Sciabordio scivola dal cielo ornato dall'argento di stelle e lune cinti d'assedio da un nemico che non si vuol vedere. La marea s'appoggia lenta sul legno, la carezza di un bambino Onda che si infrange sulla scogliera, scricchiolare d'ansia.
Lacrime fredde colano dal soffitto, mischiandosi a quelle calde di una coppia d'innamorati uniti non nel principio ma di certo nella fine, senza mai staccarsi l'uno dall'altro, nessun confine a separarli sperando in ciò che sarebbe arrivato dopo. Per sempre.
Si svegliò con un freddo che gli attanagliava il fondo della schiena, e la sensazione d'umido e bagnato. Era come fosse madido di sudore, tutto il suo essere gli suggeriva quest'impressione ma non una goccia imperlava il suo corpo. Con un calcio scacciò le lenzuola lontano dal grande letto, mettendosi in piedi d'urgenza per fuggire all'incubo che impestava il suo sonno. Nelle sue orecchie risuonava ancora lo scrosciare dell'acqua; una cascata che aveva riempito i polmoni. Poteva ancora sentire un bruciore nel petto, ma se fosse suggestione o qualcosa di reale non riusciva a stabilirlo; sapeva benissimo invece cosa significasse qual profumo penetrante di caffè. Si precipitò in cucina a capicollo, rischiando di spaccarsi il femore ed un paio di costole, bloccandosi proprio sulla soglia. La casetta era stata sempre carina e spaziosa, ma mai così grande e accogliente, non sembrava il rifugio di due innamorati ma qualcosa di più familiare. Sporse la testa al di là della porta, sbirciando oltre essa e scorgendo una figura familiare di spalle, accucciata sui fornelli dove armeggiava con uno dei pochi tesori meridionali rimasti: una caffettiera di latta che gorgogliava sonoramente. Dietro di lei un tavolo rustico e senza fronzoli, come si confaceva alla rurale Biancocolle, sul quale trottava un cavallino di legno saltando la zuccheriera, facendo zig zag fra le briciole, sporcandosi gli zoccoli di confettura calda in un complesso percorso ad ostacoli senza tracciati o confini; una manina bianca era l'unico fantino di quel giocattolo. Appresso a lei stava attaccato un intero bambino, dagli occhi di un azzurro glaciale, e il naso berbero e pronunciato dei popoli dell'Akerat, i capelli scarmigliati che faticavano a restare al loro posto di un nero più cupo della pece. Stette lì di sasso, come se la vita fosse sgusciata dal corpo e si fosse rintanata sotto le lenzuola; a nascondersi da quella scena. E al contempo nello stomaco e nel cuore eruttava un vulcano felice, magnifico, vibrante, che esplodeva nelle sue orecchie annullando ogni altro suono; catapultando la sua mente a milioni di chilometri di distanza, come un angelo che guardava quella scena con distacco e lontananza. Poi Hani, che stava accoccolato sotto una sedia, balzò prima sul tavolo, e poi di fronte a lui, come a frapporsi davanti a un qualche colpo invisibile. Un getto nero più dell'inchiostro, un icore fatto di densa tenebra, spillò da lui schizzando in ogni direzione, coprendo l'immagine e celandola alla sua vista; un'immagine sommersa da un mare impietoso. Allungò la mano in un disperato e vano tentativo di rimanere in contatto con quella vita per un altro istante ancora, ma essa svanì lasciando il suo posto ad una Penteref ancor più grigia e squallida di come l'aveva lasciata. Ai suoi piedi stava una massa informe, dalle fattezze umanoidi, ma che poco aveva da spartire cogli uomini, e che dava una strana impressione come di star guardando una mappa: le sue vene erano fiumi, le ossa sporgenti montagne aguzze, le rotondità dei suoi muscoli apparivano come dolci colline e valli fertili, macchi più chiare potevano essere laghi così come quelle più scure foreste intricate; quello era Vergilius. Al centro di tutto stava il Mostro: un essere colorato e slanciato, dagli arti lunghi e le palle chiazzata da tatuaggi bianchi e rossi ma anche da ciuffi d'erba e piccoli arbusti verdi e azzurri.
PrOtegGerE iL pAdRonE iL sEpaRaTOrE L'aSsAsiNo dI sOgNi
Questo era il suo imperativo, la volta su cui tutti i suoi pensieri e la sua identità si fondavano, il fragile fusto di carne da cui fiorivano quelle cose chiamate pensieri e al quale convergevano le altre chiamate memorie. Non conosceva altra forma per sé, ma individuava di molteplici in ciò che aveva attorno, fra le quali non poteva che spiccare lui: il padrone, il separatore, l'assassino di sogni.
Mentre stava piegato a terra, ridotto così dal robusto tronco-braccio di quel concetto nuovo e ostile Ricordo-Vergilius sapeva di aver semplicemente fatto il suo dovere, e non trovava soddisfazione in quella considerazione. Si rimise in posizione eretta, con le lunghe braccia ciondolanti e la schiena dritta, l'icore che colava sul suolo misero. Tutto ciò non era materiale/reale, e per lui era una verità evidente e basilare, tanto lampante da essere lapalissiana; per il padrone non era così. I suoi sensori visivi mostrava confusione ed in essi non lampeggiava nemmeno un briciolo di comprensione, guizzavano tra l'ostile, il paesaggio, e il suo servo sperando che qualcuno di loro gli rivelasse qualcosa. Avevo preso il suo strumento di difesa aguzzo e lo reggeva tenendo il rostro osseo in direzione dell'entità sconosciuta, lievemente inclinata verso l'alto. D'improvviso gli occhi azzurri dell'assassino saettarono a destra e sinistra, senza più notare nulla come prima ma rivolgendosi a immagini che invece non apparivano al Ricordo-Vergilius, mentre il suo sensore vocale ripeteva ossessivamente una parola: Afrah, Afrah, Afrah, Afrah. L'immagine dell'essere-Afrah dovevano apparirgli tutto intorno, tormentandolo forse con suoni. La creatura si mosse, palesando il suo ruolo d'artefice dell'inganno e la traiettoria precisa della sua corsa ne palesava anche l'intento predatorio nei confronti del proprio protetto; che al contempo pareva completamente ignaro di tutto ciò. Correva rapido, e la mole massiccia avrebbe travolto facilmente il Ricordo-Vergilius, che reputò più efficace una linea d'azione completamente differente. Si gettò sul suo protetto, gettandolo a terra con morbidezza ma disarmandolo per errore nel processo, lontano dall'ostilità del famelico sconosciuto. Allungò anche l'arto inferiore sinistro, creando un ostacolo rudimentale ma che fece inciampare la velocissima creatura, che rotolò al suolo per poi rimettersi in piedi in un attimo. Fissò lo sguardo non più gelido né confuso del padrone-Beleren, che s'alzò furente mentre energia gialla danzava sul suo braccio. Il fulcro del ricordo-Vergilius era difenderlo dai pericoli fisici che potevano intaccarne l'integrità, ma aveva imparato che spesso il separatore non ne aveva bisogno. Jace non sprecò nemmeno la più misera briciola del suo fiato in vane parole. Non capiva la scena se non nella più basilare delle forme, senza i fronzoli dei perché e dei percome: qualcosa l'attaccava, e nel farlo usava ricordi, pensieri e sentimenti del Cartomante. La saetta incenerì la creatura, bruciandone la pelle e costringendola a prendere le distanze, e lo Stregone si prese un attimo per cercare la sua Vena di Granito. Vergilius l'aveva salvato per ben due volte, ma durante il suo secondo intervento gli aveva fatto perdere la preziosissima arma; non poteva però biasimarlo. Era stato lui a cascare due volte di seguito in un inganno banalissimo, a stare imbambolato mostrando la giugulare scoperto a quell'ignoto essere che però stentava a definire mostruoso. Quell'essere aveva un ché di armonioso, colorato e vivace che lo rendeva bello a vedersi, per nulla terribile o spaventoso. Tutto il contrario del suo angelo custode invece, che appariva bizzarro e inquietante nel suo volto scuro senza né bocca né occhi. Le apparenze ingannano sopratutto a chi fa coincidere la forma del contenitore con le proprietà del contenuto, senza sospettare che il più atroce dei veleni può apparire come un nettare ambrato e fragrante. Quando nuove immagini della beduina lo circondarono, Jace prese nuovamente a guardarsi intorno, non per ammirare la bellezza della banshee, ma per scorgere l'assalitore ignoto; nemmeno la sua vista magica riusciva a scorgerlo. Fu nuovamente il suo protettore a indicarglielo con un cenno discreto; voleva che l'umano avesse la sorpresa dalla sua parte così come il mostro l'aveva usata fino a quel momento. L'assassino era ancor più furioso dallo spregio di usare scene tanto belle e felici contro di lui, come a infangare ciò che per lui vi era di più importante; era una cosa imperdonabile e che sarebbe costata cara a qualsiasi cosa stesse fronteggiando in quel momento. Il bestione sbucò di lato, e Jace fece una piroetta in direzione opposta, mentre la mano correva alla cintura, liberando la frusta con un gesto delicato e naturale che aveva esercitato milioni di volte. Anziché farla schiantare sul dorso del suo nemico, Jace preferì sfruttare un tale impeto bestiale a suo vantaggio: fece avvolgere l'arma al piede della bestia e poi gli impresse con una sforzata la forza che bastava per far deviare la traiettoria della carica, lasciando che quello si schiantasse al muro. Un ghigno crudele incorniciò il suo sguardo soddisfatto e vendicativo, pregustando il forte tonfo di un simili scontro: rimase a bocca asciutta. La creatura affondò nel muro della casetta, come se il legno fosse invece gelatina, assorbendo quel coso dentro di sé e deformandosi in maniera impossibile ed insensata, il mostro fece perno su di un piede, e si girò finché i sguardi dei due contendenti non si trovarono l'uno specchiato in quello dell'altro. Jace non ebbe il tempo di flettere un muscolo che sentì mani candide e minute avvinghiarsi attorno ai suoi piedi e tenerlo stretto a sé, come per trascinarlo nella terra. Provò a scacciarle agitando i piedi ma a nulla valsero i suoi tentativi: quelle si facevano più forti e disperate, si serravano con sempre maggior determinazione fino a impedirgli il minimo movimento delle ginocchia. L'essere intanto si era slanciato verso di lui, ad una velocità folle che avrebbe lasciato ben poco dello stregone, giusto un grumo di sangue qua e là e il ricordo nelle memorie dei cari e degli amici. Disperato gli scagliò contro una lancia di luce dorata, nella speranza d'incenerirlo più che d'abbagliarlo, ma quello rantolante di dolore proseguì stoico nel suo balzo furente, con le orbite brucianti di rabbia e le braccia arboree che si intrecciavano in un maglio chiodato. Non ci fu passione o trasporto nel muoversi del ricordo-Vergilius, né l'orgogliosa tracotanza di chi compie il suo dovere o la solennità di chi si appresta a fare la cosa giusta. Si alzò e si mise fra i due perché era il fulcro della sua esistenza, non per gratitudine né certo per fede, se si doveva scegliere un motivo era solo la coerenza. Per questo il protettore non cercò di contorcersi o rannicchiarsi, ma fece leva sui piedi per avere la posizione più stabile, cosciente di quel che sarebbe accaduto. L'impatto sarebbe stato terribile, l'avrebbe lasciato a terra come una chiazza di fanghiglia dopo un acquazzone violento o magari ridotto ad un nugolo di particelle, polvere dispersa dal soffio del vento. La morte non era una preoccupazione per il ricordo-Vergilius, solo una breve transizione fra l'ora ed il poi, che avrebbe vissuto senza interruzioni di sorta; la sua rappresentazione fisica non era altro che un mero espediente per manipolare la concretezza del mondo materiale a cui lui non apparteneva. Tirò indietro l'appendice superiore sinistra, bloccandola per qualche secondo in trazione lasciando che la tensione si accumulasse per tutta la sua lunghezza, e dopo cinque battiti di cuore umano la portò avanti assicurando di tenere le nocche serrate attorno al pugno, schiantando le dense e nere falangi sullo zigomo destro dell'ostile proprio mentre il suo corpo veniva investito dalla mole dell'altro, gettandolo a terra. Fumo nero prese a fuggire dal suo corpo, che si fece sottile come lo sbuffo di un camino e inconsistente come una nota musicale, poco più di uno spettro o un'impressione ma ancora fisico in una qualche maniera. L'intervento aveva avuto l'effetto sperato, non quello di ferire mortalmente il colosso, ma di alterarne il moto imprimendogli un effetto rotatorio sufficiente a salvare il suo protetto. Registrato l'esito inizio a mettersi in piedi al massimo della velocità che quel residuo di fisicità gli permetteva, arrancando in ogni gesto, fin troppo lento per essere anche solo minimamente utile; eppure non si fermò nemmeno per un istante.
ɲ Ɏ ɳ L'aberrazione non pareva più tanto aggraziata, la sua corteccia mostrava parecchie bruciature dove gli incantesimi di Jace l'avevano colpita, un grosso squarcio deturpava il viso serafico e rigido, e filamenti violacei scivolavano dai fori aperti qua e là nel robusto corpo che adesso pareva più un oggetto, forse un costrutto, che un essere vivente. Le percezioni del Cartomante si erano fatte più acute, complice il sigillo di protezione dalle stregonerie, che affinava i suoi sensi e le sue deduzioni. Adesso si accorgeva di tanti piccoli dettagli che gli erano sfuggiti, come che l'astuzia e gli inganni delle illusioni della creatura mascheravano un indole ferina e semplice. Qualcosa gli sfuggiva di quell'essere, continuava a ignorare Vergilius come se non lo vedesse nemmeno, e ciò gli suggeriva non un sodalizio fra le due creature, ma forse un legame di qualche natura, forse sulla stessa essenza di entrambi. Il suo vigile protettore era Oneiron, e forse la magia onirica di quel luogo filtrava o animava, o magari costituiva, quell'essere arboreo. Non erano che speculazioni lacunose e traballanti, la certezza invece era un'altra: che si trovava in vantaggio in quel momento e bisognava incalzare. Si gettò a capofitto sulla creatura, saltando oltre una staccionata e mulinando la frusta con la dritta. Nella mancina teneva una piccola biglia metallica, colma d'olio dirompente pronto ad esplodere al minimo impatto: Jace gliela gettò addosso, all'altezza della scheggiatura sul viso. La sfera esplose ad un palmo dal viso della creatura, che sorpresa non riuscì a reagire in tempo, benché la deflagrazione non poteva essere così potente da scalfirne la scorza lignea; ma garantì un'apertura alla frusta che squarcio un ampio lembo tra il collo e le spalle del mostro. Anziché ritirarsi come suo solito, lo stregone impresse un nuovo moto rotatorio nell'arma, mentre cristalli azzurri di magia si solidificavano sulla sua superficie, pronta a calare sul cranio del costrutto in un fendente discendente, come a tagliare longitudinalmente il bestione in due metà esatte. Quello non doveva gradire particolarmente quel fato, perciò scaglio una bordata d'aria - niente più che una brezza - verso il suo nemico, bloccandolo quanto bastava perché la frusta ricadesse al suolo senza danneggiare nulla, lo schiocco che si confondeva coll'infrangersi dei cristalli di ghiaccio. Poi saltò sulla casupola alle sue spalle, affondando i piedi nelle pareti come fosse burro, e inerpicandosi fino al soffitto meglio di uno stambecco. Fibre violacee s'intessevano a colmare le zone bucate del suo corpo, mentre fiori arancioni e lilla spuntavano ovunque sulle placche colorate, conferendogli l'aspetto di una pianta all'apice del suo splendore; spettacolo meraviglioso che non si sarebbe mai aspettato d'osservare in un momento simile. In quel secondo magico avvertì un immenso spaesamento, quasi che uccidere quella cosa fosse una blasfemia, che sfiancandola toglieva al mondo qualcosa di preziosissimo, un pezzo di natura ancestrale scivolato chissà come mai così distante nello spazio e nel tempo; quella manciata di secondi bastò a spegnere l'adrenalina che gli pulsava nelle vene. Si accese però un alone nero e folle che corruppe la bellezza dei motivi tatuati su quel corpo arboreo, e un ché di folle prese a brillare nelle iridi dell'essere, non vi sarebbe stato alcun chiarimento o riappacificazione, nessun accordo capace di fermare quel muto e vicendevole azzannarsi come bestie primitive.
La creatura spiccò un balzo non verso terra, ma ascendendo ancor più al cielo, tanto in alto da poter scavalcare una casetta col doppio dei piani di quella da cui era partito. Precipitò tendendo i talloni verso lo stregone, per schiacciarlo come se fosse il più odioso e fastidioso degli insetti, e quello come un ratto scartò di lato con una capriola, ma non ebbe che un secondo di tempo e poi quello gli fu addosso mentre ancora si rimetteva in sesto, scaraventandolo a terra con una spallata prima, e facendolo rotolare a distanza con un calcione. Era già pronto a mollargli un terzo colpo per affossarlo, quando la sagoma del Cartomante prese a farsi vaga e ondeggiare incerta sul posto, come un pendolo in perpetuo movimento. La stanchezza impietriva le sue membra ma anche i suoi sentimenti, tanto che l'oltraggio e la furia che erano montati in lui, erano ormai sensazioni appannate e distanti; screzi perdonabili nella normale lotta per la propria sopravvivenza. Questo era quello che l'uomo aveva intuito: l'aberrazione si scagliava contro lui per fame o forse per difesa del territorio, come una bestia irrazionale, che ferita diventava sempre più feroce e crudele. L'astuzia primordiale e le trappole tese nei primi momenti erano state ormai lasciate da parte, per uno sfoggio di forza fisica burbero e grezzo. Il Cartomante non aveva dato mica sfoggio di chissà quale superiorità intellettuale, anzi si era trovato a scendere allo stesso livello del suo avversario, mosso da niente più che rabbia per il proprio onore vilipeso. Quel quadretto familiare e felice l'aveva turbato, l'eco di Bambino e della figlia di Zaide risuonava ancora nei suoi pensieri, tradimento e vergogna che si traducevano in rabbia; forza per obliare le proprie colpe e debolezze. Quell'essere non lo sapevo quando aveva lanciato il suo incanto di scatenare una simile reazione, voleva indebolirlo e invece l'aveva incattivito, forzato a snudare zanne che lo Stregone avrebbe dovuto usare per dilaniare sé stesso, e invece adoperava contro chi gli stava di fronte. E scioccamente perso in divagazioni inopportune al momento, si trovò schiantato a terra dalle forti braccia del mostro, che si erano allungate come liane. Sbatté la testa ad un roccia aguzza e la schiena contro pietre non meno dannose che si fecero largo fra vesti e armatura fino a fracassare pelle e ossa. E mentre le braccia lignee lo immobilizzavano al suolo, sentì un freddo glaciale invadergli braccia e gambe, e un torpore apatico invadergli i pensieri, che si sfilacciavano fino a perdere ogni consistenza; la vista farsi appannata tanto da distinguere solo ombre e contorni senza alcuna definizione. Non riusciva a lottare, e la sua volontà cedeva alle lusinghe di un riposo lungo, o forse eterno; dove magari avrebbe trovato la stessa serenità vissuta anche solo per un attimo in quel cucinino. Gli parve quasi di vederla, Afrah, figura nera e slanciata che si arrancava lentamente verso di lui, fino a giungere alle spalle del mostro con la Vena di Granito tenuta in alto a trafiggerli entrambi, fiera combattente fino alla fine. Fu un miracolo, o forse il disperato attaccamento al mondo materiale di Jace, ma qualcosa scattò in lui, che chiuse gli occhi senza però abbandonarsi all'oblio, ma scatenando invece un ultimo incantesimo. La mente del mostro si paralizzò di colpo, invasa da immagini di terribili di morte e fallimento, un incendio che radeva al suolo ogni foresta mai immaginata nei lunghi letarghi degli alberi. Quella finestra di pochi secondi bastò a Vergilius, che infilzò la Carreg o Wythïen dal collo fino all'inguine del mostro, come un lungo spiedo; spegnendo in lui ogni scintilla di vita. La corteccia cadde al suolo come petali di un fiore che appassisce, lasciando al centro di esso uno spiritello grinzoso grande quanto un pugno, dalle braccia e gambe come ciuffi d'erba violacei che sosteneva la volta di quel grosso colosso.
CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 1 Determinazione 1 Maestria delle Armi 1 Critico 36 | Alto 18 | Medio 9 | Basso 5
Jace Beleren
Stato Fisico: Abrasioni Basse alle gambe, Impatto Medio al torace, contusione bassa all'addome, Lacerazione Media alla nuca, Contusioni Medie alla schiena; Stato Psicologico: Sogno di felicità di entità Media, Confusione di entità Media, Risucchio della volontà di entità Alto ; Energia: 100 - 9 - 18 - 18 - 9 - 18 - 9 - 0 = 19 % Passive in Uso: ° Nessuno svenimento al 10% di energie, ° Auspex passivo delle auree, ° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate, ° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo, ° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva, ° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici, ° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno, ° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo, ° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto, ° Estraendo la Vena è riconoscibile come cacciatore di nemici del Sorya, ° Non soffre di stenti/intemperie all'interno delle terre dell'Eden;
Spirito Arborescente
CS: 2 Forza, 2 Istinto, 1 Velocità, 1 Astuzia 2 Ferocia Stato Fisico: Ustione Media al torace, Ustione Media su tutto il corpo, escoriazioni Medie alla schiena, sfregio Basso al volto, Profonda ferita Mortale dal collo fino all'inguine; Stato Psicologico: Aumento autoinflitto dell'aggressività di entità Media, deliri mentali autoinflitti di entità Media, Eccesso autoinflitto di brutalità di entità Alta, Disperazione di entità Alta; Energia: 100 - 0 - 5 - 5 - 0 - 20 - 10 - 10 - 5 - 0 - 20 - 20 = 5% Passive in Uso: ° Nessuno svenimento al 10% di energie, ° Le tecniche di guarigione curano di un livello pari al consumo, ° L'aura del Sogno Arborescente non è individuabile da Auspex Magici, ° La creatura ha una tolleranza elevatissima del dolore sia fisico che mentale,
CITAZIONE Riassunto del combattimento:
- Il Sogno Arborescente scaglia Ipnosi (Abilità personale) e poi si avventa con un diretto al corpo di Jace, Vergilius incassa l'attacco fisico subendo un Medio di danno;
- Il Sogno Arborescente usa Specchiovelo (Istillare il dubbio) per distrarre Jace, che vede un coro di Afrah urlargli contro insulti, e poi si avventa per un nuovo attacco fisico su di lui;
- Vergilius butta a terra Jace, facendogli così perdere la Carreg o Wythïen che aveva appena estratto. Il Cartomante reagisce immediatamente usando Scarica Galvanica (perg. Accolito degli elementi), infliggendo un danno Medio al corpo del Sogno Arborescente;
- Il Sogno Arborescente ripete la mossa, usando nuovamente Specchiovelo (perg. Istillare il dubbio) seguito da un attacco fisico. Jace subisce nuovamente la psionica ma questa volta prova a cercare il suo avversario che gli è indicato da Vergilius. Allora schiva il colpo, estrae la frusta e usa Chuan (perg. Aggressione) ad Alto per scaraventare l'avversario contro un muro;
- Il Sogno Arborescente usa Radicamento (Abilità personale) per difendersi dallo schianto, da cui subisce solo un Medio, poi si tuffa contro il Cartomante usando la tecnica Corpo Scontro (Abilità Personale) e contemporaneamente Sabbiatomba (perg. Rianimazione) per infliggergli ferite Basse alle gambe bloccarlo sul posto;
- Il Cartomante usa Giudizio (perg. Dominio del Sacro) a consumo Alto per ferire il Sogno Arborescente, che attutisce il colpo con Legnoscudo (perg. Muro d'Osso) subendo un ulteriore Medio.
- Vergilius si frappone alla carica, subendo un Critico al fisico e infliggendo un Basso al Sogno Arborescente. Inoltre la natura magica della tecnica Legnoscudo innesca l'effetto di Circolo di Protezione: Magia su Jace, portando le sue CS a 7;
- Percependo l'effetto dell'incantesimo difensivo, il Cartomante si getta frusta in mano contro il Sogno Arborescente, lanciandogli prima un Occhio di Diavolo (Biglia deflagrante), che lo distrae permettendo a Jace di infliggergli un taglio Medio all'altezza del collo;
- Lo stregone continua l'assalto portando un colpo potenziato da Mana spinato (perg. Fusione elementale) che il Sogno Arboreo disperde con Raffica (perg. Dominio del Vento) per poi balzare su di un tetto, dove usa la tecnica Giorno di Sole (Abilità personale), che lo guarisce e aumenta di 2 le sue CS (portandole a 8);
- Il Sogno arborescente balza su di Jace con Movimento Sismico (perg. Rabbia dell'Orso), che Jace evita usando Xuan Yeé (perg. Corpo d'ombra) a consumo Alto, ma quello incalza prima con una spallata che infligge un primo danno Medio a Jace, e poi con un calcio che infligge un danno Basso al suo fisico;
- Per evitare gli altri attacchi fisici lo Stregone usa L'Imperatrice (perg. Sfocatura) ma il Sogno arborescente lo sorprende in un attimo di stanchezza e distrazione, gettando a terra con Martelpugno (perg. Artiglio del Lupo);
- Il Sogno arborescente cerca di finire Jace, assorbendone volontà e vitalità con Sgomento (Abilità Personale), quando arriva Vergilius alle sue spalle con in mano la Carreg o Wythïen persa durante lo scontro. Jace, in un ultimo impulso di vitalità, usa La Torre (Abilità personale) per danneggiare e distrarre la creatura, mentre l'Ombra lo infilza alle spalle; uccidendolo.
Lista Attive per ordine d'uso:
CITAZIONE Ipnosi: Abilità personale del Sogno Arborescente, la tecnica ha natura psionica. Questi genererà un immagine incredibilmente serena e pacifica nella mente della vittima, che subirà un danno Medio di natura estatica alla propria condizione psicologica. L'incantatore non sprecherà energia per farlo, ma vedrà crescere la sua aggressività e perdita di lucidità, equiparabile ad un danno autoinflitto di entità Media alla propria psiche. Consumo di energia: Nullo
Specchiovelo: La tecnica ha natura psionica. Il caster induce la vittima a credere di trovarsi in presenza di un grande tesoro, di una persona amata, dello scopo del suo viaggio o comunque di un bene assai ambito. Dopo qualche secondo tuttavia questa visione inizierà a corrodersi, morire o comunque distruggersi senza che la vittima possa fare nulla per evitarlo. Lo shock provocato dalla distruzione della visione provocherà un danno psionico pari a Basso. Consumo di energia: Basso [Pergamena Istillare il Dubbio]
Scarica Galvanica: La tecnica ha natura magica. Un fulmine che infliggerà un danno Medio ad un singolo avversario, richiedendo un medesimo consumo di energie, o se direzionato verso bersagli multipli li danneggerà di un quantitativo Basso. Consumo di energia: Medio [Pergamena Accolito degli Elementi]
Chuan: La tecnica ha natura fisica. Essa consiste in un rapido movimento della frusta, che anziché sferzare il corpo del nemico, lasciando un taglio superficiale, mira ad un profondo affondo. Trasferendo una quantità Media di energia ad un'arma, questa tenderà a scavare nelle carni nel tentativo di provocargli un danno di medesima entità. È inoltre capace di eseguire la stessa manovra con una capacità di penetrazione maggiorata, capace di infliggere danni Alti al bersaglio, impiegando però un congruo consumo di energie. Può essere effettuata con qualsiasi altra arma da mischia od anche a mani nude. Consumo di energia: Medio & Alto [Pergamena Attacco furtivo & Aggressione]
Radicamento: Abilità personale del Sogno Arborescente, la tecnica ha natura fisica. Anziché compromettere la propria integrità, la creatura può incanalarla nella sua mente, dove ferite e dolori prendono forme completamente diverse. L'incantatore non sprecherà energia per farlo, ma vedrà crescere la propria follia, equiparabile ad un danno autoinflitto di entità Media alla propria psiche. Consumo di energia: Nullo
Colpo Scontro: Abilità personale del Sogno Arborescente, la tecnica ha natura fisica. Il combattente accumula una gran quantità di energia nei muscoli e la rilascia sotto forma di una spinta, facilmente evitabile ma capace di infliggere ingenti danni a chi si fa cogliere impreparato. A livello tecnico l'abilità infliggerà un danno Critico al fisico della vittima che resterà polverizzata dallo scontro, tuttavia basterà una semplice difesa di potenza Media per evitare del tutto l'attacco. Consumo di energia: Alto
Sabbia tomba: La tecnica ha natura psionica. Attraverso un contatto fisico o visivo, il caster creerà nella mente della vittima l'immagine di una armata di cadaveri risorti dall'oltretomba, che si avvicineranno a lei per afferrare le sue gambe e immobilizzarla. A seconda della personalizzazione è possibile far credere che ad apparire siano piccole parti cadaveriche, come mani e braccia, creature striscianti o semplicemente dei lacci, o altro ancora. Le creature, così come immaginate dalla vittima, sembreranno tentare di bloccare ed impedire alla vittima di muoversi, ma saranno comunque incapaci di provocare alcun tipo di danno fisico. La tecnica, se va a segno, causerà un danno Basso alle gambe della vittima, oltre a immobilizzarla per quel turno. Consumo di energia: Medio [Pergamena Rianimazione]
Il Giudizio: Jace può inondare il campo di battaglia con una pioggia d'energia lieve e dorata plasmabile secondo i propri desideri, che si originerà da lui per poi investire i suoi nemici, che incendierà l'intero campo di battaglia, danneggiando i suoi avversari per una quantità di un grado inferiore al consumo. L'attacco risulterà particolarmente dannoso per la progenie di Baathos e gli altri demoni di simile natura, che subiranno un danno pari al consumo, al contempo la progenie draconica e le creature di natura similare ne subiranno uno di un grado inferiore rispetto al normale. La passiva Sogno della Cappa degli Eterni permette a Jace di annullare la penalità al danno delle tecniche ad area. Consumo di energia: Variabile Alto [Pergamena Dominio del Sacro]
Legnoscudo: La tecnica ha natura magica. Il caster farà crescere un muro di legna dal terreno per bloccare le offensive rivoltegli contro. La tecnica ha potenziale difensivo pari a Medio e nessun potenziale offensivo. Le dimensioni coperte dal muro potranno essere particolarmente grandi, permettendo di generare una difesa non solo potente, ma anche di grande portata. Consumo di energia: Medio [Pergamena Muro d'Ossa]
Mana Spinato: Jace può infondere la sua aura per creare un rivestimento elementale di cristalli di ghiaccio molto affilati e appuntiti dalle venature azzurre che usa attorcigliare attorno ad un suo braccio oppure attorno alla sua frusta. Chi verrà colpito subirà un danno Alto di natura magica, tuttavia a causa dell'instabilità dell'incantesimo essa sarà considerata una tecnica di potenza Bassa per quanto concerne la difendibilità. Consumo di energia: Medio [Pergamena Fusione Elementale]
Raffica La tecnica ha natura magica. Senza particolari tempi di concentrazione il caster può generare una forte corrente aerea - tramite l'imposizione di una mano o simili gesti scenici - tale da arrestare un'offensiva fisica rivolta alla sua persona. Questa ventata è sufficiente a contrastare un avversario in corsa o proiettili, armi da lancio e altri oggetti lanciati contro il caster. Non causa alcun danno e non è abbastanza forte da spingere via un nemico. Consumo di energia: Medio [Pergamena Dominio del Vento]
Giorno di Sole: Abilità personale del Sogno Arborescente, la tecnica ha natura psionica. La creatura rifiorirà, divenendo anche più forte di prima, guarendo una quantità Media di ferite e guadagnando 2 CS in Ferocia. L'incantatore non sprecherà energia per farlo, ma vedrà crescere la sua brutalità perdendo ogni forma di autocontrollo, equiparabile ad un danno autoinflitto di entità Alta alla propria psiche. Consumo di energia: Nullo
Movimento sismico:La tecnica ha natura fisica. Lo sciamano, con la furia di un feroce orso, attacca l'avversario con una sfuriata tale da cagionargli ingenti danni. Il danno generato potrà essere, a scelta, lacerante o contundente, ma dovrà causare due singoli danni medi e, nel complesso, non superare un totale di danno alto. Consumo di energia: Medio [Pergamena Rabbia dell'Orso]
Xuan Yeé: La tecnica ha natura fisica. A Jace è stato insegnato a a muoversi come se il suo corpo fosse fatto di fumo, ed apparendo proprio come fatto di una nube nera al suo avversario. Pagando un consumo d'energie Variabile, potrà così annullare o smorzare un'offensiva di potenza pari alla spesa. Consumo di energia: Variabile Alto [Pergamena Fondersi con le ombre]
L'Imperatrice: La tecnica ha natura magica. La benedizione dell'Imperatrice renderà i movimenti del Cartomante distorti ed intermittenti, come se balzasse dalla realtà all'irrealtà attimo dopo attimo, in una danza che lo rende quasi intangibile. Solo i guerrieri più esperti potranno scalfire questa potente protezione: qualsiasi attacco fisico portato senza l'ausilio di una tecnica sarà infatti destinato a fallire per due turni, il turno in cui invoca questa tecnica ed anche per il successivo, poi dovrà rinnovare nuovamente la sua protezione. Consumo di energia: Medio [Pergamena Sfocatura]
Martelpugno: La tecnica ha natura fisica. Il caster attacca il suo avversario a mani nude, sfruttando unicamente le proprie unghie che, per la violenza e la velocità dell'offensiva, sembreranno letali e taglienti come gli artigli di un lupo. L'attacco cagionerà un danno all'avversario sotto forma di lacerazioni profonde, che sanguineranno copiosamente causando un danno Medio nel turno di attacco ed un ulteriore danno Medio nel turno successivo. La tecnica potrà essere personalizzata con effetti peculiari che sottolineino la violenza dell'attacco o il suo legame "ferale", pur non allontanandosi dagli effetti previsti.. Consumo di energia: Medio [Pergamena Artiglio del Lupo]
Sgomento: Abilità personale del Sogno Arborescente, la tecnica ha natura psionica. La creatura prosciugherà la volontà e la voglia di vivere di una creatura vivente, riducendolo ad un guscio privo di vita. Consumo di energia: Alto
La Torre: Abilità personale di Jace Belere. Lo Stregone farà credere ad una vittima che riesce a percepire, che il suo più grande desiderio si sia appena realizzato. Questa visione durerà una manciata di secondi prima di spezzarsi definitivamente, infliggendo un danno Alto alla sua psiche. Anche Jace dovrà pagare un obolo per farvi affidamento, il sacrificio sarà sotto forma totale di: un danno alla psiche, sotto forma di confusione, di entità Bassa, un danno al fisico di entità Bassa, ed infine un danno Medio alle proprie Capacità Straordinarie, che si vedranno ridotte di Due, perdendone una in Prontezza ed una in Intelligenza Consumo di energia: Nullo Note: Il testo iniziale vuole riassumere il sogno d'annegamento.Non ho specificato razza, classe e talento dell'avversario, prediligendo una costruzione più libera, così come tutte le passive di cui potrebbe essere stato in possesso. Ho scritto quelle che han influito sul combattimento, sperando siano sufficienti. |