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Claudicanti pensieri desiderosi, [Contest Agosto 2014 "Ignoto"]

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Vorgas
view post Posted on 22/8/2014, 17:27




Leggeri pensieri galleggiano nell’etere,
scivolavano dalla mente come acqua sulle rocce.
Scintillanti e inarrestabili non si trattengono,
la fretta li sospinge sempre più.
La fretta di chi cerca ciò che non trova,
di chi vuole ciò che non ha.
Dolcemente sorrideva guardandoli,
entusiasta del loro sfuggire.
Essi eran diretti verso ciò che desiderava,
ovunque esso fosse,
qualunque cosa fosse.


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Il respiro era affannato, sbuffi di regolare intensità e pesantezza, come se annaspassi per risalire dall’acqua. Eppure ero lì, su quella carrozza diretta verso il deserto, costretto all’immobilità per il lungo viaggio e il poco tempo, annoiato da quello scandire sistematico del tempo che mancava all’arrivo, vittima del silenzio. Fin tanto che le misture d’oppio e spezie mantennero i miei pensieri sul gioioso danzare della vita, il mio animo era in festa e cavillava ogni onirica immagine che la mia fantasia gli proponeva, perdendosi in essa e nei suoi colori. Le pupille grandi quando un sasso, guardavano cose che non esistevano, senza esser notato, vivevo parallelamente a quel mondo in cui viaggiavo verso l’ignoto. Ma quell’entusiasmo primizio svanì velocemente, la mente cominciò ad affondare in oppiacee elucubrazioni, il pensiero di ciò che non riuscivo a trovare, al mio continuo incedere senza meta mi terrorizzò. Più volte mi ero spinto ben oltre le mie capacità supportato dal desiderio di trovare Madeleine, ma ad ogni mio passo mi allontanai sempre più da lei, senza nemmeno rendermi conto dei passi fatti. Ho poggiato piede in ogni continente senza mai trovar alcun indizio, spesso non cercandolo perché trascinato dagli eventi. Guerre, ombre, sangue, tutto si mescolò davanti ai miei occhi diventando unico ricordo.

Così fragile è la mia tempra, da soccombere agli eventi?

Mi portai una mano alla testa, doleva e le vene pompavano sangue per lo stress di quella droga. Mi aiutava a pensare, a “restare lucido”, con essa sentivo la mia mente alleggerirsi a tal punto da riuscire ancora ad immaginare. Giunsi a conclusione che tutto il mio girovagare, altro non era che la mia volontà stessa. La mia nuova volontà. Chiusi gli occhi scrutando nel buio della mia mente, in essa si agitavano miriadi di pensieri, alcuni interrotti altri infiniti. In essa mi richiudeva quando stanco dell’esistere immaginavo d’esser demiurgo, con la sola forza della mia mente, ricamavo quell’interno sicuro e lontano da chiunque, tingendolo dei cromi che i miei umori rilasciavano. Ma non più di sfavillanti tinte questa era ornata, non più da splendide visioni di vergini angeliche, non più di animali mistici che parlavano dell’essenza. Soltanto buio vi trovai, soltanto quel nero ventre d’ombra ove ogni mio sogno sprofondava sempre più, diretto verso mete oscure. A poco dal nero cominciò a distaccarsi qualcosa, tra tutto quella tenebra una strada fatta di piccoli granelli di luce. Una via sulla quale proseguire, un tragitto verso ciò che non conoscevo. Questa era la scelta che in ogni momento mi trovavo a fare, e sempre mi gettavo su quel tragitto di finta luce, fatto d’incertezza e inganno ma pur sempre più luminoso del mondo in cui mi perdevo. Seppur m’illudessi di voler cercar la dolce Madeleine, io stesso sempre preferii spingermi verso l’ignoto, attratto in modo irrimediabile da esso, desideroso di viver ciò che non conoscevo, come uno spasmodico bisogno di saziare la mia conoscenza. Ciò era spaventoso, mai ero stato così. Pervaso da un desiderio non mio, un vorace bisogno di quell’indefinito a cui portava la strada di luce. Non conoscendo la paura di chi non sa, non percependo il pericolo di chi affronta i forse. Quella cosa dentro di me mi rendeva così insaziabile da non poter desiste dal cercare,
quell’essere vuoto che sempre più riempiva se stesso per poter esistere. A poco a poco, divenni come lei bramando lo sconosciuto, in un lento svuotarsi dell’anima e in un suo continuo desiderio di riempirsi. Mi spaventai all’idea del provar piacere nel cercar di scrutare il buio di ogni cosa, sussultai pensando alla gioia di danzare in quelle oscure trame incurante delle conseguenze. Desideroso soltanto di conoscere, voglioso soltanto di provar sensazioni nuove.

Così ingenuo sono, da entusiasmarmi per dei gingilli?

Nonostante cercassi modi per giustificarmi, non riuscii a trovar risposta a quelle domanda che non fosse si. Altro non ero che piuma trascinata dalla corrente, leggera ed insignificante qualsiasi superfice toccasse. Sospinta da qualsiasi vento, puttana d’ogni corrente. Diretta verso i luoghi più lontani e sconosciuti, frivola amante del dubbio e dell’oblio, altro non potevo che restar a guardare il mio corpo volare verso il nulla, nemmeno provando l’emozione della paura. Molli le mie carni si sfaldavano diventando fumo, inconsistente fuliggine nera lontana dalla benché minima esistenza. Lasciai che tutto ciò che ero si perdesse in quel lento cullar, abbandonai ogni senso e ogni colore, gettandomi nella nefasta misconoscenza.

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La mente sprofonda in un sonno agitato,
le violente droghe tolgono gli artigli dal cranio.
Viaggiando verso la cerca del Mercante,
volendo esaudire il desiderio.
Ma come desiderare ciò che non si sa?
A questo avrebbe risposto l’uomo.


Nuovamente utilizzo la prima persona per cercar di scavare ancor più nel profondo di Jethro e del suo legame con l’Ombra. In questo caso, viene esposto come la “convivenza” con essa abbia portato ad un cambiamento nel carattere dell’acrobata e ad un ridimensionamento dei suoi obbiettivi. Nonostante se ne dolga, egli capisce che ciò altro non è che il suo destino. Tale scena spiega le motivazioni di Jethro riguardo alla ricerca di Yu Kermis che sta avvenendo durante la quest Lacrime d'Oriente (Qui). In particolare descrive una parte del viaggio -la prima- abbastanza particolare per Jethro.
Buona lettura ^^
 
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