Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

~ Lacrime d'Oriente. Attimi di incertezza nella polvere

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view post Posted on 8/8/2014, 17:24
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Lì dove tutto era iniziato.
Ecco cosa aveva pensato, l'ammasso di roccia, mentre inerme seguiva le gocce di sangue cadere dal corpo di Kermis fino alla terra scura e calda della pianura. Conosceva quel posto meglio di qualsiasi altro posto; poteva quasi considerarla una casa, prima di imparare a considerare Yu Kermis la sua casa. Era tutto ciò di cui necessitava, in ogni caso, il Golem. Non le strane forme d'affetto che l'uomo riusciva ad esternare nei suoi confronti, tanto meno la ricchezza o il prestigio di cui egli godeva anche solo affiancandolo. No. Nulla di tutto ciò serviva a Gargantua più di quello che realmente poteva offrire lui il Mercante di Sogni. Da quando aveva perso suo figlio si era convinto del fatto che Kermis riuscisse a confortarlo come nessun altro poteva fare: egli era fonte di speranza. E la speranza lo faceva stare in piedi. Nonostante il cammino di più giorni verso Tephra, nonostante le formiche bianche che avevano cercato di assalirlo all'entrata della grotta. Nonostante il respiro del suo padrone fosse ormai così debole da apparire assente. Non avrebbe sprecato una singola lacrima, per lui, no, Gargantua non avrebbe mai pianto sul corpo del Mercante; non perché ne fosse spaventato o perché non sapesse farlo. Semplicemente il legame che li avvicinava viaggiava su una misura ben diversa dall'esistenza fisica dei loro corpi. Almeno per quanto riguardava il Golem, egli aveva sempre pensato a Kermis come a qualcosa più di un corpo da seguire; era quasi un ideale, per lui, una sorta di personificazione della speranza che lo avrebbe aiutato a rialzarsi nei momenti più difficili. Nonostante tutto, egli ancora credeva che avrebbero viaggiato insieme, fino alla fine dei suoi giorni.
Poggiò il corpo del Mercante sull'argilla della grotta e sedette al suo fianco. I loro occhi rimasero fissi sul corpo dell'altro per molte ore, prima che quelli dell'uomo si unirono in un volto marmoreo ed assente.

« Ricordi cosa ti ho promesso, amico mio? »
In un invisibile momento di pace, la voce dell'uomo raggiunse il cuore del Golem di pietra.
« Tuo figlio. »
La roccia sussultò.
« Non è il momento, ora.. ripo- »
« Te l'ho promesso, Gargantua. Non posso.. non voglio venir meno ad una promessa.
Non con te.
»
Le lacrime irrigarono senza controllo il volto dell'uomo.
Sotto di lui già si costruiva una pozza di sangue caldo.
« Prendi la mia mano. »
La roccia fredda incontrò la pelle altrettanto fredda di Yu Kermis.
« Non è così che finirà. Non lo permetterò. »
E la roccia si spinse sempre più, fino ad inglobare il corpo del suo padrone completamente.
L'uomo riuscì a sorridere, forse, prima di addormentarsi del tutto.
« Non lo permetterò.. »

iqg8pl




« L'ora è giunta, Sirith.
Prendi ciò che ti spetta e portamelo qui.
»

Gli occhi della bambola guardarono con interesse il corpo del pistolero e della sua compagna.
Tutti avrebbero avuto ciò meritavano, diceva la giovane Ainwen per tranquillizzare i suoi sensi di colpa. In fondo, ella sentiva di odiare ed amare allo stesso tempo il Mercante; una spirale di emozioni intricata in un vortice malsano fatto di promesse e desideri infranti.

« Lo voglio vivo.
In grado di .. mantenere i propri obblighi.
»

E si congedò, la ragazza dagli occhi vuoti, sparendo nelle tenebre del bosco.


CITAZIONE
QM Point.

Eccoci nella seconda parte di Lacrime d'Oriente. Passiamo subito ai fatti.

Orto, Vorgas, Wrigel, Malzahar, Akuma. Per voi la storyline continua esattamente da dove l'avevamo lasciata. Ainwen vi ha chiamato nella magione e vi ha mandato alla ricerca di Kermis, che ha individuato grazie ad una visione. Il posto designato è la pianura di Tephra, menzionata nella quest "Gargantua e Pentagruel", dove i due si sono conosciuti per la prima volta e hanno iniziato il loro viaggio (link). I dettagli del viaggio potete deciderli voi senza alcun tipo di problema (potete anche inventare trame comuni che accadono durante il viaggio, che dura circa cinque giorni, essendo la pianura verso il deserto). Concludete il post quando arrivate all'entrata della grotta e una sorta di terremoto vi mette in allerta.

Savior. Per te le indicazioni sono praticamente le stesse, ma partirai da solo, ben più tardi degli altri. Quando arriverai alla grotta, puoi dire che riesci ad entrare, non senti nessun rumore e non vedi nessuno.

Chiaramente avete linee temporali diverse; tutto vi sarà chiaro, alla fine.
La prima parte del post è anch'essa in una linea temporale diversa e segue le vicende della scena free tra me e Janz (link).
La seconda parte del post è invece una parte del dialogo tra Sirith e Ainwen, qualche ora dopo la festa a Ruldo.
Per qualsiasi domanda, usate il topic in confronto o MP (in particolare per Savior).
Avete tutti cinque giorni, essendo un post relativamente semplice - termine il 13 Agosto alle ore 21:00 -.
Buona quest.
 
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view post Posted on 9/8/2014, 17:38
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Aper army
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Արցուն ~ Lacrime d'Oriente ~ Արեւել

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Attimi di incertezza nella polvere

Atto I

(Vahram [pensato, lingua aramana], Ainwen.)


01_armeniantablemini_zps55180b48
La compagine avanzava lenta tra i ripidi costoni rocciosi della pianura di Tephra. Il viaggio non era stato lungo: cinque giorni di cammino affatto tranquilli. Sebbene le Hooglans non fossero certo reputabili terre ospitali, l’aspro clima delle fasce temperate non reggeva il confronto con quello atroce delle roventi e aride lande del Bekâr-şehir. Vahram era nato tra le montagne, aveva passato la sua infanzia correndo sui prati d’alta quota e saltando per gioco tra i macigni franati dai picchi rocciosi, prima di essere deportato in mezzo al deserto; non ebbe difficoltà ad acclimatarsi a quegli ambienti. Solo una cosa turbava la sua proverbiale calma: l’atmosfera pregna di cupo e gelido mistero che si respirava in quelle terre. Era così aliena, così lontana dalla sua abituale immagine di territorio ostile da scoraggiargli qualsiasi distrazione. Lo costringeva a restare perennemente all’erta, di giorno come di notte; Vahram passava le giornante di viaggio in disparte e in silenzio, scrutando l’orizzonte e badando a dove metteva i piedi. Durante il riposo il suo sonno era leggero, affievolito da – forse immaginari – sinistri sentori.

Stavano andando a prendere Yu Kermis, non si trattava uno scherzo. Solo uno stolto o uno sprovveduto si sarebbe degnato di prendere alla leggera un incarico simile. Aveva sentito parlare raramente del Mercante, prima di arrivare a Ruldo, ma non ci mise molto a scoprire diversi loschi e a dir poco scoraggianti particolari sull’obiettivo dell’impresa in cui si era imbarcato. Aveva accettato per trovare una nuova vita, per abbandonare un passato misero e doloroso. Lhotar aveva ragione: il riscatto verso chi aveva ferito, verso le vite che aveva distrutto sarebbe stato il rimedio che avrebbe lenito i mali della sua esistenza. Si augurava solo di non soccombere prematuramente tra le anonime rocce di quelle terre, in nome di una padrona che per lui era ancora poco più di un mistero.

Il cavaliere si teneva preferibilmente distaccato dal gruppo, leggermente in coda, scrivendo di tanto in tanto delle note sui suoi taccuini o riflettendo mesto e turbato sulle parole che l’Oracolo gli aveva rivolto.

«Ma se rimarrai al mio fianco fino a quando giungerà la mia alba… allora non sarai un mio servo, ma un mio amico. E godrai dei privilegi di cui un amico può godere.»


Lui non era stato in grado di risponderle. Non aveva detto nulla.

Vahram stentava a immaginare un rapporto di amicizia con una semisconosciuta, e ancor meno con una potenziale padrona. Sapeva perfettamente cosa aspettarsi dalla schiavitù e dalla sottomissione, il cameratismo tra compagni d'armi era poi un altro particolare legame che instaurava istintivamente con le persone che combattevano al suo fianco, ma l'amicizia... Per lui era qualcosa di più profondo, di più radicato, qualcosa che si pianta in superficie durante gli anni felici, per poi resistere ai cataclismi che costellano l'esistenza, sedimentandosi e germogliando nel tempo. Tigran era un amico, Ydins era un amico, Astrid era un'amica. Quando si trovava in loro compagnia, era palpabile la tacita intesa che li legava. Era come se gli schiavi appartenessero ad una razza a parte, i cui membri sapevano riconoscersi e capirsi con un semplice sguardo.
Ma quella donna... pur tradendo quel male dell'animo tanto misterioso e stranamente familiare da conquistare la concordia del medico errante, costantemente restava ancora troppo estranea ed enigmatica per insediare in Vahram quel selettivo e istintivo rapporto criptico che, agli occhi di uno schiavo guerriero, distingueva gli "amici".

Forse era per lui troppo nobile, forse troppo distaccata e sussiegosa...
Che sorta di amicizia aveva in serbo Ainwen per lui? Per un misero schiavo, un reietto, un efferato assassino...? Quel semplice concetto fin troppo umano pareva essere categoricamente fuori dalla comprensione distorta di un mamūluk.

La mente di Vahram s'arrovellava ogni giorno su questi turbamenti. Camminava da solo, con le sue ombre, continuando a chiedersi cosa sarebbe successo dopo.

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Il cammino giunse al termine in fondo alla tortuosa spirale, di fronte alla caverna che l'Oracolo aveva scorto nella sua visione. Un improvviso terremoto scosse la terra e gli animi dei compagni di ventura, un fosco presagio, un criptico avvertimento. Un chiaro segnale: i giorni d’ozio erano finiti.

Come destato da futili sogni e inezie, d'un tratto il guerriero si trovò davanti agli occhi la bizzarra realtà dei fatti. Era ancora allo sbando, invischiato in una battaglia non sua. E per chi? Perché? Non per una padrona, non per un'amica. Nessuno glielo aveva ordinato.
Queste domande non arrivarono però a toccarlo, non era il luogo, non era il momento. Non vi era più spazio nel suo cervello per le preoccupazioni. Fiutava il pericolo incombere, sentiva la tensione gonfiargli i muscoli.

Ormai era tardi.
Al Patchouli aveva promesso.

E la caccia era iniziata.




Eccomi! Scusate il post, forse l'ho fatto un po' troppo frettolosamente, ma sono un abbastanza alle strette in questo momento. Ho leggiucchiato la quest linkata per capire un poco dove ci troviamo, spero di non aver travisato l'ambientazione; in caso contrario mi scuso.
PS: scusate l'assenza dello specchietto, lo inserirò appena arriva un po' di action. :zizi:
 
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view post Posted on 9/8/2014, 22:45

season of mists
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Niente più che un fruscio di mantelli, un avvilupparsi di ombre, uno strisciare nell'oscurità.
La figlia della luna e il discendente del deserto ascoltano il discorso dell'oracolo, confortati dalla reciproca presenza.
Appagati dalla consapevolezza di essere i predatori, non le prede.

« Molto bene, partiremo immediatamente.
Ah, Ainwen... non preoccuparti riguardo al suo stato di salute.
Ci prenderemo cura di lui... in un modo o nell'altro.
»

Il rumore metallico di una pistola che viene ricaricata, il tonfo sordo nelle orecchie del sangue che pulsa, lo schioccare di una lingua sul palato.
Assaporare il gusto primordiale della caccia, ancora una volta.


-


Le voci si accavallano nella sua mente, un branco selvaggio che scalpita e dilania, divoratore della ragione e della cautela.

"Sono Yu Kermis, il Mercante di Desideri, al tuo servizio." - può quasi già sentire le sue mani che calano sul collo dell'uomo, avide di carpirne gli ultimi istanti di vita.
"Unisciti a noi o esplora l'ignoto, a tuo rischio e pericolo." - ovvero combattere una guerra, rischiare di perdere Liren e poi essere abbandonati.
"Posso darti tutto ciò che vuoi, mio caro ragazzo." - e per un secondo è davvero confuso: cosa desidera di più, ucciderlo o vedere esaudito il proprio desiderio?
"La mia magia non conosce limiti, sai? Potremmo paragonarla all'amore,
non credi?
"
- "ma l'amore uccide, è risaputo mio caro Yu Kermis. E che grande magia creiamo io e te! Un circolo eterno e mistico, il serpente che mangia sè stesso fino alla fine dei tempi, gioendo nel conoscere il gusto della propria carne."
"Devi ancora crescere. Ma lo faremo insieme, ultimo dei Deva. Lo faremo insieme." - "e sei fiero di me ora? Ora che ho vinto la tua battaglia, cosa ne pensi di Sirith, pistolero di Gilead? Allora, padre della menzogna, figlio della falsità, sono degno di una delle tue benedizioni?"
"Quando questa guerra sarà finita, poi, verrai da me e riscuoterai quanto ti è dovuto." - "ah... io sto arrivando. Ma tu, Yu Kermis, sarai pronto?"

Liren vede quella luce folle negli occhi di Sirith e prega la madre Luna con tutte le sue forze. Chiede umilmente all'unico occhio, che tutto vede e tutto abbraccia, che la brama di vendetta del pistolero non domini la sua ragione.
Non vuole vedere l'uomo che ama consumato dalla cupidigia, divorato dall'odio e dall'avidità.
Ma forse è già troppo tardi.



9OObdvd



« Ti ho mai parlato di Maerlyn? »

Il viaggio è lento e noioso. Non c'è gioia nell'attesa, ora che conoscono la vera ubicazione di Kermis, il lurido buco nel quale si è rintanato.

« No, non mi pare. E' uno dei tuoi antenati? »

Il tono di Liren è cauto e sommesso, saggia con attenzione il discorso del pistolero. Lo vede sempre più instabile, dominato da una frenesia folle e autodistruttiva.
Ma non lo abbandonerà o tradirà, questo mai. E' suo dovere proteggerlo ora più che mai.
Loro sono il Vortice, uno da molti.
La risata di Sirith le fa accapponare la pelle.

« In un certo senso. Si dice che sia stato il fondatore di Gilead. Un uomo molto potente, un incantatore senza eguali. Un vero profeta del deserto. »

Intorno a loro la pianura comincia a sprofondare nelle viscere della terra, vittima dei terremoti.
Con la città e la steppa alle spalle, il suolo inghiotte sè stesso e li attira verso il basso in una spirale vorticante.

« Una versione della leggenda narra che sia stato un Vortice lui stesso, forse il primo. Sicuramente il più dotato, probabilmente anche il più instabile. »

« Allora potrebbe essere una follia chiedere a Kermis di esaudire quel desiderio. Gilead ha davvero bisogno di un nuovo fondatore? »

Il paesaggio muta ancora, in un coacervo di elementi naturali che stupirebbe anche l'occhio dello studioso più colto.
Ma i due non hanno tempo per dettagli come quello.
Quando si ha una missione da compiere, una vendetta da consumare, un desiderio da ottenere, tutto si riduce ad una semplice marcia contro il tempo.
L'uno annega nello sguardo dell'altro, è questo il punto focale della questione, un'unica coscienza che si dibatte, disciolta in due corpi.
Laddove uno dovesse osare troppo, anche l'altro conoscerebbe la propria fine.

« Non voglio essere un nuovo Maerlyn. Mi fulminino i miei padri se anche solo osassi pensare di poter essere come lui! Tuttavia... godere dello stesso rispetto di cui godeva lui... riscattare il nome di mio padre, rifondare la casata dei Deva... non posso rinunciare ora. Mi capisci? »

E quella luce avida negli occhi di Sirith muta, dissolvendosi e deformandosi in una pura e semplice richiesta di aiuto.
Sembra quasi un cane bastonato, provato più che mai dagli eventi.

« Ci sono così vicino, Liren... vedere l'onore della mia famiglia ristabilito... non posso tornare sui miei passi.
Mi seguirai, un'ultima volta?
»

La grotta si apre di fronte a loro, una granitica bocca spalancata e pronta ad inghiottirli.
Costellata da stalagmiti che sporgono come draconici denti, ruggisce di un silenzio mortale in direzione della coppia di avventurieri, misteriosa ed invitante.

« Ora e per sempre. Il nostro viaggio non termina con Yu Kermis. Qualunque cosa succeda.
Noi siamo il Vortice, non dimenticartelo.
»

« Non potrei mai, Liren. Mai.
Andiamo a prendere quel bastardo.
»

Scivolano affiancati nell'oscurità, due ombre di una terra lontana sulle tracce di una preda che non è mai stata così debole e così vicina a loro prima d'ora.
Pronti a fare ciò che è necessario.



« Sirith Deva »

Energie « 100% »
Status Fisico « Illeso. »
Status Psicologico « Illeso. »
CS su Maestria « 02 »
CS su Determinazione « 01 »

.Armi ed Oggetti.

[Mohaine] - Nel fodero.
[Mejis] - Nel fodero. [5/5 colpi]
[Tulle] - Nel fodero. [5/5 colpi]


.Abilità Passive.

Offspring of Gilead - Non sviene al di sotto del 10% delle energie
Tricky Gunslinger - E' sempre in grado di prendere la mira sul suo bersaglio fino a che riesce a vederlo anche parzialmente + Può sparare più colpi contemporaneamente verso qualsiasi direzione
Vortex - Liren può essere utilizzata in combattimento + Liren può usare le stesse tecniche di Sirith
Perfect Aim - Sirith conoscerà sempre il punto debole di eventuali passive di immortalità


.Abilità Attive Utilizzate.

Nessuna.


.Note e Riassunto.

Ecco qui :v:
Le frasi di Kermis vengono dalla giocata nella quale lui e Sirith & Liren si sono conosciuti. [x]

.Legenda.

• « Parlato Sirith »
• « Parlato Liren »
• « Parlato Yu Kermis »




« Liren Deva »


Status Fisico « Illesa. »
Status Psicologico « Illesa. »
CS « 00 »


.Armi ed Oggetti.


Nessuno.


.Abilità Passive.

Vortex - Liren può essere utilizzata in combattimento + Liren può usare le stesse tecniche di Sirith


.Abilità Attive Utilizzate.

Nessuna.


 
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view post Posted on 11/8/2014, 12:18

Competitore
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Solo coincidenze...

«Solo coincidenze? »


Affermò Shota guardandomi in tralice con un sopracciglio sollevato.
Mi sistemai la maschera sul viso. Mi proteggeva, mi faceva sentire al sicuro.
Ma non era solo quello. Avevo incontrato Yu Kermis da Corvo a Corvo, come sacerdote del sovrano mi aveva condotto al Borgo Basso e li frastornato dal caos della battaglia avevo barattato il mio onore e la salvezza della mia gente con l'effimero potere del Mercante di Desideri. Sebbene non potessi più considerarmi uno degli uomini di Caino era con quella maschera che avrei preteso la mia vendetta...
Guardai il mio aspetto riflesso nello specchio. Nulla sembrava cambiato esteriormente. La tonaca nera dalle linee severe, quasi militari, appena adornata da ricami in argento contrastava piacevolmente con il colore immacolato del Volto del Sovrano. Abbigliato in quella foggia ero l'esempio di ciò che un Corvo doveva essere l'inflessibile, reverenda, nobile, severa, onnipotente e sobria incarnazione del Sovrano. Ma sotto quella superficie formidabile c'era ben poco di ultraterreno, divino o anche solo elevato...La stoffa pregiata, la maschera perfetta e bellissima in ogni suo particolare nascondevano qualcos'altro. Se Giano era l'ancor formidabile volto di un traditore, un reietto degno solo di una missione di morte, Malzhar Rahl - l'uomo sotto la maschera - era tornato ad essere ciò che era prima dell'investitura. Era ritornato, anzi, qualcosa di ancor più remoto prima di Basiledra, dei Sussurri, prima ancora di conoscere il fulgore intossicante e le trame deliziose del Trono del Leviatano...un profugo divorato dal rancore, ancorato alle sue macerie come un naufrago ad uno scoglio, posseduto dalla vendetta. Ero precipitato nuovamente nel mio passato. Ancora una volta in grado di fermare la catastrofe ma incapace di farlo, di nuovo tradito, ancora una volta reso apolide dal Fato in concorso con l'umana scelleratezza. Venduto ad una volontà più forte, felice di sopportare un qualche tipo di catene in cambio dell'opportunità di fare vendetta. Allora furono ( e sono tutt'oggi) i tormenti notturni di Bastet scambiati con i suoi impeccabili servigi; oggi quel legacci sono oscuri e mossi dalle mani abili della Campionessa d'Oriente. In cambio un'occasione, concreta: il collo di Yu Kermis offerto alle carezze di una corda, di una spada o di qualunque cosa in grado di mozzargli il fiato, spegnergli la vita, spezzargli l'esistenza.
Ecco cosa c'era di diverso: quella volta ero certo di ottenere la mia vendetta.

«E' quello che ho detto... »


Indugiai ancora sul mio riflesso. C'era qualcosa che strideva in quella composizione perfetta, in quella mascherata di un viaggio con meta la vendetta...
Mancava un movente, una ragione per agire che trasudasse dall'abbigliamento stesso. La figura allo specchio non era Giano era un corvo qualsiasi...
Tolsi la maschera e iniziai a cercare freneticamente quello che mi serviva.
L'avevo tenuta con me, ma non l'avevo usata più da quel giorno. Era già troppo difficile vivere ogni giorno al cospetto dei miei fantasmi - sia quelli reali che quelli della mia mente- senza che fosse necessario aggiungere il suo peso.
Era da qualche parte, nascosta tra le mie cose. Non la guardavo mai, non la sfioravo mai...Temevo che quel volto potesse sopraffarmi del tutto.
Ma li, a due passi dall'iniziare la caccia, sapevo che non Malzhar, ne il Sussurro, ne tantomeno l'Oracolo o lo Sciamano avrebbero potuto giungere fino in fondo a quella ripida china...Solo Giano poteva. C'era bisogno di un cuore freddo ma in grado di scatenare una collera bruciante, di una mente lucida ma capace di spezzare l'altrui volontà, di una morale solida eppure abbastanza malleabile da plasmarsi ad immagine e somiglianza dello scopo. Giano era nato per essere tutte quelle cose, per divenire il perfetto paragone del fedele seguace dei dettami del Sovrano. Aveva vissuto poco, aveva tradito il suo fine, aveva miseramente fallito ed era stato riposto in un angolo buio del mio passato, ma ora esigeva il suo ritorno sul palco e niente avrebbe potuto impedirgli di prendere il sopravvento...Tanto valeva, dunque, dargli carta bianca.

«Eccola.. »


Sfregiata, dalla tempia sinistra fino al lato destro del mento. Screpolata infamemente come il cuoio seccato dal sole. L'immagine ideale di ciò che Giano era diventato dopo la marcia funebre suonata dalla campane di Basiledra.
Singolare come la storia si ripeta...Un uomo tenta di sollevarsi oltre i confini della sua condizione, attenta al divino, lo sfiora, è quasi vicino a realizzare il portento più grande a memoria d'uomo. Qualcosa non va, cade, precipita e l'oblio lo inghiotte. Molti servi del Sovrano avevano saggiato quella sorte, persino il Re che non perde mai era enumerato tra le vittime di quel triste fato.
Afferrai la maschera originale, latrice di tutte le mie sconfitte. La posai sul volto e dimenticai tutto il resto.

«Avevi promesso, avevi detto che saresti stato solo Malzhar e invece... »



«Mantengo la mia parola. Non capisci? Malzhar è anche questo. Lo sarà fintanto che Yu Kermis rimarrà in vita, meglio finchè non mi sarò vendicato ponendo fine alla sua maledizione. »



Sembravano le parole di un folle. E forse lo erano.

___________________________________________________________________





«E-e-ecclenza?!»


Eccellenza. Che titolo altisonante per un corvo. Di certo doveva far letteralmente fremere di gioia l'ego di uno di loro. Loro, si perchè se una cosa era certa è che non potevo essere considerato più ufficialmente uno di loro.
Forse per il mio mentore le cose non sarebbero state così. Lui era in grado di percepire molto più al di la dei comuni mortali. Aveva stretto alleanze con esseri raccapriccianti e non mi riferisco solo ai demoni. Io cos'ero dinnanzi a loro?
Un piccolo, patetico fallito con un'immeritata, infame leggenda alle mie spalle.
Ciò che ero, ciò che sono sempre stato per Caino non sarebbe cambiato: un servo. Ma forse un modo c'era... Un giorno mi aveva chiesto la testa di un nemico e Yu Kermis rientrava appieno in quella definizione.
Fantasticai ancora un istante sulla possibile reazione del Priore vedendomi arrivare con un tale macabro trofeo. Non so perchè indugia in quella chimera, probabilmente credevo ancora che Basiledra per lui valesse qualcosa e mi illudevo che le sue recenti, turpissime azioni altro non fossero che uno stratagemma per liberarci tutti. Il fine giustifica i mezzi - mi dicevo- già ma quale fine?
Il balbettante paggio mi stava ancora osservando sbalordito. Certo il mio aspetto doveva incutere un discreto timore...Già di per se un corvo non suscita un'ondata di calore e simpatia a chi lo vede, ma quel particolare corvo era significativamente terrificante.
Il volto deturpato da qualcosa di inconcepibile, marchiato da un morbo senza nome non era quello inafferrabilmente bello del Sovrano..Era qualcosa di mostruoso, di profanato, tradito, collerico, snaturato.
Lui, poverino, nella sua misera condizione intellettuale di giovane servo non poteva percepire tanta trascendentale grammatica ermeticamente occultata in una maschera. Lui vedeva solo l'immagine dell'orrore e gli bastava.

«E' un lungo viaggio, v-vuole un cavallo?»


Un sorriso condiscendente apparve sulle mie labbra, contaminò la mia voce riscaldandola, reprimendo la nota di follia che quella caccia all'uomo doveva aver instillato nella mia gola.

«Non sarà necessario...La strada pulisce...Inzaccherando le suole e i soprabiti la polvere del cammino rende la mente limpida ed io ho bisogno di una mente estremamente limpida per servire la nostra Signora... »


Lo stalliere, o quello che era, mi guardò sbalordito. Annuì ma con la convinzione di chi accetta quello che sente perchè non può opporvisi. Gli voltai le spalle e mi incamminai. Quella maschera mi rendeva penosamente intricato, logorroico, arrogante. O molto più probabilmente lasciava trasparire una parte di me sempre presente, chissà...

___________________________________________________________________




Pazzo, indubbiamente, ma non sciocco.
No a quello stato non ero ancora giunto. Avevo peccato già di leggerezza nei giorni precedenti, alla festa per la precisione, e mi ero salvato solo perchè un infausto evento aveva attirato l'attenzione più delle aspre parole della serva di Ainwen. Non avrei rischiato di farmi riconoscere, catturare e chissà poi cosa non quando avevamo finalmente una traccia. Decisi di viaggiare da solo, frequentando sentieri isolati, soggiornando in taverne malfamate dove a malapena si alza lo sguardo dal bicchiere figuriamoci chiedere un nome o guardare in faccia un avventore.
Certo, molto probabilmente la paranoia di essere scoperto era una delle conseguenze del mio alterato stato di coscienza, ma non si può dire che non avesse la sua utilità.
Vi immaginate lo spettacolo che avrei offerto? Un folle, vestito da corvo che parla da solo, si agita in incubi notturni che solo a guardarlo mettono i brividi.
No, quello sarebbe stato davvero folle, mischiarsi alla civiltà.
Potevo tenere a bada le Voci dell'Oltretomba e nemmeno a lungo solo quando impegnavo tutte le mie energie a farlo. Ma con tutta la mia attenzione sul Mercante non potevo permettermi distrazioni.
Li facevo fare...Apparivano, giocavano con i miei pensieri, le mie emozioni, mi tormentavano, mi sballottolavano e poi andavano via.
Unica, costante fonte di dolore e conforto era Shota. Mi guardava con il suo sguardo da madre disperata. Non condivideva, non condivideva affatto.

«Tutto questo è ...»



«Folle, pericoloso, sbagliato? »



Non ero irritato, sapevo cosa pensava e molto banalmente non mi interessava.

«Inutile.» - mi corresse lei sostenendo il suo sguardo di disapprovazione -«Non ti farà vivere meglio, non ti aiuterà ad ottenere quello che cerchi.»




«E qui sbagli. E' la vendetta ciò che cerco... »



«Lo è davvero?» -si incendiava sempre durante le discussioni -«Se è così ti ho valutato molto più del tuo vero valore! Dove sono ora i tuoi ideali? Dov'è la tua morale? Il Regno sopra ogni cosa, certo...Permettimelo, ma a vederti sembra una frase scritta sulla carta usata per pulirsi il...»



«Non essere scurrile senza motivo Shota.»



«Non lo capisci? Sei davvero così idiota?! Avevi fatto passi in avanti! Eri migliorato. Avevi smesso di farti trascinare dalle tue passioni! Ora guardati! Sei l'immagine distorta di ciò che eri un tempo. Prima almeno facevi quello facevi per gli altri...Ora non esiste altro che...»



«Se potessi farne a meno lo farei Shota.Non posso. Non sono io a volerlo. E' il prezzo che devo pagare dovesse... »



Eccola la caverna. Il luogo indicato dall'oracolo.

«...crollare il mondo! »



Quasi come se il Fato fosse in ascolto la terra tremò. Tremai insieme a lei.
Forse le mie parole erano state ascoltate. E la cosa non era affatto piacevole.
 
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view post Posted on 11/8/2014, 16:46
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Alcune ore dopo la festa.
Casa di Seijuro Hiko. Provincia di Hako.





Sei tornato di già? Festa carina? Oppure la solita noia?

Beh se devo essere sincero…ci sono stati risvolti inaspettati?

Lo sguardo del vecchio spadaccino fu come il filo delle sue katane.

Inaspettati? Alcuni di quei pomposi nobili si sono forse inculati tra di loro?

Un morto

Il silenzio scese tra di loro, a quella semplice parola che racchiudeva mille dubbi, mille pensieri e una scelta fatta col cuore ma non con la mente. Quel ragazzo morto gridava ancora vendetta…ma verso chi?
Lanciarsi a capofitto alla ricerca di Kermis non sapendo bene per quale motivo lo si stava facendo. Scendere in una guerra personale con mille dubbi alle spalle ma nessuna certezza davanti a sé; era stato un azzardo?
Era stato troppo frettoloso a decidere? Cos’era in realtà quella festa? Cosa nascondeva? Per quale motivo era morto quel ragazzo? Il suo corpo era stato il messaggio o un tramite?
Si stava spappolando il cervello in mille pensieri e domande ma che, non trovando risposta, infierivano senza pietà nella sua mente non lasciandolo libero. Ma ormai era in ballo…avrebbe ballato. Ma su quale danza? In fondo, il succo del discorso si esauriva tutto lì…



Per cui…racconta.


[…]


E questo è tutto…

Gli occhi di Seijuro erano velati da pensieri. Il suo viso, sempre bonario, sorridente e spensierato, ora era rabbuiato.
Una maschera di granito dura e un kiseru, nero con intarsi in argento, che mandava a intervalli regolari piccole nuvole di fumo. Aspirava e le piccole nubi di fumo erano una metafora di quella storia; erano i pensieri vorticosi e fumosi di Rogozin. Ma Seijuro rifletteva, con occhi sollevati al cielo e un calma che sembrava che i fatti non lo avessero toccato.
Sembrava al di là….

Per cui…perché sei qui? Disse laconico.

Hai un qualcosa da fare, però ti vedo strano…vieni facciamo due passi… Si alzò, pulendo il kiseru e spostandosi in giardino. Seijuro da molto tempo aveva abbandonato la spada per coltivare la terra.
Diceva sempre che aveva mietuto tanti vite che ora voleva, almeno in parte, provare cosa significasse dare la vita.
Passeggiavano e l’odore dei ciliegi in fiore si spandeva nell’aria. Passi leggeri ma mente pesante, però per Rogozin che tenendo la testa bassa, pensava.
Vi era qualcosa che non collegava.

Cerchi un consiglio?


Non saprei…sono dubbioso.

Così ti sei cacciato in questa avventura, non sapendo bene per quale motivo lo stai facendo…per il ragazzo morto? Una decisione un po’ moscia se ci pensi. Spese tutta quella frase d’un fiato, a cui seguì un misurato silenzio come a sondare le sue espressioni.

Non ti fidi di Ainwen, ma non credi nemmeno a Kermis. Per cui se ti butti in quest’avventura non solo morirai ma non saprai nemmeno il perché. Mi sembra un po’ da idioti.

Se combatti per quel ragazzo allora dovresti batterti per tutti…anche per il barbone in mezzo alla strada, il ragazzino che muore di fame, il contadino vessato dalle tasse e dal signorotto di turno.
Quel ragazzo è stato una vittima, ma molte altre ve ne sono. Per cui perché ti sei immischiato?


Io…io…non lo so…

Allora dovresti saperlo e farlo chiaro nella tua mente. Non ti darò nessun consiglio perché i consigli vengono dalle esperienze, e la mia non è la tua.
Cosa avrei fatto io? Me ne sarei andato e avrei lasciato ad altri l’incombenza di fare gli eroi del momento.


Un'altra aspirata data al kiseru.

Ma se vuoi capire…allora sgombra la mente. Mio stupido allievo impara.
Tanto ormai sei in ballo…vedi che tipo di ballo devi ballare.


Quel ragazzo in ogni caso è stato solo un pretesto ma…

E allora morirai! Senza se e senza ma. Stupido allievo. Guarda questa storia, comprendi i gesti di entrambi e poi scegli…perché, visto che non l’hai capito dato il tuo cervello da noce, dovrai scegliere. Che ti piaccia o meno










Pianura di Tephra.
Cinque giorni dopo.











In cinque verso Kermis. In cinque verso Tephra. In cinque verso l’ignoto: Ainwen aveva trovato Kermis grazie ad una visione e loro erano la sua lunga mano. Avrebbero portato la morte e perché?
Il viaggio non era lungo ma nemmeno breve tempo per pensare ve n’era anche se veniva da sé che tutto questo era strano. O almeno ai suoi occhi.
Cinque avventurieri, cinque motivazioni diverse, un solo obbiettivo…ma la natura di questa avventura non era dato ancora capire. Che avrebbero fatto anche loro la fine del topo? Probabile.
E la cosa non era di suo gradimento anzi: voleva rimanere in vita, capire e poi scegliere. In un modo o nell’altro; e in ogni caso un nuovo nemico avrebbe fatto la sua comparsa nei sogni della Rosa. Ora che si trattasse di Kermis o di Ainwen non lo poteva sapere e bestemmiò tra sé e sé per la sua stupida boccaccia e quel carattere che lo portava ad agire d’impulso.
Correre prima ancora di sapere dove andare; camminava da solo, con i suoi pensieri, continuando a chiedersi cosa sarebbe successo dopo. Ma soprattutto a tutta quella storia piena di ombre e poche luci; quella storia racchiudeva, forse era un esempio stupido, ma quella storia era come gli occhi di Ainwen.
Un paragone azzardato, forse nemmeno calzante, ma ogni volta che l’aveva guardato aveva sentito un brivido…il brivido di non capire.
Così come i perché di prendere loro e di portarli in questo posto, contro qualcuno di così pericoloso senza avere la certezza che il lavoro fosse compiuto. Perché proprio loro? Perché non lei e i suoi guerrieri?


Ed ecco la caverna, tortuosa, buia…cosa avrebbero trovato? Kermis? La visione era stata chiara ma…Ainwen e le sue visioni erano attendibili?
Poi un terremoto; la dura terra squassata così come i giorni, troppi, del pensiero. Non era più il momento del pensare ma dell’agire; alle spalle i dubbi e le domande i suoi occhi erano puntati sulla Caverna, sede e dimora della loro preda.
Per chi o per cosa, per i dubbi e le domande tutto avrebbe avuto la sua risposta….ma il terremoto ruppe, come un cristallo, quel momento e lo balzò nella dura realtà dei fatti.
Era in guerra. Una guerra è pur sempre una guerra. Le domande a dopo..
…sentiva la tensione gonfiare i muscoli, il cuore accelerare e il suo acciaio ronzare. Il terremoto era un avvertimento? Forse..
…Ormai era tardi.
In quella caverna era l’inizio e lui doveva essere come Acqua Calma Che scorre




Eccomi. Nulla da dire spero di divertirmi e di non fare baggianate XD
Lo specchietto lo inserirò alla prima occasione utile, visto anche l'assenza di passive importanti. Se ho cannato qualcosa ditelo pure e mi cospargerò il capo di cenere XD
 
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Vorgas
view post Posted on 12/8/2014, 15:41




Ruldo – Feudo D’Oriente
Magione dell’Oracolo

«Io…valorosi cavalieri, io vi ringrazio per la vostra generosità.
Temo che non vi sia più motivo per continuare questa festa.
Prego dunque i coraggiosi che mi hanno offerto il loro aiuto a seguirmi nel mio umile alloggio. Ho Igoo vi mostrerà la strada.»

La candida figura dell’oracolo apparve ancor più misericordiosa nell’elargire ringraziamenti, creder che questi fossero falsi sarebbe stato bestemmia e sacrilegio verso quella figura avvolta dalla luce. Ma ben ricordava Jethro di quell’ago invisibile che aveva cercato di trafiggerlo, quelle parole sibilanti che la dama gli aveva rivolto per convincerli. La sua mente aveva mantenuto la sua lucidità, tentando di cercar menzogna in quelle parole senza riuscirvi, allora perché tanto nascosto ardore? Poggiato su questi ampollosi pensieri, l’acrobata seguì la guardia della nobildonna. Un figuro alquanto strano e silenzioso, probabilmente abile nel lavoro di coltello. Gente con la quale era meglio ascoltare piuttosto che incantare. Con passi lunghi e senza guardare altro all’infuori della sua guida, continuò ad addentrarsi nella magione, ancor più immensa di quello che si aspettava. Il giardino veniva a perdersi in una grande villa, ornata da ogni più sfarzoso lusso. Le stanze sembravano infinite, i corridoi si snodavano per tutta la costruzione conducendo ovunque. Fecero un po’ di strada prima di giungere in un ala più appartata. Gli vennero date le ultime indicazioni; ci sarebbe stato un viaggio, un cammino verso il deserto del sud alla ricerca del Mercante dei Desideri. Già fremeva l’acrobata all’idea d’incontrare un personaggio fiabesco come quello, nulla sapeva in realtà di lui se non fumosi racconti per infanti, ma lei lo stava cercando e quindi ciò significava che anche Jethro avrebbe potuto raggiungerlo.

Lacrime d’Oriente
Attimi d’incertezza nella Polvere

Ormai da due giorni durava quel viaggio che l’acrobata sentiva infinito. Il lento battere del tempo riempiva la mente di Jethro della più tragica noia, facendolo sbuffare ad ogni sobbalzo del carro. Il mutismo era sovrano dalla loro partenza. Escluso qualche sporadico scambio di parole nulla aveva intrattenuto l’acrobata, fisso sullo scorrere del paesaggio che vide cambiare lentamente. Dai verdi e rigogliosi ambienti del Regno d’Oriente, alle sempre più aride steppe delle zone del sud, sino a giungere al capezzale dell’infinito deserto meridionale, quella era la loro destinazione. Le terre di Dortan erano tra tutte quelle più ricche di climi differenti tra loro, potendo donare a chi le attraversa, un’intera gamma di stagioni e ambienti. Tali elucubrazioni stancarono alla svelta Jethro, amante della conversazione anche se leggera e disinteressata. Odiava infatti perdersi in pensieri circolari, soffocati dalla noia e privi d’ogni immaginazione, fatti perché la mente non riposa nemmeno quando dorme. Decise quindi di provar ad instaurare una conversazione, nulla di che in realtà, ma sempre meglio che continuar ad ascoltar i respiri profondi dei suoi compagni.

«Tempo fa sentii una storia assai interessante ma divertente allo stesso tempo»

Proferì spezzando quel fatale silenzio. Il suo volto si spostò verso i presenti circolando e toccando tutti.

«In un piccolo territorio dei Grandi Regni, due feudi molto differenti tra loro confinavano da un lato. Il primo era florido, ricco di foreste e colline, dove poter far crescere uva e cavar preziosi per più di mille anni. I suoi abitanti divennero presto ricchi, acculturandosi sempre più e acquistando potere grazie alle ricchezze che la terra gli dava, commerciando il più pregiato mosto e le pietre più grandi e luccicanti.
Il secondo invece era popolato da melmose paludi colme di zanzare, terra povera e fertile soltanto per la coltivazione del riso, cereale assai povero. Gli abitanti erano per lo più bifolchi, gente abituata al lavoro ma che nemmeno sapevan scrivere il proprio nome, eternamente ignoranti e poveri.»


Un ghigno divertito s'allungò sul volto dell'acrobata, sembrava ridere di ciò che stava per venire.

«Capitò un giorno che un uomo giunse al confine del primo feudo, diretto verso il feudo paludoso. Questo trainava un carretto di legno di vite, annodato e difficoltoso da tirare. Come se non bastasse, su di questo vi erano caricate molte pietre, scarti di cava che venivano semplicemente accumulate e dimenticate. Le guardie che pattugliavano i confini lo notarono, diffidenti lo fermarono facendogli scaricare tutte le pietre in cerca di preziosi trafugati ma non trovando nulla se non quello che potevano vedere. L'uomo disse che nella sua terra queste "ricchezze" non c'erano, e con quelle pietre avrebbero potuto costruire case solide e resistere alle continue alluvioni. Le guardie, non potendo fare altrimenti, lo lasciarono passare, schernendo l'uomo e chiamandolo pezzette. La scena cominciò a divenire quotidiana, e dopo qualche settimana che questa continuava, le guardie presero a non più controllare il carretto e il suo carico, facendo di quell'uomo un fenomeno da taverna e un racconto su cui ridere.»

Il suo sguardò toccò nuovamente tutti i presenti per osservarne l’attenzione, questa era assai scarsa ma fu sicuro che con le evoluzioni avrebbe destato ancor più interesse.

«Venne il giorno in cui il feudo più povero attaccò il più benestante. La battaglia fu inaspettata e ancora più inaspettato vedere le armi dei propri nemici. Infatti archi e baliste erano fatte di legno di vite, e ciò che cominciò a colpire le mura del loro castello, erano miriadi di pietre che loro stessi scartavano prendendo soltanto le più preziose. Non passò molto che quelli che prima eran bifolchi, conquistarono i fertili terreni collinari, divenendo ricchi ma allo stesso mantenendo il loro lato pratico memori del passato. Che ingegno e che tenacia!»

Portò un dito sul mento come dubbioso, i suoi occhi fissarono il tetto della carrozza come a volerne leggere un pensiero.

«Mi son sempre chiesto però se fosse la tenacia e l'umiltà di quella gente a premiarli, oppure la loro sfacciata fortuna nel aver trovato avversari molli e impreparati.»

Attese speranzoso la risposta di qualcuno, i suoi occhi erano quasi spalancati come a voler aumentar l’impatto della storia raccontata. Ma il tutto fu disatteso, niente più che qualche sguardo sbieco e forse qualche pensiero verso quell’aneddoto, nulla più che generasse una qualche reazione interessante.
Attese qualche istante e poi si slanciò nuovamente sul sedile, sbuffando sonoramente. Che pubblico noioso! Penso in un misto di fastidio e delusione, i suoi occhi bigi tornarono a guardar il paesaggio in movimento dietro allo spesso vetro della carrozza. Nonostante la sentisse come una sconfitta, cercò di concentrarsi su pensieri confortati, concludendo che infondo non tanto il viaggio era importante ma la destinazione.

______________________________

Pianura di Tephra - Hooglans
Grotta Misteriosa

Passarono cinque giorni dalla loro partenza da Ruldo, finalmente venne annunciato il loro imminente arrivo. Jethro si destò da un leggero sonno indotto dall’accidia, quel silenzio forzato e denso lo aveva tanto stancato da consumare le sue forze, ma non abbastanza da permettergli di riposare. Si destò stordito e lievemente confuso, guardandosi attorno vide un paesaggio brullo e molto simile ad un deserto di sassi. Vide cumoli di pietra simili a crani, impilati saggiamente uno sopra l’altro, come monito per chiunque calpestasse quelle terre. Gli occhi assonnati e non ancora del tutto a fuoco, trovarono ironico tutto ciò. Come poteva un uomo in grado d’esprimere ogni desiderio, aver dimora in un luogo del genere? Si sarebbe aspettato un sontuoso castello dorato, finemente costruito con la merlatura più elaborata e i dettaglia di preziosi. Davanti a lui invece, rocce povere e sbriciolate erano gli unici laterizi presenti, pericolanti su quei versanti erosi dai venti delle ere. La carrozza si fermò. Jethro scese subito con passo sghembo, la sua tra le figure era quella più variopinta e carnevalesca. Indossava un completo di pantaloni e blusa arancio, ornati da lustrini non troppo vistosi che ne seguivano le cuciture. Ai piedi un paio di stivali rossi a punta orientale, mentre in testa portava un cappello triangolare anch’esso color agrume. Sul volto il trucco abbondava, linee nere attorno agli occhi definivano ancor più le iride grigie. Appena sotto questi, una stella e una lacrima erano abilmente disegnate con trucchi per il derma, gialla la prima sulla destra e azzurra la seconda sulla sinistra. Con la destra si sfilacciò i capelli abbastanza disordinati, cercando di lisciarli il più possibile con il palmo, l’alta figura dell’acrobata era abbastanza rattrappita a causa del viaggio. Torcendo il busto innaturalmente si poterono sentire le sue ossa scricchiolare una ad una, seguite da un sospiro soddisfatto per essersele sgranchite.

Più grande ancora era la soddisfazione di aver raggiunto quel luogo, davanti a lui l’apertura d’un immensa grotta era l’unica direzione nella quale potevano proseguire. Da sempre amava quelle situazioni d’incertezza, il solo fatto di dover entrare in quel luogo, lo eccitava non poco. Il suo sguardo corse nuovamente sui presenti, silenti sguardi s’interrogarono su ciò che sarebbe successo una volta dentro. Li tutti desideravano ammazzare Yu Kermis per motivi che non lo riguardavano, al contrario lui desiderava poterlo incontrare e per questo avrebbe dovuto farlo prima che l’Oracolo allungasse le sue esili dita diafane su di lui. Come fare? I presenti appartenevano alle più disparate etnie e derivazioni, Jethro dedusse che tutti loro potevano essere buoni combattenti, forse migliori di lui. Avrebbe dovuto agire d’astuzia, forse cercando alleati tra di loro. Il suo sguardo puntò su Seregon, unica con cui aveva già avuto a che fare. Lui era il meno adatto visto il carattere volubile e imprevedibile. Un chiacchiericcio di fondo attirò la sua attenzione.

«Se potessi farne a meno lo farei Shota. Non posso. Non sono io a volerlo. E' il prezzo che devo pagare dovesse...
crollare il mondo! »

Quando l’uomo pronunciò quella frase, la terra sotto i loro piedi cominciò a tremare. Una scossa leggera, nulla che potesse davvero destabilizzarli, ma abbastanza forte da metterli in guardia sull’entrarvi. Jethro si leccò le labbra dall’eccitazione, sentiva un potere indescrivibile provenire da quell’oscuro antro, forse percepito per il suo desiderio di trovarlo.


≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈

Corpo: Sano, Pronto a rispondere Danni: /
Mente: Sano, Eccitato Danni: /
Energia: 100% (/)
CS: 3 (2 Velocità; 1 Acrobazia)


Equipaggiamento
Shahrazād [Arma - Sciabola: 1.50 m; acciaio] (Infoderata)
Khiṣyān [Arma - Pugnali da lancio: 20 cm; acciaio] 10/10
Yılan [Arma Naturale - Coda pensile: 1.80 m; simil-acciaio]

Dhvani [Oggetto "Biglia Dissonante"] 1/1
Mūṅgā [Oggetto "Corallo"] 1/1
Rubin [Oggetto "Rubino"] 1/1

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; equilibrio pressoché perfetto; capacità di camminare su ogni superfice solida, liquida e areiforme senza subire influenze; difesa influenze psioniche passive; capacità di mantenere la forma umana.

Contorsione, prima tra le discipline che l'acrobata deve apprendere, nonché la più importante per comprendere i movimenti del proprio corpo. Il contorsionista conosce ogni possibilità di movimento di ogni suo arto o appendice, riuscendo dove qualsiasi persona troverebbe dolore e rotture. Tramite la contorsione del proprio corpo, l'artista riuscirà a flettere, ruotare e piegare ogni sua parte del corpo oltre il limite naturale, assumendo posizioni e compiendo azioni solitamente precluse alla maggior parte. Le sue giunture potranno assumere angoli opposti ai soliti, il suo torso e le sue gambe potranno ruotare quasi indipendentemente l'uno dalle altre e il suo capo riuscirà a compiere una rotazione tale da "guardarsi le spalle". [Passiva I Talento]
Equilibrismo, dote spesso ritenuta naturale e quindi difficile da imparare, questa disciplina si traduce in un impiego pressoché perfetto del proprio equilibrio, capacità fondamentale per ogni acrobata. Questo infatti è la base per la stragrande maggioranza di esibizioni per un acrobata. Coloro che sono particolarmente dotati di tale disciplina vengono comunemente detti Funamboli, o Equilibristi, e riescono a mantenere l'equilibrio anche se la base d'appoggio è decisamente ridotta. Camminare su cornicioni o merlature, e addirittura su di una fune è cosa quotidiana per queste figure, le quali anche se spinte, non perderanno il loro equilibrio.[Passiva II Talento]
Sostegno La tecnica ha natura magica. L'abilità non ha potenza e concede i propri benefici passivamente, sempre funzionanti nel corso di una giocata. Il personaggio diviene in grado di camminare e reggersi su qualsiasi superficie, sia essa avversa a lui e alla gravità (come una parete o un soffitto), sia essa liquida (acqua, ad esempio) o aeriforme (camminare sull'aria). Non sarà affetto in alcuna maniera da correnti d'aria o sbilanciato da onde nell'acqua, e potrà camminare tanto agilmente nell'aria quanto lo farebbe sulla terraferma, il tutto non alterando in alcuna maniera la sua agilità o la velocità con la quale si muove normalmente - rendendolo di fatto né più veloce né più lento del solito. [Pergamena “Sostegno”]
Prestigio Ciò che comunemente viene detto prestigio è quell’abilità unica del far apparire qualcosa come reale. Una finzione tanto ingegnosa a far spalancare la bocca al pubblico, lasciandolo stupido davanti a qualcosa che non comprendono e lasciando la chiamino magia. Al contrario il prestigiatore deve esser accorto e ben attento a ciò che lo circonda, la sua mente infatti non sarà influenzata dalle imposizioni naturali altrui o dalle sensazioni di terrore o attrazione di altri individui, riuscendo a mantenere una mente lucida davanti alle semplici influenze. [Abilità Personale V - Passiva]
Imge - إالزائفة Ogni ghermitore necessita di un corpo per muoversi nel mondo di Theras. Egli infatti può confondersi tra la folla come una delle tante razze appartenenti al ricettacolo del continete, riuscirà infatti ad assumere le fattezze di un uomo mostrando però sempre un piccolo spiraglio della sua diversità, rappresentato dal tatuaggio che porta in fronte.[Razziale]

Attive
Nessuna

}●{

Sunto

Post diviso in tre parti.
La prima è la conclusione della prima parte della quest.
La seconda è il tentativo d'interazione provato nel viaggio e fatto finire in silenzio.
La terza è l'arrivo di Jethro davanti alla grotta.

Note

Ho riportato tutte le passive in mio possesso subito così da rendere più leggeri i futuri specchietti. Buona Quest a tutti ^^
 
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view post Posted on 14/8/2014, 17:49


Praise the Sun


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Seregon

*E vai di qua e vai di là, e fai questo e fai quello, e lo voglio vivo e con tutti gli arti attaccati, tsk, certa gente è davvero incontentabile...*

Braccia dietro la nuca e sguardo verso il cielo Seregon sospirava pensando a quanto era successo di recente: prima gli era stato appioppato un invito ad una festa dove la gente faceva la schizzinosa per un morto o due costringendolo ad interrompere la cena, poi salta fuori che si sapeva già che dovevano tirare il collo al tipo ma non avevano "sbatta" di far saltare la festicciola per salvargli la vita e quindi l'hanno fatta lo stesso ed infine tutti a cercare questo specie di maniaco o qualunque cosa sia perché ha pisciato fuori dal vaso

*Bah...*

Alla lunga quel rimuginare di ricordi lo stava scocciando, non poteva e tanto meno voleva fare un viaggio che sarebbe durato chissà quanti giorni con quella roba per la testa aveva decisamente bisogno di qualcosa per distrarsi

*Mmm...*

Passarono circa cinque giorni da quando dopo aver avuto quel pensiero era sparito dalla vista di chiunque altro, nessuno dei restanti partecipanti sapeva dove fosse finito, tanto che chiedersi se se la fosse svignata visto il modo in cui aveva fatto perdere notizie di sarebbe stato del tutto naturale, ,a dove diamine si era andato a cacciare quel deficiente?

"Ehi ehi non battete la fiacca e continuate a tirare su!"

Un Seregon disteso in posizione supina su quella che sembrava essere un lettino fatto di rami ed erba secca proseguiva senza saper precisamente quale fosse la strada e lasciandosi trainare da due bufali neri dall'aspetto non proprio riposato, era come se qualcosa li avesse sfiniti... e non era di certo stato il trainare una sola persona.
Un paio di giorni dopo esser sparito si trovava già nel bel mezzo della sterpaglia tipica di zone confinanti con il deserto a cercarsi un nuovo giocattolo con cui passare il tempo, e cosa meglio di una mandria di bufali?

"Ah ah! Fatevi sotto bistecche!"

Quanto successe tra lui e quel gruppo di animali andò avanti per parecchie ore ma è facilmente riassumibile in:"i bufali caricano contro di lui, lui carica contro i bufali, i bufali perdono" il fatto che un paio di loro se li sia mangiati non era nemmeno da menzionare vista la persona e il ridicolo copricapo a forma di corna che si era messo in testa.
Con una mano sullo stomaco ed un'altra immersa nei succhi di una carne cotta ma ormai fredda Seregon era indirettamente tornato su i suoi passi, indirettamente perché non erano stati i suoi piedi a portarcelo bensì le due povere malmenate bestie, forse fin troppo malmenate, ed un tonfo secco con il conseguente stop ne era la prova

"Ma che cavolo..."

Stiracchiando muscoli ed ossa lievemente intorpidite dal lungo riposo si alzò scoprendo con non troppa sorpresa che i bufali erano stramazzati al suolo... sbadigliò grattandosi il capo

"Immagino mi tocchi proseguire a piedi"

Scosse le spalle raccogliendo il lettino di rami e foglie proseguendo lungo il sentiero delineatosi più per il passaggio ripetuto dei viaggiatori che per un vero e proprio fondo stradale

*Non ho la minima idea di dove mi stessero portando ma questo posto non mi convince, ha un odore che non mi piace*


Con la vista ancor leggermente appannata dalla sonnolenza e la mente non proprio sveglia avanzava dondolante in direzione di quella sgradevole traccia odorosa e a tratti irritante, ricordava il cloro ma era molto più fievole, forse era... silicio?
Un tremore del terreno lo costrinse a fermarsi, piantò i piedi al suolo e scosse il capo, cosa stava succedendo?

*Hm?*

Più si avvicinava più odori giungevano al suo naso

*Argilla umida e...*

Erano tutti segni della presenza di una grotta

*Uno, due, tre... cinque odori ben distinti tra loro...*

E di compagnia... .

Seregon

kugipunch

[CS: 2 Forza.]


Narrato Parlato Pensato



Ferite Accumulate:
Nessuna.

Status Psicologico:
Nella norma.

Energia Residua:
100%

Armi:

-Pelle coriacea: Resistente e al tempo stesso leggerissima, la sua epidermide risulta essere di consistenza pari se non superiore al cuoio rinforzato.
In termini di combattimento, la difesa del giocatore sarà pari a quella di una persona che indossa una comune armatura.

-Nocche ferree: Se un normale pugno dato da qualcuno come lui fa male già di per se, che effetti potrebbe mai avere se la normale "morbida" consistenza organica venisse a mancare perché sostituita da una più metallica? Beh, si spera di non scoprirlo mai a proprie spese.
A livello pratico i colpi sferrati equivalgono agli stessi che si darebbero con un tirapugni metallico.

-Breath bazooka: Se necessario, al pari di un'arma da fuoco di grosso calibro, Seregon sarà in grado di espellere dalla propria bocca un singolo colpo d'aria pressurizzata di ragguardevole potenza.
All'interno di un combattimento è possibile usarlo una sola volta.


Abilità Passive:

Sangue di Pietra
Di tutte le razze, gli umani maledetti sono senz'altro quelli più denigrati, allontanati e scacciati di tutti. Proprio per questo, quindi, hanno dovuto imparare a cavarsela da soli e non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. A forza di crescere in questo modo, gli umani maledetti si sono abituati a gente che tenta di intimorirli, minacciarli o irretirli e hanno sviluppato quella che potrebbe definirsi una particolare "Abilità razziale". Sono infatti parzialmente immuni alle influenze psicologiche. Non a tutte, si intende, altrimenti risulterebbero atoni e privi d'emozioni, ma senz'altro, a differenza di tutte le altre razze, si lasciano intimorire meno facilmente e persuadere con notevole difficoltà.
Quest'abilità è una normale difesa psionica di livello passivo.

Cadi e Risorgi
Anche quando i colpi subiti si sono cumulati gli uni agli altri, persino con ossa spezzate e muscoli contusi, il corpo ancora in piedi per la battaglia.
In grado di camminare nonostante una gamba spezzata, di impugnare le armi quando le braccia appaiono inservibili, di muoversi con discreta disinvoltura col corpo leso e ammaccato.
Di non cadere a terra se non col cuore trafitto o la testa tagliata.
Quello visto prima come un dono si scopre poi come l'ennesima spada di Damocle pendente sul suo collo.
In termini di combattimento, il personaggio sarà in grado di proseguire nella battaglia anche dopo aver subito ingenti danni, perfino la mutilazione di un arto non sarebbe sufficiente a impedirgli di sferrare un altro attacco.
Quindi le ferite per quanto gravi, non gli impediranno di proseguire la battaglia al pieno delle proprie forze.

Omnifagia
Il personaggio potrà ingoiare e divorare qualunque cosa, nutrendosi di essa e non subendone comunque alcun danno. Ciò consentirà al personaggio di mangiare anche cibo marcio o avariato, senza venirne danneggiato o influenzato in qualunque modo. Allo stesso modo, il metabolismo particolare gli consentirà di non subire alcun danno da qualunque veleno non tecnica, potendo comunque soffrirne eventuali effetti collaterali agli stessi legati.

Avanguardia
La forza per definizione non necessita di spiegazione alcuna, ed è per questo stesso motivo che inspiegabile è il loro potere. In grado di sollevare i pesi più grandi col minimo sforzo, questa particolare categoria di guerrieri vanta una forza straordinaria, tanto dal poter impugnare armi altresì inutilizzabili per forma e dimensioni come alabarde o bastarde a due mani, finanche mazze ferrate o magli dal peso insostenibile come fossero leggerissimi stocchi.

L'istinto di un pazzo
Nascosto in fondo, dentro al suo corpo, si nascondo l'istinto di uccidere e fare stragi.
Ecco perché indipendentemente da quanto si possa tentare di farne vacillare la mente, Seregon non smetterà di andar contro il proprio avversario al pieno delle proprie capacità.
Non la logica guidata dalla mente, bensì l'istinto costruito sull'esperienza di tutte le battaglie combattute fino a quel momento rendono per lui la guerra qualcosa da cui non potrà esser distratto.
Tenendo la propria mente completamente svuotata e senza tentare più approcci logici, si potrà continuare ad attaccare la sua mente in ogni modo, ma purché non sia una attacco potenzialmente mortale, fermarlo dal suo avanzare sarà impossibile.
In termini pratici il portatore di tale passiva avrà un'immunità al dolore psionico, ma non dai danni.

Percezione ferina
Il suo senso più sviluppato è senza dubbio l'olfatto, tanto da usarlo spesso perfino per raccogliere informazioni. Per esempio è stato capace di determinare di determinare che la femmina di un esemplare che stava cacciando era incinta dal debole odore di liquido amniotico. E' perfino capace di percepire i feromoni con il suo olfatto. In caso di totale oscurità riesce ad usare questo suo senso per combattere, anche se per ovvi motivi non è molto efficace. Questa sua capacità unità alla vasta conoscenza di flora, fauna e non solo rivela essere ben più di un semplice senso sviluppato oltre i normali limiti umani ed animali, ma una vera e propria arma.

La Zanna della bestia
Il potere dell’artefatto è tanto grande da assoggettare chiunque si trovi nelle sue immediate vicinanze, intimando in loro un senso di impotenza nei suoi confronti. Ebbene si, gli avversari vedranno il possessore della Zanna come un nemico inarrivabile, si sentiranno inevitabilmente più deboli e saranno quindi spinti a riconoscere la sua superiorità.


Abilità Attive:

//

Note:Avevo intenzione di violentarvi fisicamente e mentalmente durante il viaggio ma dato che avevate postato già tutti e che ho comunque avuto meno tempo del solito per scrivere ho dovuto ripiegare su altro, ma poco importa, vorrà dire che lo farò al prossimo turno :scl:

 
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view post Posted on 16/8/2014, 21:16
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Non appena il primo di loro fece il suo ingresso nella grotta, il Golem riuscì a sentirlo.
Piccoli passi, leggeri ma facilmente percettibili. Respiri profondi, di chi è preoccupato per il compito che sta per svolgere. Gargantua si avvicinò alla roccia della grotta, accostando l'orecchio di pietra alle mura che per anni erano state la sua casa - la sua e quella della sua famiglia, ormai svanita nel nulla. Chiuse - spense - gli occhi, lentamente, quasi a prepararsi ad un sonno profondo, poi trattenne il respiro e si concentrò su quello che la roccia e le sue vibrazioni riuscivano a riferirgli. Il silenzio evangelico della stanza si fece ancora più fitto, rendendo l'assenza di suono quasi velenosa, contaminata.
Li contò, uno dopo l'altro. Cinque; altri cinque, pensò il Golem tra sé, mentre si allontanava dalla roccia fredda e si apprestava a raggiungere nuovamente il centro della sala, dove era disposto una sorta di altare ricavato dalla roccia sulla quale superficie posava il corpo inerme del Mercante dei Desideri. Gli occhi del Gigante si posarono sulla figura dell'uomo per qualche secondo, studiandone i dettagli più insignificanti: la gamba sinistra, provata dall'incendio e piena di necrosi, praticamente inutilizzabile, lo spazio di pelle non ancora risanato del braccio strappatogli da Caino, le bruciature della fiammata del drago a Basiledra; ma più di tutti, il dettaglio che più suscitò interesse nell'animo del Golem fu l'espressione assente dell'uomo. Un'espressione, invero, che la creatura di roccia non aveva mai individuato sul volto del suo padrone, sempre pronto a contrattare o impegnato in cause che lo rendevano attivamente coinvolto nelle vicende di Theras. In quel momento il Golem si chiedeva se l'anima del Mercante fosse sparita, insieme alla vita nel suo corpo. E a tale domanda se ne affacciava un'altra: cosa volevano cinque guerrieri - altri cinque - da un corpo praticamente spento? Perché continuavano a raggiungere quel luogo?
Per quanto stanco potesse essere, il Golem si alzò con fretta dalla sua posizione, per raggiungere, dopo aver posato un'ultima volta lo sguardo sul suo amico, l'uscita della sala. Avrebbe fermato anche questi guerrieri, semplicemente, questi e tutti coloro che avrebbero osato combatterlo. Non sarebbe caduto, né avrebbe concesso scambi di favori.

Gargantua era un Guardiano,
Yu Kermis la sua reliquia.


« Non un altro passo. »

Il suono dirompente della sua voce si fece strada tra i cadaveri ammucchiati di coloro che si erano spinti troppo oltre all'interno di quella grotta. Proprio come quei cinque, che avrebbero ora visto l'ammasso di roccia camminare verso di loro.

« Non voglio sapere chi vi manda o cosa siete venuti a fare.
Non vi darò seconde possibilità. Vi siete spinti troppo all'interno di questo tempio.
Devo distruggervi.
»

Senza pensarci due volte, Gargantua caricò i cinque guerrieri, prima con una corsa irrefrenabile, poi con pugni ben mirati al corpo di ognuno di loro.

« Non ve lo lascerò prendere. »

In nessun caso.
Dovessi morire, per farlo.




CITAZIONE
QM Point.

Andiamo avanti, si entra nel vivo della quest - come vi ho accennato non sarà per niente lunga.

Orto, Vorgas, Wrigel, Malzahar, Akuma. Arrivate alla grotta, riuscite ad entrare senza problemi e man mano che avanzate potete vedere corpi di guerrieri - sempliciotti, alcuni ladri etc. - inermi lungo il vostro percorso, alcuni anche accatastati. Tale situazione, per chi non possiede almeno una CS in Resistenza, Intuito o Forza, varrà come un'influenza psionica di timore di livello passivo, non annullabile da eventuali difese passive. Ad ogni modo, ad un certo punto è Gargantua - compagno animale di Kermis - a fermare la vostra avanzata. Dopo avervi rivolto alcune parole, infatti, vi carica e poi picchia sul terreno in direzione dei vostri corpi. L'offensiva vale di un totale di Alto ad area - che rimane alto - causato dalla carica e due (2) attacchi fisici ciascuno, di 10 CS. Potete scegliere voi cosa fare - combatterlo, fuggire, cercare di aggirarlo, convincerlo a lasciarvi passare, dividervi ... - non ci sono limiti.

Savior. Riceverai un MP quando sarà il tempo. Per ora non devi postare.

Il post si svolgerà in maniera tradizionale, senza confronto. Due slot a testa, come di norma.
Per qualsiasi domanda, usate il topic in confronto o gli MP.
Avete tutti cinque giorni, scadenza il 21 Agosto alle ore 21:00.
Buona post.
 
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Vorgas
view post Posted on 17/8/2014, 22:08




Ad ogni passo il fetore si faceva più pesante, come quell’angosciosa sensazione di paura che in Jethro cavalcava. Nella desolazione generale del luogo, mai si sarebbe aspettato di trovare cumoli di cadaveri in ogni affranto della grotta. Più s’inoltravano nei tortuosi cunicoli erosi, più il loro numero aumentava, segno che chiunque fosse il carnefice avesse per tana il luogo in cui si stavano dirigendo. Quindi perché continuare così incauti? Guardò i suoi compagni ma per poco, non riusciva a scollare gli occhi da quel cimitero che si parò davanti ai suoi occhi. Agghiacciante teatro degli orrori, imbrattato dal sangue più desideroso di coloro che si eran spinsi sino a li per il mercante. Come potevan esser tutti caduti nel tentativo? A poco a poco le convinzioni dell’acrobata si fecero più sottili, quel suo interesse cominciato per gioco era divenuto un piccolo sventurato incubo nel quale si sentì affondare. Ma fu proprio quando il suo piede stava per voltarsi e ritornar alla luce, che capì di non poter più riaffiorare da quel brutto sogno.

« Non un altro passo.»

Una voce possente oltre ogni comprensione, frusciò violenta tra i cunicoli, vento d’imminente tempesta.

«Non voglio sapere chi vi manda o cosa siete venuti a fare.
Non vi darò seconde possibilità. Vi siete spinti troppo all'interno di questo tempio.
Devo distruggervi.»

Il monito della creatura fu l’epilogo soltanto di ciò che successe. Come distaccatosi dalle pareti stesse di roccia, il golem comparve davanti a loro senza alcun avviso. Ciò era sorprendente considerata la stazza della creatura, ancor più grande agli occhi di Jethro impauriti dall’ambiente. La sola presenza di quel colosso era soverchiante per l’acrobata che non riuscì a ragionare lucidamente. Venne infatti sorpreso dal primo attacco, una poderosa carica che riuscì ad infrangersi sul corpo di Jethro spingendolo all’indietro e facendo criccare le sue ossa. Strinse i denti come a trattenere il dolore, il possente corpo roccioso infrantosi su di lui lo fece ruzzolare per qualche metro senza fargli perdere l’equilibrio, ma colpendolo ampiamente sul volto e sul tronco. La pelle si arrossò nei punti più gravi e il respiro era corto, occhi fissi e ancora incerti osservavano la creatura proseguire con il suo assalto.

Non ve lo lascerò prendere.»

Quell’ultimo avvertimento chiarificò la situazione all’acrobata. Nessuna certezza vi era nel suo pensiero, ma era chiaro che quell’essere era a protezione di qualcosa. Quel qualcosa per cui tutti gli uomini giunti prima di loro avevan perso la vita. L’ammasso di roccia altro non era che il carnefice e il guardiano, ma ciò che loro cercavano era altro. Ciò che lui cercava era il mercante.
Combattere quel colosso era pura follia. Sarebbe bastata un'altra carica ben assestata, per distruggere i loro ranghi e l’idea di unire le forze per sconfiggerlo, era pura utopia. Non conosceva quegli uomini, non sapeva come combattevano e semplicemente, non gli importava di saperlo. Che la dama d’oriente avesse assoldato carne da macello? Questo fu il pensiero definitivo di Jethro che lo spinse ad agire egoisticamente.
Quando vide i pugni del gigante arrivare, osservò i movimenti con attenzione. La paura di raggiungere tutti coloro che lo avevano affrontato, lo spinse a preferire la fuga o per meglio dire l’avanzata. Con rapide schivate riuscì ad evitare i possenti attacchi che finirono per infrangersi al suolo. Fu proprio in quel momento che le labbra di Jethro si mossero silenziose, tessendo la trama magica e avverando il prodigio. In un battito di ciglia la sua figura scomparve completamente alla vista, non vi fu più alcuna traccia o segno della sua presenza se non soltanto il ricordo. Che fosse stato sottomesso dalla creatura? Forse qualcuno avrebbe pensato e Jethro sperava vivamente che fosse così. Questo infatti fu soltanto un inganno, un abile sotterfugi per evitare quel mastodontico essere, Jethro in realtà cercò di proseguire la sua avanzata in sordina, attirando l’attenzione meno possibile. Viaggiava infatti con passo delicato ma veloce, a mezz’aria grazie alla suo leggero incedere, cercando di ridurre al minimo ogni rumore causato dal suo spostamento. Nessuno avrebbe potuto vederlo, o almeno così pensava il giovane. Con lo sguardo puntò la porta da dove era comparso il guardiano: quella era la strada. Curiosi i suoi occhi osservarono i suoi compagni davanti a quel confronto, non aveva motivo di provar ne vergogna e tristezza per averli abbandonati, considerando che nemmeno li conosceva. Era molto più importante infatti proseguire, molto più che provare a fermare quella creatura granitica, se il suo corpo era così duro chissà quanto poteva esserlo il suo pensiero. Poi vi era anche la dama e quello che definiva ”l’inganno”, l’averli mandati li consapevole che avrebbero trovato la morte, comportamento non sicuramente da paladina. In tutto questo l’unica cosa che rimaneva importante era trovare lui, il Mercante dei Desideri, colui che tutti in quel momento cercavano disperatamente per i più svariati motivi. Jethro si portò per un istante l’indice sul mento come a pensare, gesto fin troppo usuale per sparire anche in quei momenti.

Che sia il mercante stesso il mio desiderio?


≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈

Corpo: Ammaccato, contusione al tronco Danni: Alto
Mente: Sano, Intimorito Danni: /
Energia: 85% (100 -5 -10)
CS: 3 (2 Velocità; 1 Acrobazia)


Equipaggiamento
Shahrazād [Arma - Sciabola: 1.50 m; acciaio] (Infoderata)
Khiṣyān [Arma - Pugnali da lancio: 20 cm; acciaio] 10/10
Yılan [Arma Naturale - Coda pensile: 1.80 m; simil-acciaio]

Dhvani [Oggetto "Biglia Dissonante"] 1/1
Mūṅgā [Oggetto "Corallo"] 1/1
Rubin [Oggetto "Rubino"] 1/1

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; equilibrio pressoché perfetto; capacità di camminare su ogni superfice solida, liquida e areiforme senza subire influenze; difesa influenze psioniche passive; capacità di mantenere la forma umana.

Sostegno La tecnica ha natura magica. L'abilità non ha potenza e concede i propri benefici passivamente, sempre funzionanti nel corso di una giocata. Il personaggio diviene in grado di camminare e reggersi su qualsiasi superficie, sia essa avversa a lui e alla gravità (come una parete o un soffitto), sia essa liquida (acqua, ad esempio) o aeriforme (camminare sull'aria). Non sarà affetto in alcuna maniera da correnti d'aria o sbilanciato da onde nell'acqua, e potrà camminare tanto agilmente nell'aria quanto lo farebbe sulla terraferma, il tutto non alterando in alcuna maniera la sua agilità o la velocità con la quale si muove normalmente - rendendolo di fatto né più veloce né più lento del solito. [Pergamena “Sostegno”]

Attive
Difesa Fisica (Basso) - Invisibilità (Medio)

Movimento è ciò che contraddistingue ogni acrobata da un normale uomo. Il suo corpo si muove leggero come uno sbuffo di vento, saltando, schivando e scansando ogni cosa che lo ostacola o che cerca d'offenderlo. Che siano soltanto colpi di mazza e spada, oppure incanti di potenza ragionevole, i suoi movimenti lo preserveranno da questi pericoli, evitando il peggio semplicemente schivando tutto ciò che vuole ostacolarlo, in una danza fatta di balzi e rotazioni, come ogni miglior acrobata riesce compiere. Tali movenze vengono spesso accompagnate da frasi o battute per punzecchiare il nemico, il quale vedrà ogni suo assalto sfilare nel vuoto, con somma rabbia e crescente frustrazione dovuta alla sua inferiorità. [Attiva I/II Talento - Abilità personale IV (Alto)]
Passo nel Nulla Prestigio puro che tutte le leggi ha soddisfatto. Rubato incosapevolmente ad Abel durante la crescita di Jethro, egli infatti ha soddisfatto più volte tutte le condizioni e -dopo aver appreso il prestigio- lo ha assorbito senza nemmeno accorgersene. Un lascito da parte del vecchio per il suo allievo, forse. Tale magia permetterà al prestigiatore di sparire completamente diventando invisibile. Il suo occultamento sarà prettamente visivo ma ogni azione che compirà, sia questa d'attacco o di difesa non romperanno l'incanto. Questo infatti si scioglierà soltanto allo scadere del tempo o prima, secondo il volere del prestigiatore. Tale scomparsa è ancora difficilmente spiegabile, ma Jethro afferma che quando utilizza tale prestigio si sente come immerso nell'acqua e la sua visione verso la realtà "cambia". Tutto ciò è ancora molto incerto. [Pergamena "Invisibilità"]

}●{

Sunto

Giunto nella grotta vengo intimorito dalla presenza dei tanti cadaveri, subendo di fatto l'influenza. Sul punto di fuggire compare Gargantua il quale attacca il gruppo: Jethro subisce la prima carica (Danno Alto) ma schiva i successivi attacchi fisici del golem (Attiva I Talento "Acrobata" - Basso). Sfruttando la battaglia che sta per iniziare e la confusione generata dall'attacco, Jethro si rende invisibile (Pergamena Ladro "Invisibilità" - Medio) e tenta di aggirare il colosso camminando a mezz'aria (Pergamena Passiva Ladro "Sostegno") e cercando di produrre il minor suono possibile.

Note

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view post Posted on 20/8/2014, 12:20


Praise the Sun


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Seregon
Il fetore dei corpi in putrefazione era così forte da risultare tutt'altro che ignorabile o piacevole, specialmente per qualcuno con un olfatto sensibile come il suo

*Puah, che schifo...*

La zazzera scompigliata si fece avanti riconoscendo che le persone lì presenti avevano lo stesso odore di altre già incontrate durante festa.
Volente o nolente era davvero arrivato fin lì dunque... doveva proprio esser destino...

*Ok ok ho recepito il messaggio, troviamo questo Ker-coso e andiamocene a casa*

Sospirò avanzando i primi passi in quella caverna nauseabonda

*Porca miseria, vogliono stendermi con la puzza o cosa?*

Sperava di poter attenuare quella sensazione tappandosi il naso ma ne aveva ormai le narici pregne.
Non dovette passar molto dal suo e loro ingresso che il comitato d'accoglienza era già lì

"Vedi di non deludermi, Ciottolo!"

Rispose spavaldamente e senza esitare, un combattimento decente era il minimo in cui sperava dopo esser arrivato fino a lì, specialmente dopo aver saputo che Ker o come diavolo si chiamava aveva un piede nella fossa e non poteva aspettarsi nulla da lui.
Il tempo di alzare la propria guarda e tutto esplose, quello che si era presentato a loro come un golem di pietra a difesa del loro obbiettivo picchiò il suolo generando una potente esplosione

"Tutto qui sassolino!?"

Mentre chiunque altro si sarebbe difeso lui lo ignorò, lanciandosi di petto contro il primo attacco come se nulla fosse mentre il suo corpo svincolava ogni restrizione

"Su forza, tira fuori qualcosa di meglio!"

Lo stava caricando non solo con il corpo ma anche con le parole, voleva di più, molto di più!


"Lascia che sia io a mostrarti come si fa!"

Al suono di quelle parole gonfiò il petto e spalancò le fauci in un urlo assordante quanto distruttivo, la voce non era l'unica cosa uscita fuori dalla sua bocca ed una violenta cannonata d'aria pressurizzata era stata rivolta in direzione del golem

*Non pensare che finisca tanto facilmente stupido ammasso di fango*

Dietro quello che si rivelò essere una semplice distrazione nonostante la potenza sufficiente a sfondare il più robusto dei muri qualcosa di peggio si stava preparando.
Un altro urlo riempì gli anfratti della grotta, questa volta non più ricolmo d'aria ma di pura furia animalesca

"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!"

Ogni singolo centimetro del suo corpo prese ad irradiare potenza mentre la sua stazza diveniva tale da stappare i suoi stessi vestiti.
I muscoli vibravano, i nervi prendevano fuoco e la pelle accennava un connotazione lievemente rossa, batté con forza prima il piede sinistro e poi il destro contro il terreno polverizzando la roccia sotto di essi e crepando visibilmente quella vicina, si preparava ad accogliere il secondo attacco.
Cozzò brutalmente le sue nocche metalliche contro quelle del mostro di pietra per difendere se stesso e anche gli altri per mezzo di una carica che vide la roccia e la sua pelle corazzata scontrarsi senza pietà, al che allargò le braccia in una presa d'acciaio e prendendo fiato disse ancora una volta

"Ci penso io a tener fermo questo bambolotto, voi attaccatelo!"

Gli arti allungati puntavano a imprimere più forza possibile in una morsa che gli impedisse di muoversi, ma non sapeva bene come tenerlo fermo, si limitò a sperare che quella cosa per quanto semplice potesse comunque funzionare a difendere gli altri e bloccare lui.

"O scappate nel caso vi manchino le palle di affrontarlo!"

Come poteva non terminare con una delle sue solite provocazioni nonostante la situazione di quel momento?
Nella quiete di un riposo o nell'infiammarsi di una battaglia per lui era sempre il momento di far un battuta, importuna o meno che fosse.
In un ultimo ardente sprazzo di sarcasmo caricò con quanto gli restava una testata in direzione del costrutto ed aggiunse

"Perché l'uscita per i cagasotto è proprio dietro di voi!"


Seregon

kugipunch

[CS: 2+8 Forza.]


Narrato Parlato Pensato



Ferite Accumulate:
Due bassi ed un medio distribuiti sul corpo (un basso per gamba, ed un medio al petto) per un totale di alto, più lievi abrasioni alle nocche e alla fronte.

Status Psicologico:
Nella norma.

Energia Residua:
100%-20%=80%

Armi:

-Pelle coriacea: Resistente e al tempo stesso leggerissima, la sua epidermide risulta essere di consistenza pari se non superiore al cuoio rinforzato.
In termini di combattimento, la difesa del giocatore sarà pari a quella di una persona che indossa una comune armatura.

-Nocche ferree: Se un normale pugno dato da qualcuno come lui fa male già di per se, che effetti potrebbe mai avere se la normale "morbida" consistenza organica venisse a mancare perché sostituita da una più metallica? Beh, si spera di non scoprirlo mai a proprie spese.
A livello pratico i colpi sferrati equivalgono agli stessi che si darebbero con un tirapugni metallico.

-Breath bazooka: Se necessario, al pari di un'arma da fuoco di grosso calibro, Seregon sarà in grado di espellere dalla propria bocca un singolo colpo d'aria pressurizzata di ragguardevole potenza.
All'interno di un combattimento è possibile usarlo una sola volta.


Abilità Passive:

Sangue di Pietra
Di tutte le razze, gli umani maledetti sono senz'altro quelli più denigrati, allontanati e scacciati di tutti. Proprio per questo, quindi, hanno dovuto imparare a cavarsela da soli e non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. A forza di crescere in questo modo, gli umani maledetti si sono abituati a gente che tenta di intimorirli, minacciarli o irretirli e hanno sviluppato quella che potrebbe definirsi una particolare "Abilità razziale". Sono infatti parzialmente immuni alle influenze psicologiche. Non a tutte, si intende, altrimenti risulterebbero atoni e privi d'emozioni, ma senz'altro, a differenza di tutte le altre razze, si lasciano intimorire meno facilmente e persuadere con notevole difficoltà.
Quest'abilità è una normale difesa psionica di livello passivo.

Cadi e Risorgi
Anche quando i colpi subiti si sono cumulati gli uni agli altri, persino con ossa spezzate e muscoli contusi, il corpo ancora in piedi per la battaglia.
In grado di camminare nonostante una gamba spezzata, di impugnare le armi quando le braccia appaiono inservibili, di muoversi con discreta disinvoltura col corpo leso e ammaccato.
Di non cadere a terra se non col cuore trafitto o la testa tagliata.
Quello visto prima come un dono si scopre poi come l'ennesima spada di Damocle pendente sul suo collo.
In termini di combattimento, il personaggio sarà in grado di proseguire nella battaglia anche dopo aver subito ingenti danni, perfino la mutilazione di un arto non sarebbe sufficiente a impedirgli di sferrare un altro attacco.
Quindi le ferite per quanto gravi, non gli impediranno di proseguire la battaglia al pieno delle proprie forze.

Omnifagia
Il personaggio potrà ingoiare e divorare qualunque cosa, nutrendosi di essa e non subendone comunque alcun danno. Ciò consentirà al personaggio di mangiare anche cibo marcio o avariato, senza venirne danneggiato o influenzato in qualunque modo. Allo stesso modo, il metabolismo particolare gli consentirà di non subire alcun danno da qualunque veleno non tecnica, potendo comunque soffrirne eventuali effetti collaterali agli stessi legati.

Avanguardia
La forza per definizione non necessita di spiegazione alcuna, ed è per questo stesso motivo che inspiegabile è il loro potere. In grado di sollevare i pesi più grandi col minimo sforzo, questa particolare categoria di guerrieri vanta una forza straordinaria, tanto dal poter impugnare armi altresì inutilizzabili per forma e dimensioni come alabarde o bastarde a due mani, finanche mazze ferrate o magli dal peso insostenibile come fossero leggerissimi stocchi.

L'istinto di un pazzo
Nascosto in fondo, dentro al suo corpo, si nascondo l'istinto di uccidere e fare stragi.
Ecco perché indipendentemente da quanto si possa tentare di farne vacillare la mente, Seregon non smetterà di andar contro il proprio avversario al pieno delle proprie capacità.
Non la logica guidata dalla mente, bensì l'istinto costruito sull'esperienza di tutte le battaglie combattute fino a quel momento rendono per lui la guerra qualcosa da cui non potrà esser distratto.
Tenendo la propria mente completamente svuotata e senza tentare più approcci logici, si potrà continuare ad attaccare la sua mente in ogni modo, ma purché non sia una attacco potenzialmente mortale, fermarlo dal suo avanzare sarà impossibile.
In termini pratici il portatore di tale passiva avrà un'immunità al dolore psionico, ma non dai danni.

Percezione ferina
Il suo senso più sviluppato è senza dubbio l'olfatto, tanto da usarlo spesso perfino per raccogliere informazioni. Per esempio è stato capace di determinare di determinare che la femmina di un esemplare che stava cacciando era incinta dal debole odore di liquido amniotico. E' perfino capace di percepire i feromoni con il suo olfatto. In caso di totale oscurità riesce ad usare questo suo senso per combattere, anche se per ovvi motivi non è molto efficace. Questa sua capacità unità alla vasta conoscenza di flora, fauna e non solo rivela essere ben più di un semplice senso sviluppato oltre i normali limiti umani ed animali, ma una vera e propria arma.

La Zanna della bestia
Il potere dell’artefatto è tanto grande da assoggettare chiunque si trovi nelle sue immediate vicinanze, intimando in loro un senso di impotenza nei suoi confronti. Ebbene si, gli avversari vedranno il possessore della Zanna come un nemico inarrivabile, si sentiranno inevitabilmente più deboli e saranno quindi spinti a riconoscere la sua superiorità.


Abilità Attive:

Avanguardia: (X2)
La necessità talvolta richiede uno sforzo supplementare, anche per i padroni di questo Dominio. Ardore, impeto combattivo, furia fine a sé stessa, i motivi possono cambiare ma il potere al quale attingere è sempre il medesimo. Sarà così che spendendo un quantitativo di energie pari a Medio e senza l’ausilio di alcun tempo di concentrazione, il caster sarà in grado di potenziare le proprie doti fisiche invigorendo la massa muscolare nelle metodiche che riterrà più opportune. In termini di gioco questo potenziamento conferirà al personaggio 4 CS alla Potenza Fisica per il solo turno in cui la tecnica è stata attivata, al termine del quale tornerà al suo stadio originario.


Note:Essenzialmente durante il primo attacco ad area io non mi difendo e continuo a caricarlo forte della mia passiva contro le ferite (ex passiva razziale orchi) e uso il mio breath bazooka, mi metto tra il golem e gli altri bloccando i colpi mediante la parità in cs.
Seregon infine contrattacca cercando di fermare l'avanzata di Gargantua verso gli altri e dandogli una testata mentre dispone ancora del potenziamento alle cs

P.s. Le fasi di combattimento sono state concordate con Orto e Malz, eventuali congruenze sono date da ciò, spero di non aver dimenticato nulla (visto che stavo per inviare senza inserire i danni subiti, lol) :sisi:

P.p.s. Scusate l'eccessiva brevità ma per evitare descrizioni autoconclusive involontarie ho preferito limitarmi a scrivere le azioni del mio pg pur avendo preso accordo con Mal e Orto sul cosa fare, inoltre mi veniva difficile integrare le azioni di Vorgas senza compromettere la strategia di gruppo quindi ho deliberatamente lasciato un "vuoto" anche sulle sue azioni proprio per questo motivo.

 
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view post Posted on 21/8/2014, 16:32
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Oscurità e pareti fredde, passi che risuonavano come martelli da guerra in quell’insondabile oscurità fatta di roccia e umidità.
Perché il Mercante si era rifugiato in tale nascondiglio più affine ad un topo di fogna, ad un uomo braccato e inutile che non al Mercante. Yu Kermis poteva essere molte cose, così come i desideri con cui si destreggiava, ma mai gli era sembrato un vigliacco o un topo.
Era pur sempre un leone dell’Edhel, era pur sempre un alfiere di una regina senza regno eppure quel luogo, agli occhi di Rogozin, sembrava tutto fuorchè un luogo per nascondersi.
Fredda, oscura, profonda, fatta per nascondersi, per sparire…e la mano, in un movimento naturale come l’atto del respirare, si posò sull’elsa.
Il contatto gli fece ritrovare un momento di quiete, ma era come una tiepida brezza, come il tocco di un amante… era un attimo fuggente. Un unico momento che sarebbe scomparso perché il suo animo era troppo in tumulto: si sforzava di mantenersi freddo, si sforzava di focalizzarsi sul momento eppure i ricordi affioravano, lo investivano come un mare in tempesta e si sentiva soffocare.
Era come nelle sabbie mobili: più camminava e più sprofondava. Inerme, indifeso, impotente e tutto sembrò vorticargli nella testa.
Si fermò un attimo in ascolto, inginocchiandosi appoggiando una mano su quella roccia umida, come a voler ascoltare il suo respiro, come se quelle pareti che nascondevano e proteggevano il Mercante, potessero parlargli e dirgli la verità.
Una verità scomoda, forse, e non voluta ma preferiva questa ad essere ancora un pupazzo…si sentiva inutile.
Un inutilità più del pensiero e dell’agire che non della persona: quella grotta, quella caverna che era il rifugio di Kermis acuiva i suoi dubbi. L’oscurità del non capire, del non aver ben chiari i motivi, il silenzio delle risposte non date e dei dubbi, il freddo dell’incertezza che blocca, che fa andare lenti.
Non cauti ma incerti. L’incertezza di nuovo: sensazione che lo faceva arrabbiare e sprofondare in un passato, non dimentico, ma che non gli apparteneva più.
Non voleva più essere quello che era stato eppure…oggi di nuovo si sentiva come allora.






Non è una caverna…
Lo disse con un tremito nella voce.

Ma una tomba!

Tutto si aspettava tranne questo. O per dovere di verità: una parte di lui non se l’aspettava, perché quella guerriera e più fredda sapeva che cosa stava succedendo e che non sarebbe stato semplice.
Chi voleva prendere in giro? Sé stesso? Si trattava di Yu Kermis, del Mercante di Desideri, leone dell’Edhel, alfiere di Alexandra…che cosa pensava? Che sarebbe stata una passeggiata di salute? Che sarebbero arrivati, freschi freschi, e in quattro e quattrotto avrebbero spiccato la testa dal suo collo?
Solo un deficiente lo avrebbe pensato e la Rosa non lo era, anche se una parte di lui non era pronta per quello spettacolo. Ma era chiaro che se pure fosse stato Kermis, quell’ammasso di cadaveri, putrefazione e idioti avrebbero avuto tra poco altri con loro.
Se non avessero fatto più attenzione…attenzione poi a chi? A dove?
Erano stati buttati all’avventura, con mille dubbi, poche certezze, tante domande con altrettante mezze risposte: pessimo inizio per una caccia ad un uomo pericoloso.
E quella vista era un monito ma anche una calamita per andarsene; e solo gli Dei sapevano perché ancora si ostinava ad andare avanti.
Cadaveri intorno a lui, terrore che ormai era il protagonista, ma che fu un bene: perché lo fece trasalire, lo fece concentrare sul presente quando la propria esistenza la si sente messa in pericolo; era l’eterno istinto di sopravvivenza che faceva passare tutto in secondo piano. E fu un bene davvero…

Il brivido freddo percorse la schiena, le labbra si morsero, la bocca impastata e la voglia di bere, il calore del proprio corpo che sembrava svanito chissà che eppure in tutto questo non vi era un dubbio; non vi era un incertezza solo lo sguainare di spade e gli occhi che tentavano di fendere penombra e misteri. La morte era arrivata per quegli uomini ma chi aveva mosso la falce? Chi fu il mezzo?
Il terrore accelerava il cuore, faceva aumentare battiti, respiro e il sangue sembrava che volesse fargli esplodere le tempie tanto era la pressione,ma in tutto questo le sue mani, si erano fredde, ma erano calme nello stringere l’elsa e nel non pensare ma nell’immergersi nel flusso del momento.
La concentrazione, acuita dall’stinto di sopravvivenza, il terrore che faceva aumentare le sensazioni, i propri sensi finchè il mondo non fu più che lui, quella caverna con cadaveri, e chiunque avesse fatto tutto ciò.

Kermis…Kermis…Ainwen…acuisci la mente, solo la goccia d’acqua può bucare l’asse di legno, la corrente non può scioglierla…

ACUISCI LA MENTE…


Solo le lame si muovevano intorno a lui, nell’immobilità del momento, mentre i passi erano insicuri, mentre passando tra quei cadaveri sembrava che i loro occhi fossero ancora vivi, le armi ancora pronte a dar battaglia…distolse lo sguardo e lo puntò dritto davanti a sé.
Meglio guardare il nulla che quella scena, pensò…un nulla che prese forma e sostanza. Una sostanza accompagnata da una voce profonda, gutturale, roca come la roccia, solida come quella caverna.

«Non un altro passo.»

Passi titanici e un corpo che sembrò quasi che era la roccia stessa a muoversi e nella penombra Rogozin lo credette e ne ebbe paura: che aveva fatto un peccato immane? Che i suoi errori ora gli avrebbero presentato il conto?
No…nulla di tutto questo perché ora lo vide. Lo vide e lo riconobbe e capì…Gargantua!

«Non voglio sapere chi vi manda o cosa siete venuti a fare.
Non vi darò seconde possibilità. Vi siete spinti troppo all’interno di questo tempio.
Devo distruggervi.»


Se lui era lì allora anche Kermis era lì vicino, e non si sarebbe fermato. Lo capì dalle sue parole, da quella carica che lo scaraventò lontano, addosso ad una parete di roccia, sputando sangue e sentendosi svenire. Il mondo ruotava troppo in fretta… troppo…troppo…non restava fermo un momento e il dolore al petto e alla schiena non lo lasciavano respirare.
Tossì sangue e i polmoni si liberarono: cercavano l’aria tanto desiderata, la trovarono…era sempre così difficile respirare?

Tempo non ve ne fu che subito Gargantua fu loro, di nuovo addosso: quei pugni avrebbero frantumato il suo corpo, come se fosse stato di cartapesta se solo l’avessero colpito…ed era un qualcosa che non voleva provare.
Intercettò il colpo a mezz’aria, più con l’istinto fattosi azione, deviando l’attacco semplicemente lasciandolo scivolare contro la propria arma, per cambiarne la traiettoria. Scintille si accesero sulla lama, illuminando i due e gli occhi inquieti di Rogozin, date dal cozzare dei pugni indomiti del gigante contro l’acciaio secolare della sua arma e sentì la parete di roccia dietro di sé tremare; squassata da quel colpo micidiale e una nube di detriti e polvere sollevarsi all’impatto.

Tentò di allontanarsi subito dopo, cercando di respirare, ignorare il dolore, anche se la schiena sembrava essere stata messa su una graticola e il petto …bè…Gargantua pesava qualche tonnellata? Ecco… gli sembrò che ci si fosse seduto sopra, tanto si sentiva schiacciato.

Garg…Gargantua fermo! Sono io…Rogozin!

Sono io…Rogozin e intanto lo aveva attaccato scaraventandolo, come se fosse fatto di piume, su un muro di roccia.
Era da completi idioti parlargli in quella situazione che lo vedeva dalla parte del torto. Fermare Gargantua con le parole? Per dirgli cosa?
Sono uno dei tanti sicari mandati ad uccidere Kermis? Questo avrebbe fermato Gargantua? Sono un Leone dell’Edhel? Un leone che ora ne braccava un altro…comunque la rigirasse lui per Gargantua era un nemico…ma Rogozin? Rogozin poteva considerare Gargantua un nemico?
Alla fine tutto ruotava su questo e su una frase: Dovrai prendere una decisione, che ti piaccia oppure no…mio stupido allievo. Questo gli aveva detto Seijuro e a quanto pare questa decisione, in quel momento, doveva essere presa.
Nel bene o nel male.

Tentò di sollevarsi, ma dentro di sé non riusciva a trovare le forze per colpire, per attaccare: alla fine proteggeva solo un amico… e loro erano i nemici.
Ma doveva provarci e la frusta partì, come uno snodarsi di spire di serpe, tentò di avvolgersi al colosso e fermare la sua avanzata distruttiva.

Gargantua…fermati…lasciami passare. Sono qui per parlare con Kermis… da leone a leone.
Kermis è un mio compagno e non sono qui per ucciderlo.


E allora per che cosa era lì?

Voglio solo capire…so che non ti fidi, d'altronde chi si fiderebbe?, però fidati della mia parola da leone dell’Edhel…

E posò le sue armi. Non considerava né lui né Kermis nemici ma voleva sapere la verità. Per quella si sarebbe battuto…ma se poteva evitare uno scontro…lo avrebbe fatto.
Anche se forse ci avrebbe rimesso la vita e attese; fermo, silente, ritto, occhi come stelle in quegli del Colosso.
Dentro gli occhi l’uno dell’altro.
Il problema erano i suoi compagni: come fare?
Cosa fare?

State fermi! Disse imperioso.

E te Gargantua credimi…e se non mi credi… un attimo di silenzio che fu lungo come una vita Dimmi cosa devo fare per convincerti della mia buona fede.




Rogozin
Energia: Gialla Pericolosità: E CS: +1 Maestria armi, + 1 Istinto

Status fisico: Alto da urto Status Psichico: // Consumi energetici in questo turno: 5%; 20%
Riserva energetica residua: 75%

_ ___ _____ ___ _

Abilità Passive:
Memoria ancestrale:
Il personaggio avrà ereditato dalla progenie dei draghi la mitologica memoria di questi. Il personaggio potrà ricordare ogni minimo dettaglio degli eventi vissuti, cogliendo particolari insignificanti e remoti finanche dopo molto tempo. Questa capacità gli consentirà di rielaborare qualunque informazione derivante dalla propria memoria con estrema rapidità e perizia, consentendogli di ragionare su dettagli infinitesimali come fossero evidenti e recenti. [Passiva Razziale].

Duellante: il possessore del dominio ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, falli, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.[Passiva Dominio]

Velenrancore Non è una casta vera e propria, si potrebbe dire - ma è solo parte dell'abominio generato dalla trasformazione della foresta nel Gwàthlaiss a causa dell'essenza del Gorgo scioltasi nel suolo - andando ad intaccare il profondo rapporto fra le fate e la natura. L'indole generalmente pacifica delle fate divenne distorta per alcuni in una paranoia, in altri per un desiderio impulsivo di uccidere coloro che minacciavano la propria tribù. Qualcosa che superava ben più la voglia di difendere i propri compagni che guidava i Frémalis, come se il rancore del Gorgo fosse divenuto insito all'anima delle Fate. Un furore che si manifesta nel loro stesso sudore, si dice, rendendo le loro lame portatrici di morte e pestilenza. Loro sono il cancro per curare il cancro.
[Ogni attacco fisico portato con le proprie armi può avvelenare l'avversario. Il veleno è quantificato come danno Basso al corpo, che sarà progressivamente debilitato da nausea e febbri ad ogni colpo andato a segno.][Passiva]

[Armatura naturale] I tatuaggi che ha sul corpo non solo delle rappresentazioni mistiche, simboli e percorsi di un viaggio lungo e ancora non concluso, non rappresentano la strada percorsa e quella che ha deciso di intraprendere, non sono solo legami con le forze naturali e la sua parte più selvaggia - il suo animale totem - quella Pantera che sente ruggire dentro di sé in un anelito di libertà ma sono molto di più. Fatti da un antico maestro tatuatore i suoi Irezumi raffigurano pantere insieme a peonie e fiori di ciliegio. Ma si uniscono anche a simboli più esoterici e insieme più particolari che sono i simboli della sua anima più selvaggia.
Tutto questo si traduce come una vera e propria armatura: simboli di un potere più arcano e ancestrale che ancora oggi non sa bene quale sia. Ma è indubbio che lo proteggono come se avesse una vera e propria armatura e forse nascondono molto altro.

_ ___ _____ ___ _



Abilità Attivate:
Attiva di Dominio Duellante Effetto Attivo: spendendo un Consumo pari Basso, il personaggio è in grado di sfruttare la propria tecnica per difendersi da un offensiva dell’avversario. Il possessore del talento, infatti, sarà in grado di cogliere – istintivamente o meno – lo scorrere della battaglia e di immergersi in esso con peculiare perizia. Così, potrà efficacemente deviare un attacco rivolto alla sua persona, semplicemente lasciandolo scivolare contro la propria arma, cambiandone la traiettoria. La particolarità di questa difesa di potenza Bassa è indubbiamente di poter agire anche contro tecniche magiche scagliate dall’avversario, non solamente fisiche: eventualmente, il guerriero potrà decidere di deviare il corso di una scarica elettrica, o anche di una palla di fuoco. Per poi controbattere al proprio avversario per l’onta subita.
È una tecnica di natura fisica.

Abbraccio della Natura. La tecnica ha natura fisica. Dopo una breve concentrazione, il caster richiama a sé il potere della natura, sfruttandolo per cingere il corpo dell’avversario in un inestricabile abbraccio. La tecnica potrà essere sfruttata o attraverso le braccia stesse del caster, che sembreranno solide e robuste come la corteccia di un albero, oppure attraverso lacci, fruste o qualunque arma con parti mobili in grado di cingere il corpo del nemico in qualunque modo. In ogni caso, l’effetto generato sarà quello di stringere l’avversario in una morsa letale, immobilizzandolo per tutto il turno d’attacco.
La tecnica è personalizzabile a piacimento, attraverso effetti particolari che interessino le braccia del caster o le parti mobili utilizzate per stringere il nemico, purchè la robustezza delle stesse non ne venga alterata e rimanga facilmente intuibile. Non causa danno aggiuntivo, ma solo costrizione fisica di livello Alto.
Consumo d’Energia: Alto



_ ___ _____ ___ _

Riassunto e Note:
Incasso la Carica e mi difendo dagli attacchi fisici grazie all’attiva di dominio del Duellante a consumo Basso.
In seguito tento di avvolgerlo con la perga Abbraccio della Natura, per fermare la sua avanzata, e tentare di convincerlo che non sono lì per prendere la testa di Kermis. Sperando che ci riesca.
Ecco perché depone le armi e cerca di convincere i suoi compagni a fare altrettanto, ma soprattutto si rimette a Gargantua stesso.
Credo che morirò XD

 
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view post Posted on 21/8/2014, 17:32

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Caduta libera

Sprofondai, solo non compresi quanto a fondo. Non fisicamente parlando.. Intesa in quel senso la caduta era praticamente irrilevante spiacevole, indubbiamente, ma irrilevante.
Era la mia mente che precipitava, sempre più a fondo, sempre più giù nell'abisso dei miei incubi, dei miei rancori, dei miei sbagli. Quello in cui mi ritrovai era il luogo per me più vicino alla definizione di inferno, li si condensavano le molteplici torture a cui la mia anima era sottoposta, tutte nessuna esclusa.
Partiamo dai cadaveri, dalle zaffate insostenibili che emanavano, dai ricordi che sapevano evocare. Passiamo poi alle anime che un tempo riempivano quei corpi divorati dai vermi. Mi guardavano quelle smunte ombre chi con sguardo colpevole, chi con ancora dipinto sulla faccia il dolore tollerato un attimo prima di spegnersi. Alcuni, nuovi a quella condizione, incapaci di capacitarsene, animati da un odio bruciante verso la vita si fiondarono su me ululando. Il loro tocco era come puntura di vespa, fortunatamente rapido tanto quanto doloroso. Sapevo che era solo un illusione, una malia. Ero consapevole che avrei potuto evitare quel dolore, difendermi da esso ma non lo facevo. Usavo quella sofferenza come combustibile per la mia rabbia, per la mia sete di vendetta.
Stoltamente mi infliggevo molta più pena di quanto ne avrei meritata...Ma non era forse tutto quello che stavo facendo un enorme errore?

___________________________________________________________________



Probabilmente i miei compagni di viaggio dovevano vedermi come un povero pazzo. Mi giravo da un lato e dall'altro, sempre attratto da qualche sussurro di un'anima inquieta, da uno sguardo rabbioso, da un lamento o un sospiro.
Quella caverna, così piena di morte mi rendeva nervoso ed instabile più del solito.
Mi sentivo soffocare, avevo caldo, la maschera mi privava del refrigerio che di certo quella caverna doveva offrire anche se a prezzo dell'immondo odore di cadavere da cui era infestata.
Portai più volte l'indice al collo, nel vano tentativo di allargare il collo e migliorare la mia capacità respiratoria. Mi versai un'intera borraccia d'acqua sulla testa.
Mi riscoprii la pelle ardente, le gambe molli, le ossa doloranti, sconvolto da una febbricola infida. Il sudore correva lungo la schiena in rivoletti gelidi, la testa mi rimbombava. Riuscivo a sentire ogni singolo palpito del mio cuore nelle tempie.
Era la paura in collaborazione al tormento offerto dalla mia maledizione a farmi questo. Ad un tratto mi fermai, mi appoggiai ad una parete.
Un flusso di puro fuoco sorse dallo stomaco, aggredì la gola, mi piegò in due e mi costrinse ad accucciarmi in un angolo ad espellere quel poco che avevo ingerito.
Le risate di scherno non mancarono di arrivare accompagnate da urla selvagge, incitazioni a portare a termini il mio compito. A quel punto qualcosa si spezzò..

«BASTA, SMETTETELA, BASTA !!!»


Se qualcuno aveva dei dubbi circa la mia sanità mentale, ora di certo non ne aveva più.
Silenzio. Imbarazzato. Intollerabile.
Mi rialzai, sistemai alla bene e meglio la mia persona, mi aggiustai la maschera e proseguii. Finalmente (?) qualcosa giunse a distrarre l'attenzione da me...
Per la seconda volta nell'arco di poche ore il Fato si prese gioco di me esaudendo i miei desideri in maniera decisamente inopportuna.


« Non un altro passo. »



«Gargantua...»


Mormorai a me stesso.

« Non voglio sapere chi vi manda o cosa siete venuti a fare.
Non vi darò seconde possibilità. Vi siete spinti troppo all'interno di questo tempio.
Devo distruggervi.
»



«Sempre che non avvenga il contrario..»


Ero consapevole di apparire ancora più folle sussurrando a a me stesso borbottii incomprensibili dagli altri, ma non me ne importava. Tutta la mia attenzione era ora rivolta all'ostacolo che si era frapposto tra me e la mia vendetta.
Qualcosa si fece largo nei miei pensieri. Un'idea...
C'era un modo per avere la certezza di vendicarsi a prescindere dal successo della nostra missione: Yu Kermis non era famoso per la sua folta schiera di amici fedeli. A dire il vero lo si vedeva viaggiare da solo, sempre e solo in compagnia di quell'enorme ammasso di roccia. Lui mi aveva privato della mia patria, del sostegno dei miei amici, mi aveva reso un reietto.
Ora io avevo l'opportunità di ricambiargli la cortesia..


« Non ve lo lascerò prendere. »



E ci caricò. Per un attimo vidi con nitidezza l'immagine di un chicco di grano intrappolato nella morsa della macina. Sapevo che non difendendomi avrei avuto la stessa sorte. Roccia contro roccia ed io nel mezzo. Non potevo subire, no, sarebbe stato fatale.
Un lungo serpente sinuoso mi avvolse completamente nelle sue spire.
All'interno morbide zolle di terra abbracciavano le mie membra all'esterno scaglie di pietra cozzavano contro la carica del Golem. In quel luogo in cui la Roccia aveva il pieno dominio non potevo desiderare difesa migliore.
Sentii le mie difese cedere, avvertii le vibrazioni causate dall'impatto.
Ero disteso a terra, la conta dei danni comprendeva qualche contusione sul torace ma ero vivo. Presi il bastone e lo usai come puntello per rialzarmi e mi guardai intorno.
Un folle, un vero pazzo, si era frapposto tra il servitore del Mercante e noi.
Aveva deciso di accogliere su di se la gragnola di colpi destinati a sfracellare le nostre misere ossa. Lo abbracciò gli sferrò una testa e ci urlò contro un misto di incitazioni ed insulti.
Senza pensarci, senza neanche pensare alle conseguenze del mio gesto e delle mie parole mi feci avanti, zoppicando, respirando a fatica ma assolutamente determinato a porre fine a quella pagliacciata.


«Uccidiamolo!»



Sibilai questa volta ad alta voce. Di modo che tutti potessero sentirmi.

«...e dopo andiamo a concludere il nostro lavoro.»



Ma qualcuno aveva un idea diversa. Lo riconobbi, lo avevo incontrato a Lithien quel giovane rivoluzionario. Anche lui aveva avuto la brillante idea di abbracciare il Golem ed ora ci parlava persino! Mi, ci urlò di fermarci...Grave errore.

«Levati di torno o ammazzo anche te.»



La mia voce doveva risultare gelida, venata di follia e odio. Non mi importava, Yu Kermis doveva morire ed ogni ostacolo sulla mia strada andava eliminato senza un briciolo di rimorso. In fondo i miei errori avevano causato la morte di molte persone, che cos'era quella vita a paragone delle altre? Niente.

«Non te lo ripeterò una terza volta, vattene, scappa, fai quello che ti pare ma... NON-OSARE-TENTARE-DI- FERMARMI piccolo...insignificante...ragazzino!»



Mentre le parole fluivano dalle mie labbra come schiocchi di frusta mi ritrovai a richiamare in quel luogo una forza antica, dormiente ma mai totalmente assopita.
In un attimo intorno al golem fu un tripudio di spine. Un unico enorme viticcio era sorto sibilando dal terreno. Quella forma di vita originariamente pura si era nutrita della mia collera, aveva bevuto il veleno della mia follia e ora cresceva incontrollata e oscura pronta a stringere, dilaniare, uccidere. Quel figlio della natura era stato corrotto, e di naturale non conservava più nulla.
Poi, come se la cosa potesse risultare di una qualche utilità, estrassi la mia cara, vecchia Diplomazia.

«Non dire che non ti avevo avvertito!»



Blaterai. Poi scaricai cinque colpi in faccia al Golem. E al diavolo chi si trovava davanti!

___________________________________________________________________



Sc14flu
CS: 3 | Intelligenza 2 Volontà 1
Critico 40| Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico:Qualche lieve contusione;
Stato Psicologico: Folle di rabbia, intimorito, instabile;
Energia: 60% (100%-20% -20%) %

Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° + 2 CS per ogni tecnica magica del nemico,
° Riconoscimento menzogne,
° Rilevazione dei segreti e distinzione di quelli più importanti,
° Riconoscimento delle illusioni,
° La Prigione di Cera conta come arma, produce danni magici, ritorna sempre in mano al suo proprietario,
°



Riassunto Post:Mi difendo dai due attacchi fisici da 10 CS con la mia variabile difensiva utilizzata a 360° e a consumo alto [riporto coerentemente comunque qualche danno visto e considerato che uso un alto per difendermi da un altro altro e da due colpi da 10 cs. Avrei utilizzato l'equivalente di un Alto + Basso ma non potendo ho creduto che non fosse davvero improponibile sprecare un ulteriore 20% per parare un'offensiva difendibile da regolamento con un 5%]. Contrattacco con la pergamena Rampicante Strisciante e 5/5 colpi di pistola.

Attive:

CITAZIONE
«Come la roccia sarà saldo il mio cuore, perchè dinnanzi al nemico non tremi e non vacilli. Come la pietra custodisce il cuore della Terra io proteggerò il mio Popolo e le Tradizioni che gli Spiriti ci tramandano. Questo ci insegna la Tradizione: fintanto che la Madre Terra vive, mai lascerà che un suo Figlio venga ferito. »
Un Uomo-Spirito è innanzitutto un custode. La sua vita è votata alla difesa del suo popolo, delle sue tradizioni e della pace. La nostra cultura vede l'elemento terra come simbolo di saldezza, protezione e forza. La roccia è resistente e molti animali la eleggono a dimora; la terra custodisce le radici degli alberi, i semi, sotto il morbido velo della terra le creature scavano le loro tane. Dalla terra traiamo nutrimento, nutrendoci accumuliamo la forza necessaria a sopravvivere e compiere il nostro dovere in questo Mondo. Uno Sciamno, un Uomo-Spirito ha con questo umile e al tempo stesso nobile elemento un rapporto privilegiato, come una madre con il figlio la Terra lo protegge, si erge in sua difesa, gli fa da scudo. Tra le numerose conoscenze, trasmesse da maestro ad allievo in un ciclo senza fine, una delle prime ad essere apprese è come manipolare la solida roccia-o tutto ciò che ha con l'elemento in questione affinità- plasmandola in forme atte a proteggere se stesso grandi o piccole che siano.
Ho sempre preso molto sul serio questa parte del voto, sebbene gli accidenti del Fato o la mia personale inadeguatezza mi abbiano portato a non poterlo mai adempiere completamente. In ossequio a questo giuramento ho scelto di unirmi ai Silenziosi Sussurri, per difendere il Regno. Per questo ho combattuto ogni volta che la mia gente aveva bisogno di me. E se anche, a volte, la mia ambizione e le mie passioni mi hanno condotto a scelte scellerate mai dimenticherò ciò che ho promesso al cospetto degli Spiriti e in modo diverso il giorno della mia affiliazione alle Spie di Ludmilla. Proteggerò il mio Popolo, sempre, a qualsiasi costo.
[Consumo Variabile; Dominio della Terra]

«La mia arte intralcerà il nemico, come spina il tallone del viandante. »
Crediamo che tutto ciò che esiste in questo Mondo sia, in un modo o nell'altro, infuso di un qualche spirito. Se pure esiste qualche dubbio circa le cose inanimate, di certo questo dubbio non vi è per ciò che ha vita. Alberi e piante comunicano con noi, sono da sempre nostri alleati, ospitano ben volentieri le anime dei nostri antenati. Questa consapevolezza ci è data da molti ed evidentissimi segni.
Si dice - ad esempio- che uno Sciamano in difficoltà altro non debba fare che invocare aiuto e subito dalla terra spunteranno radici, viticci ricolmi di spine a dargli man forte. Io stesso ho sperimentato la verità di questa affermazione.
Sebbene sia consapevole che questo sia solo un sortilegio, una delle molte forme in cui il Dono manipola l'ambiente circostante è sempre piacevole pensare che i più antichi abitanti di questa terra siano dalla nostra parte ed è di sicuro conveniente che i nostri avversari lo credano. Impareggiabile è l'espressione di puro terrore che si dipinge sul volto dell'attonito nemico quando la terra si screpola e da essa prorompono quegli enormi rampicanti, simili a fruste spinate che rapidamente si avvinghiano a lui. Impareggiabile e certamente di grande aiuto.
[Consumo Alto; Pergamena Rampicante strisciante]

Note: //

 
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view post Posted on 22/8/2014, 00:07
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Արցուն ~ Lacrime d'Oriente ~ Արեւել

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Attimi di incertezza nella polvere

Atto II

(Vahram [pensato, lingua aramana], Gargantua.)


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Vahram riconobbe fin da subito quell’odore, tante erano state le volte che il suo naso lo aveva odorato. Quel tanfo macerato e dolciastro, il profumo dei campi di battaglia irranciditi dal tempo e dall’umidità. La traccia inconfondibile del passaggio della morte.
Cadaveri su cadaveri. Ammassati, sfracellati, smembrati e sparpagliati a pezzi ovunque per tutto l’antro della grotta. Il fetore intenso del sangue rappreso e delle interiora esposte penetrava i sensi e pizzicava sinistramente la spina dorsale degli osservatori di quella orrenda e truce opera d’arte. Sicari da quattro soldi schiacciati come scarafaggi, mercenari letteralmente accartocciati all’interno delle loro stesse armature d’acciaio temprato, corpi schiantati ormai irriconoscibili tappezzati di brandelli di tonache variopinte, maghi, stregoni. Poveracci, disgraziati, illusi... tutti quelli che erano arrivati prima di loro.
Il guerriero però non rabbrividì a quella vista; la morte era stata da sempre per lui una compagna intima quanto crudele durante sua vita, in guerra come nelle carceri, nelle sale di tortura come nei bassifondi cittadini. Aveva visto cannonate disintegrare insieme cavallo e cavaliere, era stato costretto dai suoi aguzzini schiavisti a nutrirsi della carne dei propri compagni per non soccombere all’inedia, aveva trucidato senza pietà soldati, uomini, donne, vecchi... bambini... Massacri come quello che trovò in quella grotta erano ormai ben lungi dall’impressionarlo.
Avanzò all’interno, aggirandosi a passi leggeri e cauti tra le cataste, saettando l’inespressivo sguardo smeraldino sugli elementi più interessanti di quel macabro scenario; era come se tutto fosse stato preparato apposta. Nulla di speciale: un monito classico, crudo e semplice, ma il più delle volte terribilmente efficace. Lo facevano gli orchi, lo facevano molto volentieri anche le progenie infernali e le sette sanguinarie Sakkara, tra le montagne sud-orientali dell’Akeran. L’aspetto di quei corpi però lasciava decisamente intendere che il fautore di quel macello fosse una creatura imponente, dotata di una forza a dir poco sovrumana. Le grandi mani callose di Vahram si strinsero nervosamente intorno all’impugnatura dell’arco; passo dopo passo, sempre più l’aria s’impregnava d’inquietudine.

Non ebbe il tempo di rendersi conto del pericolo contro cui stavano andando a cozzare.

Fu quella cosa... a trovarli per prima.

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«Non un altro passo.»
La voce tuonò dall’oscurità, riverberando cavernosa tra gli ammassi sanguinolenti.


L’enorme e statuaria figura si stagliava in mezzo alla tenebra, i suoi occhi lucevano squadrando fiammeggianti di collera gli intrusi.

«Il golem...» Vahram ratto si abbassò, come un lupo di fronte a una minaccia improvvisa. Studiò quella terrificante apparizione, indietreggiando nell’ombra, portando lentamente la mano verso la faretra. Lo avevano informato della presenza di quella creatura al fianco del potente Kermis; la sua stazza e i minacciosi pugni grossi quanto macigni non presagivano assolutamente uno scontro facile.

Fu subito chiaro cosa era stato a trucidare così brutalmente tutte quelle persone.

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«Non voglio sapere chi vi manda o cosa siete venuti a fare.»
Proseguì il mostro, con una flemma quasi innaturale.
«Non vi darò seconde possibilità. Vi siete spinti troppo all'interno di questo tempio.
Devo distruggervi.
»


Senza lasciare quartiere alle menti impreparate del gruppo di assassini, affondò i massicci piedi di roccia squadrata nel terreno e con uno slancio sovrumano piombò su di loro.

«Non ve lo lascerò prendere.»


Quell’attacco improvviso era quanto di più terrificante un avventuriero potrebbe immaginare: non è facile concentrarsi di fronte a un colosso che si sta scagliando su di te con la potenza di una montagna.
Giovando dell’impeto della carica, con un’abile mossa percosse il terreno in mezzo al gruppo. La roccia esplose, riversando una scarica di schegge e detriti su tutto la compagnia di ventura. Vahram, cercò di balzare fuori dalla minaccia del golem, ma contro un’offensiva di simile potenza, poté ben poco. Fece a malapena in tempo ad alzare il braccio sopra la testa per proteggersi, strizzando gli occhi e stringendo i denti. Massicci proiettili lo colpirono in mezzo allo sterno, sui fianchi, spaccandogli il fiato, stordendolo, ammaccando gli anelli e le lamelle della sua armatura. Claudicò all’indietro, riuscendo a stento a mantenere l’equilibrio, ma non cadde. L’istinto ferino di bestia combattente che lo scatenava emerse come fuoco liquido dal cratere di un vulcano: lo forzò a riaprire gli occhi e fissare il nemico, ignorando il bruciore della polvere e le fitte di dolore pulsante dai muscoli del torso. Vide Gargantua dimenarsi e picchiare ogni cosa che si muovesse nelle sue vicinanze, riversando la sua terribile furia sui suoi compagni. Non appena i due orbi luminosi tremanti d’odio puntarono su di lui, ebbe un brivido, temette il peggio: non sarebbe scampato al massacro. Sbarrò gli occhi, tese i muscoli come corde d’arco pronte a scoccare. Il golem unì i pugni e caricò un colpo che avrebbe troncato in due un cavallo, Vahram piroettò gonfiando il mantello e schivando di lato, tentando di confondere la vista del mostro. Sentì la ruvida roccia sfiorarlo di pochi centimetri, strappando brandelli di tessuto dalla cappa nera.
Il cavaliere balzò gettandosi su una pila di cadaveri, cadendo sulla dura carne stecchita. Fece appena in tempo a scorgere il secondo pugno incombere gigantesco sul suo fragile cranio. Agì d’impeto: allungò la mano dietro di sé e afferrò la prima cosa che raggiunse. Le sue dita ghermirono il colletto di un farsetto insanguinato. Tirò. Il cadavere di un giovane moro, un corpo ancora miracolosamente integro cadde riverso e inerte sul suo grembo; lo prese con entrambe le mani e lo sollevò davanti a sé in un ultimo e disperato tentativo di difesa.

L’impatto terribile, schioccare di ossa rotte e budella strizzate. Vahram si ritrovò improvvisamente a volteggiare confusamente a mezz’aria in un turbinio di sangue e materia cerebrale. Solo per pochi attimi, per poi precipitare nuovamente in un molliccio mucchio umido e maleodorante di carcasse con un tonfo sordo.
Rimase stordito per qualche istante annaspando tra i liquami putrescenti e ansando convulsamente appena l’orripilante tanfo gli invase i polmoni. Udiva indistintamente le grida e le imprecazioni dei suoi compagni rimbombargli nelle orecchie.
Con un ringhio gorgogliante si divincolò non senza fatica da quell’intrico di arti spezzati e interiora. Si alzò in ginocchio, tossendo e sputando schifato. Si tastò il petto, le spalle, la faccia, rendendosi conto di essere miracolosamente ancora tutto intero: il pugno del golem lo aveva scagliato a diversi metri, oltre l’alta pila di cadaveri, ma il corpo del ragazzo – che Vahram riconobbe orribilmente sfracellato a pochi metri – era stato abbastanza solido e spugnoso da attutire il colpo.
Individuò la creatura svettante al centro della grotta, intenta a combattere contro Seregon, Malzhar Rahl e Rogozin. Nessuna traccia di Jethro; era forse caduto? Schiantato dal mostro?

«Uff... C’è mancato un soffio...»
Sospirò ansante.


Il cavaliere aramano scosse la testa per schiarirsi le idee e tastò il terreno alla ricerca dell’arco. Lo ritrovò nel fango a pochi passi di distanza.

Puntò i piedi e accucciato scattò sgattaiolando tra le cataste di morti come un varano. Un ghigno atono e gelido e gli occhi sbarrati contraevano il suo volto in un espressione spettrale e sinistra.

«Dannazione. Lo sapevo che non sarei dovuto venire...»
Pensò amareggiato.


Non provava alcun rancore verso Yu Kermis. Nemmeno lo conosceva Yu Kermis, il Mercante di Desideri. Quello non era un normale assassinio, un normale lavoro. Non era nemmeno la sua cieca fedeltà e cocciutaggine di mamūluk a muoverlo.

Cosa era dunque a spingerlo?


Le parole di Ainwen tornarono ancora una volta a tormentarlo. Lo angosciavano, lo incuriosivano come una maledizione... Vahram non bramava né il potere, né la gloria, né privilegi di alcun genere.

Desiderava solamente un posto in cui ritrovare la vita, la propria illusione di umanità.


Scacciò ogni pensiero, ogni desiderio, tornando nell’oblio della sua frenesia. Erano pericolosi in quel luogo, in quel frangente... i desideri.
La situazione era critica, non poteva scappare, non poteva proseguire: era costretto a combattere. Forse in fondo a quella caverna avrebbe trovato qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la sua esistenza.

Uccidere Yu Kermis.
Una piccola morte in più a costellare la sua carriera.
La speranza di una grande svolta per la sua esistenza.

O così almeno credeva...


«Un golem di solida pietra...» Tornò a concentrarsi sul problema. «Apers, fortuna che non sono arrivato impreparato!» Pensò Al Patchouli, frugando nelle tasche segrete della sua faretra.

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Nelle vicinanze del golem vorticava il caos. Tralci nodosi strisciavano frementi di intaccare e intrappolare gli arti rocciosi della creatura, Seregon ostentava il suo ardore – o pazzia? – gettandosi eroicamente in corpo a corpo, quando d’un tratto un fischio sonoro riverberò per tutto l’antro.

Una bizzarra lunga freccia dal largo impennaggio schizzò improvvisamente da dietro un mucchio di cadaveri, sospinta da una sfrigolante e fiamma che sgorgava da uno strano cilindro di bambù lungo una dozzina di pollici attaccato all’asta. Fulminea saettò in linea retta lungo una traiettoria accuratamente studiata, dritta verso il volto di pietra di Gargantua, svettante di un metro buono sopra le teste degli altri combattenti.

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Vahram l’aveva preparata apposta per quell’occasione.
Il fiore di fuoco più grosso che avesse mai costruito.

Una piccola sorpresa. Un pensierino.
L’aveva serbato solo per lui,
unicamente per Gargantua.




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~~O~~O~~O~~ PG ~~O~~O~~O~~
Fascia: Verde
Pericolosità: D

CS: (4)
2 Intuito, 1 Tattica, 1 Tenacia


Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%

~~O~~O~~O~~ Salute ~~O~~O~~O~~
Corpo (Danno Alto):
Contusioni sparse sul torso (Alte).

Mente (Illesa):
Illesa.

Energie: 100-5-40= 55%

~~O~~O~~O~~ Strumenti ~~O~~O~~O~~
Armi:
Yen Kaytsak: Infoderata
Spada: Infoderata
Ferro: Infoderato
Arco (15-1=14): In mano
Pistola (5): Infoderata

Armature: Mantello, brigantina.
Oggetti: Biglia dissonante.


~~O~~O~~O~~ Abilità Passive ~~O~~O~~O~~

[Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Audacia)] Gli schiavi guerrieri sono vere e proprie macchine da guerra plasmate per affrontare irriducibili gli sforzi più inumani e le condizioni ambientali più estreme. Possono combattere senza posa per giorni interi. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un mamūluk non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

[ Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.

[ Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.

[ Irriducibile ~ Passiva di talento Stratega (Immunità agli effetti mentali)] La pervicacia e la ferrea disciplina dei mamūluk sono tanto proverbiali quanto terrificanti. Non demordono nel perseguire il loro obiettivo anche quando la loro mente è incredibilmente danneggiata. Per tale motivo, Vahram è tanto incrollabile e caparbio da essere pressoché insensibile al dolore psichico e a qualsiasi effetto di natura psionica, pur riportando i normali danni alla mente.

[ Flessibile (Pergamena Guerr. Tattiche di combattimento) ~ Passiva fisica (Padronanza del campo di battaglia)] In quanto ex membro delle Squadre Speciali dei Lancieri Neri e sicario professionista, Al Patchouli è addestrato a elaborare strategie e tattiche che sfruttino a suo favore il terreno circostante. Possiede dunque capacità di trarre vantaggio del terreno e delle circostanze in qualsiasi situazione di battaglia: strategie, tattiche, intuizioni. In combattimento ciò potrà anche tradursi nell'abilità di vincere scontri fisici a parità di CS, grazie alla superiore conoscenza del terreno di scontro.


~~O~~O~~O~~ Abilità Attive ~~O~~O~~O~~


[1/10] “È tutta questione di metodo” ~ Perché erare è umano, persevrerare est himar, aper.
[(Tecnica personale difensiva di natura fisica) ~ Consumo Variabile Basso]
Questa tecnica difensiva ha natura fisica e può essere utilizzata solo sul caster. In virtù della sua fine accortezza, del suo occhio analitico e della sua inesauribile inventiva, Vahram può evitare o limitare i danni degli attacchi offensivi fisici o magici degli avversari studiando in anticipo i loro movimenti o escogitando difese o espedienti bislacchi o imprevedibili.
Il modo in cui Vahram sventerà l’attacco può essere del tutto personalizzato. Starà poi all’arbitro valutare la validità e la sportività delle sue azioni.
Potrà essere utilizzata per avvantaggiarsi al fine di effettuare un attacco o una tecnica separata, ad esempio schivando una palla di fuoco gettandocisi contro e passandoci sotto a metà strada per avvicinarsi all’avversario e attaccarlo successivamente in corpo a corpo. In ogni caso, tassativamente l’uso di questa tecnica dovrà rientrare nel numero di tecniche massime eseguibili in un singolo turno.
Fiore di fuoco ~ Buone feste, aper!
[(Pergamena Cacc. Dardo esplosivo) ~ Consumo Variabile Critico]
Questa tecnica offensiva ha natura magica. Vahram scaglia una speciale freccia dotata una potente carica pirotecnica innestata al posto della cuspide, che esplode a contatto con un nemico o un bersaglio predestinato generando un magnifico fuoco d’artificio. Chiunque si trovi in prossimità dell'esplosione, subirà un danno pari al costo speso, ad esclusione di Vahram, che non sarà minimamente influenzato dalla deflagrazione, sotto nessun aspetto. La durata è istantanea.


~~O~~O~~O~~ Sunto ~~O~~O~~O~~


Eccomi! Inizio col botto. XD
Chiedo scusa se non ho lasciato molto spazio a emozioni profonde verso Gargantua, ma vista la frenesia degli eventi, ho preferito concentrarmi più sul combattimento. Magari vedrò di inserire qualcosa nei prossimi post, se mi capiterà l'occasione.

Dunque, passiamo al post. Vahram subisce appieno la tecnica Alta di Gargantua e poi utilizza la tecnica “È tutta questione di metodo” a potenza Bassa per schivare in rapida successione i due attacchi fisici del golem. Il trucco utilizzato è: schivo il primo attacco con confondendo Gargantua con una piroetta e il secondo facendomi scudo con un cadavere. L'ultimo attacco mi scaraventa a metri di distanza, ma cadendo sopra un altro mucchio di cadaveri non mi faccio fortunatamente nulla.

Subito dopo, mentre Gargantua è impegnato con gli altri, Vahram cerca di defilarsi tra le cataste di morti e conclude il turno scagliando con l'arco un Fiore di fuoco a potenza Critica diretto alla testa del golem. In teoria è una tecnica a bersaglio singolo, ma data la descrizione della pergamena, preciso che la dirigo in modo da non colpire gli altri membri del party, ad esempio da un'angolazione in cui Seregon sarà protetto dallo stesso corpo del golem (tipo da dietro).

PS: non ho menzionato Rogozin, data la situazione in cui mi trovavo. Intendevo farlo in seguito, se ne avrò la possibilità.

 
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view post Posted on 24/8/2014, 18:00
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Li vide arrivare veloci, uno dopo l'altro, i colpi degli invasori, inarrestabili quanto efficaci.
Nella confusione, ciò che il Golem capì di quel gruppo era la diversità di intenzioni: non vi era armonia nelle loro azioni, così come nei loro intenti; ognuno voleva completare la missione secondo il proprio modo di vedere le cose, lasciando all'azione il compito di giudice. Uno di loro voleva distruggere qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, un altro voleva semplicemente togliere di mezzo la creatura rocciosa per raggiungere Kermis, un altro ancora voleva nascondersi alla vista del gigante per raggiungere la sala successiva. Infine, uno di quelli, il più giovane probabilmente, voleva semplicemente parlare, ragionare e dialogare per raggiungere un punto in comune. Capire, perché in fondo ciò che aveva ricevuto erano solamente delle mere superficialità travestite da informazioni circa l'assassino di un uomo. Ma tutto sembrava così strano, così nebuloso, per Rogozin quanto per il resto del gruppo; gli altri, però, semplicemente cercavano di nascondere i loro dubbi, forzando la propria esistenza e ponendosi in una situazione di sicurezza, fintamente certi di ciò che stavano per fare. Lo riconobbe, per qualche secondo, il Golem. Ricordò del viaggio verso Velta e del volto gentile di Rogozin, pronto ad aiutare la causa della Regina senza Regno. Lo ricordò, ma allo stesso tempo ricordò anche che non vi era tempo per quello. Non poteva permettersi il lusso di fantasticare, lui, non in quel momento, con il cadavere spento di Kermis nell'altra stanza.
Urlò.
Un urlo che raggiunse note mai toccate dalla creatura di roccia; l'intera grotta tremò al suo richiamo, e ancora tremò quando preparò una nuova furia sugli invasori. Portò le braccia al petto di roccia e strinse i pugni, dunque cominciò a correre.

Ma non durò che un secondo, la carica furiosa.
Agli occhi increduli di tutti la figura del Golem sarebbe scomparsa nel nulla, come dematerializzata all'improvviso. Al suo posto, invece, una figura che ben più si avvicinava alle informazioni fornite loro dalla ragazza cieca. Il volto pallido, il braccio tagliato di netto con ancora un'enorme ferita, cicatrici su tutto il corpo. Ed un sorriso.
Uno stupido sorriso da mercante.

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« Sapevo che avrebbe mandato qualcuno, approfittando della mia situazione.. »
Sorrise appena. Gli occhi stanchi si posarono sul volto dei presenti.
« Il mio amico non ha nulla a che vedere con questa storia, vi pregherei di lasciarlo stare. »
Le posizioni dei due si erano scambiate e l'urlo aveva provocato una frana che aveva creato un muro di roccia che separava la stanza dell'altare da quella dove si trovavano tutti.
« Sono io quello che cercate.. andate avanti, dunque.

Non vi fermerò.
»
Non stavolta, avrebbe voluto aggiungere, ma capì ben presto che non ve ne era alcun bisogno. Si sarebbero resi conto da soli della situazione critica in cui versava.
Trascinò il corpo stanco con fatica verso la parete, dunque poggiò la schiena al muro.
Un altro sorriso, carico di consapevolezza. La consapevolezza del condannato a morte quando si avvicina al boia.

« Perderà comunque, tanto.

..

Perderemo tutti..
»




CITAZIONE
QM Point.

Ci siete andati parecchio pesanti con Gargantua, il che è relativamente un bene per voi, perché avete sbloccato immediatamente la fase successiva - l'ultima - della quest.

Orto, Vorgas, Wrigel, Malzahar, Akuma. Riuscite a colpire Gargantua con quasi tutti gli attacchi - riesce a difendersi dal rampicante e dagli attacchi fisici di Seregon, incassa il resto -. Il golem urla, poi prova nuovamente a caricarvi, ma in quel momento il suo corpo sparisce e al suo posto appare quello di Kermis - usa l'artefatto Artognou per farlo -, senza un braccio, visibilmente sofferente e debole; potreste quasi dire che sia morto, eppure vi guarda tutti e vi sorride. Poggia la sua schiena al muro, dunque vi esorta a concludere il vostro lavoro. In cambio, però, dovrete risparmiare la vita di Gargantua, che è ora nella stanza più avanti, bloccato da un crollo del tetto della caverna a causa dei suoi movimenti "bruschi". Jethro riesce ad ingannare Gargantua, ma viene bloccato proprio dal crollo; devi quindi tornare dagli altri. A voi scegliere cosa fare.

Savior. Nel momento in cui arrivi alla grotta l'altro gruppo ha appena scagliato l'offensiva verso Gargantua. Dunque, riesci a vedere la scena sopra descritta.

Ognuno può scegliere di fare quello che vuole. Preferirei non vi organizzaste in confronto, giocando la scena quanto più naturalmente possibile.
Per qualsiasi domanda, usate il topic in confronto o gli MP - in particolare se volete fare domande a Kermis, usate il confronto -.
Avete tutti cinque giorni, scadenza il 29 Agosto alle ore 21:00.
Buon post.
 
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view post Posted on 26/8/2014, 12:51

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Senza Speranza...

E alla fine la mia ricompensa.
Li, così vicino, così inerme da fare pena. Mio, finalmente.
Tutto sfumò in una nebbia livida. Ogni cosa svanì per lasciare posto ad un'unica appagante, sensazione: gioia selvaggia.
Il tempo, lo spazio, tutto era diventato ininfluente. Avevo la certezza di stringerlo nelle mie mani, nessuno questa volta mi avrebbe privato della vendetta.
Malzhar Rahl, finalmente, per la prima volta in vita sua aveva portato a termine qualcosa. Parlassero pure gli altri, io non avevo bisogno di parole. Mi bastavano le mie dita intorno al suo collo e la luce nei suoi occhi che lentamente si affievoliva.
La vendetta mi aveva mutato in qualcosa di mostruoso eppure stranamente elevato. Aveva concentrato tutto il mio sentire verso un'unica, nitida, meta.
E quella meta io l'avevo raggiunta. Ero giunto alla vetta e ora non restava che godermi il panorama. Poi..
Una voce, una macchia rossa ai miei piedi. Il mondo che mi afferrava per le gambe e mi trascinava giù nel suo patetico universo sublunare, pieno di miserie, battibecchi, indecorose incontinenze sentimentali.
Il giovane idealista mi rivolgeva parole di fuoco.

«Perchè mai tanto livido rancore contro di me? »

- mi risolsi a chiedermi ingenuamente; poi ricordai, meglio avvertii di nuovo il tocco intollerabile dell'aria surriscaldata dal mio stesso calore corporeo e compresi: indossavo la maschera.
Preso com'ero nella mia danza con la follia avevo dimenticato come gli esseri umani fossero avezzi di canalizzare il loro odio verso un simbolo. Ed io ero quello per lui, un simbolo. Fortunatamente - mi dicevo- io ero stato costretto a detestare non un simbolo, ma un uomo. I simboli hanno l'irritante tendenza a non poter essere uccisi, gli uomini invece si. Ed io stavo per farlo.
Mi crogiolai per un attimo nell'illusione della mia vita dopo per gesto.
Libero da quella dea cruenta che mi possedeva il cuore, potevo finalmente cambiare vita, dedicarmi a costruire e non a distruggere.
La Vendetta avrebbe consumato il suo sacrificio e mi avrebbe lasciato libero.
Sorrisi, mi ingannai, mi cullai in un sogno.
Poi rivolsi la mia attenzione al giovane rivoluzionario. Aveva lanciato ai miei piedi una rosa...Che razza di arrogante, vuoto, romanticismo era quello? La calpestai senza dilungarmi oltre e gli risposi:

«Ti ho conosciuto che conservavi un minimo di buonsenso...ora parli di cose che non comprendi...Fai attenzione, già una volta ti ho avvertito circa la possibilità di finire in un fosso ad ingrassare i vermi... »


Citai involontariamente il nostro incontro precedente, come se potesse riconoscermi. Non volevo un duello, non mi interessava. Io avevo un'altra priorità.
Mi avvicinai a lui, sussurrandogli all'orecchio:

«Sono sopravvissuto a cose ben più pericolose di te, piccolo, ininfluente, arrogante ragazzino...Ritieniti fortunato perchè considero le tue minacce la tosse di una pulce...In futuro potrei anche decidere di cambiare avviso e schiacciarti...Ora fai pure le tue domande, ma poi ti farai da parte. Oppure temo che la Campionessa d'Oriente dovrà organizzare due veglie funebri al nostro ritorno...»


Ma le intrusioni tra me e il mio nemico non erano giunte a conclusione.
Il bizzarro, titanico combattente esplose in un accesso di rabbia incontrollata.
Come molti presunti latori di armonia e pace non ci risparmiò una dimostrazione di intollerante violenza. Ci redarguì con la sua bocca volgare e tentò di colpirmi con un pungo.
Lo evitai, ricacciai in gola l'irritazione. Dovevo conservare ogni stilla di violenza per lui. Gli altri erano irrilevanti...
Fremevo, le discussioni andavano per lunghe e un cattivo presentimento aleggiava in lontananza. Forse era semplice paranoia, so distinguere un presagio e quello non lo era ma...Dannazione! Presagio o no, posso giurare che in quel momento ebbi la certezza, che in un modo o nell'altro Kermis stava per sfuggirmi di mano.

___________________________________________________________________



Difatti...Giunse un'altro ospite. Chiacchierò a lungo con il Mercante di Desideri.
Mi sorpresi trovandomi più paziente del previsto. Era forse la follia con cui la sua maledizione mi aveva mandato a male il cervello a farmi perdere la concezione del tempo che scorre. O forse era semplice imprudenza. Avrei dovuto(?) stringergli il collo subito, senza tanti complimenti o ossequiose dissertazioni. E invece no, ero così certo di averlo in pugno che li lasciai fare..
Poi accade...Barbagli di luce incandescente, piume e artigli, fuoco e caos.
Vidi Yu Kermis rapito da una Fenice, lo sentii scivolarmi dalle mani come sabbia.
Un urlo muto. Una certezza che si accartoccia. La mia lucidità che collassa, si annichilisce e travolge ogni ragione.
Ciò che accadde non lo ricordo con precisione. Ogni mio sforzo era rivolto ad una cosa sola, riacciuffarlo o ammazzarlo mentre ancora tentava di fuggire.
Ecco, qualche particolare della scena mi sovviene...Ricordo il ruggito inferocito del vento, la mia mano vibra ancora come fece quel giorno mentre fendeva l'aria incanalando la forza del respiro del cielo verso la vittima predestinata della mia collera. Molti, caotici tentativi di tarpare le ali all'uccello di fuoco seguirono o precedettero il mio...Invano. Fu un susseguirsi di attacchi, esplosioni, ingegnose quanto fallimentari tattiche di accecamento. Ma niente sembrava funzionare.
Come ad incarnare la Leggenda, il favoloso pennuto non cedeva alla morte o alle offese dei nemici. E cosa ben peggiore non accennava a mollare la sua preda.
Nel buio del mio delirio ebbi un'illuminazione...
Ciò che contava era finire Kermis, come non aveva importanza. L'immagine degli artigli affilati come rasoi, il suono dolce e al tempo stesso inquietante di una pallottola che corre ben oleata lungo la canna...Il pistolero, fenice o ciò che era poteva divenire lui stesso la mia arma. Era sufficiente scivolare negli interstizi tra i suoi pensieri e li impiantare il germe di un'idea: quell'idea doveva essere uccidere Yu Kermis in quel momento, senza esitazioni.
Con quanta voce avevo in corpo strillai al nuovo giunto:
«Ascoltami Fenice! Se conosci il Mostro che è Kermis, sai che i suoi poteri sono infidi. In realtà tu vuoi ucciderlo. Tu vuoi ucciderlo qui ed ora, senza lasciargli scampo! E' semplice, basta recidergli la gola e il mondo sarà per sempre libero dalla sua intossicante presenza»
Vana illusione anche quella. La sua determinazione doveva essere ben più forte dei mie sforzi. Mi ignorò.
E poi accadde...
Come sovente accade alle mente rose dal baco della follia, alla frenesia lucida, alla consapevole pazzia, al raziocinante delirio seguì una sorta di catatonia ineffabile. Avevo fallito, avevo perso, non potevo far nulla per rimediare.
Intorno il mondo proseguiva la sua corsa ellittica, gli spiriti inquieti davano inizio al loro concerto di oltraggi alla mia persona, alleati e nemici si scontravano senza tregua. Ma a me cosa importava?
Imprigionato nel mio circolo di fallimenti senza fine rimasi immobile, con la bocca aperta, le braccia lungo i fianchi. Così statico da apparire senza più volontà, un corpo vuoto, privato persino della forza per reagire a ciò che accade.
Non mi mossi, non feci motto, nemmeno quando la caverna ci crollò addosso. Chissà dov'era allora la mia povera mente frustrata.
Chissà in quale inferno la mia anima consumata dall'odio era stata precipitata.
In fine la Vendetta aveva comunque consumato un sacrificio.
Il mio.
Di nuovo.

___________________________________________________________________



Sc14flu
CS: 5 | Intelligenza 4 Volontà 1
Critico 40| Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico:Alto;
Stato Psicologico: Fuori controllo.
Energia: 30% (60%-20% -10%) %

Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° + 2 CS per ogni tecnica magica del nemico,
° Riconoscimento menzogne,
° Rilevazione dei segreti e distinzione di quelli più importanti,
° Riconoscimento delle illusioni,
° La Prigione di Cera conta come arma, produce danni magici, ritorna sempre in mano al suo proprietario,
°



Riassunto Post:
1) Malz si difende dal pugno di Seregon in virtù del superiore numero di CS
2) Attacca la Yu Kermis con la pergamena Vento Violento
3) Offensiva psionica contro la Fenice a consumo medio, attiva del II livello informatore.

Attive:

CITAZIONE
«Come bufera mi abbatterò su coloro che infrangono la Tradizione, come fuoco emenderò le loro colpe

Il rispetto della Tradizione è molto sentito presso le popolazioni guidate da uno Sciamano. Spesso i nostri guidano comunità nomadi o seminomadi in cui lo spirito di gruppo è una risorsa preziosa come l'acqua o il cibo. Persino il Popolo degli Spiriti, che era entrato a far parte delle genti civilizzate con le sue costruzioni in pietra e i suoi centri abitati degni delle città dei vari potentati di Theras, non ha dimenticato quando fosse importante il rispetto delle regole. Per questo chi viola la Tradizione va punito in maniera esemplare ed estremamente scenografica.
Le due massime pene previste dalla nostra cultura erano l'esilio e il rogo, secondo una sorta di contrappasso.
Chi viola le Tradizione si distacca idealmente dalla sua comunità ed è per questo scacciato anche materialmente per il tempo necessario ad emendare la sua colpa. Io stesso, andando contro il mio maestro ne sono stato colpito.
Il rituale vuole che lo Sciamano invochi i venti e ordini loro di sferzare il reo fino a che non è uscito dal confine sacro della comunità.
Il rogo è invece la soluzione estrema, la pena che viene adottata nei confronti di chi è talmente contaminato che il solo allontanamento non sarebbe sufficiente a purificare l'intero gruppo sociale dalle sue colpe. Per questo il suo corpo viene dato alle fiamme, l'elemento che purifica per eccellenza, in modo da eliminare la minaccia di contaminazione per tutta la comunità.

[ Vento Violento + Accolito degli elementi]
Plasmare i ricordi

La mente può diventare malleabile creta in mani esperte. I ricordi possono essere modificati, contraffatti, impiantati affinché il soggetto sia convinto di un evento che mai è accaduto, di una verità che in realtà è menzogna, fino a portarlo a convincerlo di opinioni che da sole non avrebbero la forza di reggersi in piedi.
[Attiva II Livello Informatore]

Note: //

 
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