Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Gruppo Est, Hole., savior, Endymyon, Wrigel.

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view post Posted on 7/5/2014, 23:50
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Ad Extirpanda IV


Primo post: Hole., savior, Endymyon, Wrigel, nell'ordine che preferiscono.
Player Killing: Off
Durata: Un solo post di presentazione e ??? post di combattimento (fin quando non si sconfigge o si viene sconfitti dal nemico).
Tempi di risposta: Cinque giorni per turno (nei cinque giorni bisogna completare il turno di tutti gli utenti).
Avversario: Gohdius ~ Raffigurazione del Sogno - [LiNk]
Arena: Ai piedi della Torre - Lato Est
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate il topic di "confronto" del vostro gruppo, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo la fine del turno degli utenti. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale.
 
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view post Posted on 9/5/2014, 13:57

season of mists
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[...]


« Sirith... è ricominciata. Da un paio di ore ormai. Credevo di averla solo immaginata, ma è troppo insistente... troppo reale... » - ansia.
« Lo so. » - mestizia.
« Cosa vuol dire che lo sai? » - sconcerto.
« Intendo che questa volta la sento anch'io. » - stanchezza.
« ... e secondo te cosa significa? » - confusione.
« Significa che stiamo per andare in guerra, Liren. » - rassegnazione.
« Per via di quell'accordo? » - incertezza.
« Già, per colpa di Yu Kermis. » - rancore.
« Mi spiace Sirith, non avrei mai voluto coinvolgerti... come potevo sapere...? » - imbarazzo.
« Non hai colpe Liren. Si vede che era destino. » - affetto.
« Uhmmm. Sirith? Abbiamo un problema. Guarda. » - paura.
« Quello non è un problema, Liren. Quella è una soluzione. » - paura.


La torre di Velta svettava all'orizzonte, superba ed intoccabile, un monumento a tutti i peccati dell'Eden.
Apparsa come per magia dominava il paesaggio tetro e spento, concentrando su sé stessa tutta l'attenzione dei due.
Si strinsero cercando un conforto che non sarebbe arrivato, consapevoli solo in parte di ciò che il futuro avrebbe riservato loro.
Prede della litania incessante rimasero in silenzio, quasi catatonici, assaliti dall'ansia.
Il richiamo, un suono di cupidigia e bramosia, si spandeva in tutto l'Eden attirando allo scoperto gli uomini e le donne che per coraggio o stupidità erano diventati Leoni.
Prima fra tutti colei che si andava mormorando fosse diventata pazza, corrotta da un odio così profondo che pareva averla privata di ogni ragionevolezza.
Muovere guerra ad una torre, ad una dama da tempo scomparsa e ad una moltitudine di spettri?
A Sirith suonava solo come un progetto destinato a fallire miseramente.
Eppure, quando videro l'assurda compagine che alcuni chiamavano esercito, il pistolero e l'incantatrice non seppero impedirsi di raggiungerne le retrovie.
Perchè la parola di un Deva è una sola e una volta data la si può riconquistare solo adempiendo agli impegni presi.
E Velta parve ridere in lontananza, un nero pifferaio compiaciuto di quella schiera di ignari topolini.


[...]


Scivolarono fra i Leoni come ombre, sempre vicini, perennemente in coppia, spettri appartenenti ad una terra da tempo perduta.

« Ricordo che vi fu un tempo dove il Sorya era un oscuro antro di tenebra ai confini del mondo. »

Un pistolero con il minaccioso retaggio della sua famiglia pesantemente assicurato ai fianchi e una donna bardata in un mantello nero come la notte, il volto coperto da una maschera raffigurante una falce di luna.

« Dove l'Edhel riecheggiava dei sussurri di un mondo sotterraneo nero e desolato. Dove l'orrore dominava le menti infestando tanto le notti quanto i giorni di tutti.
E dove il Sogno fuggiva, ferocemente braccato dagli incubi più terrificanti.
»

Avanzarono dalle retrovie fino alle prime linee, fendendo in silenzio lo schieramento dell'armata di Alexandra.

« E ricordo una donna, una creatura la cui potenza era pari solo alla sua più genuina e inarrestabile pazzia. Chiamata dalle Ombre Madre. Acclamata dagli uomini Salvatrice. »

Senza un rumore, quasi non fossero nemmeno lì: l'unico suono che aveva il diritto di esistere in quell'istante era la voce della condottiera e loro le tributarono il dovuto rispetto.

« Eitinel! »

Il discorso sembrò durare per una vita intera, ogni singola parola scandita con coraggio risuonò nei cuori della moltitudine.

« Forse un tempo è con il nome di Dama Bianca che voi la conosceste,
ma oggi è con il suo vero appellativo che io ve la presenterò per quello che sarà il suo ultimo atto, il suo canto del cigno.
»

Alcuni ne furono impregnati e si accesero di un fuoco arcano, divampando di speranza e ardore.

« Da questo momento in poi, lei è e sarà per sempre il Passato.
Abbandonate le false credenze, i miti bugiardi.
»

I loro no. Rimasero neri e gelidi come la pioggia che cadeva insistente, due anime lontane immerse in un mare di candele.

« Quella non è affatto la culla di ogni vostro desiderio. Non è la scala per l'immortalità.
Quella è solo e solamente la nostra prossima battaglia.
»

Sirith conosceva la guerra e aveva imparato non tanto ad odiarla quanto a diffidare di essa.
Liren poteva quasi percepire il sentore della magia che sarebbe stata sprigionata da lì a poco e solo quest'ultima avrebbe potuto infiammarla.
Osservarono tuttavia le facce dei propri commilitoni senza sentirsi fuori luogo, immersi nei volti stanchi, speranzosi, ispirati, folli.
Erano i Leoni e alla fine erano due di loro.
Sirith pensò per un istante a Yu Kermis e sputò sul terreno umido.

« ...cosa ne pensi? »
« Forse non è così folle come alcuni mormorano. Ma sono sicuro che non esiterebbe a sacrificarci, se per caso dovessimo diventare un intralcio per la sua crociata. Tu cosa credi? »
« Io so solo che quella torre sembra molto più pericolosa da vicina. Hai visto quelle creature? » - un leggero tremore nella voce.
« Sì. Sinceramente non so come... uhmmm... Liren, qualsiasi cosa succeda, rimani vicino a me. L'esito di questa guerra non è importante, mi basta andarcene via di qui sani e salvi. Se ti dovesse succedere qualcosa... beh mi costringeresti a dover uccidere nella mia terribile vendetta tutti questi Leoni da solo, prima fra tutti quella guerrafondaia di Lady Alexandra » - le ammiccò, inclinando il capo in un'espressione beffarda.
« Sei un povero stupido. » - ma si lasciò sfuggire un mezzo sorriso.
« Mai stupido quanto quello. » - indicò uno dei Leoni che era poco più di un ragazzino, intento a sgolarsi per farsi seguire da un manipolo di uomini.
« Già, temo che perderà il suo entusiasmo una volta che tutto sarà cominciato. » - si ritrovò ad affermarlo con una certa mestizia, data l'innata e curiosa simpatia che quel giovane le ispirava.

Sembrava condurli in prima linea, urlando e sfoggiando una serie di armi che lo facevano apparire ben più temibile di quanto probabilmente fosse in realtà.
Li incitava verso uno dei lati di quella nera torre, dove un gigantesco essere torreggiava silente.
Immobile e inamovibile.

« Immagino che dovremo fare la nostra parte, dunque. » - l'abbracciò un'ultima volta beandosi della sensazione di tranquillità che quel semplice atto gli donava e promettendo a sè stesso che non avrebbe permesso a nessuno di impedir loro di veder sorgere l'alba di un nuovo giorno.

Seguirono infine quell'improvvisato condottiero, in silenzio e lentamente, ammaliati in una maniera che non sarebbero stati in grado di spiegare.



« Sirith Deva »

Energie « 100% »
Status Fisico « Illeso. »
Status Psicologico « Illeso. »
CS su Maestria « 02 »


.Armi ed Oggetti.

[Mohaine] - Nel fodero.
[Mejis] - Nel fodero. [5/5 colpi]
[Tulle] - Nel fodero. [5/5 colpi]


.Abilità Passive.

Offspring of Gilead - Non sviene al di sotto del 10% delle energie
Tricky Gunslinger - E' sempre in grado di prendere la mira sul suo bersaglio fino a che riesce a vederlo anche parzialmente + Può sparare più colpi contemporaneamente verso qualsiasi direzione
Vortex - Liren può essere utilizzata in combattimento + Liren può usare le stesse tecniche di Sirith


.Abilità Attive Utilizzate.

Nessuna.


.Note e Riassunto.

Sirith e Liren subiscono le passive segnalate dagli altri partecipanti, ogni interazione deriva dal topic in confronto :sisi:
Buona giocata a tutti :v:


.Legenda.

• « Parlato Sirith »
• « Parlato Liren »
• « Parlato Alexandra »




« Liren Deva »


Status Fisico « Illesa. »
Status Psicologico « Illesa. »
CS « 00 »


.Armi ed Oggetti.

[Todash] - Nel fodero.


.Abilità Passive.

Vortex - Liren può essere utilizzata in combattimento + Liren può usare le stesse tecniche di Sirith


.Abilità Attive Utilizzate.

Nessuna.




Edited by savior - 9/5/2014, 15:19
 
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view post Posted on 12/5/2014, 20:16
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Cardine
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AD EXTIRPANDA

- UNIA -

I walk with the crowd,
alone.



Tremava già di freddo, i vestiti completamente impregnati di una pioggia cupa, fitta e impietosa come non ne aveva mai viste. La lana del mantello, scura e appesantita, non lo facilitava affatto a proseguire il suo cammino verso Velta, ma Taliesin era un abile viaggiatore, abituato tanto ai temporali insistenti quanto alle lunghe ed estenuanti marce. Il suo corpo non era massiccio o imponente, e nemmeno particolarmente vigoroso, ma era ormai avvezzo a resistere quanto bastava per giungere a destinazione - più o meno qualsiasi essa fosse.
Strinse i denti e ravviò all'indietro i fastidiosi capelli bagnati che gli ricadevano sul volto, cercando di non perdere il passo e restare in mezzo al manipolo di Leoni giunti in quel luogo. Avevano risposto all'autotevole richiamo della loro Regina - o forse erano stati catturati dalla nenia della malefica Torre - e si erano riuniti in vista di quell'ultimo tentativo di rivalsa. Un'opportunità dal valore inestimabile anche e soprattutto per il bardo, ancora sconvolto da quanto aveva assistito giorni prima nelle profondità del Samarbethe. Egli era ancora in cerca di risposte. E anche di vendetta.

Gli animi di tutti vibrarono, udendo le appassionate parole della Lady in arcione al suo stupendo destriero nero. Brandì la luminosa spada e la puntò verso la densa coltre tempestosa, come volesse trafiggere il mare alabastro delle nuvole, che in tutta risposta imbrattava il suolo con la malsana patina scura portata dalla pioggia. Alexandra era un'ispirazione per chiunque, ma in particolare per il cantastorie: la sua indiscutibile autorità, il suo leggendario carisma e la sua fama sconfinata la precedevano in tutto il continente. Era riuscita a radunare un esercito di valorosi con poco più che un gesto, ed aveva dichiarato guerra a un'entità potente come Velta con la stessa semplicità con la quale si può sifdare il campione dell'esercito avversario, oppure un vecchio rivale. Lui l'avrebbe seguita non come semplice sottoposto, ma come allievo: aveva molto da imparare da una come lei.

Taliesin non si considerava affatto un condottiero o una figura di riferimento per gli altri, ma lo stava lentamente e quasi inconsapevolmente diventando: erano stati gli eventi che lo avevano costretto a cambiare, rendendolo in qualche modo più forte e abituato a sopportare. Troppe volte era stato infatti costretto a prendere decisioni difficili, ad assumersi responsabilità che non erano le sue oppure a sopportare il fardello di coloro che gli stavano accanto. Scelte...spesso destinate a lasciare un segno indelebile, in lui o negli altri.
Ora viveva le stesse imprese delle quali prima soltanto narrava, e che considerava completamente al di fuori della sua portata. Chi non vorrebbe lasciare una traccia nella storia, in fondo? Anche il bardo lo aveva desiderato, quando non era altro che una formichina che calcava timidamente la scena di Theras, e quando le risse in taverna erano un evento pericoloso e straordinario nella sua esistenza. Tempo prima non si considerava all'altezza di tutto quello vorticava al di fuori del suo piccolo mondo, fatto di musica e divertimento, ma ormai una nuova consapevolezza aveva preso forma.
Era stato proprio lui ad avvisare la Regina della nuova minaccia che incombeva sul clan - in quel giorno stesso era entrato a far parte dei Leoni dell'Eden - ed era stato lui a recuperare Cardinale dalle grinfie del Kishin. Era stato lui a istigare città intere alla rivolta, ed era stato lui a consegnare un artefatto dal potere incommensurabile nelle mani di un demone spietato. Non andava fiero di tutto ciò, ma si rendeva perfettamente conto dell'importanza delle sue azioni. Non era più uno qualunque.



Scaccia dalla sua mente il sussurro suadente della Torre.
Lui è più forte, lui può riuscirci. Non è la prima volta che quella prova ad abbindolarlo, ma forse sarà l'ultima. La sua mente, dopo molte peripezie, è diventata inflessibilie e sfuggente più che mai.


Ma non è in questo modo che Velta sceglie di combattere: un rombo squarcia l'aria, ferma la pioggia, e quattro colossi si ergono, prima incastonati nella pietra stessa. Essa prende forma, succube della Sua volontà.
Sono i figli della torre, già pronti alla battaglia.


In questo modo Velta accetta la sfida, e i due eserciti si schierano. Pochi campioni da una parte, quattro bestie gargantuesche dall'altra.
Non c'è più tempo.



Notò volti conosciuti, tra tutti i presenti. Le Parche, Epimeteo, i due sciamani e molti altri ancora. Alcuni sfoggiavano le loro Vene, le stesse che Taliesin mostrava con fierezza sul cinturone. Sapeva bene che non avrebbe dovuto mai e poi mai dimenticarsi del loro vero significato: le venti lame suggellavano la promessa fatta a Mirya e a se stesso. Un coltello per ogni persona, uno per ogni silente patto. Le avrebbe dedicate a qualcuno, una ad una, proprio come i suoi componimenti, prima di scagliarle. Il loro vero significato, nelle mani di un seguace dei Leoni, era profondo quanto una poesia.

Poco tempo prima aveva incontrato Rogozin, con il quale aveva scambiato parole di speranza. E anche Hiryu, il silenzioso mercenario sopravvissuto alla crociata del Sir Der Ruadh, aveva rinnovato il suo impegno. Si fidava di entrambi, ed aveva siglato con loro una sorta di patto. Siamo tutti uguali, e combattiamo per la nostra libertà aveva detto, correndo il rischio di risultare banale, eppure si trattava della sacrosanta verità. Velta aveva avvinghiato il clan in una subdola stretta tirannica, alla quale la Regina senza regno aveva finalmente deciso di sottrarsi. Ed era vero anche che prima di tutto combattevano con loro stessi: il destino di tutti quanti era indissolubilmente legato alle Sue spire, e stava al singolo liberarsi da esse una volta per tutte.

Eppure, nonostante in molti fossero lì con lui, non poteva fare a meno di sentirsi solo, unico. E non si trattava soltanto di mero egocentrismo: nessuno aveva vissuto le sue stesse tragedie. Nonostante potesse intuire i nobili intenti che spingevano gli altri a combattere, restava convinto che essi non fossero nulla in confronto a ciò che convinceva lui ad affrontare il pericolo a testa alta. Il suo spirito, la sua mente ed il suo corpo erano ancora feriti, marchiati in modo indelebile da emozioni contrastanti, ma non si sarebbe mai piegato, per nulla al mondo. Potevano gli altri dire lo stesso? Taliesin aveva trionfato sui suoi timori.



Non può più tirarsi indietro: parte della responsabilità è sulle sue spalle.
Un pallido ed esile ragazzo cosa può mai fare, contro pietra inscalfibile?


Per una volta egli non cerca fama, denaro, gloria. Combatte perché è giusto, combatte perché in qualche modo lo desidera. Sempre temendo e rispettando il suo nemico.
Che sia una rinascita? Di sicuro non è più il bardo fifone di un tempo. Cosa è diventato?


Cerca tra la folla sguardi amici.
È pronto a ruggire, una volta
e una volta ancora.



«È arrivato il momento!» mormorò Taliesin mentre i primi valorosi già si avviavano verso la torre. Sfoderò Fabula, da poco riforgiata: le sue curve esotiche e tozze non la rendevano di certo un'arma temibile, ma Taliesin cercò di risultare autorevole nonostante quel dettaglio. «Per l'Edhel!» dichiarò, sovrastando ogni rumore con la sua voce e cominciando a marciare verso la Torre. Itinerante svolazzava alle sue spalle, in balia del vento, e le tredici Vene immediatamente riconosibili scintillavano come il più importante dei distintivi.

Che qualcuno l'avesse seguito nella mischia o meno non gli importava affatto. Al contrario del solito, Taliesin combatteva soltanto per se stesso, ed era felice di farlo: le convinzioni che lo avevano spinto a schierarsi in modo così convinto erano unicamente sue, e proprio per questo motivo non avrebbe mai dubitato di esse.

Raggiunta quella consapevolezza poté infine andare avanti, senza più vacillare.




Status fisico - 16/16 (illeso)
Status mentale - 16/16 (illeso)
CS - 6 (2 astuzia, 2 intelligenza, 2 destrezza)
Energia - 100/100


Equipaggiamento
Itinerante, arma difensiva, mantello di panno rinforzato.
Fabula, arma bianca, acciaio, 48 cm di lama, 15 cm di impugnatura.
Pistola ad avancarica, arma da fuoco piccola, cinque colpi per giocata.
Pugnale celato, arma bianca, acciaio, 15 cm di lama, legata all'avambraccio sx.
Vene di Pietra, set di armi da lancio, materiale sconosciuto - venti unità per giocata.
Fuliggine, Biglia fumogena, oggetto dell'erboristeria.
Erba rigenerante oggetto dell'erboristeria, se applicata su armi od oggetti danneggiati funziona come una cura dell'equipaggiamento.
Miscela logorante, oggetto dell'erboristeria, se applicata ad un'arma, per due turni gli attacchi fisici risucchieranno complessivamente il 5% di energia a turno.
Corallo, oggetto dell'erboristeria, se utilizzato conferirà un CS ai riflessi e un CS alla concentrazione per due turni di gioco.
Rubino, oggetto dell'erboristeria, se utilizzato conferirà due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco.
Il Flauto della Palude Nera, oggetto generico, strumento musicale.
Il Bardo dell'Autunno, Tomo magico; Tomo furtivo; Cristallo del talento; Diamante, 1 CS in destrezza (x2).

Abilità Passive
Il Bardo dell'Autunno, passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% delle energie; abilità personale, aura psionica passiva di fascino.
Fumo e Specchi, dominio illusionista, passive di primo, secondo e terzo livello: le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate; possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento; fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche l'aspetto del caster può essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione.
Mente Impenetrabile, pergamena comune, classe mentalista. Difesa psionica passiva.
Amuleto dell'auspex, oggetto dell'erboristeria. Auspex passivo basato sull'udito.
Polvere, abilità personale passiva. In combattimento Taliesin può sprigionare la polvere, infastidendo i suoi bersagli e portandosi in leggero vantaggio; fuori da esso gli utilizzi dell'abilità possono essere tra i più disparati e scenografici.
Itinerante, "Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente", passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.
Vene di Pietra, il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Edhel infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena.



Ed eccomi qui! Si tratta di un post molto importante per la crescita interpretativa di Taliesin, come spero saranno tutti quello che lo seguiranno, ma non starò qui a tediarvi con riferimenti e spiegazioni (sarebbero troppe e temo interesserebbero poco). Vi basti sapere che si tratta di un momento molto importante per lui per via di una lunga serie di avvenimenti passati e motivi vari che piano piano riassumerò, ed è per questo che la prende così sul serio. Ho cercato inoltre di "non mettere cento litri in un bicchiere", ma di sviluppare un paio di aspetti in particolare (la sua incredibile motivazione e la figura di Alexandra per lui, etc). Spero che il risultato di questo post - che è stato piuttosto faticoso da scrivere, ma in un certo senso è meglio così - sia almeno godibile.
Unia significa "sogni" in finlandese (qualcuno già lo sa) ed il titolo vero è proprio sotto di essa è una citazione in qualche modo collegata a questa parola. Chi ha orecchie per intendere...
Ho deciso di non riportare affatto il dialogo di Alexandra, e di lasciare a Wrigel e Endymyon i dialoghi tra di noi (i riferimenti a quanto detto sono comunque chiari ed effettivi).
Buona giocata a tutti (:

EDIT: sistemato il layout. La guerra contro i <p> non finirà mai.


Edited by Hole. - 12/5/2014, 23:44
 
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Endymyon
view post Posted on 12/5/2014, 22:43




Ad Extirpanda ~ East Group


Tra le folte fronde di una foresta, un incappucciato guardava la torre nera, mentre quest'ultima si stagliava contro il cielo plumbeo. Imponente e magnifica, quella catasta di pietre atterriva le persone solo a ricordarne il nome e ciò che rappresentava: morte, dolore e oscurità. Nell'Eden i contadini più superstiziosi ancora pregavano affinché la notte la melodia non suonasse per loro o i loro figli. In molti, tempo addietro, si erano svegliati, privati di figli, o gli avevano visti ammattire mentre cercavano d contrastare quello che tutti sapevano essere il sussurro di Velta.
Quel suono però non lasciava scampo, e arbitrariamente aveva suonato anche per lui. Inizialmente semplici bisbigli lo avevano inseguito ogni dove, poi piano piano delle note avevano incominciato ad intrecciarsi, e non solo fra di esse, ma anche con lui, rapendolo e trasportandolo con il pensiero verso terre lontane. Le stesse erano ora diventate la sua casa, dopo essere entrato a far parte del Sorya.
Poco aveva pronunciato quel nome misterioso, ma adesso più che mai poteva farlo.

«Sorya, che cosa sei tu..? Non più sogno né leggenda, ma cosa sei? Sei Leone o sei Velta?»

Piano, con leggiadria o per semplice magia, la figura si spostò dalla sua posizione. Saltò da un ramo all'altro, scendendo senza produrre alcun suono, finché non arrivò a terra.
Sotto il cappuccio, due occhi grigi con la pupilla da rettile indagarono la foresta, finché un luccichio non catturò la sua attenzione. In pochi passi arrivò dalla sua viverna, una possente creatura dalle scaglie nere e lucenti. Le saltò in groppa e con due pacche la spinse a muoversi. Corse così, incontro alla torre nera l'oscuro figuro, araldo della propria volontà.

Lo scalpiccio e il nitrito dei cavalli lanciati al galoppo erano suoni a cui si era abituato, persino rincorrere una regina senza regno sembrava la più logica delle azioni. Si era unito, poc'anzi, alla fiera schiera dei Leoni dell'Eden, capitanati da Alexandra, che in preda a un qualche sorta di urgenza, si era lanciata all'inseguimento della chimera infame soggiogatrice del Sorya: Velta.
Le parole di quella donna, di quella condottiera, non ebbero pressoché alcun effetto sul mezzodemone. Sotto quel cappuccio scuro, Hiryu era stato attento alle parole, ma erano mere lettere vuote prive di significato, per lui.
Tutta la storia sulla Dama Bianca, Eitinel, lui non la conosceva per davvero, non l'aveva vissuta in prima persona; l'assassino conosceva solo dei fatti raccontati dai vecchi e dai sopravvissuti. Eitinel, per lui, non era nulla di reale e tangibile, solamente un mero sogno irraggiungibile.
Mentre il mantello si inzuppava di pioggia e le grida di approvazione si susseguivano con la stessa forza di un boato, il giovane si guardò in giro. Di quelle persone, viste di scorcio alcune volte, pochissime ne conosceva, altri erano proprio estranei, anche di fama. Era dunque anche lui, parte del Sorya?
In tanti ruggivano, o almeno ci provavano, mentre lui era silenzioso, in disparte. Sapeva bene che in guerra ci si andava con il fervore in corpo, con il sangue che ribolle nelle vene, con un entusiasmo smisurato. Lui però non aveva queste qualità, non si univa al branco, non riusciva a lasciarsi andare. Si conosceva forse troppo bene, l'infido assassino solitario, non si ingannava sulla sua natura, non si aggregava alla massa.
Preferiva essere una nota stonante in quella sinfonia come nella melodia di Velta; lui combatteva per sé. Già spingeva la mano in avanti verso la torre, chiudendola a pugno, quasi fosse capaci di ghermirla e assoggettarla al proprio volere.
Era il potere insito in quel posto che lo attirava, non le grida di Alexandra né il suono di Eitinel.

Il primo che si avvicinò all'assassino fu Taliesin. Hiryu ne rimase perplesso sin dall'inizio. Ricordava la sua faccia, ma al contempo i ricordi lo ingannavano. Quel giovane, per il quale aveva combattuto era stato -o non lo era stato- il vecchio Sir Evan, che lo aveva assoldato per combattere un'ombra. La sua voce era fedele a quella del valoroso cavaliere, ma il suo sguardo era diverso, la sua faccia imberbe era diversa, persino il suo fisico.
Le due brevi frasi che il portatore delle Vene disse non lo impressionarono tanto, aveva capito già che quella torre era un problema, ma lo avrebbe rassicurato. Per ora i loro interessi coincidevano. Dopo un breve sguardo alle insigne che tanto venivano conosciute nel Sorya, disse:

«Le mie abilità saranno ancora una volta a vostra disposizione, Sir»

Senza aspettare nemmeno tanto, Taliesin rispose a Hiryu con un'espressione piena di mestizia. L'assassino non sorrise, rimase con il volto paralizzato in una espressione atona, capace solo di annuire.

“Proprio di me, ti devi fidare, vecchio?”

Scosse la testa, chiuse gli occhi e inspirò a pieni polmoni. Narga nella frenetica corsa lo cullava quasi sul suo dorso, e lo spirito euforico sembrava quasi poter attecchire a lui.
La sua sfida non era al pari di quella di un cavaliere, lui sapeva già per cosa stava combattendo, ed era per se stesso, come il vero Sir Evan gli aveva detto.

Lui voleva il potere.
Lui voleva la libertà.


Non essere più controllato da Velta, non sentire più quella soave ed atroce musica nella sua testa.

Riaprì gli occhi, e con delle pacche indicò a Narga dove portarsi nella fila. Aveva individuato, poco più avanti Rogozin, e voleva quasi assicurarsi seguisse il suo stesso gruppo. Ancora gli prudeva la mano a pensare a quanto il suo vecchio avversario era abile con le armi, e non voleva potesse defilarsi per caso.

«Se riduciamo il nostro nemico come ci siamo ridotti noi, l'ultima volta, penso la vittoria ci sarà assicurata, che ne dici?» disse una volta vicino al uomo. Quest'ultimo lo riconobbe in fretta, e poche parole si lasciò dietro, che subito sguainò la sua Wakisashi e corse in avanti, verso la testa della spedizione.

Da solo con Narga, Hiryu toccò la sua Katana, quasi a volerla estrarre, ma annullò quel suo desiderio. Non era tempo per lasciarsi andare a quelle manifestazioni di stati d'animo, non stava andando in guerra contro esseri umani, bensì contro mostri, come Rogozin gli aveva ricordato.

«Ehy, Narga, ascoltami» disse piegandosi in avanti, verso la testa della sua compagna di viaggio «Stiamo per arrivare in un luogo pericoloso. Questa è la mia battaglia, devo mettermi alla prova e scacciare questa maledizione, tu devi andare via da qui appena siamo giunti.»

La accarezzò un po', e poi lasciò che lo portasse verso il nemico, nonostante la viverna non lo avesse capito.





Hiryu

Stato fisico: Illeso
Stato Mentale: Illeso
Energie: 100%
Cs: 1 Destrezza

Armi e Armature:
-Progenie demoniaca
-Ryu no Kawa
-Musashi
- (cose che spero vengano convalidate prima dell'inizio del turno attivo, altrimenti nulla)

Passive:
-Immortalità (Il Ricordo del Defunto)
-Difesa psionica passiva (Abilità Razziale)
-Non emissione di rumori o odori (Talento Assassino)

Riassunto e Note:

Per tutta la prima parte del post Hiryu non si sente propriamente parte del Sorya, lui non era lì durante gli eventi importanti che abbiano segnato l'ambientazione del clan, né ha intrapreso missioni con questo fine. Ad accrescere questa sua condizione, se da un lato i leoni sono incitati da Alexandra e acquisiscono una valenza di guerrieri/cavalieri agli occhi di Hiryu, lui non è nemmeno un mercenario vero e proprio, bensì un sicario (da Bg).
Questo modo di pensare però viene un po' spezzato da Taliesin quando gli dice di lottare prima di tutto per se stesso. Vedendo un portatore delle Vene dire ciò lo rende più affine a fare ciò che vuole senza sentirsi molto lontano dagli altri.

Di solito scrivo solo la mia parte di dialogo e lascio quelle degli altri sottintese (comunque il tutto si trova in confronto)
Buon divertimento a tutti *^*


 
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view post Posted on 13/5/2014, 18:27
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Velta era tornata e con essa era tornata una nuova minaccia sull’Edhel. Già…l’Edhel non più Eden. Quella terra e i suoi popoli stavano tentando di estirpare quel cancro malefico che si era insinuato strisciante in quell’angolo di mondo, ammorbandolo con miasmi velenosi e incubi partoriti da qualcuno che ancora si aggrappava con tutto sé stesso in quel mondo.
Non si trattava più di ideologie politiche, di utopie o di idealismi ma di una lotta sfrenata contro qualcosa che non doveva esistere. Che lasciava avvizzire la vita stessa. Non era un caso che quel richiamo prima o poi sarebbe tornato strisciante come un ombra e si sarebbe allungato come dita di una mano scheletrica su quella terra.
Donovan lo sapeva così come Rogozin che galoppava in lungo e in largo per quelle terre richiamando a sé i Leoni. I Leoni avrebbero ruggito su quella stessa terra, il loro vessillo sarebbe svettato su quella torre malefica, mentre le loro zanne avrebbero squarciato per sempre quegli stessi incubi che ammorbavano non solo quella terra ma anche le genti che vi abitavano. Era il momento di renderle libere, di nuovo padrone del proprio destino, della propria vita e che le ombre non celassero più incubi o terrore. Estirpare quella pianta malevola che vi si era attecchita e che non voleva più mollare la presa.
Rogozin cavalcava mentre il vento ululava con un suono particolare mentre lui sfrecciava sui confini di quella terra martoriata richiamando a sé tutti quelli che avevano coraggio e orecchie per sentire il suo richiamo. Una rivoluzione…dovevano prepararsi a combattere e a far cadere Velta sotto il loro ruggito.
Il Sorya doveva cambiare…e lo avrebbe fatto sotto un nuovo vessillo. Sebbene non masse Alexandra non poteva voltarle le spalle ora...non nel momento del massimo bisogno: quella era anche la sua terra ed era il momento per battersi per essa. E per finire quella storia a cui lui aveva partecipato e involontariamente iniziato.



Cavalcare in mezzo a quella fanghiglia, con quella pioggia nera che si infilava fin dentro le maglie dell’armatura, fin dentro il cuoio scivolando, come una carezza ghiacciata, tra le costole e la schiena. Nitriti di cavalli. Armi che tintinnavano; motivazioni e sussurri. Occhi che vibravano di una luce nuova oppure di chi scacciava un freddo che non era per il tempo. Gli zoccoli che affondavano dentro quella poltiglia nera e un cielo che non era mai stato così nero. Pioggia nera come lacrime rigavano il suo volto mentre la destra andava ad accarezzare l’elsa con un gesto ovattato. Accarezzava l’elsa e provava a scacciare il freddo mentre nella caligine ecco che svettava la Torre: come una lancia orgogliosa era lì, sopra ognuno di loro, imponente, magnifica, ipnotica era lì imperiosa e orgogliosa a sfidarli. La pioggia non accennava a diminuire ma il fuoco della volontà che brucava dentro di lui non poteva essere spento. Portò gli occhi diamantini, orgogliosi e selvaggi, sulla nera Torre e respirò a lungo.
Il profondo respiro prima del balzo…e tutto sembrò innaturalmente immobile. Come se ogni cosa andasse al rallentatore, come se anche il tempo si fosse fermato.
Le briglie nelle mani, il cuoio trattato, il freddo acciaio al fianco, l’acqua che ruscellava giù per il viso e il mantello; il nitrito d’attesa di un cavallo e il fiato creava bianche nuvole che un vento malsano portava via. Si tolse il cappuccio con un gesto nervoso, d’impazienza mentre le parole di Alexandra sembravano come scacciare le paure e le ansie di una guerra che nessuno poteva prevederne l’esito.
La si poteva solo combattere e le parole di Alexandra furono come acqua limpida che lavava via tutto persino quelle macchie che la pioggia lasciava su di loro. L’ennesimo maleficio di un potere misterioso e antico? O forse una premonizione degli eventi futuri?

«Sono lieto che ci siano uomini del tuo valore al fianco della Regina.» «Noi Leoni dovremmo guardarci le spalle a vicenda.» Una voce che fu come un tenue raggio di sole. Un tono serio proferito da qualcuno che fu come un fantasma per lui. Ma a volte i miracoli accadevano…anche se ce ne sarebbe voluto più di uno per vincere quella guerra. Un sorriso che nacque come un fiore sul cemento. Anche in una situazione simile poteva esserci il tempo per un sorriso…

«Sono lieto di sapere che sei vivo. Anche se forse non lo saremo troppo a lungo.» Una stretta di mano tra due uomini che avevano affrontato l’oblio ed erano riusciti a riscrivere la loro vita e a vincere. Ma ora li attendeva una delle prove più difficili: vincere un regno oscuro e profondo come gli insondabili abissi del terrore. Ma ore come allora lo avrebbero fatto insieme e stavolta sotto un unico vessillo.

« Ti guarderò le spalle questa è una guerra dove dovremmo far vedere che l'insegna che portiamo non è solo per bellezza. Che il nostro ruggito faccia tremare quella torre infame!» La serietà in quel volto perfetto. Un tono secco e tagliente e nulla più.

««Sono pronto. Ma dobbiamo esserlo tutti quanti.» Un cenno di ringraziamento inclinando la testa occhi dentro gli occhi. ««Il momento sta per giungere, sii pronto a tutto. E grazie.»

Grazie a te pensò la Rosa. Un grazie pensato, un grazie a lungo celato e gli sembrò che anche quella terra glielo volesse dire.


«Se riduciamo il nostro nemico come ci siamo ridotti noi, l'ultima volta, penso la vittoria ci sarà assicurata, che ne dici?» Era la giornata degli incontri in quell’esercito. E dire che a volte il mare di volti, di storie si interseca, si fonde e poi tutto si scompiglia. Tutto si mescola per poi allontanarsi per sempre; ma oggi sembrava quasi che una corrente particolare li avesse fatti convergere tutti qui.
Peccato che era per questa situazione e che quel richiamo fosse lei.

«Penso che vada bene! Ora ti sei convinto che i mostri veri sono tutt'altra cosa? Riduciamoli a pezzi!» Una delle sue due wakizashi si mostrò, impaziente come la mano che la impugnava, desiderosa di bagnarsi no di quella greve e putrida pioggia ma del sangue dei loro nemici e si tirò indietro il cappuccio. « Che tu possa vedere l'alba di domani...» Un augurio e una preghiera anche e soprattutto per sé stesso. Una lieve carezza al proprio cavallo, parole dolci, tranquille, sussurrate all’orecchio per tranquillizzarlo e mosse le redini per la battaglia imminente.
Ora combatteva per una causa sua, per qualcosa che lo riguardava da vicino e poteva finalmente dare il suo appoggio, il suo contributo. Non era dimentico di quello che era successo e della sua responsabilità ed appunto per questo che voleva combattere perché si sentiva coinvolto in prima persona. Il risvegliato…questa volta non avrebbe avuto dubbi né remore.
Questa volta era l’epilogo di quella storia.





Rogozin
Energia: Bianca Pericolosità: E CS: +1 Maestria armi
Status fisico: Status Psichico:[/color [color=black]Consumi energetici in questo turno: %;
Riserva energetica residua: 100%

_ ___ _____ ___ _

Abilità Passive:
Presenza angelica:
Allo stesso modo dei demoni, gli Avatar di stampo angelico non possono nascondere totalmente la loro presenza, pur mischiandosi con gli esseri umani e viaggiando tra loro e per le stesse vie. Le altre razze, infatti, percepiranno sempre qualcosa di sbagliato in loro, qualcosa di differente, ed è per questo che gli angeli incutono negli esseri innanzi a loro un innato timore reverenziale, purché questi non siano angeli stessi, e che siano di energie pari o inferiori all'agente.
Non è importante l'allineamento dell'Avatar. Quest'abilità funzionerà sempre e comunque, indipendentemente dal sopracitato fattore.. [Passiva Razziale].

Duellante: il possessore del dominio ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, falli, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.[Passiva Dominio]

Velenrancore Non è una casta vera e propria, si potrebbe dire - ma è solo parte dell'abominio generato dalla trasformazione della foresta nel Gwàthlaiss a causa dell'essenza del Gorgo scioltasi nel suolo - andando ad intaccare il profondo rapporto fra le fate e la natura. L'indole generalmente pacifica delle fate divenne distorta per alcuni in una paranoia, in altri per un desiderio impulsivo di uccidere coloro che minacciavano la propria tribù. Qualcosa che superava ben più la voglia di difendere i propri compagni che guidava i Frémalis, come se il rancore del Gorgo fosse divenuto insito all'anima delle Fate. Un furore che si manifesta nel loro stesso sudore, si dice, rendendo le loro lame portatrici di morte e pestilenza. Loro sono il cancro per curare il cancro.
[Ogni attacco fisico portato con le proprie armi può avvelenare l'avversario. Il veleno è quantificato come danno Basso al corpo, che sarà progressivamente debilitato da nausea e febbri ad ogni colpo andato a segno.][Passiva]

[Armatura naturale] I tatuaggi che ha sul corpo non solo delle rappresentazioni mistiche, simboli e percorsi di un viaggio lungo e ancora non concluso, non rappresentano la strada percorsa e quella che ha deciso di intraprendere, non sono solo legami con le forze naturali e la sua parte più selvaggia - il suo animale totem - quella Pantera che sente ruggire dentro di sè in un anelito di libertà ma sono molto di più. Fatti da un antico maestro tatuatore i suoi Irezumi raffigurano pantere insieme a peonie e fiori di ciliegio. Ma si uniscono anche a simboli più esoterici e insieme più particolari che sono i simboli della sua anima più selvaggia.
Tutto questo si traduce come una vera e propria armatura: simboli di un potere più arcano e ancestrale che ancora oggi non sà bene quale sia. Ma è indubbio che lo proteggono come se avesse una vera e propria armatura e forse nascondono molto altro.

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Abilità Attivate:



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<b> Riassunto e Note:

C'è l'ho fatta! L'ho scritto totalmente di getto e senza pensarci non volendo appesantire troppo il narrato, ho volutamente, omesso alcune parti. Appunto per non dare tutto e subito e appesantire il tutto con un wall post. I motivi che spingono Rogozin sono molteplici e fanno tutti capo al suo far parte dei leoni ma sopratutto perchè ha partecipato a contracpuntus per cui lo vede anche e sopratutto come una sua responsabilità. Ma ci sarà tempo e modo per sviscerare meglio questa parte.
I dialoghi si trovano tutti in confronto e che dire: buona giocata e in bocca al lupo a tutti.

 
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view post Posted on 16/5/2014, 18:02
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Ad Extirpanda IV



Tump. Tump.
Fate uscire i
Mostri.


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Aprì gli occhi appena, giusto qualche secondo per assaporare la luce del sole. Agli occhi dei combattenti della Regina senza Regno il pupazzo sarebbe apparso tremolante, come percorso da brividi così forti da destabilizzarlo. In realtà, quello non era altro che il suo modo per dimostrare la sua felicità; o la presunta tale, comunque. Incapace di provare vere emozioni, in fondo, non sapeva se ciò che avvertiva fosse davvero felicità o solo una sua sfumatura, che ai suoi occhi appariva come uno splendido stato d’essere, che avrebbe conservato, se avesse avuto potere decisionale, per sempre. Ma parimenti all’assenza di emozioni, vi era assenza di controllo; egli era dominato dalle passioni tristi, affetto da ciò che il contesto ordinava lui di fare. Un pupazzo, in tutto e per tutto, nato nell’Abisso, il posto che gli appartiene. Portò le braccia variopinte all’ipotetica testa, facendola ruotare più e più volte, fino a ricercare la corretta inclinazione.
Iniziava a chiedersi per quale motivo era stato portato nel mondo della Luce. I suoi compagni – i pochi che vi erano stati – lo avevano descritto come uno strano ammasso d’ordine, regolato dalla bugia e dal potere; la descrizione non lo aveva mai attratto granché, eppure doveva ammettere che tutti quei colori e quei profumi gli davano una gran bella sensazione. Quasi a sentirsi.. vivo, se mai avesse saputo cosa significa realmente. Si voltò fino ad incontrare le mura scure di Velta. Se avesse potuto, avrebbe senz’altro sorriso. Tra le sue mani già figurava l’unico oggetto in grado di identificarlo. Un pennello, un semplice pennello dalle dimensioni di un cavallo, la punta sottile, il manico placcato in un materiale simile all’argento, con piccole macchie di vecchio colore secco sopra. Sfruttando l’aria come fosse una tela, iniziò a disegnare l’enorme Torre che gli si poneva davanti. Non aveva mai visto una costruzione del genere. Nell’Abisso, cose come quelle, non esistevano.
Inarcò il corpo di centoottanta gradi, come a formare una sorta di galleria con la propria schiena di pezza. Iniziò ad annusare in giro, mentre il pennello cominciava a volteggiare nell’aria senza bisogno del suo utilizzatore. Il volto del gigante si avvicinò pericolosamente ai guerrieri di Alexandra, tanto da poterne sentire il profumo. Si bloccò improvvisamente, il pupazzo, poi cominciò nuovamente a tremare, stavolta con ancor più intensità. Ancora una volta, se avesse potuto, avrebbe sorriso. Aveva avvertito la presenza, tra le tante che era riuscito a percepire, di quattro odori particolari, ben diversi da quelli che poteva avvertire nell’Abisso dell’Oneiron: emozioni. Tornò in posizione eretta, dunque prese il pennello in mano e lo puntò verso le quattro figure. L’aria cominciò a condensarsi in parole nel vento, colorate di rosso.

P o s s o m a n g i a r v i?

Sopra di loro i quattro guerrieri avrebbero potuto notare l’oscurarsi del cielo, fino a rendersi conto che blocchi di pietra simili a quelli di Velta si stavano abbattendo sui loro corpi con estrema velocità. Se poi avessero avuto anche solo l’idea di scappare, allora si sarebbero resi conto che l’enorme Pupazzo avrebbe iniziato ad esercitare un’enorme influenza psichica nei loro confronti, impedendo qualsiasi forma di movimento. Li avrebbe distrutti, prima di mangiarli, così avrebbe potuto assaggiare la paura, oltre che la vita. Una densa nebbia scura colorò il campo di battaglia, lasciando spazio ad una sola parola, bianca nell’enorme coltre di fumo. Un ringraziamento, come se gli stessi guerrieri avessero accettato la sua proposta.

G r a z i e.




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Capacità Straordinarie: 4 (3 Agilità/2 Intuito)
Consumi: Basso (4) - Medio (8) - Alto (16) - Critico (32)

Energia: 68% (100 - 16 - 16)
Stato Fisico: Ottimale (100%)
Stato Psichico: Ottimale (100%)

Passive:

• Influenza psionica passiva di disorientamento.
• Difesa da passive psioniche.
• Le tecniche ad area non dimezzano il danno.
• La pelle di Gohdius conta come un'armatura naturale.
• Passiva di I, II, III livello dell'Evocatore.

Attive:

Disegna, disegna! Variabile magica offensiva, a consumo Alto. Utilizzata ad Area.

Fermi, ho detto! Psionica a consumo Alto che impedisce i movimenti al nemico. Utilizzata ad Area.

Riassunto:
Gohdius vi da il benvenuto disegnando - e dunque materializzando - un enorme torre simile a Velta che cade verso di voi, materializzata grazie alla variabile magica offensiva. Subito dopo utilizza "Fermi, ho detto!", con la quale lancia verso di voi una psionica a consumo Alto che impedisce i vostri movimenti. Per rendervi le cose difficili, inoltre, lancia un fumogeno verso di voi. Vi ricordo che le tecniche ad area non dimezzano il danno, grazie alla passiva.

Termine fissato per il 21 Maggio alle ore 19:00.
A voi!


 
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view post Posted on 20/5/2014, 18:33
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Non sarebbe stato facile, lo sapeva, la Torre malefica non avrebbe deposto le armi senza combattere. I suoi occhi si posarono sulle sue mura, guscio malefico per proteggere segreti, storie e il cuore pulsante di un male che non voleva andarsene. Velta era lì e avrebbe combattuto: come una bestia in gabbia avrebbe fatto di tutto per tenersi ancorata a questo mondo…di tutto.
Come avrebbe fatto di tutto anche la Rosa. Aveva una consapevolezza e un furore mai provati prima che lo portavano a essere incurante dello scroscio d’acqua che si stava abbattendo sulle loro teste; aveva occhi solo per lei.
Non era dimentico di quello che era successo e della parte di storia che lui aveva scritto di suo pugno; una storia che ora correva nel grembo malefico di una madre che respirava miasmi e partoriva incubi repellenti. La pioggia ticchettava sulle armature, sulle armi come a scandire il tempo prima dell’attacco mentre il risvegliato saettava perdendosi in quel ventre, per lui materno, ma per tutti loro malevolo. Un ultimo verso che si perse nel vento e si mischiò all’incubo.
Un incubo ad occhi aperti: figli di una madre, cavalieri di una regina, armi e scudi di un cavaliere si ersero dalla nera terra con un urlo di agonia che nulla aveva a che fare con il prima vagito della vita. Lì non vi era vita e Rogozin sgranò i suoi occhi, ingoiando freddo e paura misti al fiele, cercando di fermare il suo cuore che, impazzito, tamburellava nel suo petto come a scappare.
Lei svettante e immortale, infida traditrice stava invitando tutti loro in quel gioco malevolo; in quella sua pazzia, in quell’incubo manifesto che ben più di una volta aveva saputo ghermire e giocare con tutti loro.
Il volto della Rosa era pallido, granitico, e il respiro si condensava in ritmiche nuvole bianche che venivano strappate dal vento ma la sua spada fu pronta a manifestarsi e acciaio si snudò mostrando un anima ferrea e una volontà ruggente come il magma. Una volontà che voleva divellere cancelli e pietre scoperchiando infine la tomba, aprendo quel ventre per estirpare del tutto la pianta che vi era attecchita.




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Colossali, le quattro figure morsero il suono, nascendo da un ventre di pietra e incubi e la loro nera ombra proiettò su di loro un ombra ancora più nefasta e infida: quella di una storia antica, di un Sorya che era culla e bisbigli di cose celate. La pazzia era la malta di quella torre.
La pazzia…ma chi era davvero il pazzo? Chi stava dichiarando guerra a chi? Alexandra e le sue parole erano veritiere, o almeno erano veritiere per lui e il suo intento identico che trovava fondamento in quello della Regina Senza Regno. Eppure…eppure martellava nella sua mente l’immagine del Risvegliato, le sue parole e di quello che veramente era Velta: «Perché non sarà più lo strumento di una donna che ha tentato di integrarsi fra gli dei, ma la vostra condanna.
La condanna dell'intero Eden.
Il Sorya verrà distrutto, Velta ne sarà responsabile. Tutto tornerà ad essere com'era in principio…»

Che non fosse Eitinel la pazza ma era Velta a soggiogarla? Quale assurdo maleficio e mistero tramava all’interno di quelle mura colossali? Era il momento di scoprirlo perché una minaccia aleggiava su di loro…Rogozin ne era certo e si sentì come una marionetta mossa da fili invisibili. Una sensazione angosciante ma doveva andare fino in fondo ora, non poteva più fermarsi: si era fermato allora, permettendo questo, ora non lo avrebbe più fatto. Qualsiasi fosse il prezzo era il momento di pagarlo e chiudere per sempre questo libro e scriverne uno nuovo.
Era il momento di poter riabbracciare l’aria fresca, di togliersi il pattume di dosso, il freddo e riaprire gli occhi di fronte ad un sole caldo consci e padroni di sé…era il momento che le ombre fossero spazzate via da un raggio di sole.
Un raggio che i leoni dell’Edhel portavano dentro di loro: in quella volontà di cambiamento. La guerra era infine giunta.


I colossi avevano ammutolito Alexandra così come l’esercito, e Rogozin stesso non poté reprimere la morsa allo stomaco nel notare i lineamenti mostruosi di ciascuno dei guardiani…ma poi diede di redini e partì contro di loro.
La pazzia infine l’aveva colto e le ombre si stavano cibando di quello che rimaneva della sua anima, portandolo dritto dentro un illusione da cui non sarebbe più uscito? O era, come l’impennarsi prima del galoppo del suo cavallo, un moto d’orgoglio come a sottolineare che indietro non si tornava? O erano tutte e due le cose insieme?
Fatto sta’ che la Rosa si gettò al galoppo stringendo la sua wakizashi così forte che la mano gli dolse, eppure quel dolore non lo avvertì, come non avvertì più il ticchettare della pioggia sul suo mantello o l’acqua che gli ruscellava sul viso.
Sentiva solo il suo cuore battere e quel richiamo come un ronzio malevolo che voleva solo far tacere per sempre. Con la sua spada e il suo cuore e fiamme azzurre erano i suoi occhi mentre intorno a lui l’incubo fu manifesto e le spade danzarono.



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Una visione partorita da qualcosa di incomprensibile ma era lì ora davanti alla Rosa e non poté non reprimere la paura o l’angoscia del non – sapere.
Perché se l’incubo aveva mille facce mai si sarebbe aspettato una faccia, un corpo e un avversario simili. Ma le apparenze ingannano, certi occhi illudono e la verità e realtà delle cose và ricercata con sguardo puro e mente aperta.
Ma sembrava quasi che più lo guardasse più perdesse il proprio contatto con il mondo, come se fosse in un'altra dimensione e nemmeno la pioggia sembrava avere effetti su di lui.
Lo guardava e niente aveva senso e perdeva il contatto con il mondo come se quel buco nero che aveva nel petto lo inglobasse, lo richiamasse e lo facesse perdere…doveva resistere. Trovare un ancora di salvezza nella sua anima, nella volontà e negli occhi dei suoi compagni che, come lui, ora si battevano.

Il pennello si mosse disegnando nell’aria mosso da mano ferma, perfetta e invisibile. La tela era l’aria e il pennello sembrava quasi dipingere su di essa e come soggetto aveva scelto la Torre; mentre lui annusando in giro, si piegò in modo innaturale. Intanto il pennello continuava mentre quel viso di pezza fu tremendamente vicino a loro: tremò questa volta ma fu un tremito che non ingannò la Rosa. Non era un tremito naturale di paura ma più di compiacimento, più di gioia come un bambino eccitato di fronte al regalo tanto atteso.
Tornò in posizione eretta, dunque prese il pennello in mano e lo puntò verso le quattro figure. Frasi e parole si condensarono nell’aria e non furono galanti.

«Posso mangiarvi? »

Non quello che ci si aspettava ma una chiara manifestazione di intenti.

Non siamo al ristorante… disse tentando di reprimere quella sensazione e la paura che gli attanagliava le viscere. Il cielo sopra di loro si fece ancora più scuro e insieme alla pioggia si mischiarono quattro Torri identiche a Velta. Grugnì e si sentì un ruggito provenire dalla sua gola, mentre la sua parte più animale, il suo animale totem prendeva il posto di Rogozin per brevi attimi.
Occhi che divennero ambrati e le gambe che furono poderose nello scatto per evitare quell’attacco. Uno schianto a terra e fanghiglia si alzò dappertutto mentre lui scivolava su quel pantano ormai nero come se si trovasse a suo agio, per poi direzionare lo sguardo, pronto all’attacco, a quel nemico così particolare e mostruosamente imprevedibile.

Tutto qui?! Mi aspettavo di più che due blocchi di cemento.
E sarebbe scattato in avanti mostrando lui, ora, i suoi intenti e lo avrebbe fatto se non fosse che si sentiva come bloccato da una forza superiore, come se legacci oscuri e invisibili l’ancorassero al suolo.
Un vero avversario e per di più temibile e ricco di sorprese: non sarebbe stato un avversario facile e dovevano collaborare se volevano batterlo. Il numero era dalla loro parte dovevano chiuderlo in un angolo ma una densa nebbia fitta e scura aveva preso possesso del campo di battaglia.
Si girò più e più volte, in secondi che sembravano anni, alla ricerca dei suoi compagni, di quell’abominio mentre una sola e semplice parola bianca campeggiò nell’aria.

«Grazie. »

Sarò un boccone indigesto pupazzo da quattro soldi! Disse con un tono secco e orgoglioso: avrebbe venduto cara la pelle e acuì i suoi sensi. Non potevano rischiare di rimanere divisi non contro un avversario del genere con un tale potere.
Un attacco poteva arrivare da ogni dove – anche in quel momento – l’unico modo era di tenerlo alle corde e non lasciargli il campo libero per poter dare sfogo alle sue capacità.
Soprattutto il pennello sembrava animato da una volontà propria oppure era la volontà del suo padrone. Non dovevano attaccare alla cieca ma mirando ai suoi punti deboli, alle sue armi: aveva inteso che il suo potere era nella manifestazione tangibile di quello che disegnava, in quel pennello malefico doveva riuscire a distruggerglielo; ma prima doveva liberarsi da quella costrizione in cui era caduto il suo corpo e attaccare.
Attaccare. Si ma come? Lo aveva perso…i suoi occhi danzavano da una parte all’altra, cercandolo ma non trovandolo. Una sensazione di freddo lo colse mentre lui era come perduto, disperso in quella nebbia nera alla ricerca di un avversario introvabile. Non riusciva a direzionare il suo sguardo e i punti cardinali sembravano rovesciati del tutto: una sensazione angosciante come di una zattera in mezzo al mare dove non vi era sole, luna, stelle ad indicare il cammino. Un mare piatto e immobile senza un filo di vento…ecco come si sentiva: assolutamente spaesato e assolutamente immobile e avulso da quella realtà.
Poi la nebbia, a mano a mano, si stava diradando e vide Taliesin gettarsi in un punto prestabilito mentre le armi danzavano, si baciavano per poi staccarsi di nuovo e ricominciare.
Che avesse trovato il loro nemico così infido? Respirò profondamente e occhi diamantini luccicarono come stelle nel mantello nero della notte e si alzò un vento strano da Rogozin: i suoi capelli erano zuppi eppure sembravano setosi e leggeri, un profumo mai sentito prima quel vento portò spandendolo intorno come petali di rose portate dal vento.
Un profumo soave di Rose bellissime, di colori delicati e accessi che erano regine di bellezza e si ergevano al disopra di tutto. Quel profumo era la loro essenza: un essenza che faceva perdere in quella bellezza senza tempo.
Ma anche nell’Arcadia e nella bellezza vi si può trovare..
.. la morte.





Rogozin
Energia: Gialla Pericolosità: E CS: +1 Maestria armi
Status fisico: Status Psichico: Alto Consumi energetici in questo turno: 20%; 20%
Riserva energetica residua: 60%

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Abilità Passive:
Presenza angelica:
Allo stesso modo dei demoni, gli Avatar di stampo angelico non possono nascondere totalmente la loro presenza, pur mischiandosi con gli esseri umani e viaggiando tra loro e per le stesse vie. Le altre razze, infatti, percepiranno sempre qualcosa di sbagliato in loro, qualcosa di differente, ed è per questo che gli angeli incutono negli esseri innanzi a loro un innato timore reverenziale, purché questi non siano angeli stessi, e che siano di energie pari o inferiori all'agente.
Non è importante l'allineamento dell'Avatar. Quest'abilità funzionerà sempre e comunque, indipendentemente dal sopracitato fattore.. [Passiva Razziale].

Duellante: il possessore del dominio ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, falli, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.[Passiva Dominio]

Velenrancore Non è una casta vera e propria, si potrebbe dire - ma è solo parte dell'abominio generato dalla trasformazione della foresta nel Gwàthlaiss a causa dell'essenza del Gorgo scioltasi nel suolo - andando ad intaccare il profondo rapporto fra le fate e la natura. L'indole generalmente pacifica delle fate divenne distorta per alcuni in una paranoia, in altri per un desiderio impulsivo di uccidere coloro che minacciavano la propria tribù. Qualcosa che superava ben più la voglia di difendere i propri compagni che guidava i Frémalis, come se il rancore del Gorgo fosse divenuto insito all'anima delle Fate. Un furore che si manifesta nel loro stesso sudore, si dice, rendendo le loro lame portatrici di morte e pestilenza. Loro sono il cancro per curare il cancro.
[Ogni attacco fisico portato con le proprie armi può avvelenare l'avversario. Il veleno è quantificato come danno Basso al corpo, che sarà progressivamente debilitato da nausea e febbri ad ogni colpo andato a segno.][Passiva]

[Armatura naturale] I tatuaggi che ha sul corpo non solo delle rappresentazioni mistiche, simboli e percorsi di un viaggio lungo e ancora non concluso, non rappresentano la strada percorsa e quella che ha deciso di intraprendere, non sono solo legami con le forze naturali e la sua parte più selvaggia - il suo animale totem - quella Pantera che sente ruggire dentro di sé in un anelito di libertà ma sono molto di più. Fatti da un antico maestro tatuatore i suoi Irezumi raffigurano pantere insieme a peonie e fiori di ciliegio. Ma si uniscono anche a simboli più esoterici e insieme più particolari che sono i simboli della sua anima più selvaggia.
Tutto questo si traduce come una vera e propria armatura: simboli di un potere più arcano e ancestrale che ancora oggi non sa bene quale sia. Ma è indubbio che lo proteggono come se avesse una vera e propria armatura e forse nascondono molto altro.

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Abilità Attivate:

Scatto del lupo: Lo sciamano può compiere scatti molto rapidi, come se fosse un lupo, al fine di difendersi da attacchi imminenti.
La tecnica ha natura fisica. Il caster diviene in grado di compiere scatti molto rapidi, al fine di difendersi da attacchi del proprio avversario. La tecnica, a scelta, permette di compiere o un singolo scatto, oppure due brevi scatti; in ogni caso, il potenziale difensivo della tecnica rimane, nel complesso, pari ad alto, ed ogni abuso di tale circostanza potrà essere punito come "antisportivo". La tecnica non è da considerarsi un power-up, bensì un effetto fisico a scopo difensivo. Può essere personalizzata con effetti particolari legati alle gambe del caster, o trasformazioni specifiche che giustifichino i salti o le capacità così come descritte, benché l'effetto non si discosti da questo. Non è un teletrasporto, ma uno spostamento molto rapido.
Consumo di energia: Alto

Necrosi mentale: Il mentalista induce nella mente dell'avversario la sensazione che il suo corpo si stia decomponendo.
La tecnica ha natura psionica. In seguito ad un'onda mentale emanata dal caster, la vittima inizierà ad osservare gravi e orride ferite aprirsi sul proprio corpo. Tagli infetti, necrosi veloci, e quanto di più cruento il mentalista sia in grado di immaginare. La mente della vittima percepirà questi danni in modo tanto reale e concreto da rifletterli sul corpo, che verrà ferito esattamente allo stesso modo della visione. Sebbene la tecnica sia di natura psionica, provocherà danni fisici pari ad Alto.
La tecnica può essere personalizzata al fine di rendere l'effetto psionico non come frutto di un potere mentale proprio del mentalista, ma attraverso l'uso di droghe, stupefacenti, gas o veleni di sorta.
Consumo di energia: Alto



_ ___ _____ ___ _

Riassunto e Note:
Nella prima parte del post è una riflessione di Rogozin sui perché di questa guerra avendo il sentore che sia una trappola. Infatti collega le parole del Risvegliato a quello che stà succedendo e non capisce più chi è che attacca da chi è attaccato.
Crede infatti che tutto questo sia solo un piano di Velta per i suoi malefici per cui sente come un brivido freddo sapendo che non sarà facile sconfiggere la Torre.
Non a caso ha un dubbio su questa parte – ricollegandolo alle parole del Risvegliato conosciuto in Contrapunctus: e se Eitinel fosse soggiogata da Velta stessa? Per questo anche l’apparizione dei quattro guardiani lo lascia interdetto acuendo di più questo dubbio che non fosse tutto già preparato da molto, molto tempo.
(Se ho detto emerite cavolate scusatemi organizzatori ^^ )
Per cui scende in campo conscio che ormai si è all’atto finale – si spera – per cui prende tutto il coraggio che ha e si butta in battaglia dando tutto sé stesso.


Passando al lato combattimento: mi difendo dall’attacco ad area usando Scatto del Lupo ma beccandomi in pieno la psionica.
Non avendo auspex la combo passiva di disorientamento e fumogeno lascia Rogozin per alcuni secondi frastornato non riuscendo più a vedere il suo avversario. Per cui gira in tondo come spesato.
Poi appena gli effetti del fumogeno si sono diradati sente prima i rumori dello scontro e poi vede Taliesin ingaggiare battaglia e capisce in che punto del campo di battaglia si trovi il pupazzone.
A quel punto casto Necrosi mentale e passo il turno ^^

 
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Endymyon
view post Posted on 21/5/2014, 14:41




Ad Extirpanda ~ East Group


Aghi di pioggia maledetta accompagnarono Hiryu e il Sorya verso Velta. Non era acqua normale, probabilmente era la torre stessa la generatrice di quel pigmento nero che si attaccava a tutto, non solo ai vestiti.
Sotto l'acqua Narga lo portava sempre più vicino all'oscura apparizione di Velta. Il mezzodemone era scettico: chi mai poteva dire che quella fosse la vera Velta?
Quella comparsa improvvisa lo aveva lasciato perplesso. Al Gorgo si lavorava alla sua ricostruzione, ma lei era apparsa lontana. Quelle rovine al Sorya, aveva pensato Hiryu, dovevano essere la chiave della melodia. Lo spirito della torre riusciva, anche nella morte, a richiamare i vivi, comandarli e plagiarli. L'assassino la sentiva ancora la melodia onirica, diventata ormai un incubo. Mielosa, dolce, quasi amorevole, semmai la malvagità potesse amare; lo torturava di giorno e di notte. Ma lei non aveva bisogno di tutto ciò, poteva comandare e plagiare con la sua cantilena, e Hiryu per questo voleva entrare nella torre. Voleva scoprirne il segreto, la fonte di quel sussurro che alcuni potevano sentire. Voleva sopprimerla in sé, voleva essere libero da lei.

Alla vista del gigante il giovane capì di dover salutare la sua compagna di viaggio, saltò giù con un balzo e spinse la viverna dalle nere scaglie verso la strada che avevano percorso prima. «Vai!» le disse mentre la destra puntava nella direzione opposta alla torre. Nonostante la viverna potesse aiutare, quella non era la sua battaglia. Era lui che doveva combattere per la propria libertà, affinché quest'ultima non fosse più ristretta.
Narga lasciava il campo di battaglia mentre l'enorme pupazzo si esprimeva scrivendo in aria i suoi pensieri. Si crogiolava nelle sue fantasticherie sulla carne di Hiryu e dei suoi compagni. Con uno rapido sguardo fissò Taliesin, poi passo a Rogozin ed infine ad una coppia di persone per lui senza nome.

«'Sta sera ti farai di sicuro una scorpacciata, idiota. Mangerai negli inferi!»

Ormai prossimo allo scontro, il sicario si tolse il cappuccio. Un altro obiettivo si era infisso nella sua mente: Il Pupazzo.
Quando il cielo si oscurò più di quanto non lo fosse gli occhi di Hiryu si volsero al cielo. Una grossa torre gli stava cadendo addosso. Pensò di correre di lato, ma subito si accorse che le sue gambe non si muovevano. Provò a sbilanciarsi, ma tutto ciò che si trovava sotto il suo busto sembrava pietrificato, irrigidito come fosse diventato una statua. Tempo di pensare perché il suo corpo non voleva reagire non c'era, e in un attimo si avvolse di saette oscure. Sollevando le mani al cielo, liberò tutto il loro potere. L'elettricità prese la forma di un drago, e in un attimo andò a cozzare contro la torre, distruggendola sopra la testa del mezzodemone.



Nemmeno il tempo di sorridere per la difesa soddisfacente che un nube avvolse tutto. Hiryu girò la testa, provando a penetrare l'oscurità, ma a nulla valsero i suoi sforzi. Si abbassò, per quello che poteva, e si tastò le gambe. Non erano pietrificate, né vi era nulla che le fermasse, ma di sicuro i suoi muscoli erano rigidi.

“Diamine”

In pochi secondi il fumo si diradò, e vedendo il Pupazzo venir caricato da Taliesin, l'assassino si disse che fosse l'ora di intervenire. Gli occhi grigi si illuminarono e in un istante il mezzodemone provò a disturbare la mente del nemico, invertendo la destra con la sinistra ma anche l'alto con il basso. Non doveva schivare i colpi di Taliesin, doveva cadere rovinosamente.



Hiryu
Stato fisico: Illeso
Stato Mentale: Danni Alti
Energie: 60%
Cs: 1 Destrezza

Armi e Armature:
-Progenie demoniaca
-Ryu no Kawa
-Musashi
-Biglia Accecante
-Biglia Oscura

Passive:
-Immortalità (Il Ricordo del Defunto)
-Difesa psionica passiva (Abilità Razziale)
-Non emissione di rumori o odori (Talento Assassino)

Attive:

CITAZIONE
« Thundaga (Thunder God)»
Dominare un elemento è uno dei primi passi per diventare un mago dedito alla distruzione. La folgore, elemento più affine a Hiryu è stata scelta sia per la rapidità con cui colpisce, sia per gli innumerevoli danni che può provocare. Tutti coloro che hanno sperimentato sulla propria pelle un fulmine, sanno che l'ustione è solo una parte dei danni che essa infligge al corpo, infatti un fulmine crea anche un impulso elettrico, uno shock che fa contrarre tutti i muscoli del corpo in uno spasmo che può essere anche fatale. L'assassino non solo ha imparato a controllare la semplice emanazione dell'evento naturale, ma riesce persino a crearlo nelle sue vicinanze prossime e manipolarne, oltre alla forma, anche il colore.
Dominio elementare della folgore:
-Utilizzo a scopo offensivo;
-Single Target
-Suddivisione dei danni tra ustioni e danni da shock (--> Shock inteso come danno da elettricità che può causare contrazione dei muscoli etc... non danno psionico)
[Tecnica personale 1/10- Abilità Costo: Variabile Alto]

CITAZIONE
Sconvolgere i sensi: Il ladro scombussola la mente del suo avversario e i suoi sensi per qualche istante, rendendo confuse e ambigue le sue percezioni.
La tecnica ha natura psionica. Il ladro attacca la mente dell'avversario direttamente, provocandogli danno. Questo si manifesta nella vittima come un fortissimo stordimento, che vedrà i propri sensi annebbiarsi - sarà ad esempio incapace di distinguere destra e sinistra e alto e basso come se il mondo fosse specchiato, non riuscirà a percepire correttamente la luce i colori o la distanza, le voci mescolate e così via in un unico turbine infernale e caotico. La tecnica provoca un danno totale alto alla mente della vittima, ha potenza alta, e può essere ostacolata solamente da opportune difese psioniche.
Consumo di energia: Alto

Riassunto e Note:
Hiryu manda via Narga, poi risponde al pupazzone e infine ingaggiarlo in combattimento (rimane lontano)
Si difende dalla torre che gli casca in testa usando la variabile personale di attacco, che in questo caso viene lanciata verso la torre sopra la sua testa disintegrando il pericolo. (Penso non sia counter, questa mossa, non danneggio il mio avversario.. penso :V). La tecnica di immobilità non lo fa muovere, quindi sta fermo (si becca la tecnica psionica) e a sua volta, finito il fumogeno, contrattacca con una Psionica. Oltre al danno Alto, questa dovrebbe generare, se colpisce l'avversario, uno sconvolgimento dei sensi, in questo caso Hiryu vuole invertire destra e sinistra e anche alto e basso.

Null'altro da dire ^^

 
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view post Posted on 21/5/2014, 17:46
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Cardine
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AD EXTIRPANDA

- UNIA -

no light, only suffocating dark
deep burning pain



«Il mio nome è Taliesin» si presentò umilmente ai due sconosciuti, senza rallentare il passo. Stava conducendo verso un lato dell'enorme torre la manciata di combattenti che avevano risposto al suo richiamo, portandoli direttamente nelle fauci di una qualche bestia guardiana. Tutti erano più o meno consapevoli del pericolo a cui andavani incontro, e quella coppia lo aveva seguito da subito, forse ispirata dalle parole del bardo, o forse soltanto perché non aveva altra scelta. Al fine di fronteggiare i quattro guardiani, i pochi crociati di Alexandra si erano divisi in quattro gruppi, ognuno ispirato da qualche condottiero, o mosso da altri sentimenti comuni. Taliesin non si curò degli altri: aveva già abbastanza cose a cui pensare, per se stesso e coloro che avevano deciso di seguirlo. Quattro uomini valorosi oltre a lui erano un numero tutt'altro che esiguo, considerando che coloro che erano giunti fino lì non erano semplici soldati, ma veri e propri campioni della regina. Si convinse che la loro forza sarebbe bastata, a patto però che nessuno di loro abbandonasse il campo e i fratelli. Di Rogozin e Hiryu si fidava, ma di loro non sapeva nulla. Preferì quindi saggiare la loro determinazione, e capire con chi aveva a che fare. «Qualsiasi cosa succeda, non dobbiamo vacillare» commentò con serietà, senza smettere di fissare Velta, monolitica e avvolta dalle nubi tempestose.

«I Deva non sono famosi per vacillare facilmente» rispose l'uomo dai capelli neri. Spavaldo nella sua sicurezza, venne presto smentito dall'altra persona. «A dire il vero non sono famosi proprio per niente...» commentò a bassa voce, e Taliesin udì un tono chiaramente femminile, seppur leggermente distorto dalla maschera che le copriva gran parte del volto. Fu sorpreso di non essersene accorto prima. «Forse hai ragione... o forse no.» le rispose il compagno, deciso e laconico, posando le mani sulle sue grosse armi da fuoco. «Non temere, Taliesin. Liren e Sirith dei Deva combatteranno al vostro fianco.»
Il bardo annuì appena, serbando ai due un sorriso di sincera gratitudine, nonostante gli risultasse difficoltoso anche solo fingere serenità, in una situazione del genere. Il nemico era più vicino ad ogni passo, e da quel punto in poi avrebbero dovuto restare in guardia. «Potrei continuare a ripetere le solite frasi di circostanza, ma c'è un solo ordine che non dovete mai dimenticare» disse ai due, alzando poi la voce per farsi sentire da tutti quanti gli altri. «Fate attenzione!».

Il gigante che si erse dinnanzi a loro ricordò al bardo il golem del Mercante di Desideri. Si trattava però di una somiglianza soltanto apparente: il guardiano di Velta era decisamente più slanciato, e di conseguenza meno possente dell'essere titanico che aveva combattuto. Il suo stesso aspetto era inoltre strano e diverso dal granitico profilo del golem, come se il figlio di Velta fosse un disegno appena abbozzato; all'altezza del cuore la pietra di cui pareva composto si apriva, lasciando posto a una cavità completamente vuota. Ma ancora più straordinario era l'enorme pennello, grande quasi quanto la colonna di un tempio, che fluttuava accanto a lui. Era un pittore, insomma. Un artista, proprio come Taliesin. In un'altra situazione ne sarebbe davvero rimasto affascinato: chissà da dove proveniva. Chissà quale volontà lo muoveva. In quel momento non aveva soltanto intenzione di dipingere, però.
Il pennello si mosse, disegnando nell'etere un'enorme torre, simile a quella ben più imponente alle spalle del mostro. Egli, vomitato all'improvviso da Velta, sembrava ancora inconsapevole di quali ordini lo aspettassero. Dopo poco tempo però, le sue intenzioni furono tristemente chiare: comunicò nel modo che era solito fare il flautista del Cimitero, cioè materializzando le parole invece che pronunciarle. La domanda che si dipinse nella pioggia era puramente retorica: aveva fame, e voleva saziarsi con i campioni giunti a lui. Quando Taliesin, esterrefatto dalla grandiosità di quell'essere che Lei aveva partorito, si accorse che il disegno della torre stava cominciando a crollare su di loro, era già troppo tardi per fare la prima mossa.

Enormi blocchi di pietra cominciarono a piovere, facendo tremare la terra fangosa. I tonfi sordi e assordanti fecero sussulatre ogni osso di Taliesin, che non urlò nemmeno: si limitò a correre da un lato, cercando di evitare l'enorme disegno creato appositamente per seppellirli vivi. Di nuovo rischiò di restare sepolto, e di nuovo cercò in qualsiasi modo di mettersi in salvo. Di nuovo... Ma quando un colossale frammento della struttura si schiantò proprio accanto a lui, facendolo ruzzolare a terra, fu vulnerabile alla seguente pioggia di detriti. Comprese di essere spacciato, e poté solo congiungere le mani per proteggere la nuca, e sperare che tutto quanto finisse presto.


Non è la prima volta che rischi di rimanere sepolto vivo. Non è vero, Taliesin?
Certo, certo, ora è diverso. Non è l'intero Samarbethe che rischia di crollarti addosso, non c'è il Kishin che ingoia Ashadalon e non ci sono Alfar e Seyrleen ad aiutarti a metterti in salvo dal pericolo. Con loro hai rischiato e hai trionfato, ricordi? Questa volta qualcosa è andato storto, però.


Hai scelto di stare in prima linea, e adesso sei solo, la faccia nel fango. Come... come quella volta!
Quando lei ti pugnalò alle spalle una, e poi due volte. Quando tutto cominciò, forse.

O quando tutto finì.

Lei non ebbe pietà, e tu da quel momento cercasti un modo per seppellire il dolore. Ora sai bene che non puoi riuscirci, senza seppellire te stesso. Brucia ancora - sempre di meno.


Sarebbe facile restare lì, non credi? Immobile, inerme. Sarebbe semplice aspettare la fine, senza lottare. È una tentazione così forte...
Ma se non sei rimasto sepolto nel cuore della terra, perché queste stupide macerie dovrebbero riuscire a fermarti?


Stai combattendo per te. Come puoi anche solo pensare di arrenderti?

Alzati, sciocco di un bardo.



Si rialzò da terra con enorme difficoltà, cercando di ignorare i dolori sparsi su tutta la schiena. Nonostante la zona del crollo fosse oscurata completamente da una nube fuligginosa, egli sapeva esattamente dove si trovava il gigante. Poteva udire chiaramente lo scricchiolio della pietra, e il rumore della pioggia su di essa. La sua mente non si era piegata al volere di nessuno, aveva allontanato l'intenso desiderio di rimanere immobile: per quale motivo il suo corpo avrebbe dovuto cedere, quando la sua volonta ce l'aveva fatta? Sbriciolando la gemma alchemica tra le sue mani, Taliesin si sentì finalmente indomito, e pronto al contrattacco. Non gli importava che essa fosse una droga; se era l'unico modo per sperare, avrebbe corso qualsiasi rischio.

Rinfoderò quindi Fabula, rimasta per tutto quel il tempo nella mano destra, e recuperò due Vene di Pietra dal cinturone. Una per mano. Pensò intensamente ai suoi due compagni sfuggiti, come lui, alla catastrofe di qualche tempo prima: Àlfar lo sciamano e Seyrleen la senza-vista. Era certo si trovassero anche loro lì da qualche parte, e che anche loro stessero combattendo con ogni arma a loro disposizione contro qualche altra minaccia. Erano per lui una fonte di ispirazione, anche se non l'avrebbe mai ammesso; invidiava la loro risolutezza, che cercava di imitare. Per lui erano quasi... amici. «Questi sono per voi» pensò, stringendo i due pugnali e imprimendo in essi i ricordi di Pietradisole divorato dalle fiame, del drago che veniva assorbito dal Kishin e della loro ritirata su per i cunicoli. Forse due Vene non sarebbero bastate a fermare il nemico, ma esse avevano un significato profondo. Avevano un loro spirito, in un certo senso.

Taliesin gridò in modo che tutti lo sentissero, e cominciò la sua carica. Nonostante la schiena gli dolesse, i suoi muscoli erano stati tonificati dalla potente droga, rendendolo più rapido e vigoroso del solito. Uscì dalla nube e si diresse direttamente verso il guardiano, senza rallentare. Con il mantello che svolazzava alla sue spalle, pareva la fiamma di una candela che baluginava nell'oscurità, in balia del vento ma non intenzionata a spegnersi. Nonostante il suo potesse sembrare un attacco sconclusionato, sapeva esattamente ciò che stava per fare. Scagliò le vene arrivato a una dozzina di metri da lui, prima l'una e poi l'altra, dirette verso il volto ed il torace, e non si fermò a ciò. Sfoderò Fabula e scattò verso una gamba del gigante: avrebbe piantato la sua lama nella caviglia, menando un colpo sorprendentemente rapido e potente.

Nemmeno la pietra avrebbe potuto fermare la sua determinazione.

E la sua lama sarebbe stata in grado di scalfire qualsiasi cosa.





Status fisico - 12/16
- contusioni sulla schena di entità complessiva Alta
Status mentale - 16/16 (illeso)
CS - 10 (2 astuzia, 2 intelligenza, 2 destrezza) +2 agilità, +2 vigore.
Energia - 60/100 (-20, -20)


Equipaggiamento
Itinerante, arma difensiva, mantello di panno rinforzato.
Fabula, arma bianca, acciaio, 48 cm di lama, 15 cm di impugnatura.
Pistola ad avancarica, arma da fuoco piccola, cinque colpi per giocata.
Pugnale celato, arma bianca, acciaio, 15 cm di lama, legata all'avambraccio sx.
Vene di Pietra, set di armi da lancio, materiale sconosciuto - venti unità per giocata. [18/20]
Fuliggine, Biglia fumogena, oggetto dell'erboristeria.
Erba rigenerante oggetto dell'erboristeria, se applicata su armi od oggetti danneggiati funziona come una cura dell'equipaggiamento.
Miscela logorante, oggetto dell'erboristeria, se applicata ad un'arma, per due turni gli attacchi fisici risucchieranno complessivamente il 5% di energia a turno.
Corallo, oggetto dell'erboristeria, se utilizzato conferirà un CS ai riflessi e un CS alla concentrazione per due turni di gioco.
Rubino, oggetto dell'erboristeria, se utilizzato conferirà due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco. (utilizzato)
Il Flauto della Palude Nera, oggetto generico, strumento musicale.
Il Bardo dell'Autunno, Tomo magico; Tomo furtivo; Cristallo del talento; Diamante, 1 CS in destrezza (x2).

Abilità passive
Il Bardo dell'Autunno, passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% delle energie; abilità personale, aura psionica passiva di fascino.
Fumo e Specchi, dominio illusionista, passive di primo, secondo e terzo livello: le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate; possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento; fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche l'aspetto del caster può essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione.
Mente Impenetrabile, pergamena comune, classe mentalista. Difesa psionica passiva.
Amuleto dell'auspex, oggetto dell'erboristeria. Auspex passivo basato sull'udito.
Polvere, abilità personale passiva. In combattimento Taliesin può sprigionare la polvere, infastidendo i suoi bersagli e portandosi in leggero vantaggio; fuori da esso gli utilizzi dell'abilità possono essere tra i più disparati e scenografici.
Itinerante, "Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente", passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.
Vene di Pietra, il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Edhel infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena.
Il Flauto di Cenere, razza selezionata: umana; razza scartata: avatar. La razza selezionata subirà danni aggiuntivi dalle tecniche dell'artefatto, come specificato in esse; quella scartata sarà immune ai poteri del flauto.

Abilità attive
Autocontrollo. Ma non basta sfuggire a ciò che si ha davanti: spesso le minacce più subdole non prendono di mira il corpo. Anche la mente del bardo, però, è flessibile ed inafferrabile al pari del fisico: questo grazie soltanto alla sua straordinaria forza della personalità, in grado di imporsi saldamente ad ogni minaccia, con la giusta concentrazione. [Autocontrollo, pergamena ultima, classe mentalista. Natura psionica, consumo variabile. Difesa da tecniche psioniche di potenza pari o inferiore al consumo speso] (consumo Alto)
Colpo di grazia. Taliesin non si distingue di certo per via di una possente costituzione, o per una forza straordinaria: egli è abile con le armi per via della sua astuzia e della sua rapidità. Concentrandosi qualche istante, egli è in grado di sferrare colpi di una precisione incredibile e a gran velocità, che di conseguenza risulteranno pericolosamente potenti. [Colpo di grazia, pergamena ultima, classe mentalista. Natura fisica, consumo variabile. Tecnica offensiva che rende i colpi fisici non a distanza letalmente precisi e rapidi, infliggendo danno pari al consumo speso] (consumo Alto)

Slot oggetto
Rubino. Gemma alchemica di un rosso intenso che, se sbriciolata nella mano, provoca un improvviso rinforzamento della muscolatura, spingendo le prestazioni fisiche al massimo per un breve lasso di tempo. Il suo utilizzo è in genere considerato pericoloso, poiché rischia di causare dipendenza, e la diffusione o vendita è spesso vietata. Per il cantastorie, stranamente, non è mai stato un problema reperirla. [Rubino, oggetto dell'erboristeria, se utilizzato conferirà due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco]



Eccomi qui! Taliesin subisce un danno complessivo Alto per via del crollo, che distribuisce sulla schiena semplicemente buttandosi a terra. Accecato dal dolore rischia di non farcela, ma il ricordo di quanto successo durante Contrapunctus e anche prima lo convince a reagire. Si difende quindi dalla tecnica psionica, utilizza un Rubino dell'erboristeria per potenziarsi e, a velocità ridotta per via delle contusioni ma allo stesso tempo aumentata grazie alle 2 cs in rapidità (quindi a velocità normale, circa) stringe i denti e carica il nemico. Prima scaglia due Vene di Pietra (attacchi fisici a 10 cs) dedicate ai suoi due compagni che lo hanno seguito all'inseguimento di Ashardalon, e poi mena un affondo con la spada potenziato da Colpo di grazia (potenza Alta). Questo succede mentre gli altri sparano le loro robe a distanza.
Idem come prima: il sottotitolo è una citazione simile a quella del primo post. Enjoy!

Edit: scusate, ma quando trovo un errorino fastidioso di battitura proprio non riesco a resistere. Goran.


Edited by Hole. - 21/5/2014, 19:13
 
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view post Posted on 21/5/2014, 17:47

season of mists
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[...]

Avanzarono, strisciando come serpi al cospetto di quella torre d'ebano.
Abbandonarono la schiera dei loro compagni e si ritrovarono fianco a fianco solo con pochi eletti.
I migliori fra quelli che erano stati raggirati, la carne da cannone di prima scelta.
Sirith sentì parte della speranza che serbava nel cuore morirgli dentro, accartocciatasi come un fiore ormai appassito.
Vedeva negli sguardi dei suoi commilitoni paura, orgoglio, coraggio... e non sapeva quale di queste emozioni lo spaventasse di più.
Come era possibile che non si rendessero conto della loro natura? Del loro scopo, della loro fragilità?
La torre aveva vomitato i propri schiavi, e l'esercito di Alexandra aveva fatto avanzare le proprie pedine.
La conseguenza sarebbe stata solo una battaglia fra dominati, una lotta all'ultimo sangue che apparteneva solo a degli eterni sconfitti.
Nessuno di loro avrebbe conosciuto il sapore della vittoria, quello era un frutto prelibato che solo i comandanti avrebbero potuto gustare.
Eppure camminarono, sfidando l'incubo.

« Il mio nome è Taliesin. Qualsiasi cosa succeda, non dobbiamo vacillare. » - la voce colse i due quasi di sorpresa, persi nelle loro elucubrazioni.

« I Deva non sono famosi per vacillare facilmente. » - rispose a quel ragazzo con un tono fiero e distante, facendo il possibile per mascherare la stizza che gli era scivolata addosso improvvisa. Sirith e Liren davano forse l'impressione di essere pronti a spezzarsi di fronte alle difficoltà?

« A dire il vero non sono famosi proprio per niente... » - il mormorio di Liren riuscì a guadagnarsi un'occhiata truce da parte del pistolero. Gli ci volle un secondo per capire le intenzioni della ragazza e, alla fine, le fu grato.

« Forse hai ragione... o forse no. » - prese a camminare a passo spedito, cullando con le mani Mejis e Tulle e cercando di reprimere il sorrisetto che gli si andava formando sul volto.

« Non temere, Taliesin. Liren e Sirith dei Deva combatteranno al vostro fianco. » - lo guardò dritto negli occhi, forte della sicurezza che la maschera le donava. Non seppe mai perchè si fosse presa tanta briga nel rassicurare quel giovane, eppure cominciava a cambiare l'opinione a prima vista che aveva avuto su di lui. Forse non era uno stupido. Sorrise, protetta dallo sguardo del mondo dal volto della luna.
Forse.

« Potrei continuare a ripetere le solite frasi di circostanza, ma c'è una solo ordine che non dovete mai dimenticare. »
« Fate attenzione! »

Rimase serio e concentrato, quel ragazzo che prima si era sforzato per guidare una carica alla torre e ora appariva preoccupato.
Liren e Sirith concordavano con lui, tuttavia.
Giunti al cospetto della torre, sotto la pioggia, le ombre e la disperazione, si sentirono più insignificanti che mai.

L'incubo li guardò con quello che forse era interesse, simpatiche marionette al cospetto di un burattinaio privo di umanità.
E loro ricambiarono l'occhiata, provando stupore, paura e disgusto.
Sirith e Liren non avevano mia visto nulla del genere, ma erano preparati all'idea di affrontare mostri che esulavano dalla loro comprensione.

P o s s o m a n g i a r v i?

"Se il piombo non ti è indigesto..." - commentò nella sua mente il pistolero.
Liren non reagì, affascinata dall'alone mistico che emanava la creatura.
Rimase immobile e silenziosa.
Il colosso si avvicinò a loro, ma la sua mastodontica figura era l'ultimo dei loro problemi.
Grossi pezzi di granito si condensarono nel cielo e cominciarono a precipitare, frutto della magia e nonostante ciò più reali della torre davanti alla quale si trovavano.

« Liren... arrivano! » - la voce e la sabbia fluirono dal suo corpo contemporaneamente. Una grossa mano si disegnò sopra di lui, assorbendo l'urto dei blocchi più vicini e inghiottendoli al proprio interno.
Ma la ragazza non si mosse.

« Liren!? » - un urlo di panico e confusione, una manifesta dimostrazione di incredulità mentre l'incantatrice veniva sepolta da una frana di calcinacci.
Accadde tutto così velocemente che non ebbe il tempo di muoversi, di difenderla o di anche solo comprendere cosa stesse succedendo.

Eppure Liren capiva ogni cosa, al contrario del pistolero.
Vide arrivare le pietre, respirò l'aria polverosa che emanavano, soffrì e gemette sotto il loro peso.
E non si mosse.
Non era sicura di quello che stesse succedendo, si chiedeva persino se fosse capitata al centro di un sogno o meno.
Ma aveva la sua maschera a difenderla, nessuno l'avrebbe vista dolere, le sue ferite sarebbero passate inosservate.
Non importava quanto dovesse patire, Sirith era salvo e lei possedeva ancora le redini del Vortice.
Non era necessario uscire incolumi da quello scontro, quello che importava era rimanere sani di mente una volta che avesse attinto alla sua fonte di potere.
Se questo era il prezzo da pagare per razionare la magia del Vortice... allora avrebbe pagato.
Le pietre caddero, la più impietosa fra le piogge.

"Stupida ragazza!"
Sentì montare dentro di sè l'ira e la preoccupazione, due fra le emozioni che associava sempre più spesso alla figura di Liren.

G r a z i e.

Avvolto da un fumo generato da chissà quale magia, era più disorientato che mai.
Era iniziato tutto così in fretta... e in un modo così caotico...
Non riusciva a capire per quale motivo, ma era impossibilitato a raggiungere la donna. E, con odio, realizzò che probabilmente quell'enorme pupazzo ne era il responsabile.
Sentì la mano destra pulsare, aperta in un gesto istintivo mentre le pietre crollavano.
E, non appena vide gli altri Leoni agire, seppe cosa fare.
Bruciando di frustrazione per le condizioni di Liren e per la forzata immobilità, lasciò che la magia fluisse dal suo palmo.
I guerrieri che lo affiancavano si erano già prodigati nell'offensiva alla torre, chi disperdendo il fumo, chi lanciandosi contro il colosso di stoffa.
Mentre il dardo arcano da lui evocato saettava contro il volto del pupazzo chiuse gli occhi cercando di dominare il tremito che lo attraversava.
Avrebbe scavato a forza una bocca nel viso del titano, così quel bastardo avrebbe potuto finalmente cominciare a pronunciare le proprie parole, e poi avrebbe vomitato tutte le pallottole di cui disponeva su quel pinnacolo nero che aveva reso pazzi tutti loro.



« Sirith Deva »

Energie « 70% (-20 & -10) »
Status Fisico « Illeso. »
Status Psicologico « Danno Alto. »
CS su Maestria « 02 »


.Armi ed Oggetti.

[Mohaine] - Nel fodero.
[Mejis] - Nel fodero. [5/5 colpi]
[Tulle] - Nel fodero. [5/5 colpi]


.Abilità Passive.

Offspring of Gilead - Non sviene al di sotto del 10% delle energie
Tricky Gunslinger - E' sempre in grado di prendere la mira sul suo bersaglio fino a che riesce a vederlo anche parzialmente + Può sparare più colpi contemporaneamente verso qualsiasi direzione
Vortex - Liren può essere utilizzata in combattimento + Liren può usare le stesse tecniche di Sirith


.Abilità Attive Utilizzate.

- D u s t O f G i l e a d -
Come potrebbero i Deva inseguire il loro sogno se non avessero una prova tangibile che Gilead esiste e che la sua magia riecheggia ancora potente su Asgradel? La città esiste, nascosta agli occhi dei più, giace sopita nei loro cuori e nelle loro menti. E se invocata accorre a difendere i Deva più coraggiosi, come se i loro piedi posassero ancora sul suolo natio. Con un consumo Variabile, Sirith sarà in grado di evocare a propria difesa una barriera composta dall'elemento sul quale si trova in quel momento. La barriera avrà sempre origine dal suo corpo e il suo scopo sarà sempre quello di proteggere l'ultimo dei Deva, che non potrà estenderla per proteggere altre persone. Nel caso non ci fosse un terreno adatto da sfruttare - o semplicemente il richiamo di Gilead risuonasse più forte del solito - allora si manifesterà sotto le sembianze di un velo di sabbia, in ricordo del deserto che abbracciava Gilead.[ A l t o ].


- M y s t i c S h o t -
Il padre di Sirith ha istruito il ragazzo con qualche rudimento di magia elementale. Niente di tremendamente potente, eppure le lezioni che gli sono state impartite da bambino l'hanno salvato in diverse occasioni. Qualora infatti venisse privato delle proprie pistole, Sirith non si ritroverà disarmato. L'uomo è in grado di creare un singolo dardo di energia dalle proprie mani e scagliarlo contro l'avversario, al quale causerà un danno Medio da impatto.[ M e d i o ].


.Note e Riassunto.

Liren subisce entrambe le tecniche e per questo turno non è in grado di agire.
Sirith si difende dalla torre di Gohdius, ma subisce la psionica e la passiva di disorientamento. Contrattacca con Dardo Energetico, mirando al volto della creatura.

.Legenda.

• « Parlato Sirith »
• « Parlato Liren »
• « Parlato Taliesin »
• « Parlato Gohdius »




« Liren Deva »


Status Fisico « Contusioni e ferite su tutto il corpo (Alto). »
Status Psicologico « Danno Alto. »
CS « 00 »


.Armi ed Oggetti.

[Todash] - Nel fodero.


.Abilità Passive.

Vortex - Liren può essere utilizzata in combattimento + Liren può usare le stesse tecniche di Sirith


.Abilità Attive Utilizzate.

Nessuna.


 
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view post Posted on 24/5/2014, 18:29
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Ad Extirpanda IV



Tump. Tump.
Date da mangiare ai
Mostri.


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Sono proprio belli, questi mortali, pensava Gohdius. Potrei disegnarli sulla mia tela, che da troppo tempo è vuota. In fondo, avrebbe tanto voluto giocare con loro, prima di mangiarli; farsi insegnare le regole che vigevano nel loro mondo, farsi descrivere i sentimenti che avevano provato nella loro vita, le esperienze vissute. Avrebbe potuto disegnare i loro vulnerabili corpi sulla tela, riempendoli di mille colori, sfumature che mai aveva immaginato di comporre, dando vita a nuove forme d'espressione. Dandosi vita, in qualche modo. Perché del resto, l'esperienza che più di tutte avrebbe voluto conoscere era quella della morte, che sembrava spaventarlo ed eccitarlo al tempo stesso. In fondo, la sua esistenza non si sarebbe mai arrestata, se non per causa esterna. Ecco perché avrebbe tanto voluto saperlo dai suoi nuovi amici, cosa significa, morire. Eppure sussisteva un gran bel problema: come avrebbe potuto far conoscere loro la morte senza farli morire? Non aveva il potere della non vita o della non morte, poteva solo schiacciarli con il peso della sua creatività, nient'altro. Ma cosa sarebbe rimasto, poi, di loro? Nulla. Non abbastanza da poter raccontare al pupazzo cosa significa morire. Un gran bel dubbio, senz'altro, la cui soluzione, si augurava, sarebbe arrivata prima della fine delle loro esistenze. Ciò sul quale si interrogava anche, era sicuramente la necessità di rimanere in quel luogo. Non lo avrebbe lasciato, non prima di averne ammirato tutti i colori. Non prima di aver assaporato la luce, per quanto potesse bruciare la sua pelle ed il suo spirito. Aveva sempre pensato, Gohdius, che per essere un buon artista si dovesse soffrire, in qualche modo; perdere ciò che si ama, o lacerare il proprio spirito. In un modo o nell'altro, dovevi morire per vivere, cosa ben più difficile per uno come lui, che in nessun modo sarebbe potuto morire. Forse la luce glielo avrebbe permesso. Forse.
Muoveva la testa avanti e indietro, come su una sorta di dondolo che lo faceva stare estremamente bene. La novità lo faceva stare bene, e in quel mondo tutto era nuovo per lui. Osservò i piccoli mortali difendersi al meglio dall'enorme torre che cadeva sui loro corpi, seguita dall'enorme fumo denso che, almeno inizialmente, impediva a tutti loro di localizzare Gohdius. Il Mostro dell'Oneiron se ne stava tranquillo nella stessa posizione di prima, aspettando che la nebbia si dissolvesse per procedere con un nuovo disegno.
Ma prima che ciò potesse accadere, i Leoni dell'Eden già stavano scagliando la loro controffensiva, cercando di colpire il loro nemico, la barriera che gli impediva di continuare verso Velta e quindi verso la fine della guerra; alcuni di loro avevano diretto gli attacchi alla mente del Mostro, altri al corpo. Ma in realtà, se proprio dobbiamo dirla tutta, Gohdius non disponeva di una vera mente e di un vero corpo. Era essenza, semplice perseverare nell'essere e nel divenire, ragione d'esistenza, non di vita. Fece qualche passo indietro, quando vide che dal suo corpo sembrava sgorgare una sorta di liquido nero, molto denso. Gli umani lo avrebbero chiamato sangue.
Lui lo aveva sempre chiamato Abisso.

C o m e p o t e t e m o r i r e s e n z a m o r i r e ?

Il quesito si era materializzato sul terreno, enormi lettere formate dal sangue di Gohdius. Lo stesso sangue che sembrava ora prendere forma più delineata, assumendo sempre più i connotati degli stessi guerrieri della Regina senza Regno. Ognuno di loro avrebbe visto la propria ombra risalire dal terreno e cercare di attaccarlo per assorbirne l'anima. E insieme a queste, anche dei raggi oscuri si sarebbero originati, fino ad attraversare da parte a parte il loro corpo. Forse, si diceva tra sé e sé Gohdius, privarli della loro raison d'etre li avrebbe fatti morire, senza farli morire. Forse.

V o g l i o c o n o s c e r e l a m o r t e.




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Capacità Straordinarie: 5 (3 Agilità/2 Intuito)
Consumi: Basso (4) - Medio (8) - Alto (16) - Critico (32)

Energia: 24% (68 - 32 + 20 - 32)
Stato Fisico: Danno Alto + Medio (81,25%)
Stato Psichico: Ottimale (100%)

Passive:

• Influenza psionica passiva di disorientamento.
• Difesa da passive psioniche.
• Le tecniche ad area non dimezzano il danno.
• La pelle di Gohdius conta come un'armatura naturale.
• Passiva di I, II, III livello dell'Evocatore.

Attive:

Affronta le tue ombre! Evocazione a consumo critico, quattro creature da 8 Cs l'una che durano due turni.

Non una vera mente, non un vero corpo.. Difesa psionica a consumo Critico.

Riassunto:
Gohdius si difende da entrambe le offensive psioniche con una difesa psionica a consumo Critico. Incassa invece il "colpo di grazia" di Hole e il dardo energetico di savior; al contrario, però, gli attacchi fisici di Hole sembrano non sortire il loro effetto. Di fatto, trapassano il corpo del nemico senza provocargli danno alcuno. Il sangue che sgorga dal suo corpo inoltre sembra "ricaricarlo" - guadagna 20% di energie -. Evoca dunque quattro ombre, una copia per ognuno di voi. Consideratele come delle evocazioni con 8 CS che per sparire hanno bisogno di un danno Alto. Non potete, chiaramente, essere autoconclusivi con le stesse. Le copie cercano di "addentarvi". Oltre alle copie, si originano anche dei fasci oscuri che provano a colpirvi all'altezza del petto. Un raggio per ognuno di voi - Savior può scegliere a chi farlo subire -; contano come normali attacchi fisici portati con 5 CS.

Termine fissato per il 29 Maggio alle ore 21:00.
A voi!


 
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view post Posted on 29/5/2014, 15:52
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Il sangue fu adesso latore di un messaggio non più il fumo o l'aria.

Sono già morto una volta…ero morto eppure non lo ero. Ma eccomi qui.
Le persone hanno speranza perché la morte è invisibile ai loro occhi e finchè vi è speranza allora si può morire continuando a vivere…

Rispose così, senza pensare, solo lasciandosi andare ad un ricordo di un mondo bianco, a qualcosa di indefinito nell’essere e nel divenire e ad uno strappo in quella realtà che lo aveva riportato nel mondo.
La Somnus Nemoris lo aveva profondamente cambiato. Era riuscito a trovare sé stesso in un mondo bianco dove aveva riscritto il suo Io; la sua parte che aveva sempre rigettato, che ne aveva sempre avuto paura l’aveva accettato rinascendo e ritrovando sé stesso…in un certo senso era morto senza esserlo ed era rinato senza essere morto. Una contraddizione ma come lo era lui del resto che forse tanto contraddizione non era: noi stessi siamo e non siamo. Forse era proprio questa la regola che governava il mondo, che ne rivelava la trama nascosta in profondità.
Che lui avesse trasceso per un attimo il mondo affacciandosi non al razionale ma all’irrazionale? Se così fosse allora anche quella creatura trascendeva: incubo reale, sogno e apparizione, morte e vita in un unicum…ma se così fosse allora come battere qualcosa che contraddiceva il tutto? Persino la realtà?
O forse erano solo i pensieri di un uomo messo di fronte a qualcosa che non riusciva a spiegare e a spiegarsi; così come allora anche se quel giorno aveva avuto l’aiuto di qualcuno con una falce che l’aveva liberato dai legacci, facendolo arrivare ad una conclusione di sé e ad un unione delle sue personali contraddizioni facendolo divenire un tutto.
In ogni caso vi era troppa filosofia nel suo ragionamento: la realtà era che quella cosa era lì e Velta dietro di lui e non doveva né poteva permettersi di pensare ad altro se non all’obbiettivo finale che tutti loro si erano prefissati.
A volte ci sono domande che non hanno risposta e se c’è l’hanno sono troppe per essere contenute da una mente limitata come quella umana. Il mondo era pieno di misteri, di realtà che si frapponevano tra loro, di contraddizioni che la laceravano un uomo come poteva razionalmente porsi di fronte a loro?
Come poteva lui porsi di fronte a quell’essere e batterlo? Ogni volta che lo guardava si sentiva perso, spaesato, completamente alla deriva eppure tentava di rimanere lì a combattere…nonostante tutto lo avrebbe fatto: con i dubbi, con le paure avrebbe dato battaglia!




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Il sangue era come una pozza oscura, infinita, come se fosse un portale, che collegava due realtà distinte che non potevano, non dovevano, toccarsi, sfiorarsi eppure qualcosa accadde. Richiamate da un oscuro potere, da quel sangue le loro ombre risalirono, contorcendosi, avanzando in un silenzio irreale dove non vi era espressione ma solo figure tetre dove l’oscurità prevaleva.

Tutto ciò non poteva essere reale eppure lo era: vedere la propria ombra, qualcosa di suo, che ora si ribellava, usciva dalla sua sede come un morto che usciva dalla tomba, scoperchiandola e mostrandosi di nuovo al mondo libero e senza catene lo lasciò basito.
La sua ombra contro di lui. Era come se una parte di lui si fosse ribellata ed ora lo attaccasse per prendere essa stessa il suo posto: non essere più un ombra ma una persona. Essere lei protagonista e non sparire più.
Essere nella luce e non più nell’ombra…

La morte a volte non è la risposta. Ma se vuoi conoscerla ti accontenterò. Parole coraggiose dette per dare a lui coraggio contro quel qualcosa di indefinito. Lo avrebbe ucciso, avrebbe tentato di farlo perchè non sarebbe più scappato, non avrebbe più voltato le spalle. Avrebbe affrontato il suo nemico con il cuore sereno, le lame salde nelle sue mani e l'anima pronta a morire. Ma prima doveva battere la sua controparte, la sua ombra che si stava avventando su di lui: una bocca che voleva morderlo, una bocca che era un buco in un qualcosa di indefinito come se volesse risucchiarlo, mangiare la sua essenza facendolo sparire del tutto. Mentre dietro di essa si stava formando un raggio nero come se tutti i colori, la vita stessa, fossero stati risucchiati.
No! Non lo avrebbe permesso! Le sue lame ronzavano e i suoi occhi furono spilli di luce diamantina. Le sue mani reggevano le spade con sicurezza e il suo essere, tutto il suo essere, era concentrato.

Acuisci la mente solo la goccia d’acqua può bucare l’asse di legno la corrente non può scioglierla.

Le sue spade si mossero per intercettare l’attacco dell’ombra che fu troppo repentino, troppo veloce e la sua spada fermò in parte l’attacco. L’acciaio baciò quella nera ombra ma non fu un bacio lungo e sangue rosso zampillò nell’aria.
Un grugnito di dolore ma non era il momento di fermarsi non con l’altro attacco che arrivava. Lo intercettò a metà strada deviandolo quel tanto che bastava per non esserne colpito del tutto.
Ansimò e cercò di scacciare il dolore e riflettere: il respiro era pesante e i suoi occhi erano fissi sul suo nemico mentre la sua mente rifletteva. Da una posizione di vantaggio numerico ora erano in una parità: non era la situazione migliore e quel nemico sembrava ancora in grado di poter scoccare il colpo vincente.

Stiamo vicini…come un sol uomo! Vicini dovevano essere in modo che quelle maledette si avvicinassero, li seguissero per poi sprofondare nell'inferno.

Mai gli era capitato, prima d'ora, un simile avversario. Non riusciva a comprenderlo, né a capirlo per poter attuare una strategia di difesa. Ma non si era arreso…non ancora. Come non aveva ancora mostrato tutto il suo reale potere. I suoi occhi diventarono ancora più lucenti, mentre i suoi tatuaggi iniziarono a brillare e a pulsare di una luce bianca innaturale.
Il cielo iniziava a ruggire e fulmini e lampi lo squassavano mentre le forze naturali scendevano in suo aiuto. Dentro di lui Hyou ruggiva e si univa al ruggito del Cielo che lo squassava mentre le nubi si accendevano di un colore azzurro -bianco; intorno a lui la tempesta era un alleata e una compagna fedele.
Il ruggito del cielo, il ruggito di Hyou, il ruggito dei leoni avrebbero squassato e ghermito Gohdius e quelle ombre.

Nami kotogotoku waga tate to nare… ikazuchi kotogotoku waga yaiba to nare!

I fulmini si sarebbero scatenati sui suoi nemici mentre le sue lame danzavano nell’aria Rogozin si preparò ad attaccare direttamente l’artista di tutto questo.
“Togli le armi al tuo nemico per renderlo vulnerabile.”




Scricchiola, scricchiola,
torre di Velta,
che squarci il mondo
come la luce.
Trema, trema,
torre di Velta,
a precipitare saremo noi o il cielo?





Ma visto che erano ombre forse la luce le avrebbe fatte sparire. Si sarebbero dissipate come sotto i primi raggi dell’aurora e le sue ali si aprirono.

CHIUDETE GLI OCCHI!

La luce. La luce illuminò tutti e tutto in quello scenario dove la penombra e oscure entità avevano trovato ricettacolo, squarciò le tenebre e chissà forse anche loro che dell’abisso e dell’ombra erano figli e signori. Forse quella luce li avrebbe scaraventati nell’oblio dandogli il tempo di distruggere l’arma di Gohdius. Anche se quell’essere sembrava squarciare la realtà, piegarla, disorientando tutto e tutti come un qualcosa che non doveva essere eppure era.
Dovette far fronte a tutto il suo coraggio e a tutta la sua concentrazione mentre la lama volava per impattare e baciarsi con quel pennello malefico che creava incubi, dandogli forma e realtà di essere.
Togliergli la sua arma nonostante quella sensazione, nonostante il dolore, nonostante la stanchezza, nonostante tutto… e provò a colpire.




Rogozin
Energia: Gialla Pericolosità: E CS: +1 Maestria armi +1 Maestria Armi; +1 Riflessi
Status fisico: Medio da morso su pettorale destro; Basso al petto Status Psichico: Alto Consumi energetici in questo turno: 20%; 10%
Riserva energetica residua: 30%

_ ___ _____ ___ _

Abilità Passive:
Presenza angelica:
Allo stesso modo dei demoni, gli Avatar di stampo angelico non possono nascondere totalmente la loro presenza, pur mischiandosi con gli esseri umani e viaggiando tra loro e per le stesse vie. Le altre razze, infatti, percepiranno sempre qualcosa di sbagliato in loro, qualcosa di differente, ed è per questo che gli angeli incutono negli esseri innanzi a loro un innato timore reverenziale, purché questi non siano angeli stessi, e che siano di energie pari o inferiori all'agente.
Non è importante l'allineamento dell'Avatar. Quest'abilità funzionerà sempre e comunque, indipendentemente dal sopracitato fattore.. [Passiva Razziale].

Duellante: il possessore del dominio ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, falli, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.[Passiva Dominio]

Velenrancore Non è una casta vera e propria, si potrebbe dire - ma è solo parte dell'abominio generato dalla trasformazione della foresta nel Gwàthlaiss a causa dell'essenza del Gorgo scioltasi nel suolo - andando ad intaccare il profondo rapporto fra le fate e la natura. L'indole generalmente pacifica delle fate divenne distorta per alcuni in una paranoia, in altri per un desiderio impulsivo di uccidere coloro che minacciavano la propria tribù. Qualcosa che superava ben più la voglia di difendere i propri compagni che guidava i Frémalis, come se il rancore del Gorgo fosse divenuto insito all'anima delle Fate. Un furore che si manifesta nel loro stesso sudore, si dice, rendendo le loro lame portatrici di morte e pestilenza. Loro sono il cancro per curare il cancro.
[Ogni attacco fisico portato con le proprie armi può avvelenare l'avversario. Il veleno è quantificato come danno Basso al corpo, che sarà progressivamente debilitato da nausea e febbri ad ogni colpo andato a segno.][Passiva]

[Armatura naturale] I tatuaggi che ha sul corpo non solo delle rappresentazioni mistiche, simboli e percorsi di un viaggio lungo e ancora non concluso, non rappresentano la strada percorsa e quella che ha deciso di intraprendere, non sono solo legami con le forze naturali e la sua parte più selvaggia - il suo animale totem - quella Pantera che sente ruggire dentro di sé in un anelito di libertà ma sono molto di più. Fatti da un antico maestro tatuatore i suoi Irezumi raffigurano pantere insieme a peonie e fiori di ciliegio. Ma si uniscono anche a simboli più esoterici e insieme più particolari che sono i simboli della sua anima più selvaggia.
Tutto questo si traduce come una vera e propria armatura: simboli di un potere più arcano e ancestrale che ancora oggi non sa bene quale sia. Ma è indubbio che lo proteggono come se avesse una vera e propria armatura e forse nascondono molto altro.

_ ___ _____ ___ _



Abilità Attivate:

Dominio dei cieli: Lo sciamano, sollevando una mano verso il cielo, è in grado di cambiare le condizioni climatiche.
La tecnica ha natura magica. Il caster, dopo aver compiuto un qualche gesto evocativo, potrà variare il clima a proprio piacimento. Sarà possibile trasformare una giornata serena in un diluvio, una bufera, una rigida gelata o anche il contrario. Mai però potrà cambiare la notte in giorno e viceversa. Se utilizzata in un duello, egli potrà anche causare un violento temporale e generare fulmini e lampi tanto violenti da causare un danno a tutti gli avversari inferiore di un livello al consumo speso. Effetti scenici che non causano danno alcuno, invece, saranno ottenibili con un semplice dispendio di energie pari a Nullo. La tecnica dura il singolo turno di attivazione e può essere utilizzata solo ad area.
Consumo di energia: Alto

Sopraffazione: Il mentalista colpirà rapidamente il proprio avversario, danneggiandolo e privandolo di una sua arma.
La tecnica è un danno all'equipaggiamento di natura fisica. Il caster colpisce la mano, o comunque una parte del corpo avversario adibita a reggere un arma, causando un danno fisico pari a Basso e applicando all'arma un effetto tale che impedisca al bersaglio di utilizzarla e provocando un danno Basso alla vittima stessa. Il disarmo è applicabile a qualunque arma, che sia da mischia, da tiro, da fuoco, che sia uno scudo o qualsiasi altra cosa trattenga in mano in quell'istante. L'armamento o l'oggetto così disarmato subirà un effetto totalmente personalizzabile (l'arma si arrugginisce, si rompe, diventa incandescente, ecc.) che dovrà avere, però, come scopo quello specifico di impedire al bersaglio un recupero rapido e sicuro dell'arma/armamento, oltre che il suo utilizzo. La tecnica causa un danno Basso all'avversario e gli applica un danno all'equipaggiamento di livello Basso anch'esso: quest'ultimo potrà essere "curato" solo da tecniche apposite in grado di ripristinare "danni all'equipaggiamento". L'arma che subisce tale danno non potrà essere utilizzabile fintanto che permarrà il danno all'equipaggiamento.
Consumo di energia: Medio

Corallo
Il possessore di un Corallo vedrà le proprie CS aumentare di 2 unità per la durata di due turni. Per tale durata il personaggio potrà mutare aspetto parzialmente, rimanendo sempre riconoscibile, ma tale mutazione dovrà essere specificata in scheda.

Biglia accecante
La bomba accecante ha la forma di una biglia bianca del diametro di un paio di centimetri. Se gettata a terra si fracasserà come se composta di vetro, generando un immenso flash in grado di accecare più avversari. Il flash svanirà nell'arco di un secondo.



_ ___ _____ ___ _

Riassunto e Note:
Per tentare di resistere all’offensiva uso il corallo potenziandomi le Cs in modo tale da dimezzare i danni, aiutandomi anche con la mia armatura naturale, e avere la possibilità di sfruttare due slot tecnica.
Per cui utilizzo Dominio dei Cieli a consumo Alto ad area per poter attaccare le evocazioni e Gohdius; in seguito uso Biglia Accecante sotto forma di ali angeliche - per effetto narrativo - che causano un flash abbagliante. Lo sfrutto anche per rompere la formazione delle evo, o almeno tentare di non averle tra i piedi, mentre scatto verso Gohdius sperando che sia ancora accecato e che il mio attacco giunga di sorpresa.
Per cui tento di distruggergli il pennello con Sopraffazione. Anche se l’attacco non è precisissimo perché l’effetto di disorientamento non mi permette di mirare con assoluta precisione. In definitiva non ho un colpo preciso e “pulito”.
Per cui controllo prima in che punto è il pennello per poi tentare di colpire in quel punto sperando che ci azzecco. Allontanandomi subito da lui per poter controllare le sue mosse da una distanza di sicurezza.

La frase in giapponese significa: Che tutte le onde del mare siano il mio scudo...che tutti i fulmini siano la mia lama!

Edit: corretti alcuni codici sballati.



Edited by Wrigel - 30/5/2014, 12:01
 
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view post Posted on 29/5/2014, 16:23

season of mists
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[...]

Rimane immobile, china sotto il peso della sofferenza, piegata dallo scorrere repentino degli eventi.
Vede l'ombra del pistolero contorcersi e levarsi, nient'altro che l'ennesimo mostro nel paese degli incubi.
Sorride vagamente, divertita nonostante tutto, quando l'uomo impreca in modo colorito e lascia fluire la sabbia della terra natia.
Il morso nero, empio e corrotto, trova solo il sapore del deserto e la bieca imitazione del pistolero soffia e si deforma, incapace di mantenere una parvenza di realtà.
Ma non è il momento di ridere, di questo Liren è pienamente consapevole.
Eppure si sente così confusa.
E' forse apprensione, quella che la attraversa quando un fiotto di luce nera fende il campo di battaglia e raggiunge Sirith in pieno petto?
Può osservare la smorfia di dolore dell'uomo, lo sente quasi anche lei stessa, vincolata a lui in una maniera che trascende le regole della ragione.
Eppure ancora non si muove.
Ignora la voce dell'ultimo dei Deva che la chiama, in tono più preoccupato che irato.
Dietro la maschera sorride mestamente.
L'uomo non imparerà mai che è in grado di badare a sè stessa.
Il cruccio di Liren è che il pistolero non sia più in grado di vivere senza di lei.
E vederlo soffrire, trascurare la propria salvaguardia per anche solo capire il motivo dell'immobilità della donna, non fa che acuire le sue preoccupazioni.
E' quasi ironico, entrambi in pena l'uno per l'altro a causa delle rispettive condizioni.
Eppure ancora non si muove.
Si rende conto di aver mentito a Taliesin, prima.
Aveva detto che avrebbero combattuto al suo fianco, eppure lei non sta contribuendo alla causa comune.
Ancora china, coperta dai detriti e dalla polvere, si porta una mano al volto per cercare di recuperare un minimo di lucidità e si accorge che una parte della maschera è stata spezzata dalle pietre.
Niente di preoccupante, l'ammasso di cicatrici è ancora nascosto, ma ora i suoi lineamenti sono visibili almeno in parte.
E' scoperta, il prossimo può vedere quello che è lei in realtà.
E, ora come ora, non è forse solo una codarda?
No.
Non è la paura che la frena... è la mancanza di volontà.

V o g l i o c o n o s c e r e l a m o r t e.

La voce di Taliesin chiama a raccolta i Leoni dell'Eden e loro si stringono vicini, piccole pedine che combattono una causa comune.
Anche Sirith è fra loro, fianco a fianco con quegli improvvisati commilitoni.
Le sembra così strano che l'uomo abbia quindi deciso di dare tutto sè stesso, di schierarsi insieme a degli sconosciuti in una battaglia che non è la sua.
Non riesce davvero a capire.
Ma è l'espressione del pistolero che la guarisce da quella pazzia temporanea che sembrava averla colta.
Nel momento in cui Sirith sguaina Mejis e Tulle i suoi occhi si fanno crudeli, spietati.
Una maschera dura ed impenetrabile cala sul volto dai capelli corvini dell'ultimo dei Deva.
Le pistole fanno fuoco quattro volte, verso ciascuna delle ombre che minacciano il gruppo, sembrano abbracciare tutto il campo di battaglia.
E Liren capisce.
In quell'istante Sirith non è altro che il fiero discendente della propria famiglia, l'espressione della volontà dei suoi antenati.
Il pistolero combatte perchè questo è ciò che è, ne più ne meno.
Un assassino, forse. Un Deva.
Non può e non vuole sottrarsi alla propria essenza.
E, allora Liren si chiede, quale è la sua, di essenza?
Ma non serve interrogarsi a lungo, ne è già a conoscenza.
Si alza, il lungo mantello nero le cade ai piedi.
Lei vive per la magia e non lasciarla fluire ora, o in qualsiasi altra occasione, sarebbe come rinnegare sè stessa e il sacrificio che Sirith ha fatto in suo nome.
E questo non può davvero permetterlo.

Può sentire la risata gutturale del pistolero, deformata dalla tensione e dall'eccitazione, quando capisce cosa sta succedendo.
Liren attinge al potere del Vortice.
Le mani della ragazza volteggiano nell'aria, improvvisamente illuminate da un bagliore cremisi.
Tracciano linee invisibili, un simbolo di un alfabeto da lungo perduto.
Solo il pistolero lo riconosce e, vicino agli altri tre Leoni, non smette di ridere sguaiatamente osservando la ragazza distante da loro, incapace di trattenere il sollievo.
Liren ha finalmente deciso di scendere in campo, le due parti del Vortice sono nuovamente fianco a fianco.

« Vuoi conoscere la morte, mostro?
E' un desiderio molto stupido, rischia di essere esaudito.
»

L'erba macchiata di sangue sulla quale torreggia l'enorme pupazzo prende improvvisamente fuoco, divorata dalle stesse fiamme che si riflettono negli occhi di Liren.


« Sirith Deva »

Energie « 45% (-5 & -20) »
Status Fisico « Lacerazione sullo sterno (Medio). »
Status Psicologico « Danno Alto. »
CS su Maestria « 02 »


.Armi ed Oggetti.

[Mohaine] - Nel fodero.
[Mejis] - Impugnata. [3/5 colpi]
[Tulle] - Impugnata. [3/5 colpi]


.Abilità Passive.

Offspring of Gilead - Non sviene al di sotto del 10% delle energie
Tricky Gunslinger - E' sempre in grado di prendere la mira sul suo bersaglio fino a che riesce a vederlo anche parzialmente + Può sparare più colpi contemporaneamente verso qualsiasi direzione
Vortex - Liren può essere utilizzata in combattimento + Liren può usare le stesse tecniche di Sirith


.Abilità Attive Utilizzate.

- D u s t O f G i l e a d -
Come potrebbero i Deva inseguire il loro sogno se non avessero una prova tangibile che Gilead esiste e che la sua magia riecheggia ancora potente su Asgradel? La città esiste, nascosta agli occhi dei più, giace sopita nei loro cuori e nelle loro menti. E se invocata accorre a difendere i Deva più coraggiosi, come se i loro piedi posassero ancora sul suolo natio. Con un consumo Variabile, Sirith sarà in grado di evocare a propria difesa una barriera composta dall'elemento sul quale si trova in quel momento. La barriera avrà sempre origine dal suo corpo e il suo scopo sarà sempre quello di proteggere l'ultimo dei Deva, che non potrà estenderla per proteggere altre persone. Nel caso non ci fosse un terreno adatto da sfruttare - o semplicemente il richiamo di Gilead risuonasse più forte del solito - allora si manifesterà sotto le sembianze di un velo di sabbia, in ricordo del deserto che abbracciava Gilead.[ B a s s o ].


.Note e Riassunto.

Sirith si difende dall'attacco dell'evocazione con un Basso della variabile difensiva e subisce quello da 5 cs [avendone la possibilità, decido che sia lui il bersaglio]. Radunatosi insieme agli altri, spara un colpo di pistola contro ogni evocazione grazie alle passive del dominio (attaccare Gohdius con attacchi fisici sembra controproducente). Liren usa trappola incandescente contro Gohdius.
Sono passato al presente, in questo post, un po' per miei gusti personali, un po' perchè preferivo associarlo al punto di vista di Liren, spero non disturbi.

.Legenda.

• « Parlato Sirith »
• « Parlato Liren »





« Liren Deva »


Status Fisico « Contusioni e ferite su tutto il corpo (Alto). »
Status Psicologico « Danno Alto. »
CS « 00 »


.Armi ed Oggetti.

[Todash] - Nel fodero.


.Abilità Passive.

Vortex - Liren può essere utilizzata in combattimento + Liren può usare le stesse tecniche di Sirith


.Abilità Attive Utilizzate.

- K a n j i • B l a z e -
Fuoco nell'animo, fiamme nel cuore. Sirith è in grado di riflettere la forma di quest'altro tatuaggio sul campo di battaglia e chiunque permanga nell'area interessata subirà danni da fuoco pari a Medio per ciascun turno. La tecnica ha natura magica, dura complessivamente due turni e svanisce al termine del secondo turno seguente dell'avversario. Qualunque materiale infiammabile presente nell'area di effetto subirà danno da fuoco come se esposto ad una fonte diretta di calore. Intrappolato nel trucco dei Deva, l'avversario non potrà semplicemente camminare al di fuori della sagoma per sottrarsi al danno e l'effetto agirà su tre dimensioni, interessando chiunque attraversi la sagoma, anche volando. [ A l t o ].



 
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view post Posted on 29/5/2014, 19:42
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Cardine
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AD EXTIRPANDA

- UNIA -

in my own play of shadows



Taliesin si sentiva diverso dagli altri, e non un semplice seguace di Alexandra, tutto teso ad eliminare gli ostacoli che separavano i Leoni da Velta. Condivideva con tutti loro i fini, certo, ma combatteva per farsi giustizia da solo, dopo tutte le disavventure che il crudele destino gli aveva riservato. Dopo l'attacco, che aveva scalfito la possente gamba del guardiano, non aveva perso tempo ed era tornato indietro, deciso a raggrupparsi con i suoi compagni. Si accorse che nel frattempo la ragazza mascherata si era staccata dal gruppo, allontanandosi dal pericolo ma forse preparandosi per un attacco più potente, mentre gli altri continuavano a combattere con coraggio e determinazione. Era in qualche modo fiero di loro, e se ce fosse stato il tempo non avrebbe esitato a complimentarsi.
Ma il mostro, nonostante tutti loro avessero dato fondo alle proprie forze per rispedire quell'abominio da dov'era giunto, non sembrava minimamente intenzionato a cedere sotto i loro colpi. Anzi, pareva quasi che le ferite lo avessero in qualche modo rinvigorito, e che ora fosse più determinato di prima a porre fine allo scontro: le lettere che comparvero sul suolo fecero rabbrividire nuovamente il bardo, che rimase comunque saldo e pronto al peggio nonostante le minacciose parole del nemico.

Taliesin era quasi giunto tra i suoi, quando udì un fruscio proveniente dalle sue spalle, e riuscì a fermarsi in tempo. Voltatosi verso il rumore, venne colto quasi completamente di sorpresa da una sagoma che, generatasi dalla sua stessa ombra, gli era letteralmente balzata addosso. Si trattava di una sua immagine speculare, che lo azzannò crudelmente all'altezza della spalla sinistra. Il pesante mantello, grazie al panno rinforzato, rallentò l'avanzata delle fauci nella carne, e diede il tempo al bardo di sottrarsi da quella micidiale stretta, abbastanza salda e vigorosa da strappargli il braccio dal corpo, se solo lo avesse lasciato fare. Sembrava paradossale, ma in quella battaglia contro l'oscurità di Velta avrebbero dovuto guardarsi le spalle persino dalla propria ombra. Che fosse stato il guardiano ad evocare quelle creature o la Torre stessa non gli importava: la visione di quella sagoma scura a lui speculare lo turbava profondamente in ogni caso.
Era intimorito da quella visione, sì, ma non a tal punto da dimenticarsi la regola che si era imposto, cioè non abbassare la guardia in nessuna situazione. E così fu: si scansò giusto in tempo per evitare uno dei quattro raggi di magia nera che gli sfrecciarono vicino. Se si fosse mosso un istante dopo, quello gli avrebbe perforato il petto, e probabilmente per lui la guerra sarebbe finita lì: con una spalla squarciata e sangunolenta e la spina dorsale che non la smetteva di causargli dolorosissime fitte, non poteva permettersi di restare schiacciato sotto il pennello del costrutto, o venire dilaniato da qualche sua creazione. Rogozin, Hyriu oppure Sirith avrebbero dovuto sostituirlo in un combattimento diretto, ma non si trattava di un vero problema: il cantastorie poteva rendersi utile anche con mezzi meno diretti e trucchi più infidi - che, tra l'altro, padroneggiava decisamente meglio dello scontro con le armi.

Fuggì dalla creatura di tenebra, dirigendosi rapidamente verso i compagni, ma si accorse che anche loro si stavano scontrando con le proprie ombre. Erano bestie temibili per lui, e di conseguenza lo sarebbero state ancora di più per gli altri. Doveva improvvisare qualcosa, magari sbrigandosi, seguendo l'esempio di Rogozin che già cominciava a richiamare la furia degli elementi per spazzare via i nemici. Poteva fare altrettanto? In un certo senso...
Il bardo non era mai stato particolarmente interessato da materie come morale ed etica, durante i suoi incostanti - anche se tutto sommato completi - studi. Condivideva le posizioni dei tanti che affermavano la massima il fine giustifica i mezzi. E nonostante avrebbe di gran lunga preferito non ricorrere a quei mezzi, non aveva poi molta scelta, in una situazione che di lì a poco si sarebbe rivelata disperata. Il dono conferitogli dal Dio del Cimitero era troppo potente per disfarsene a cuor leggero, correndo il rischio che cadesse in mani sbagliate - diverse dalle sue -, ma l'umano si era comunque promesso di non farne mai uso. Lo temeva, in un certo senso. Il Flauto desiderava semplicemente dipensare morte, un fine di certo non condiviso dal suo possessore. Ma era anche vero che i poteri di quell'artefatto facevano al caso suo, e che se l'unico fine era spazzare via i nemici dei Leoni, allora utilizzarlo non avrebbe significato scendere a patti col demonio. Questa, perlomeno, fu la spiegazione che Taliesin si diede per convincersi a tirare fuori lo strumento dalla sacca, impugnarlo saldamente tra le mani, tappare il primo buco e soffiare.

Il suono che ne uscì fu pregno di sofferenza, più un lamento sordo e macabro, che una vera e propria nota. Dal fiato cominciò subito a scaturire un rarefatto vapore grigio, che si propagò con rapidità ovunque lì attorno, visibile però soltanto dal musicista e dai suoi nemici. Lo sbuffo di cenere infernale che presto avvolse qualsiasi cosa era il tramite di un potente incanto, in grado di dilaniare le menti e impedire ai nemici qualsiasi mossa, sottomettendo le loro volontà. Il veleno, mischiatosi ai fulmini richiamati dalla Rosa, forse, avrebbe fermato le sagome di inchiostro, e magari persino colui che le aveva disegnate.
Rogozin, a quel punto, urlò agli altri di chiudere gli occhi: Taliesin, che si era in qualche modo costretto a fidarsi di loro in un frangente come quello, dove un errore poteva rivelarsi davvero fatale, seguì l'ordine, proteggendosi dal lampo che squarciò le tenebre, sfruttando l'oscurità che si annidava sotto le sue palpebre. Tenebre che però portarono la sua memoria a non molto tempo prima, costringendolo a ripercorrere angosciosi ricordi.


La pridamide di carne viva, ma senza una coscienza propria, si staglia davanti a Taliesin. È giunto fin lì unicamente grazie alla sua astuzia, dando fondo a ogni ignobile trucchetto che conoscesse, sfuggendo dalle fornaci infernali, dalla palude sconfinata e dai suoi viscidi abitanti, che tanto volentieri lo avrebbero inghiottito intero.
E tutto questo per cosa, poi? Seguire gli ordini di un essere composto di pura malvagità? Si era abbassato a tal punto?


Non ha mai avuto una morale, questo è vero, ma non si è nemmeno mai abbassato al livello di coloro che bramano il male. Taliesin è diverso.
E adesso però è lì, sta per compiere un passo che gli toglierà ogni libertà - ma la domanda è: ha mai avuto davvero la libertà di scegliere?


Fa parte di quel teatro degli orrori dal momento in cui ha messo piede nel portale, o forse persino da prima.
Il guitto sta recitanto una parte preparatagli dal Fato stesso, dal cui giogo egli vorrebbe tanto sottrarsi - ma non può.

Nessuno può farlo.

Non è Taliesin che consegna il malefico tomo nelle mani del demone, ma è invece un personaggio da lui interpretato che compie quel gesto così infausto.
Che gli piaccia o no, deve fare così.


Una scusa talmente sciocca può davvero bastargli, per sentirsi in pace con se stesso?
Che razza di essere senza coscienza è diventato?



Ripugnato da tutto ciò, ficcò il Flauto di Cenere in fondo alla sacca, tirando un sospiro di sollievo per il solo fatto che se ne fosse finalmente liberato. Rogozin era partito alla carica, e adesso toccava a lui dargli una mano: fu per questo motivo che recuperò tra le altre cianfrusaglie l'altro flauto. L'ebano freddo e tiepido al tatto era ben diverso dal freddo osso bianco dello strumento demoniaco, e quella semplice sensazione riuscì da sola a rincuorarlo.
La melodia che cominciò quindi a suonare, dedicata al guardiano, fu ben più complessa dell'unica nota che poco prima aveva monopolizzato la sua attenzione, scatenando il lui terribili ansie. Non che questa fosse da meno: si trattava infatti di un tema dolce ma estremamente malinconico, a tratti persino incerto e sgradevole. Se quel mostro avesse avuto un cuore con dei sentimento o semplicemente un gusto per l'altre, difficilmente non si sarebbe piegato alla bellezza struggente della melodia. In ogni caso, però, essa avrebbe cercato di penetrare nella sua mente, privandolo della motivazione e minando le sue forze.
Ma non perse troppo tempo a suonare: la canzone terminò con un colpo di scena, ovvero la detonazione del proiettile sparato dalla pistola, diretto verso l'abominevole golem. Ecco ciò che meritava. Mentre anche i suoi compagni davano il tutto per tutto in quell'ultima, decisa sortita, egli rimase semplicemente a guardare Rogozin che, come il più grande degli eroi mitologici, si scontrava impavidamente contro un titano.




Status fisico - 10/16
- contusioni sulla schena di entità complessiva Alta
- lacerazione al braccio sinistro, danno Medio
Status mentale - 16/16 (illeso)
CS - 6 (2 astuzia, 2 intelligenza, 2 destrezza)
Energia - 20/100 (-20, -20)


Equipaggiamento
Itinerante, arma difensiva, mantello di panno rinforzato.
Fabula, arma bianca, acciaio, 48 cm di lama, 15 cm di impugnatura.
Pistola ad avancarica, arma da fuoco piccola, cinque colpi per giocata. [4/5]
Pugnale celato, arma bianca, acciaio, 15 cm di lama, legata all'avambraccio sx.
Vene di Pietra, set di armi da lancio, materiale sconosciuto - venti unità per giocata. [18/20]
Fuliggine, Biglia fumogena, oggetto dell'erboristeria.
Erba rigenerante, oggetto dell'erboristeria, se applicata su armi od oggetti danneggiati funziona come una cura dell'equipaggiamento.
Erba rinvigorente, oggetto dell'erboristeria, se assunta rigenera il 5% della riserva energetica.
Miscela logorante, oggetto dell'erboristeria, se applicata ad un'arma, per due turni gli attacchi fisici risucchieranno complessivamente il 5% di energia a turno.
Corallo, oggetto dell'erboristeria, se utilizzato conferirà un CS ai riflessi e un CS alla concentrazione per due turni di gioco.
Rubino, oggetto dell'erboristeria, se utilizzato conferirà due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco. (utilizzato)
Il Flauto della Palude Nera, oggetto generico, strumento musicale.
Il Flauto di Cenere, artefatto, strumento musicale.
Il Bardo dell'Autunno, Tomo magico; Tomo furtivo; Cristallo del talento; Diamante, 1 CS in destrezza (x2).

Abilità passive
Il Bardo dell'Autunno, passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% delle energie; abilità personale, aura psionica passiva di fascino.
Fumo e Specchi, dominio illusionista, passive di primo, secondo e terzo livello: le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate; possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento; fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche l'aspetto del caster può essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione.
Mente Impenetrabile, pergamena comune, classe mentalista. Difesa psionica passiva.
Amuleto dell'auspex, oggetto dell'erboristeria. Auspex passivo basato sull'udito.
Polvere, abilità personale passiva. In combattimento Taliesin può sprigionare la polvere, infastidendo i suoi bersagli e portandosi in leggero vantaggio; fuori da esso gli utilizzi dell'abilità possono essere tra i più disparati e scenografici.
Itinerante, "Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente", passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.
Vene di Pietra, il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Edhel infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena.
Il Flauto di Cenere, razza selezionata: umana; razza scartata: avatar. La razza selezionata subirà danni aggiuntivi dalle tecniche dell'artefatto, come specificato in esse; quella scartata sarà immune ai poteri del flauto.

Abilità attive
Re del controllo. La prima nota per la tua opera. Impugna il Flauto di Cenere e posiziona il dito indice sul primo foro. Soffia nel becco una sola volta. La tua musica cambierà e uscirà dal corno come una sentenza. Sbuffi di vapore grigio si alzeranno come le esalazioni del vulcano più feroce dell'Inferno, contaminando l'area circostante con il suo veleno. La razza che avrai designato come tua nemica respirerà questo fumo e la mente sarà sconvolta dalla tua parola. Tutti gli altri, tuoi alleati o meno, non risentiranno dell'effetto, nemmeno si accorgeranno della sua presenza. Ma quelli colpiti non potranno agire, si sentiranno bloccati a terra da catene pesanti quanto l'anima. Quando soffierai nel flauto, le tue energie si prosciugheranno e la tua volontà sgorgherà dal nulla su ali di tenebra. [Alta, magica, area. Taliesin soffia nel flauto, generando una nube di cenere. Questa nube, se respirata dalla razza designata dal Do della selezione, cagiona danni Alti alla mente sotto forma di debolezza e disorientamento. La seconda razza scelta ne è immune, le altre subiscono danni normali. Contrastabile con una opportuna difesa Media.]
Melodia della Palude Nera. Che essa sia un posto fantastico immerso nelle foreste orientali, o un malefico acquitrino in una dimensione infernale poco lontana dalla nostra, non importa. La melodia straziante che Taliesin ha trovato in qualche luogo lontanissimo da qui è pregna di tristezza e risentimento, in modo tale da straziare l'anima al malcapitato che si troverà ad udirla: egli sentirà le forze abbandonarlo, e la sua mente venire lentamente assuefatta dal dolore, il più dolce e crudele dei veleni. [Squarciare l'anima, pergamena iniziale, classe mago. Natura psionica, consumo alto. Danno medio alla mente, danno medio alle CS (-2). Può essere evitata con una normale difesa psionica]



Taliesin subisce l'attacco da 8CS (danno medio alla spalla) ma evita il raggio in virtù delle sue 6 CS. Fugge dall'ombra, raggiungendo gli altri membri del gruppetto, e usa Re del controllo per infliggere un danno a medio a tutti (anche il guardiano vero e proprio) che, unito alla tecnica ad area di Wrigel, dovrebbe spazzare via proprio tutti infliggendo un danno totale Alto (se non si difendessero, ovviamente). Poi non mi sono limitato a colpire solo le evocazioni, e ho rincarato la dose con Squarciare l'anima che, in caso di successo, abbassa i CS del mostro e lo rendere più vulnerabile all'attacco fisico (colpo di pistola) che Taliesin sceglie di sparare alla fine.
Di nuovo un posto abbastanza lungo e complesso come tematiche. Non mi sono limitato al mero combattimento, e ne ho approfittato per fare un discorso sul Flauto di Cenere, artefatto ottenuto dopo la quest "Nucleo del Nulla", parte finale del ciclo "Il Cimitero dei Mondi". Si spiega a grandi linee come il bardo lo abbia ottenuto, ma soprattutto quale sia la considerazione che egli ha di esso.
La tecnica del flauto, nonostante coinvolga in modo diverso alcune razze (non è questo il caso) dovrebbe fare danno "normale" anche alle evocazioni che non hanno una razza precisa, quindi non dovrebbero esserci problemi di sorta nel suo uso in questo frangente.
 
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Endymyon
view post Posted on 30/5/2014, 19:46




Ad Extirpanda ~ East Group


In un batter di ciglia, la mente di Hiryu si era ritratta dal contatto con il nemico. Di sicuro egli aveva qualcosa che lo muoveva, una volontà, o una mente vera e propria, di sicuro lui voleva fare qualcosa che dipendeva da desideri. Eppure non lo aveva toccato. Non aveva intaccato minimamente i suoi movimenti, non aveva riflesso i movimenti, non aveva avuto il modo di alternargli i sensi. Quello specchio che avrebbe deformato gli ordini che il pupazzo dava ai suoi arti non aveva avuto effetto.
Si era scontrato contro una parete liscia la mente del assassino, scivolosa come se vi fosse dell'olio che non voleva far avvicinare le altre menti. Non può esistere creatura che agisce, parla e dice di volere, senza intendere veramente ciò che volere significhi.

La battaglia doveva comunque continuare, non poteva fermarsi il mezzodemone, lasciandosi trasportare da pensieri; di fronte a lui un nemico incombeva. Gli assomigliava: alto, snello, vestito di oscurità e nato da essa. Per quanto potessero assomigliarsi, però la differenza tra di loro era sostanziale, uno dei due aveva una vita effimera, che di li a breve si sarebbe spenta. Hiryu sfoderò la katana, guardando dove gli occhi del nemico dovevano essere, pur non smettendo di controllare il gigante alle spalle dell'ombra.

“Numeri. Patetico”

L'ombra non aspettò, e con uno scatto vorace bruciò la distanza. La bocca, innaturale, irta di affilati denti, si aprì, slogando la mascella, sempre che l'avesse, e volle chiudersi sul collo del sicario. Forse poteva immaginare il gusto ferroso nella sua gola, quell'aggregato di oscurità, ma sarebbe rimasto con l'amaro in bocca.
Entrambi si sarebbero contesi il titolo di: “demoniaco”. Una leggera nebbiolina scura aveva avvolto Hiryu, facendolo assomigliare al suo nuovo avversario affamato. La punta di Musashi puntò quello che doveva essere il costato dell'alleato del gigante, e semplicemente spostando l'avambraccio tentò di infilare la lama in quella oscurità. Era curioso: avrebbe incontrato qualche resistenza? Sarebbe sgorgato sangue?

Un altro battito di ciglia e una lancia trapassò il sicario, finendo da qualche parte lontano. Era stato veloce quel colpo, inaspettato, ma senza reale pericolo per l'ormai oscuro Hiryu.

«E sia...» non si fermò oltre sul suo nuovo avversario, i suoi compagni si stavano compattando, e il mostro voleva sapere cosa fosse la morte. Chiuse gli occhi quando Rogozin lanciò la piccola sfera accecante, e appena finì l'effetto ed il suo compagno si scatenò contro le armi avversarie si apprestò a dire:

«La morte non si prova, è una delle poche cose che non si possono sperimentare»

Se solo le occasioni fossero state diverse, se quello non fosse stato un pupazzo di matrice malefica inviato dalla torre come difesa contro il Sorya, forse avrebbe bevuto in osteria e vi avrebbe parlato, cercando di soddisfarne la voglia di conoscenza. Ma quello non era un amico con cui discutere, benché le sue domande fossero quantomeno sensate e macabre.
Un sorriso si abbozzò agli angoli della bocca del mezzodemone. Avrebbe tentato di nuovo a raggiungere la sua mente, o quella sua volontà. Essa ci doveva essere, la curiosità del gigante ne era una prova secondaria di estrema importanza. Aveva espresso poc'anzi un desiderio, perciò doveva arrivare a scompaginare la mente del suo grosso nemico. Giocare con la mente non era una priorità del guardiano di Velta.

Hiryu
Stato fisico: Illeso
Stato mentale: Danni Alti
Energie: 30%
CS: 1 Destrezza

Armi/Armature:
-Progenie demoniaca (zanne);
-~Ryū no kawa~ (Armatura naturale);
-Musashi (katana)
-Bilia Oscura
-Biglia accecante

Passive:
-Immortalità (Il Ricordo del Defunto)
-Difesa psionica passiva (Abilità Razziale)
-Non emissione di rumori o odori (Talento Assassino)

Attive utilizzate:
CITAZIONE
Sconvolgere i sensi: Il ladro scombussola la mente del suo avversario e i suoi sensi per qualche istante, rendendo confuse e ambigue le sue percezioni.
La tecnica ha natura psionica. Il ladro attacca la mente dell'avversario direttamente, provocandogli danno. Questo si manifesta nella vittima come un fortissimo stordimento, che vedrà i propri sensi annebbiarsi - sarà ad esempio incapace di distinguere destra e sinistra e alto e basso come se il mondo fosse specchiato, non riuscirà a percepire correttamente la luce i colori o la distanza, le voci mescolate e così via in un unico turbine infernale e caotico. La tecnica provoca un danno totale alto alla mente della vittima, ha potenza alta, e può essere ostacolata solamente da opportune difese psioniche.
Consumo di energia: Alto

CITAZIONE
Corpo d'ombra: Il negromante attinge ai poteri dell'oscurità, rendendo il suo corpo impalpabile e divenendo simile ad un'ombra.
La tecnica ha natura magica. Il caster rende il suo corpo un tutt'uno con l'oscurità, divenendo etereo, o come se fosse composto da vera e propria energia negativa - in questo stato gli attacchi fisici del nemico, di qualunque natura essi siano, lo attraverseranno come se non esistesse, scomparendo dentro di lui o oltrepassandolo. A seconda della personalizzazione è possibile associare a questa tecnica leggere mutazioni che non compromettano la riconoscibilità dell'utilizzatore, come lo scurirsi della propria pelle finché non divenga nera, leggeri tratti demoniaci o una figura semi-trasparente, come quella di un fantasma. La tecnica garantisce un effetto di mimesi oscura, ovvero di semi trasparenza nelle ombre, da intendersi - però - come prettamente scenica e rimessa, per la sua interpretazione in duello, alla sportività dell'avversario. La tecnica dura due turni compreso quello d'attivazione, svanendo al termine del secondo o prima, al desiderio del caster.
Consumo di energia: Medio

Riassunto: Hiryu si trova dinanzi all'evocazione, e appena questa scatta verso di lui, intuendo la disparità tra di loro, invece di lasciarsi muovere attiva "Corpo d'Ombra". Con la spada sguainata (prima dell'attacco) l'assassino prova ad infilzare l'evocazione. L'attacco fisico di Godhius trapassa Hiryu. Infine, radunatosi assieme agli altri, lascia che Rogozin sferri la sua offensiva, poi risponde al guardiano di Velta e usa di nuovo la psionica: Sconvolgere i Sensi.

Ora, spiego le mie scelte: Corpo d'Ombra è una pergamena utile per momenti come questi, in cui Hiryu potrebbe venire sopraffatto dai Cs avversari (Sì, con un Medio evado un critico ad area in pratica, ma non penso sia anti-sportivo o anti-strategico -una boss battle non ha regole :wosd: -). Il ri-utilizzo di "Sconvolgere i Sensi" penso sia abbastanza palese, ma Hiryu vuole intaccare la volontà di Godhius in qualche modo. La difesa precedente, interpretata come se il pupazzone non avesse una mente apre la strada verso l'interrogativo di che cosa lo muova, quale "volontà" lo spinga. Oltre a ciò, dovendo mantenere un buon "burst" per far calare la vita e le energie del nostro nemico ad una soglia accettabile per il suo definitivo abbattimento, strategicamente questa scelta è migliore (a mio avviso :v: ). Prima lo si "neutralizza" o lo si porta ad una soglia di inoffensività, meglio è.

Per finire mi scuso per il mio ritardo, ma purtroppo per questa volta non ho avuto tempo materiale e risorse mentali per scrivere un post.


 
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15 replies since 7/5/2014, 23:50   413 views
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