero, ben sapeva che non si trattava d’un sogno, ma piuttosto d’una realtà alternativa, in quella in cui si trovava ora, ancora un mostro cercava di strappar la sua vita. Qual’era la realtà più giusta? In che posto si collocava lui? Perché l’abominio aveva detto che non conosceva il suo vero nome? Troppe domande senza risposta, troppi quesiti irrisolti, la testa di Jethro doleva forte a tutti quei pensieri complessi, doveva lasciarli liberi. Fu in quel momento che sentì essi “volare” altrove. Una sensazione mai provata, benefica eppur crudele, i suoi dubbi nauseanti e contorti sembrarono migrare dalla sua mente diretti verso l’ombra che li attaccava. Una massa invisibile ma reale, che partì senz’avviso verso quella creatura, risollevando per un istante Jethro dalla sua caduta. Il giovane infatti sentì come se quello stress fosse stato spostato, tutte le domande che nella sua mente si composero rimasero salde ma senza occupare ogni suo pensiero più profondo.

Che questi logorassero anche l’ombra?


≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈

Corpo: Malconcio Danni: Lacerazione al petto (Alto) Lacerazione al dorso (Alto + Basso) Critico + Basso
Mente: Confuso Danni: Basso + Medio
Energia: 55% (70 -5-10)
Capacità Straordinarie: 2 Velocità


Equipaggiamento
Shahrazād أموري [Sciabola] (Impugnata - Mano dx)
Falco Nero [Pistola] 5/5
Coda pensile [Arma Naturale]

Stridio [Biglia Dissonante] 1/1

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; Equilibrio pressoché perfetto; Insensibilità al dolore fisico

Attive
Attiva I "Acrobata" (Basso) - Pergamena "Indebolire" (Medio)

Come il corpo diventa arte dell’uomo Alcuni li accusano di esser boriosi e vanitosi, considerate le ore dedicate all'esercizio e alla cura del proprio corpo in ogni forma e movimento. Ma la verità è che gli acrobati fanno del proprio corpo l'unico strumento dell'arte di cui sono portatori. Il processo è lento e l’impegno deve essere costante per raggiungere la perfezione, fatta di quelle movenze leggiadre e flessuose tipiche di questa figura circense. Talvolta i movimenti saranno tanto rapidi e precisi da fargli raggiungere un sorta di "imprendibilità", non che questi siano intangibili o intoccabili, ma muovendosi essi riusciranno a schivare e rendere nullo ogni attacco portato con spada, mazza o freccia, semplicemente scansandosi di lato risultando troppo veloci per poter esser colpiti dalle offese più semplici. Tale velocità gli permetterà di schivare anche gli attacchi più pericolosi del semplice braccio. Spesso tali movimenti vengono associati ad una danza o a qualche coreografia artistica, rendendo il tutto non più una semplice schermaglia ma un vero e proprio spettacolo. [Attiva I-II Acrobata]

Mai più sonno
L’incubo non lascia dormire chi è afflitto da esso, gli uomini infatti cadono stremati dalla stanchezza dopo che questo ne ha succhiato ogni speranza e ogni ardore. Schiavi di un eterno ciclo di disperazione, verso una luce che sempre di più si affievolisce come la speranza di chi insegue. Ma non soltanto pena ma anche potere dona a chi con forza ne sa portare il peso, un potere che si potrebbe chiamare condivisione, un assaggio di ciò che infesta le notti e i giorni di chiunque si perda nelle sue trame d’ombra. Sarà dunque possibile per Jethro lanciare un onda mentale che proverà ad interfacciarsi alla mente del bersaglio, se questa penetrerà nella mente avversaria, il malcapitato comincerà ad accusare una stanchezza improvvisa con un conseguente annebbiamento dei sensi e nausea. La sensazione sarà pari a quella di chi non dorme da alcuni giorni, pur avendo faticato, un insonnia forzata ed improvvisa che cercherà di condizionare le azioni e la lucidità del bersaglio, mostrando inconsapevolmente ciò che provo colui che si trova davanti. [ Pergamena “Indebolire”]

}●{

Sunto

Sarò breve perché sono in ritardo.
Subisco l'attacco alto e schivo l'attacco fisico che sottrae CS (Attiva I Acrobata). Successivamente attacco con la pergamena "Indebolire" (Medio - Psionico) che dovrebbe causare nausea al nemico.

Note

Scusate la scarsità del post ma l'ho scritto in tre momenti diversi per scarsità di tempo. Ci saranno sicuramente errori e quant'altro e so già che sto giro sarà pessimo, spero che almeno si comprenda cosa ho voluto raccontare. Scusate ancora.
 
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view post Posted on 31/5/2014, 01:28
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Ad Extirpanda
“Assalto alla torre”
Scacciare le ombre.




L
a bianca fiamma ardeva candida sulla pelle dell’antico spirito, coperta da uno strato di liquida tenebra. Il volto era una maschera incendiata dal dolore, piagata da vesciche sempre più fonde…il dolore affondava nella carne e si faceva strada fino alla sua testa.

Il vento nero continuava a soffiare rabbioso e incontrastato. L'offensiva congiunta era finita dispersa tra le spire di un corpo mastodontico. Un colosso senza forma solida: la frusta sferzò il nulla e tornò mesta al fianco dello sciamano...un brivido percorse la schiena di quest'ultimo; mentre zampilli di ombra si propagavano dall'immagine del Guardiano. Sì guardò attorno, le vesciche erano così calde e dolorose da costringerlo ad aprire un occhio alla volta.

"Vi porterò via ciò che siete, che siete stati e che sarete. Diverremo tutt'uno, mortali, ma la mia inesistenza coprirà le vostre esistenze, rendendovi schiavi. Sarete con me, quando distruggerò la luce."

Taci! Taci, aborto delle ombre... - Non gli importava del dolore che gli spezzava il fiato prima ancora che potesse inspirare a dovere. Non gli importava di cosa blaterasse la bestia che gli stava davanti. - Una corda non basta per sigillare le ombre. Mi sta bene. E cosa faranno le tue ombre? Questa pece, che piove come sangue sul mondo , è per me un nemico più pauroso di te. - Un sibilo lo richiamò alla forma oscura che torreggiava alle sue spalle. Si voltò incrociando le braccia al petto, la gamba destra scivolò indietro per offrire un appoggio stabile e lo sciamano, avvolto di pece nera e fiamme bianche, richiamò a sé la robustezza delle pietre: cristalli e rocce coprirono rapidamente gli avambracci prima di assorbire il colpo.

La frustata dell'ombra sferzò l'aria e lambì le pietre con violenza, lasciando un lungo livido sulla pelle perlacea macchiata di nero. Una pioggia di detriti cadde a terra.
Un altro sibilo, più subdolo del precedente. Lo schiocco di una frusta nuovamente indirizzata al corpo di Ùlfer.
La reazione immediata fu quella di farsi scudo con il braccio sinistro: la corda di avvolse attorno al muscolo teso fino allo spasmo, indurito dalla contrazione, mentre Tela di Ragno e Sangue di Drago offrivano un guscio duro da superare.
Un liquido nero-porpora colò dal corpo della frusta, dissolvendosi in una piccola nube di vapore.

Veleno...quale bassezza...

Scosse il braccio per liberarsi dalla presa via via più allentata, mentre il demone che gli figurava davanti svaniva.

La luce invase il campo. Un bagliore giallo intenso ed accecante: un momento di pace ingoiò le tenebre e rinfrancò il cuore di Ùlfer, nemmeno il sole era così piacevole...in qualche modo il Guardiano era correlato al sole. Sentiva che la presenza del demone era come l'ombra della luna che spezza la luce durante un'eclissi solare. Avrebbe spazzato via quell'ombra.

Il sole sarebbe tornato a splendere!

"Tu che sorgi dalle tenebre, dove nascondi la tua vacuità, il Sorya è un albero dai mille rami. Ogni ramo tende al sole, assorbe la luce. Ma le radici dell'albero sono profonde nell'ombra." - Una parola. Un passo. Uno scalino verso la cima di una torre. La voce si alzava di un tono ad ogni pausa. La luce che li aveva avvolti andava via via dipanandosi.

Tese i muscoli delle gambe e premette con tutta la propria forza contro la terra umida. Balzò in alto avvolgendosi di fiamme azzurre, i pugni congiunti in un unico duro coagulo di scintille.
"Distruggerai la luce? Come l'eclissi solare la tua presenza su questa terra è limitata." - Le fiamme si fecero sempre più celesti, sempre più grandi. Finché nel cielo si dipinse una versione ingigantita delle braccia di Ùlfer. - "Spezza le ombre, brucia il mio nemico. Spirito che ulula alla luna. Lupo che caccia l'ombra. Divoralo!"

Calò il colpo. Una schiacciata a due mani, un vortice di fiamme azzurre puntato al cranio del demone. La luce scatenata dal cacciatore si diradava e subentrava il bagliore delle fiamme. Precipita nell'abisso...Noi siamo il Sorya!




Scheda Tecnica

CS: Àlfar 1CS Destrezza / Ùlfer 1CS Forza
Status Fisico: 12-/16 (Tagli di entità Media sulla pelle + Livido di entità Media sulle braccia + Livido di entità trascurabile sulla schiena)
Status Mentale: 12/16 (Vesciche e calore diffuso di entità totale Alta)
Energie Residue: 70 - 10 - 20 = 40%

Equipaggiamento:

- Bèrral
- Spine di pesce (20/20)
- Sangue del Drago (Braccio sinistro)
- Armatura del Lupo (Completa)
- Tunica di Ragno (Braccio sinistro + Tronco + Gamba sinistra)

Passive:

- Razziale;
Presenza angelica ~ Allo stesso modo dei demoni, gli Avatar di stampo angelico non possono nascondere totalmente la loro presenza, pur mischiandosi con gli esseri umani e viaggiando tra loro e per le stesse vie. Le altre razze, infatti, percepiranno sempre qualcosa di sbagliato in loro, qualcosa di differente, ed è per questo che gli angeli incutono negli esseri innanzi a loro un innato timore reverenziale, purché questi non siano angeli stessi, e che siano di energie pari o inferiori all'agente.

- Bèrral;
Bèrral ha una trama di un verde acceso e luminescente che l'attraversa da un capo all'altro. In battaglia, da questo disegno complesso, sorgono piccole spine di pura linfa primordiale: rese solide dalla magia, si staccheranno all'urto con il corpo dell'avversario e rimarranno ferme sotto la pelle. Alcune di esse rilasceranno delle spore e faranno crescere muschio sulla parte colpita. Il danno causato da queste piccole manifestazioni magiche si aggiunge al danno fisico della frustata.


Attive:

- Braccia di pietra; Il druido irrobustisce le proprie braccia, rendendole resistenti come la pietra più solida. Consumo: Medio
Àlfar richiama a se l'energia della terra, coprendo le proprie braccia di uno strato di cristalli duri e leggeri. Permane la natura fisica della tecnica, che può essere utilizzata come difesa contro attacchi di potenza Media o inferiore. Non richiede particolari tempi di concentrazione e può essere usata prevalentemente a scopo difensivo: in questo stato, infatti, le braccia possono essere utilizzate come scudi da opporre ad offensive di qualunque tipo. La potenza difensiva sarà comunque Media nel complesso, potendo annullare attacchi di potenza media o inferiore, oppure ridurre l'offensività di tecniche di potenza superiore.


- Spirito ululante: Un aura di fiamme azzurre avvolge Àlfar e agisce come potenziamento ed estensione delle sue armi e del suo corpo. Consumo: Variabile Alto
Fiamme blu e azzurre, così calde da sembrare quasi gelide, ricoprono in una vampata il corpo del caster. Pagando un costo variabile egli è in grado di generare in questo modo una manifestazione magica: questa avrà la forma di uno spettro di fiamme azzurre che comparirà come estensione/espansione della forma fisica del caster e delle sue armi. La manifestazione magica eseguirà però un solo ordine e svanirà alla sua conclusione, indipendentemente dalla sua efficacia. La tecnica ha natura magica e nessuna affinità elementale (nemmeno un allineamento sacro/oscuro).


Altro:

- /

Riassunto e Note:

Here I am.

Finalmente riesco a postare...vi chiedo scusa per il ritardo, ma ho fatto 4giorniX4esami...

Comunque, le vesciche sul volto di Ùlfer si intensificano, tanto che la vista si offusca o deve alternare l'occhio che guarda con quello che resta chiuso. Resta scioccato e infastidito dall'inutilità dell'offensiva combinata, ma arriva a una conclusione tutta sua: Khreel non è che l'ombra della luna sulla superficie del sole in una eclissi, ma le eclissi sono temporanee. Para dunque il primo attacco delle ombre con una difesa Media (Braccia di pietra) e ne subisce comunque un Medio, nella forma di un livido violaceo sugli avambracci. Si difende dalla seconda frustata con 1CS in Forza e 2 strati di Armatura, per poi assaporare la "Luce" scatenata da Jace (il cacciatore). Trova in questo bagliore lo sprone necessario e si libbra in aria con un salto (1CS in Forza per arrivare bello alto) e convoglia Spirito ululante nella forma ingigantita delle proprie braccia -congiunte in un unico "pugno"- per poi portare un attacco verticale discendente alla testa di Khreel.

È tutto. Grazie ancora a Yuu per la comprensione e la pazienza...e per quest'ultima anche a voi.


Legenda Dialoghi:

- "Parlato Àlfar"
- "Parlato Ùlfer"
- Pensato Àlfar
- Pensato Ùlfer
- "Parlato Alexandra/PNG"


 
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15 replies since 7/5/2014, 23:48   429 views
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