Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Gruppo Sud, Neve, Shervaar, zis, Azazel.

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view post Posted on 7/5/2014, 23:55
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Ad Extirpanda IV


Primo post: Neve, Shervaar, zis, Azazel, nell'ordine che preferiscono.
Player Killing: Off
Durata: Un solo post di presentazione e ??? post di combattimento (fin quando non si sconfigge o si viene sconfitti dal nemico).
Tempi di risposta: Cinque giorni per turno (nei cinque giorni bisogna completare il turno di tutti gli utenti).
Avversario: Reshh' igh ~ Condensazione del Sogno - [LiNk]
Arena: Ai piedi della Torre - Lato Sud
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate il topic di "confronto" del vostro gruppo, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo la fine del turno degli utenti. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale.
 
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.Azazel
view post Posted on 11/5/2014, 01:17




Ad Extirpanda
La Torre Nera, Atto I
___ _ ___


~

Sogni di cristallo.
Incubi di ghiaccio.
Pensieri e immagini che si rincorrono, s'accavallano e s'intrecciano fra di loro lasciando solo polvere che si disperde in un cielo nero e impenetrabile, nulla più. Il sonno tormentato e la mente confusa, nella Torre del Fato un Danzatore si svegliò in una pozza di sudore.
Aveva compreso che non era una semplice visione onirica, era un qualcosa che andava ben oltre ogni logica, oltre il possibile.
Per diversi secondi Kel'Thuzak ebbe paura.
Il giorno era giunto a Neirusiens ma qualcosa lo attirava fuori dalla città. Non seppe capire cosa fosse, chi fosse, sapeva solo che doveva dirigersi in un preciso punto della regione. Timore e curiosità lo nutrivano in maniera asfissiante mentre un sussurro continuava a tormentarlo oltre i confini del mondo onirico.
Prese Neracciaio e si rivestì.
Cosa sto facendo?
Era un impulso primordiale.
Incontrollabile, irrefrenabile.
Uscì dalla città studiando i volti delle persone, cercando di percepire anche la benché minima anomalia nei ritmi quotidiani.
Nulla.
Sembrava essere l'unico a captare il segnale: il richiamo che l'aveva perseguitato nella notte si faceva sempre più intenso, il suono innaturale divenne quasi costante come un rullo di tamburi da guerra che regolava la marcia delle truppe.
Una marcia di sangue, una rotta angosciante.
Un viaggio verso dove?
Verso chi?
Non aveva soluzioni in grado di dare un senso a tutto ciò, l'unica certezza era farsi trasportare da quel richiamo alieno.
Si lasciò Neirusiens alle spalle e lo spettacolo che gli si parò dinanzi per poco non gli fece schizzare il cuore in gola: all'orizzonte l'imponente e oscura struttura di una torre sfiorava un cielo plumbeo che sembrava aver acquisito il buio della notte precedente e averlo ingabbiato per sempre, ingurgitando il sole stesso.
Alla vista della torre il suono divenne sussurro, il sussurro divenne una voce.
E quella voce lo attirava.
E non poté far altro che rispondere all'appello.


[...]


Altri erano stati stregati dalla voce che, come origine, aveva la torre.
Il cielo vomitava bile nera sui viventi e lasciava tracce sulle vesti come fuliggine; la luce del sole era un mero ricordo in prossimità della costruzione e il piccolo esercito appariva misero e insignificante confrontato alla mastodontica e smisurata Torre di Velta.
S'infilò fra le file dei guerrieri e di coloro chiamati a raccolta, poi vide Alexandra, la Regina senza Regno.
Tutti, almeno una volta nella vita, avevano sentito parlare di lei.
Storie e leggende, miti e racconti narravano della sua invincibilità e dell'impossibilità di ferirla in duello.
Eppure era in sella alla propria cavalcatura, dinanzi a tutti loro.
Un giorno speciale, un giorno strano, un giorno nel quale una voce lo richiamava, una torre senza fine era spuntata nel nulla nella regione e ora - a pochi metri di distanza - osservava una leggenda vivente del continente intero.
Forse sto ancora sognando.
Fu il primo pensiero.
Poi Alexandra parlò e capì che tutto ciò era reale, che il pericolo era tangibile e la battaglia imminente.

« Ricordo che vi fu un tempo dove il Sorya era un oscuro antro di tenebra ai confini del mondo. »
Tuonò impetuosa sfoderando la spada e indirizzandola al cielo, verso quella pioggia corrotta e torrenziale.
« Dove l'Edhel riecheggiava dei sussurri di un mondo sotterraneo nero e desolato. Dove l'orrore dominava le menti infestando tanto le notti quanto i giorni di tutti.
E dove il Sogno fuggiva, ferocemente braccato dagli incubi più terrificanti.
»
Alla forte e decisa voce della donna guerriera rispose l'imponente struttura che rumoreggiò velenosa esalando il suo respiro fetido e nero come la pece.
« E ricordo una donna, una creatura la cui potenza era pari solo alla sua più genuina e inarrestabile pazzia. Chiamata dalle Ombre Madre. Acclamata dagli uomini Salvatrice. »
Nessuno osò fiatare, la Regina senza Regno punto la punta della propria spada verso la Torre, dichiarandole guerra.
« Eitinel! »
Non si mosse una foglia, tutti i presenti erano rapiti dal discorso di Alexandra.
« Forse un tempo è con il nome di Dama Bianca che voi la conosceste, ma oggi è con il suo vero appellativo che io ve la presenterò per quello che sarà il suo ultimo atto, il suo canto del cigno.
Da questo momento in poi, lei è e sarà per sempre
il Passato.
»
Si erse con fierezza sulla cavalcatura e manifestò tutta la rabbia e l'audacia di una divinità pronta ad entrare in guerra, pronta a tutto pur di trionfare.
« Abbandonate le false credenze, i miti bugiardi. Quella»
Indicò con rancore l'abnorme e anormale struttura.
« Non è affatto la culla di ogni vostro desiderio. Non è la scala per l'immortalità.
Quella è solo e solamente la nostra prossima battaglia.
»
Neracciaio vibrò.
Pronta a fendere e infilzare, la lama, l'altra metà della sua anima ambiva al sangue e alla guerra e non ci furono parole più adatte che Alexandra potè utilizzare per risvegliare l'ardore sopito da quel paesaggio onirico.
Ma che, purtroppo, era reale e concreto tanto quanto la minaccia imminente. perché giunse il momento nel quale anche il volto dell'implacabile Alexandra impallidì, il momento in cui il seme degli incubi stava germogliando dinanzi tutti loro, spettatori inermi di un evento tanto incredibile quanto spaventoso.
Velta era pronta a combattere e quattro figli si svilupparono da essa, una prole mostruosa e titanica quanto la stessa madre.
Un quartetto di abomini che incidevano la terra con violenza inaudita erano pronti a difendere la Torre. Il tempo stesso parve fermarsi per assistere alla rappresentazione materiale degli incubi.
L'esiguo esercito si divise in gruppi pronti a dar battaglia ai quattro guardiani e Kel dovette muoversi in fretta, seguì un piccolo gruppetto diretto a colpire lungo il lato Sud.
Erano solo in quattro.

« Mi chiamo Afrah e seguo il credo della mia Saìdda, Lady Alexandra.
Sono un'alfiere della nostra Regina.
Ma Oggi, di fronte a questa torre, siamo tutti fratelli.
Chi vuole proseguire assieme a me mi segua, andremo in fondo a questa storia.
»
Fu una donna a parlare per prima, una donna dalla pelle color del latte, alta di statura e fedele ad Alexandra.
Kel la guardò per qualche istante, soppesò le sue parole e, infine, diresse lo sguardo verso la Torre e verso le mostruosità generate da essa.
Alla fine fece una scelta.
Non ci mise molto, amava le sfide impossibili e le lotte che lo vedevano in svantaggio.

« Il mio nome è Kel'Thuzak. Poco importa da dove vengo o chi sia. »
La destra impugnò Neracciaio.
La sguainò completamente con espressione cupa. Il volto grigiastro e la pelle grinzosa erano segnati dalla pioggia corvina che rendeva il tutto una maschera ripugnante e orribile.
Ma lo sguardo era fisso sull'obiettivo, le parole chiare e decise.
« L'unica cosa che so è che butteremo giù quella Torre. »
Detto ciò continuò anch'egli la sua marcia seguendo Afrah.
Forse non avrebbero mai fatto più ritorno.
Forse sarebbero morti combattendo.
Poi sorrise in maniera grottesca.
Alla fine era già morto una volta.
Morire non gli faceva più paura.


Kel'Thuzak
il Mezzanima

CS 4 ~ Destrezza 2 - Intelligenza 2

~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~

Energia: 100%
Status Fisico: Indenne.
Status Psicologico: Indenne.

Equipaggiamento in uso

Neracciaio__Inutilizzata.
Silentium__Inutilizzata. [º º º º º]


Abilità in uso

arcanus__L'anima corrotta di Kel, scissa in due tra spada e corpo, ha fatto sì che Neracciaio acquisisse un potere in grado di distinguerla dal resto delle armi comuni: il potere della sua anima racchiusa in questa spada è in grado bruciare e ustionare. L'arma infliggerà danno come il riflesso della propria anima tant'è che oltre al danno fisico arrecherà un danno legato all'elemento Fuoco, non pregiudicherà in alcun modo la regolamentazione sugli attacchi fisici e le Capacità Straordinarie; il danno totale inflitto dagli attacchi fisici non cambierà in alcun modo, ne verrà solo caratterizzata l'entità aggiungendovi proprietà elementali. L’arma, come una creatura viva e senziente, si plasmerà sulla figura del possessore assecondando la sua indole, vettore della sua anima. Da questo momento in poi essa vibrerà di energia propria, liberando una malia psionica di tipo passivo, sottoforma di terrore e paura, che influenzerà chiunque sarà abbastanza vicino da percepirla. Inoltre Kel, raggiunto il 10% delle energie, non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro membro di un'altra razza. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
{Passiva Lvl.1 e 2 Artigiano + Razziale Umana}

tutum iter__La tecnica ha natura magica. L'abilità non ha potenza e concede i propri benefici passivamente, sempre funzionanti nel corso di una giocata. Il personaggio diviene in grado di camminare e reggersi su qualsiasi superficie, sia essa avversa a lui e alla gravità (come una parete o un soffitto), sia essa liquida (acqua, ad esempio) o aeriforme (camminare sull'aria). Non sarà affetto in alcuna maniera da correnti d'aria o sbilanciato da onde nell'acqua, e potrà camminare tanto agilmente nell'aria quanto lo farebbe sulla terraferma, il tutto non alterando in alcuna maniera la sua agilità o la velocità con la quale si muove normalmente - rendendolo di fatto né più veloce né più lento del solito. {Pergamena Sostegno - Ladro}

mysticus__Il prescelto dei guerrieri stregoni di Kolozar Dum è stato dotato inconsapevolmente, da quest'ultimi, del dono della magia, ma non magia comune bensì qualcosa di molto più potente e in grado di far impallidire i migliori maghi esistenti. Poter contare ogniqualvolta su una fonte di potere sempre maggiore rispetto a chi si ha di fronte è una capacità che molti vorrebbero e che Kel possiede dopo essere tornato alla vita. In termini di gioco la tecnica ha natura Magica e avrà sempre effetto. Ogni volta che il proprio avversario utilizza una tecnica di natura magica, per la durata di quel turno Kel guadagna 2 CS in Intelligenza.
{Pergamena Discendenza Arcana - Mago}

Attive Utilizzate

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.Neve
view post Posted on 12/5/2014, 01:50





Scroscia lenta sulla sporca terra. Una pioggia che serba i mali del mondo. Così densa da oscurare i cieli, così pungente da mordere il suolo. Non è che il silente pianto delle nubi burrascose. Si riversa sulle nere piante, cade. Come un torrente senza più argini a limitarne il flusso. Gorgoglia di morte e si strugge. Perché la muta foresta non le impedisce di precipitare. Cade, e le foglie gemono. Cade, ed i rami si piegano, i fiori piombano in un tacito inchino. Ghiaccio e pietra si fondono assieme, e la pioggia si mescola ai fiumiciattoli, alle cascate senza più nome. Bagna, lontano dagli occhi, le vette più alte di quel terreno antico ma così acerbo di speranze. E l'aria si fa cupa, pesante. Il cielo intorbidisce, denso di coltri grigiastre. Non è che la rovina della luce, la fiamma aurea che si spegne. Oscuro è il giorno senza più riflessi, bagliori. Ma quando mai, o Velta, hai illuminato i sentieri dei tuoi figli? Quando, se non un tempo lontano, dimenticato da noi, da Te?

Ora chiami.
Tetra amante di chi ti attraversa. Inquieta padrona della tua progenie.
Ora cerchi e inganni.
Lambisci i sensi con dolci e soavi parole.
Ora canti.
E la tua ode è affabile, familiare.
Sa di madre,
di te.


ﻢﱠُﺛ


"Abbandonate le false credenze, i miti bugiardi.
Quella non è affatto la culla di ogni vostro desiderio. Non è la scala per l'immortalità.
Quella è solo e solamente la nostra prossima battaglia!"


Sola si portava inquieta tra la pioggia ed il vento. L'oscurità celava i suoi passi, avvolgeva le sue membra sottili. Bianche, come bianco era il suo viso non più adesso rischiarato da luci diurne. Non più carezzato da tiepide brezze. Sferzate di acqua torbida frustavano le sue vesti nere come la pece, impreziosite da pochi e modesti ricami dorati. Unico lume in quel mare di tenebra. E gli arti sussultavano, il freddo gelava le ossa ricordandole l'aspro territorio in cui si trovava. Con fatica si era rialzata da quel terreno impuro, così colmo dei mali degli uomini. Il palafreno abbandonato, era fuggito verso chissà quale lido sicuro. I piedi leggeri avevano attutito la caduta, sollevandola ad un palmo dalla nuda terra. Era salva, almeno per quel momento. Era viva. E Velta l'invitava a seguirla, circuendola con segrete promesse. Conosceva bene quel richiamo, conosceva lei ed il suo sospiro gelido. Lei, madre di quei figli ubbidienti. Lei, amante, cacciatrice di cuori vuoti. Un tempo le aveva creduto. Un tempo si era fatta convincere da quel canto così ancestrale e superbo. Ma solo un vacuo tesoro aveva trovato alla fine della sua spasmodica ricerca, la parvenza di una figlia da proteggere, da amare. Aveva distrutto finanche quella flebile speranza, quel piccolo cuore velato di morte. Ed il suo ventre era rimasto solo, così gelido e vuoto. Aveva trovato l'amore in due occhi di ghiaccio in grado di scrutarla dentro, aveva affrontato mostri, titani, demoni. Ma mai sarebbe stata madre. Mai come quella feconda voce che la stava chiamando. Una voce dirompente, pavida, in grado di riscuoterla. Non il freddo punzecchiare della pioggia, non l'aere pesto di coltri miasmatiche. Lady Alexandra dalle iridi d'ambra, la donna dal corpo aitante e dall'animo fragile. La Regina senza regno ma che di quella culla aveva riunito i popoli. Lady Alexandra la forte, la sua Saìdda.

Per molto avevano marciato oltre i territori dell'Edhel, oltre i confini di ombra e foresta. Lì dove la maledizione di Eitinel aveva corrotto ogni cosa. Lì dove ossa, carne e sangue si mescolavano alla terra. La gravosa eredità di Raphael Sorel portava con sé il fardello dei popoli, il Risvegliato che era fuggito verso Velta in cerca di un potere più grande. A nulla erano serviti i loro poteri contro quel corpo inesistente. Perché eterea era la sua stessa essenza, evanescente come l'aria. Come un sogno. E così, arrivati ai confini del Matkara, persino lui era sparito. Inghiottito dalla Torre e dal suo canto. Inevitabile, come quel rito che continuava da secoli. I volti pallidi dei suoi compagni. Kermis, Donovan, i fieri Leoni. La voce dirompente di Alexandra. Poi il buio. La nebbia e la pioggia. Il cavallo scalciava irrequieto, disarcionandola. Perdute le loro figure oltre la vista.

Perduta lei in quel deserto di voci.


Ad Extirpanda ~

Una finta notte oscurava il suo cammino incerto. Camminava, Afrah dal candido viso, conscia di dover fare la cosa giusta. Conscia di poterci riuscire. Camminava, le mani sottili al petto, il volto cereo. I piedi avanzavano sul terreno brullo, due passi, poi tre. Ferma, si voltava a guardare ciò che stava lasciando. Proseguiva la sua marcia. Gli occhi fissi nel buio. Da lontano le bestie reclamavano sangue e lei lo sapeva. Vedeva le sagome oltre la coltre nerastra, immobili. Gelo, buio, soffocante. Il vento sferzava iracondo scompigliando i neri capelli sotto lo chador di seta. E non la pace reclamava il suo sguardo fermo. Rimase arida in quello stato di fissità momentanea, pura. E la mente vomitava i suoi demoni. Credeva di aver scacciato quelle false paure in antri bui e solitari, credeva di aver affrontato ormai abbastanza abomini da vincere le sue incertezze. Un rivolo d'acqua gelida bagnò le sue tempie, forse pioggia. Rimase a fissare la Vena che baluginava sinistra nell'oscurità. Solchi eleganti si disegnavano sulla mezzaluna. Leone. Lo era, lo credeva. Ma forse ciò che l'aveva resa tale era chi le stava intorno. Ora era schiava della sua solitudine, sperduta.

Un ruggito si udiva in lontananza.

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Solo, guardo le tenebre innanzi a me. La pioggia batte sul mio manto di luce ma non me ne curo. Le mie zampe robuste attraversano questi malati territori, il mio fiuto è falsato dall'umidità che appesta l'aria. Sento la terra che si mesce all'acqua e lei è qui. Sento il suo odore, sabbia e fiori selvatici. E poi spezie, cannella. Qualcosa di simile all'afrore della morte e del fato assieme. Così dolce ma così terrificante. Eppure non ho paura di lei perché lei non mi teme. Ma non oso arrischiarmi nel suo sguardo con troppa avventatezza. È lei la mia amica, la mia compagna. Mi ha cullato nel suo grembo quando ancora le mie zanne non riuscivano a lacerare la carne. Mi ha cresciuto in silenzio, sopportando i miei graffi e la mia ferocia. Lei si trascina spesso tra le nebbie del dolore, porta troppi carichi sulle sue spalle sottili e non sa e non vuole condividere con me questi pesi. Ma io adesso sono in grado di badare a me stesso. Sarò il suo sole, la sua luce che squarcia le tenebre in questa notte senza fine.

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La avvolse caldo un bagliore rischiarante, e non capì da dove poteva provenire.
Si volse verso un punto cieco nella pioggia ed una voce solitaria la cercò da lontano.
"Signora, aspettatemi vi prego. Non lasciatemi sola contro questi abomini!"
Scrosciava l'acqua sul terreno fangoso e riuscì a scorgere questa volta un punto luminoso oltre la sua vista.
Una creatura la stava chiamando, forse era proprio lei quella luce che l'avvolgeva con così tanta prepotenza?
"A... avvicinatevi."
Sibilò, tradendo la sua incertezza.
"Non riesco a vedervi."
E la mano si mosse per segnalare la sua posizione.
"Sono Alaria!"
Urlò la creatura per farsi sentire. Protese l'arto, la giovane beduina. Cercava un contatto, un appiglio.
Mai come in quel momento le sarebbe bastata una mano amica a confortarla.
"Sono qui. Mi chiamo Afrah, venerabile."
Portò la flebile luce della lanterna alla ricerca del suo viso. Quella si scostò appena, come spaventata. Come se l'avessero scrutata dentro. Poi capì. il volto di Afrah si fece pallido, un lieve tremito scosse il suo arto ed il vento fece cozzare la lanterna al suolo, come morta. Ma la sua luce continuava a rischiararla. Lo vide bene il suo volto. Così truce e bestiale, ma in qualche modo gentile.
" Sono una fata."
Sussurrò Alaria timidamente.
"Lasciate che combatta al vostro fianco. Ricacciamo questi incubi da dove sono venuti, uniamo le nostre forze."
Era questo quello che cercava in fondo. Qualcuno a cui aggrapparsi in momenti di sconforto, qualcuno a cui affidare le proprie paure per ricacciarle fuori da lei. Non si curò infatti dell'aspetto grottesco della creatura, ed anzi in qualche modo sapeva di potersi fidare. Sentiva le sue parole come veritiere. Si rivolse a lei, puntando le sue iridi di fiamma sulle sue.
"Trascurate questo mio cipiglio, non abbiate timore."
"La verità è che ho paura. Ho notato la sua arma, so che al suo fianco correrei meno rischi. Ma non le sarò di peso, la aiuterò... come posso."
"Non preoccupatevi."
Rispose poi con aria poco convinta. Ma era più un monito a se stessa.
"La ringrazio. Combattiamo per la nostra Regina!"
E le mani si incontrarono, l'una adesso sorreggeva l'altra.

Presto in quel bacino vuoto si aggregarono altre due anime. Uomini, compagni. L'uno diceva di essere un danzatore d'Ombra votato al discorso della Regina, l'altro appariva più dimesso. La barba incolta, lo sguardo determinato. Si fermò a fissarli ad uno ad uno, ed in loro forse si rivide. Quando un tempo, timorosa, varcava le soglie del Ventre di Turmash. Si aspettavano forse parole di salvezza da lei. Lei, alfiere. Lei, che aveva combattuto tra le file di Alexandra. Ma Afrah non era certo una condottiera, né una pavida combattente in grado di trainare gli animi dei suoi alleati.

Poi parlò. La sua voce sgorgò calda, avvolgente.
E quasi non credette di poter dire quelle parole.

"Mi chiamo Afrah e seguo il credo della mia Saìdda, Lady Alexandra.
Sono un alfiere della nostra Regina.
Ma Oggi, di fronte a questa torre, siamo tutti fratelli.
Chi vuole proseguire assieme a me mi segua, andremo in fondo a questa storia."


La sua figura nera ed altera nella pioggia appariva adesso più amena, quasi fosse il ritratto di uno spirito alto.
Volse le spalle e non guardò indietro.

Sarebbe stato tutto più facile assieme a lui.

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Solo, sono il lume che accende questa strada non ancora percorsa. La vedo, è lì, tremante come una foglia. Parla ad alcuni suoi simili, sembra loro affine, sembra confortarli. Ma chi potrebbe adesso confortare lei e le sue membra agitate? Solo io ed il mio corpo scattante. Solo io ed i miei artigli, le mie zanne, il mio ruggito. Sarò lo scudo che avvolgerà il suo fragile corpo, sarò la sua forza, le sue zampe, i suoi occhi.

Eppure non sembra cercare il mio aiuto. Eppure crede di essere al sicuro quando è in compagnia di quel zampe secche che le ronza continuamente intorno. Per le mie sacre vibrisse, che antipatico! Rrrrr! Quello, sa solo circuirla con due giochetti di carte ed il suo bel faccino. Quello non c'è adesso a controllare che non le venga fatto del male.

Solo io posso.

2z5p53o




2i9mo45

Afrah

Capacità Straordinarie (5)

Prontezza: 2 | Velocità: 2 | Intelligenza: 1

Tayf

Capacità Straordinarie (5)

Forza: 2 | Velocità: 2 | Intelligenza: 1

Consumi: Basso 5% | Medio 9% | Alto 18% | Critico 36%

Energia: 100%
Stato Fisico: Illesa 16/16
Stato Psicologico: Illesa 16/16
Kukri: riposto.
Vena di Granito: visibile, allacciata dietro la schiena.
Spilli: 20/20
Foglie di Kahab (Erba ricostituente): x2


PASSIVE:
La Banshee: ❖ Ogniqualvolta la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di energia pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar] ❖ La Banshee non sviene al 10% di energia. [Abilità personale]
Il Velo: ❖ La banshee è capace di evocare le proprie difese in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passive del Talento Guardiano,I e III livello] ❖ Qualsiasi difesa ad area avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [Passiva del Talento Guardiano II livello]
Il potere del trio: Qualsiasi attacco ad area avrà potenza pari al consumo impiegato per generarlo. [Abilità personale] ❖ Ogniqualvolta un avversario utilizzerà una tecnica magica, la Banshee guadagnerà 2Cs in Intuito per la durata di quel turno. [Pergamena del Mago "Discendenza Arcana"]
Né in Paradiso Né all'Inferno: La Banshee può levitare. [Pergamena del Ladro Sostegno]
Kufi Bismillah: Abilità di Auspex [Amuleto dell'Auspex]
La ragazza Nessuno: Anti auspex. Chi è nelle vicinanze della Banshee non potrà localizzarla, tanto meno avvertirne la presenza. [Artefatto "Il Pianto delle Parche"]
Le Vene di Granito [Artefatto, lancia bilama] ❖ Il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Eden infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena. ❖ I possessori delle Vene hanno la facoltà di non soffrire di stenti/intemperie all'interno delle terre dell'Eden. ❖ In presenza di due possessori delle Vene di granito, questi potranno comunicare fra loro telepaticamente. In presenza di tutti e tre possessori delle Vene di granito, questi potranno beneficiare tutti di una CS aggiuntiva alla concentrazione.
Hani - guardiano silente [Compagno animale utilizzabile in combattimento] ❖ Hani possiede 2Cs: 1 alla costituzione ed 1 all'Agilità ❖ Afrah ed i suoi alleati non saranno mai avvolti dalle tenebre e vedranno attraverso l'oscurità ❖ Hani non viene notato finché non attacca


ATTIVE: //

RIASSUNTO E NOTE:
Dopo aver inseguito il Risvegliato assieme ad Alexandra e gli altri Leoni senza tuttavia riuscire ad impedire il suo ingresso nella torre di Velta, Afrah viene disarcionata dal cavallo e perde di vista il gruppo. Riesce a sentire però le parole di Alexandra e contemporaneamente il richiamo della Torre. È conscia e determinata a prendere un'unica direzione, spronata dalla sua Saìdda, e nella pioggia scorge prima Alaria e poi gli altri che si uniscono a lei ed alla sua causa. Nemmeno la beduina stessa però è convinta della propria forza, ed anzi forse cerca l'aiuto dei suoi alleati più per sorreggere se stessa che per altro. Nel frattempo, Hani, il compagno animale di Afrah la segue da vicino senza farsi notare da nessuno (le parti in prima persona sono dedicate a lui), ed influenza Afrah ed i suoi alleati con la sua luce.

Le parti di dialogo e di interazione con gli altri personaggi sono state concordate precedentemente.

 
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zis
view post Posted on 12/5/2014, 19:37





Il mio nome è Alaria e questo corpo non mi appartiene:
io sono una fata.




Ansimavo.
Il respiro si condensava in una nuvoletta gelida, mentre continuavo a correre per rispondere al richiamo della nostra regina Alexandra.
Non facevo parte dei Leoni dell'Eden, non avevo neanche mai preso parte a una battaglia con lei.
In fondo, ero nuova all'interno di questo "clan", eppure le sue gesta avevano raggiunto le mie orecchie.
Ah, quanto mi avevano affascinato quelle storie, quelle leggende... e ora mi trovavo quasi al suo fianco.
La pioggia nera, le nubi oscure, le tenebre governavano quel luogo ai piedi di quell'immensa torre.
Era quasi per ammirazione venerazione che mi accingevo a sconfiggere Velta.
Non conoscevo le ragioni di questa guerra: gli ideali che muovevano la nostra Regina, il suo odio verso la Dama Bianca, il Passato.
Tuttavia non erano necessarie per me.
Continuavo ad ascoltare il lungo discorso che infervorava i nostri animi.
La mia vera partecipazione, però, non era dovuta alla presenza della grandissima Alexandra, ma... dove c'era l'oscurità, qualche fata doveva portare la luce e io ero l'unica in grado di adempiere a questo compito.
Io ero l'incarnazione della speranza!
Alaria, la Guaritrice e l'Eterna.

E poi quattro incubi si staccarono dalla Torre e le mie fantasie si dissolsero.
Mi sentii nuovamente piccola, inerte, indifesa.
La paura e la disperazione prendevano posto nel mio cuore, mentre le mie spalle si incurvavano e le ginocchia tremavano convulsamente.
La verità e la realtà si palesavano nuovamente di fronte a me.
Basta voli pindarici, basta false utopie: sarei morta in quel luogo.
Nella piccola folla che sarebbe stata massacrata riconobbi un'arma, una lancia bilame: "La Vena di granito".
Era una donna a possedere quell'antico manufatto.
Tutti avrebbero potuto riconoscere che la sua detentrice era una tra le più valide guerriere dell'Eden.
Mi feci coraggio, avrei messo da parte l'orgoglio, che non avevo mai posseduto, e le avrei chiesto protezione.
In fondo... Era forse così vile da parte mia schierarmi con gente più forte di me?
Sperare che fossero loro a condurmi alla vittoria era tanto spregevole?
Ero codarda.
Sarei scappata, fuggendo alla massima velocità, mancava tuttavia il coraggio anche per far quello.
Come potevo rinnegare così la mia natura natura di fata? Se l'avessi fatto io stessa, chi avrebbe mai più potuto credermi?
La seconda domanda era forse una paura più grande della morte stessa.
Vidi la padrona della lancia iniziare a camminare.
Signora, aspettatemi vi prego. Non lasciatemi sola contro questi abomini!
Ella si voltò, mentre la pioggia si faceva sempre più fitta, l'oscurità ancora più profonda e impenetrabile.
Le nostre figure vennero avvolte dal manto di buio e la mia vista quasi non mi consentiva più di scorgere il suo volto.
A... avvicinatevi, non riesco a vedervi.
La sua voce mi guidò.
Continuai a correre goffamente, mentre i miei stivali affondavano sempre di più in quella poltiglia fangosa.
Il suono della tempesta si faceva sempre più forte, quasi come se Velta cercasse di respingerci anche con le forze della natura.
Sono una fata! Urlai, cercando quasi invano di sovrastare la pioggia.
Sono qui.
Mi feci strada tra l'oscurità fino a raggiungerla.
Mi chiamo Afrah, venerabile.
Una luce intensa mi si parò davanti al volto: era una lanterna.
Vidi i lineamenti del viso di quella donna leggermente chinata su di me; i suoi capelli, i suoi vestiti, i suoi occhi... tutto incuteva terrore, una sorta di timore reverenziale.
Mi sentii di nuovo spaesata, distolsi lo sguardo immediatamente, quasi come se l'oscurità che ci circondava potesse darmi conforto.
Le sue pupille mi scrutavano, la sua attenzione era posata sulle mie orrende fattezze.
Trascurate questo mio cipiglio, non abbiate timore.
Tutto in questo luogo era spaventoso! Come potevo adempiere a quella sua richiesta?!
Ponete fine alle guerra, alla morte; portate la pace e la gioia nel mondo... non erano tanto diverse dalle parole di quella donna.
Lei possedeva potere, poteva permettersi di non provar paura; non io.
Tornai cautamente a posare il mio sguardo sul suo volto e decisi di esser sincera e palesare completamente i miei desideri.
La verità è che ho paura. Ho notato la sua arma, so che al suo fianco correrei meno rischi.
Le parole mi uscirono a getto e mi concessi un piccolo attimo per riprender fiato.
I nostri sguardi si incrociarono.
Finalmente stavo trovando un minimo di coraggio nel mio vile cuore.
Ma non le sarò di peso, la aiuterò... come posso.
I miei muscoli si tesero, temendo un eventuale rifiuto.
Afrah annuì! Annuì!
Il mio cuore quasi stava per scoppiare dall'emozione.
Allora c'era ancora speranza per me! Ero stata scelta!
Non preoccupatevi.
C'era una nota di titubanza, poca convinzione nella voce della mia salvatrice, ma non aveva importanza.
Non avevo mai creduto nella certezza della nostra vittoria, ma almeno ora potevo tornare a sognare.
Un sorriso si delineò sul mio volto.
La ringrazio.
Quasi feci per prendere la mano che poc'anzi mi aveva porto con tanta gentilezza.
Stavo per compiere un gesto guidato dalla mia emozione, totalmente fuori da ogni forma di rispetto verso la donna alla quale dovevo la mia vita.
Stavo per ritrarre il mio braccio, ma le nostre mani si sfiorarono e sentii le soffici dita di Afrah.
Con gli occhi lucidi di gioia intonai queste parole.
Combattiamo per la nostra Regina.
Due alleati si aggiunsero a noi poco dopo.
Non eravamo soli!
Le nostre... le mie possibilità di salvezza continuavano ad aumentare.
Era così egoista pensare a se stessi in queste situazioni, sapendo di essere l'ultima pedina della scacchiera, il pedone sacrificabile per tentar di vincere una battaglia?
Non ero molto intelligente, ma comprendevo bene il mio ruolo; almeno credevo di saperlo fino a quando le parole di Afrah non mi colsero di sorpresa.
Mi chiamo Afrah e seguo il credo della mia Saìdda, Lady Alexandra.
Sono un alfiere della nostra Regina.
Ma Oggi, di fronte a questa torre, siamo tutti fratelli.
Chi vuole proseguire assieme a me mi segua, andremo in fondo a questa storia.

Fratelli!
Non era quello il nome che si dava a qualcosa di poco valore.
Seppur temessi quella donna, provavo un senso di rispetto e gratitudine verso di lei.
Al suo fianco sembrava quasi che le tenebre si diradassero, permettendomi di vedere.
E con una strana forma di venerazione, mi preparai ad andare incontro al mio destino.
Avremmo ucciso quel demone!



Pensato Alaria. Parlato Alaria.
Parlato d'altri.


Alaria
Mana: 100%
Cr 40%|Al 20%|Me 10%|Ba 5%
Stato fisico: 0/16 illesa
Stato Mentale: 0/16 determinata.
Cs: [1] Resistenza.

Attive:
//

Passive:


Abilità razziale: Sangue guerriero ~ I mezz'orchi sono nati come una razza di super mercenari. La loro potenza e le loro discrete abilità in qualsiasi campo li hanno resi inevitabilmente una delle razze più popolari fra le fila di un esercito, e le più utili. La stessa razza, intuendo che questo era uno degli unici modi che aveva per poter continuare a vivere senza subire notevoli discriminazioni, si è evoluta in questa direzione, per poter divenire l'unica e vera razza guerriera.
Grazie a questa "Evoluzione", i mezz'orchi si sono talmente abituati a combattere sempre in prima linea da poter sopportare e "ignorare" il dolore in battaglia. Questo non significa che non lo avvertono, certo, ma saranno talmente in grado di sopportarlo che sarà difficile vedere un mezz'orco soffrire a meno di non tagliargli un braccio, o ricoprirlo di ferite notevolmente profonde.
Questo permette quindi loro di continuare a combattere sempre e comunque, senza fermarsi, fino alla morte, rendendoli estremamente pericolosi in battaglia


Guaritore: la principale capacità dei possessori di questo talento è quella di sopperire alle normali debolezze delle tecniche di cura utilizzate da qualsiasi altra persona. Se infatti normalmente - in termini tecnici - una tecnica di guarigione allevia un danno pari ad un livello inferiore alla potenza della tecnica, per chi possiede questo talento non sarà così: il danno curato dalle suddette tecniche sarà sempre pari al consumo e alla potenza della tecnica stessa.


Armi
Mazzafrusta
Scudo
Arco [15/15 munizioni]

Riassunto.
Nulla di particolare da segnalare.
Scritto le cose del confronto.
Conosco Afrah e poi incontro gli altri.

Note.
Buona giocata a tutti! :D


 
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Shervaar
view post Posted on 13/5/2014, 21:59






Shervaar iniziò a correre quasi in preda al panico scavalcando radici e cespugli e zigzagando tra la fitta vegetazione noncurante dei numerosi graffi che rami bassi e rovi gli procuravano sulla pelle, ignorando il fiato che si faceva corto e le gambe che iniziavano a bruciare come il fuoco.
Nulla era minimamente importante se paragonato Lei e alla possibilità di perderla. Scavalcò l’ennesimo masso lanciandosi poi dritto dentro un cespuglio e non appena i suoi piedi ritrovarono il terreno riprese a correre. Ad ogni passo la foresta sembrava farsi più fitta, Velta sempre più irraggiungibile, e l’ansia dell’elfo cresceva esponenzialmente.
E se l’avesse persa?
Allora senza risposte e pieno di frustrazioni forse lo sciamano sarebbe rimasto incastrato nel suo limbo per il resto della sua vita e non sarebbero mai più sparite le notte insonni e gli incubi e le ombre e…
E mentre la rassegnazione si faceva largo nel suo cuore la foresta si faceva sempre più cupa, l’aria più pesante e le speranze più fievoli.
Era dunque giunta la fine, si disse Shervaar, era il momento di arrendersi. Ironia della sorte pensò, ingoiato e lentamente digerito da una foresta, uno dei quei luoghi in cui l’elfo in genere si poteva dire a casa. Ora invece vi vagava dentro disperato mentre tutt’intorno a lui risuonava perenne il canto di Velta che come un desiderio indispensabile ma irraggiungibile lo stava trascinando nel baratro della follia.
Erano ormai un paio d’ore che l’elfo non vedeva la sua torre, occultata dalle fitte e verdi fronde, e già sentiva di averla persa, e con essa erano perse le speranze.
Eppure tutto era iniziato nel migliore dei modi, Shervaar aveva accolto il canto di Velta come una promessa di riscatto e si era messo sulle sue traccie convinto di aver finalmente un occasione per trovare risposte a quelle domande che lo accompagnavano sin dal primo giorno in cui Velta lo aveva scelto, e ancora per trovare liberazione da quell’ultima maledizione che ella gli aveva imposto.
E allora poteva tutto finire così? perso e disperato, privato della sua Velta e delle sue speranze?
Non, non lo avrebbe mai accettato. Non ora che era vicino quanto mai era riuscito ad ottenere qualcosa.
Inchiodò, fece un profondo respiro, ricercò la lucidità e quando se sentì riprese a correre, non per disperazione ma tanta era la determinazione.

Senza neanche accorgersene sbucò fuori dalla selva, ritrovandosi davanti la Torre in tutta la sua maestosità. Rimase un minuto buono con le mani sulle ginocchia a riprender fiato fissando le sue mura di pietra con ferma determinazione, appagando la sua sete quasi disperata di Velta, mentre un cupa e fitta pioggia lo inzuppava da capo a piedi.
Il falco allora gli si posò su una spalla, distogliendolo dalla assuefatta contemplazione della Torre e solo allora Shervaar notò avvicinarsi a Velta un nutrito gruppo di persone in una carica forsennata. L’elfo rimase un attimo fermo ad osservarli dall’altura in cui si trovava e quando il gruppo fu abbastanza vicino,
oltre a notare che questi inseguivano in realtà qualcosa che sembrava in rotta verso i cancelli della torre, Shervaar riconobbe colei che guidava il drappello.
Con un tuffo al cuore si lanciò di corsa giù per il pendio, divorando a grandi falciata lo spazio che lo separava dagli altri Leoni.

...


Le parole della Lady risvegliarono in Shervaar e in tutti i Leoni lì radunati a più spietata determinazione.
Nonostante la Torre avesse vomitato quattro titanici abomini dai suo antri più oscuri a difesa delle sua mura l’elfo si avvio verso il versante sud di Velta, seguendo quella che poco prima aveva riconosciuto essere uno degli elementi più validi del suo clan. Con parole di incoraggiamento richiamò a se altri due compagni e i quattro si preparano allo scontro.
Uno scontro che Shervaar bramava con tutto se stesso.

Quel giorno Velta non aveva richiamato a se i propri fedeli, ipnotizzati dal suo canto ed in guerra l’uno contro l’altro.
No, quel giorno al suo canto aveva risposto i Leoni, si era presentato un Edhel determinato a riscattare la propria libertà, e con essi l’elfo avrebbe riscattato se stesso.
Alzò l’avambraccio destro, ponendolo in prospettiva di fianco alla torre, e fissando il nero marchio che vi era impresso giurò a se stesso vendetta ora che finalmente ne aveva l’occasione.
E sa da una parte era lì per liberare quelle terre dal cancro di Velta in realtà, egoisticamente lo sapeva bene, quella battaglia era per se, per poter finalmente rimettere la parole “pace” nella propria vita.

Legenda : Narrato - Pensato - Parlato

CS: 2 x Istinto,

Danni fisici subiti: (/16)

Danni mentali subiti: (/16)

Energia rimanente: 100%

Abilità passive:
Empatia Animale - Bloodwing: Permette l'utilizzo del proprio compagno animale all'interno del combattimento, indipendentemente dal suo scopo.
[Razziale]

Furia del Fulmine: Permette di lanciare piccole saette con un secco gesto della mano e con la valenza di un colpo fisico non tecnica.
[Dominio I]

Residuo elementale: I colpi fisici corpo a corpo non tecnica di Shervaar sono infusi dell’elemento corrispondente alla natura dell’ultima tecnica utilizzata elementale.
[Personale]

Dominio Elementale: Le tecniche di natura magica possono essere lanciate in qualsiasi condizione psicologica e in tempi praticamente nulli, le tecniche magiche lanciate dagli avversari dell’elfo invece gli donano 2 CS in Concentrazione.
[Dominio II e Pergamena Discendenza Arcana]

First: Shervaar può percepire i sogni altrui, potendone vedere fugaci immagini e voci emergere nel mondo reale. In compenso ombre e neri spettri lo perseguiteranno, intangibili ad invisibili chiunque altro.
[Personale]

Tecniche usate:

Oggetti Usati:

Note:
L’elfo si aggrega ai leoni solo all’ultimo, senza un motivo preciso, così mi è uscito il post.
Ascolta il discorso di Alexandra prima di riconoscere una delle Vene in mano al pg di Neve e di seguirla.

 
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view post Posted on 16/5/2014, 18:37
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Cardine
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Ad Extirpanda IV






Se si fosse trovato nelle distese sconfinate dell'Oneiron, l'istinto gli avrebbe imperiosamente comandato di correre. Senza sapere dove, senza nemmeno desidare di conoscere il perché, lui non avrebbe atteso più di un istante. Si sarebbe subito lanciato al galoppo verso l'orizzonte, succube di quell'impulso, in una folle corsa che non si sarebbe mai terminata.
MAI.
E in ciò avrebbe travolto qualsiasi cosa, disintegrato qualsiasi ostacolo gli si fosse parato davanti, poiché le cose stavano così e basta:
lui doveva correre.



Quelle davanti a lui però non erano le immense distese di macabra erba-fantasma, che sussurrava lamenti infernali ogniqualvolta lui la solcasse; era invece una landa oscura e desolata, flagellata e allagata da un temporale fastidiosamente insistente. Non era casa sua, e questo in un certo senso era un gran bene: se non era mai stato lì, significava che in quel luogo poteva trovare qualcosa di nuovo da frantumare e polverizzare.
Ma si sentiva terribilmente ostacolato, intirizzito, come se il suo corpo si fosse tramutato per un istante in pietra e solo ora stesse lentamente tornando ad essere fatto di marcescente carne.
Nitrì con tutto il fiato che aveva in corpo - un urlo raggelante, che vinse il fragoroso scroscio della piogggia - e si scrollò di dosso ogni traccia di quello strano fastidio. Il suo enorme corpo rispose ai comandi con prontezza, ansioso di scattare di nuovo.
E distruggere ancora.



Il bagliore verdognolo in fondo ai suoi occhi si fece più acceso e vivace, quando si accorse di quattro minuscole sagome che si avvicinavano a lui.

Gioia immensa!

Raramente gli capitava, nella dimensione del sogno, di trovare anche solo qualcuno. Tutti gli esseri senzienti e con un minimo di cautela giravano a largo da lui, e Reshh' igh non li comprendeva affatto. Ma amava alla follia quel perverso gioco che faceva con coloro così incauti che, credendo di essere più rapidi, provavano a sfuggirgli. Era così bello inseguirli e calpestarli, lasciando che i loro resti brutalmente tritati si mischiassero a quelli che lui si lasciava alle spalle.

Coloro che avevano la sventura di incontrarlo, nell'Oneiron, erano niente più che semplici giocattoli: li trattava come un bambino che insegue le lucciole in una notte di mezza estate.
Ma lui, una volta raggiunti, li schiacciava senza pietà.

Le cose però stavano diversamente.
Non stavano scappando da lui!
Per quale motivo non lo temevano?
Forse era...

UN NUOVO GIOCO!

Avrebbe sorriso, se solo il suo muso equino, in gran parte scarnificato, glie lo avesse permesso. Si limitò a nitrire di nuovo, eccitato da quella nuova, emozionante esperienza.



Denso fumo grigio cominciò ad uscire dalle cavità nasali, ed un puzzo immane di morte si diffuse attorno a lui. Lembi di carne grossi quanto pecore cominciarono a staccarsi, come cercassero di scappare da quel corpo destinato a una fine atroce.
Dimenandosi furiosamente il mostro cominciò a strappare la morsi a sua stessa carne, scaraventando tre brandelli ancora intrisi di sangue ai piedi dei quattro incauti. Chiunque si fosse avvicinato ad essi non avrebbe fatto in tempo a sottrarsi da un improvviso e terrificante senso di malessere, che avrebbe cominciato a sfiancare anche il più vigoroso dei guerrieri.

Finalmente Reshh' igh stava cominciando a divertirsi.

Avrebbe sottoposto i suoi nuovi giocattoli al supplizzio più atroce che si potesse immaginare: dal suo corpo, e quindi anche dai suoi resti sparsi lì attorno, cominciarono a crescere vermi orripilanti, grossi quanto una gamba umana. Germogliavano dallo strato di sangue e si dimenavano come forsennati, allungandosi e cercando di spazzare via ogni cosa lì attorno.
Ma poco dopo anche loro avrebbero subito lo stesso fato della carne da cui erano nati: marcire inesorabilmente, e venire dimenticati.

Spianata la strada, Reshh' igh fece tremare il suolo sbattendo lo zoccolo, e si lanciò in una furiosa ed incauta carica verso quegli esseri sconosciuti. Travolti o ridotti in poltiglia, non gli importava. Si sarebbe semplicemente compiaciuto della dolce piacere derivato dallo spazzarli via.




a2Oks2Z



Reshh' igh ~ Condensazione del Sogno

Status fisico - (illeso)
Status mentale - (illeso)
CS - 8 (6 costituzione, 2 riflessi)
Energia - 76% (-16, -8)


Abilità passive
• Chiunque si avvicini a Reshh' igh o alla sua carne verrà sensibilmente nauseato. Si tratta di un'influenza psionica, alla quale ci si può difendere anche tramite difese passive. (pergamena virtuale)
• Per ogni consumo di energie Medio speso, Reshh' igh potrà staccare dal suo enorme corpo un brandello di carne dalle dimensioni tutt'altro che trascurabili. Essi svaniranno alla fine del turno, o se danneggiati in qualche altro modo. (personale)
• I brandelli di carne estenderanno le abilità passive che hanno effetto sul corpo principale. (personale)
• Sarà possibile lanciare abilità attive tramite i lembi di carne, attingendo alla riserva energetica del corpo principale. (personale)
• Possibilità di sferrare attacchi fisici mediante i pezzi del suo corpo precedentemente distaccatisi. (personale)
• Difesa psionica passiva. (razziale mezzodemone)
• Auspex delle anime. (amuleto dell'auspex)
• Istant cast delle difese; difese ad area di potenza uguale al consumo speso; possibilità di difendersi anche senza essere consapevoi del pericolo. (talento Guardiano)
• Tecniche offensive ad area uguali al consumo speso. (pergamena virtuale)
• Capacità di ignorare gli impedimenti dovuti alle ferite, ma non il loro dolore. (Irriducibile, pergamena comune)


Abilità attive
Decadimento. Tramite un consumo di energie Alto, Reshh'igh libera parte della furia distruttiva insita in lui. I tessuti vitali della creatura cominceranno a marcire e a staccarsi dal corpo, lanciando un incanto ad area di natura psionica. Sottoforma di un'acuta nausea ogni nemico subirà un danno di 2 CS e un prosciugamento del 10% di energia. Ci si può difendere totalmente tramite una difesa psionica alta, o parzialmente con consumi minori.
Parassiti. Tecnica magica ad area, consumo Medio. Dal corpo di Reshh'igh - e quindi anche dai suoi resti, ovunque essi siano disseminati - cominciaranno a crescere degli enormi vermi chiari, che raggiungeranno dimensioni anche ragguardevoli ed infliggeranno un danno Medio al fisico di ogni nemico, nel tentativo di dimenarsi e sfuggire a quel corpo. Dopo alcuni istanti essi svaniranno, marcendo inesorabilmente come la sostanza dalla quale sono stati creati.



A-ha! Possiamo spostarci in confronto per qualsiasi domanda in merito a questo nauseante nemico. Vi lancia contro le tecniche citate sopra (i brandelli di carne sono tre), e infine vi carica tutti quanti in modo a dir poco sconclusionato, facendo affidamento alla sua imponente mole, travolgendovi o calpestandovi (considerate un attacco fisico a testa, semplicemente).
Edit: anche voi, come tutti gli altri, avete fino alle 19:00 di mercoledì 21 per postare.


Edited by Hole. - 16/5/2014, 20:10
 
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zis
view post Posted on 20/5/2014, 23:36





Il mio nome è Alaria e questo corpo non mi appartiene:
io sono una fata.




La natura verdeggiante aveva abbandonato da tempo questo luogo.
L'erba stessa si era intrisa del colore della morte.
Il Sorya sembrava un luogo sempre più decadente, il triste retaggio di un florido passato.
Colori cupi regnavano per ogni dove.
La madre che nutriva le verdeggianti foreste, che accudiva gli animali; colei che spostava i cieli e le montagne... anche lei si era scordata di questo luogo dimenticato da tutti?
Perché Velta aveva scelto me? Perché avevo sentito il canto melodico di quell'immensa torre, che mi aveva fatto attraversare mezzo mondo e che mi aveva permesso di entrare nel ventre del Gorgo per raggiungerla?
Che fosse una semplice maledizione o forse quella terra aveva, anch'essa, bisogno di una fata che curasse la natura malata?
Quante domande che serpeggiavano nella mia mente.
Vipere che iniettavano il veleno della curiosità; conoscenze a cui non potevo accedere.
Velta però aveva una volontà!
Era viva...
E il suo potere era comparabile solo alla sua grandezza.
Ancora poco sapevo di quel luogo, ma se c'era qualcosa da temere... era la torre.

[...]

Ma, mai avevo sospettato che lei, temesse noi.
Non c'era altra spiegazione alla comparsa di quell'abominio mostruoso, che si staccava dalle mura e si materializzava nel nostro mondo.
Un cavallo?
Non so esattamente se potessi definirlo in quel modo...
La sua carne grigia era rarefatta sul suo corpo e il volto scarno.
Dalle orbite vuote scendeva del liquido magenta scuro: lacrime di sangue.
Il suo muso sembrava terminava all'apice con due ossa appuntite; simili a lame affilate.
I denti esposti, la mancanza delle guance; non gli serviva mangiare a quell'essere, il cibo gli sarebbe uscito dalla bocca: lui uccideva per divertimento.
Emanava un'aura nauseabonda e tremavo all'idea di dovermici avvicinare.
Il mio stomaco e le mie budella si contorcevano pronti a rigettare la gialla bile del mio fegato.
A stento riuscivo a trattenermi anche se la distanza tra noi era ingente.
Feci un passo indietro, mentre la mia volontà vacillava.
Osservai i miei compagni, i miei fratelli, armati, pronti a combattere.
Due sconosciuto e poi lei: Afrah.
Colei che si era accollata il peso della mia presenza, che era pronta a morire per Alexandra... avrebbe fatto lo stesso per me?
L'abominio staccò dal suo corpo tre brandelli di carne che caddero ai nostri piedi.
Strani vapori, forti odori fuoriuscirono da quella carne marcente.
Non resistetti.
Sentii il mio stomaco contrarsi, mi protrassi in avanti giusto in tempo perché altre sostanze vomitevoli uscirono dal mio corpo.
I capillari contratti sulla mia fronte arrossarono la mia pelle verdastra.
Piccole lacrime si generarono a causa dello sforzo e mi impedirono di veder ciò che le mie budelle avevano generato sul terreno.
Forse io e quel cavallo non eravamo tanto diversi.
Tuttavia quello era solo un effetto secondario, il problema era che sentivo le mie forze venir meno: la mia resistenza, le mie energie.
M... merda.
Ma se quello mi aveva spaventato, nulla era confrontabile a quello che avvenne poco dopo: vermi!
VERMI!
Enormi, giganti vermi, schifosi, si ersero; generandosi dai brandelli di carne morente.
Mille spine appuntite costituivano i loro piedi e un foro centrale, presumo, formava la loro bocca.
Si dimenavano, erano pronti a gettarsi su di me, già vedevo la mia fine.
Uno di essi era particolarmente vicino e la sua ombra mi sovrastava; era pronto a cadere su di me.
Vi prego.
Sussurrai piano.
No. Vi prego.
Caddi in ginocchio, priva di ogni possibilità, priva di ogni speranza.
Ero sola di fronte alla morte.
Il mio volto era rivolto verso l'alto, il mio sguardo vuoto fissava l'immensa creatura che vacillava, pronta a schiantarsi sul mio capo.
Trattenni il respiro, il mio cuore mi batteva fortissimo.
Era così che dicevo addio a questo mondo?
C'era qualcosa dopo che l'oscurità mi avrebbe avvolto? C'era un altro mondo che attendeva le fate che avevano finito la loro operano nella realtà?
Conoscevo la magia, conoscevo la forza, il bene e la crudeltà... ma l'aldilà?
Una piccola smorfia comparve sul mio viso, a pochi centimetri dalla mia inesorabile fine c'era il putrido verme.
TUMB!
Le mie pupille si restrinsero, le mie palpebre si spalancarono: il verme si era schiantato sopra uno strano velo nero che avvolgeva tutti noi.
Afrah.
Era stata lei!
Mi alzai in piedi, con la speranza che divampava e faceva ardere il mio animo.
Il sollievo che si provava dopo esser scampati alla morte, era impagabile.
I muscoli si rilassavamo leggermente, mentre prendevi coscienza che per un altro giorno avresti potuto di nuovo respirere... e combattere!
I vermi si decomposero pochi istanti dopo, mi spostai di lato e la sostanza putrida, poco prima sorretta dal velo della mia sorella, cadde sul terreno.
Avrei ripagato questo debito facendo pentire all'abominio di aver tentato di ferire i miei compagni.
La terra tremò improvvisamente, il rumore di zoccoli che calpestava il terreno era forte, nonostante il rumore della pioggia e il fango che ci circondava.
La forza che emanava quel mostro era immensa e prima che potessi rimangiarmi i buoni propositi, me lo trovai di fronte.
Ci caricava, pronto a travolgerci con la sua mole.
Piegai le gambe, cercando di saltare di lato, ma lui era troppo grande... sentii l'impatto sul mio petto, il respiro che si bloccava, il dolore lancinante che trapassava il mio corpo.
Venni sbalzata in aria, lontano, distante, per atterrare sul terreno morbido e ricoprirmi di fango marrone.
Provai a respirare, mi sentivo come se stessi per soffocare, non riuscivo più a far raggiungere l'ossigeno ai miei polmoni.
Tutta la resistenza che possedevo se n'era andata via.
A ogni inspirazione, una fitta forte trafiggeva il mio fianco: mi ero rotta una costola.
Ci vollero almeno due secondi perché riuscissi a riprendere fiato; la mia cassa toracica era stata compressa troppo violentemente.
Appoggiai una mano sul terreno, sentendola affondare nel fango melmoso, per aiutarmi in qualche modo a riprendere la posizione eretta.
Era almeno a quindici metri di distanza dalla posizione in cui mi trovavo precedentemente; un bel volo!
Dovevo fermare quel mostro o avrebbe causato altro dolore.
Non potevo permettere che un essere così rivoltante vagasse per questo mondo.
Una strana furia iniziò a crescere dentro di me.
Non potevo sopportare la vista di qualcuno che soffrisse.
Io ero colei che sanava le ferite, che curava i malati e donava loro un sorriso.
Questo era il mio intento, questa era la mia missione in questo mondo.
Quell'abominio era l'antitesi di tutto ciò che professavo; non c'era più spazio per la rassegnazione, per lo smarrimento, per la paura.
Dovevo abbatterlo!
Presi l'arco e incoccai una freccia.
Sentii il mio costato contrarsi, ma il dolore era sopportabile, almeno per me.
La prima freccia fu scagliata e già la seconda le seguiva, precise, dirette alle cavità vuote dei suoi occhi per cercare di perforare il capo.
E così anche la terza, la quarta, la quinta... otto frecce vennero scagliate quasi simultaneamente.
Esse si librarono in aria seguendo una traiettoria perfetta, nella speranza di colpire l'obbiettivo.
Sembrava come se un esercito di arcieri fosse posto alle spalle degli eroi.
Incoccai un'ultima freccia e la scagliai, cercando di mirare verso la posizione teorica in cui si sarebbe dovuto trovare il cuore... se ne avesse posseduto uno.
Volevo anche farlo tremare di paura, restituendogli non solo il dolore, ma ogni singolo sentimento che mi aveva fatto patire.
Ma come potevo fare? Probabilmente non comprendeva le parole umane, anche se possedevo altri mezzi per comunicare con lui.
Potevo insinuarmi nella mente di ogni creatura, plagiare i loro pensieri, modificare la verità.
Avrebbero creduto ad ogni bugia che fuoriusciva da me.
Tutti.
Cercai di inserirmi nella mente del mostro; non serviva una coscienza per credere a degli istinti.
Se fossi riuscita ad accedere ai suoi pensieri, ai suoi desideri, allora li avrei plagiati: non sarai mai più in grado di uccidere nessuno, non sentirai mai più le urla straziante di creature sofferenti, perché la tua fine è qui, davanti a te. Disperati!
E con voce spezzata, sussurrai, grugnendo.
Voglio vederti tremare.



Pensato Alaria. Parlato Alaria.
Parlato d'altri.


Alaria
Mana: 100%-10%-20%-20%=50%
Cr 40%|Al 20%|Me 10%|Ba 5%
Stato fisico: 4/16 Alto al torace.
Stato Mentale: 0/16 determinata.
Cs: 1 Cs - 2 Cs = 0 Cs

Attive:
Nonostante il mio impegno, ogni tanto la mia natura orchesca ritorna a far capolino: odio quegli istanti e i sensi di colpa successivi, eppure essi sembrano diventare sempre più frequenti, soprattutto quando mi ritrovo davanti persone che negano la mia natura di fata.
Otto attacchi in rapida successione, quasi istantanei vengono abbattuti sul nemico durante quest'ira incontrollabile, la violenza atavica della mia razza non è così semplice da controllare. [Pergamena Iniziale del Guerriero: Furia - consumo Alto]

Col tempo, continuando a negare la realtà, si inizia a vivere nella bugia ed essa diventa la tua verità assoluta.
"Io sono una fata", quante volte l'ho detto, quante volte ho ricevuto risate di scherno, ma ora ho imparato lentamente a sfruttare i miei poteri: piegando la volontà delle persone davanti a me.
Se non mi credono li farò credere.
Se non riescono a vedere con i loro occhi allora plagerò l'immagine nella loro mente e proveranno dolore per non aver voluto osservare il vero.
[1° personale variabile psionica: danno variabile alla mente che si manifesta credendo alle bugie di Alaria]


Passive:


Abilità razziale: Sangue guerriero ~ I mezz'orchi sono nati come una razza di super mercenari. La loro potenza e le loro discrete abilità in qualsiasi campo li hanno resi inevitabilmente una delle razze più popolari fra le fila di un esercito, e le più utili. La stessa razza, intuendo che questo era uno degli unici modi che aveva per poter continuare a vivere senza subire notevoli discriminazioni, si è evoluta in questa direzione, per poter divenire l'unica e vera razza guerriera.
Grazie a questa "Evoluzione", i mezz'orchi si sono talmente abituati a combattere sempre in prima linea da poter sopportare e "ignorare" il dolore in battaglia. Questo non significa che non lo avvertono, certo, ma saranno talmente in grado di sopportarlo che sarà difficile vedere un mezz'orco soffrire a meno di non tagliargli un braccio, o ricoprirlo di ferite notevolmente profonde.
Questo permette quindi loro di continuare a combattere sempre e comunque, senza fermarsi, fino alla morte, rendendoli estremamente pericolosi in battaglia


Guaritore: la principale capacità dei possessori di questo talento è quella di sopperire alle normali debolezze delle tecniche di cura utilizzate da qualsiasi altra persona. Se infatti normalmente - in termini tecnici - una tecnica di guarigione allevia un danno pari ad un livello inferiore alla potenza della tecnica, per chi possiede questo talento non sarà così: il danno curato dalle suddette tecniche sarà sempre pari al consumo e alla potenza della tecnica stessa.


Armi
Mazzafrusta
Scudo
Arco [6/15 munizioni]

Riassunto.
Ricevo la tecnica psionica completa, perdendo tutte le mie CS e 10% di energia.
I vermi vengono scudati da Neve secondo confronto.
Ricevo un danno Alto al petto per l'attacco fisico.
Uso la pergamena furia a distanza lanciando 8 frecce simultanee verso una cavità oculare del mostro.
Sparo una freccia verso l'ubicazione teorica del suo cuore come attacco base.
Uso la variabile psionica a consumo alto

Note.
Spero sia tutto chiaro.
Buona giocata. ^w^


 
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.Azazel
view post Posted on 21/5/2014, 00:04




Ad Extirpanda
La Torre Nera, Atto II
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La fitta e costante pioggia anomala non riusciva a schermare l'orrido spettacolo che avevano di fronte: il diabolico equino era davanti a loro, grande e spaventoso, orripilante e raccapricciante. Riuniva in sé, e rievocava in coloro che lo osservavano, sensazioni talmente nauseabonde da rimanere in un certo qual modo storditi, disorientati al cospetto di tanto deturpamento immagazzinato in un essere che di vivente aveva ben poco.
Nitrì furiosamente coprendo per un istante il martellante scroscio del diluvio che calava dal cielo e le iridi verdastre si posarono su di loro, sulle quattro figure, quattro formiche pronte a dar battaglia al colosso. Kel sfoderò Neracciaio più per istinto che per necessità: dubitava fortemente di riuscire a impiegarla in combattimento contro l'abominio quadrupede ma scelse comunque di impugnarla, si sentiva più sicuro. Denso fumo nero fuoriuscì da quei pozzi oscuri che si dilatavano e si restringevano ad ogni respiro della bestia, anche il solo fiato era pestinenziale e in grado di far rimettere il più coriaceo dei guerrieri.
Infine assistette allo spettacolo più disgustoso e al contempo incredibile che avesse mai visto.
La carnagione grigiastra di Kel sbiancò improvvisamente, il corpo e la mente reagirono a modo loro, in maniera più che giustificata e naturale dinanzi a tanta repulsione nei confronti della creatura che iniziò a strappare a morsi la sua stessa sanguinolenta e putrida carne per poi lanciarne tre lembi, grandi quanto una pecora, ai loro piedi.
Il corpo cedette in avanti, il disgusto era indicibile, il lezzo emanato dai pezzi di carne era talmente nauseabondo che le gambe non riuscirono a reggere il peso del corpo e ben presto si ritrovò sulle ginocchia, con le mani a terra, con Neracciaio ancora incredibilmente in pugno.
Mai aveva provato una combinazione di sensazioni sgradevoli così potenti.
Mai avrebbe pensato di crollare così rapidamente.
Eppure l'effetto sul fisico rimase e non potè far nulla per togliersi di dosso quell'abominevole percezione di intenso malessere.
Si rimise in piedi e l'orrore mutò forma: dalla putrida carne fuoriuscirono grossi e disgustosi vermi: germogliarono come fiori di morte, portatori di decomposizione e malattie, affamati di carne diversa da quella che li aveva generati. Carne che, fortunatamente, non riuscirono nemmeno a sfiorare grazie al tempestivo - e più che gradito - intervento di Afrah che evocò attorno a tutti loro una barriera atta a proteggerli da quell'avanzata strisciante e disgustosa.
Le sudice creature svanirono poco dopo nel nulla ma non era ancora tempo di passare al contrattacco perché il titanico destriero stava galoppando nella loro direzione pronto a travolgerli e a calpestarli sotto gli enormi e possenti zoccoli che facevano tremare la terra, imprimendo abnormi cicatrici arcuate dopo il suo passaggio.
Intuì rapidamente che cercare di scansare la carica nemica non sarebbe bastato viste le dimensioni degli arti inferiori: concentrò rapidamente la propria energia lungo la parte sinistra del corpo rendendo l'epidermide dura come l'acciaio e pronta a incassare la forza distruttrice che di lì a poco l'avrebbe investito con la potenza di un fiume in piena. Si buttò alla sua destra e come previsto gli zoccoli della creatura impattarono contro le zone rinforzate senza provocare danni ma procurandogli l'umiliazione di finire con la faccia a terra in seguito al contraccolpo subito.
Digrignò i denti ed espirò aria dalle narici per poi tornarsene in piedi, una seconda volta. Il malessere interno era ancora vivo e palpitante ma un nuovo sentimento stava crescendo e prendendo piede: rabbia. Il volto dello stregone era l'immagine stessa della collera mentre osservava il putrido equino correre impunemente nel loro mondo, sulla loro terra, insudiciando l'aria col proprio fiato e distruggendo il terreno col suo inarrestabile incedere. Anche Neracciaio, l'altra metà della sua anima, pareva dello stesso parere del portatore che la brandiva: vibrava rabbiosamente, ansiosa di lacerare e infilzare la decomposta carne nemica.
Scelse infine di ripagare il quadrupede con la stessa moneta.
Non avrebbe gettato lembi della sua stessa carne, facendo inalare al nemico il lezzo morboso che ne scaturiva, non ne aveva bisogno, sarebbe bastato focalizzarsi sull'obiettivo e trasmettergli tali sensazioni.
E così fece.
Immobile e impassibile appariva come una statua armata e nerovestita, lo sguardo era diretto all'immondo essere che scorrazzava nella loro dimensione, il potere della mente sarebbe giunto inaspettato e avrebbe colpito con fare silente.
Era giunta l'ora di addomesticare quel cavallo selvaggio troppo cresciuto.

Kel'Thuzak
il Mezzanima

CS 5 ~ Forza 0 - Destrezza 1 - Intelligenza 4

~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~

Energia: 100 - 10 - 5 - 20 = 65%
Status Fisico: Leggermente spossato.
Status Psicologico: Indenne.

Equipaggiamento in uso

Neracciaio__In uso (Mano dx).
Silentium__Inutilizzata. [º º º º º]


Abilità in uso

arcanus__L'anima corrotta di Kel, scissa in due tra spada e corpo, ha fatto sì che Neracciaio acquisisse un potere in grado di distinguerla dal resto delle armi comuni: il potere della sua anima racchiusa in questa spada è in grado bruciare e ustionare. L'arma infliggerà danno come il riflesso della propria anima tant'è che oltre al danno fisico arrecherà un danno legato all'elemento Fuoco, non pregiudicherà in alcun modo la regolamentazione sugli attacchi fisici e le Capacità Straordinarie; il danno totale inflitto dagli attacchi fisici non cambierà in alcun modo, ne verrà solo caratterizzata l'entità aggiungendovi proprietà elementali. L’arma, come una creatura viva e senziente, si plasmerà sulla figura del possessore assecondando la sua indole, vettore della sua anima. Da questo momento in poi essa vibrerà di energia propria, liberando una malia psionica di tipo passivo, sottoforma di terrore e paura, che influenzerà chiunque sarà abbastanza vicino da percepirla. Inoltre Kel, raggiunto il 10% delle energie, non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro membro di un'altra razza. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
{Passiva Lvl.1 e 2 Artigiano + Razziale Umana}

tutum iter__La tecnica ha natura magica. L'abilità non ha potenza e concede i propri benefici passivamente, sempre funzionanti nel corso di una giocata. Il personaggio diviene in grado di camminare e reggersi su qualsiasi superficie, sia essa avversa a lui e alla gravità (come una parete o un soffitto), sia essa liquida (acqua, ad esempio) o aeriforme (camminare sull'aria). Non sarà affetto in alcuna maniera da correnti d'aria o sbilanciato da onde nell'acqua, e potrà camminare tanto agilmente nell'aria quanto lo farebbe sulla terraferma, il tutto non alterando in alcuna maniera la sua agilità o la velocità con la quale si muove normalmente - rendendolo di fatto né più veloce né più lento del solito. {Pergamena Sostegno - Ladro}

mysticus__Il prescelto dei guerrieri stregoni di Kolozar Dum è stato dotato inconsapevolmente, da quest'ultimi, del dono della magia, ma non magia comune bensì qualcosa di molto più potente e in grado di far impallidire i migliori maghi esistenti. Poter contare ogniqualvolta su una fonte di potere sempre maggiore rispetto a chi si ha di fronte è una capacità che molti vorrebbero e che Kel possiede dopo essere tornato alla vita. In termini di gioco la tecnica ha natura Magica e avrà sempre effetto. Ogni volta che il proprio avversario utilizza una tecnica di natura magica, per la durata di quel turno Kel guadagna 2 CS in Intelligenza.
{Pergamena Discendenza Arcana - Mago}

Attive Utilizzate

corpore marmoris__ Per riuscire a manipolare la magia ed utilizzarla come strumento fisico per difendersi ha richiesto molti anni di duro allenamento: a volte non hai la fortuna di possedere facoltà innate di tale rilievo e la soluzione è solamente la pratica costante. Proprio per questo Kel, tramite un consumo energetico Variabile, potrà difendersi dagli attacchi nemici incanalando la magia in una zona del corpo, o in tutto se necessario. Facendo ciò l'epidermide dello stregone, stimolata dalla magia, assumerà un colorito grigio scuro, evidenziando così le parti soggette a tale azione magica, rendendo il corpo dell'uomo inscalfibile come fosse composto da solido marmo. Tale abilità avrà effetto immediato, incassato il colpo la pelle tornerà allo stato originario. Non si potrà usare in fase offensiva, tecnica di natura magica.
{Abilità Personale 1/10 - Consumo Impiegato: Basso}

intertrimentum__La tecnica ha natura Psionica e consumo Alto. Anche solo tramite il semplice contatto visivo col proprio bersaglio Kel'Thuzak, grazie alla magia acquisita dopo il rito di risurrezione da parte dei guerrieri stregoni di Kolozar-Dum, è in grado di arrecare un deperimento psicofisico al suo avversario. In termini di gioco, se il nemico non si difenderà adeguatamente da tale offesa, causerà un danno Medio alla mente sotto forma di nausea e stordimento e una diminuzione di 2 CS.
{Pergamena Squarciare l'Anima - Mago}

Resoconto: incasso gli effetti della tecnica di Reshh' igh, ossia il debuff energetico e dei cs - che però è in un certo senso nullificato grazie a Discendenza Arcana che mi fa recuperare i cs persi -. Sfrutto la variabile difensiva per proteggermi dalla carica e poi utilizzo la pergamena Squarciare l'Anima per colpire e indebolire l'avversario.



 
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.Neve
view post Posted on 21/5/2014, 13:36





Ad Extirpanda ~

Circa qualche settimana prima, in un punto non precisato dell'Edhel.



Essenza di giglio, nettari freschi e fruttati, incenso, muschio delle steppe. Mirto e fiori di garofano. Spezie odorose. L'alcova della beduina era un coacervo di profumi ed aromi, un antro inebriante e pacifico. Uno scrigno chiuso, una stanza custodita gelosamente, segreta. Come segrete erano le trame del suo corpo, velate da troppe oscure stoffe merlettate che ne preservavano la purezza, la sua. Quella purezza che per tanto tempo aveva desiderato avere. Quel velo bianco che aveva bramato da sempre. Da quando, ancora bambina, la sua innocenza fu strappata via con prepotenza. Lacerata, corrotta dalle zampate di un uomo che credeva poter essere un Leone ma che in verità era il più basso e vile tra i predatori. Ora un vero Leone ne riesumava l'essenza, ora lui la liberava dalle sue fredde catene. La sua mente ed il suo corpo appartenevano a lei e lei soltanto e nessuno avrebbe più potuto portargliele via. Sapeva di poter concedere il suo animo a lui, per un breve istante, per poche ore, o anche per tutta la sua intera esistenza. Perché lui non avrebbe chiesto, lui non lo avrebbe preteso. Non l'avrebbe mai costretta alle trame dei suoi desideri.

Portò le mani candide al viso di lui e ne accarezzò le guance imberbi, riprendendo con le dita il motivo dell'argenteo marchio. Il capo, libero dallo chador, si abbassò toccando la fronte sudata del Cartomante fino ad oscurargli la vista con i suoi neri capelli. Respirava ad un palmo dal suo volto. Tremante. Le labbra, rosse come fiori d'autunno, si poggiarono infuocate sul dorso del suo naso. Sentì il corpo avvampare, il cuore esploderle nel petto ed un brivido piacevole rantolarle su per il collo. Arrancava. Le membra scoperte, il volto febbricitante. Lambì le labbra sottili di lui, prima avida, poi con tenera passione. Le dita incerte si portarono dietro la sua nuca. Si lasciò andare.


Edhel, adesso.

Si fermò ad un passo dalla sua meta, esitante. Un nitrito spettrale le raggelò le ossa. Tremava, come la più sottile tra le foglie d'autunno. Tremava ed il volto già esangue si fece pallido, e le labbra secche si chiusero senza calore alcuno. Il freddo pungente della landa desolata le ricordò dove i trovasse. Non in un giaciglio accogliente e sereno, non nella sua casa modesta. Era sola tra gli abissi del suo animo. Sola, ancora una volta di fronte ad un mostro più grande delle sue stesse paure. Sorretta ancora una volta da altri compagni, da altre vite. Osservò l'animale berciare feroce a quel cielo velato dalla pioggia ed un alone spettrale la avvolse, come fosse intenta a galleggiare a mezz'aria. Non vi era pace in quel grido disperato. Non vi era alcuna pietà nel suo rombo di morte. Guardò i suoi occhi, neri pozzi senza spiragli, e poi il suo corpo, sofferto, martoriato. Ed un po' si rivide anche lei in quella creatura. Non apparteneva al cielo, non apparteneva alla terra, non chiedeva alla pioggia di essere salvata. Urlava nel vuoto un dolore sincero, un grido d'aiuto. Perché allora l'avrebbero dovuta salvare? Perché allora le nubi scrosciavano lacrime amare ed i loro passi erano lenti ed incerti? L'animale sbuffò alla terra arida, ed Afrah si sentì fiacca, impotente. Come se di colpo avesse perso fiducia nelle sue abilità. Tremava, ma fuori da sé non volle mostrare quella cupa esitazione. Fosse stata davvero sola, il terrore l'avrebbe divorata in un istante. Ma adesso era assieme a loro. Compagni, appena conosciuti, ma fidati fratelli. E non poteva mostrare loro le sue debolezze, non doveva. Si costrinse ad essere forte, per se stessa, per loro. E quando la bestia rigettò sui nemici i suoi fedeli e mefitici servitori, Afrah era pronta. Il suo velo nero, dura ossidiana trasparente, avvolse morbidamente tutti i suoi compagni, perfino Hani che - nascosto nell'ombra - attendeva il momento giusto per sfoderare gli artigli. I vermi putrescenti ed affamati di carne vi impattarono contro, non riuscendo a lambire i corpi degli uomini, ancora immacolati.

Li aveva protetti.
Ma per quanto tempo ancora avrebbe salvato la sua coscienza?

« Ti credi forte adesso, bambina.
Ma per quanto tempo ancora riuscirai a mostrarti sicura? »


La vecchia.
Becera ed oscura presenza che sussurrava amare parole nella sua testa.
Non l'aveva ancora scacciata del tutto.
Non l'aveva ancora rimossa.

Eppure, credeva di aver cancellato la terza parte di sé alla fine della sua battaglia, tra le nebbie dell'Olimpo.
Eppure credeva, sciocca, di essere libera.
Si sbagliava.

« La verità è che hai bisogno di loro, più che di te stessa. »

Husama infieriva, martellava, graffiava via la sua scorza di mera ipocrisia che si portava appresso.
Husama sapeva e l'aggrediva, come ogni volta.
Come aveva sempre fatto.

E Tayf taceva da tanto, troppo tempo.
Rintanata nel suo antro di silenzio.

Credeva di aver assorbito la forza della guerriera, Afrah dal candido viso.
Credeva di essere diventata completa dopo una battaglia durata secoli, tra mostri e Titani.

La verità era che non possedeva nemmeno un quarto dello spirito di Tayf.
La verità era che era rimasta davvero sola con se stessa, sola con Husama soltanto a farle da guida.
E questo l'inquietava terribilmente.

2z5p53o

Solo guardo il cielo farsi scuro di ombre e morte. La bestia incede su di noi ed io non ho paura. I miei arti robusti percorrono queste lande di desolata mestizia, e la pioggia cade come pianto d'uomo. Non tremo. Il mio corpo si avvolge entro il suo velo sottile come fosse l'abbraccio di mia madre ed adesso so perché anche lei è qui. Protegge ignari volti suoi simili e quasi le sono grati. Li rassicura con i suoi incanti, le sue trame di genitrice. Sembrerebbe pavida oltre quel viso di luna. Ma io so. So che da tempo il suo spirito guerriero l'ha abbandonata. So che mente al suo cuore quando dice di essere al sicuro. In verità cela anche a se stessa le sue paure e crede di star perseguendo nella giusta direzione. Dov'è la nera guardiana che si mostra nelle notti di terrore? Dov'è Tayf, la mia amica, la mia compagna?

Solo, attendo in silenzio il momento giusto. La osservo da vicino, la scruto. So bene quando intervenire per aiutarla. So bene come fare. Le mie zanne saranno affilate più di daghe d'acciaio, le mie nere unghia penetreranno nella carne, avide. Voglio solo lasciarle il tempo di avanzare da sola. Voglio solo darle fiducia.

Lui non c'è, non si vede.
L'ha lasciata al suo destino.

Lui le da troppa fiducia.

Rrrrrrrrr!

2z5p53o


Circa qualche settimana prima, in un punto non precisato dell'Edhel.



"Ricordi quel sogno che ti ho mostrato?"
Jace guardò la schiena nuda di Afrah. Le spalle sottili di lei si poggiavano morbide sulle bianche lenzuola di lino. Gli occhi gelidi del Cartomante percorsero la sua pelle lattea, e per un attimo la beduina ebbe un brivido. Si scostò appena, girando il capo nella sua direzione. Le braccia asciutte e flessuose di lui la cinsero.
"Afrah, ma a te piacerebbe avere un bambino? "
E si spensero le sue iridi di fiamma, bagnate dallo sguardo speranzoso di Jace. Sentì il suo cuore di donna stretto in una morsa ed una vecchia ferita aprirsi tra le pareti interne del suo freddo ventre. Abbassò gli occhi voltandosi lentamente. Lo voleva, lo desiderava con tutta se stessa. Sognava due piccole mani da stringere, un piccolo corpo da proteggere insieme, due occhi cullati dai suoi flebili canti. Eppure il suo corpo rifiutava da ormai troppo tempo questa tenera luce.
"Non posso esaudire il tuo desiderio."
Rispose con freddezza, atona. Un velo di tristezza copriva i suoi occhi spenti. Caldo il sudore colò dalla sua fronte corrucciata, affondò il viso sul liscio guanciale.
E lui le baciò la testa, stringendola ancora più a sé.
"Non fa nulla."
Rispose.
"Pensavo fossi tu a volerlo."
Non aveva capito, e forse Afrah avrebbe potuto lasciare candida la sua ingenuità. Ma non lo fece, non in quel momento. Si voltò dedicandogli un sorriso rassegnato e stanco, senza espressione. Le mani affusolate accarezzarono ancora una volta il suo viso caldo.

Gli rivolse allora uno sguardo silente.

33lidtc

"Sono sterile, Djais."



Edhel, adesso.

L'incornata la travolse, facendola ruzzolare per due o tre metri. Aveva cercato di scansare la furiosa ondata del palafreno spostandosi verso destra, invano. Ed allora la spalla sinistra ne era rimasta coinvolta, facendole perdere l'equilibrio. Cercò di rialzarsi, la parte colpita dolorante. L'impeto della bestia era stato violento, troppo forte da contenere per il suo fragile corpo di donna. Se solo ci fosse stata Tayf. Pensò. L'aria mefitica del mostro arrivò fino alle sue narici, destabilizzandola ed indebolendone i movimenti già precari. Si rialzò, slacciando la Vena dalla sua custodia. Il volto sofferente, corrucciato. La mano sinistra si cacciò in una delle tante tasche dell'abaya. Estrasse lì allora il suo tesoro, un'erba di kahab che masticò avidamente e senza ritegno. Come una bestia affamata. Si portò allora avanti al mostro, forte della sua vicinanza, ed il ferro mulinò sopra la sua testa. La lama ricurva saettò dal basso verso l'alto in direzione dell'occhio sinistro dell'abominio con l'intenzione di accecarlo. Poco le importò se avesse colpito o meno quelle putride marcescenze, tutto era nato per distrarlo ed irretirlo con la sua prossima mossa. Un urlo agghiacciante sgorgò dalle sue labbra di fico, un suono terribile, sinistro. Ed il territorio circostante si scosse come risvegliato da un lungo torpore. Cacciò fuori tutta la sua rabbia, la tristezza che serbava da molto tempo.

Tutti loro, in quel preciso momento, erano i suoi figli.
E lei li avrebbe protetti.




2i9mo45

Afrah

Capacità Straordinarie (5) - 2 + 2 = 5

Prontezza: 2 | Velocità: 2| Intuito: 2 | Intelligenza: 1

Tayf

Capacità Straordinarie (5) - 2 + 2 = 5

Forza: 2 | Velocità: 2| Intuito: 2 | Intelligenza: 1

Consumi: Basso 5% | Medio 9% | Alto 18% | Critico 36%

Energia: 100% - 10% - Medio 9% + 5% (erba ricostituente) - Alto 18% = 68%
Stato Fisico: contusione Media alla spalla sinistra 14/16
Stato Psicologico: Illesa 16/16
Kukri: riposto.
Vena di Granito: visibile, ben salda nella mano destra.
Spilli: 20/20
Foglie di Kahab (Erba ricostituente): x1 (una utilizzata)


PASSIVE:
La Banshee: ❖ Ogniqualvolta la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di energia pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar] ❖ La Banshee non sviene al 10% di energia. [Abilità personale]
Il Velo: ❖ La banshee è capace di evocare le proprie difese in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passive del Talento Guardiano,I e III livello] ❖ Qualsiasi difesa ad area avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [Passiva del Talento Guardiano II livello]
Il potere del trio: Qualsiasi attacco ad area avrà potenza pari al consumo impiegato per generarlo. [Abilità personale] ❖ Ogniqualvolta un avversario utilizzerà una tecnica magica, la Banshee guadagnerà 2Cs in Intuito per la durata di quel turno. [Pergamena del Mago "Discendenza Arcana"]
Né in Paradiso Né all'Inferno: La Banshee può levitare. [Pergamena del Ladro Sostegno]
Kufi Bismillah: Abilità di Auspex [Amuleto dell'Auspex]
La ragazza Nessuno: Anti auspex. Chi è nelle vicinanze della Banshee non potrà localizzarla, tanto meno avvertirne la presenza. [Artefatto "Il Pianto delle Parche"]
Le Vene di Granito [Artefatto, lancia bilama] ❖ Il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Eden infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena. ❖ I possessori delle Vene hanno la facoltà di non soffrire di stenti/intemperie all'interno delle terre dell'Eden. ❖ In presenza di due possessori delle Vene di granito, questi potranno comunicare fra loro telepaticamente. In presenza di tutti e tre possessori delle Vene di granito, questi potranno beneficiare tutti di una CS aggiuntiva alla concentrazione.
Hani - guardiano silente [Compagno animale utilizzabile in combattimento]Hani possiede 2Cs: 1 alla costituzione ed 1 all'Agilità ❖ Afrah ed i suoi alleati non saranno mai avvolti dalle tenebre e vedranno attraverso l'oscurità ❖ Hani non viene notato finché non attacca


ATTIVE:
Il Velo ~ Al Hijhab ﺃُﺣْﺠِﺒﺔ
Leggero si poggia sul suo capo, flebile, morbido, piacevole al contatto, ma duro e forte, cupeggia pesante come la notte, è la protezione della Banshee, il suo marchio è eterna forza e rapida dissolvenza, è buio e piacevolezza al tempo stesso. È il dono di Tayf, una protezione totale dalle minacce esterne. {NERO} Apparentemente sembrerebbe un normale velo di raso nero semitrasparente, lungo e delicato, ricopre tutto il corpo e la avvolge, ma ella vi può guardare attraverso in modo naturale. La banshee è capace di evocarlo in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. Sarà quindi sempre in grado di difendersi in ogni circostanza, anche se colpita alle spalle o di sorpresa ed esso si concretizzerà dinnanzi a lei, bloccando qualsiasi offensiva magica o fisica. Il consumo sarà quindi basso, medio o alto con potenza pari al consumo stesso. Per lei poi, qualsiasi difesa ad area di questo dominio media o alta, avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [ Effetti passivi ed attivi del I, II e III livello del talento "Guardiano" Usato a Medio e ad area

L’Urlo ~ Al Surakh ﺻُﺮَﺍﺥ
Quando il coraggio e la forza di una donna temprata da una vita difficile lasciano il posto alla disperazione e al pianto, quando la Alif crolla sotto i colpi incessanti di un’anima più grande e più saggia, allora la Banshee urla, piange, si strappa i capelli, ma l’urlo di Afrah è acuto e altisonante, capace di riecheggiare per diversi secondi più del normale, è un grido disperato, un dolore lancinante che squarcia l'aria, chi lo sente non può che imprimerselo, più che nel cuore, dal profondo delle viscere. Perché è facile sentirlo ma è ancora più facile esserne feriti. Con un consumo di energie variabile infatti, la Banshee sarà in grado di emettere una violenta onda sonora di natura psionica ad area capace di provocare forti lesioni interne il danno sarà quindi fisico.[Abilità Personale natura psionica danno fisico] Usato ad alto

RIASSUNTO E NOTE:
Afrah subisce la tecnica psionica perdendo di fatto due Cs in velocità ed il 10% delle sue energie, il suo compagno animale allo stesso modo perde i suoi due Cs. Dalla seconda tecnica magica riesce a difendere se stessa e gli altri, compreso Hani, evocando il Velo nero a Medio e ad area ( II Attiva del talento Guardiano) e grazie alla seconda passiva del suddetto dominio la difesa ha potenziale uguale al consumo. Subito dopo guadagna 2 Cs in Intuito grazie alla Passiva del Mago "Discendenza Arcana", arrivando nuovamente a 5 Cs. Cerca di scansarsi dall'attacco fisico del cavallo portandosi verso destra, ma viene travolta lo stesso alla spalla sinistra riportando di fatto grossi danni da contusione di entità Media. Mangia dunque una foglia di Kahab (erba ricostituente) e guadagna il 5% di energia. Attacca in un primo momento con la Vena di granito dal basso verso l'alto in direzione dell'occhio sinistro dell'abominio, con l'intenzione di accecarlo. Incurante, invero, della differenza di mole, poiché solo un diversivo per sferrare il suo prossimo attacco: l'Urlo ad Alto (Abilità personale natura psionica danno fisico), che è una tecnica ad area contro i nemici, ma grazie alla passiva personale (Il Potere del Trio) ha un potenziale di danno pari al consumo speso.

Le parti di flashback con Jace sono state precedentemente concordate.

 
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Shervaar
view post Posted on 21/5/2014, 15:07






Passandosi un mano sulla fronte Shervaar spostò una ciocca di capelli bagnati che gli rigava il viso. La pioggia, densa e pensate, scrosciava insistente depositandosi come una cappa di cenere sugli uomini del Sorya e sulle loro terre.
Nere macchie si allargarono sulle vesti dei presenti e perfino sulla nuda terra, innaturale e inconfondibile segno del ritorno di Velta, così come nero e pulsante si fece il marchio che l’elfo portava. Lo sciamano accolse volentieri tutti i sinistri cambiamenti che la torre aveva portato con se perché ognuno di loro non faceva che confermare un unico fondamentale dettaglio.
Velta era tornata e, strano a dirsi, con essa lo erano le speranze. Prima tra tutte quella di rompere la maledizione che in qualche modo aveva lo aveva colpito tra le dimenticate gallerie del Samarbethe quando era comparsa per salvarlo, quando tutto il mondo sembrava essergli crollato sopra, un una bianca dama.
Eitienel? Lo sciamano non lo sapeva e la risposta, sperava, lo aspettava a portata di mano.

L’elfo guardò allora i suoi compagni ben sapendo che il loro aiuto era fondamentale se voleva avere una speranza di violare le mura della torre e nonostante si accorse di che non vi erano facce conosciute non dubitò un secondo della validità dei presenti. Il semplice fatto che questi non fossero fuggiti solo al vedere la titanica creatura che dovevano affrontare era indice di un coraggio degno del più impavido dei leoni
Li studiò in silenzio in quell’attimo quiete prima della tempesta notando con un sorriso quale variegato manipolo di guerrieri il Sorya tra i suoi mille misteri era riuscito a radunare. Ognuno con la propria storia e le proprie motivazioni, diverse le razze e diversi i poteri, eppure unico era l’obbiettivo.
E tra esso e i quattro lì radunati c’era un solo grande problema.
Fantasmi, ombre, incubi, lunga era la lista delle cose che Shervaar immaginava di dover affrontare una volta ai piedi di Velta, sicuro però non avrebbe mai scommesso su di un cavallo, men che mai uno che letteralmente cadeva a pezzi.
Nonostante la determinazione, nonostante si sentisse invincibile circondato dai migliori che l’Edehl potesse offrire, quando la titanica creatura vomitata dagli antri di Velta si avvicinò Shervaar esitò e prima ancora cheil mostro facesse la prima mossa il disgusto colpì lo sciamano come un montante allo stomaco lasciandolo senza fiato, mentre insicure si facevano le gambe e sfocata la vista. L’elfo provò a tirare due lunghe boccata per schiarirsi la mente ma l’aria improvvisamente si era fatta pesante e inrespirabile perché ovunque, insistente, era il tanfo ormai di putrefazione. Il corpo completamente marcio della bestia era sicuramente la fonte delle mefitiche esalazioni, nulla di sorprendente considerando che il mostro sembrava essere morto ed marcente pur non essendosene accorto.
E mentre l’elfo e i suoi compagni cercavano di riprendersi dalla nausea quando la creatura iniziò a perdere pezzi, come non sapesse cosa farsene delle sue membra, seminando tra i quattro putrefatti brandelli di se.
I pezzi della creatura presero vita e enormi vermi comparirono dalla carne marcia, dimenandosi con furia e cercando di colpire tutto ciò che trovarono a tiro e fu solo grazie ad un fulmineo intervento di Afrah, la donna cui era stata donata una delle Vene, se tutti ne uscirono indenni. Un velo di raso nero, trasparente e sottile, avvolse i presenti e Shervaar appuntò da qualche parte di dovere un favore alla cacciatrice del Sorya.
La creatura allora abbatté con forza uno zoccolo sul terreno preannunciando un violenta e spietata carica e travolse i guerrieri del Sorya con la stessa facilità con cui gli uomini falciano l’erba. Shervaar ricacciò in fondo allo stomaco i conati che i brandelli del mostro ancora gli provocavano e fu solo grazia alla prontezza dei riflessi e la sua innaturale agilità che riuscì a evitare la carica del mostro, beccandosi solo un colpo di striscio da uno degli zoccoli.
Allora nello stesso silenzio con cui aveva iniziato quella battaglia l’elfo partì con il primo colpo, lanciando dalle proprie mani due rapide saette ditte verso il muso scarnificato dell’animale.
Si chiese che senso avesse ferire nel corpo qualcosa che del corpo sembrava non avere bisogno ma accantonò ogni dubbio realizzando che quello era l’unico modo che aveva per guadagnare i cancelli di Velta. Scatto rapido quanto uomo normale non avrebbe mai sognato e quando ad un passo dal nemico richiamò del proprio palmo il potere del Vento. Liberandolo in un unica temibile bordata sperava di azzoppare quella bestia che un attimo prima come una furia li aveva travolti.

Legenda : Narrato - Pensato - Parlato

CS: 1 x Istinto, 4 x Agilità, 4 x Concentrazione

Danni fisici subiti: (1/16) Colpo contundente di striscio al torace

Danni mentali subiti: (/16)

Energia rimanente: 100 - 10 - 10 - 20 = 60%

Abilità passive:
Empatia Animale - Bloodwing: Permette l'utilizzo del proprio compagno animale all'interno del combattimento, indipendentemente dal suo scopo.
[Razziale]

Furia del Fulmine: Permette di lanciare piccole saette con un secco gesto della mano e con la valenza di un colpo fisico non tecnica.
[Dominio I]

Residuo elementale: I colpi fisici corpo a corpo non tecnica di Shervaar sono infusi dell’elemento corrispondente alla natura dell’ultima tecnica utilizzata elementale.
[Personale]

Dominio Elementale: Le tecniche di natura magica possono essere lanciate in qualsiasi condizione psicologica e in tempi praticamente nulli, le tecniche magiche lanciate dagli avversari dell’elfo invece gli donano 2 CS in Concentrazione.
[Dominio II e Pergamena Discendenza Arcana]

First: Shervaar può percepire i sogni altrui, potendone vedere fugaci immagini e voci emergere nel mondo reale. In compenso ombre e neri spettri lo perseguiteranno, intangibili ad invisibili chiunque altro.
[Personale]

Tecniche usate:
Mente Vigile: Stanco di essere manipolato e controllato, l’elfo ha ormai imparato a difendersi dai più blandi attacchi mentali. Con un attimo di ferma concentrazione Shervaar potrà difendersi da tecniche psioniche di potenza Bassa e sventata o smorzata l’intrusione nella sua mente tanta sarà la determinazione nel riscattarsi che egli guadagnerà 2 CS in Agilità per un turno.
[Abilità attiva - Pergamena (Ladro)]

Vento Violento: Lo Sciamano, muovendo una mano con un gesto rapido e secco genererà una impetuosa folata di vento. Questa potrà spingere via un essere umano scaraventandolo lontano con violenza che come conseguenza del vento o della caduta subirà un danno Alto, diminuito a Medio nel caso di un utilizzo ad area.
[Abilità attiva, Dominio elementale del Vento a costo Alto - Pergamena]

Oggetti Usati:
Rubino: Se usato in battaglia dona all'elfo 2 CS in Agilità e 2 in Concentrazione per un turno.

Note:

La prima prima parte del post può sembrare un po' una ripetizione di quanto già detto nel precedente ma sentivo di dover recuperare ed ampliare la parte troncata di netto nella finale del post introduttivo.

In game non subisco la magica grazie alla difesa di Neve mentre incasso la psionica quasi del tutto, parando solo un Basso e tenendomi una CS.
Le altre 8 che guadagno valgono per un solo turno ed in game le ottengo grazie e passive ed attive tutte prima della carica (colpo fisico) dal quale incasso un solo basso per via della psionica passiva che mi fa vacillare.

Allora parto all’attacco, con due colpi fisici e chiudo il turno con Vento Violento.



Edited by Shervaar - 21/5/2014, 16:40
 
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Alb†raum
view post Posted on 24/5/2014, 18:39




Ad Extirpanda IV






Reshh' igh volse il collo marcio alle proprie spalle. Sul volto equino completamente privo di carne qualcuno avrebbe potuto scorgere un ghigno crudele, ma di crudeltà non si trattava, non più di quella di un leone che dilania la sua preda. Un grasso verme giallastro si sporse da una delle orbite vuote, incuriosito da quei movimenti o semplicemente bisognoso d'aria, ma strisciando fuori scivolò sull'osso umido di e cadde a terra dimenandosi.
Nonostante la pioggia e il terreno inumidito, il cavallo aveva sollevato una consistente nube di terriccio, smosso dagli zoccoli poderosi. La vista dell'erba solcata con violenza gli fece ribollire le intestina marce di un piacere primordiale che per un istante quasi lo paralizzò. Un denso siero dai riflessi rosati colò dalla cassa toracica scoperchiata. Distruggere, sì, distruggere, solo quello gli dava una qualche folle soddisfazione. Non era un desiderio, un piano o una perversione, solo una voglia primordiale, come per gli uomini sono mangiare, bere e dormire. Quando gli Dei avevano modellato Reshh'igh con la materia delle ombre dovevano essersi dimenticati di insufflargli un qualche barlume di sanità mentale o anche solo dare un senso alla sua esistenza. Lo avevano plasmato solo e privo di significato, forse per divertirsi a guardarlo struggersi e poi annichilirsi in breve, ritrasformandosi in densa argilla di pece.
Ma a cosa serviva dare un senso a un essere privo di volontà? Quella era forse la più grande felicità che si potesse avere. Non sapere di essere vivo, non sapere di dover morire, provare piacere semplicemente schiacciando sotto il proprio immenso peso qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Nessun rimorso, nessuno scrupolo, solo cumuli di macerie grondanti di sangue e corpi dietro di sé.

Reshh'igh si passò la ruvida lingua sul muso d'osso affilato muovendosi di qualche passo. I suoi avversari erano ancora vivi, sì, li vedeva in piedi. Una parte di lui era perplessa da questo. Quando una tigre affonda le zanne nel collo di una scimmia non si aspetta di certo di vederla sopravvivere. Un altro istinto, uno più viscerale, era però compiaciuto. Reshh'igh non era cosciente, ma una memoria di certo l'aveva, e questa le diceva che nessuno era mai sopravvissuto a una sua carica. Quelle formiche erano però ancora in vita, quindi voleva dire che poteva travolgerle ancora una volta, e poi un'altra ancora fino a che non fosse rimasto nulla di loro. Sbuffò una nuvoletta giallastra di gas di putrefazione dalle narici, eccitato.
Questo un istante prima che si accorgesse che uno di quegli insetti aveva in mano un ramo arcuato.
Fece appena in tempo a scostare il capo prima che otto minuscoli spilli gli trafiggessero il muso sfondando l'osso. Liquidi maleodoranti gli si riversarono nel palato, un nitrito cupo quanto grottesco gli uscì dalla gola. Che cos'era quella... sensazione? Era sgradevole, intensa. Una delle altre formiche tentò invece di aggredirgli il cervello, ma la mente vuota del cavallo bastò a respingere quell'offesa.
Poi, fu semplicemente lo strazio.
Reshh'igh sentì il proprio corpo venire trafitto da frecce, il cervello percosso da maledizioni, i muscoli cedere. Fulmini gli bruciarono la pelle marcia facendo cadere a terra scampi grigi. La bestia barcollò tentando di rimanere in piedi, spinto da una violenta corrente. L'istinto gli fece puntare gli zoccoli nel fango nero formato dalla pioggia. Dalle ferite colava un liquido verdognolo, sangue marcio di secoli. Reshh'igh digrignò i denti. Rabbia, provava rabbia per la prima volta. Sofferenza e ira, due splendide scoperte, due magnifiche nuove sensazioni. Se avesse potuto pensare, forse si sarebbe detto che sarebbe stato un peccato distruggere quelle formiche così creative.
Ma sarebbe stato comunque l'idea di un attimo.

Il destriero si sollevò sulle zampe posteriori in tutta la sua altezza, il collo rivolto verso il cielo nuvoloso. Gli si potevano vedere le budella contorcersi al di sotto del sottile strato di pelle, le costole sporgere dalla carne marcia, i muscoli vivi contrarsi. Una statua di bronzo all'orrore.
Reshh'igh spalancò le fauci e nitrì. Un verso simile all'urlo di migliaia di innocenti che muoiono bruciati o di un pianto disperato, tanto forte da essere nauseante. Quello era il verso di quando Reshh'igh aveva voglia di giocare, di qualcuno da schiacciare.
Il verso che decretava la fine.

Pezzi di carne putrefatta si staccarono dal suo corpo un'altra volta per sostituire quelli ormai deperiti. Quando posò di nuovo gli zoccoli a terra, il cavallo caricò dritto verso i suoi avversari, deciso a ridurli in un ammasso di organi e ossa indistinguibile. Era come essere di nuovo nell'Oneiron, nelle enormi vallate senza consistenza a correre senza ostacoli. Sarebbe passato due volte sopra di loro, una volta frontalmente e una volta da destra, travolgendoli con tutta la propria immensa mole, così come aveva fatto con gli abitanti del regno dei sogni.
Nessun rimorso, nessun senso di colpa.

Solo desiderio di essere libero.


a2Oks2Z



Reshh' igh ~ Condensazione del Sogno

Status fisico - Alto da perforazione sul muso, Alto per ossa incrinate, Alto da lesioni interne, Medio da bruciatura
Status mentale - Alto
CS - 8 (6 costituzione, 2 riflessi)
Energia - 28%% (-16, -32)


Abilità passive
• Chiunque si avvicini a Reshh' igh o alla sua carne verrà sensibilmente nauseato. Si tratta di un'influenza psionica, alla quale ci si può difendere anche tramite difese passive. (pergamena virtuale)
• Per ogni consumo di energie Medio speso, Reshh' igh potrà staccare dal suo enorme corpo un brandello di carne dalle dimensioni tutt'altro che trascurabili. Essi svaniranno alla fine del turno, o se danneggiati in qualche altro modo. (personale)
• I brandelli di carne estenderanno le abilità passive che hanno effetto sul corpo principale. (personale)
• Sarà possibile lanciare abilità attive tramite i lembi di carne, attingendo alla riserva energetica del corpo principale. (personale)
• Possibilità di sferrare attacchi fisici mediante i pezzi del suo corpo precedentemente distaccatisi. (personale)
• Difesa psionica passiva. (razziale mezzodemone)
• Auspex delle anime. (amuleto dell'auspex)
• Istant cast delle difese; difese ad area di potenza uguale al consumo speso; possibilità di difendersi anche senza essere consapevoi del pericolo. (talento Guardiano)
• Tecniche offensive ad area uguali al consumo speso. (pergamena virtuale)
• Capacità di ignorare gli impedimenti dovuti alle ferite, ma non il loro dolore. (Irriducibile, pergamena comune)


Abilità attive
Diddim Meddwl. Tramite un consumo Variabile di energie, Reshh'Igh sfrutta il proprio cervello marcio per dirottare offensive psioniche sui vermi che lo infestano, risultando completamente illeso. Conta come una difesa psionica pari al consumo.
(Usata ad Alto)

Hunanddinistriol Galwad. Ergendosi sulle zampe posteriori, Reshh'igh può lanciare la sua maledizione più potente, in grado di porre fine all'esistenza di interi popoli. Con un consumo Critico di energie il destriero emetterà uno spaventoso nitrito dalla forza tale da deformare l'aria e spostare le fronde degli alberi. Non sono tuttavia gli effetti fisici quelli che interesseranno coloro che sono a portata di questo attacco,: l'urlo, infatti, non causerà danno al corpo, bensì alla mente, facendo nascere in coloro che sono soggetti a questa offensiva il desiderio di farsi schiacciare a morte sotto gli zoccoli della bestia. L'attacco cagionerà inoltre un danno Critico ad area (aumentato dalla passiva) a tutti coloro che lo ascolteranno.



Bene, se credevate che un cavallo gigante si potesse arrendere con così poco, vi sbagliavate. I cavalli sono persone orribili.
Reshh'igh subisce le vostre offensive difendendosi solo dall'attacco psionico di Kel'Thuzak per non perdere le proprie CS. Dopodiché utilizza Hunanddinistriol Galwad, un attacco Critico che vi spingerà a farvi schiacciare dai suoi zoccoli nelle sue due successive cariche (una che porta frontalmente, la seconda da destra dopo aver concluso la prima). Considerateli come due attacchi fisici a testa.

Avete tempo fino alle 21.00 di Giovedì 29 per postare. Buon lavoro.
 
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.Azazel
view post Posted on 28/5/2014, 12:19




Ad Extirpanda
La Torre Nera, Atto III
___ _ ___


~

Lo osservò ergersi sulle zampe posteriori.
Alto e terrificante come un simulacro di morte e devastazione.
La pioggia battente e corvina colava dal cielo senza tregua, inzuppando le vesti e lasciando scie scure sulla carne putrida dell'essere generato dalla Torre.
Pareva voler gridare la propria rabbia e il proprio dolore al cielo in un urlo talmente violento da far raggelare il sangue nelle vene a tutti gli sfortunati in grado di udirlo. Non appena l'esangue equino riportò a terra gli zoccoli delle zampe anteriori, facendo tremare la terra stessa sotto il tremendo peso, nella mente dello stregone sbocciò uno strano sentimento.
Un sentimento di attrazione verso la morte stessa.
Era un qualcosa di molto forte, irrefrenabile e che violava la fondamentale regola della vita: l'istinto di conservazione.
Fece qualche timido passo in avanti, governato da emozioni e sentimenti che non riconosceva ma che comunque erano nate in lui, senza un apparente motivo. Trapelava il desiderio di soccombere sotto i temibili zoccoli della bestia. Un istinto primordiale che sfociava in una pulsione di morte, nel desiderio di abbracciare l'oblio, il nulla e abbandonare una volta per tutte la vita per approdare in un altro piano.

L'incubo partì alla carica, nuovamente orientato a distruggere e calpestare le quattro formiche che tentavano di combatterlo. Kel lo guardava, intimorito e richiamato inconsciamente dal suono caotico prodotto dagli zoccoli che spaccavano il terreno senza pietà.
Inconsciamente riconobbe chiaramente il desiderio di non schivare o difendersi dalla mortale corsa.
Pochi secondi prima di venire definitivamente schiacciato sotto il peso della creatura mostruosa una barriera lo avvolse completamente: era identica a quella eretta e atta a proteggere tutti loro dall'assalto strisciante dei vermi. Resistette alle due cariche distruttrici e poi si dissolse nel nulla.
Era ancora vivo ma l'impulso di morte germogliato dal terrificante nitrito era, purtroppo, ancora presente e palpitante nel suo animo. Tale sentimento, però, non aveva cancellato il motivo per il quale si trovavano in quel luogo: dovevano eliminare i guardiani ed assaltare la ciclopica torre.

Strinse con veemenza Neracciaio, imprigionata nella morsa della mano destra. Ci vollero diversi istanti di concentrazione prima di riacquisire un filo di lucidità per contrattaccare, sperò che anche gli altri fossero in grado di reagire a quella tremenda bordata mentale che aveva fatto breccia con prepotenza, rendendoli inermi e desiderosi di una morte atroce. Continuò a fissare la mostruosità quadrupede e in cuor suo si chiedeva se avesse senso combattere contro esseri del genere, partoriti da poteri così oscuri che non poteva in nessun modo immaginare o concepire. Strinse i denti e si fece forza: scappare non era una delle opzioni, l'unica via era resistere e combattere.
La morte era solo una conseguenza.
Mosse la mano sinistra in avanti e concentrò parte dei suoi poteri arcani in quel semplice movimento dal quale poi sarebbe partita una bordata telecinetica diretta alla zampa anteriore sinistra del nemico. Non seppe dire se tale attacco fosse dettato dall'istinto o più semplicemente dall'incoscienza, scelse comunque di agire in tal modo. Mirava ad azzoppare l'incubo galoppante, cercando di spezzargli l'osso del ginocchio con la spinta telecinetica. Dopodiché avrebbe colpito nello stesso punto, infierendo una seconda volta.
Neracciaio venne ricoperta dalle fiamme che rapidamente iniziarono a danzare sinuosamente sull'incandescente metallo della spada magica, poi menò un fendente orizzontale dinanzi a sé, colpendo il nulla. Una fiammata scaturì dall'arma dello stregone e si diresse a gran velocità verso l'arto preso di mira dall'attacco di pochi secondi prima.
Se solo fossero riusciti a bloccare quelle disastrose cariche - forse - avrebbero avuto qualche possibilità in più di uscirne vittoriosi, e vivi.

Kel'Thuzak
il Mezzanima

CS 5 ~ Forza 0 - Destrezza 1 - Intelligenza 4

~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~

Energia: 65 - 10 - 10 = 45%
Status Fisico: Leggermente spossato.
Status Psicologico: Danno Critico.

Equipaggiamento in uso

Neracciaio__In uso (Mano dx).
Silentium__Inutilizzata. [º º º º º]


Abilità in uso

arcanus__L'anima corrotta di Kel, scissa in due tra spada e corpo, ha fatto sì che Neracciaio acquisisse un potere in grado di distinguerla dal resto delle armi comuni: il potere della sua anima racchiusa in questa spada è in grado bruciare e ustionare. L'arma infliggerà danno come il riflesso della propria anima tant'è che oltre al danno fisico arrecherà un danno legato all'elemento Fuoco, non pregiudicherà in alcun modo la regolamentazione sugli attacchi fisici e le Capacità Straordinarie; il danno totale inflitto dagli attacchi fisici non cambierà in alcun modo, ne verrà solo caratterizzata l'entità aggiungendovi proprietà elementali. L’arma, come una creatura viva e senziente, si plasmerà sulla figura del possessore assecondando la sua indole, vettore della sua anima. Da questo momento in poi essa vibrerà di energia propria, liberando una malia psionica di tipo passivo, sottoforma di terrore e paura, che influenzerà chiunque sarà abbastanza vicino da percepirla. Inoltre Kel, raggiunto il 10% delle energie, non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro membro di un'altra razza. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
{Passiva Lvl.1 e 2 Artigiano + Razziale Umana}

tutum iter__La tecnica ha natura magica. L'abilità non ha potenza e concede i propri benefici passivamente, sempre funzionanti nel corso di una giocata. Il personaggio diviene in grado di camminare e reggersi su qualsiasi superficie, sia essa avversa a lui e alla gravità (come una parete o un soffitto), sia essa liquida (acqua, ad esempio) o aeriforme (camminare sull'aria). Non sarà affetto in alcuna maniera da correnti d'aria o sbilanciato da onde nell'acqua, e potrà camminare tanto agilmente nell'aria quanto lo farebbe sulla terraferma, il tutto non alterando in alcuna maniera la sua agilità o la velocità con la quale si muove normalmente - rendendolo di fatto né più veloce né più lento del solito. {Pergamena Sostegno - Ladro}

mysticus__Il prescelto dei guerrieri stregoni di Kolozar Dum è stato dotato inconsapevolmente, da quest'ultimi, del dono della magia, ma non magia comune bensì qualcosa di molto più potente e in grado di far impallidire i migliori maghi esistenti. Poter contare ogniqualvolta su una fonte di potere sempre maggiore rispetto a chi si ha di fronte è una capacità che molti vorrebbero e che Kel possiede dopo essere tornato alla vita. In termini di gioco la tecnica ha natura Magica e avrà sempre effetto. Ogni volta che il proprio avversario utilizza una tecnica di natura magica, per la durata di quel turno Kel guadagna 2 CS in Intelligenza.
{Pergamena Discendenza Arcana - Mago}

Attive Utilizzate

dominatus__ La tecnica ha natura Magica e consumo Medio. Kel è in grado di scagliare una scarica telecinetica verso un oggetto o verso il proprio avversario, allo scopo di scagliarli o di attirarli verso di sé. La tecnica infligge danni da impatto o da contatto con l'oggetto scagliato. A seconda delle situazione è possibile utilizzare questa tecnica anche con una valenza offensiva o difensiva.
{Pergamena "Raffica Telecinetica" - Mago}

unda flammas__Spendendo un quantitativo Basso o Medio di energie, sarà possibile sprigionare da Neracciaio una bordata costituita da fiamme, nonchè manifestazione dell'anima racchiusa nell'arma in grado di arrecare un danno pari al consumo speso sottoforma di bruciature e ustioni.
{Abilità attiva Talento Artigiano - Consumo impiegato: Medio}

Resoconto: incasso completamente il danno Critico ma grazie a Neve rimango illeso dagli attacchi fisici sotto forma di cariche. Dopodichè cerco di colpire l'arto anteriore sinistro del nemico, prima usanto la pergamena Raffica Telecinetica e poi colpendolo con una bordata di fuoco sfruttando l'abilità del Talento Artigiano.



 
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.Neve
view post Posted on 29/5/2014, 13:52





Ad Extirpanda ~

Circa qualche settimana prima, in un punto non precisato dell'Edhel.



"Non fa nulla, sarei un pessimo padre, sai come sono."
Rimase fermo e imbarazzato a guardarla. Non che avesse detto qualcosa di male, o che l'avesse fatta arrabbiare, semplicemente si vergognava. Si vergognava forse di aver riaperto un'altica ferita nell'animo di Afrah, o forse di aver osato troppo, di aver chiesto troppo. Eppure in quegli occhi gelidi screziati da una pura limpidezza, Afrah scorse dei sogni, desideri. Qualcosa che riusciva ad inondare il suo cuore di gioia, di una speranza che apriva la strada ad un futuro sereno. Una famiglia insieme, insieme a lei. E per un attimo lei si sentì colpevole. Colpevole di avergli precluso perfino quella flebile ipotesi di riscatto nei confronti di una vita fin troppo dura. Lui voleva un figlio e lei non era in grado di poterlo accontentare, non era in grado di fargli vivere quel sogno che lui tanto anelava e che tanto bramava anche lei. Forse, pensò, si sarebbe presto stufato di lei e del suo corpo infertile e l'avrebbe abbandonata. Forse avrebbe vissuto quel sogno lontano da lei, con un'altra donna.
Si sbagliava.
"Ma tu lo vorresti?"
Quelle parole, tanto tremuli quanto potenti squarciarono le incertezze della giovane beduina. Ed il suo cuore sofferente, stretto in una morsa, fu inondato di luce nuova. Avvolgente. Quel tu risollevò il suo animo e riempì le sue membra di speranza. Un tu che significava noi. E si sentì stupida, codarda. E per un attimo tremò all'idea di aver pensato male di lui, di essere stata così infantile. Due calde lacrime le rigarono le guance pallide. Piangeva, piangeva di gioia. Per la prima volta in vita sua.
"Scusa, non volevo farti pianger..."
"Saresti un padre magnifico."
E lo zittì con un bacio.
Una sensazione calda, intensa, qualcosa che non avrebbe mai dimenticato.
Lui la guardò, come se si fosse svegliato.
"Possiamo inventare un'altra soluzione.
Basta che non diventa selvaggio come quel gattaccio! "

Ed Afrah sorrise asciugandosi le lacrime. Un sorriso contagioso, tanto da spingerlo ad imitarla. Quello di Jace era però più allegro e spontaneo.
Sorrideva, quasi come fosse un bambino.

"Se stiamo insieme tutto è possibile."


Edhel, adesso.


Se solo fossero stati insieme la pioggia non avrebbe punto sulla sua pelle, il cielo non sarebbe stato scuro di nubi così dense da eclissare la luce. Avrebbe avuto lei la sua luce accanto, ed il freddo selvaggio non l'avrebbe lambita con le sue spire prepotenti. Se solo fossero stati insieme avrebbero gridato all'abominio con tutte le forze che avevano, avrebbero marciato uniti verso un futuro di pace e lui non avrebbe potuto toccarli, solo in quel vuoto di dolore. Perché con la loro purezza avrebbero lacerato quel vuoto, rendendolo proprio, del mondo, di tutti quanti. Perché non c'era limite ai loro desideri e nemmeno alla voglia di portarli avanti. Ed invece adesso l'urlo la travolgeva. La voce del mostro era come il pianto di mille angeli caduti alle sue orecchie. Eterno, straziante. Berciavano alla sua mente di essere salvati, di essere accolti tra le sue braccia amorevoli. Ma lei non c'era ed un vacuo bagliore nutriva il suo animo, sola senza la mano del suo Habibi. Non poteva aiutarli, non poteva sussurrare alle loro orecchie parole di conforto. Perché già abbandonava il suo fulgore, già abbandonava se stessa. E sola allora arrancava. La testa pulsante, trafitta da mille e cento spade. Urlò, perché era la sola cosa che potesse fare. Perché la volontà l'abbandonava, ancora una volta. E le sue membra si mossero da sole, come spinte da qualcos'altro. Ma era lei che ne governava le azioni, lei ed i suoi pensieri infami. Arrancò verso la bestia, noncurante dei suoi compagni, cieca di fronte a ciò che le stava intorno. Voleva farsi calpestare, sottomettere. Piegata come una cagna al suo padrone, come forse aveva fatto in un tempo ormai lontano. Dimenticata all'ombra di una tenda nel deserto di fuoco. Pregò affinché quell'incubo dimenticato non le riaffiorasse alla mente, ma era troppo debole per farlo. D'un tratto però una figura luminosa attirò la sua attenzione in quel coacervo di suoni e rumori dimessi, portò le mani al viso incapace di credervi.

Ed il tempo sembrò fermarsi.

mh3n6s

Solo ruggiva in quella notte fittizia. Il manto dorato illuminava le tenebre, ed il suo corpo possente si innalzava oltre i fuochi degli uomini. Ruggiva e la pioggia rigava il suo folto pelo, e gli occhi penetravano il buio. Era lui il padrone di quel terreno ormai strappato alla natura. Era lui la bestia, il fuoco, il predatore. E allora perché la sua mente era come cinta sotto subdoli vincoli? Perché il suo corpo bramava il dolore di quegli zoccoli ma il suo spirito si rifiutava di crederci? Immenso, possente famiglio. Arcana creatura del deserto, arrancava adesso di fronte ad un cacciatore più potente di lui. Non lo accettava. Non riusciva a comprenderlo. Sapeva soltanto incedere, affondando le zampe nel fango. Sporcandosi di quella terra marcia. Ed Afrah lo vide, lo vide tutto. Lo vide affannarsi, farsi strada verso la morte, ma ringhiare al cielo. Sofferente. Cosa ci faceva il suo cucciolo, in quelle lande lontane dalla civiltà? Il suo cuore riprese a battere, sempre più veloce, in una corsa sfrenata.

" H a n i!! "
Urlò alla pioggia.
Ed era come il richiamo di una leonessa alla sua prole, un grido disperato.
Lui volse il capo nella sua direzione, ma non riuscì ad arrestare il suo moto.
Imperturbato.

La beduina accelerò il passo, e la pioggia nemmeno servì ad intaccarla. Le vesti scure appesantite dall'acqua, il viso stravolto e pallido. Si avventò sulla creatura, la sua. Per cercare almeno di fargli da scudo con il suo stesso corpo. Si sarebbe fatta calpestare dal palafreno, ma almeno avrebbe protetto lui. E le mani fragili si aggrapparono alla schiena del felino, i piedi scivolarono nel fango, facendo attrito sul terreno sottostante. Il suo intero corpo abbracciava il caracal, per cercare di tenerlo fermo, di non farlo avanzare oltre. Ma la bestia si agitò, nervosa, ringhiando alla sua padrona. Scuotendo la testa e gonfiando i muscoli all'inverosimile. Cercò di scrollarsi di dosso quel fragile corpo, ribellandosi. Afrah resisteva debolmente, come l'ultima foglia d'autunno al maestrale. L'abominio intanto galoppava nella loro direzione, furioso e senza freni. E Hani mostrava i denti, più aguzzi di daghe d'acciaio. Graffiava la terra con le sue unghia, più dure e affilate di uncini d'ossidiana. Si agitava sotto la stretta apprensiva di Afrah, schiumava dalla bocca, mordendo il suo braccio ma non facendole alcun male. E quando sembrò che l'abominio fosse ormai arrivato a colpire i loro corpi, il velo della Banshee li protesse. E li protesse tutti. Afrah, Hani, Alaria e gli altri due uomini. Esultò per questo dono, ringraziando mille volte il cielo. Come ogni volta, nero ed etereo, la patina resistente impedì agli zoccoli del cavallo di trapassare i loro corpi che rimasero illibati. Hani allora si svincolò dalla presa poco salda della beduina, facendola ruzzolare a pochi passi da lui. Gonfiò le sue membra, rizzò il pelo robusto. Ed in una manciata di secondi si avventò contro le giugulari della bestia. Fulmineo. Se le sue zanne fossero entrate a contatto con quelle carni marcescenti, esse avrebbero rilasciato una potente tossina in grado di destabilizzare il mostro per un po' di tempo. Ed Afrah rimase a guardare, intontita, incapace di reagire a quella furia della natura. Voleva trattenere il suo impeto, voleva salvarlo dalla sua natura focosa. Ma ben tardi si rese conto, con amara rassegnazione, che non poteva imbrigliare lo spirito di una creatura selvaggia.

Voleva tanto proteggerlo.
Ma era lui alla fine che lo stava facendo.

« Non ti senti un peso per quella povera creatura, bambina?
Non senti sulla pelle la macchia della colpevolezza?
Sei debole, ragazza. Fragile come il primo germoglio sotto la neve.

Questa tua esitazione ti seppellirà! »


Afferrò l'asta della Vena ansimando debolmente, rialzandosi pizzicata da quelle parole. I piedi si mossero rapidi verso il palafreno e l'arma scattò furiosa in due direzioni. Una dal basso verso l'alto, contro il suo muso. L'altra in orizzontale come a voler lacerare la sua gola.

Se si fosse salvata lo avrebbe fatto lei, con le sue sole forze.


2i9mo45

Afrah

Capacità Straordinarie (5 3)

Prontezza: 2 | Velocità: 2 | Intelligenza: 1

Tayf

Capacità Straordinarie (5 3)

Forza: 2 | Velocità: 2| Intelligenza: 1


Consumi: Basso 5% | Medio 9% | Alto 18% | Critico 36%

Energia: 68% - Medio 9% - Alto 18% = 41%
Stato Fisico: contusione Media alla spalla sinistra 14/16
Stato Psicologico: Critico, voglia di farsi calpestare 8/16
Kukri: riposto.
Vena di Granito: visibile, ben salda nella mano destra.
Spilli: 20/20
Foglie di Kahab (Erba ricostituente): x1 (una utilizzata)


PASSIVE:
La Banshee: ❖ Ogniqualvolta la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di energia pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar] ❖ La Banshee non sviene al 10% di energia. [Abilità personale]
Il Velo: ❖ La banshee è capace di evocare le proprie difese in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passive del Talento Guardiano,I e III livello] ❖ Qualsiasi difesa ad area avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [Passiva del Talento Guardiano II livello]
Il potere del trio: Qualsiasi attacco ad area avrà potenza pari al consumo impiegato per generarlo. [Abilità personale] ❖ Ogniqualvolta un avversario utilizzerà una tecnica magica, la Banshee guadagnerà 2Cs in Intuito per la durata di quel turno. [Pergamena del Mago "Discendenza Arcana"]
Né in Paradiso Né all'Inferno: La Banshee può levitare. [Pergamena del Ladro Sostegno]
Kufi Bismillah: Abilità di Auspex [Amuleto dell'Auspex]
La ragazza Nessuno: Anti auspex. Chi è nelle vicinanze della Banshee non potrà localizzarla, tanto meno avvertirne la presenza. [Artefatto "Il Pianto delle Parche"]
Le Vene di Granito [Artefatto, lancia bilama] ❖ Il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Eden infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena. ❖ I possessori delle Vene hanno la facoltà di non soffrire di stenti/intemperie all'interno delle terre dell'Eden. ❖ In presenza di due possessori delle Vene di granito, questi potranno comunicare fra loro telepaticamente. In presenza di tutti e tre possessori delle Vene di granito, questi potranno beneficiare tutti di una CS aggiuntiva alla concentrazione.
Hani - guardiano silente [Compagno animale utilizzabile in combattimento]Hani possiede 2Cs: 1 alla costituzione ed 1 all'Agilità ❖ Afrah ed i suoi alleati non saranno mai avvolti dalle tenebre e vedranno attraverso l'oscurità ❖ Hani non viene notato finché non attacca


ATTIVE:
Il Velo ~ Al Hijhab ﺃُﺣْﺠِﺒﺔ
Leggero si poggia sul suo capo, flebile, morbido, piacevole al contatto, ma duro e forte, cupeggia pesante come la notte, è la protezione della Banshee, il suo marchio è eterna forza e rapida dissolvenza, è buio e piacevolezza al tempo stesso. È il dono di Tayf, una protezione totale dalle minacce esterne. {NERO} Apparentemente sembrerebbe un normale velo di raso nero semitrasparente, lungo e delicato, ricopre tutto il corpo e la avvolge, ma ella vi può guardare attraverso in modo naturale. La banshee è capace di evocarlo in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. Sarà quindi sempre in grado di difendersi in ogni circostanza, anche se colpita alle spalle o di sorpresa ed esso si concretizzerà dinnanzi a lei, bloccando qualsiasi offensiva magica o fisica. Il consumo sarà quindi basso, medio o alto con potenza pari al consumo stesso. Per lei poi, qualsiasi difesa ad area di questo dominio media o alta, avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [ Effetti passivi ed attivi del I, II e III livello del talento "Guardiano" Usato a Medio e ad area

Unico al mondo e unico nei deserti
Se è necessario, se proprio vengo messo alle strette, ho un altro tipo di veleno, molto più pericoloso e molto più efficace. Questa tossina viene rilasciata dai denti e viene inoculata soltanto con i morsi. Prediligo gli artigli alle zanne, ma non mi tirerei indietro di fronte ad uno scontro particolarmente duro. Le sacche velenifere si sono sviluppate quando i miei fratelli hanno cominciato a morire in seguito all'attacco dei bracconieri che utilizzavano dardi intrisi di acido. Così mi sono adattato. Gli uomini sono meschini e subdoli, le mie armi sono meschine e subdole. La tossina procoagulante presente nei miei canini interferisce con il processo di coagulazione del sangue, rendendo le emorragie estremamente difficili da marginare. Un meccanismo di difesa o di attacco? Me lo sono sempre chiesto e la risposta mi fa accapponare il pelo. [Fisica, Alta: Hani, imprimendo un consumo Alto nei denti, morde il nemico, causando un danno Medio istantaneo. In seguito all'inoculazione delle tossine, il bersaglio colpito vedrà le proprie ferite sanguinare copiosamente, prendendo un danno Basso per altri due turni consecutivi.]

RIASSUNTO E NOTE:
La banshee subisce in pieno il Critico alla mente con tutte le conseguenze del caso. Vuole farsi calpestare dal mostro, ma nota adesso la presenza di Hani che, anch'esso danneggiato alla mente con un Critico ed anch'esso colpito dalla malia, si muove in direzione del cavallo infernale. Afrah cerca allora di fermarlo, tentando di farsi colpire dal mostro, ma il Velo riesce a comunque a materializzarsi, proteggendo tutti gli alleati dai due attacchi fisici ( Seconda attiva del Guardiano usato ad area). Tutto ciò è possibile grazie alla passiva del suddetto Talento che permette alle difese di materializzarsi inconsciamente, anche sotto potenti distrazioni. Hani allora si svincola dalla presa della sua padrona e cerca di avventarsi contro il mostro con la tecnica "Unico al mondo e unico nei deserti" (Abilità di potenza Alta dell'artefatto). Afrah d'altro canto, spronata dalle parole di Husama cerca almeno di portare due attacchi fisici al mostro attraverso la Vena di Granito. Uno dal basso verso l'alto in direzione del muso, l'altro in orizzontale tentando alla sua gola.

 
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zis
view post Posted on 29/5/2014, 18:14





Il mio nome è Alaria e questo corpo non mi appartiene:
io sono una fata.




Lo schifo.
Il putridume marciulento gorgogliava ancora sul terreno fangoso.
Nulla poteva la pioggia nera contro quell'odore che straziava il mio naso, tanto orrendo che iniziavo a desiderare di otturare in qualche modo le mie narici.
Non serviva a niente cercare di respirare solo con la bocca, quelle sostanze volatili mi impastavano la lingua e si insinuavano nella mia gola che ardeva violenta pregando il mio corpo di allontanarsi il più possibile da quel cavallo abominevole.
Le nostre offensive avevano causato un gran numero di danni al nemico, tuttavia non abbastanza da vederlo messo fuorigioco.
Ero riuscita a sfondare il suo muso, le sue ossa dure: non era immortale.
Soffriva, un nitrito grottesco era uscito dalla gola quando aveva subito il colpo.
Provava dolore e questo mi sorprese, tuttavia si capiva immediatamente che quel mosto non avrebbe ripiegato per nessun motivo, neanche se si fosse trovato veramente con un filo di energia vitale avrebbe voltato a noi le spalle: ci avrebbe caricato.
Con somma gioia avrebbe cercato di travolgerci, fosse l'ultima cosa che tentava di fare.
La grande torre svettava altissima dietro l'equino e si notava bene l'influenza del suo potere, che alimentava e generava le forze di quell'incubo.
Velta l'aveva portato in questo mondo, lei era in grado di render reali i nostri più oscuri incubi.
Questo era solo un piccolo giocattolo nelle sue mani e già io tremavo davanti al più minuscolo dei suoi sgherri.
Come pensava Alexandra di poter sconfiggere un nemico tanto potente?
Per non parlare della Dama Bianca!
Questa era una battaglia senza possibilità di vittoria.
Io non ci credevo, non avevamo nessuna chance.
Stavamo andando incontro verso un massacro, verso la morte.
Forse avremmo anche sconfitto questo nemico, ma non potevo sperare altro.
L'obiettivo desiderato si trovava sopra un piedistallo troppo alto; una coppa d'orata scintillante, quasi utopica, che con la propria lucentezza richiamava e abbagliava gli stolti: ecco cosa inseguivamo.
Come potevo essere l'unica su questo campo di battaglia a fronteggiare la realtà per come stava?
Le troppe battaglie avevano dato alla testa a questi eroi?
Be, io non sono un'eroina, sono una semplice fata.
Povera e indifesa.
Pienamente consapevole di cosa mi circondava; cosa banale, ma a quanto pare non scontata.
Forse ero io a esser troppo pessimista, troppo cupa nei miei pensieri.
Che i miei valori fossero sbagliati?

[...]

Il cavallo si erse sulle sue gambe posteriori.
I suoi muscoli erano contratti e quasi s'intravedevano sotto la sua pelle marcente.
Dalle sue narici usciva un fumo giallastro, una condensa vomitevole.
Era una manifestazione di forza, potere, con tutta la sua mole svettava alto, tanto che sembrava quasi voler sfiorare le nubi oscure del cielo.
La sua mole era tanta da incuter timore anche al più coraggioso dei guerrieri, figuriamo a me.
Persino i miei compagni sembrarono ora provare una sorta di paura, quando un potente nitrito fuoriuscì dal muso dell'equino.
Un suono tanto forte da far vibrare l'aria, tanto fastidioso da stordirmi e uno strano desiderio iniziò a nascere all'interno della mia mente: volevo farmi schiacciare.
Forse era l'unica soluzione per metter fine alla mia partecipazione a quella guerra.
Una fine che non poteva essere additata da nessuno, non sarei stata una disertrice, sarei perita per una giusta causa in fondo.
Feci un passo e il mio piede sprofondò nel fango.
Un altro e un altro ancora.
Iniziai, molto lentamente, a dirigermi verso la grande bestia.
Travolgimi. Calpestami.
Osservavo il terreno per non vedere la mia fine, nonostante la desiderassi, non riuscivo ad avere il coraggio per guardare la morte in faccia.
Timida anche fino all'ultimo istante su questa terra.
Sentii gli zoccoli produrre forti rumori, anche con il fango che attutiva la carica del nemico.
Oddio, una coccinella!
C'era una coccinella su quello stelo d'erba.
Vai via o verrai schiacciata.
Mi chinai per prenderla sulla mia mano, cercava invano di trovare riparo dalla pioggia, probabilmente con quel tempo atmosferico non riusciva a volare.
A osservarla bene era pure rossa e sette piccoli puntini neri erano presenti sulla sua schiena.
Oh, che fortuna!
Erano di buon auspicio quei piccoli insettini.
Oh, che tenerina. Piccolina e bellina. Awww.
Ops!
Mi ero dimenticata della battaglia, cavolo.
Ormai l'ombra del nemico in carica era di fronte a me.
Il suo zoccolo calpestò la coccinella e mancava giusto un istante prima della mia morte.
Chiusi gli occhi e l'istante passò.

[...]

Ma come?
Ero ancora viva?
Aprii un occhio per sbirciare, di nuovo il velo nero di Afrah mi avvolgeva e proteggeva.
Era tanto potente da impedire al mostro di calpestarmi. Quella donna possedeva mille risorse.
Anche la seconda carica del nemico era andata a vuoto.
Ero felice, ma c'era stato qualcuno dimenticato dalla dea bendata: il piccolo insettino rosso.
Osservai il suo piccolo cadavere sul terreno e quel minuscolo segno della fortuna sembrava esser svanito nel nulla.
Il buon auspicio era stato calpestato con violenza dal male e con esso anche le speranze che per qualche istante avevo serbato per il futuro.
Quante volte potevo scampare così alla morte?
Perché altri innocenti dovevano continuare a perire sotto la mia vista?
La legge del più forte?
Io l'avevo sempre odiata e combattuta con tutte le mie forze.
Odiavo il pensiero che esseri più deboli dovessero soffrire e patire la morte solo per il vantaggio di qualcun altro.
La furia di nuovo crebbe nel mio animo.
Perché non riuscivo mai a compiere il mio dovere?
Era tanto difficile preservare la vita di coloro che mi circondavano?
No!
Eppure non riuscivo mai ad adempiere a questo semplice compito.
Ero inutile, lo ero sempre stata e ne avevo la prova davanti.
Afferrai il mio mazzafrusto e il mio scudo, sarei andata in prima linea, avrei vendicato la Fortuna.
Con tutte le forze che ancora possedevo, nonostante la mia mente debilitata, la mia costola rotta, caricai... dovevo porre freno a quella furia nemica.
Avrei cercato di raggiungere le sue zampe e otto attacchi quasi istantanei avrebbero tentato di rompere completamente l'osso di una gamba.
Il vero problema era solo che dovevo resistere al desiderio di vomitare ancora.



Pensato Alaria. Parlato Alaria.
Parlato d'altri.


Alaria
Mana: 100%-10%-20%-20%=50%
Cr 40%|Al 20%|Me 10%|Ba 5%
Stato fisico: 4/16 Alto al torace.
Stato Mentale: 6/16 Alto più Medio alla mente.
Cs: 1 Cs - 2 Cs = 0 Cs

Attive:
Nonostante il mio impegno, ogni tanto la mia natura orchesca ritorna a far capolino: odio quegli istanti e i sensi di colpa successivi, eppure essi sembrano diventare sempre più frequenti, soprattutto quando mi ritrovo davanti persone che negano la mia natura di fata.
Otto attacchi in rapida successione, quasi istantanei vengono abbattuti sul nemico durante quest'ira incontrollabile, la violenza atavica della mia razza non è così semplice da controllare. [Pergamena Iniziale del Guerriero: Furia - consumo Alto]

Qui lo dico e qui lo nego, ma non riesco a concentrarmi, rimanere focalizzata su una cosa specifica per troppo tempo, tendo facilmente a distrarmi a voltare i miei pensieri su altre cose: ho una mente sfuggente. [2° personale media psionica: difesa psionica media]


Passive:


Abilità razziale: Sangue guerriero ~ I mezz'orchi sono nati come una razza di super mercenari. La loro potenza e le loro discrete abilità in qualsiasi campo li hanno resi inevitabilmente una delle razze più popolari fra le fila di un esercito, e le più utili. La stessa razza, intuendo che questo era uno degli unici modi che aveva per poter continuare a vivere senza subire notevoli discriminazioni, si è evoluta in questa direzione, per poter divenire l'unica e vera razza guerriera.
Grazie a questa "Evoluzione", i mezz'orchi si sono talmente abituati a combattere sempre in prima linea da poter sopportare e "ignorare" il dolore in battaglia. Questo non significa che non lo avvertono, certo, ma saranno talmente in grado di sopportarlo che sarà difficile vedere un mezz'orco soffrire a meno di non tagliargli un braccio, o ricoprirlo di ferite notevolmente profonde.
Questo permette quindi loro di continuare a combattere sempre e comunque, senza fermarsi, fino alla morte, rendendoli estremamente pericolosi in battaglia


Guaritore: la principale capacità dei possessori di questo talento è quella di sopperire alle normali debolezze delle tecniche di cura utilizzate da qualsiasi altra persona. Se infatti normalmente - in termini tecnici - una tecnica di guarigione allevia un danno pari ad un livello inferiore alla potenza della tecnica, per chi possiede questo talento non sarà così: il danno curato dalle suddette tecniche sarà sempre pari al consumo e alla potenza della tecnica stessa.


Armi
Mazzafrusta
Scudo
Arco [6/15 munizioni]

Riassunto.
Mi paro con un Medio dalla psionica sfruttando la mente sfuggente di Alaria.
Afrah mi protegge dalle cariche fisiche.
Uso Furia per cercare di colpire la gamba dell'avversario.

Note.
Spero sia tutto chiaro.
Buona giocata. ^w^


 
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view post Posted on 2/6/2014, 18:57
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Cardine
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Ad Extirpanda IV




Avrebbe tanto voluto cominciare a correre un'altra volta, ma qualcosa glie lo impediva. A ostacolarlo, ironia della sorte, era proprio il suo corpo che, pure nelle condizioni più disperate, gli aveva sempre permesso di scatenare l'atavica furia sul suo mondo. Un mondo per cui provava una strana nostalgia, in quegli inaspettati momenti di dolore.
Essere in quel luogo così nuovo ai suoi occhi, tutto ancora da calpestare, non gli dispiaceva affatto, ma le formichine che si dimenavano sotto i suoi possenti zoccoli gli avevano procurato non pochi fastidi. Nessuno aveva mai osato opporsi a una sua carica, e che qualcuno osasse persino aggredirlo era addirittura inimmaginabile. Qual'era quel punto debole che nessuno prima di allora aveva mai osato colpire? Una mente completamente vuota e priva di senno, o un corpo destinato allo sfacelo? Egli era stato creato soltanto per non fermarsi mai, e non per resistere a quegli esseri così ostinati ed incauti. Il mostro non era in grado nemmeno di rendersi conto in quali condizioni fosse il suo corpo, laddove i suoi occhi lattigginosi non potessero scrutare per accertarsene. Pur con la testa sul punto di staccarsi o le zampe rotte in più punti, pur onnubilato dal dolore più insopportabile, avrebbe galoppato alla massima velocità, scatenandosi come se fosse l'ultima volta. Ed egli, che aveva sempre schiacciato ogni ostacolo, non fu pronto a contrastare la furia altrui, così differente dalla sua.

Avrebbe sopportato con forza sia il ferro sia il fuoco atroce che ora lo divorava, se questo gli avesse permesso di seguire il volere della sua sconfinata ira, ma era infine giunto ad un limite, un punto di non ritorno. Si sforzò di ignorare le fiamme, le forze che lo sballottavano e la bestiola pelosa che provò ingenuamente a sbranarlo, ma non bastò. Per prima una colossale gamba cedette sotto la violenza di una lama nemica, e poi il collo venne squarciato quasi di netto, spruzzando lì attorno una melma nerastra e pestilenziale. Solo a quel punto Reshh' igh comprese che forse non avrebbe più attraversato le desolate distese dell'Oneiron come era solito fare.
Volse di nuovo il muso, questa volta verso l'enorme torre che lo aveva sia partorito che crudelmente sacrificato. Ma non gli importava di essere stato una semplice pedina di un piano ben più grande: araldo del suo Mondo, aveva dimostrato cosa si nascondesse al di là di quel sottile velo chiamato Sogno. Egli era stato un incubo di furia e distruzione, realizzandosi un'ultima volta facendo ciò che tanto amava. Era in qualche modo grato a Colei che gli aveva permesso quell'ultima e liberatoria possibilità di essere se stesso. Senza limiti.



Tutti quanti i prodi combattenti, giunti a quel punto, avrebbero visto la sua maestosa sagoma cadere a pezzi una volta per tutte. Enormi brandelli di tessuto si sarebbero riversati a terra uno dopo l'altro, sciogliendosi nello strano liquido scuro piovuto dal cielo per tutto il tempo. Infine anche lo scheletro annerito, ormai privo della brulicante e marcescente vitalità che la carne gli donava, si sarebbe ridotto a semplice polvere nera. Ma quella era solo l'apparenza, il contentino che i Leoni avrebbero ottenuto dopo aver dimostrato il loro grande valore.



a2Oks2Z



Una nuova oscurità avrebbe infine avvolto i dintorni della Torre, scivolando, sinuosa e terribile come una serpe, e inghiottendo ogni cosa.


Reshh' igh, ormai libero da ogni strazio, si rialzò con fierezza, calpestando il terreno sotto gli zoccoli: non più erba bagnata di un mondo estraneo, ma lunghe ed eteree spighe, tanto famigliari.

Nitrì con tutta la forza di cui era capace, in modo che tutti potessero udire il segno del suo ritorno.

Di nuovo era libero, indomito e selvaggio: egli ricominciò il suo ultimo galoppo,
sfrecciando verso l'orizzonte, nero e infinito più che mai.


2wdoj1g




Riassunto: il mostro tenta una disperata difesa dai vostri primi attacchi, ma viene semplicemente soverchiato dalla potenza di fuoco. Comincia letteralmente a disfarsi, e svanisce poco prima che l'oscurità avvolga tutto quanto. Avete dunque sconfitto il boss (tenentelo a mente, mi raccomando), i nostri complimenti!
Il post che avete appena letto è opera mia, mentre il giudizio qui sotto è stato scritto da Albtraum, tenendo conto di quelle che sono state le considerazione di entrambi. E qui, dunque, si conclude il vostro primo turno!


Gruppo ovest

Ho trovato il vostro gruppo estremamente eterogeneo sotto ogni punto di vista. Si passa da Neve, giocatrice esperta dallo stile già formato, ad Azazel e Shervaar abbastanza capaci che tuttavia devono ancora lavorare sui post ancora troppo tecnici e sintetici, per arrivare a Zis che, pur riuscendo a interpretare in maneira soddisfacente il proprio personaggio, è ancora carente dal punto di vista delle descrizioni e di tecniche di scrittura. Durante la lettura mi è sembrato letteralmente di essere su delle montagne russe, tanto è il divario che vi separa. Sono rimasto comunque molto compiaciuto di come siate riusciti a legare i vostri personaggi nel primo post senza quasi avere difficoltà (a parte Shervaar che non partecipa affatto ai dialoghi), anche se mi sarebbe piaciuto che qualche scambio di battute fra di voi foste riusciti a strapparlo anche durante il combattimento. Combattimento che è stato affrontato anch'esso in maniera ottovolantesca. Siete partiti quasi tutti con un solo slot tecnica per potervi difendere dagli otto CS di attacco che vi venivano rivolti contro e siete comunque riusciti a infliggere quasi un danno mortale al fisico grazie a combinazioni fra tecniche magiche, fisiche e psioniche con danno fisico. Il secondo turno, invece, pur avendo due slot grazie alla difesa ad area di Afrah, avete puntato completamente sul fronte fisico/magico ignorando completamente quello psionico. Vuoi per la mancanza di Shervaar, vuoi per il fatto che vi eravate convinti di dover infliggere a tutti i costi quel medio, avete convogliato tutte le vostre tecniche sul danno fisico. Una difesa assoluta avrebbe potuto rovinare completamente la vostra strategia, considerando anche il danno critico psionico che avete subito nel turno precedente per avere due slot (a parte Alaria che si è difesa con un medio, non molto ottimale da questo punto di vista), ma io e Hole abbiamo ritenuto che il vostro primo turno sia stato così eccellente da non volervi penalizzare anche da questo punto di vista.
L'abbandono di Shervaar prima della fine della giocata è stato deleterio non solo dal punto di vista puramente strategico, bensì anche per il rispetto dei compagni. Quando ci si rende disponibili per una giocata (perdipiù una giocata ufficiale come questa) si è in dovere di concluderla, soprattutto quando la propria presenza può decidere fra vittoria e sconfitta dell'intero gruppo (cosa che qui non è stata, anche se solo fortunatamente).
Per il resto, non ho visto difetti in sportività particolarmente gravi. Ho solo trovato contestabile l'uso di una singola difesa per difendere da due attacchi non del tutto contemporanei, ma il consumo usato e la situazione giustificano l'azione.
In generale, riguardo la scrittura c'è ancora un ampio margine di miglioramento e nella strategia avreste potuto concludere con il botto invece che con una vittoria di Pirro. Fate attenzione la prossima volta.
 
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14 replies since 7/5/2014, 23:55   438 views
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