Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Erdkun ≈ Stimabili disertori, Astrid vs Vahram ~ Duello ufficiale

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 15/5/2014, 03:25
Avatar

Aper army
·····

Group:
Member
Posts:
1,606
Location:
Trentino

Status:



Ավազակ ~ Erdkun ~ Մարդակեր
~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~
Stimabili disertori

divider4_zps07cc684a
CerroKarkas-tiny_zpsdf319436
n0zc

Astrid vs Vahram

Gialla vs Verde
G vs E



Cerro Karkas

Più comunemente chiamato dai locali Colle Spezzato, questa altura frastagliata da profondi crepacci e tappezzata da bassi arbusti e resti di piccoli insediamenti ormai in rovina è situata a una trentina di miglia dalle falde della cordigliera montana che delimita il lato Nord-Occidentale della Bocca dell’Inferno. Secoli fa, nella gola che taglia il monte in due – e da qui il suo nome – era incastonata l’antica postazione di frontiera che sorvegliava la via commerciale per la famigerata città stato. In seguito a una guerra ormai dimenticata dagli annali, l’avamposto di Cerro Karkas cadde in disuso dopo la retrocessione dei confini al ben più difendibile Passo di Bael, in mezzo alla catena montuosa. Tutto ciò che rimane delle antiche fortificazioni è un mucchio di ruderi. Dall’alto del colle, è possibile ancora ammirare all’imboccatura della valle le rovine della stazione commerciale di Ab’Darib, che si stagliano semisepolte dalla sabbia dinanzi all’immensità del deserto.

Ben poche carovane e viandanti osano percorrere la rotta del Cerro Karkas. Questa terra di nessuno, lontana dal braccio della legge delle Città Libere, ricca di doline nascoste, ruderi abbandonati e rilievi perfetti da cui tendere imboscate, già da tempo immemore è tristemente conosciuta come uno tra i più noti abituri della malvivenza dell’Akeran. Con l’infuriare della recente guerra, ha visto giungere a frotte sfollati e disertori d’ogni bandiera in cerca di rifugio, disposti a ingrossare le fila dei briganti che infestano la zona pur di sopravvivere o trovare protezione per la propria famiglia.

Il posto giusto per chi desidera sparire dalla circolazione.
Il posto sbagliato per chiunque altro.


__________________________________________________________________________


Primo post: Astrid
Premio in palio: uno strudel (cucinato dal sottoscritto)
Player Killing: Off
Durata: Un post di presentazione e cinque post di combattimento
Tempi di risposta: illimitati
Arena: Cerro Karkas e dintorni
Ora: Prima mattina



CITAZIONE
Scusate, qualche anima pia potrebbe per favore modificare il titolo del topic in modo che appaia così:

Erdkun ≈ Stimabili disertori


Chiedo scusa e ringrazio in anticipo, con i codici non ci capisco ancora una vacca... :sese:


Edited by Orto33 - 15/5/2014, 10:00
 
Top
Ashel
view post Posted on 20/5/2014, 18:18







Astrid non ricordava quasi nulla della battaglia.
Qualche ricordo confuso ogni tanto faceva capolino nella sua mente ancora scossa, ma nonostante fossero passati diversi giorni, gran parte di quanto era avvenuto laggiù le rimaneva oscuro.
Alaria, l'orchessa che l'aveva aggredita alla caverna, l'aveva aiutata a riprendersi e si era scusata per aver perso il controllo di se stessa. Aveva detto di essere stata posseduta da uno spirito, o qualcosa del genere.
Astrid non le aveva creduto, ma dal momento che era letteralmente collassata a terra e che sarebbe senz'altro morta senza di lei, aveva accettato il suo aiuto senza ribattere.
In seguito le loro strade si erano divise, e lei aveva proseguito da sola.
Per un po' aveva pensato di raggiungere i suoi compagni, la feccia di Taanach spedita alla Riva di Ghuthir - nient'altro che pedine sacrificabili.
Ma era stanca, ferita e confusa. Anche volendo non sarebbe riuscita a rintracciarli in nessun modo, a malapena riusciva a reggersi in piedi, figurarsi ripercorrere la strada che portava al loro nascondiglio. Avrebbe dovuto sperare di trovarli ancora vivi, e comunque c'erano alte probabilità che avessero preferito tagliare la corda.
Così aveva proseguito, pensando solo a se stessa.
Ciò faceva di lei una disertrice.
Quel pensiero era nato dentro di lei dopo qualche giorno di marcia e da allora non l'aveva più lasciata.
Continuava a ripetersi che Feor era già morto quando Alaria l'aveva aggredita, e se anche fosse tornata indietro per cercarlo non l'avrebbe trovato, o al massimo avrebbe recuperato il suo cadavere.
E poi, chiunque di quella compagnia avrebbe fatto lo stesso. Nessuno credeva nella causa indipendentista, la maggior parte di loro erano mercenari buttati nella mischia per una manciata di monete, e se la sarebbero squagliata non appena le cose si fossero messe male.
Che cosa la rendeva migliore di loro?
Ma in fondo sapeva che stava solamente ingannando se stessa. Era stata mandata in guerra, una guerra che non le interessava e in cui si sentiva solo carne da macello. Il denaro non le interessava, né la gloria o l'onore. A lei era sempre e solo interessato sopravvivere.
Perciò si era limitata a seguire il percorso della Riva, che sbucava in una landa enorme e deserta, un cimitero di scheletri che appariva come un lago un tempo florido, ma ormai del tutto prosciugato.
Si era cibata di radici, roditori e di poco altro.
Aveva vagato per quelle terre per giorni, sopravvivendo come poteva. Il primo avamposto di civiltà che aveva trovato era un piccolo villaggio di allevatori sperduto nel nulla.
Aveva seguito le antiche rotte commerciali come le era stato indicato e aveva infine raggiunto i ruderi di una cittadina abbandonata da secoli, un tempo fiorente e ora ridotta a una manciata di monoliti silenziosi, incastonata tra i crepacci della catena montuosa.
Qui si muoveva con prudenza. Lungo la via del commercio trovava spesso mendicanti, gruppi di profughi che si lasciavano morire di fame, intere famiglie che vivevano di stenti e qualche sgherro dall'aria pericolosa.
Sapeva - gliel'avevano detto al villaggio - che Cerro Karkas non era un posto per tutti.
A Cerro Karkas i banditi delle montagne trucidavano i passanti per pochi spiccioli. Fuggitivi, criminali, ex soldati e altri disperati si ammassavano tra i suoi crepacci per scampare alla morte e agli orrori della guerra ed erano disposti a tutto pur di sopravvivere.
Alzando la testa, la giovane vide un cielo limpido e sgombro. Eppure, un caldo soffocante gravava sulla gola di Colle Spezzato e lei aveva quasi finito la scorta di acqua.
Si fermò per prendere fiato. Era stanca, non si lavava da giorni e avrebbe tanto voluto dormire.
Si sedette sui resti di una vecchia torretta, appoggiando l'arco alla sua sinistra; bevve un lungo sorso dalla sua borraccia prima di realizzare che quello sarebbe stato l'ultimo, poi bestemmiò e pensò che per uscire viva da quell'inferno avrebbe dovuto fare come facevano tutti: uccidere.
Il vagito lontano di un neonato riecheggiò tra le rocce e le rovine della vecchia città commerciale -il retaggio, pensò Astrid, di una civiltà a cui quel luogo non apparteneva più e di cui non conservava che pochi ricordi sfocati.
Ma poi il vento si infilò tra le fenditure della roccia, sibilando tra gli anfratti della montagna, portandosi via ogni altro rumore.
Ad Astrid non rimase che ascoltarlo, immobile, mentre si perdeva tra i suoi ricordi e i suoi desideri.




Astrid


Note: Scusa per il ritardo, ma come ti avevo anticipato ho avuto giorni molto impegnati.
A te =D
 
Top
view post Posted on 27/5/2014, 13:24
Avatar

Aper army
·····

Group:
Member
Posts:
1,606
Location:
Trentino

Status:



Ավազակ ~ Erdkun ~ Մարդակեր

~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~
Stimabili disertori

11470_10323_Desert_View_Watchtower_md_zps94e301f0

Զ ~ Turno 0 ~ Զ

(Vahram [pensato, lingua aramana])


200 miglia dal Passo di Bael ~ Notte

Il corpo senza vita della prima sentinella giaceva riverso sulla rena del deserto con la gola squarciata. La seconda, in cima alla torre d’osservazione, era stata freddata con una lama nella schiena, dritta nel polmone destro. La terza e ultima morì nel proprio letto in un mare di sangue, ancora in camicia da notte: non ebbe nemmeno il tempo di dimenarsi o urlare; tre colpi ben mirati in mezzo al petto – uno dritto nel cuore e gli altri in ambedue i polmoni – bastarono a farla tacere per sempre in una manciata di secondi. Volti anonimi, vite senza valore, soprattutto agli occhi di un assassino professionista. L’avamposto, che dominava l’immensa forra dall’orlo di un baratro che sprofondava a strapiombo per centinaia di metri, fu inghiottito dal silenzio della notte. Un’oasi di mesto chiarore in mezzo a uno sterminato mare di tenebra.

Vahram aveva dovuto agire in fretta. Dopo essersi accertato dell’effettivo numeri dei nemici, aveva atteso pazientemente che una delle sentinelle scendesse per espletare i suoi bisogni fisiologici, isolata e fuori dalla vista della vedetta. Presa alla sprovvista la prima, intrufolarsi nel presidio e scivolare come un’ombra sulle restanti fu un gioco da ragazzi. Affondi rapidi, esperti, premeditati e portati con un’accuratezza chirurgica. Tre vittime in tutto.

Erano settimane che il medico errante viaggiava in quella infinita distesa di roccia e sabbia rossa martoriata dal sole ardente. Il deserto era stato la sua casa per anni. Lo avevano addestrato a sopravviverci anche in condizioni estreme: sapeva come scovare gli animali commestibili che vivono sotto la sabbia e da quali piante ricavare l’acqua. Ogni giorno che passava però gli sembrava che si affievolissero le speranze di raggiungere la sua meta prima che fosse troppo tardi. Senza cavallo e senza provviste era praticamente impossibile per lui viaggiare rapidamente.

In quella interminabile terra di nessuno, lo scalo più vicino su cui aveva ottenuto informazioni erano le rovine di Ab’Darib, un antico avamposto commerciale a più o meno 150 miglia da dove si trovava in quel momento. Poi avrebbe dovuto superare il passo fortificato di Bael, in mezzo alla montagne, presidiato delle armate delle Città Libere. Impossibile attraversarlo dalla strada principale; a quanto pareva sarebbe stato costretto a valicare la cordigliera montuosa battendo gli angusti sentieri che si inerpicavano sulle pendici dei monti, eludendo le postazioni di frontiera. Una volta dall’altro lato, solo la Bocca dell’Inferno lo avrebbe separato da Taanach.

Non ricordava quasi nulla del suo periodo di possessione, solo fumose visioni che durante il sonno si mescolavano ai suoi sogni. Non sapeva niente di ciò che stava accadendo, era rimasto senza notizie, senza ordini, ancora una volta da solo, abbandonato da tutti. Per quel poco che era giunto alle sue orecchie, il Clan Goryo poteva ormai essere morto, braccato dai suoi nemici, smembrato da lotte intestine, spazzato via dalla guerra.

Tutto ciò che rimembrava di possedere lo aveva lasciato a Taanach e lì intendeva ritornare, in un modo o nell’altro. Era l’unica pista che poteva percorrere per scavare negli eventi passati.

Quel piccolo avamposto solitario incontrato sul suo cammino fu una manna dal cielo. Era munito di una scuderia, di un pozzo e, ovviamente, di una cospicua quantità di provviste. Quella regione era talmente vasta, desolata e pericolosa da scoraggiare chiunque ad attraversarla; esistevano vie ben più agibili, pattugliate e approvvigionate da oasi a Nord, quindi non c’era da stupirsi se il numero di presidianti era estremamente esiguo. Per giunta, molto probabilmente questi si trattavano di soldati in punizione. Forse non vedevano un loro commilitone da mesi; difficilmente qualcuno si sarebbe accorto della loro morte prima che Vahram avesse avuto il tempo di sparire senza lasciare traccia.

nyrh


«Questa no... questa no... una gavetta? No, mi sarà solo di peso.» Il guerriero aveva perquisito i cadaveri senza trovare nulla di utile o di valore – se non pochi spiccioli –, dunque, alla tenue luce di una lanterna a olio, aveva cominciato a forzare i lucchetti dei bauli ai piedi dei letti nella camerata per rovistarci dentro.

«Un sacchetto di monete...» Slacciò la stringa del borsello e sbirciò all’interno. «Rame, argento... mah, meglio di niente.» Intascò la refurtiva e tornò a immergere il naso nel baule. «Dunque, vediamo... Stracci cenciosi...» Sospirò. «Qui non c’è nient’altro di utile.»

Sbuffando si alzò in piedi e avanzò verso l’ultimo baule, quello in fondo al letto su cui giaceva il cadavere massacrato del soldato in camicia da notte. Ormai disperava di trovare qualcosa degno del suo interesse in quel buco lercio infestato dai topi. Con la punta della lancia picconò violentemente il lucchetto, spaccandolo, ma non appena aprì il coperchio si trovò davanti qualcosa che non si aspettava.

«Mehreth chunam...» Esclamò, stupito. «Questo non è un miliziano.»

Oltre a un cofanetto colmo di gioielli e scudi d’oro – che, senza bisogno di dirlo, imboscò subito nella sua bisaccia – nel grosso baule trovò svariate strumentazioni e armi di foggia raffinata, nonché diverse pile di libri, mappe e scartoffie. Il tutto riposto in maniera insolitamente ordinata.

«Una coppia di sciabole, una daga, coltelli da lancio...» Studiò attentamente l’arsenale di quel misterioso individuo. «Intarsi stupendi, soprattutto sui foderi. Sono tutte armi di pregevole fattura. Forse mi converrebbe venderle, piuttosto che tenerle per me.» Affastellò dunque le lame con cura al suo fianco e, utilizzando gli indumenti logori che aveva trovato nei gli altri bauli, le infagottò in modo da nasconderle e riuscire a trasportarle più agevolmente. Ormai era avvezzo a trattare con i rivenditori di malaffare, nei dintorni di Cerro Karkas qualche trafficante d’armi con agganci tra i briganti di certo lo avrebbe trovato, e forse anche qualcuno disposto ad acquistare quella merce. La guerra di certo non garantiva una florida compravendita, ma gli bastava racimolare qualche soldo in più: in situazioni scomode, talvolta il denaro poteva rivelarsi un incentivo ben più fruttuoso e costruttivo di una lama puntata alla gola.
Oltre a questo, Vahram non nutriva una particolare predilezione per le spade. “Esistono armi molto meno inutili” continuava a ripetere, quando era un mamūluk. Quella che portava al cinturone gli bastava e avanzava; non vedeva il bisogno di appesantirsi con altri oggetti superflui.

«Dunque vediamo... Uhm, mappe tracciate e annotate... e una bussola. La Dea Fortuna a quanto pare sta cominciando di nuovo a sorridermi. Poi... un cannocchiale...»

Faceva al caso suo. Anche lui in passato possedeva un cannocchiale, prima che quel combinaguai di Raffi ci camminasse sopra.

«Raffi...» Quello strumento lo riportò indietro nel tempo. Sembravano passati secoli dall’ultima volta che aveva parlato a un amico. Il suo fidato cavallo prima di tutti. Chissà dov’era in quel momento. Chissà come stava...

Chissà se era ancora vivo.

Proprio lui... la Volpe degli Altopiani, il mostro senza emozioni che da sempre creava il vuoto intorno a sé, solo in quell’istante si rese conto di quanto gli mancassero tutte le persone da cui Sharuk lo aveva strappato.

Kirin, Omar, Chojiro, Mariha, Sejano...

Zaide e sua figlia.


Il Goryo tutt’a un tratto era divenuto un nome vuoto senza di loro.

Anche senza Fanie...

Aveva passato la vita vedendo morire i propri cari e i propri compagni in modi indicibili. Credeva di averci ormai fatto l’abitudine a queste cose, eppure non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Fanie riversa al suolo esanime. Cercava in tutti i modi di giustificare l’accaduto incolpando il demone, ma il ricordo delle sue stesse mani che si stringevano attorno al collo dell’elfa, di quel volto pallido e delicato contratto dal dolore e dalla paura continuava a inseguirlo senza posa, nelle sue notti tormentate.

In quel momento si sentì più debole di quanto fosse mai stato. Forse aveva finalmente trovato la libertà che cercava, l’umanità che tanto agognava.
Per la prima volta nella sua vita desiderò di tornare ad essere una macchina assassina sterile e insensibile.

Se prima considerava insulsa la sua esistenza, ora questa scoraggiava in lui ogni desiderio di vivere. Ma forse c’era una soluzione, un modo per rimettere insieme i tasselli del proprio essere. Doveva tornare a Taanach, dove abbandonò i suoi amici. Anche se non gli avesse trovati, forse loro gli avevano lasciato un qualche messaggio, un qualche indizio...

Fu proprio mentre era assorto nei suoi turbamenti che scorse in fondo al baule un indumento stranamente a lui familiare.

Lo afferrò e lo spiegò davanti a sé, in modo che potesse ammirarlo meglio. Aveva l’aspetto di un pregevole abito da avventuriero, o meglio... da assassino. Era nero come l’ossidiana, corredato di mantello, bandoliere, giberne e una maschera di cuoio rigido per nascondere il volto. Il tutto era finemente decorato da ricami e ossature formate da bande di cuoio goffrato. Gli parve di aver già visto un indumento simile in passato, ma non ricordava né quando né dove.

Improvvisamente qualcosa che era stato accuratamente celato tra le pieghe del vestito cadde con un tonfo sul pavimento di legno marcio. Un pugnale riccamente cesellato e adornato da metalli e pietre preziose: un simbolo di riconoscimento, piuttosto che un’arma. L’araldica impressa sull’elsa risaltò subito alla luce della lanterna.

«La Casata della Chimera...?!» Esclamò in un sussurro.

Proprio in quel momento rimembrò: il guerriero senza volto che durante i tumulti di Taanach assalì Zaide indossava la medesima uniforme.
«No, impossibile. Non può essere la stessa persona.»

Lo ricordava bene: quell’assassino era morto per mano di Zaide. Il cadavere riverso sul letto apparteneva a giovane che non raggiungeva nemmeno i venticinque anni di età. Inoltre, se davvero si fosse trattato dello stesso sicario, difficilmente Vahram sarebbe riuscito a sorprenderlo nel sonno in quel modo; anzi, con tutta probabilità si sarebbe ritrovato egli stesso cadavere. Quel ragazzo doveva essere un confratello di quel bastardo, un novellino appartenente allo stesso ordine.

«Bah... In fondo che importa.» Adagiò il vestito sulle cosce, continuando a fissarlo assorto. «Però, a pensarci bene... potrebbe tornarmi utile.»

nyrh


Ab’Darib, 50 miglia dal Passo di Bael ~ Aurora

Erano passati ormai sei giorni da quando aveva lasciato l’avamposto. Aveva preso con sé tutti e tre i corsieri che aveva trovato nella stalla della torre. Vahram possedeva un legame speciale con i cavalli, diceva sempre di averlo ereditato dalla sua stirpe, gli Aramani. Per nulla al mondo li avrebbe lasciati da soli a morire in quel posto. Aveva dato loro anche dei nomi, perché un cavallo non può non avere un nome: Shant e Virò, due maschi, e Leylì, una femmina. Un baio e due sauri. Con una corda – abbastanza lunga da lasciargli sufficiente libertà di movimento – li aveva legati insieme e li aveva caricati, assicurandosi sempre di non gravarli troppo, con tutti i contenitori trovati nell’avamposto che era riuscito a riempire d’acqua potabile, più la refurtiva e tutto ciò che gli sarebbe potuto servire lungo il cammino. Grappoli di otri e mucchi di fagotti e cassette di vario genere ondeggiavano sulle selle da carico al ritmo del ticchettare ovattato degli zoccoli sulla terra arida. Vahram, in testa, li guidava a piedi.

Aveva indossato la veste dell’assassino. Nessuno avrebbe dovuto riconoscerlo. Ed esiste travestimento migliore di un guerriero senza volto? Un guerriero senza volto raccomandato oltretutto: tra i documenti che aveva trovato nel suo baule vi erano un gran numero di mappe annotate e informazioni interessanti sul territorio, e poi salvacondotti e lettere di presentazione firmate dal reggente in persona, Acheiron Graub. Per non parlare del pugnale: mostrarlo all’interno dello stato di Taanach significava aprire un gran numero di porte che prima gli sarebbero state precluse. Leggendo quelle carte, venne a conoscenza persino della missione di quel sicario. Un cacciatore di disertori. Eh, già... la guerra, oltre a vittime e devastazione, produce anche transfughi.

Ormai Vahram sapeva una buona quantità di informazioni sul personaggio che doveva interpretare. Se fosse riuscito a giocare bene le sue carte, forse sarebbe riuscito persino ad entrare nella regione della città stato passando dal portone principale.

«Forse mi basterà non parlare. Mostrare i documenti necessari ed essere pronto a sparire una volta passato dall’altra parte.» Continuava a ripetere, assorto nei suoi piani.

Tutte quelle settimane di solitudine e monotonia avevano provato la mente del medico tuttofare più della calura del deserto. Ultimamente aveva persino iniziato a parlare da solo, di tanto in tanto. Le uniche note di colore che costellavano le sue giornate erano sparute rovine di villaggi rasi al suolo durante la guerra e occasionali carcasse di animali e uomini vinti da quelle lande inospitali. Profughi, sfollati, molti lasciati indietro dai propri compagni e i propri cari, costretti loro malgrado a proseguire per non incontrare la medesima fine. Vittime di una disperata traversata alla ricerca di un’estrema speranza, lontano dall’inferno che erano divenute le loro plaghe, i loro villaggi... le loro case. Ora di essi non rimanevano altro che carcami rosicchiati dagli animali, mummificati dall’arsura, congelati nel tempo prima ancora che la putrefazione iniziasse a consumarli. Innumerevoli storie, lacrime e tragedie giacevano insieme ad essi.

Un limbo di morte senza fine.

Persino il Wúshēng Yǎn era rimasto inerte per tutto quel tempo. La strana creatura dalla voce di bambina che gli parlava dal piccolo specchietto d’argento sembrava essersi ammutolita.

Un fievole alito di vento rinfrescò l’aria tiepida del mattino, non ancora arroventata dal sole impietoso, portando un acre odore di erba secca alle narici del guerriero. Superato l’ultimo dosso, si profilarono finalmente all’orizzonte le sagome affilate della cordigliera. Cerro Karkas emergeva dalla rena ocra in un labirinto di canali irregolari e creste e speroni affilati coperti da un tappeto di bassi arbusti. Incastonati tra le rocce si potevano scorgere alcune torrette diroccate spuntare dalle forre meno profonde; apici di piccoli complessi di costruzioni celati più in basso.

Ai piedi del colle, in fondo alla valle, languivano le rovine dell’antica città commerciale di Ab’Darib. Un dedalo di edifici e torri scoperchiate dal vento e stonacate dalla sabbia. Una volta era praticamente disabitata; gli abitanti del posto preferivano insediarsi al sicuro, nascosti tra gli anfratti dell’altura. Scendevano a valle unicamente per incontrare contatti esterni o gente che doveva in ogni caso rimanere all’oscuro dell’ubicazione dei loro covi. Ora però non era più così.

3835b285b337bcc3ba37512c1977c899-d34ivx5_zpsf85ab922
Entrando nel dedalo di viottole, ostruite il più delle volte da macerie o sepolte sotto metri di sabbia, si potevano vedere panni stesi, provviste e attrezzi accatastati lungo le pareti, recinti per il bestiame costruiti in mezzo alla strada. Tracce di abituri improvvisati rozzamente sistemati con quel poco che si poteva trovare in giro, ovvero pietra spoglia, detriti, legno marcio, ferro consumato dalla ruggine e – perché no? – ossa. Ovunque andasse, percepiva su di sé sguardi sospetti e timorosi scrutarlo di nascosto dal buio. Talvolta bisbigli irrequieti, pianti e vociare soffuso di bambini rompevano improvvisamente il silenzio.

Nonostante si scorgessero dappertutto segni di vita, sembrava di camminare in una città fantasma.

Quel posto lo rendeva inquieto.

Convenne che la cosa migliore da fare era cercare al più presto qualcuno in grado di fornirgli informazioni accurate su cosa lo aspettasse oltre nel suo viaggio o di introdurlo in qualche banda di predoni, dove avrebbe potuto trovare gente in grado di aiutarlo.

Chiuse bruscamente il taccuino blu che era intento a consultare e iniziò a tamburellarlo nervosamente sul suo pugno, guardandosi intorno alla ricerca di un’anima, una stramaledetta anima con cui poter parlare... dopo tanto tempo. E fu in quel momento che la vide...

Vide una persona, seduta a riposare all’ombra dei poveri ruderi di un’antica torretta. Una donna dalle fattezze vagamente ferine, una mezzorca. Possedeva la prestanza di una guerriera e l’aspetto di una perlustratrice. Di fianco a sé teneva a portata di mano un grande arco. Un’esploratrice: proprio quello che cercava.

Sotto la maschera di cuoio nero si aprì un sorriso speranzoso. Avanzò a passi rapidi verso la cacciatrice.

«Ehi, tu!» Cercò di attirare la sua attenzione.

Non si curò del suo mantello ondeggiante al vento... o del fatto che il pugnale alla sua cintura poteva essere scorto da qualcuno.

E in quella tana di reietti i simpatizzanti delle Città Libere non avevano lunga vita.




Eccomi, scusami per il ritardo e il mio solito post lungo un un chilometro :8D: (in genere è solo il primo, una volta descritta la situazione d'insieme scrivo meno roba).

La situazione si svolge dunque in seguito agli eventi del torneo.

Avverto che il travestimento e il pungale li ho inseriti solo a scopo scenico, per inscenare l'equivoco concordato con Ashel che darà inizio al combattimento. Non sono inseriti nel mio inventario e pertanto non posso usarli. A livello tecnico, l'equipaggiamento del mio pg non differisce in nessun modo da quello presentato in scheda.

Ashel, suppongo che Astrid, per conoscenze maturate all'interno delle armate delle Città Libere, possa, scorgendo il pugnale o distinguendo la divisa del sicario, riconoscere un "agente speciale" di Taanach.

A te la penna! ^^

 
Top
Ashel
view post Posted on 3/6/2014, 23:38






Odiava quel posto.
Odiava la guerra, odiava Alaria che l'aveva messa in quella pessima situazione, odiava Taanach, i nani, se stessa.
Odiava tutto con la medesima intensità, avrebbe solo voluto immergersi in una vasca d'acqua bollente, bere un boccale di birra e dormire fino al giorno seguente, dimenticandosi di tutto e di tutti.
Aveva creduto che una volta fuggita con Gurz dalla miniera sarebbe stata libera; invece ci avevano pensato i Goryo a farle passare la voglia di sentirsi senza catene. Ci avevano pensato le Città Libere, i guerrieri della fazione nanica. Ci pensava quel deserto caldo e roccioso, con quella sabbia del cazzo che penetrava anche sotto i vestiti e si attaccava alla pelle.
Si prese la testa tra le mani. Era sul punto di urlare. Dove sarebbe potuta andare? A Taanach c'erano i suoi vecchi compagni, o almeno quelli che erano rimasti vivi dopo la rivolta; che cosa avrebbe raccontato loro? Che era fuggita dal campo di battaglia? Che aveva abbandonato il suo gruppo pensando solo a portare a casa la pelle?
E poi c'era Gurz, quell'orco maledetto che invece di ammazzarsi di scopate e di bevute pensava solo a tagliare la gola a gente che neppure si ricordava di lui.
Astrid ebbe l'impressione che tutto nella sua vita stesse cadendo a pezzi.
Di nuovo.
La verità era che si sentiva esausta. Quand'era stata l'ultima volta che aveva consumato un sonno come si deve? E poi voleva bere. Acqua, sì. Aveva bisogno di acqua.
E poi doveva rimanere lucida, nel caso si fosse imbattuta in qualche ladro o in qualche disperato che avrebbe pensato di aggredirla per quelle poche monete che aveva in tasca.
Annusò l'aria. Era rovente.
Fece per alzarsi, ma poi la sua attenzione fu attirata da una sagoma che veniva verso di lei a grandi falcate. Una figura, forse di sesso maschile, avvolta da un pesante mantello.
Niente di buono.
Man mano ch'egli si avvicinava Astrid si convinceva sempre di più che avrebbe semplicemente dovuto incoccare una freccia e colpirlo dritto in volto, prima che potesse raggiungerla e magari cercare di ucciderla con quel lungo pugnale che scintillava al sole.

- Ehi, tu!

Gli rivolse uno sguardo gelido.
Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel momento. Non era necessario arrivare fino a Taanach, in quel buco di culo c'erano tanti disertori come lei che aspettavano solo di essere scovati e ammazzati per dare l'esempio.
Sputò per terra. Non sarebbe dovuta andare così. Quando era partita per la Riva di Ghuthir non aveva pensato che le cose sarebbero degenerate fino a quel punto.
Volevo solo essere lasciata in pace.
Fissò l'uomo che si avvicinava con una smorfia animalesca, poi si alzò e imbracciò l'arco.

- Ti serve qualcosa?

Per un momento il viso della giovane parve deformarsi in un ghigno grottesco, che non conservava nulla di umano.
Il vento la colpì in viso mentre incoccava una freccia. Era caldo e lei era sporca, sudata, assetata. Arrabbiata.
Scagliò il dardo mirando alla gamba destra dell'uomo, verso lo stinco, mentre i lembi del suo mantello svolazzavano irrequieti, seguendo i moti capricciosi dei venti sabbiosi di Cerro Karkas.
Era tutto sbagliato. Non avrebbe mai dovuto attaccare per prima. Avrebbe potuto avere una possibilità, un'occasione di riscattarsi, di chiedere perdono...
Ma in fondo, a lei cosa importava? Erano tutte frottole quelle che raccontava a se stessa, chiacchiere che non avrebbero convinto neppure un bambino.
Non esisteva il perdono nella vita che aveva scelto. Un mercenario che disertava e lasciava indietro i compagni era feccia della peggior specie.
E i mercenari come lui non vedevano l'ora di trovare i colleghi disertori per riservare loro il trattamento che meritano.

- Fanculo.
disse, parlando piuttosto a se stessa.

Lei voleva solo vivere, scappare da quel posto di merda e farsi gli affari suoi. Ma sapeva che non sarebbe riuscita a farlo se prima non avesse fatto passare la voglia a quel tale di inseguirla.
Generò sotto i suoi piedi una sagoma circolare, in modo che la terra sottostante divenisse della stessa sostanza dei tizzoni ardenti: quello forse l'avrebbe fatto desistere.
Incoccò un'altra freccia e mirò all'altra gamba, la sinistra, all'altezza della coscia, quando l'uomo distava circa cinque o sei metri.

- Lasciami in pace.

Un ululato lontano squarciò il silenzio innaturale che era calato tutto d'un tratto sulla gola, sui resti della vecchia città commerciale che degli antichi fasti conservava solo un mucchio di rovine erose dal vento e dalla sabbia.
In un certo senso quel luogo aveva qualcosa di cimiteriale.
Ma certo, Astrid era ancora troppo giovane per finire al camposanto, e non aveva fretta di andarci prima del tempo.


Astrid



Stato fisico: Ottimo
Stato psicologico: Ottimo
Energia: 100 - 5 - 20 = 75%

Classe: Cacciatore
Talento: Tiratore
Armi: Arco lungo 13/15 (mano sinistra), Pugnale (nel fodero)
Pericolosità: G
Energia: Gialla

Abilità razziale:
CITAZIONE
~ Sangue guerriero - I mezz'orchi sono nati come una razza di super mercenari. La loro potenza e le loro discrete abilità in qualsiasi campo li hanno resi inevitabilmente una delle razze più popolari fra le fila di un esercito, e le più utili. La stessa razza, intuendo che questo era uno degli unici modi che aveva per poter continuare a vivere senza subire notevoli discriminazioni, si è evoluta in questa direzione, per poter divenire l'unica e vera razza guerriera.
Grazie a questa "Evoluzione", i mezz'orchi si sono talmente abituati a combattere sempre in prima linea da poter sopportare e "ignorare" il dolore in battaglia. Questo non significa che non lo avvertono, certo, ma saranno talmente in grado di sopportarlo che sarà difficile vedere un mezz'orco soffrire a meno di non tagliargli un braccio, o ricoprirlo di ferite notevolmente profonde.
Questo permette quindi loro di continuare a combattere sempre e comunque, senza fermarsi, fino alla morte, rendendoli estremamente pericolosi in battaglia.

CS: 1 Maestria nell’uso delle armi

Passive attive:
CITAZIONE
Tiratore
» Effetto sulle capacità: i portatori di questo talento godranno di una mira straordinaria. Questa capacità ha il valore di un singolo CS passivo alla Maestria nell'uso delle armi non cumulativo con gli altri livelli del Talento.
» Effetto passivo: la prima capacità che caratterizza i possessori di questo talento è indubbiamente le loro mira ineccepibile in qualsiasi condizione. Essi saranno in grado di scorgere con precisione il proprio bersaglio anche quando quest'ultimo non è che un'ombra fra le ombre, si nasconde fra i rami di una fitta boscaglia o è soltanto una sagoma al di là di uno spesso banco di nebbia. In termini tecnici ciò non significa che i loro colpi andranno sempre a segno, ma che essi sono sempre in grado di prendere la mira sul proprio avversario fintanto che sono in grado di vederne almeno parzialmente la figura, come se nulla possa impedire ai loro occhi di seguire con precisione millimetrica gli spostamenti della preda che ancora possono scorgere.

Attive utilizzate:
CITAZIONE
~ Mira infallibile
Il cacciatore mira e colpisce con estrema precisione il bersaglio prescelto per il suo prossimo attacco.
La tecnica ha natura fisica. Il caster può lanciare un attacco di precisione tanto estrema da non mancare sicuramente il bersaglio. Questi, pertanto, dovrà combinare la tecnica con un qualunque attacco, anche fisico, scelto tra quelli normalmente a sua disposizione: l'effetto, infatti, consisterà proprio nella circostanza che tale attacco raggiungerà sicuramente il bersaglio, prescindendo dalla sua posizione o dalla sua distanza, e arrecherà comunque un danno pari a Basso ove colpisca. La tecnica è istantanea e potrà essere accompagnata da effetti scenici che giustifichino il potenziamento della mira, anche legati alle armi o alle capacità del personaggio, purché non si leghi ad essi effetti che prescindano o non siano correlati alla tecnica per se stessa.
Consumo di energia: Basso

CITAZIONE
~ Trappola incandescente:
Il cacciatore crea una sagoma di luce sotto i piedi dell'avversario, causando gravi ustioni a chiunque permanga all'interno della stessa che non sia il cacciatore stesso.
La tecnica ha natura magica. La tecnica sarà personalizzabile a piacimento circa natura, forma e fattezze della sagoma, purché questa renda sempre identificabile l'area di effetto della stessa. Chiunque permanga nella sagoma di luce, e non sia lo stesso caster, subirà danni da fuoco pari a Medio per ciascun turno. La tecnica dura complessivamente due turni e svanisce al termine del secondo turno seguente dell'avversario. Qualunque materiale infiammabile presente nell'area di effetto subirà danno da fuoco come se esposto ad una fonte diretta di calore. Per evitare il danno, l'avversario dovrà sfruttare le proprie abilità e combinarle in uno stratagemma idoneo a liberarlo dall'effetto della sagoma, non potendo sottrarsi semplicemente camminando. L'effetto agisce su tre dimensioni, interessando chiunque attraversi la sagoma, anche volando.
Consumo di energia: Alto

Riassunto: Astrid vede Vahram avvicinarsi e teme che sia un cacciatore di disertori in servizio. Si alza, mira alla gamba destra e lancia un dardo con Mira infallibile.
Poi genera una sagoma circolare di diametro 2-3 metri con Trappola incadescente sotto i piedi del guerriero e lo attacca con un'altra freccia, questa volta un attacco semplice.

Note: Niente da dire, mi scuso per il ritardo ^^"
 
Top
view post Posted on 7/7/2014, 00:53
Avatar

Aper army
·····

Group:
Member
Posts:
1,606
Location:
Trentino

Status:



Ավազակ ~ Erdkun ~ Մարդակեր

~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~
Stimabili disertori

Մ ~ Turno 1 ~ Մ

(Vahram [pensato, lingua aramana])


01_armeniantablemini_zps55180b48
Finora sulla sua strada aveva trovato nient’altro che interminabile vuoto. Le battaglie che aveva condiviso con gente sconosciuta, con uomini e donne d’arme tanto abili e impavidi da guadagnarsi la sua marziale stima di mamūluk, parevano ormai appartenere a ere lontane.
Gli orrori che aveva passato, le atrocità che aveva compiuto in quegli infiniti giorni di oscurità tra le grinfie di Sharuk non desistevano nel tormentarlo notte dopo notte. Non aveva più amici: li aveva feriti, mutilati nel corpo e nell’onore. Non aveva più alleati: ne aveva fatto strage. Era rimasto da solo, esule in quel deserto dell’Akeran... in quel deserto che era la sua anima; null’altro che rovine di antichi legami vi albergavano. L’unica cosa a muoverlo verso una direzione precisa, a scamparlo dall’annichilimento e dalla contrizione, era un ricordo vago e appassito nel tempo.
I suoi occhi spenti e vacui puntavano verso Taanach, il suo ultimo baluardo di serenità in quella landa martoriata; lo spingevano in quella direzione solo per inerziale atavico istinto di sfuggire all’inattività: a quanto sembrava, il suo corpo aveva inconsciamente mantenuto l’operosità che un tempo era tanto proverbiale ad Al Patchouli. Non se ne sarebbe stato ad aspettare la morte; piuttosto, sarebbe entrato nelle fauci del leone alla ricerca anche solo di un barlume di speranza nella sua inutile e funesta esistenza.

La sua mente correva sicura da un arzigogolato piano all’altro quasi meccanicamente, mentre studiava i monti che si potevano ammirare da Ab’Darib. Anche le sue mani lisciavano la barba irsuta, inconsci riflessi svuotati da ogni vividezza. Il corpo e la mente agivano e architettavano, ma il luccichio sagace dei suoi occhi sembrava essersi estinto; atono era il pulsare delle emozioni, come atona era ogni sua pulsione vitale. Era come se i demoni avessero strappato l’anima dal suo corpo.
E poi, improvvisamente... lei. Quell’unica presenza apparentemente non ostile in quella desolazione. Piuttosto che la necessità di una guida, fu forse il febbrile bisogno di parlare a un altro essere vivente e udire in risposta taumaturgiche parole che mitigassero la follia quei giorni di completa alienazione, a spingerlo a chiamare quella strana mercenaria.

Non batté ciglio e continuò ad avanzare disinvolto anche quando l’orca guerriera tese l’arco contro di lui con magistrale prontezza e rapidità. Era ormai avvezzo alla diffidenza altrui: era l’ultima efficacie protezione dietro a cui anche pezzenti e disgraziati potevano nascondersi in quei tempi bui; la guerra non lasciava spazio a saluti cordiali e sorrisi, soprattutto tra i reietti e la povera gente. Non riuscì però a trattenere un verso di sorpresa quando la risposta che giunse dalla cacciatrice fu inaspettatamente una freccia all’indirizzo del suo stinco destro.
Fu troppo tardi per schivarla: fece appena in tempo a scansare leggermente la gamba. La cuspide affilata la sferzò sul lato esterno, tagliando i pantaloni e aprendo un lungo taglio sul polpaccio, schizzando gocciole rosse sulla rena adusta. La fitta si fece presto sentire; il dolore fu più acuto di quanto la lieve entità della ferita potesse lasciare immaginare.

Vahram fece per arretrare, come per abbozzare goffamente un ripiego tattico, ma l’esplosione lo investì in pieno.
Invece che dal calore umano, il suo trascinarsi in quelle lande desolate e solitarie fu bruscamente interrotto da due occhi rilucenti di fuoco vivido, e un’improvvisa deflagrazione di fiamme scarlatte che eruppe dalla terra sotto i suoi piedi. Si sentì ustionare la pelle, il rogo attaccarsi ai suoi vestiti. Ebbe un sussulto, un fremito alacre e animalesco. L’umiliazione di essersi lasciato cogliere di sorpresa non lo toccò: qualcosa di ferale, qualcos’altro di vivo in lui si era nuovamente riscosso.

Il taccuino gli cadde dalle mani, le pagine accartocciate e annerite dal fuoco. L’aramano era inchiodato sul posto e disorientato da quella gabbia infernale, fu il suo istinto e la ritrovata prontezza marziale a sopperire alla tattica: strinse salda l’asta della lancia con entrambe le mani e la impuntò nel terreno premendo vigorosamente con tutto il suo peso. Una violenta spinta e lo stelo di flessibile e robusto legno di Turkmenia, plasmato dai migliori lanzieri del Sulimanato, si flesse per poi stendersi con rinnovata carica, sbalzando il guerriero in alto e distante, fuori dalla prigione di fiamme. Vahram emerse dalla colonna scarlatta roboante come una lince in balzo, toccò terra e rotolò controllato, ma non si fermò a riprendere fiato. Abbassò la testa e con una schioccante sferzata del mantello, ancora intaccato da tenaci fiammelle, deviò per un pelo la seconda freccia, scagliandola smorta in mezzo al fumo. Scattò dunque rapido e silenzioso come un’ombra al riparo più vicino: un muro diroccato e cadente alto quanto due uomini, sopravvissuto miracolosamente ai secoli, a differenza della quasi totalità dell’ampio edificio di cui un tempo faceva parte.

«Mehret chunam...» Pensò, digrignando i denti. «Orchi...» Infoderò la lancia sulla schiena con quei rapidi e magistrali movimenti che da sempre precisamente reiterava. «Barbari incivili!»
Nonostante avesse già sperimentato diverse esperienze non molto positive con i pelleverde, per un attimo aveva scordato che quelle creature brutali favorivano un dialogo più... genuino con gli sconosciuti.

«La veste!» Pensò in un singulto. Si rese conto della sua inavvertenza troppo tardi: quale idiota avrebbe indossato la divisa di un sicario di Taanach in una terra di disertori?
Non aveva attraversato il Bekâr-şehir per ritrovarsi a combattere contro una perfetta sconosciuta, con tutta probabilità sviata dal più stupido degli equivoci. Nonostante ciò, non ebbe altra scelta se non rispondere per le rime: difficile domare la bestia guerriera che alberga in ogni mamūluk, una volta destata.

«Vuoi che parli la vostra stessa lingua?» Ringhiò. «Sta bene, aper!»

Con mano esperta, rovistò nella faretra traendone fuori due frecce: una comune barbuta e una dall’aspetto peculiare, con uno strano contenitore ligneo di forma ovale bucherellato al posto della cuspide. Senza tante cerimonie si sporse dal suo nascondiglio e rispose all’aggressione. Mirò con la freccia speciale alle mani dell’orca, che impugnavano il lungo arco, e scoccò; poi in rapida successione incoccò la seconda saetta nella stessa e meccanica maniera ripeté il gesto, questa volta puntando alla sua coscia destra. Infine di scatto si ritrasse al sicuro dietro la parete.

Tra i ruderi impolverati dello scheletro di Ab’Darib, le due strali di frassino dirette da un fine impennaggio di penne d’oca saettavano verso il bersaglio, una di queste recante un piccolo presente dall’arsenale dell’intramontabile Al Patchouli.

Specchiettosfondoheaderpx_zps802a5de7

~~O~~O~~O~~ PG ~~O~~O~~O~~
Fascia: Verde
Pericolosità: D

CS: (4)
2 Intuito, 2 Tattica


Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%

~~O~~O~~O~~ Salute ~~O~~O~~O~~
Corpo (Danno Medio+Basso):
Piccolo taglio lungo il polpaccio destro (Basso), bruciature sparse su tutto il corpo (Medie).

Mente (Illesa):
Illesa.

Energie: 100-10-5= 85%

~~O~~O~~O~~ Strumenti ~~O~~O~~O~~
Armi:
Yen Kaytsak: infoderata.
Spada: infoderata.
Ferro: infoderato.
Arco (15-2= 13): in mano.
Pistola (5): infoderata.

Armature: Mantello, brigantina.
Oggetti: Biglia dissonante.


~~O~~O~~O~~ Abilità Passive ~~O~~O~~O~~

[Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Controllo energetico)] Gli schiavi guerrieri sono vere e proprie macchine da guerra plasmate per affrontare irriducibili gli sforzi più inumani e le condizioni ambientali più estreme. Possono combattere senza posa per giorni interi. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un mamūluk non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

[ Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.

[ Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.

[ Irriducibile ~ Passiva di talento Stratega (Immunità agli effetti mentali)] La pervicacia e la ferrea disciplina dei mamūluk sono tanto proverbiali quanto terrificanti. Non demordono nel perseguire il loro obiettivo anche quando la loro mente è incredibilmente danneggiata. Per tale motivo, Vahram è tanto incrollabile e caparbio da essere pressoché insensibile al dolore psichico e a qualsiasi effetto di natura psionica, pur riportando i normali danni alla mente.


~~O~~O~~O~~ Abilità Attive ~~O~~O~~O~~


[1/10] “È tutta questione di metodo” ~ Perché erare è umano, persevrerare est himar, aper.
[(Tecnica personale difensiva di natura fisica) ~ Consumo Variabile Medio]
Questa tecnica difensiva ha natura fisica e può essere utilizzata solo sul caster. In virtù della sua fine accortezza, del suo occhio analitico e della sua inesauribile inventiva, Vahram può evitare o limitare i danni degli attacchi offensivi fisici o magici degli avversari studiando in anticipo i loro movimenti o escogitando difese o espedienti bislacchi o imprevedibili.
Il modo in cui Vahram sventerà l’attacco può essere del tutto personalizzato. Starà poi all’arbitro valutare la validità e la sportività delle sue azioni.
Potrà essere utilizzata per avvantaggiarsi al fine di effettuare un attacco o una tecnica separata, ad esempio schivando una palla di fuoco gettandocisi contro e passandoci sotto a metà strada per avvicinarsi all’avversario e attaccarlo successivamente in corpo a corpo. In ogni caso, tassativamente l’uso di questa tecnica dovrà rientrare nel numero di tecniche massime eseguibili in un singolo turno.
Polvere rovente ~ Se brucia, ti conviene mollarla, aper.
[(Pergamena Ladro Sabotaggio ~ Danno all'equipaggiamento.) ~ Consumo Basso]
La tecnica è un danno all'equipaggiamento di natura magica. Questa polverina magica rossa è spesso celata in scomparti segreti nelle armi di Vahram o in sacchetti attaccati al mantello. Cospargendola tramite un attacco fisico sopra una precisa parte del corpo del nemico, reagisce con l’armatura che la copre o con l’arma che impugna rendendola insopportabilmente rovente al tatto. L’avversario sarà costretto a liberarsi del preciso pezzo d’equipaggiamento colpito. Non provocherà danno diretto al nemico, ma solo a un singolo pezzo del suo equipaggiamento.


~~O~~O~~O~~ Sunto ~~O~~O~~O~~

Eccomi, scusa. Tra il recente incidente e impegni vari e repentini non sono riuscito a postare prima. :look:
Innanzitutto un paio di precisazioni. Mi sono messo d'accordo con con Ashel e ho acconsentito di buon grado a permetterle di utilizzare in questa sfida le pergamene acquistate fino ad ora successivamente all'inizio di questa giocata, giacché era priva di qualsiasi tecnica difensiva. Per cui vorrei chiedere gentilmente al correttore di non penalizzare Ashel nel caso utilizzasse pergamene acquistate a sfida già iniziata.

Secondo: dato che questa sfida era iniziata prima dell'uscita della pach, notifico che io e la mia avversaria utilizzeremo fino alla fine della giocata le vecchie regole della piattaforma.

Dunque... passando al post, Vahram subisce la freccia allo stinco destro. Poi lasciatemi dire una cosa: la vera trappola di Trappola incandescente l'ho trovata proprio nella descrizione della tecnica XD. Pur riportando nel testo che è possibile uscirne con uno stratagemma, tale strategia è stata riportata come errore in questa altra sfida e mi pare in altre situazioni. Abbastanza interdetto, ho scelto dunque di subire preventivamente il Medio del primo turno e utilizzare la tecnica “È tutta questione di metodo” a consumo Medio per prevenire il Medio del turno successivo e uscire dalla trappola di fuoco; il trucco usato è: usare la lancia come asta da salto con l'asta per lanciarmi in un balzo più lungo e poderoso del normale e sbalzarmi fuori dalle fiamme. Mossa pseudo-tamrra stile kung fu movie, diciamo...

Subito dopo devio la seconda freccia con una sferzata del mantello (arma difensiva) e mi butto al riparo dietro a una parete diroccata di un edificio. Dunque infodero la lancia, estraggo pure io l'arco e sporgendomi scaglio prima una freccia potenziata con la tecnica Polvere rovente (Basso), cercando di disarmarti dell'arco, e poi una freccia comune attacco fisico diretta verso la tua coscia destra. Infine mi ritraggo dietro al riparo.

It's your turn, aper! :qew:

 
Top
Ashel
view post Posted on 13/7/2014, 08:10






In pochi erano riusciti a sfuggire alla trappola che Astrid utilizzava sempre in caso di difficoltà.
Quello era sempre stato uno dei suoi stratagemmi preferiti, fin da quando aveva cominciato a cacciare nel deserto con il suo compagno; infida e sempre efficace, coglieva di sorpresa gli avversari e spesso non lasciava scampo.
Eppure il cacciatore di disertori, usando la sua lancia, riuscì a liberarsi del trucco facendo perno sulla sua arma e uscendo dall'area incandescente con un agile balzo.
La giovane imprecò.
Non voleva uno scontro lungo e logorante, non di nuovo. Alaria l'aveva graziata ed era sopravvissuta per un pelo, ma non poteva sperare che quell'uomo facesse lo stesso.
Aveva viaggiato attraverso l'Akeran sfidando i suoi pericoli per giorni, sopravvivendo come un topo di fogna; non si sarebbe fatta fermare lì, a Cerro Karkas, da un agente di Taanach.
Che andasse a cercare altri disertori da ammazzare, la guerra era ormai terminata da un pezzo anche se gli eserciti continuavano a combattere tra loro come se nulla fosse.
Alimentando la follia che li affliggeva tutti quanti in egual misura.
Ringhiò.
Astrid non era abituata a fronteggiare nemici come lui. Quella era stata la prima volta che aveva preso parte ad una guerra e non sapeva che spesso gli avversari peggiori non si trovavano sul campo di battaglia, ma fuori, ai suoi margini, quando ci si illudeva di essere al sicuro e di essere scampati alla morte.

- Vuoi che parli la vostra stessa lingua? Sta bene, aper!

Lo vide incoccare una freccia con una rapidità degna del migliore degli arcieri. Dunque, egli aveva scelto di sfidarla nel campo in cui eccelleva.
Doveva essere uno sciocco, senz'altro troppo sicuro di sé. O forse era semplicemente più abile di lei.
Reagì con un attacco scagliato verso le mani della giovane, con il preciso intento di impedirle di maneggiare il suo arco per il resto del combattimento; ma questa prontamente indurì la pelle delle mani e degli avambracci parando la freccia senza riceverne danno: il dardo rimbalzò sul suo carapace orchesco con un tonfo sordo.
Intravide poi un secondo attacco e si abbassò un poco per provare, sebbene in ritardo, a pararsi dall'attacco con il suo braccio destro, reso più resistente dai muscoli che si erano ingrossati; ma ottenne solo di deviarlo appena ed esso la ferì alla coscia sibilandole accanto.
La guerriera alzò il capo. Il suo avversario si nascondeva dietro una parete di roccia che voleva utilizzare per difendersi dalle sue frecce e per cercare di colpirla di nuovo forte della sua protezione.
Ma Astrid aveva in serbo per lui un attacco che l'avrebbe colto di sorpresa.
Incoccò il suo dardo e lo scagliò con l'intento preciso di farlo deviare un poco, quando bastava a raggiungere l'uomo all'altezza del braccio che pure nascondeva dietro i ruderi della vecchia città.
Nulla che potesse ferirlo gravemente, ma almeno la mezz'orca avrebbe avuto il tempo di avanzare e di aggirare la parete ch'egli aveva scelto come scudo dai suoi attacchi.
Si mosse lateralmente, verso sinistra, pronta ad attaccarlo di nuovo.

- Taanach ha mandato i suoi mastini anche qui, vedo.
Sai che ti dico, stronzo? Fanculo Taanach.


Lei voleva solo essere libera.
Voleva tornare a casa, riprendere in mano la vita che aveva abbandonato con la guerra di Erdkun, mandare al diavolo Gurz, l'esercito della città e la sua vita da mercenaria.
Era stanca di ricevere ordini. Stanca di rischiare la vita per altri che se ne restavano nelle retrovie a trattare i soldati al pari di merci di poco valore.
Voleva andarsene, fuggire di nuovo, ricominciare daccapo.
Nessuno le avrebbe impedito di fare quello che desiderava. Benché sul collo recasse ancora il marchio della schiavitù, nessuno aveva più il potere di decidere per lei.
E non avrebbe rinunciato a quella conquista a causa del primo figlio di puttana che era venuto a cercarla.


Astrid



Stato fisico: 1 Basso alla coscia destra
Stato psicologico: Ottimo
Energia: 100 - 5 - 20 - 10 - 5 = 60%

Classe: Cacciatore
Talento: Tiratore
Armi: Arco lungo 12/15 (mano sinistra), Pugnale (nel fodero)
Pericolosità: G
Energia: Gialla

Abilità razziale:
CITAZIONE
~ Sangue guerriero - I mezz'orchi sono nati come una razza di super mercenari. La loro potenza e le loro discrete abilità in qualsiasi campo li hanno resi inevitabilmente una delle razze più popolari fra le fila di un esercito, e le più utili. La stessa razza, intuendo che questo era uno degli unici modi che aveva per poter continuare a vivere senza subire notevoli discriminazioni, si è evoluta in questa direzione, per poter divenire l'unica e vera razza guerriera.
Grazie a questa "Evoluzione", i mezz'orchi si sono talmente abituati a combattere sempre in prima linea da poter sopportare e "ignorare" il dolore in battaglia. Questo non significa che non lo avvertono, certo, ma saranno talmente in grado di sopportarlo che sarà difficile vedere un mezz'orco soffrire a meno di non tagliargli un braccio, o ricoprirlo di ferite notevolmente profonde.
Questo permette quindi loro di continuare a combattere sempre e comunque, senza fermarsi, fino alla morte, rendendoli estremamente pericolosi in battaglia.

CS: 1 Maestria nell’uso delle armi

Passive attive:
CITAZIONE
Tiratore
» Effetto sulle capacità: i portatori di questo talento godranno di una mira straordinaria. Questa capacità ha il valore di un singolo CS passivo alla Maestria nell'uso delle armi non cumulativo con gli altri livelli del Talento.
» Effetto passivo: la prima capacità che caratterizza i possessori di questo talento è indubbiamente le loro mira ineccepibile in qualsiasi condizione. Essi saranno in grado di scorgere con precisione il proprio bersaglio anche quando quest'ultimo non è che un'ombra fra le ombre, si nasconde fra i rami di una fitta boscaglia o è soltanto una sagoma al di là di uno spesso banco di nebbia. In termini tecnici ciò non significa che i loro colpi andranno sempre a segno, ma che essi sono sempre in grado di prendere la mira sul proprio avversario fintanto che sono in grado di vederne almeno parzialmente la figura, come se nulla possa impedire ai loro occhi di seguire con precisione millimetrica gli spostamenti della preda che ancora possono scorgere.

Attive utilizzate:

CITAZIONE
~ Dura a morire
Astrid non si farà ammazzare tanto facilmente. Quanto è vero che ha la pellaccia dura, sarà in grado di rendere una parte del suo corpo, anche piccola, resistente come il ferro per un turno. In questo modo potrà parare un attacco di potenza Media o inferiore.
Tecnica fisica.
[Pergamena Iniziale Guerriero Tempra di ferro]
Consumo di energia: Medio

CITAZIONE
» Effetto attivo: spendendo un consumo Basso il possessore di questo talento è in grado di aggirare o ignorare quelle coperture che l'avversario potrebbe utilizzare per difendersi dai suoi colpi. Egli scaglierà infatti un dardo che avrà la capacità di virare leggermente per aggirare gli ostacoli più sottili, oppure talmente penetrante da bucarli ed attraversarli del tutto, raggiungendo colui che vi si nasconde dietro. In termini tecnici la tecnica ha potenza Bassa e provoca un danno Basso se non ci si difende da essa; ha natura fisica.

Riassunto: Astrid si difende da Sabotaggio utilizzando Tempra di ferro e indurendo le sue mani e i suoi avambracci. Riesce anche a deviare l'attacco semplice di Vahram che la colpisce di striscio, ottenendo di ricevere un danno Basso.
Quindi utilizza l'attiva del talento per scagliare una freccia che tenta di aggirare la parete di roccia per colpire Vahram al braccio più esposto, per poi tentare di aggirare l'ostacolo muovendosi lateralmente.

Note: Nulla da aggiungere, sai che per chiarimenti o altro mi trovi sempre su faccialibro o su skype ;)
 
Top
view post Posted on 31/8/2014, 21:29
Avatar

Aper army
·····

Group:
Member
Posts:
1,606
Location:
Trentino

Status:



Ավազակ ~ Erdkun ~ Մարդակեր

~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~
Stimabili disertori

Մ ~ Turno 2 ~ Մ

(Vahram [pensato, lingua aramana], Astrid.)


01_armeniantablemini_zps55180b48
Non si poteva negare che Al Patchouli fosse un esperto nel gestire il degenerare delle situazioni più improbabili, ma dovette ammettere che passare dall’afoso e immobile quadro del deserto che aveva monotono davanti agli occhi ormai da settimane a quella parapiglia completamente fuori dal programma in soli dieci secondi era un record anche per lui.

A quanto pareva, come poteva sembrare ovvio, non era l’unico ad avere qualche conto in sospeso con le subdole casate cospiratrici di Taanach, ma finire la propria esistenza ammazzato ridicolmente dalla prima bandita che aveva incontrato sulla sua strada, scambiato per la stessa feccia che anch’egli tanto detestava... quale destino inglorioso per la Volpe degli Altopiani.

Gli dei intendevano forse punirlo per le atrocità che aveva perpetrato Qashra sotto il giogo dei demoni? L’esilio non era forse un castigo sufficiente a mondare i suoi falsi peccati, a cancellare la morte e la distruzione che fu Sharuk a seminare? Aveva trascinato il suo miserabile fato sino ai piedi di Cerro Karkas all’unico scopo di lasciare le sue anonime ossa in quel posto infamato?

Era questa la sorte che i numi volevano serbargli?

Certo che no!
O almeno...

Forse no...

nyrh


«Merda...» Sibilò Vahram tra i denti, scorgendo il suo “regalino” volteggiare senza controllo in aria spargendo buffi spiraleggianti di povere magica rossastra; la giovane orchessa era riuscita a defletterla come se nulla fosse.

«A quanto pare devo cambiare strategia...»

Il cavaliere si ritrasse al riparo dietro la parete e svelto frugò di nuovo nella faretra, estraendo, sempre da uno scomparto speciale, un altro dardo, stavolta con una grossa testa di argilla a forma di uovo e un sottile stoppino serpeggiante dalla base; per controbilanciare quel peso, l’impennaggio in piume d’oca questa volta era decisamente più ampio del normale. Freccia lenta, ma dal contenuto discretamente molesto.

«Taanach ha mandato i suoi mastini anche qui, vedo.»
Sbraitò la cacciatrice.
«Sai che ti dico, stronzo? Fanculo Taanach.»


A quelle parole Vahram si rimpettì sdegnoso e si sporse leggermente, come per risponderle.

«Ma che diamine stai dicendo, aper! Io...»

*ZOCK*

«AHUUUUUH...!!!»


Una freccia sbucata dal nulla si piantò nel braccio sinistro dell’aramano con un tonfo. Il guerriero si lasciò sfuggire un latrato sguaiato – più di sorpresa e indignazione, che di dolore – prima di riprendere il controllo. Udì i passi della giovane forestiera frusciare rapidi sulla rena, avvicinandosi pericolosamente alla sua posizione: questione di pochi secondi e lo avrebbe raggiunto, la coordinazione nella prossima mossa sarebbe stata fondamentale.

Con un gesto secco sfregò vigorosamente la miccia sulla grande fibbia di metallo del cinturone, accendendola in un crepitio di scintille. Subito estrasse lo specchietto magico, il Wúshēng Yǎn, dalla tasca e lo avvicinò all’angolo del muro per guardare dall’altra parte, ma quando la sua immagine vi si specchiò, sgranò gli occhi quando lo vide.
Alle spalle dell’orca, appena dietro l’angolo, un’altra figura era comparsa. Aveva la stessa veste, lo stesso arco e la stessa lancia di Al Patchouli. A guardarlo meglio sembrava proprio un altro Al Patchouli. Correva rapido inseguendo la cacciatrice. Vahram rimase inquietato e straniato al contempo.

«Ma che...??!» Allertato e confuso gettò lo specchio a terra e si diede alla fuga lungo il muro, proprio nel momento in cui la mezz’orca svoltò l’angolo. Andò avanti pochi metri finché non trovò una sezione crollata alta poco più di un metro, la valicò con un balzo, passando dall’altro lato. Solo in quel momento si ricordò della freccia esplosiva che teneva ancora in mano. La favilla sfrigolante era in procinto di intrufolarsi nel corpo d’argilla.

«Ah! Al diavolo la strategia!» Pensò, gettando la bomba dietro di sé. La freccia cozzò contro il muro, esplodendo in una doccia di lapilli variopinti con un botto secco che riecheggiò per tutta la valle. Il muro ormai corroso dal tempo cominciò a inclinarsi con uno scricchiolare pietroso, incombendo sulla testa della cacciatrice.

Specchiettosfondoheaderpx_zps802a5de7

~~O~~O~~O~~ PG ~~O~~O~~O~~
Fascia: Verde
Pericolosità: D

CS: (4)
2 Intuito, 2 Tattica


Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%

~~O~~O~~O~~ Salute ~~O~~O~~O~~
Corpo (Danno Alto):
Piccolo taglio lungo il polpaccio destro (Basso), bruciature sparse su tutto il corpo (Medie), ferita al braccio (Bassa).

Mente (Illesa):
Illesa.

Energie: 85-20-5= 60%

~~O~~O~~O~~ Strumenti ~~O~~O~~O~~
Armi:
Yen Kaytsak: infoderata.
Spada: infoderata.
Ferro: infoderato.
Arco (13-1= 12): infoderato.
Pistola (5): infoderata.

Armature: Mantello, brigantina.
Oggetti: Biglia dissonante.


~~O~~O~~O~~ Abilità Passive ~~O~~O~~O~~

[Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Controllo energetico)] Gli schiavi guerrieri sono vere e proprie macchine da guerra plasmate per affrontare irriducibili gli sforzi più inumani e le condizioni ambientali più estreme. Possono combattere senza posa per giorni interi. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un mamūluk non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

[ Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.

[ Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.

[ Irriducibile ~ Passiva di talento Stratega (Immunità agli effetti mentali)] La pervicacia e la ferrea disciplina dei mamūluk sono tanto proverbiali quanto terrificanti. Non demordono nel perseguire il loro obiettivo anche quando la loro mente è incredibilmente danneggiata. Per tale motivo, Vahram è tanto incrollabile e caparbio da essere pressoché insensibile al dolore psichico e a qualsiasi effetto di natura psionica, pur riportando i normali danni alla mente.


~~O~~O~~O~~ Abilità Attive ~~O~~O~~O~~


Servitore di tenebra ~ Trucchi hai detto? Non hai ancora visto i miei amici dell’aldilà, aper.
[(Pergamena Ladro) ~ Consumo Alto]
La tecnica ha natura magica. Vahram evoca una servitore di oscurità, il quale una volta sferrato un attacco contro il proprio avversario svanirà.
Vahram, cedendo a Sharuk parte della propria energia vitale, può richiamare in campo una creatura nata dall'oscurità stessa che potrà assumere qualsiasi aspetto umanoide o animale, imitando anche equipaggiamento, voce, odore e aura del bersaglio o di Vahram; altrimenti può manifestarsi come Sharuk stesso. Il servitore potrà eseguire un singolo attacco (o una rapida serie) che avrà una potenza effettiva pari al consumo della tecnica (Alto) infliggendo un danno dello stesso livello. Il servitore rimane attivo solamente nella fase di attacco, svanendo dopo aver compiuto l'azione offensiva nei confronti dell'avversario o chi per lui.
Fiore di fuoco ~ Buone feste, aper!
[(Pergamena Cacc. Dardo esplosivo) ~ Consumo Variabile Basso]
Questa tecnica offensiva ha natura magica. Vahram scaglia una speciale freccia dotata una potente carica pirotecnica innestata al posto della cuspide, che esplode a contatto con un nemico o un bersaglio predestinato generando un magnifico fuoco d’artificio. Chiunque si trovi in prossimità dell'esplosione, subirà un danno pari al costo speso, ad esclusione di Vahram, che non sarà minimamente influenzato dalla deflagrazione, sotto nessun aspetto. La durata è istantanea.


~~O~~O~~O~~ Sunto ~~O~~O~~O~~

Ecco il post. Dunque, Vahram usa lo specchio magico Wúshēng Yǎn per guardare oltre l'angolo del muro (è solo una componente scenica per imbastire la scenetta successiva, non mi dà vantaggi di alcuna sorta, conta l'azione come se Vahram si stesse sporgendo normalmente per guardare) lanciando inconsapevolmente Servitore di tenebra (Alto) creando un doppione di Vahram alle spalle di Astrid appena questa svolta l'angolo.
Subito dopo scappa lungo il muro dietro al quale si stava nascondendo, dalla parte opposta rispetto ad Astrid, in preda allo spavento per l'apparizione dello specchio, trova una sezione crollata e salta dall'altra parte. Immediatamente lancia il Fiore di fuoco a consumo Basso che aveva preparato in precedenza contro il muro, il quale, vecchio di secoli e decisamente friabile, crolla dalla parte di Astrid.

Riassumendo la - casuale - strategia: Astrid, come da lei descritto, svolta l'angolo. L'apparizione di Servitore di tenebra l'attacca alle spalle, tentando di distrarla e bloccarla per qualche secondo prezioso, subito dopo il Fiore di fuoco esplode facendo crollare il muro verso di lei.

 
Top
view post Posted on 8/9/2014, 13:43
Avatar

Cardine
·······

Group:
Member
Posts:
7,349

Status:


Erdkun ≈ Stimabili disertori

Astrid vs Vahram



Il duello è da considerarsi incompleto rispetto ai cinque turni di combattimento dichiarati nel post di presentazione; non posso pertanto assegnare ricompense o dichiarare un vincitore.


Un piccolo appunto: quando si parla di numero minimo di post perché un duello possa essere corretto, ci si riferisce solo ad eventi che prevedono un limite alla durata complessiva del combattimento. Questo succede, di norma, nei tornei, dove gli scontri non possono protrarsi troppo a lungo per necessità puramente organizzative. Un duello ufficiale accordato tra utenti non presenta nessuno di questi possibili problemi, e può essere concluso anche a distanza di molto, moltissimo tempo dal suo inizio - senza provocare troppi disagi.
In questo caso non ci sono nemmeno i presupposti per considerarlo "concluso prematuramente", come sarebbe in caso di resa o di morte da parte di uno dei due personaggi.
Inoltre non ho raccolto abbastanza materiale per poter presentare una correzione completa ed esaustiva. Sono disponibile per eventuali chiarimenti, ma per vie private.


Come richiesto e specificato dallo stesso utente, considero il duello concluso per abbandono da parte di Orto33.
Assegno il premio in palio ad Ashel.
 
Top
7 replies since 15/5/2014, 03:25   327 views
  Share