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AD EXTIRPANDA
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in my own play of shadows
Taliesin si sentiva diverso dagli altri, e non un semplice seguace di Alexandra, tutto teso ad eliminare gli ostacoli che separavano i Leoni da Velta. Condivideva con tutti loro i fini, certo, ma combatteva per farsi giustizia da solo, dopo tutte le disavventure che il crudele destino gli aveva riservato. Dopo l'attacco, che aveva scalfito la possente gamba del guardiano, non aveva perso tempo ed era tornato indietro, deciso a raggrupparsi con i suoi compagni. Si accorse che nel frattempo la ragazza mascherata si era staccata dal gruppo, allontanandosi dal pericolo ma forse preparandosi per un attacco più potente, mentre gli altri continuavano a combattere con coraggio e determinazione. Era in qualche modo fiero di loro, e se ce fosse stato il tempo non avrebbe esitato a complimentarsi. Ma il mostro, nonostante tutti loro avessero dato fondo alle proprie forze per rispedire quell'abominio da dov'era giunto, non sembrava minimamente intenzionato a cedere sotto i loro colpi. Anzi, pareva quasi che le ferite lo avessero in qualche modo rinvigorito, e che ora fosse più determinato di prima a porre fine allo scontro: le lettere che comparvero sul suolo fecero rabbrividire nuovamente il bardo, che rimase comunque saldo e pronto al peggio nonostante le minacciose parole del nemico.
Taliesin era quasi giunto tra i suoi, quando udì un fruscio proveniente dalle sue spalle, e riuscì a fermarsi in tempo. Voltatosi verso il rumore, venne colto quasi completamente di sorpresa da una sagoma che, generatasi dalla sua stessa ombra, gli era letteralmente balzata addosso. Si trattava di una sua immagine speculare, che lo azzannò crudelmente all'altezza della spalla sinistra. Il pesante mantello, grazie al panno rinforzato, rallentò l'avanzata delle fauci nella carne, e diede il tempo al bardo di sottrarsi da quella micidiale stretta, abbastanza salda e vigorosa da strappargli il braccio dal corpo, se solo lo avesse lasciato fare. Sembrava paradossale, ma in quella battaglia contro l'oscurità di Velta avrebbero dovuto guardarsi le spalle persino dalla propria ombra. Che fosse stato il guardiano ad evocare quelle creature o la Torre stessa non gli importava: la visione di quella sagoma scura a lui speculare lo turbava profondamente in ogni caso. Era intimorito da quella visione, sì, ma non a tal punto da dimenticarsi la regola che si era imposto, cioè non abbassare la guardia in nessuna situazione. E così fu: si scansò giusto in tempo per evitare uno dei quattro raggi di magia nera che gli sfrecciarono vicino. Se si fosse mosso un istante dopo, quello gli avrebbe perforato il petto, e probabilmente per lui la guerra sarebbe finita lì: con una spalla squarciata e sangunolenta e la spina dorsale che non la smetteva di causargli dolorosissime fitte, non poteva permettersi di restare schiacciato sotto il pennello del costrutto, o venire dilaniato da qualche sua creazione. Rogozin, Hyriu oppure Sirith avrebbero dovuto sostituirlo in un combattimento diretto, ma non si trattava di un vero problema: il cantastorie poteva rendersi utile anche con mezzi meno diretti e trucchi più infidi - che, tra l'altro, padroneggiava decisamente meglio dello scontro con le armi.
Fuggì dalla creatura di tenebra, dirigendosi rapidamente verso i compagni, ma si accorse che anche loro si stavano scontrando con le proprie ombre. Erano bestie temibili per lui, e di conseguenza lo sarebbero state ancora di più per gli altri. Doveva improvvisare qualcosa, magari sbrigandosi, seguendo l'esempio di Rogozin che già cominciava a richiamare la furia degli elementi per spazzare via i nemici. Poteva fare altrettanto? In un certo senso... Il bardo non era mai stato particolarmente interessato da materie come morale ed etica, durante i suoi incostanti - anche se tutto sommato completi - studi. Condivideva le posizioni dei tanti che affermavano la massima il fine giustifica i mezzi. E nonostante avrebbe di gran lunga preferito non ricorrere a quei mezzi, non aveva poi molta scelta, in una situazione che di lì a poco si sarebbe rivelata disperata. Il dono conferitogli dal Dio del Cimitero era troppo potente per disfarsene a cuor leggero, correndo il rischio che cadesse in mani sbagliate - diverse dalle sue -, ma l'umano si era comunque promesso di non farne mai uso. Lo temeva, in un certo senso. Il Flauto desiderava semplicemente dipensare morte, un fine di certo non condiviso dal suo possessore. Ma era anche vero che i poteri di quell'artefatto facevano al caso suo, e che se l'unico fine era spazzare via i nemici dei Leoni, allora utilizzarlo non avrebbe significato scendere a patti col demonio. Questa, perlomeno, fu la spiegazione che Taliesin si diede per convincersi a tirare fuori lo strumento dalla sacca, impugnarlo saldamente tra le mani, tappare il primo buco e soffiare.
Il suono che ne uscì fu pregno di sofferenza, più un lamento sordo e macabro, che una vera e propria nota. Dal fiato cominciò subito a scaturire un rarefatto vapore grigio, che si propagò con rapidità ovunque lì attorno, visibile però soltanto dal musicista e dai suoi nemici. Lo sbuffo di cenere infernale che presto avvolse qualsiasi cosa era il tramite di un potente incanto, in grado di dilaniare le menti e impedire ai nemici qualsiasi mossa, sottomettendo le loro volontà. Il veleno, mischiatosi ai fulmini richiamati dalla Rosa, forse, avrebbe fermato le sagome di inchiostro, e magari persino colui che le aveva disegnate. Rogozin, a quel punto, urlò agli altri di chiudere gli occhi: Taliesin, che si era in qualche modo costretto a fidarsi di loro in un frangente come quello, dove un errore poteva rivelarsi davvero fatale, seguì l'ordine, proteggendosi dal lampo che squarciò le tenebre, sfruttando l'oscurità che si annidava sotto le sue palpebre. Tenebre che però portarono la sua memoria a non molto tempo prima, costringendolo a ripercorrere angosciosi ricordi.
La pridamide di carne viva, ma senza una coscienza propria, si staglia davanti a Taliesin. È giunto fin lì unicamente grazie alla sua astuzia, dando fondo a ogni ignobile trucchetto che conoscesse, sfuggendo dalle fornaci infernali, dalla palude sconfinata e dai suoi viscidi abitanti, che tanto volentieri lo avrebbero inghiottito intero. E tutto questo per cosa, poi? Seguire gli ordini di un essere composto di pura malvagità? Si era abbassato a tal punto?
Non ha mai avuto una morale, questo è vero, ma non si è nemmeno mai abbassato al livello di coloro che bramano il male. Taliesin è diverso. E adesso però è lì, sta per compiere un passo che gli toglierà ogni libertà - ma la domanda è: ha mai avuto davvero la libertà di scegliere?
Fa parte di quel teatro degli orrori dal momento in cui ha messo piede nel portale, o forse persino da prima. Il guitto sta recitanto una parte preparatagli dal Fato stesso, dal cui giogo egli vorrebbe tanto sottrarsi - ma non può.
Nessuno può farlo.
Non è Taliesin che consegna il malefico tomo nelle mani del demone, ma è invece un personaggio da lui interpretato che compie quel gesto così infausto. Che gli piaccia o no, deve fare così.
Una scusa talmente sciocca può davvero bastargli, per sentirsi in pace con se stesso? Che razza di essere senza coscienza è diventato?
Ripugnato da tutto ciò, ficcò il Flauto di Cenere in fondo alla sacca, tirando un sospiro di sollievo per il solo fatto che se ne fosse finalmente liberato. Rogozin era partito alla carica, e adesso toccava a lui dargli una mano: fu per questo motivo che recuperò tra le altre cianfrusaglie l'altro flauto. L'ebano freddo e tiepido al tatto era ben diverso dal freddo osso bianco dello strumento demoniaco, e quella semplice sensazione riuscì da sola a rincuorarlo. La melodia che cominciò quindi a suonare, dedicata al guardiano, fu ben più complessa dell'unica nota che poco prima aveva monopolizzato la sua attenzione, scatenando il lui terribili ansie. Non che questa fosse da meno: si trattava infatti di un tema dolce ma estremamente malinconico, a tratti persino incerto e sgradevole. Se quel mostro avesse avuto un cuore con dei sentimento o semplicemente un gusto per l'altre, difficilmente non si sarebbe piegato alla bellezza struggente della melodia. In ogni caso, però, essa avrebbe cercato di penetrare nella sua mente, privandolo della motivazione e minando le sue forze. Ma non perse troppo tempo a suonare: la canzone terminò con un colpo di scena, ovvero la detonazione del proiettile sparato dalla pistola, diretto verso l'abominevole golem. Ecco ciò che meritava. Mentre anche i suoi compagni davano il tutto per tutto in quell'ultima, decisa sortita, egli rimase semplicemente a guardare Rogozin che, come il più grande degli eroi mitologici, si scontrava impavidamente contro un titano.
Status fisico - 10/16 - contusioni sulla schena di entità complessiva Alta - lacerazione al braccio sinistro, danno Medio Status mentale - 16/16 (illeso) CS - 6 (2 astuzia, 2 intelligenza, 2 destrezza) Energia - 20/100 (-20, -20)
EquipaggiamentoItinerante, arma difensiva, mantello di panno rinforzato. Fabula, arma bianca, acciaio, 48 cm di lama, 15 cm di impugnatura. Pistola ad avancarica, arma da fuoco piccola, cinque colpi per giocata. [4/5] Pugnale celato, arma bianca, acciaio, 15 cm di lama, legata all'avambraccio sx. Vene di Pietra, set di armi da lancio, materiale sconosciuto - venti unità per giocata. [18/20] Fuliggine, Biglia fumogena, oggetto dell'erboristeria. Erba rigenerante, oggetto dell'erboristeria, se applicata su armi od oggetti danneggiati funziona come una cura dell'equipaggiamento. Erba rinvigorente, oggetto dell'erboristeria, se assunta rigenera il 5% della riserva energetica. Miscela logorante, oggetto dell'erboristeria, se applicata ad un'arma, per due turni gli attacchi fisici risucchieranno complessivamente il 5% di energia a turno. Corallo, oggetto dell'erboristeria, se utilizzato conferirà un CS ai riflessi e un CS alla concentrazione per due turni di gioco. Rubino, oggetto dell'erboristeria, se utilizzato conferirà due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco. (utilizzato) Il Flauto della Palude Nera, oggetto generico, strumento musicale. Il Flauto di Cenere, artefatto, strumento musicale. Il Bardo dell'Autunno, Tomo magico; Tomo furtivo; Cristallo del talento; Diamante, 1 CS in destrezza (x2). Abilità passiveIl Bardo dell'Autunno, passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% delle energie; abilità personale, aura psionica passiva di fascino. Fumo e Specchi, dominio illusionista, passive di primo, secondo e terzo livello: le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate; possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento; fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche l'aspetto del caster può essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione. Mente Impenetrabile, pergamena comune, classe mentalista. Difesa psionica passiva. Amuleto dell'auspex, oggetto dell'erboristeria. Auspex passivo basato sull'udito. Polvere, abilità personale passiva. In combattimento Taliesin può sprigionare la polvere, infastidendo i suoi bersagli e portandosi in leggero vantaggio; fuori da esso gli utilizzi dell'abilità possono essere tra i più disparati e scenografici. Itinerante, "Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente", passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi. Vene di Pietra, il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Edhel infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena. Il Flauto di Cenere, razza selezionata: umana; razza scartata: avatar. La razza selezionata subirà danni aggiuntivi dalle tecniche dell'artefatto, come specificato in esse; quella scartata sarà immune ai poteri del flauto. Abilità attiveRe del controllo. La prima nota per la tua opera. Impugna il Flauto di Cenere e posiziona il dito indice sul primo foro. Soffia nel becco una sola volta. La tua musica cambierà e uscirà dal corno come una sentenza. Sbuffi di vapore grigio si alzeranno come le esalazioni del vulcano più feroce dell'Inferno, contaminando l'area circostante con il suo veleno. La razza che avrai designato come tua nemica respirerà questo fumo e la mente sarà sconvolta dalla tua parola. Tutti gli altri, tuoi alleati o meno, non risentiranno dell'effetto, nemmeno si accorgeranno della sua presenza. Ma quelli colpiti non potranno agire, si sentiranno bloccati a terra da catene pesanti quanto l'anima. Quando soffierai nel flauto, le tue energie si prosciugheranno e la tua volontà sgorgherà dal nulla su ali di tenebra. [Alta, magica, area. Taliesin soffia nel flauto, generando una nube di cenere. Questa nube, se respirata dalla razza designata dal Do della selezione, cagiona danni Alti alla mente sotto forma di debolezza e disorientamento. La seconda razza scelta ne è immune, le altre subiscono danni normali. Contrastabile con una opportuna difesa Media.] Melodia della Palude Nera. Che essa sia un posto fantastico immerso nelle foreste orientali, o un malefico acquitrino in una dimensione infernale poco lontana dalla nostra, non importa. La melodia straziante che Taliesin ha trovato in qualche luogo lontanissimo da qui è pregna di tristezza e risentimento, in modo tale da straziare l'anima al malcapitato che si troverà ad udirla: egli sentirà le forze abbandonarlo, e la sua mente venire lentamente assuefatta dal dolore, il più dolce e crudele dei veleni. [Squarciare l'anima, pergamena iniziale, classe mago. Natura psionica, consumo alto. Danno medio alla mente, danno medio alle CS (-2). Può essere evitata con una normale difesa psionica]
Taliesin subisce l'attacco da 8CS (danno medio alla spalla) ma evita il raggio in virtù delle sue 6 CS. Fugge dall'ombra, raggiungendo gli altri membri del gruppetto, e usa Re del controllo per infliggere un danno a medio a tutti (anche il guardiano vero e proprio) che, unito alla tecnica ad area di Wrigel, dovrebbe spazzare via proprio tutti infliggendo un danno totale Alto (se non si difendessero, ovviamente). Poi non mi sono limitato a colpire solo le evocazioni, e ho rincarato la dose con Squarciare l'anima che, in caso di successo, abbassa i CS del mostro e lo rendere più vulnerabile all'attacco fisico (colpo di pistola) che Taliesin sceglie di sparare alla fine. Di nuovo un posto abbastanza lungo e complesso come tematiche. Non mi sono limitato al mero combattimento, e ne ho approfittato per fare un discorso sul Flauto di Cenere, artefatto ottenuto dopo la quest "Nucleo del Nulla", parte finale del ciclo "Il Cimitero dei Mondi". Si spiega a grandi linee come il bardo lo abbia ottenuto, ma soprattutto quale sia la considerazione che egli ha di esso. La tecnica del flauto, nonostante coinvolga in modo diverso alcune razze (non è questo il caso) dovrebbe fare danno "normale" anche alle evocazioni che non hanno una razza precisa, quindi non dovrebbero esserci problemi di sorta nel suo uso in questo frangente.
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