| Oscurità e pareti fredde, passi che risuonavano come martelli da guerra in quell’insondabile oscurità fatta di roccia e umidità. Perché il Mercante si era rifugiato in tale nascondiglio più affine ad un topo di fogna, ad un uomo braccato e inutile che non al Mercante. Yu Kermis poteva essere molte cose, così come i desideri con cui si destreggiava, ma mai gli era sembrato un vigliacco o un topo. Era pur sempre un leone dell’Edhel, era pur sempre un alfiere di una regina senza regno eppure quel luogo, agli occhi di Rogozin, sembrava tutto fuorchè un luogo per nascondersi. Fredda, oscura, profonda, fatta per nascondersi, per sparire…e la mano, in un movimento naturale come l’atto del respirare, si posò sull’elsa. Il contatto gli fece ritrovare un momento di quiete, ma era come una tiepida brezza, come il tocco di un amante… era un attimo fuggente. Un unico momento che sarebbe scomparso perché il suo animo era troppo in tumulto: si sforzava di mantenersi freddo, si sforzava di focalizzarsi sul momento eppure i ricordi affioravano, lo investivano come un mare in tempesta e si sentiva soffocare. Era come nelle sabbie mobili: più camminava e più sprofondava. Inerme, indifeso, impotente e tutto sembrò vorticargli nella testa. Si fermò un attimo in ascolto, inginocchiandosi appoggiando una mano su quella roccia umida, come a voler ascoltare il suo respiro, come se quelle pareti che nascondevano e proteggevano il Mercante, potessero parlargli e dirgli la verità. Una verità scomoda, forse, e non voluta ma preferiva questa ad essere ancora un pupazzo…si sentiva inutile. Un inutilità più del pensiero e dell’agire che non della persona: quella grotta, quella caverna che era il rifugio di Kermis acuiva i suoi dubbi. L’oscurità del non capire, del non aver ben chiari i motivi, il silenzio delle risposte non date e dei dubbi, il freddo dell’incertezza che blocca, che fa andare lenti. Non cauti ma incerti. L’incertezza di nuovo: sensazione che lo faceva arrabbiare e sprofondare in un passato, non dimentico, ma che non gli apparteneva più. Non voleva più essere quello che era stato eppure…oggi di nuovo si sentiva come allora.
Non è una caverna… Lo disse con un tremito nella voce.
Ma una tomba!
Tutto si aspettava tranne questo. O per dovere di verità: una parte di lui non se l’aspettava, perché quella guerriera e più fredda sapeva che cosa stava succedendo e che non sarebbe stato semplice. Chi voleva prendere in giro? Sé stesso? Si trattava di Yu Kermis, del Mercante di Desideri, leone dell’Edhel, alfiere di Alexandra…che cosa pensava? Che sarebbe stata una passeggiata di salute? Che sarebbero arrivati, freschi freschi, e in quattro e quattrotto avrebbero spiccato la testa dal suo collo? Solo un deficiente lo avrebbe pensato e la Rosa non lo era, anche se una parte di lui non era pronta per quello spettacolo. Ma era chiaro che se pure fosse stato Kermis, quell’ammasso di cadaveri, putrefazione e idioti avrebbero avuto tra poco altri con loro. Se non avessero fatto più attenzione…attenzione poi a chi? A dove? Erano stati buttati all’avventura, con mille dubbi, poche certezze, tante domande con altrettante mezze risposte: pessimo inizio per una caccia ad un uomo pericoloso. E quella vista era un monito ma anche una calamita per andarsene; e solo gli Dei sapevano perché ancora si ostinava ad andare avanti. Cadaveri intorno a lui, terrore che ormai era il protagonista, ma che fu un bene: perché lo fece trasalire, lo fece concentrare sul presente quando la propria esistenza la si sente messa in pericolo; era l’eterno istinto di sopravvivenza che faceva passare tutto in secondo piano. E fu un bene davvero…
Il brivido freddo percorse la schiena, le labbra si morsero, la bocca impastata e la voglia di bere, il calore del proprio corpo che sembrava svanito chissà che eppure in tutto questo non vi era un dubbio; non vi era un incertezza solo lo sguainare di spade e gli occhi che tentavano di fendere penombra e misteri. La morte era arrivata per quegli uomini ma chi aveva mosso la falce? Chi fu il mezzo? Il terrore accelerava il cuore, faceva aumentare battiti, respiro e il sangue sembrava che volesse fargli esplodere le tempie tanto era la pressione,ma in tutto questo le sue mani, si erano fredde, ma erano calme nello stringere l’elsa e nel non pensare ma nell’immergersi nel flusso del momento. La concentrazione, acuita dall’stinto di sopravvivenza, il terrore che faceva aumentare le sensazioni, i propri sensi finchè il mondo non fu più che lui, quella caverna con cadaveri, e chiunque avesse fatto tutto ciò.
Kermis…Kermis…Ainwen…acuisci la mente, solo la goccia d’acqua può bucare l’asse di legno, la corrente non può scioglierla…
ACUISCI LA MENTE…
Solo le lame si muovevano intorno a lui, nell’immobilità del momento, mentre i passi erano insicuri, mentre passando tra quei cadaveri sembrava che i loro occhi fossero ancora vivi, le armi ancora pronte a dar battaglia…distolse lo sguardo e lo puntò dritto davanti a sé. Meglio guardare il nulla che quella scena, pensò…un nulla che prese forma e sostanza. Una sostanza accompagnata da una voce profonda, gutturale, roca come la roccia, solida come quella caverna.
«Non un altro passo.»
Passi titanici e un corpo che sembrò quasi che era la roccia stessa a muoversi e nella penombra Rogozin lo credette e ne ebbe paura: che aveva fatto un peccato immane? Che i suoi errori ora gli avrebbero presentato il conto? No…nulla di tutto questo perché ora lo vide. Lo vide e lo riconobbe e capì…Gargantua!
«Non voglio sapere chi vi manda o cosa siete venuti a fare. Non vi darò seconde possibilità. Vi siete spinti troppo all’interno di questo tempio. Devo distruggervi.»
Se lui era lì allora anche Kermis era lì vicino, e non si sarebbe fermato. Lo capì dalle sue parole, da quella carica che lo scaraventò lontano, addosso ad una parete di roccia, sputando sangue e sentendosi svenire. Il mondo ruotava troppo in fretta… troppo…troppo…non restava fermo un momento e il dolore al petto e alla schiena non lo lasciavano respirare. Tossì sangue e i polmoni si liberarono: cercavano l’aria tanto desiderata, la trovarono…era sempre così difficile respirare?
Tempo non ve ne fu che subito Gargantua fu loro, di nuovo addosso: quei pugni avrebbero frantumato il suo corpo, come se fosse stato di cartapesta se solo l’avessero colpito…ed era un qualcosa che non voleva provare. Intercettò il colpo a mezz’aria, più con l’istinto fattosi azione, deviando l’attacco semplicemente lasciandolo scivolare contro la propria arma, per cambiarne la traiettoria. Scintille si accesero sulla lama, illuminando i due e gli occhi inquieti di Rogozin, date dal cozzare dei pugni indomiti del gigante contro l’acciaio secolare della sua arma e sentì la parete di roccia dietro di sé tremare; squassata da quel colpo micidiale e una nube di detriti e polvere sollevarsi all’impatto.
Tentò di allontanarsi subito dopo, cercando di respirare, ignorare il dolore, anche se la schiena sembrava essere stata messa su una graticola e il petto …bè…Gargantua pesava qualche tonnellata? Ecco… gli sembrò che ci si fosse seduto sopra, tanto si sentiva schiacciato.
Garg…Gargantua fermo! Sono io…Rogozin!
Sono io…Rogozin e intanto lo aveva attaccato scaraventandolo, come se fosse fatto di piume, su un muro di roccia. Era da completi idioti parlargli in quella situazione che lo vedeva dalla parte del torto. Fermare Gargantua con le parole? Per dirgli cosa? Sono uno dei tanti sicari mandati ad uccidere Kermis? Questo avrebbe fermato Gargantua? Sono un Leone dell’Edhel? Un leone che ora ne braccava un altro…comunque la rigirasse lui per Gargantua era un nemico…ma Rogozin? Rogozin poteva considerare Gargantua un nemico? Alla fine tutto ruotava su questo e su una frase: Dovrai prendere una decisione, che ti piaccia oppure no…mio stupido allievo. Questo gli aveva detto Seijuro e a quanto pare questa decisione, in quel momento, doveva essere presa. Nel bene o nel male.
Tentò di sollevarsi, ma dentro di sé non riusciva a trovare le forze per colpire, per attaccare: alla fine proteggeva solo un amico… e loro erano i nemici. Ma doveva provarci e la frusta partì, come uno snodarsi di spire di serpe, tentò di avvolgersi al colosso e fermare la sua avanzata distruttiva.
Gargantua…fermati…lasciami passare. Sono qui per parlare con Kermis… da leone a leone. Kermis è un mio compagno e non sono qui per ucciderlo.
E allora per che cosa era lì?
Voglio solo capire…so che non ti fidi, d'altronde chi si fiderebbe?, però fidati della mia parola da leone dell’Edhel…
E posò le sue armi. Non considerava né lui né Kermis nemici ma voleva sapere la verità. Per quella si sarebbe battuto…ma se poteva evitare uno scontro…lo avrebbe fatto. Anche se forse ci avrebbe rimesso la vita e attese; fermo, silente, ritto, occhi come stelle in quegli del Colosso. Dentro gli occhi l’uno dell’altro. Il problema erano i suoi compagni: come fare? Cosa fare?
State fermi! Disse imperioso.
E te Gargantua credimi…e se non mi credi… un attimo di silenzio che fu lungo come una vita Dimmi cosa devo fare per convincerti della mia buona fede.
| Rogozin Energia: Gialla Pericolosità: E CS: +1 Maestria armi, + 1 Istinto
Status fisico: Alto da urto Status Psichico: // Consumi energetici in questo turno: 5%; 20% Riserva energetica residua: 75% _ ___ _____ ___ _ Abilità Passive: Memoria ancestrale: Il personaggio avrà ereditato dalla progenie dei draghi la mitologica memoria di questi. Il personaggio potrà ricordare ogni minimo dettaglio degli eventi vissuti, cogliendo particolari insignificanti e remoti finanche dopo molto tempo. Questa capacità gli consentirà di rielaborare qualunque informazione derivante dalla propria memoria con estrema rapidità e perizia, consentendogli di ragionare su dettagli infinitesimali come fossero evidenti e recenti. [Passiva Razziale].
Duellante: il possessore del dominio ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, falli, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.[Passiva Dominio]
Velenrancore Non è una casta vera e propria, si potrebbe dire - ma è solo parte dell'abominio generato dalla trasformazione della foresta nel Gwàthlaiss a causa dell'essenza del Gorgo scioltasi nel suolo - andando ad intaccare il profondo rapporto fra le fate e la natura. L'indole generalmente pacifica delle fate divenne distorta per alcuni in una paranoia, in altri per un desiderio impulsivo di uccidere coloro che minacciavano la propria tribù. Qualcosa che superava ben più la voglia di difendere i propri compagni che guidava i Frémalis, come se il rancore del Gorgo fosse divenuto insito all'anima delle Fate. Un furore che si manifesta nel loro stesso sudore, si dice, rendendo le loro lame portatrici di morte e pestilenza. Loro sono il cancro per curare il cancro. [Ogni attacco fisico portato con le proprie armi può avvelenare l'avversario. Il veleno è quantificato come danno Basso al corpo, che sarà progressivamente debilitato da nausea e febbri ad ogni colpo andato a segno.][Passiva]
[Armatura naturale] I tatuaggi che ha sul corpo non solo delle rappresentazioni mistiche, simboli e percorsi di un viaggio lungo e ancora non concluso, non rappresentano la strada percorsa e quella che ha deciso di intraprendere, non sono solo legami con le forze naturali e la sua parte più selvaggia - il suo animale totem - quella Pantera che sente ruggire dentro di sé in un anelito di libertà ma sono molto di più. Fatti da un antico maestro tatuatore i suoi Irezumi raffigurano pantere insieme a peonie e fiori di ciliegio. Ma si uniscono anche a simboli più esoterici e insieme più particolari che sono i simboli della sua anima più selvaggia. Tutto questo si traduce come una vera e propria armatura: simboli di un potere più arcano e ancestrale che ancora oggi non sa bene quale sia. Ma è indubbio che lo proteggono come se avesse una vera e propria armatura e forse nascondono molto altro. _ ___ _____ ___ _ Abilità Attivate: Attiva di Dominio Duellante Effetto Attivo: spendendo un Consumo pari Basso, il personaggio è in grado di sfruttare la propria tecnica per difendersi da un offensiva dell’avversario. Il possessore del talento, infatti, sarà in grado di cogliere – istintivamente o meno – lo scorrere della battaglia e di immergersi in esso con peculiare perizia. Così, potrà efficacemente deviare un attacco rivolto alla sua persona, semplicemente lasciandolo scivolare contro la propria arma, cambiandone la traiettoria. La particolarità di questa difesa di potenza Bassa è indubbiamente di poter agire anche contro tecniche magiche scagliate dall’avversario, non solamente fisiche: eventualmente, il guerriero potrà decidere di deviare il corso di una scarica elettrica, o anche di una palla di fuoco. Per poi controbattere al proprio avversario per l’onta subita. È una tecnica di natura fisica.
Abbraccio della Natura. La tecnica ha natura fisica. Dopo una breve concentrazione, il caster richiama a sé il potere della natura, sfruttandolo per cingere il corpo dell’avversario in un inestricabile abbraccio. La tecnica potrà essere sfruttata o attraverso le braccia stesse del caster, che sembreranno solide e robuste come la corteccia di un albero, oppure attraverso lacci, fruste o qualunque arma con parti mobili in grado di cingere il corpo del nemico in qualunque modo. In ogni caso, l’effetto generato sarà quello di stringere l’avversario in una morsa letale, immobilizzandolo per tutto il turno d’attacco. La tecnica è personalizzabile a piacimento, attraverso effetti particolari che interessino le braccia del caster o le parti mobili utilizzate per stringere il nemico, purchè la robustezza delle stesse non ne venga alterata e rimanga facilmente intuibile. Non causa danno aggiuntivo, ma solo costrizione fisica di livello Alto. Consumo d’Energia: Alto
_ ___ _____ ___ _ Riassunto e Note: Incasso la Carica e mi difendo dagli attacchi fisici grazie all’attiva di dominio del Duellante a consumo Basso. In seguito tento di avvolgerlo con la perga Abbraccio della Natura, per fermare la sua avanzata, e tentare di convincerlo che non sono lì per prendere la testa di Kermis. Sperando che ci riesca. Ecco perché depone le armi e cerca di convincere i suoi compagni a fare altrettanto, ma soprattutto si rimette a Gargantua stesso. Credo che morirò XD
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