Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Llusern~ Tracce sull'acqua

« Older   Newer »
  Share  
zis
view post Posted on 24/1/2015, 17:46





Il mio nome è Alaria e questo corpo non mi appartiene:
io sono una fata.




Afrah fece il primo passo per integrarci all'interno del gruppo delle lanterne.
La mia timidezza aveva leggermente inficiato il mio rapporto con il gruppo, ero stata in silenzio per molto tempo e quelle parole così gentili e amorevoli mi avevano nuovamente scaldato il cuore.
Feci un piccolo accenno con la testa di ringraziamento.
Presto raggiungemmo il villaggetto, Penteref e venimmo condotti nella sala comune.
Ci vennero offerte cibo e bevande, frugali ma sostanziose per un buon pasto. Rimasi molto sorpresa dall'ospitalità di quella gente, forse leggermente dettate dalla necessità di essere aiutate.
Tutto aveva in fondo un doppio scopo, anche i letti che ci erano stati offerti così spontaneamente avevano sicuramente un prezzo: la salvezza del villaggio.
Tuttavia era un costo irrisorio, io stessa avrei volentieri salvato il villaggio anche se mi avessero trattato a pesci in faccia e urlato per tutto il giorno ma tu non sei una fata.
Volevo cambiare, essere finalmente un esempio per il mondo intero, riscattarmi.
La realtà, però, era ben diverso.
Io ero un'egoista, volevo solo che qualcuno mi rivolgesse una parola gentile e uno sguardo pieno di rispetto e gratitudine sincera.
Forse la mia bontà più che intrinseca, era per una necessità mia di essere amata.
Una merce di scambio, un'azione buona per un grazie... un letto e una cena per la salvezza, forse non ero così diversa dal resto del mondo.

°

Il sogno che ci venne raccontato aveva del raccapricciante.
Ogni notte noi moriamo.
Ascoltai silenziosa, in disparte tutti i discorsi, quando il mio sguardo si posò su una donna.
Era bruna, la sua bellezza poteva far impallidire ogni uomo e provavo ammirazione nel buttare l'occhio sulla sua figura.
Anche lei sola?
Aveva un figlio al fianco, eppure nessun altro al suo fianco.
Le donne sembrava mormorare dietro di lei, come se stessero sparlottando della povera donna in un momento così cruciale.
Le malelingue non avevano mai un freno e alzando un po' le sopracciglia sentii un senso di comunanza con lei: Josefine.
Che bel nome.
La reietta del villaggio, ecco l'impressione che mi dava e diamine se non lo ero stata anche io all'interno della mia vecchia famiglia.
Nessuno mi comprendeva, ero sbeffeggiata tutti i giorni per le mie idee e natura fatata.
Ma le cose sarebbero cambiate, oh diamine a me se avessi concesso a quella povera donna di subire ciò che avevo provato sulla mia verde pelle in passato.
Salvare il villaggio dai sogni era importante, la priorità mia, ma nella tarda notte, mi promisi, che sarei andata a salvare quell'angelo dai capelli bruni.

°

La cena era finita, le parole si erano concluse, tutti facevano le loro ipotesi, indagavano per trovare qualche indizio o anche solo per fare il punto della situazione.
Il punto focale però a mio parere non era stato toccato, qual era la causa di tutto?
Se avessimo scoperto l'origine del male avremmo potuto pensare a una cura, a un contrattacco.
Mi feci forza e presi parola. Vorrei poter stare nella chiesa di T'al, se mi concedeste un posto.
Mi rivolsi al prete, che da quanto avessi compresi doveva chiamarsi Hemerich, lui fece solo un accenno e poi mi rivolsi al capovillaggio.
Mi avvicinai al vecchio e tentai di svegliarlo scuotendolo leggermente.
Signore, mi scusi. Parlava dell'inondazione e qui siete tutti votati a T'Al, la divinità più potente.
Il Daimon della creazione e distruzione e... dei cataclismi atmosferici. C'è qualche azione che avete compiuto nei giorni passati per poterlo far adirare?

Forse dovevo parlare in modo un po' più semplice a quel povero anziano, quasi temevo che avrebbe potuto non comprendere le mie parole.
CHI è? COSA? Ai posti di combattimento!!
Il suo risveglio fu forse un po' traumatico vedendomi a due centimetri dal suo viso.
Non potevo biasimare troppa la sua reazione.
Si, come avete detto voi, siamo sempre solerti nel rivolgere preghiere al Dio e fare tutto ciò che possiamo per non adirarlo. Ognuno di noi si reca spesso in chiesa. Posso dire che siamo tutti dei bravi discepoli.
Povero, forse non dovevo svegliarvo, tuttavia era l'uomo di riferimento per Penteref, se non sapeva lui i comportamenti dei suoi cittadini a chi potevo rivolgermi?
Ma comunque sono già impegnato, signorina. Grazie per il vostro interessamento!
Arrosii, ahah, come può pensare quel signore a una cosa del genere.
Forse non era rimasto così sconvolto dal mio aspetto, trattenni appena una piccola risata e rimasi un po' lusingata.
Era giunto il momento di alzarsi le maniche e risolvere il mistero.
Si trattava di qualcosa di sovrannaturale, per questa ragione la chiesa e T'al potevano sembrare ottimi posti per raccogliere indizi.
Mi unii quindi al mio compagno con cui avrei dovuto condividere la stanza e sentii di sfuggita il discorso che stava trattenendo con il don.
Sono Alaria, piacere.
Il nano era ricoperto di cicatrici, se non fosse stato per quelle poteva risultare anche di bell'aspetto.
Si presentò anche lui, senza parer eccessivamente scosso dalla mia stazza fatata: Rick, ecco il suo nome.
Parlavano di fiumi, sorgenti d'acqua nelle vicinanze, eppure dubitavo fortemente che l'acqua del sogno derivasse da qualcosa di fisico e tangibile.
Propinai le stesse domande al prete, domandandogli se era a conoscenza di un evento, di una causa del sogno.
Le due lune in cielo mi furono mostrate come risposta un brutto presagio incombeva sul villaggio, la profezia che sosteneva il prete era catastrofica: quando le due lune si incontreranno sarebbe venuta la distruzione.
Guardai ancora una volta spensierata la volta celeste in ansia, chissà quanto tempo avevamo a disposizione? Poco, probabilmente... bisognava agire in fretta.
Ci sistemammo nella stanza della chiesa, ma non posai la mia roba, volevo ancora andare a trovare Josefine.
Me l'ero promesso durante la cena e vedendo ciò che attendeva a questo villaggio non potevo aspettare un giorno di più.
Dovevo però trovare una scusa adatta per sgattaiolare al di fuori della chiesa e questa mi venne servita su un piatto d'argento.
Greta era scomparsa e sarei andata con il piccolo Rewot a "cercarla".
Interpellai per l'ultima volta il prete, chiedendogli informazioni su Josefine, che venne definita amorevole.
Non mi piaceva tanto don Hemerich, sentivo che non ci si poteva fidare di lui, avevo notato come Rewot avesse un senso di paura nel parlare della scomparsa della piccola bambina.
Secondo me nascondeva qualcosa, avvertii Rick dei miei dubbi e mi defilai dritta verso la mia meta: la casa dell'angelo dai capelli bruni.

°

L'aria fuori era fredda e oltre le due lune c'era qualcos'altro di estremamente raccapricciante in quel luogo, una pioggia di cenere.
Era strana, sembrava nere di un colore grigiastro che si dissolveva talvolta a qualche metro dal suolo e vi era una casa sulla quale sembrava concentrarsi quello strano fenomeno.
Sarebbe meglio dividerci.
Oh, la fortuna volgeva dalla mia parte, non avevo ancora ideato un modo per liberarmi del bambino e mi mancavano informazioni importanti per il raggiungimento del mio scopo: non sapevo quale fosse la casa in cui dimorava la bella donna.
Prima però devo chiederti alcune cose. Cos'è questa specie di neve che scende? Perché sembra essercene di più sulla casa laggiù? Chi ci abita?
Il bambino mi spiego che era un evento casuale, che era avvenuto anche in passato, tuttavia in quest'ultimo periodo la cenere si era fatta vedere più spesso.
Non sapevo che correlazione ci fosse, in fondo ero una fata un po' stupida, ma sapevo che non era un segnale positivo.
Be', sulla casa di Josefine sembra essercene di più perché, evidentemente, ce n'è di più...
Ah, dunque era lì che abitava? Non solo il villaggio sembrava trattarla male, ma anche questa maledizione che incombeva nel villaggio.
Sentii un senso di tristezza e urgenza dentro di me, come se ritardando anche solo di qualche minuto non sarei riuscita a salvare la povera donna.
Mi congedai velocemente dal bambino e mi diressi correndo verso l'abitazione isolata dalle altre, correndo in aiuto di colei che sembrava la reietta del villaggio.
Non avrebbe fatto la mia fine l'avrei salvata.
Eccomi, ero davanti alla sua porta, bussai, C'è nessuno? Sono delle Lanterne... potrebbe farmi entrare? la mia voce non era estremamente alta, per non attirare troppo l'attenzione.
Appena l'uscio si aprì vidi davanti a me quella folgorante bellezza, da quello che si poteva scorgere la casa aveva un aspetto immacolato.
C'era una cura per ogni cosa che si potesse scorgere, come se la donna dedicasse la sua vita e mantenere perfetta la sua piccola e preziosa dimora... ebbi subito qualche dubbio sul fatto che avrebbe accettato la mia proposta, ma non potevo non tentare.
Oooh, ma prego. Accomodatevi. Speravo che qualcuno avrebbe accolto la mia offerta di ospitalità. Siete venuta per questo, vero?
Mi chiedo come abbia potuto mantenere limpida la sua anima, nonostante tutte le ingiurie che si sentiva dire dietro da tutte le donne del paese.
Sembrava che proprio come la sua casa, anche lei non potesse sporcarsi a causa del mondo circostante.
Era un faro di luce, raggiante, bella.

°

Mi pulii le scarpe per entrare, non volevo assolutamente rovinare il pavimento.
Ora avrei iniziato il mio discorso per salvarla.
Mi dispiace deluderla Josefine... posso chiamarla per nome?
Varcai la soglia molto lentamente, con molto rispetto per la proprietà nella quale stavo entrando. Come se sentissi che nonostante l'invito potessi essere scacciata da un momento all'altro per il mio aspetto. Spesso era successo.
Il mio nome è Alaria. Ho già una branda nella chiesa, sono giunta per farle qualche domanda personale.
Feci qualche colpo di tosse per schiarirmi la voce e iniziare il discorso.
Voglio prendermi qualche confidenza con lei, perché credo che abbiamo molto in comune. Parlo di come viene trattata in questo villaggio.
Mi venne offerta una sedia al tavolo, si vedeva il focolare ancora acceso che manteneva la casa al caldo.
So che è vedova, che magari ha anche un rapporto molto stretto con Don Hemerich. Però è veramente felice qui? Sembra che molti qua non le vogliano bene, che sia quasi esclusa da questa piccola società.
Presi un respiro profondo, erano tutte cose che avevo ben provato sulla mia pelle.
Non so in che circostanze lei abbia perso suo marito, però io le dico che fuori di qua può esserci una vita migliore. Vedo brutti presagi a Penteref.
Tirai la mia sacchetta che conteneva gran parte dei miei risparmi e la porsi alla donna, sul palmo aperto della mia mano.
Si trattava di cinquanta monete d'oro, non moltissimo, ma era sicuramente abbastanza per condurre una vita agiata da qualche parte.
Può ancora andarsene con suo figlio, prima che qualcosa di brutto accada a questo villaggio. Può ricominciare una vita altrove.
Era quasi come se mi rivolgessi alla me stessa di tanti anni prima, quando fuggii dalla mia famiglia.
Volevo essere la speranza e l'aiuto che io non avevo ricevuto.
L'ancora di salvezza che non mi era mai stata offerta.
Tutto ciò che possedevo lo stavo donando a lei, alcuni avrebbero potuto darmi della stupida, ma io rivedevo troppo di me stessa in quella povera donna.
Ma come temetti... Chiamami pure Josy! Non possiamo andarcene da qua, gentile Alaria. Devo... rispettare la volontà di mio marito che... Che voleva crescessi qua nostro figlio. Non posso abbandonare questo posto, altrimenti me ne sarei andata non appena le o... oniriche visioni sono apparse.
Parlava in modo un po' incerto, forse stava valutando la situazione, ma io ero estremamente sincera.
Ti ringrazio per il tuo aiuto, ma riusciamo a cavarcela dopotutto, e ci danno da mangiare nonostante i pregiudizi. Tieni questi soldi per te. Non si sa ancora a cosa condurrà questa vostra avventura e potrebbero poi servirti
Mi venne offerta un'infuso che accettai molto volentieri.
Sorseggiavo silenziosamente l'intruglio dal gusto forte, ma buono.
Mi dispiace, avrei voluto essere più d'aiuto.
Era più un compatimento a me stessa che rivolto alla donna.
Nonostante tutto speravo veramente di poter esser vista come una fata salvatrice, ma in fondo rimanevo sempre e solo Alaria.
Josy. La ringrazio per non badare al mio aspetto così terrificante e per le sue parole così gentili.
Bevvi un altro sorso dell'infuso.
Aspetto terrificante? Per quale motivo?
Che potesse vedere il mio vero aspetto fatato?
La osservai per qualche istante, sembrava aver lo sguardo perso nel vuoto.
Mh, non c'è problema.
Forse vagavo troppo con l'immaginazione.
La lascerò presto dormire e non disturberò oltre con la mia presenza. Tuttavia prima devo farle delle altre domande importanti.
Presi respiro.
Come mai nevica più sulla vostra casa? E... da cosa sono causati i pregiudizi della gente?
Osservai le erbe appese al camino, che fosse una specie di fattucchiera?
Che i sogni fossero nati da un incantesimo finito per il verso sbagliato?
Pff, queste c... ceneri! Sporcano dappertuttto! Probabilmente anche loro mi discriminano soltanto perché vivo... Vivo da sola senza marito. Le donne sono invidiose e credono che io vada a letto con i loro uomini, solo perché loro mi guardano.
Vivere tra gli u... uomini porta a queste cose. Soprattutto in un paesino del genere

Il discorso si portava verso un filo troppo serio e non volevo inficiare il rapporto che si stava creando tra noi due.
Sentivo dal profondo che ad ogni parola eravamo sempre più unite e io desideravo molto la sua amicizia, temendo in parte di poter peggiorare la situazione di Josy.
Se la gente l'avesse vista nel paesino con me probabilmente avrebbero parlato ancor di più e la sua vita sarebbe divenuta ancor più pesante.
Mi dispiace per averti chiesto delle domande inopportune.
Cercai di smorzare quei pensieri e discorsi buttando la situazione sul ridere.
Ah, avessi io la tua bellezza, ci credo che sei guardata da tutti gli uomini. Non ascoltare quelle comare.
La tisana mi fece sentire rinvigorita, con più energie. Chissà forse il sonno non mi avrebbe attanagliato come tutti quelli del paesino sostenevano.
Potresti far innamorare tutti... Non il vecchietto però. Lui è "già occupato", ahah. L'hai sentito nella sala comune?
Beh, potrebbe essere fedele, ma comunque innamorarsi di me se solo f... fosse più giovane
Scherzai come se avessi seriamente trovato un amica con cui spettegolare.
Avrei voluto che non ci fosse la maledizione e restare lì a chiacchierare con quell'angelo fino a tarda notte, eppure il tempo stringeva.
Sentii una forte presa sulla mie mani, erano le sue, che entravano in contatto con la mia pelle senza timore.
Gentile Alaria, sei sicura di non voler rimanere qua? Le coperte sono pulite e il bambino non dà mai alcun fastidio.
Che cosa dovevo fare?
Il mio desiderio era di rimanere, eppure avevo degli obblighi da mantenere per salvare il villaggio, il prete era sospetto e dormire nella chiesa in due l'avrebbe tenuto meglio sott'occhio.
Mi misi a pensare, giudicando la situazione, ma alla fine vinse la parte non razionale di me.
Mi dispiace Rick, dormirai solo, al diavolo tutti.
Accetto Josy. Mi ricordi una me migliore, vorrei poter avere anche solo un quarto della tua bontà.
Ero così felice.
Così
tanto
dannatamente
felice.
Non si preoccupi per il bambino, sono abituata a loro.
Una volta ne avevo accecato uno.
E poi qualcuno dovrà proteggervi questa notte durante i sogni, magari vi troverete una possente fata al vostro fianco che vi difenderà dalla grande onda.
Accennai un sorriso e le feci un'occhiolino, anche se sapevo che per l'ennesima volta sarei rimasta impotente davanti alle calamità che mi si paravano davanti.
Ci dirigemmo nella stanza da letto.
Le luci si spensero.
Ci sussurrammo la buona notte e subito dopo il sonno mi colse.
Ma avrei dormito con un sorriso stampato sul volto.




la parte con 'Lill è stata riassunta perchè già trattata nel suo post. Ci eravamo messi d'accordo per non risultare ridondanti.


Edited by zis - 24/1/2015, 18:58
 
Top
view post Posted on 24/1/2015, 18:06
Avatar

Studioso
····

Group:
Member
Posts:
1,082

Status:



Llusern~

Tracce sull'acqua -
Ancora nuovle.



Dialoghi: Àlfar.
Pensieri: Àlfar.


I
l viaggio si era rivelato più stancante del previsto, arrivati al calare della notte, una seconda luna dispensava una luce tetra sul gruppo di Lanterne.
Il cielo non era limpido, oscurato da nubi poco promettenti, ma nemmeno coperto interamente.
Le tenebre avevano già da un pezzo ingabbiato le ali candide del mezzodrago, quando la compagnia arrivò al villaggio…
Due lune, nuvole, freddo. Se avessero scritto “Pericolo, qui finisce male” sul portone del caseggiato non avrebbero potuto essere comunque più trasparenti. Questa non sarà una passeggiata. C’è una luna di troppo qui. il presentimento lo metteva a disagio, mentre scarponi, stivali e zampe calcavano la neve che separava il gruppo dalla palizzata.

L’aria nel villaggio era, se non cupa, quanto meno debole e avvolta in uno strano ed insonne torpore. Il capovillaggio sembrava particolarmente assente durante la cena, quando i viaggiatori poterono approfittare di una qualche ospitalità prima di essere messi al corrente della situazione. Non c’era molto da poter capire purtroppo.
Àlfar era seduto in silenzio.
Beh, con due lune nel cielo non serve certo un genio a capire che qualcosa non va…
Si offrì volontario di dormire nella stalla ”Non ho problemi a dormire su della paglia buttata in un angolo” mugugnò sotto voce, ripensando alla propria caverna e al nido di sterpi e rami spezzati.
Concluso il pasto, ognuno si diresse verso il proprio “luogo di riposo” poiché presto sarebbe giunto, a detta dell’anziano e dei paesani, un sonno particolarmente pesante.

Fuori dal magazzino-refettorio l’aria era diventata più fredda e pesante di quanto già non fosse al loro arrivo. Una neve nera, simile a cenere, aveva preso a cadere priva di densità ed incapace di aderire ad alcuna superficie. Lo sciamano si calò il cappuccio sulla testa ed entrò nella stalla, facendo un cenno a Donovan che lo aveva preceduto. Si guardò intorno con calma e cercò un posto su cui accomodarsi. Un pagliericcio in angolo si presentava piuttosto bene, perciò si affrettò a farne un giaciglio e ad appoggiarvi le armi.
Si girò al cigolare della porta principale e guardò entrare Rose e Richard con delle pesanti pellicce in mano: una risata gli uscì di cuore dai denti e indicando l’altro drago lo punzecchiò ”Abbiamo le scaglie sensibili?”
Si alzò e puntò l’ingresso.
”Ehi, questa neve mi infastidisce. Contavo di fare un giro di perlustrazione, ti va di darmi una mano?”

I due si impegnarono in una ricognizione tanto breve quanto infruttuosa: oltre al fatto che la “neve” sembrasse avere una casa “preferita” su cui cadeva con maggiore impeto, le poche anime che rimanevano in giro si erano rintanate subito nelle case. Nell’ombra dei piccoli corridoi tra le case non si muoveva nulla. La piazza era quasi deserta.
Unica eccezione facevano Taliesin, Juan e Rewott – uno dei primi ad averli incontrati al loro arrivo nel villaggio. Quest’ultimo non riuscì a nascondere la propria interdizione quando vide i due semidraghi in mezzo alla piazza e si affrettò a ricordare che presto sarebbe giunto il sonno e che non dovevano farsi cogliere all’aperto, che era meglio essere riparati.
”Oh, infatti stavo giusto tornando al mio pagliericcio, il tempo bizzarro mi ha semplicemente incuriosito…tutto qui!” Àlfar prese congedo con un breve cenno del capo e si accostò in fine alle due Lanterne. Ma anche quelle, una volta interpellate poterono fornire poco meno di una scrollata di spalle.
Tornarono dunque alle stalle.
C’era qualcosa di strano nel volto e nell’atteggiamento del commilitone. Àlfar aveva notato la cosa più o meno da quando erano usciti dalla stalla, ma ora era ben più evidente.
Per questo motivo non si preoccupò più di tanto quando l’altro infilò la porta per la seconda volta, correndo irrequieto verso una meta ignota. Sempre per la stessa ragione si limitò a gridargli ”Sbrigati!” per poi raggiungere il proprio giaciglio improvvisato. Raccolse qualche sasso, scavò una piccola trincea circolare che riempì con dell’acqua presa alla mensa e circondò con i sassi. Raccolse un po’ di paglia e qualche pezzo di legno trovato per terra.
Soffiò leggermente e con una piccola lingua di fuoco scarlatto accese il falò.
”Questo…” sbadigliò coricandosi ”…dovrebbe scaldare la stanza almeno un po’…” e cominciò la discesa.

E io che mi lamentavo di dovermi alzare presto, eh madre?

Una lenta discesa verso le tenebre…

Questo coprifuoco è così…

La neve, le due lune, le nuvole, il villaggio e la stalla, Donovan Rose e Richard tutto e tutti svanirono inghiottiti dalla nebbia e dalle tenebre…

Inclemente…

In fine anche la coscienza di Àlfar prese consistenza e tutto divenne buio…


Scheda tecnica:
CS: 2(Saggezza - Intelligenza) [Umanoide] / [Draconico] 2(Forza - Destrezza)
Stato fisico: Sano
Stato mentale: Sano
Energia residua: 100%

Passive:
Talento Lv. I – Evocazioni a tempo zero
Razza – Arma naturale indistruttibile (Soffio di Fuoco – forma sferica)
Amuleto Razziale – Forma draconica
Spettro nella Selva – Mimesi (sfocatura della figura) nella vegetazione


Attive:

Riassunto e NdA:

Ed eccomi qui, con il prodotto della settimana :D non c'è molto da dire, non sono contento al 100% però non sono riuscito a fare di meglio con la situazione univeersitaria dell'ultimo periodo...spero sia godibile :D la sessione è finita quindi dal prossimo giro sarò al 100% :D

 
Top
view post Posted on 24/1/2015, 23:39
Avatar

– E l'inferno è certo.
·······

Group:
Member
Posts:
5,339
Location:
To whom it may concern.

Status:


« Tracce sull'acqua »
~

Infine arrivate a Penteref.
Due uomini vi aprono il gigantesco portone all'ingresso della città: un cancello massiccio ed enorme, quasi esagerato rispetto al piccolo paesino che difende.
Ti domandi se le aggressioni siano così frequenti, o se quella entrata sia un lascito del passato, figlio di un passato più bellicoso. Ad accoglierti infatti è un piccolo paese frugale e contadino, senza sfarzi, fatto di anime che tirano a campare. Vi conducono all'edificio più grande della città, il deposito. All'entrata un vecchio vi accoglie, che si presenta come il capo villaggio. E' molto anziano e scambia un paio di battute con Donovan, per poi invitarvi ad entrare.

« Mi chiedo chi possa volere qualcosa da questa povera gente. » Ti dice Teddy, e tu annuisci. Non ci sembra essere nulla che valga la pena essere rubato, né un motivo per cui attaccarli.
« Il male però non agisce seguendo la ragione. » Sussurri tra te e te. E poi ti correggi, forse agisce con una ragione che tu non riesci a comprendere.
Il vecchio vi invita ad entrare e a prendere posto, per poi raccontarvi dei sogni che fanno ogni notte, alla stessa ora, in una sorta di allucinazione di massa. Un sogno in cui tutti gli abitanti muoiono annegati. Ma sembra non essere quello il problema principale: temono che sia una profezia, che ciò si possa avverare, per questo hanno chiamato voi lanterne.
Ascolti tutto il suo discorso stupito, non avevi mai sentito una cosa del genere. Deve essere ben strano condividere il lato più privato di sé: i sogni. La tua mente non può fare a meno di tornare ai tuoi, che non ricordi mai o che ricordi a frammenti: una voce di donna, una mano, e la paura... scuoti la testa, non sono i tuoi sogni a terrorizzare Penteref.

Una piccola mano ti tocca la spalla. Quando ti giri davanti a te vedi una piccola bambola: dietro di lei una bambina più o meno della tua età, incredibilmente simile al giocattolo.

"Ciao!" Ti saluta con entusiasmo, ma a parlare sembra proprio la bambola, come fosse un ventriloquo. Ma la bambola è ferma, mentre i suoi occhi di bottone ti guardano il suo sorriso è perennemente cucito sul volto.
"Io mi chiamo Greta." Si presenta, e il suo volto, quello vero, sembra sorridente. Tu sollevi un sopracciglio nel vederla, stupito dal modo in cui fa parlare la bambola al posto suo. Tuttavia non ci dai troppo peso, e sorridi di rimando, cortese.
« Ciao Greta, mi chiamo Io. » Dici, e poi mostri l'orsetto con la benda sull'occhio: « E lui è Teddy. »
« Però, hai un enorme fascino sulle bambine strane. » Insinua lui, piccato e diffidente come sempre, rivolgendosi al tuo recente incontro con Alluka, anch'ella una bambina tutt'altro che ordinaria. Lo guardi storto, non è questo il modo di rivolgersi alle persone. E poi, contrariamente da Alluka, senti di poterti fidare totalmente di lei.
« Anche tu hai fatto gli incubi di cui parlava Malthe? Puoi raccontarmeli? » Le chiedi, intenzionato a non dimenticarti del motivo per cui ti trovi a Penteref. La bambina muove la bambola, fingendo un inchino, e si dice lieta di fare la vostra conoscenza.
"Si si, anche Greta li ha fatti!" Parla rivolgendosi sia a se stessa che alla bambola in terza persona. Storci il naso, ti senti come in un déjà vu, anche Alluka parlava di sé nello stesso modo. Ti chiedi se le due non abbiano qualcosa in comune. Stai all'erta, e piano piano tutta la tua attenzione si sposta su questa strana bambina.
"C'era tanta acqua e Greta non riusciva a respirare. Greta non vedeva nulla perché era tutto sfuocherellato. P-però... però Greta non ha paura quando si fa notte. Non è niente di cui preoccuparsi troppo." La bambina si guarda in torno, facendo attenzione a non essere sentita né osservata, poi abbassa la voce, quasi un sussurro, perché le sue parole arrivino solo alle tue orecchie. Sembra essere profondamente turbata.
"Di giorno è più spaventoso." Il suo sguardo si fa impaurito, mentre abbassa la testa della bambola, come a voler nascondere il suo vero volto. Capisci che a Penteref c'è qualcosa di più grave dei sogni. Qualcosa in grado di terrorizzare una bambina innocente. Hai deciso che andrai in fondo a questa storia, da vero cavaliere quale stai diventando.
« Perché, cosa succede di giorno? C'è qualcuno qui di cui avere paura? » Chiedi, istintivamente avvicini la faccia a quella della bambola, per metterla a suo agio, e abbassi il tono della tua voce, assecondando il suo desiderio di non essere sentita. Lei annuisce leggermente alla tua domanda.
« O qualcosa che minaccia Greta? » Anche tu ti guardi attorno, come emulando la bambina in un discorso segreto, rendendo chiaro che di lui potrà fidarsi, invece. Mimi il modo di parlare della bambina, sempre perché riconosca in te un amico e si apra più facilmente. Poi ti fermi a riflettere un attimo, e le chiedi se ti può consigliare dove passare la notte.
"La sera è bella perché nessuno trova mai Greta!" Dice lei, sorridendo. Aggiungi tasselli al tuo puzzle: ciò che la spaventa agisce alla luce del giorno. E non è un sogno: è tremendamente reale.
"Meglio non andare dai grandi, loro hanno sempre da fare e non ascoltano mai i piccoli." E' rassegnata, e tu annuisci, capendola perfettamente. Poi, avvicinando la testa della bambola al tuo orecchio, come se volesse sussurrarti un segreto, ti propone di passare la notte a casa sua: un nascondiglio. Come a suggellare un patto ti porge la mano della bambola, perché tu la afferri. Esiti qualche secondo, guardandoti intorno e osservando i presenti, per cercare di capire chi possa essere a minacciarla. Torni a guardare la bambina, e fai un mezzo sorriso, non totalmente convinto da tutta la storia, ma con la voglia di aiutarla.
« Certo, io e Teddy verremmo volentieri. Che ne dici di condurmi e mentre andiamo dirmi - » abbassi ulteriormente la voce « chi ti spaventa? Posso aiutarti, sai. »
E afferri la mano della bambola. Il patto è stato accettato.
Prima di farti condurre fuori ti avvicini a Jace, il compagno che senti più vicino a te, e gli dici che passerai la notte con Greta. Sei vagamente preoccupato ma cerchi di non darlo troppo a vedere. In ogni caso lo rassicuro che vi ritroverete la mattina dopo, per scambiarvi le informazioni. Poi gli auguri una sincera buona notte.

La bambina ti guida lontano dalla zona comune, e quando finalmente siete lontani da tutti sussurra, guardandosi i piedi: "Il Don, è una persona cattiva."
"P-però Greta non può dire nulla. O T'al la punirà!" Ti guarda seria e terrorizzata, evocando una punizione divina. Capisci che devi essere molto cauto e rassicurarla, farle sentire di non essere sola.
« Greta può stare tranquilla, io e Teddy non diremo niente a nessuno. » Ti metti le dita davanti alla bocca, a formare una x, come a voler dire che non ne uscirà nulla. Nessuno la punirà per causa tua.
« Cosa ti ha fatto, quel prete? Ti assicuro che non ti punirà più, ma ho bisogno di saperne di più. Noi Lanterne siamo qua per aiutarvi... e io sono qui per aiutare te. » Aggiungi dopo un attimo di esitazione, profondamente sincero. Hai riconosciuto una bambina spaventata e pura, e la tua missione è diventata quella di salvarla. Al diavolo i sogni, ti dici.
Intanto, dopo aver attraversato la piccola piazza siete giunti davanti a un cespuglio. La bambina ne sposta le fronde a fatica, facendo intravedere uno spesso arbusto. Al suo interno riesci a vedere, nell'ombra, un piccolo passaggio di foglie. Greta si china e ci entra a carponi. Osservi leggermente perplesso il passaggio, accigliato.

« Sicura che ci staremo tutti? Perché Greta dorme qui? » Chiedi, dubbioso sulla possibilità di stare insieme lì dentro, se non tremendamente stretti e scomodi.
« Non riesco a capacitarmi che tu abbia rinunciato al letto per dormire dentro ad un albero. Complimenti, brilli sempre per astuzia. » Gracchia l'orsetto che tieni in mano, e tu annuisci: non ha tutti i torti. Poi scrolli le spalle, dicendoti che hai dormito in giacigli ben peggiori e più pericolosi, e così ti accovacci ed entri anche tu. Il nascondiglio si rivela stretto come pensavi, quasi claustrofobico. Siete costretti a sdraiarvi, e così la situazione sembra migliorare ed essere - relativamente - più comoda. Le foglie sul suolo sembrano essere un rudimentale letto, oltre ad esserci una grossa coperta di lana aperta, come fosse una branda. La luce delle stelle è appena sufficiente ad illuminare i vostri volti. Ma non fa freddo, e tutto sommato come nascondiglio non sembra essere così male.
"Perché qui è caldo e comodo. La brandina della chiesa è sempre fredda, invece. Greta non vuole più andarci!" La bambina trema, mettendo la bambola davanti alla sua faccia, come per nascondersi. E con orrore ti accordi di alcune abrasioni sui suoi polsi. Hai un tuffo al cuore.
"Il Don ha fatto tanto male a Greta." Anche la sua voce è tremante; abbassa la bambola dal viso e ti guarda, incredibilmente seria. "Ma Io e Teddy non devono dirlo a nessuno, capito?"
Ti prega, con occhi lucidi, sul punto di piangere. Tu resti in silenzio per qualche tempo, metabolizzando le atrocità che Greta ha dovuto sopportare. Senti sulla tua coscienza il peso di quella piccola bambina, ti ha scelto, e adesso devi difenderla - a tutti i costi. Poi, sempre in silenzio, allunghi le braccia verso il suo corpo, vuoi abbracciarla forte, per infonderle coraggio. Ma lei si ritrae, mettendo la bambola davanti a sé, e tu non vuoi sottoporla ad altro stress. Capisci che il contatto fisico non deve essere una cosa facile, per lei. Così rinunci ad abbracciarla.
« Non dovrai mai più andarci, se non vorrai. » Anche i tuoi occhi tremano.
« Io posso fargli smettere per sempre di farti male, se lo vorrai. Non sarà facile, ma non dovrai nasconderti o avere paura, mai più. Ho bisogno che mi parli della vita in quella chiesa, e di cosa faccia quel prete agli altri abitanti. C'entra qualcosa con gli incubi di tutti? » Ti assicurerai personalmente che Greta non debba subire altre angherie e sofferenze, e lo farai a modo tuo.
Poi rifletti ancora per qualche altro istante. « Delle Lanterne questa notte dormiranno in quella chiesa. Che cosa gli succederà? »
"Il Don fa male solo a Greta perché dice che Greta è impura, che è stata solo colpa sua se mamma e papà sono morti." Le lacrime, quasi liberatorie, finalmente scendono sul suo viso. "D-dice che è solo colpa di Greta se gli uomini di sottoterra li hanno mangiati." Si porta la bambola al viso per nascondere il pianto.
"M-ma il Don non fa niente agli altri, nemmeno a Rewot, e tutti lo rispettano perché lui. L-lui riesce a parlare con T'al, il nostro Signore." Poi si asciuga le lacrime, dicendo che le lanterne saranno al sicuro: non fa del male ai grandi.
« Non sei impura, Greta. » Scuoti debolmente la testa, le lacrime quasi assalgono anche a te pensando alla una sofferenza così grande di una bambina così piccola. Capisci cosa voglia dire vedere la propria infanzia rovinata e persa per sempre, anche se non riesci a dirlo. Sono come te, Greta. Con me sarai al sicuro, pensi.
« Chi sono gli uomini di sottoterra? Cosa ricordi, dei tuoi genitori? » Ti imponi autocontrollo, perché hai bisogno che uno dei due resti forte e si faccia carico delle paure di entrambi. Ma, allo stesso tempo, vuoi agire con tatto e non riaprire vecchie ferite.
"Greta non ricorda tanto. È successo molto tempo fa. Greta dormiva nel suo lettino quando è successo. Sono entrati di notte ed hanno preso mamma e papà, non si sono accorti di Greta perché era troppo piccola e le lenzuola la coprivano. Greta ricorda solo le sagome di queste persone. Avevano due specie di corna in testa! Poi Greta ha sentito mamma che urlava. Il giorno dopo, il Don è venuto a prendere Greta e l'ha portata in chiesa. Ha detto che da allora quella sarebbe stata la sua casa." Ti chiedi che razza di creature siano, ma in ogni caso ti dici che dovrai avvertire al più presto Jace ed Afrah, che potrebbero sapere di più sui mostri che infestano l'Edhel.
« Io... mi dispiace molto. » Le dici, profondamente sincero. Poi esiti qualche secondo, non sai se aprirti o meno.
« Sai, anche a me è stata strappata mia mamma. Ti capisco. » E pensi a me, e anche il tuo volto si incupisce. Anche tu ricordi poco - ma ricordi. E non dimenticherai mai.
« Questi mostri, questi uomini di sottoterra, ne hai mai più sentito parlare dopo quella notte? Sai se sono mai tornati ad attaccare questo villaggio, o scoperto cosa gli abitanti dicono siano? » Chiedi poi, scacciando i tuoi pensieri e concentrandoti sugli avvenimenti di quel villaggio.
"Si dice che mangiano le persone e vengono quando non preghiamo spesso T'al. Alcuni hanno le corna, altri le ali. P-erò tutti hanno detto che forse dopo quella volta si sono spostati anche nei villaggi qua vicino. Ma Greta non ne è tanto sicura." Dice pensierosa Greta, dopo un attimo di riflessione. Annoti mentalmente le sue parole, perché potrebbero essere correlati agli strani sogni degli abitanti - e vuoi che le Lanterne sappiano delle tue scoperte. Dopodiché, ti occuperai personalmente del prete: vedrà che un agnello, a volte, può diventare leone.
Tu annuisci debolmente alle sue parole, e le chiedi se c'è qualcos'altro che è meglio che tu sappia prima che arrivi la notte. Poi le domandi anche se ricorda qualche avvenimento particolare prima dell'inizio degli incubi, qualcosa di strano che ha turbato la vita del loro paese. Sei intenzionato a seguire tutte le piste.

"Finché Io e Teddy rimangono nel nascondiglio segreto non può succedere niente di brutto!" Ti sorride, ma tu le dici che non si può vivere per sempre nascondendosi, e che i propri mostri, presto o tardi, andranno affrontati. E' una delle ultime cose che hai imparato da me.
"Greta non ricorda sia successo nulla di strano. I sogni sono arrivati e basta." Aggiunge, e poi sbadiglia. Senti la stanchezza invadere anche il tuo corpo. Greta intanto ride, e crea con le dita la figura di un piccolo coniglio, ma succede qualcosa di strano: le ombre sono due, come se ci fossero due fonti di luce. Incuriosito butti lo sguardo fuori dal nascondiglio.
« Quelle due lune nel cielo... ci sono sempre state? » Chiedi, questa è una cosa decisamente strana. E vuoi avere conferma di non essere diventato pazzo, e che siano davvero visibili a tutti.
"Veramente quella più grossa e gialla è arrivata quando sono arrivati i sogni." Ti risponde, con la bocca impastata, già nel dormiveglia.
Sbadigli profondamente, le parole di Teddy ti arrivano come da lontano mentre le tue palpebre si abbassano e un sonno profondo ti avvolge.
« Questo posto non mi piace. Stai attento, Bambino... »
E poi il buio.

Energia ~ verde.
CS ~ 1xagilità, 2xintelligenza.
Condizioni ~ normali.
Energie ~ 100%
- - -
Armi ~ Coltellaccio da cucina; un paio di forbici; cerbottana.
1xstordente; 1xaccecante.
- - -
Innocenza ~ Passiva che rende Bambino innocuo agli occhi degli altri.
Passiva che rende imperscrutabile l'allineamento e le intenzioni di Bambino.
Lettura del cuore ~ Difesa psionica passiva da auree e influenze mentali.
Passiva di controllo e studio delle circostanze.
- - -
//
- - -
Riassunto azioni ~ Come da confronto.
Note ~ Niente da segnalare.

 
Top
view post Posted on 27/1/2015, 10:55
Avatar

Eternal Light
····

Group:
Member
Posts:
1,468

Status:


m9rfjt

L’ora era giunta.
La lune erano alte nel cielo, luminose come due soli, e gli abitanti di Penteref erano ormai caduti in un sonno tanto profondo che soltanto il mattino avrebbe potuto svegliarli, quando sarebbe stato l’incantesimo onirico ad assopirsi.
Eppure non avrebbero dormito beatamente, no. Il primo suono ad allarmarli fu il fracasso delle assi di legno che circondavano il villaggio, dell’alta palizzata che avrebbe dovuto proteggerli e in parte lo faceva, rallentando il corso dell’acqua. Non era abbastanza, non sarebbe stata sufficiente a fermare l’acqua che, come un enorme fiume sul cui percorso improvvisamente si trovasse il villaggio, travolse le case, facendole tremare, piegandole sotto la sua forza inesorabile. Il livello dell’acqua salì velocemente e gli abitanti, così come gli intrusi, aprirono gli occhi pur mantenendoli chiusi, si sarebbero alzati pur restando coricati.
Avrebbero di nuovo vissuto il sogno che da giorni ormai li torturava, ogni notte diverso e allo stesso tempo uguale, come una trama sempre simile i cui dettagli variassero. Svegliandosi nel sogno, ancora una volta, la prima cosa che notarono fu la fitta nebbia che li circondava come una coperta notturna, sia dentro le loro stanze che all’esterno. Una coltre grigia, cinerea, che avrebbe impedito loro di vedere a più di qualche metro di distanza. Eppure non era sufficiente a impedire che vedessero i loro compagni morire.

Il primo a essere colpito fu lo sciagurato che si era addormentato all’esterno, all’aperto in quella notte nel Nord così fatale. L’acqua lo abbracciò in una morsa gelida, gelandogli il sangue nelle vene e trascinandolo via con sé. Poco avrebbe visto, poco avrebbe potuto combattere se non i suoi tremori. Sarebbe morto affogato e assiderato: infatti era proprio il suo stare sotto le stelle a farlo soffrire più di tutti, a causargli una fine peggiore come se fosse stato seppellito vivo nella neve.
La piccola bambina bionda, poi, aveva sperato che, stando sotto il cespuglio anziché nella chiesa, l’incubo non si sarebbe svolto con la trama che sempre la condannava, pregava che avrebbe potuto salvarsi senza che il destino la condannasse a quella fine cui continuamente si abbandonava. E invece ancora una volta, pur stringendo con tutte le sue forze la bambola di pezza, essa le sfuggì di mano quando l’acqua sfiorò il suo volto. Come sempre tentò di salvarla a costo di inseguirla nell’acqua abbandonando il suo appiglio, solo per rimanere con lei nella vita e nella morte, lasciando che la corrente la trascinasse per le strade, per i fiumi che ora percorrevano Penteref, conducendola a una fine violenta.

All’interno delle case, con il piegarsi delle pareti e l’alzarsi dell’acqua, qualcuno si sarebbe arreso subito, accelerando una morte che sapeva ormai essere inevitabile, mentre altri avrebbero per l’ennesima volta tentato di combattere. Il taglialegna urlò terrorizzato, cercando di arrampicarsi verso il soffitto; aveva gli occhi arrossati tanto aveva paura dell’acqua, quasi avesse visto un demone più che un semplice elemento, ma perse subito i sensi non appena venne colpito da un'onda che gli sbatté violentemente la testa contro la parete.
Nella sua casa, come nella stalla, gli avventurieri vissero l’esperienza ineluttabile per la prima volta; la parte peggiore, però, era probabilmente il sopportarla insieme a coloro con cui stavano dormendo. Si dice che sia meglio non essere soli nella sventura, ma non quando non puoi fare niente per impedirla, non quando si vedono le persone attorno fallire, morire prima di te, come a dimostrarti che non c’è via d’uscita e non c’è niente che tu possa fare per salvarle.

Eppure qualcuno si sarebbe salvato; qualcuno sarebbe sfuggito a quell’incubo tanto rapido quanto crudele e doloroso. Vicino all’orchessa ci sarebbe stato solo un bambino terrorizzato. Un figlio che si sarebbe sentito solo, non potendo vedere la madre da nessuna parte, quasi fosse stata risparmiata dall’esperienza dell’incubo che vivevano tutte le persone all’interno di quella che prima di ridursi a frammenti di legno era una palizzata.
Per l’ennesima volta.


QM PointCome probabilmente avrete immaginato, si svolge il sogno.
L'acqua vi sveglia all'interno di esso e vi ritrovate circondati dalla nebbia. Vedete le persone attorno a voi morire mentre e anche voi vivete la vostra fine. In particolare: il personaggio di Endymyon sente un freddo da far gelare le ossa, Bambino vede Greta gettarsi nella corrente per inseguire la bambola di pezza sfuggitale, Alaria si ritrova ad affrontare l'acqua da sola con il figlio di Josefine.
Prima di postare descrivendo come il vostro personaggio vive l'incubo, dovete aspettare il post, e le direttive, di Hole.
Edit: ho corretto qualche svista grammaticale (ripetizioni).



Edited by Desdinova - 27/1/2015, 16:37
 
Top
view post Posted on 27/1/2015, 16:02
Avatar

Cardine
·······

Group:
Member
Posts:
7,349

Status:


npjtzl

Assistirono, completamente impotenti, alla loro atroce e soffocante morte. Peccato che la loro disavventura fosse ben lungi dalla sua fine, poiché presto si sarebbero svegliati di nuovo - anche se in una situazione radicalmente diversa.

Forse si sarebbero accorti di trovarsi lì, in mezzo alla piazza di Penteref, come se ci fossero stati da parecchio tempo e solo gradualmente fossero riusciti a diventarne consapevoli. Forse ancora avrebbero spalancato occhi e bocca all'improvviso, annaspando in cerca dell'aria che era stata loro privata dall'acqua, in quel disastro che pareva essere successo nemmeno un istante prima.
In ogni caso si sarebbero trovati lì, illesi, asciutti e soli.
Apparentemente.
La tremenda sensazione di non esserlo non avrebbe dato loro tregua nemmeno per un momento.

Non era rimasta la minima traccia della disastrosa calamità appena avvenuta, e si trattava di un'incongruenza decisamente inquietante. Le strade vuote del paese erano coperte di cenere, la stessa che avevano visto cadere. Non vi erano segni che in quel posto fosse mai passata la tremenda inondazione della quale erano stati, loro malgrado, testimoni. Le palizzate erano ancora alte ed intatte, così come le case. Non c'erano detriti, pozze e men che meno corpi senza vita trasportati dalla corrente. Tutto sembrava tornato alla superficiale normalità, quella che segue il disastro o che lo precede appena.
Ma dov'erano finiti tutti quanti?
Sarebbe stato difficile non chiederselo, e ancor più complesso rispondere.
Penteref era avvolta da una nebbiolina sinistra che la chiudeva in una cappa fumosa. I contorni delle case erano sfocati, così come il cielo e l'oscuro orizzonte, ma tutto era come doveva essere. Non pareva esserci nulla di terribile che incombesse come una ghigliottina sul piccolo insediamento. Nessun rombo, nessuna luce, nessuna presagio di una fine ineluttabile. Il silenzio tombale, opposto al rombo dell'acqua impetuosa, risultava proprio per questo motivo quasi rassicurante. Peccato che rendesse il villaggio deserto più simile a un cimitero.
Soltanto le due lune, ora alte nel cielo, erano in grado di oltrepassare la densa coltre di nebbia. La loro luce tenue e soffusa illuminava appena la piazza, rilegando Penteref in un limbo tra notte e giorno. E quella nebbia, che pareva addensarsi o diradarsi ritmicamente, come un calmo respiro, creava sfumature e giochi di luce.
I malcapitati sognatori avrebbero potuto loro stessi constatare la solitudine alla quale erano stati condannati: nemmeno dentro le stesse case, qualora avessero scelto di visitarle, vi era qualcuno - amico o nemico. Non c'erano altre tracce nella cenere, se non quelle lasciate da loro stessi dietro di sé.

Penteref era silenziosa, immobile, vuota.
In una parola, lugubre.

Ma nel centro della piazza, sotto lo strato di cenere, qualcosa si mosse una volta, e una volta ancora. Pulsava, si contorceva, tentava di squarciare quel velo che la teneva rilegata sotto la superficie. Poi parve trasformarsi in un gorgo, poiché risucchiava al suo centro la polvere grigia per poi plasmarla e darle forma. Pura volontà che cercava di imporsi in quel mondo onirico, a discapito del suo padrone.
L'aberrazione si sarebbe formata davanti ai loro occhi senza che loro potessero evitarlo, ed avrebbe assunto le fattezze più disparate, dettate dall'inconscio dello stesso sognatore.
Sarebbe stato il più inaccessibile dei sogni, o il peggiore degli incubi?

Non era di certo la realtà, quella in cui si trovavano.
Presto si sarebbero accorti quanto fosse spaventoso il loro nemico.
E di quanto il dolore, anche in sogno, fosse dannatamente reale.


QM PointDopo la vostra morte da annegamento, nel sogno, vi svegliate in una Penteref completamente deserta e silenziosa. Siete soli e divisi, ma dovete affrontare una minaccia comune a tutti: si tratta di un sogno o incubo, un'aberrazione liberamente personalizzabile che in termini tecnici avrà la vostra stessa pericolosità.
Questo turno si svolgerà come un combattimento autoconclusivo. Libera personalizzazione sulla forma assunta dall'aberrazione. In ogni caso quella vi attacca con una tecnica offensiva qualsiasi, a vostro piacere. Unico appunto per movimentare il tutto: la natura di questo primo attacco sarà psionica se la figura creatasi è un sogno o qualcosa di positivo, mentre sarà magico/fisica se si tratta di un incubo o qualcosa di equivalente. In buona sostanza essa cercherà di uccidervi, ma scegliete voi le dinamiche.
Si tratta, vista la pericolosità equivalente alla vostra, di una sfida impegnativa. Usate pure tutte le vostre energie, senza farvi troppi problemi su quel che arriverà dopo. Ricordate che siete in un sogno. Potrete inoltre sfruttare l'oniricità di questo a vostro vantaggio. Come? Incongruenze, leggi delle fisica che non funzionano più come dovrebbero... Sceglietelo voi, nei limiti del buonsenso e della sportività.

@Zis: l'intruglio ti ha in qualche modo calmato e rafforzato. Affronterai il combattimento con il 110% di energie.
@Endymyon: ti sei addormentato all'aperto. Senti freddo, tanto freddo. Consideralo come un malus liberamente interpretabile.
@Grim: Vergilius ti segue, ed essendo all'interno del sogno assume le fattezze di un compagno animale, che potrai utilizzare.

@Tutti: avete 6 giorni da adesso per postare. Buon divertimento! (:

 
Top
zis
view post Posted on 2/2/2015, 19:14





Il mio nome è Alaria e questo corpo non mi appartiene:
io sono una fata.





L'acqua,
quel magnifico elemento che dona la vita, un elemento purificatore che lava via tutte i mali del mondo.
Le leggende narravano che un grande nubifragio cadette sul mondo per epurare coloro che avevo perso la retta via, forse solo pochi giusti si sarebbero salvati; ma non eravamo noi.
Non ero io.
Il bambino di Josefine era con me mentre l'acqua iniziava a salire sempre di più all'interno della casa, come se ci fossimo trovati in un recipiente chiuso con delle pareti e l'acqua non potesse far altro che aumentare inesorabilmente.
L'angelo dai capelli bruni non era con me, non era col suo figlio, non era lì a difenderlo e aiutarlo, perché?
Sembrava una buona madre, allora perché mancava all'appello?
Presi tra le braccia quel piccolo essere che sprofondava nel mio petto e nel mio corpo di grandi dimensioni.
Stai tranquillo.
Gli accarezzai i capelli molto delicatamente mentre l'acqua saliva.
E' solo un sogno, non soffriremo.
Continuai ad accarezzarlo e stringerlo con una forza amorevole, nonostante l'acqua violenta ormai creava forti correnti.
Non volevo che mi fosse portato via.
Non l'avrei permesso.
L'avevo giurato sul mio onore: li avrei protetti dall'onda.
Ci sono io a proteggerti.
Nessuna delle mie parole fu veramente detta.
Pensavo di avercela fatta, ma eravamo già sotto la cristallina e bagnata morte che continuava a farci velocemente affogare.
Dentro di me ero particolarmente calma, nonostante le sensazioni che provassi fossero quasi realistiche, sentivo che non sarei morta lì.
Non disperavo quindi, sopportavo quella sorta di dolore e panico momentaneo, chiudendo gli occhi e sperando che finisse in fretta.

°

Mi ritrovavo al centro del villaggio, la luce delle due lune filtrava attraverso la nebbia rendendola di un color simile alla terra brulla e secca, tendente, tuttavia, quasi al rosso.
Non sentivo freddo, nonostante mi trovassi all'esterno e questo non era spiegabile in altro modo se non che stessi ancora sognando.
Potevo sembrare stupida, ma ragionamenti logici come questi erano alla portata della mia mano.
Ero consapevole che stessi ancora sognando, questo era un desiderio che avevo sempre bramato, se questo si svolgeva soltanto nella mia mente potevo alterarlo a mio piacimento.
Puff.
Una fetta di torta comparve all'improvviso davanti a me.
Continuavo a sentire un gusto amaro in bocca e volevo togliermelo.
Oh, quanto era bello sognare.
Eppure mentre assaporavo quella prelibatezza del mondo onirico, sentivo una cappa di ansia crescere sempre più dentro al mio cuore.
C'è nessuno?
L'eco della mia voce e poi
un silenzio tombale.
Continuai a mangiare la torta, mentre mi guardavo attorno in modo circospetto.
La nebbia iniziò a mutare colore divenendo sempre più scarlatta, sempre un colore simile al sangue.
Questo è il mio sogno! Sole, esci!
Nulla accadde.
Guardai le mie mani e la fetta di torta era anch'essa scomparsa.
Un'ombra scura iniziò a fare capolino nel mio range visivo, all'interno della nebbia.
Chi è là?!
Feci un leggero passo indietro, sentivo il cuore battermi forte, l'adrenalina che scorreva nel mio corpo pronta per farmi scappare.
Anf... anf...
il mio respiro si faceva affannoso, mentre lentamente
molto lentamente
l'oscura figura iniziava ad avere contorni sempre più delineati man mano che si avvicinava a me.
CHI SEI?!
Persi l'equilibrio e caddi indietro sulla schiena.
Ormai l'essere era vicino.
Alzai il braccio come per proteggermi il viso e chiusi gli occhi con tutta la forza che avevo in corpo, come se un colpo di grazia stesse per essere sferzato contro di me.
Sono io, mia cara Alaria.
Aprii gli occhi e vidi una donna.
I capelli castani, il volto carino... Josy?
Eppure le sue pupille erano bianche e dalla bocca sottile semi aperta si notavano i suoi denti affilati e una lingua biforcuta.
Josefine? No, non sei tu.
Perspicace.
Non usare questi paroloni con me.
La mano della donna si posò sulla sua fronte coprendo gli occhi, scuotendo leggermente la testa come se avessi detto qualcosa senza senso.
Sono un tuo sogno in fondo, è ovvio che non sono la vera Josefine.
Ero più soddisfatta della spiegazione ora.
Mi hai spaventata.
Beh, questo è un incubo... era proprio il mio scopo.
Mi rialzai, anche la sua voce era diversa, distorta, sibilante.
Beh, dimmi, che ci fai qui?
Sono venuta per ucciderti.
Di nuovo? Ero già morta nel sogno prima, non avevo voglia di riprovare la stessa esperienza.
Che palle...
Sbuffai.
Anche se siamo in un incubo la volgarità non è accettabile.
Guardai verso il basso, comprendendo l'errore commesso.
Scusami Josefine. Mi spiegheresti però perchè hai quell'aspetto?
I sogni e gli incubi si compongono delle esperienze della vita, oggi hai provato emozioni molto forti a fianco di questa donna è normale che il tuo subconscio stia evocando questa figura.
Sì... ma non voglio combattere contro di te.
Ti svelo un segreto? Sai perché ho considerato questo un incubo?
Non era così spaventoso in effetti, stavamo solo chiacchierando.
Se muori qui, sei morta anche nella realtà.
Le sue labbra sottili si dilatarono in un sorriso maligno.

°

Colei che aveva assunto le sembianze del mio dolce angelo scattò di lato, la sua velocità era considerevole, maggiore rispetto alla mia.
La sua agile e snella figura sfilava era entrata nel campo della nebbia e solo una leggera ombra mostrava il punto in cui si trovasse.
Mi spuntò da dietro, si accovacciò rapida e con una rotazione del corpo di 360° a gamba tesa colpì le mie gambe facendomi cadere a terra sulla schiena.
Estrasse velocemente un coltello.
Il braccio era disteso in alto, la lama sottile e affilata era lucidissima e rifletteva la nebbia rossa, come se si fosse macchiato di sangue ancor prima che affondasse nel mio corpo.
Ecco che scendeva.
Guardai triste il volto della mia Josy, così simile eppure così diverso.
Possedeva i suoi tratti a parte le pupille bianche e la bocca.
La mia pelle dell'addome si indurì istantaneamente, poco prima che la lama penetrasse all'interno del mio corpo.
Otto colpi, otto ferite superficiali si aprirono nel mio torace e nel mio addome.
Sentivo veramente il dolore.
Lo provavo.
Che sogno era?
Le sensazioni continuavano a rimanere sempre presenti era come quella volta nella biblioteca.
E questo gusto amaro persistente in bocca, nonostante la torta mangiata prima cos'era?
L'infuso?!
Aveva lo stesso sapore.
Il decotto di erbe di Josy.
La mia cara Josefine.
Sentivo la sua forza correre dentro di me, sentivo la sua protezione e l'amore che provavamo l'un per l'altra.
Sapeva che ci sarebbe stato questo sogno e voleva proteggermi.
Tu... tu come osi appropriarti delle sue sembianze?
Sentivo la mia volontà scivolare via.
Era già successo.
Pagherai per aver compiuto certe azioni con l'aspetto di Josy. Questo è un insulto.
I miei muscoli si contrassero dall'ira che cresceva sempre più dentro di me.
Si ingrossarono, sentii una forza devastatrice crescere, presto sarebbe giunta la fine.
Afferrai per il braccio l'usurpatrice e con tutta quella rabbia la sbattei a terra.
Mi rialzai, ma ormai non ero più io a controllare le mie azioni.
Muori, muori, muori...
Continuavo a sussurrarlo all'infinito.
Sì, era un incubo.
Ma non per me.
Mentre ancora era a terra sferrai un forte pugno a livello della bocca del suo stomaco.
Josy rotolò di lato, restando a carponi per qualche istante, sembrava cercasse di riprendere il fiato che le era stato tolto dall'ultimo colpo.
Non riusciva a sopportare il dolore come me, non era una fata.
La guardai dall'alto in basso con disprezzo, continuando a sussurrare malvagie ingiurie.
Scendeva del liquido dal suo volto nascosto dai capelli arruffati, a causa della battaglia, tuttavia non era saliva, non era sangue, erano lacrime.
Piangeva.
E se io f... fossi veramente Josy?
Singhiozzava.
Sentii un'eterna tristezza dentro di me, cosa stavo facendo?
Ormai ero in preda a uno stato in cui avrei solamente potuto continuare a sferrare colpi all'infinito, distruggendo tutto ciò che si fosse trovato sulla strada.
La donna si alzò e spalancò le braccia come per dire fai di me cosa vuoi.
Mi avvicinai, non potevo controllare il mio corpo in quello stato.
Mi feriresti comunque, Alaria?
No, non lo farei ma è tardi.
Sentii una fitta al petto, guardai, c'era il pugnale dell'usurpatrice, era stato istantaneo e potente, tanto che non potei far nulla per evitare quel colpo.
Ancora l'aria vibrava attorno al pugnale tanto era stata veloce.
Pensava di poter giocare con i miei sentimenti mentre fossi stato nello stato di Berserk?
Illusa, l'unico motivo per cui mi aveva colpito non era perché fossi scossa, neanche perché avevo creduto alla sua bugia, era solo stata troppo rapida.
Ma ora con tutta la mia altezza coprivo la sua esile figura.
Grugnivo, proprio come fanno tutte le fate quando perdono il controllo.
Delle piccole gocce trasparenti scendevano dalla mia bocca.
Afferrai la donna per il colletto, la alzai da terra rapidamente e la sbattei al suolo.
Finiamola in fretta.
Era mia succube e sotto la mia volontà.
Avrei deciso io del suo futuro e purtroppo era atroce.
Sferrai otto pugni quasi istantanei verso il suo volto e la sua pelle si indurì appena un istante prima che andassero a segno, attutendone la forza e il danno.
Com'è che conosceva tutte le mie tecniche?
Come faceva a sfruttarle.
Io sono nata dalla tua mente, conosco tutto di te e posso fare tutto ciò che sei in grado di far tu.
Ma dalla mia parte avevo la forza che mi avevano donato la vera e unica Josefine.
L'effetto dell'ira sembrò svanire all'improvviso, i muscoli iniziarono a contrarsi in crampi dolorosi e sentii tutta la forza che avevo ottenuto svanire.
Avevo riottenuto completamente la mia coscienza, tutta la rabbia che avevo provato prima si era dissolta.
Sentivo solo più dolore e un grande senso di vuoto.
Nuovamente avevo causato distruzione e tristezza, ancora avevo fatto macchiare il terreno di sangue.
Avevo intrapreso quest'avventura per avere un nuovo inizio, per non sbagliare più... ma ero di nuovo caduta in quel terribile baratro oscuro, brulicante di pensieri malvagi che strisciano come vermi.
La donna, seppur barcollante si alzò in piedi, con un sorriso sul volto e qualche rigolino cremisi che scendeva ai lati delle sue labbra sottili.
Guardami mentre ascendo e genero la tua fine.
L'aria iniziò a vorticare attorno a lei, generando con essa un'aura spaventosa e diabolica.
Anche lei stava abbandonando la sua coscienza per ottenere il grande potere della violenza e della distruzione.
Un urlo agghiacciante e spaventoso uscì dalla sua bocca.
Provai il terrore e il disorientamento.
Scattò in avanti e due colpi furono sferrati al mio addome, tanto forti da farmi sbalzare indietro; per poco non perdetti l'equilibrio.
E mentre stava per sferrare il suo colpo di grazia, mentre vedevo la mia fine davanti agli occhi dissi le mie ultime parole.
Ti amo.
La abbracciai.
L'amore vinceva sempre su tutto.
Anche se non sei la vera Josy, sono felice di morire per mano tua. Forse è un'espiazione delle mie colpe.
Grazie.

Aspettai la fine, che non arrivò.
Sentii solo le braccia dell'avversaria appoggiarsi sulla mia schiena.
Vedetti il suo volto cambiare e diventare come quello splendido di Josefine, con anche le sue iridi colorate negli occhi non più bianchi.
Le labbra e i denti erano tornati normali.
Stava piangendo, ma di felicità.
Che strani sogni che fai, Alaria.




Pensato Alaria. Parlato Alaria.
Parlato d'altri.


Alaria
Mana: 100%
Cr 40%|Al 20%|Me 10%|Ba 5%
Stato fisico: 0/16 Normale.
Stato Mentale: 0/16 determinata.
Cs: 2 Costituzione - 1 Forza

Passive:


Abilità razziale: Sangue guerriero ~ I mezz'orchi sono nati come una razza di super mercenari. La loro potenza e le loro discrete abilità in qualsiasi campo li hanno resi inevitabilmente una delle razze più popolari fra le fila di un esercito, e le più utili. La stessa razza, intuendo che questo era uno degli unici modi che aveva per poter continuare a vivere senza subire notevoli discriminazioni, si è evoluta in questa direzione, per poter divenire l'unica e vera razza guerriera.
Grazie a questa "Evoluzione", i mezz'orchi si sono talmente abituati a combattere sempre in prima linea da poter sopportare e "ignorare" il dolore in battaglia. Questo non significa che non lo avvertono, certo, ma saranno talmente in grado di sopportarlo che sarà difficile vedere un mezz'orco soffrire a meno di non tagliargli un braccio, o ricoprirlo di ferite notevolmente profonde.
Questo permette quindi loro di continuare a combattere sempre e comunque, senza fermarsi, fino alla morte, rendendoli estremamente pericolosi in battaglia


Guaritore I: la principale capacità dei possessori di questo talento è quella di sopperire alle normali debolezze delle tecniche di cura utilizzate da qualsiasi altra persona. Se infatti normalmente - in termini tecnici - una tecnica di guarigione allevia un danno pari ad un livello inferiore alla potenza della tecnica, per chi possiede questo talento non sarà così: il danno curato dalle suddette tecniche sarà sempre pari al consumo e alla potenza della tecnica stessa.

Guaritore II:Ora non importa come le persone davanti a me soffrano, io posso sempre lenire i loro dolori.
Anche quelli dell'anima, della tristezza della paura.
Mi basta un'abbraccio, una parola gentile e tutti finalmente ritornano a sorridere.


Armi
Mazzafrusta
Scudo
Arco [15/15 munizioni]

1° round


Alaria
Mana: 110%-10%-0%=100%
Cr 40%|Al 20%|Me 10%|Ba 5%
Stato fisico: 3/16 Medie al torace, Basso alla gamba
Stato Mentale: 0/16 determinata.
Cs: 7 2 Costituzione - 1 Forza + 2 Forza, 2 Velocità

Finta Josefine
Mana: 100%-5%-20%=75%
Cr 40%|Al 20%|Me 10%|Ba 5%

Stato fisico: 3/16 Medie al torace, basso al braccio.
Stato Mentale: 0/16 determinata.
Cs: 3 3 Velocità.

Attive:
Finta Josefine:
[Pergamena Iniziale del Guerriero: Spazzata - consumo Basso].

[Pergamena Iniziale del Guerriero: Furia - consumo Alto]

Alaria:
Pergamena Iniziale del Guerriero: Tempra di Ferro - consumo Medio (difesa magica)

[Pergamena Iniziale del Guerriero: Berserk - consumo Nullo] + 2 Forza, 2 Velocità

2° round

Alaria
Mana: 110%-10%-0%-20%-10%=80%
Cr 40%|Al 20%|Me 10%|Ba 5%

Stato fisico: 5/16 Alto al torace, Basso alla gamba
Stato Mentale: 2/16 Medio confusa.
Cs: 7 2 Costituzione - 1 Forza + 2 Forza, 2 Velocità

Finta Josefine
Mana: 100%-5%-20%-20%-10%=45%
Cr 40%|Al 20%|Me 10%|Ba 5%
Stato fisico: 7/16 Medio al torace, basso al braccio, Medio alla schiena, Medio al volto
Stato Mentale: 0/16 determinata.
Cs: 3 3 Velocità.

Attive:
Finta Josefine:
[1° personale variabile psionica: danno variabile alla mente che si manifesta credendo alle bugie di Alaria] Consumo Alto.

[Pergamena Iniziale del Guerriero: Colpo Duro - consumo Medio].


Alaria:
[2° personale media psionica: difesa psionica media]

[Pergamena Iniziale del Guerriero: Furia - consumo Alto]


3° round

Alaria
Mana: 110%-10%-0%-20%-10%-40%=40%
[size=1]Cr 40%|Al 20%|Me 10%|Ba 5%

Stato fisico: 9/16 Alto più Medio al torace, Basso alla gamba, Medio ai muscoli
Stato Mentale: 3/16 Medio confusa, basso di paura.
Cs: 3 2 Costituzione - 1 Forza

Finta Josefine
Mana: 100%-5%-20%-20%-10%-0%-10=35%
Cr 40%|Al 20%|Me 10%|Ba 5%

Stato fisico: 7/16 Medio al torace, basso al braccio, Medio alla schiena, Medio al volto
Stato Mentale: 8/16 Critico che la rende commossa.
Cs: 7 3 Velocità. + 2 Forza, 2 Velocità

Attive:
Finta Josefine:
[Pergamena Iniziale del Guerriero: Berserk - consumo Nullo] + 2 Forza, 2 Velocità

[Pergamena Iniziale del Guerriero: Urlo di Guerra - Consumo Medio]

Alaria:
[1° personale variabile psionica: danno variabile alla mente che si manifesta credendo alle bugie di Alaria] Consumo Critico.




Note.
La bugia finale critica è "Anche se non sei la vera Josy, sono felice di morire per mano tua. Forse è un'espiazione delle mie colpe.
Grazie."
Alaria non vuole morire.
Boh, spero di non aver fatto troppi casini.
Finale mindfuck e nosense. *w*


 
Top
view post Posted on 2/2/2015, 23:33
Avatar

koneko no baka
··

Group:
Member
Posts:
485
Location:
montagne

Status:


Llusern
-Tracce sull'acqua-




La stanza esplose quando le palpebre si sollevarono rapidissime. Le membra si riscossero, le dita tremarono e negli arti serpeggiò l'adrenalina scuotendoli come fazzoletti nel vento. Eloise sollevò la testa, il collo ed il corpo come un'unica fluida e fulminea onda schizzando in piedi. Gettò gli occhi in ogni angolo, gli altri s'erano destati e si guardavano attorno con la stessa confusione che animava lei. E lo sgomento la raggiunse nel realizzare quanto reale fosse il fracasso spaventoso che aveva trascinato i quattro di nuovo sui loro piedi. Ma lontani erano i suoi pensieri dal portarla anche solo a immaginare quanto sarebbe successo di lì a poco. Perché fuori da quelle mura, oltre il perimetro di legni aguzzi, una gigantesca onda oscura e spietata stava per calare sul pugno di case con la forza con cui uno stivale annienta una formica. Si eresse sfiorando l'altezza delle due lune, come un'orrenda e malefica falce sul punto di mietere quel insieme timido e immobile di pietre, case e anime che rispodeva al nome di Penteref. E poi cadde, gridando come un falco che si getta sulla preda, ringhiando soffocate maledizioni in lingue sconosciute. E il suo infrangersi fu grandioso e magistrale, un impatto generatore di fuochi d'artificio le cui stelle d'acqua si colorarono di aria, terra e sangue.
Dea liquida e furibonda, si portò via le stradine del villaggio nel battito d'ali di un pettirosso, proprio come la notte prima, quella prima ancora e quella ancora precedente. La pietà scomparì dal cielo, quando le due lune si voltarono, adagiando lo sguardo complice di quel massacro immotivato altrove. E lei picchiò più forte, con più ira. Sfondò le porte e rese scaglie i fragili vetri alle finestre delle case, raccolse vite come primule e tarassachi e passò oltre, accompagnata da una noncuranza che solo i bambini sanno avere. Cadde dal cielo e dai soffitti, distruggendo i muri, i legni e le ossa come pani sottili e friabili, sfilando le assi dei tetti come una sarta farebbe con i suoi sottilissimi veli. E tutto si dipinse di tetre sfumature, come un acquerello rovesciato a terra prima d'essersi asciugato.
Eloise ascoltò le grida ed il frastuono mantenendo un inorridito silenzio, mentre osservava Jonah farsi possedere da una viscerale panico. Il taglialegna cercò di arrampicarsi su una parete, trattenendo a stento le urla terrorizzate. La sua voce graffiata e agonizzante gelava il sangue nelle vene della ragazza, che ancora faticava a rendersi conto di quanto sarebbe successo pochi secondi più tardi. Si udì un suono sinistro di metallo che si piega, si udì il rombo di una forza iraconda così vicina a loro da rendere l'aria nella stanza pesante e gelida, squarciata solo dalle urla disperate di Jonah. Una frazione infinitesimale di tempo precedette il disastro con un silenzio sovrannaturale e ovattato che avvolse la testa di Eloise come una benda pesante e spessa, come un abbraccio stretto e spaventato che lanciò impulsi terrorizzati a ogni suo singolo neurone, facendola fremere persino nei pensieri. Ricordava di aver già provato una sensazione del genere, in passato.


~



Il suo corpo esile avanzava spedito su una scia d'avorio che baciava la superficie scura di un lago incastonato come un opale scuro in una gola in mezzo alle montagne scoscese. Pareva quasi camminare sull'acqua, Eloise. E di fronte a lei, la schiena rivolta alle montagne una dama intoccabile e azzurrina la fronteggiava con astio. Le sue bracia affusolate erano aperte e lasciate a mezz'aria con la grazia di un angelo spietato che da una seconda possibilità alla sua preda. Ma la ragazza con i capelli di neve sembrava non curarsene e ogni passo pareva arrivare troppo presto, anticipando il precedente e accorciando drasticamente la distanza tra lei e la guardiana del lago e i suoi occhi disgustati. Ed ognuno dei secondi fatti di sguardi, contatti e pensieri sembrava scandire un'inesorabile e malefica lista di numeri discendenti a indicare il momento in cui tutto sarebbe cambiato e sbocciato come fiori all'alba, lo scadere della pazienza della donna il suo mutare improvviso e violento. Ma eccola, la tempesta fatta donna erigersi furiosa agitando il lago e le sue acque nere, i suoi occhi come tizzoni infuocati, il suo ruggito come tuoni da cieli altissimi e iracondi. Il suo corpo intoccabile si era curvato e gettato su Eloise, costringendola supina sulla passerella di pietra bianchissima.


~



Le grosse e ruvide assi di legno della porta vennero squarciate e separate tra loro violentemente lasciando che l'onda scura entrasse nella stanza, annientando la luce flebile delle candele e lasciando una penombra confusa ad avvolgere le Lanterne. Eloise trasalì alla vista dell'acqua non appena si riprese dal ricordo, nonostante le sembrasse davvero di essere di nuovo lì. Mosse passi rapidi verso il muro più lontano dalla porta, nella direzione in cui il taglialegna agonizzava in preda al terrore. Osservò il liquido tetro e torbido riversarsi nella stanza, riempiendola di detriti che aveva mangiato via dalle montagne e dalle strade di Penteref. E per qualche secondo continuò a cercare la salvezza nella direzione di ciò che infine sarebbe stato la sua condanna, le gambe tremanti e le caviglie fragili a condurla verso il muro di pietra più a ovest, quello senza vie d'uscita. Jonah smise di urlare all'improvviso nell'istante in cui l'acqua lo sbatté violentemente contro una parete, facendolo cadere teatralmente tra le onde. La ragazza allungò un braccio nella sua direzione, come se davvero avesse potuto far qualcosa per il derelitto. Ma prima marea le avea già lambito le gambe, inzuppandola fino alle ginocchia che scomparirono nel liquido agitato e nero. Si ritrovò a guardarle confusa e spaventata, e presa dal panico indietreggiò ancora. Ma quando le spalle sbatterono sulla pietra lei ebbe solo la certezza che in qualche modo non avrebbe davvero potuto finire tutto così. Sollevò la testa, gli occhi di smeraldo ora sgranati e spruzzati di terrore appena in tempo per guardare in faccia l'onda che se la sarebbe portata via.
E questa arrivò, schiacciando Eloise contro la perete e sommergendo l'intera stanza. Giacché si era preparata appena prima, la ragazza non sbatté la testa sulla pietra, iniziando subito a nuotare nella direzione che sperava essere la superficie. La corrente la spingeva e la trascinava senza lasciarle secondi di tregua, facedola volteggiare come una farfalla nella brezza lontano e vicino al soffitto, allungando il suo agitare convulso di arti nella ricerca disperata di aria. La forza e l'adrenalina bruciarono le sue membra prsino nell'istante in cui inizio a spostarsi senza muoversi verso una delle pareti. E a quel punto un dolore lancinante alle costole a costrinse a fermare il suo agitarsi nel vuoto. Venne spinta contro uno dei muri, schiacciata dal qualcosa che non riuscì a distinguere la cui pressione sul suo torace aumentava ogni secondo di più, impedendole di muoversi. Ora tutto il suo corpo era premuto contro la parete e con orrore si rese conto di non avere nessuna sensibilità nelle gambe. Se avesse avuto ancora aria avrebbe gridato, ma i polmoni le pulsavano nel petto duettando con il ritmo disperato del suo piccolo cuore. Cercò di spingere l'ostacolo che la schiacciava lontano da lei, piantò i palmi delle mani sulla superficie e ci scaricò tutta la forza che le sue braccia esili ancora possedevano, ma senza ottenere nulla.
E a quel punto un rumore sinistro giunse alla sua mente dall'interno, rieccheggiando perfidamente migliaia di volte. Un suono di ossa spezzate che si sfiorano l'una con l'altra, un frusciare di frantumi che si conficcano nei tessuti morbidi dei polmoni e della pelle. Lasciò che il respiro fuggisse dalle sue labbra, allontanandosi dal lei in tante bolle contorte e schiacciate dalla corrente. Le sue lacrime si mescolarono con l'acqua scura che l'avvolgeva e mentre guardava con tristezza i suoi capelli disegnare curiose spirali senza la forza della gravità a chiamarli in basso, Eloise prese un respiro. Le costole spezzate gracchiarono nell'allargarsi un'ultima volta, i polmoni si riempirono di liquido infuocato smettendo di muoversi. la ragazza abbandonò la presa sulla roccia che schiacciava il suo piccolo corpo contro la parete e lasciò che la vita scivolasse fuori da lei senza il potere di fermarla. Tutto si spense in qualche secondo, persino il suono assordante dell'acqua che continuava a distruggere attorno al suo corpo, ora mosso solo dalla corrente.


~



HXaE1ah
Un silenzio tetro e surreale galleggiava sulla piazza e le case di Penteref, sospirando agli angoli delle case e gridando nelle orecchie di Eloise che fu come se avesse aperto gli occhi in quel preciso istante. Prese a respirare affannosamente, si riempì i polmoni fino a sentire il torace dolere per lo sforzo. Portò le mani allo sterno, saggiando l'interezza delle sue costole mentre ancora l'aria entrava e usciva a preoccupante velocità. Si piegò appena un poco, le mani agitate al petto, lasciando che i capelli le cadessero davanti agli occhi a coprire qualsiasi cosa fosse di fronte a lei. La testa le pulsava furiosamente, una pessima sensazione lambiva i suoi ricordi impauriti e le sue domande confuse. La sorpresa del rendersi conto della concretezza degli eventi appena vissuti la spaventò ancor di più nel sentire tessuti asciutti e caldi sulla sua pelle ancora percorsa da brividi.
Non appena il respiro fu di nuovo normale, la ragazza sollevò la testa e raddrizzò il tronco, facendo roteare lo sguardo attorno. La sua figura esile situata in mezzo alla piazza di Penteref la fece sentire ancor più minuta di quanto già non fosse. Posava i piedi su una coltre splendida e misteriosa di farinosa cenere, che ammantava tutto il villaggio rilucendo appena sotto le due lune ancora alte nel cielo notturno. Nell'osservare quello spettacolo silente e incomprensibile, dentro di lei si fece largo la sensazione di poco prima, un pensiero chhe rodeva tutti gli altri con un'iquietudine e un'appena velata certezza di non essere sola. E nel voltarsi verso l'entrata del villaggio nutrì quel suo presetimento con un nuovo volto, di fronte a lei. Una figura si ergeva con grazia diradando appena la il velo di nebbia sottile attorno a lei. Il corpo esile avvolto da un mantello logoro verde brillava sotto i raggi delle lune come una perla lucente, come una stella abbanonata in quel villaggio silenzioso e abbandonato. Con lentezza misurata la ragazza aveva voltato la testa nella direzione di Eloise, lasciando che i lunghi capelli sciolti e le piume tra essi dolcemente intrecciate si scostassero dal suo viso con delicatezza divina.
La consapevolezza del conoscere quei lineamenti proibiti arrivò come una primavera, esplodendo negli occhi di bosco della ragazza in scintille gioiose. Di fronte a lei, la ragazza di pensieri, nostalgia e risentimento che rispondeva al nome di Noctua, manteneva una posizione immobile e neutra dipinta di luce. Intrecciava il suo sguardo spento con quello confuso e lieto di Eloise, i loro occhi tremavano impercettibilmente. E il distante sorriso che naque senza preavviso sul viso della ragazza con le piume di gufo tra i capelli rese l'atmosfera tra le due ancora più incomprensibile, seppur più quieta e pura. Una sorta di tepore rassicurante avvolse la mente di Eloise, mettendo a tacere ogni altro stimolo e pensiero, creando una voragine tra la tranquillità e le domande razionali che avrebbero dovuto spingerla a non fidarsi dell'illusione di fronte a lei. E la ragazza si ritrovò a sorridere, rilassando le spalle e lasciando cadere le braccia pallide lungo il corpo mentre osservava Noctua che con lentezza straziante si avvicinava a lei. La sua postura elegante e austera contrastava con la smorfia ingenua sul volto della ragazza con gli occhi di smeraldo, con il sorriso che si sarebbe pentita di aver solo accennato.
Una fitta improvvisa e penetrante parve implodere nella testa di Eloise nel guardare negli occhi Noctua a metà del tragitto nella sua direzione. La piazza e le case presero i colori e le forme di acquerelli lugubri e la ragazza perse l'equilibrio, senza capire cosa le stesse succedendo. Cadde sulle ginocchia e all'impatto con la terra coperta di cenere venne scossa da un brivido che la costrinse ad aprire di nuovo gli occhi e guardare in faccia ciò che mai si sarebbe aspetta di vedere. La ragazza dei sogni, in piedi di fronte a lei, abbassò la mano guantata chiusa a pugno sul suo viso di rose con forza. Eloise fermò la sua rapida discesa al suolo con il gomito destro appena prima di immergere la faccia nella cenere. Il respiro le mancò per lo sconcerto mentre osserava il terreno sotto di lei macchiarsi di tre gocce cremisi. Un suono metallico l'obbligò a voltarsi di scatto. In pochi secondi accadde tutto il resto. Eloise incrociò lo sguardo di Noctua iniettando la sua mente di voci e levandosi in piedi mentre l'altra barcollava lievemente portandosi una mano alla fronte e abbassando quella che reggeva una lunga spada lucente. Nella piccola frazione di tempo che aveva rubato, la ragazza con i capelli candidi sfilò le sue due lame le incantò premendo forte le dita sull'elsa e lasciando scorrere l'energia fino alle punte, poi si gettò su Noctua. Il metallo fulmineo fischiò nell'aria immobile, trapassando il braccio che la ragazza con il mantello verde aveva sollevato per difendersi, lasciando che una smorfia delusa colorasse il suo bel viso. La seconda spada invece percorse una traiettoia più lunga della precedente, infrangendosi al suolo in un soffio di cenere e nebbia. Eloise sollevò la testa appena nell'istante che precedette l'attacco di Noctua. E sebbene la sua agilità fosse sopraffina, la spada della ragazza di piume e pensieri accarezzò con violenza inaspettata la sua gamba, provocando uno squarcio profondo sulla sua parte superiore.
Un grido spaventato e dolente fuggì dalle sue labbra rosse di sangue versato poco prima, mentre Noctua con pochi rapidi passi frapponeva distanza tra loro. Riprese fiato. La ferita all'arto la faceva tremare violentemente, ma la voragine di smarrimento e dolore dentro al suo cuore le mordeva la gola brutalmente. Altri pensieri cercarono di affiorare come naufraghi aggrappati al ponte di una zattera ma lei non ebbe la forza e il desiderio di dare loro una possibilità. La sensazione di aver già vissuto quel momento la schiacciò con spietatezza, lasciandola a combattere le sue incomprensioni e le scariche di adrenalina che la percorrevano a intervalli incostanti provocando sporadici spasmi delle spalle minute. Combattere Noctua la faceva sentire colpevole di aver spezzato catene di regole antiche e sacre, criminale infame condannata a morire di vergogna e pentimento. Ma dentro di lei sentiva con una certezza sempre crescente che quelle mani meravigliose avevano ferito ancora la sua pelle d'avorio. Ma in quel momento, il tempo per scegliere scarseggiava e rimanere viva era d'obbligo. Il suo pensiero tornò per pochi attimi alle Lanterne, sconcertandola all'orribile certezza del non aver idea di dove avrebbero potuto trovarsi. Si raddrizzò, aiutandosi con le spade puntellate al terreno che rinfoderò poco dopo. Nei secondi che seguirono pregò se stessa in silenzio, affinché si potesse perdonare ciò che stava per fare. Avrebbe voluto potersi promettere certezze, ma l'unica speranza a cui giunse fu concentrarsi sul dolore alla gamba sanguinante e trovare coraggio in essa.
Si concentrò sulla figura di Noctua poco distante da lei, come a prendere la mira per un'arma invisibile e intoccabile. Batté le palpebre a vuoto un paio di volte e alla terza i suoi occhi iniziarono a vedere le ormai familiari volute di oscurità ed emozioni che la circondavano ogni momento. Queste, come a riconoscere un muto segnale si radunarono di fronte a lei. E decine di ali nere se li portarono via, lanciando la nebulosa nera e gracchiante nella direzione di Noctua. Quest'utima parve quasi sorridere sadicamente divertita nel guardarli arrivare. Eloise la osservò sollevare il braccio armato di spada e lasciare che i corvi le passassero attraverso divenendo brezza gelida. I suoi capelli meravigliosi danzarono macabri mentre ill sorriso sulle sue labbra si allargava impercettibilmente, senza comunque concedere ilarità ai suoi occhi. Non appena i volatili si furono completamente dissolti nell'aere dipinto di sottilissima nebbia smossa da quelle che erano state le loro ali, la ragazza con i capelli canuti sollevò a sua volta il braccio, posizionando la piccola mano candida a mezz'aria. Allineò le dita con la punta della spada di Noctua, scrutandone con astio la lama ora lucente del suo sangue, che si raggruppava ai lati come seguendo tracce invisibili di minuscole vene a fuggire dal centro. Con la certezza di quel liquido scarlatto immaginò di poter afferrare quella stessa spada e fare della terra il braccio che aveva mosso la spada per squarciare la sua pelle poco prima. Fissò intensamente gli occhi di Noctua, che ricambiò lo sguardo con indifferenza, per secondi che parvero venire divorati dal tempo senza pietà. Poi un'espressione inorridita si dipinse sul suo volto, il sangue prese a scorrere sul suo braccio, tutto attorno a esso, disegnando un cerchio attorno all'arto come un bracciale di rubini nel tessuto della sua manica. Lasciò cadere la spada, curvando le spalle e portando una mano alla ferita appena apparsa sulla sua pelle di gigli. Le sue labbra si schiusero, ma non un suono uscì da esse. Un sospiro soffocato scivolò nella notte, come se la ragazza stesse tentando di trattenere parole o grida. I suoi occhi esaminarono con una certa discreta curiosità il taglio dipinto sul suo braccio e la manica intatta su cui la macchia cremisi si espandeva Clentamente. Poi il suo sguardo tornò a Eloise, la quale ricambiò con un'espressione malinconica e angosciata. Qualcosa nei suoi occhi ora bui stava chiedendo perdono per le sue azioni, facendole scorrere alcune lacrime sulle guance arrossate dal gelo notturno e dalle ondate di dolore irradiate in tutto il corpo da quella fessura sanguinante nella sua gamba aperta sul mondo esterno. Di fronte a lei la cenere prese forma seguendo i disegni meravigliosi che Noctua componeva nella nebbia con il braccio illeso. Onde maestose e creature angeliche danzarono nell'aria fendendo la nebbia con infinita leggiadria mentre la ragazza con la cappa verde spento disegnava nella notte. Approfittando dei momenti in cui gli occhi di Noctua si perdevano nella cenere, Eloise si avvicinò a una delle abitazioni, zoppicando appena. Scelse fra quelle la più bassa e sforzandosi con rabbia ne scalò i muri e raggiunse il tetto, rannicchiandosi sulla paglia. La cenere dove lei posava i piedi poco prima venne risucchiata nei vortici aggraziati sopra la figura di Noctua, poco lontano da lei. La ragazza con i capelli di luna sfilò l'arco dalla spalla ed estraendo una freccia dalla faretra la incoccò saggiando il vento. Ma nonostante la cenere si stesse muovendo nell'aria, non vi era nemmeno un accenno di brezza, così la ragazza lasciò andare il dardo, che si allontanò da lei fischiando appena nell'aere notturno. Quel suono bastò a smuovere Noctua dal suo dirigere i petali d'argento nel cielo, che scagliò in direzione dell'altra, sul letto della piccola casa. Eloise alzò lo sguardo appena in tempo. L'onda di cenere si diresse verso di lei, abbastanza larga da coprire tutto il tetto, abbastanza rapida da ferirla e farla cadere, considerando l'instabilità della sua gamba. Corse più in fretta di quanto le fosse concesso verso il bordo del tetto, dove - poco più in basso - una piccola casetta per la legna divideva un muro con l'abitazione. Senza aspettare oltre saltò, facendo attenzione ad atterrare sull'arto illeso.


~



Non appena la nuvola di cenere si fu diradata Eloise si alzò, caricando il peso su una gamba e aiutandosi con le braccia. Sollevò lo sguardo, scuotendo la testa per liberare i capelli dalla polvere grigia e i sioi occhi si ritrovarono a cadere nel luogo dove poco prima era posizionata Noctua. Lei non era lì, la freccia diretta a lei spuntava dal terreno, conficcata quasi orizzontalmente. Passarono minuscole briciole di tempo tra lei e la realizzazione del respiro alle sue spalle.


« Sciocca. »



Una mano gelida sulla sua spalla la schiacciò in basso, costringendola in ginocchio. La voce piatta e morta della ragazza con le piume di gufo tra i capelli la consumò risolutivamente, lasciandola a tremare sotto il suo arto delicato. Una tempesta di emozioni imperersava nella sua mente, rendendo ogni tentativo di reagire vano e sprecato. Poi una mano di Noctua aveva disegnato una leggerissima carezza sulla guancia della ragazza che poco prima aveva colpito così crudelmente. Poi la mano era tornata sulla spalla, spingendo quasi dolcemente il corpo esile di Eloise verso la piazza, giù dal tetto della piccola casetta di legno.
In quei pochi secondi la ragazza perse i sensi, atterrando prona nella cenere e sollevandone una soffice nuvoletta. Sopra di lei le due pallide lune osservarono senza fiatare quella scena malinconica. E Noctua svanì nella notte di ghiaccio, divenendo cenere, nebbia e poi nulla.




Llusern
-Tracce sull'acqua-


Specchietto con riferimenti al mini autoconclusivo


turno I

Noctua
- attiva di primo livello del talento Ammaliatore
> consumo BASSO - danno psionico BASSO
energia 95%
fisico 16/16
psiche 16/16

Eloise
energia 100%
fisico 16/16
psiche 15/16

----

turno II

Noctua
pergamena iniziale Indebolire - classe Ladro -
consumo BASSO - danno psionico BASSO <
90% energia
16/16 fisico
16/16 psiche

- pergamena iniziale Attacco Furtivo - classe Ladro
consumo MEDIO - danno fisico MEDIO <
energia 80%
fisico 16/16
psiche 16/16

Eloise
attiva di primo livello del talento Assassino -
consumo BASSO - danno psionico BASSO <
95% energia
14/16 fisico
14/16 psiche

pergamena iniziale Tranquillizzare - classe Mentalista -
consumo ALTO - danno psionico MEDIO + MEDIO (difendibile solo fisicamente) <
75% energia
14/16 fisico
14/16 psiche

----

turno III

Noctua
- abilità personale variabile (il caster spende un consumo par o inferiore al danno che dovrebbe subire rendendosi inafferabile e riuscendo a schivare gli attacchi di natura fisica)
> consumo MEDIO
energia 70%
fisico 14/16
psiche 15/16

- pergamena comune Aggresione - classe Ladro
> consumo ALTO - danno fisico ALTO
energia 50%
fisico 14/16
psiche 15/16

Eloise
- pergamena iniziale Stormo Illusione - classe Mentalista
> consumo MEDIO - danno psionico MEDIO
energia 65%
fisico 10/16
<psiche 13/16

- abilità personale variabile (il caster penetra la mente dell'avversario facendogli credere di subire ferite fisiche, queste ultime saranno dunque reali)
> consumo ALTO - danno fisico ALTO
energia 45%
fisico 10/16
psiche 13/16

----

turno IV

Noctua
abilità personale variabile (il caster alza "barriere" mentali che lo difendono dagli attacchi psionici) -
consumo MEDIO <
40% energia
10/16 fisico
15/16 psiche

pergamena comune Campo Telecinetico - classe Ladro
consumo ALTO - danno fisico MEDIO + danno psionico MEDIO <
20% energia
10/16 fisico
15/16 psiche

Eloise
attiva di secondo livello del talento Assassino -
consumo MEDIO <
35% energia
10/16 fisico
13/16 psiche

pergamena ultima Sfuggente - classe Mentalista -
consumo ALTO <
15% energia
10/15 fisico
13/16 psiche

----

turno V

Noctua
- pergamena iniziale Indebolire - classe Ladro
> consumo BASSO - danno psionico BASSO
energia 15%
fisico 10/16
psiche 15/16

Eloise
energia 15%
fisico 10/16
psiche 13/16


Note tra il quarto e il quinto turno - che poi è più una conclusione che un turno di gioco - Noctua si "smaterializza" e riappare dietro Eloise sfruttando "l'effetto onirico" dell'ambientazione. Inoltre chiarifico che inizialmente e nella conclusione Eloise indugia ad attaccare Noctua per via dei suoi sentimenti nei suoi confronti e per la confusione che tutto ciò le crea. Noctua è un sogno di Eloise, perciò inizialmente attacca Eloise con una tecnica d natura psionica.

Ecco il mio post. Chiedo scusa per la lunghezza esagerata e per la - molto probabile - scarsezza della strategia del duello. È il mio primo autoconclusivo in assoluto e ho cercato di fare del mio meglio. Buona lettura ^^

Edit corretto una piccola svista.


Edited by aki - 3/2/2015, 00:48
 
Top
view post Posted on 3/2/2015, 00:00
Avatar

Studioso
····

Group:
Member
Posts:
1,082

Status:



Llusern

Tracce sull'acqua -
Sotto la falsa luna.




C
’era un certo senso di pace in quella situazione. Le membra inerte, la mente annebbiata…il buio. Come dormire. Oh, un lungo sonno. Probabilmente un sonno privo di risveglio. L’acqua li aveva colti nel sonno. Come preannunciato dal capovillaggio. Nuotare era inutile perché l’acqua sembrava spinta ben oltre la propria potenza naturale. La stalla era stata rasa al suolo dall’onda e una trave l’aveva colpito in pieno mentre cercava di allungarsi a salvare Rose…la luce si era spenta in pochi istanti e l’acqua aveva riempito i polmoni dello sciamano, spingendolo sempre più a fondo. Sempre più lontano dalla vita.

Tossì. Acqua e fango e sangue chiazzarono il terreno intorno alla bocca.
Prese una boccata d’aria. Avidamente si impossessò dell’ossigeno come un profugo ad un buffet.
Una trave lo premeva a terra, riverso sullo stomaco circondato dal nulla e dall’ultimo scrosciare di piccoli rivoli d’acqua.
Uno spasmo gli attraversò le braccia e le gambe. Gioì nel dolore, rincuorato di poter sentire tutti i propri pezzi. Si trascinò fuori dalla morsa delle macerie e si mise in ginocchio. Acqua torbida scorreva copiosa dai capelli e dalle vesti, luccicando macabra nella notte stellata.
La luce delle due lune rischiarava a giorno il villaggio, o quello che ne rimaneva. Un primo sguardo attorno a sé, non rivelò la presenza di alcun essere umano. Provò a rialzarsi e cadde. Al secondo tentativo si dovette bilanciare con le mani, come camminando su un filo sospeso. La sua lancia era conficcata nel terreno pochi passi avanti. Avanzò incerto, fino a quando le dita della mano sfiorarono sinuose l’asta d’osso. I contorni della scena si fecero offuscati, come da una nebbia innaturale. Sbatté le palpebre e scosse la testa per rimuovere il senso di fatica, ma la nebbia aumentava.
”Chi va là?” Gridò rivolto alla foschia, cogliendo appena qualche ombra. Silenzio. La presa di entrambe le mani si fece ferrea sull’arma. ”Mostrati. Non mi fai PAURA!” Quale coraggio. Quale ardore. Quale sorpresa. La figura sbiadita si profuse solamente in una lunga e profonda risata: un riso lugubre e agghiacciante. L’ombra si definì nei propri contorni. Lo spadone a due mani tenuto saldo con la sola mano destra, la punta ad un filo dalla terra, riluceva minaccioso. Una folta pelliccia completava a mo’ di mantello l’armatura di cuoio ben curato e piastre di metallo lucido. Sulla piastra che copriva il torace erano incise ali di drago e il corpo della bestia risaltava in un dorato bassorilievo. Ad ogni passo la figura sembrava farsi più grande e meno umana. Gli occhi si accesero dell’oro di Lithien e del rosso del sangue, la figura concreta e incombente spalancò le ali e balenò la coda. Tutto permase per poco più di un momento. Appena un flash nelle nubi alle spalle dello spadaccino. Ma abbastanza a lungo per ripescare un ricordo a lungo soppresso nella memoria di Àlfar. ”Ashar…”
E lo stupore divenne consapevolezza. E la consapevolezza divenne terrore.
Con il ruggito delle bestie antiche e la furia dei morti decimati da quella lama, lo spadone sibilò nell’aria e penetrò la terra. La voce della figura esplose scuotendo l’aria, ma il sonoro ruggito arrivo alle orecchie dello sciamano come una scossa di fulmine. Riportandolo alla concretezza del pericolo. ”Non bene. Non bene! Non dovresti…!” - il cucciolo si voltò atterrito cercando di fuggire il più lontano possibile. L’aria attorno alla spada tremò, scintille prelusero all’inferno che sarebbe giunto insieme al creparsi della terra. La pelliccia si sollevò pesante nell’aria e il cavaliere congiunse i palmi con violenza intrecciando le dita.
Un ventaglio di fiamme rosse e verdi esplose dalla lama come i respiro di un drago estendendosi su tutto il pianoro e corse lungo i resti della palizzata, inglobando ogni cosa nel proprio calore. Fuggire era impossibile, il cucciolo lo sapeva. Sono pietra. Sono roccia. Una parte della montagna. La mia forza è antica Le fiamme divoravano lo spazio tra preda e predatore La Montagna è il mio sostegno. Nel suo abbraccio io… La preda si voltò. Lo sguardo acceso di sfida. Non. si inginocchiò e posò un palmo a terra. CEDO! il sipario di fiamme si chiuse sulla scena e per pochi istanti tutto si tinse di un verde accesso e rosso brillante.

L’acqua evaporò, il legno arse e l’aria si riempì di faville e ceneri e fumo e vapore. Lo sguardo soddisfatto del drago osservava la scena. Una nota di disappunto turbava i suoi occhi, delusione per una battaglia mai cominciata. Con un gesto secco estrasse la lama dal terreno e la montagna gemette sollevata, come un animale ferito cui fosse stato estratto un frammento di dardo.
Ma non era solo la montagna a gemere.
In mezzo alle macerie si levò un urlo pieno di dolore e rabbia.

Buio. Attorno a lui un solido strato di roccia rovente pulsava come una seconda pelle. La pietra carbonizzata era già caduta in alcuni punti, rivelando ustioni sulla pelle scoperta. Ciò che rimaneva dell’esoscheletro si sbriciolò quando Àlfar assunse nuovamente posizione eretta. Urlava per le bruciature e urlava per farsi coraggio. I suoi passi si erano fatti leggeri sulla terra brulla e cocente, il suo corpo era come libero di librarsi e la leggerezza che sentiva era simile a quando solcava i cieli, ad ogni passo gli sembrava di poter spiccare il volo.
Accelerò. La lancia ondeggiava armoniosa nella mano.
Un passo, poi un altro ed infine un balzo per divorare la distanza, le ginocchia puntate in avanti per colpire il nemico, la lancia al fianco per affondare nel petto del cavaliere. Gli occhi dei due avversari si incrociarono, ardenti di desiderio. E in quelli dell’altro comparve la scintilla dell’orgoglio. La lama girò attorno al corpo muscoloso, entrambe le mani del cavaliere stringevano l’elsa e con tutto il corpo quegli calò un fendente obliquo: l’aria pianse di dolore, la lancia si conficcò nel terreno e il sangue sgorgò dalla ferita aperta sul torace. La lama giacque a terra, in pezzi asimmetrici.
Il colpo era stato eseguito con forza sovrumana, degna del drago che l’aveva sferrato, ma il palmo del giovane era stato più svelto ad accarezzare il filo e il piatto della lama; la voce del giovane era volata come un sussurro e un lampo verde aveva frantumato il metallo come una pietra contro il vetro. Ciò non aveva fermato il moncherino di lama, responsabile della ferita aperta sul petto dello sciamano, ma ne aveva in grande misura ridotto il danno.
Àlfar si affidò all’istinto nei brevi istanti che seguirono: la sua avanzata aerea era stata fermata, ma nell’atterrare si lasciò scivolare tra le gambe divaricate del nemico; portò la mano al fianco cui teneva la daga e la sguainò con un colpo di reni affondando il filo dell’arma nella coscia dell’avversario. L’altra mano corse veloce alla nuca dello zoppo e rune di fiamma lo avvolsero come cinghie, costringendolo in ginocchio, divorando lentamente il suo spirito Con queste parole sigillo il tuo spirito. Che il marchio silente ti sia di monito e di punizione. Che queste lettere siano il fardello della tua anima da qui alla tua fine! Un ghigno si accese sul volto di Àlfar.

L’aria uscì dai polmoni come il ruggito di una bestia in gabbia mentre la propria forza veniva prosciugata da quel parassita violaceo. I muscoli esplosero in una catena di spasmi e la mutazione cominciò. ”Io. Divoro. le ali squarciarono la pelliccia e sbalzarono via il piccolo parassita. La coda sibilò frustando l’aria e mancando di poco la testa della pulce viola. ”Io. Massacro. La pelle imbrunì e si coprì di squame robuste, del colore della corteccia bruciata e dalle striature scarlatte. L’aria esplose tutto intorno e il drago si librò nella notte.
Dall’alto, appena sotto le nubi, poteva vedere il piccolo umano lottare contro le ombre della notte su quel pianoro. ”Spero che il sonno eterno sia di tuo gradimento patetico umano!” Si gettò in picchiata fendendo l’aria con le immense ali contratte lungo i fianchi per guadagnare velocità, le spalancò appena prima di toccare il fianco della montagna, sotto la spinta dell’aria gli alberi si spezzarono e in breve tempo la bestia possente si ritrovò a planare fissando la preda negli occhi. Il vento aveva creato uno spesso strato di aria compressa sulle scaglie e l’impatto generò un boato tale da scuotere la terra della montagna fino alle radici giù nella valle, Ma qualcosa non andava. Una sensazione di calore inatteso gli esplose nel petto, poco sotto al cuore. ”Lurido uma-“

La luce di quelle due lune era bizzarra. Àlfar ne era rimasto colpito mentre seguiva con lo sguardo il proprio simile. Nei propri occhi quella luna di troppo riluceva al pari del sole dell’alba, ma l’ardore che ne riceveva era molte e molte volte più intenso. Le ombre delle macerie si erano come animate e lo intrappolavano come catene, ma sotto quella luna sentiva di poter fare di tutto.

Cosa avesse rotto il guscio violaceo e fatto scaturire la candida potenza non gli fu mai chiaro: forse il pericolo imminente, forse lo splendore di quel cielo innaturale, ma i muscoli si gonfiarono e le ossa aumentarono di volume, un soffice muschio blu ricoprì le spalle e le ali si spalancarono e la coda si piantò rabbiosa nel terreno. Le scaglie reagirono alla magia che lo sciamano appena mutato rilasciò in uno sbuffo di fiamme, assorbendo buona parte dell’impatto quando l’ala dell’altro drago trovò il torace. Il braccio sinistro si legò alla base del collo dell’avversario, stringendo con foga, gli artigli della mano destra affondarono nella dura pelle del petto mancando di poco il cuore e la coda funse da contrappeso nell’esecuzione di un german suplex di proporzioni draconiche.

Le due bestie si somigliavano in forza e proporzioni, quasi l’una fosse l’ombra dell’altra, mettendole in condizione di intrattenere un breve ed intenso scambi di colpi: per quanto i movimenti di Àlfar fossero caratterizzati da una particolare fluidità rispetto a quelli dell’altro drago, la loro forza si equivaleva riducendo quasi a zero l’efficacia dei colpi sferrati che lasciavano poco più che graffi e lividi sulle scaglie robuste. Quando la battaglia si spostò in aria, la destrezza dello sciamano dalle scaglie bianche risultò ben più importante ed efficacie nello stremare il nemico e assestare un paio di colpi più duri. Volteggiavano in ampi cerchi nell’aria, le fiamme scarlatte di Àlfar esplodevano periodicamente in direzione del drago nero e quello rispondeva con sbuffi di neve e ghiaccio, la coda di uno cercava la testa dell’altro e le zanne e gli artigli miravano al collo. Dopo quello che ai due era sembrato un eternità, tutto ebbe fine. La luna, dapprima così calda e solare, come una donna sfuggente abbandonò il fianco di Àlfar lasciando il vuoto e il gelo là dove prima vi era tranquillità e completezza: privato delle proprie ali, il draconico si ritrovò costretto ad abbandonare le candide squame e tornare a quell’ibrida pelle viola e azzurra, alle vesti umane, al terrore, alla sensazione di cadere nel vuoto…
Oh, aspetta! Qualquadra non cosa. - alla sua mente fecero capolino le parole che la vecchia Baba era solita proferire quando un idromele non voleva saperne di fermentare. Ma la situazione era tutto fuorché comica, poiché il corpo umanoide e privo di ali precipitava verso la terra come piombo, trascinato da correnti simili a quelle di un fiume in piena…e solo la voce della luna la sua caduta, con quel silenzio assordante che resta di ogni supplica ad essa rivolta.
Conscio di ciò, Àlfar si abbandonò completamente. I sensi si spensero, scendendo in uno stato simile al sonno e ancor più alla morte, il corpo fu affidato alle cure della natura, rimanendo impassibile alla prospettiva dello schianto. E così lo sciamano non notò l’ombra che avanzava con lingue di nera fiamma, divorando ogni dettaglio del paesaggio che toccasse.

Rhak sacrificò le proprie ali.
Rhak sacrificò le proprie memorie.
Rhak era l’ombra che avrebbe divorato il mondo.
Con un suono simile allo schianto di una meteora, il drago d’ombra esplose in una nova di fiamme nere come la pece che divorarono tutto: dilaniarono la luce, arsero le piante ed erosero le cime dei monti, trascinando tutto in un pozzo di morte e fiamme nere. Il corpo stremato di Rhak precipitò a terra, su ciò che rimaneva del pianoro di Penteref. La passione e l’istinto predatore avevano abbandonato gli occhi del cavaliere, non vi era più nulla della scintilla che li accendeva come carboni appena formati, le forze avevano abbandonato le membra e il vento lo accompagnava a terra sostenendolo e rallentando la caduta con le correnti ascensionali sconvolte dall’esplosione.
Quando toccò il suolo i suoi occhi si chiusero e i sensi lo abbandonarono, ma un’ultima immagine incombeva su di lui. Un volto sfocato. Due mani calde. E col buio venne il freddo.

La mia concentrazione ha bisogno di più allenamento. Da una caduta del genere mia madre non avrebbe nemmeno avuto un livido…figuriamoci zoppicare. Ma probabilmente mi manca stamina…oh, beh, chiudiamo l’incontro. La mente di Àlfar era stanca e il suo fisico provato. Si appoggiava alla lancia come ad una stampella.
L’altro giaceva inerte.
Lo osservò in cerca di segni di attività.
Si inginocchiò e gli prese la testa tra le mani.
”Nulla di personale. Ma non voglio che torni a tormentarmi. Sigillo il tuo potere fino a quando gli spiriti, custodi di queste rune giudicheranno la tua anima degna di redenzione. Un tenue bagliore avvolse la testa del cavaliere, dissipando la poca energia che gli rimaneva.

Il cavaliere non morì a conseguenza del gesto dello sciamano, poiché già da tempo era stato privato dell’anima. Vivo e non vivo ad un tempo, era stato condannato ad un sonno più lungo della morte.
Ma questo Àlfar non lo sapeva.
E così lo sciamano si limitò ad arrancare verso ciò che rimaneva delle stalle di Penteref e lì, in fine, si accasciò per riposare…



Scheda tecnica per Àlfar:
CS: [2(Saggezza - Intelligenza) Uomo]
CS: [2(Forza - Destrezza) Drago]
Stato fisico: Illeso
Stato mentale: Illeso
Energia residua: 100%

Passive e Armi:
Talento Lv. I – Evocazioni a tempo zero
Razza – Arma naturale indistruttibile (Soffio di Fuoco – forma sferica)
Spettro nella Selva – Mimesi (sfocatura della figura) nella vegetazione
Amuleto razziale – Forma draconica
Lancia (impugnata)
Daga (nel fodero)
Coda [solo forma draconica]
[/color]
Scheda tecnica per Rhak:
CS: [2(Forza – Maestria spade) Uomo]
CS: [2(Forza) Drago]
Stato fisico: Illeso
Stato mentale: Illeso
Energia residua: 100%

Passive e Armi:
Raziale – Immortalità (No morte a 0% o danno Mortale, ma comunque incapacità di continuare) Punto debole: Occhio Destro.
Raziale – Oggetti pesanti usati come se leggeri.
Talento – Offensive ad area Danno = Consumo
Personale – Forma di Drago
Dono di Loec “Spadone a due mani” (in uso)
Soffio di ghiaccio [solo forma di drago]
Coda [solo forma di drago]
[/color]




Riepilogo combattimento
Prima mossa: Rhak
1) Attiva: Respiro di Loec – L’Adepto di Loec è in grado di generare un ventaglio di fiamme rosso/verdi che distruggono tutto ciò che toccano, salvo una piccola zona sicura attorno al caster. [Dominio delle fiamme, offensiva ad AREA. Consumo Variabile Alto]
2) Attiva: Baratto del servo – 4CS bonus a Forza e Maestria spade (3-1) fino al primo attacco non tecnica che segue l’attivazione. Dopo di ciò sottrae 1CS alla Forza fino alla fine della giocata. [Costo: Danno al fisico Basso + 1CS permanente]
Risposta di Àlfar
a) Attiva: Braccia di pietra (360°) – Àlfar si copre di cristalli duri e leggeri su tutto il corpo, così facendo potrà resistere ad offensive di potenza Media o inferiore e ammortizzare attacchi di potenza superiore. [Consumo Medio]
b) Attiva: Madre natura – Àlfar può frantumare il metallo toccando con il palmo della mano. Danno all’equipaggiamento [Consumo Basso]
Spada per spada (Esito)
Rhak usa l’attacco fisico e infligge un danno Basso al petto di Àlfar usando il moncherino di spadone. Segue disarmo. Àlfar abbandona la lancia per guadagnare le spalle di Rhak, poi causa un danno Basso alla gamba di Rhak con la daga (Cambio arma) e guadagna l’iniziativa per il secondo turno.
Bilancio I turno:

À – Energia 85% / Fisico (Medio+Basso) / Mente (Sano) / CS: 2 (Umano) [Sag + Int]
R – Energia 80% / Fisico (Medio) / Mente (Sano) / CS: 1 (Umano) [Maestria spade]

Prima mossa: Àlfar
1) Attiva: Prigionia dell’Anima – Un fascio di rune si va ad imprimere sul corpo dell’avversario consumando la sua energia. Il danno è pari al consumo e segue i parametri di “fascia bianca” ignorando eventuali risparmi energetici del bersaglio. [Consumo Variabile Alto]
2) –
Risposta di Rhak
a) Attiva: Voto a Loec – L’Adepto sacrifica la propria umanità per ottenere un’invincibilità momentanea. Assumendo la forma di un animale (per Rhak un drago), l’adepto guadagna l’immunità da ogni offensiva ricevuta nel turno di trasformazione [Difesa Assoluta. Consumo Medio]
b) Attiva: Tranello sostitutivo – L’adepto si dilegua con un balzo, lasciando al proprio posto una piccola pozza di pece che intrappola il nemico e ne rallenta i movimenti. La pece rimane fino a che non subisca un danno pari almeno a Medio. [Bersaglio Singolo. Consumo Medio]
Esito: L’attacco di Àlfar viene interrotto dalla controffensiva di Rhak, che lo immobilizza e guadagna priorità offensiva.

Bilancio II turno:

À – Energia 65% / Fisico (Medio+Basso) / Mente (Sano) / CS: 2 (Umano)
R – Energia 60% / Fisico (Medio) / Mente (Sano) / CS: 1 (Drago) [For]

Prima mossa: Rhak
1) Attiva: Planata dirompente – Con un consumo Alto il drago è in grado di raggiungere velocità impressionanti e le usa per generare un muro di vento contro la propria pelle in modo da causare devastazione sull’area sorvolata a rasoterra. [Offensiva ad AREA. Consumo Alto – Danno Alto]
c) Attiva: Panciotto di diamanti – Difesa fisica che rende la pelle dura come diamanti, difende da un massimo di danno Medio o ammortizza tecniche di potenza superiore. [Difesa Bersaglio Singolo. Consumo Medio]
Risposta di Àlfar
a) Attiva: Scaglie ancestrali [360°] – Le squame e le scaglie di Àlfar reagiscono alla magia: imbevute in essa vengono tonificate e rese più resistenti, tanto da poter reggere offensive per un totale di danni Medio o ammortizzare tecniche di potenza superiore.
b) Attiva: Assalto draconico – Attacco violento con artigli affilati, causa danno Medio sull’impatto e un sanguinamento Medio nel turno successivo. [Bersaglio singolo – Consumo Alto]
Esito
Àlfar muta in drago e viene liberato dalla trappola grazie all’offensiva di Rhak, che ammortizza con Scaglie ancestrali (Forma selvatica/ Sciamano). Replica con Assalto draconico (Artigli del lupo/ Sciamano), ridotta in efficacia da Rhak con Panciotto di diamanti. Segue una battaglia tra draghi che introduce al turno finale con prima mossa di Rhak

Bilancio III turno:

À – Energia 35% / Fisico (Alto+Basso) / Mente (Sano) / CS: 2 (Drago) [For+Des]
R – Energia 30% / Fisico (Alto) / Mente (Sano) / CS: 1 (Drago) CS: 1 [For]

Prima mossa: Rhak
1) Attiva: Terrore primordiale – Dono di Loec ai propri discepoli è la capacità di scindere il legame tra lo spirito e il corpo delle persone. Questa tecnica psionica causa danno Alto alla mente dei nemici che cadono vittima dell’aura di Loec e costringe le Progenie a riassumere la propria forma originale. [Offensiva Psionica ad Area. Consumo Alto]
2) Attiva: La caduta della Fenice – Sacrificio finale dell’Adepto. Chi troppo brama dalle tenebre ne viene corrotto e spinto alla follia. Sacrificando la propria carne e la propria memoria, Rhak sarà in grado di avvolgere il campo di battaglia in una fiamma nera potente al punto da distruggere tutto e tutti. [Mortale magico ad Area. Consumo: Critico Fisico + Critico Mente]
Risposta di Àlfar
a) Attiva: Sonno antico – Difesa assoluta di natura fisica. Antica tecnica di meditazione che permette di ignorare qualsiasi tipo di danno subito nel turno di attivazione permettendo al caster di diventare tutt’uno con la natura. (Meditazione / Sciamano) [Difesa assoluta – Consumo Medio]
Attiva: Prigionia dell’Anima – Un fascio di rune si va ad imprimere sul corpo dell’avversario consumando la sua energia. Il danno è pari al consumo e segue i parametri di “fascia bianca” ignorando eventuali risparmi energetici del bersaglio. [Consumo Variabile Medio]

Esito:
Àlfar subisce l’Alto Mentale durante uno scontro aereo in forma di drago e si vede precipitare poiché forzato nella forma umana. Usa Sonno antico per non rimetterci l’osso del collo e così si salva anche da “La caduta della Fenice”. Rhak raggiunge il 10% delle energie e sviene, cadendo a terra da un’altezza minore e “rallentato” dalle correnti ascensionale causate dalla tecnica cataclismatica. Qui viene accolto da Àlfar, esausto e infuriato. Quest’ultimo gli piazza una Prigionia dell’Anima a Medio, portandolo a 0%. Ovviamente non sa che il nemico è ancora vivo ma incapace di combattere e si allontana per trovare un minimo di riposo.

Bilancio IV turno:

À – Energia 15% / Fisico (Alto+Basso) / Mente (Alto) / CS: 2 (Umano) [Sag + Int]
R – Energia 0% / Fisico (Alto+Critico) / Mente (Critico) / CS: 1 (Umano) [Maestria spade]




Dialoghi: Àlfar, Rhak.
 
Top
Endymyon
view post Posted on 3/2/2015, 00:22




Llusern ~ Tracce sull'acqua

Vicino al magazzino dei minerali, un grosso capannone costruito interamente in legno e rivestito con tegole rosse, in un angolo sotto il tetto spiovente, le pelli scure si mossero. Uno scatto rapido, furente, e la barriera che doveva proteggerlo dal freddo venne spazzata via. Gli occhi del uomo che spuntò da sotto le coperte erano stanchi, ma ancora pieni di energia: rami rossi percorrevano la sclera e le iridi giallognole si muovevano rapidamente a destra e a manca. Muoveva la testa in cerca del punto esatto di provenienza di quel suono, il suono dell'acqua impietosa che avanzava, ma non riusciva a trovarla.
Tremava, non sapendo neppure lui se dal freddo o per la paura, ma aggrappato al filo della speranza fece quei pochi passi necessari per arrivare alla piazza del villaggio. In un attimo le grosse palizzate di legno crollarono, rompendosi sotto il grande afflusso d'acqua che imperversava. Prima di venir inghiottito da quel grande mostro dai denti lignei si voltò verso la stalla. Volle allungare la mano, ma era già troppo tardi, il flusso della corrente lo aveva già inglobato, rapendolo.
Voleva aprire gli occhi e capire dove si trovasse, dove fosse il cielo e da che parte si trovasse la terra. Voleva orientarsi, ma le bollicine bianche lo avvolgevano senza lasciarlo in pace. Voleva respirare, ma i suoi polmoni venivano ripetutamente inondati.
Voleva vivere, ma le sue membra si erano già abbandonate al riposo eterno.

Un forte brivido lo percorse dalle piante dei piedi fino alla punta dei capelli. La sua coscienza arrancava alla ricerca dei ricordi, faticando anche a rimembrare come si aprissero le palpebre. Eppure ciò non era la causa maggiore delle sue preoccupazioni, se tali si potevano definire. Quel brivido continuava ad avvolgere l'uomo nell'armatura, facendolo tremare e lasciando che le piastre rumoreggiassero contro i cocci della piazza, rivelandogli in ogni istante una cosa: aveva freddo. Inizialmente non riusciva neppure a capire cosa stesse vedendo. Il cielo stellato non gli diceva nulla, e le case viste da terra, disteso com'era, non sembravano nemmeno tali. Solo un acuto dolore alla testa riuscì a scuotergli la memoria e metterla finalmente in moto.
Si rialzò, guardando il centro della piazza, ammirando un enorme falò che stava bruciando apparentemente dal nulla. La grossa fiamma rossa e gialla dimenava le sue lingue verso il cielo, quasi volesse aggrapparsi a qualche stella e scappare via dal piano dei terrestri.
Tremante, il guerriero si avvicinò alla fonte di luce, cercandone inconsciamente il calore. La fiamma incominciò a brillare sempre di più, finché in un attimo il guerriero si ritrovò abbagliato tanto da non vederci più.
La buia stanza veniva illuminata da un piccolo falò, mentre Arthur sedeva in una poltrona. Tra le sue braccia un piccolo fagotto. Non era pratico di poppanti, ma qualcosa nei tratti somatici del bambino addormentato gli ricordavano qualcuno.
Volse il suo sguardo a sinistra, guardando la donna che stava nella poltrona accanto alla sua, protesa verso il bambino, osservandolo con un sorriso sulla bocca.
“Ti assomiglia, sai?” disse mentre si sistemava i capelli in una coda.
“Già, sembr...”
Dei passi pesanti prevennero da dietro la porta alle loro spalle. Qualcuno stava salendo gli scalini della casa in fretta, saltando il più possibile le assi di legno. Il passo era pesante, rapido e sicuro. La porta si aprì, lasciando intravedere un vecchio volto incorniciato dalla chioma grigia e dalla barba canuta.
“Richard!” il timbro della voce era alto, quasi squillante per quanto possa esserlo una grossa voce rocca per via dell'età. “Figliuolo” L'uomo si avvicino verso Arthur, guardando prima lui e poi la donna, ed infine il bambino. “Oh, scusatemi. E' lui il piccoletto?” La destra del Lupo, vigorosa nonostante le grinza, andò a toccare finemente la testolina del bambino. Un tocco delicato, leggero, tanto da non infastidire minimamente il bebè, che non si mosse minimamente per tale gesto.
“Congratulazioni figliuolo!” disse con un flemma di voce.
Arthur si alzò dalla poltrona, lasciando il bambino alle braccia della donna, concentrandosi poi sul padre lì presente. Non sorrideva né piangeva, il giovane uomo, quando ammirava i dettagli del volto che gli fece da padre. Gli tocco la testa, incredulo, facendosi poi abbracciare dal vecchio, stupendosi quanta forza ancora risiedesse in quel corpo decrepito.
“Perché mi fai questo?” il volto di Richard fissava il caminetto, aldilà delle apparenze, osservando una misteriosa aura gialla che si contorceva su se stessa.
“Farti cosa, figlio mio? Ho saputo del tuo primogenito e sono corso da Alacrisia fino a qui, per congratularmi con te.” il vecchio lo guardava con le sopracciglia inarcate.
“Sono stata io a chiamarlo, pensavo ti avrebbe fatto piacere, amore mio.”

Arthur scattò rapido verso il caminetto. La sua mano sinistra si strinse a pugno, e rapida si abbatté contro le pietre sopra al fuoco che illuminava la stanza, e quest'ultima, in un istante, scomparve. Eppure la scomparsa di quel ambiente parve non influenzare minimamente il guerriero, che con foga continuò la sua raffica di colpi. Seguitò un gancio destro e un montante sinistro dritti verso il volto di quella creatura, che in un attimo cambiò apparenza, passando da quello che poteva sembrare un uomo in fiamme alla figura del vecchio Lupo.
“Figliolo, smettila!” disse mentre cadeva ed evitava il montante “Non vedi che stai facendo del male al tuo vecchio? Che ti prende?”
Ma le sue lamentele stavano cadendo nel vuoto, al che Arthur non vedeva in quel uomo altro che un nemico. Gli saltò addosso con una ginocchiata, mentre il vecchio gli buttò contro una palla di fuoco che non ebbe nemmeno il tempo di partire e già si era infranta contro l'egida del guerriero. La ginocchiata colpì il vecchio al torace, e come una belva Arthur gli salì addosso incominciando a tirare pugni diretti al volto. Solo la prima botta andò a segno, al che l'avversario si concentrava ancora sulla ferita all'addome, mentre il secondo pugno venne fronteggiato da una guardia. Ma ciò non bastava per fermare la furia che gli stava sopra, che vedendo l'inefficacia dei colpi, assestò un sinistro puntando alle costole.
Nel momento esatto in cui il pugno stava per impattare contro la carne, il suo avversario scomparve da sotto di lui.
Un dolore acuto alla schiena spinse Richard a cadere in avanti contro i cocci che rivestivano la piazza di Penteref.
Meno veloce di prima, ma sempre senza esitare roteò su se stesso in tempo per vedere che il suo avversario si stava avventando su di lui cercando di colpirlo con entrambe le mani strette in un massiccio pugno. Se solo avesse potuto ridere anziché avere una smorfia di dolore dipinta sul volto, Richard si sarebbe rotolato per terra vedendo quel infimo attacco. Senza dubitare prese per i polsi quello che aveva ancora l'aspetto del vecchio padre e gli assestò un calcio con la punta dello stivale in piastre dritta nel addome, facendo poi leva contro la schiena appoggiata per terra per alzare il becero corpo illusorio sopra di se e spingerlo via tra una coltre di nebbia.
Solo allora decise, finalmente, che era ora di smetterla con le risse da bar. Nella sua mano sinistra, alzata verso l'alto, si materializzò la sua ascia, che con un veloce movimento cadde contro il corpo dell'ombra, ferendola nella schiena.
Con uno strattone il guerriero ritirò la sua arma di poco dal corpo, per poi sparare tre volte di fila a bruciapelo, verso la faccia e contro il corpo infuocato, che in poco tempo si dissolse nel nulla.

Ed ora, finalmente, poteva guardare il cielo e lasciare che la calda pioggia scendesse sulle sue guance.

Status & Co.
Energia residua: 45%
CS: 2 costituzione, 1 saggezza, 2 velocità(temporanei per via di movimenti furtivi)
Danni fisici: Medio+Medio
Danni mentali: Critico+ Basso
Equip:
Armatura di piastre- Armatura naturale- Scudo- Ascia e annessa sfera.
Oggetti:
Cristallo della conoscenza- Biglia oscura
Passive:
Sostegno: permette di volare/camminare sulle varie superfici (acqua ed aria comprese);
Personale 3/10: permette di portare persone o armi/armature pesanti senza problemi. In combattimento concede l'utilizzo anche di armi/armature pesanti senza il minimo sforzo;
Dominio I e II: Uso di difese a tempo zero e difese ad area con potenza pari al consumo;
Razziale: consente la trasformazione nella forma draconica o viceversa.

Attive utilizzate:
Percezione migliorata:Secondo turno di Auspex;
-Personale 2/10: Nulla di teletrasporto di Armi;
-Movimenti furtivi; Natura magica; consumo medio pu di 1 Cs alla velocità per 2 turni + movimenti silenziosi; (x2)
-Personale 1/10; Natura Psionica; consumo variabile, difesa psionica ad area
-Attiva II del talento: Difesa Media ad Area;

Note:
Turnazione:
Primo turno: Risvegliatosi Infreddolito e incapace di reagire prontamente, Richard subisce due tecniche psioniche: la prima è Spiare (ladro-basso), che viene utilizzata dall'ombra per poter entrare nei ricordi recenti del drago, e trovare una sorta di desiderio. La seconda è: Desiderio irrealizzabile (ladro-critico) in cui immerge Richard ingannando i sui sensi e facendogli vedere un futuro in cui, lui accanto ad una donna osservano il primogenito del guerriero. A fare irruzione nell'abitazione è il padre adottivo di Richard, che sarebbe dovuto essere una figura centrale nel mio contest “condanna” di qualche mese fa che non ho mai inviato (…) Richard avendo ancora in funzione l'auspex però capisce dove si nasconde il vero nemico, e poco stabile mentalmente, per colpa del critico, si avvia furente contro di esso dopo aver eseguito un doppio power up per via di movimenti silenziosi (+2cs velocità)

Danni di Richard: Medio da congelamento su tutto il corpo (malus); Critico+ Basso alla psiche, dati dal Spiare e Desiderio Irrealizzabile.
Energia: 95- 20= 75

Danni Ombra infuocata: Medio+ Basso al volto
Energie: 100-(5+40)= 55

Secondo Turno: L'ombra infuocata assume le sembianze del padre di Richard, chiamato anche Lupo, e casta Menzogna (mentalista-medio) per abbindolare Richard, che però si difende con la sua abilità personale (difesa psionica ad area-medio). Fallendo il tentativo, l'ombra utilizza Accolito degli elementi (mago-medio), dalla quale Richard si para tramite le sue egide, concesse dal dominio guardiano di secondo livello (difesa magica-medio) che a sua volta gli è concesso dal cristallo della conoscenza.
Arthur si avventa poi di nuovo sull'ombra, e grazie sempre ai 5 cs (2 in più dell'ombra) mette a segno un primo colpo nell'area addominale del essere, cadendogli sopra con il ginocchio (sì fa anche nella thay boxe, non mi invento nulla :asd: ) e poi un pugno sinistro. L'ombra tenta di reagire parandosi, ma alla fine non riesce a sottrarsi alla presa di Richard.

Danni Richard: Medio da congelamento su tutto il corpo (malus); Critico+ Basso alla psiche, dati dal Spiare e Desiderio Irrealizzabile.
Energia: 75-(10+10)=55

Danni ombra infuocata: Medio+ Basso al volto+ Medio all'addome e Medio alla testa (tot: Alto+medio+Basso
Energie: 55-(10+10)= 35

Terzo turno: Prima che Richard assesti un altro pugno questa volta rivolta al fegato, anziché prendersi un ipotetico Alto, l'ombra decide di scampare alla sottomissione teletrasportandosi alle spalle del suo avversario Arte della fuga (ladro-medio) e una volta lì, utilizza: Attacco furtivo (ladro-medio) tramite le mani. In questo caso non ho pensato di renderla sanguinante esternamente, ma bensì come un intenso dolore che sarebbe colpa di una rottura dei vasi sanguigni interni. Tenta persino di sottomettere nella lotta Richard, il quale, bloccandole i polsi, contrattacca spingendola via mentre attiva Nebbia. A questo punto, l'utilizzo della nulla di teletrasporto di armi di Richard gli porta nella sinistra la fedele ascia, che si abbatte in un movimento circolare dall'alto verso il basso sul corpo ignaro dell'ombra infuocata. Lo scontro finisce quando il drago ritira l'ascia verso di se un pochino, giusto il minimo per poter puntare e sparare tre volte di fila in rapida successione sia al corpo (2 volte) si alla testa (1 volta).

Danni Richard:Medio da congelamento su tutto il corpo (malus)+Medio sulla schiena Attacco furtivo; Critico+ Basso alla psiche, dati dal Spiare e Desiderio Irrealizzabile.
Energie: 55-10= 45%

Danni Ombra:Medio+ Basso al volto+ Medio all'addome e Medio alla testa+ medio all'addome+ Alto a testa+alto al corpo x2 -Morto-
Energie: 35-(10+10)= 15

Conclusione: Sì, solo 3 turni visto il grande disperdio di energie iniziali, ma l'ombra è stata caratterizzata come Ombra-Fascia Verde-Talento Illusionista-Ladro/Mago/Mentalista. Diciamo che era un'ombra incapace dal punto di vista combattivo fisico, più portata invece per combattimenti magico-psionici. Questa è stata la più grande fortuna di Arthur, oltre ad avere l'auspex già attivo e poter.

Già, non vi è nulla di emozionale, se non la foga iniziale di Arthur, e non vi sono granché di sentimenti, ma ciò perché il combattimento è una cosa che assorbe il guerriero in toto.





Edited by Endymyon - 3/2/2015, 20:55
 
Top
The Grim
view post Posted on 3/2/2015, 18:53





Sciabordio
scivola dal cielo ornato dall'argento di stelle e lune
cinti d'assedio da un nemico che non si vuol vedere.
La marea s'appoggia lenta sul legno, la carezza di un bambino
Onda che si infrange sulla scogliera, scricchiolare d'ansia.

Lacrime fredde colano dal soffitto,
mischiandosi a quelle calde di una coppia d'innamorati
uniti non nel principio ma di certo nella fine,
senza mai staccarsi l'uno dall'altro, nessun confine a separarli
sperando in ciò che sarebbe arrivato dopo.
Per sempre.


stanza2_zps957dcb00

Si svegliò con un freddo che gli attanagliava il fondo della schiena, e la sensazione d'umido e bagnato. Era come fosse madido di sudore, tutto il suo essere gli suggeriva quest'impressione ma non una goccia imperlava il suo corpo. Con un calcio scacciò le lenzuola lontano dal grande letto, mettendosi in piedi d'urgenza per fuggire all'incubo che impestava il suo sonno. Nelle sue orecchie risuonava ancora lo scrosciare dell'acqua; una cascata che aveva riempito i polmoni. Poteva ancora sentire un bruciore nel petto, ma se fosse suggestione o qualcosa di reale non riusciva a stabilirlo; sapeva benissimo invece cosa significasse qual profumo penetrante di caffè. Si precipitò in cucina a capicollo, rischiando di spaccarsi il femore ed un paio di costole, bloccandosi proprio sulla soglia. La casetta era stata sempre carina e spaziosa, ma mai così grande e accogliente, non sembrava il rifugio di due innamorati ma qualcosa di più familiare. Sporse la testa al di là della porta, sbirciando oltre essa e scorgendo una figura familiare di spalle, accucciata sui fornelli dove armeggiava con uno dei pochi tesori meridionali rimasti: una caffettiera di latta che gorgogliava sonoramente. Dietro di lei un tavolo rustico e senza fronzoli, come si confaceva alla rurale Biancocolle, sul quale trottava un cavallino di legno saltando la zuccheriera, facendo zig zag fra le briciole, sporcandosi gli zoccoli di confettura calda in un complesso percorso ad ostacoli senza tracciati o confini; una manina bianca era l'unico fantino di quel giocattolo. Appresso a lei stava attaccato un intero bambino, dagli occhi di un azzurro glaciale, e il naso berbero e pronunciato dei popoli dell'Akerat, i capelli scarmigliati che faticavano a restare al loro posto di un nero più cupo della pece. Stette lì di sasso, come se la vita fosse sgusciata dal corpo e si fosse rintanata sotto le lenzuola; a nascondersi da quella scena. E al contempo nello stomaco e nel cuore eruttava un vulcano felice, magnifico, vibrante, che esplodeva nelle sue orecchie annullando ogni altro suono; catapultando la sua mente a milioni di chilometri di distanza, come un angelo che guardava quella scena con distacco e lontananza. Poi Hani, che stava accoccolato sotto una sedia, balzò prima sul tavolo, e poi di fronte a lui, come a frapporsi davanti a un qualche colpo invisibile. Un getto nero più dell'inchiostro, un icore fatto di densa tenebra, spillò da lui schizzando in ogni direzione, coprendo l'immagine e celandola alla sua vista; un'immagine sommersa da un mare impietoso. Allungò la mano in un disperato e vano tentativo di rimanere in contatto con quella vita per un altro istante ancora, ma essa svanì lasciando il suo posto ad una Penteref ancor più grigia e squallida di come l'aveva lasciata. Ai suoi piedi stava una massa informe, dalle fattezze umanoidi, ma che poco aveva da spartire cogli uomini, e che dava una strana impressione come di star guardando una mappa: le sue vene erano fiumi, le ossa sporgenti montagne aguzze, le rotondità dei suoi muscoli apparivano come dolci colline e valli fertili, macchi più chiare potevano essere laghi così come quelle più scure foreste intricate; quello era Vergilius. Al centro di tutto stava il Mostro: un essere colorato e slanciato, dagli arti lunghi e le palle chiazzata da tatuaggi bianchi e rossi ma anche da ciuffi d'erba e piccoli arbusti verdi e azzurri.

penteref1_zps4919a78c

PrOtegGerE iL pAdRonE
iL sEpaRaTOrE
L'aSsAsiNo dI sOgNi


Questo era il suo imperativo, la volta su cui tutti i suoi pensieri e la sua identità si fondavano,
il fragile fusto di carne da cui fiorivano quelle cose chiamate pensieri e al quale convergevano le altre chiamate memorie.
Non conosceva altra forma per sé,
ma individuava di molteplici in ciò che aveva attorno,
fra le quali non poteva che spiccare lui:
il padrone, il separatore, l'assassino di sogni.

Mentre stava piegato a terra,
ridotto così dal robusto tronco-braccio di quel concetto nuovo e ostile
Ricordo-Vergilius sapeva di aver semplicemente fatto il suo dovere,
e non trovava soddisfazione in quella considerazione.
Si rimise in posizione eretta, con le lunghe braccia ciondolanti e la schiena dritta,
l'icore che colava sul suolo misero.
Tutto ciò non era materiale/reale, e per lui era una verità evidente e basilare,
tanto lampante da essere lapalissiana; per il padrone non era così.
I suoi sensori visivi mostrava confusione ed in essi non lampeggiava nemmeno un briciolo di comprensione, guizzavano tra l'ostile, il paesaggio, e il suo servo sperando che qualcuno di loro gli rivelasse qualcosa.
Avevo preso il suo strumento di difesa aguzzo e lo reggeva tenendo il rostro osseo in direzione dell'entità sconosciuta, lievemente inclinata verso l'alto.
D'improvviso gli occhi azzurri dell'assassino saettarono a destra e sinistra, senza più notare nulla come prima ma rivolgendosi a immagini che invece non apparivano al Ricordo-Vergilius,
mentre il suo sensore vocale ripeteva ossessivamente una parola: Afrah, Afrah, Afrah, Afrah.
L'immagine dell'essere-Afrah dovevano apparirgli tutto intorno, tormentandolo forse con suoni.
La creatura si mosse, palesando il suo ruolo d'artefice dell'inganno e la traiettoria precisa della sua corsa ne palesava anche l'intento predatorio nei confronti del proprio protetto; che al contempo pareva completamente ignaro di tutto ciò. Correva rapido, e la mole massiccia avrebbe travolto facilmente il Ricordo-Vergilius, che reputò più efficace una linea d'azione completamente differente. Si gettò sul suo protetto, gettandolo a terra con morbidezza ma disarmandolo per errore nel processo, lontano dall'ostilità del famelico sconosciuto. Allungò anche l'arto inferiore sinistro, creando un ostacolo rudimentale ma che fece inciampare la velocissima creatura, che rotolò al suolo per poi rimettersi in piedi in un attimo.
Fissò lo sguardo non più gelido né confuso del padrone-Beleren,
che s'alzò furente mentre energia gialla danzava sul suo braccio.
Il fulcro del ricordo-Vergilius era difenderlo dai pericoli fisici che potevano intaccarne l'integrità,
ma aveva imparato che spesso il separatore non ne aveva bisogno.

Jace non sprecò nemmeno la più misera briciola del suo fiato in vane parole. Non capiva la scena se non nella più basilare delle forme, senza i fronzoli dei perché e dei percome: qualcosa l'attaccava, e nel farlo usava ricordi, pensieri e sentimenti del Cartomante. La saetta incenerì la creatura, bruciandone la pelle e costringendola a prendere le distanze, e lo Stregone si prese un attimo per cercare la sua Vena di Granito. Vergilius l'aveva salvato per ben due volte, ma durante il suo secondo intervento gli aveva fatto perdere la preziosissima arma; non poteva però biasimarlo. Era stato lui a cascare due volte di seguito in un inganno banalissimo, a stare imbambolato mostrando la giugulare scoperto a quell'ignoto essere che però stentava a definire mostruoso. Quell'essere aveva un ché di armonioso, colorato e vivace che lo rendeva bello a vedersi, per nulla terribile o spaventoso. Tutto il contrario del suo angelo custode invece, che appariva bizzarro e inquietante nel suo volto scuro senza né bocca né occhi. Le apparenze ingannano sopratutto a chi fa coincidere la forma del contenitore con le proprietà del contenuto, senza sospettare che il più atroce dei veleni può apparire come un nettare ambrato e fragrante. Quando nuove immagini della beduina lo circondarono, Jace prese nuovamente a guardarsi intorno, non per ammirare la bellezza della banshee, ma per scorgere l'assalitore ignoto; nemmeno la sua vista magica riusciva a scorgerlo. Fu nuovamente il suo protettore a indicarglielo con un cenno discreto; voleva che l'umano avesse la sorpresa dalla sua parte così come il mostro l'aveva usata fino a quel momento. L'assassino era ancor più furioso dallo spregio di usare scene tanto belle e felici contro di lui, come a infangare ciò che per lui vi era di più importante; era una cosa imperdonabile e che sarebbe costata cara a qualsiasi cosa stesse fronteggiando in quel momento. Il bestione sbucò di lato, e Jace fece una piroetta in direzione opposta, mentre la mano correva alla cintura, liberando la frusta con un gesto delicato e naturale che aveva esercitato milioni di volte. Anziché farla schiantare sul dorso del suo nemico, Jace preferì sfruttare un tale impeto bestiale a suo vantaggio: fece avvolgere l'arma al piede della bestia e poi gli impresse con una sforzata la forza che bastava per far deviare la traiettoria della carica, lasciando che quello si schiantasse al muro. Un ghigno crudele incorniciò il suo sguardo soddisfatto e vendicativo, pregustando il forte tonfo di un simili scontro: rimase a bocca asciutta. La creatura affondò nel muro della casetta, come se il legno fosse invece gelatina, assorbendo quel coso dentro di sé e deformandosi in maniera impossibile ed insensata, il mostro fece perno su di un piede, e si girò finché i sguardi dei due contendenti non si trovarono l'uno specchiato in quello dell'altro. Jace non ebbe il tempo di flettere un muscolo che sentì mani candide e minute avvinghiarsi attorno ai suoi piedi e tenerlo stretto a sé, come per trascinarlo nella terra. Provò a scacciarle agitando i piedi ma a nulla valsero i suoi tentativi: quelle si facevano più forti e disperate, si serravano con sempre maggior determinazione fino a impedirgli il minimo movimento delle ginocchia. L'essere intanto si era slanciato verso di lui, ad una velocità folle che avrebbe lasciato ben poco dello stregone, giusto un grumo di sangue qua e là e il ricordo nelle memorie dei cari e degli amici. Disperato gli scagliò contro una lancia di luce dorata, nella speranza d'incenerirlo più che d'abbagliarlo, ma quello rantolante di dolore proseguì stoico nel suo balzo furente, con le orbite brucianti di rabbia e le braccia arboree che si intrecciavano in un maglio chiodato.

Non ci fu passione o trasporto nel muoversi del ricordo-Vergilius,
né l'orgogliosa tracotanza di chi compie il suo dovere o la solennità di chi si appresta a fare la cosa giusta.
Si alzò e si mise fra i due perché era il fulcro della sua esistenza, non per gratitudine né certo per fede, se si doveva scegliere un motivo era solo la coerenza. Per questo il protettore non cercò di contorcersi o rannicchiarsi, ma fece leva sui piedi per avere la posizione più stabile, cosciente di quel che sarebbe accaduto. L'impatto sarebbe stato terribile, l'avrebbe lasciato a terra come una chiazza di fanghiglia dopo un acquazzone violento o magari ridotto ad un nugolo di particelle, polvere dispersa dal soffio del vento. La morte non era una preoccupazione per il ricordo-Vergilius, solo una breve transizione fra l'ora ed il poi, che avrebbe vissuto senza interruzioni di sorta; la sua rappresentazione fisica non era altro che un mero espediente per manipolare la concretezza del mondo materiale a cui lui non apparteneva. Tirò indietro l'appendice superiore sinistra, bloccandola per qualche secondo in trazione lasciando che la tensione si accumulasse per tutta la sua lunghezza, e dopo cinque battiti di cuore umano la portò avanti assicurando di tenere le nocche serrate attorno al pugno, schiantando le dense e nere falangi sullo zigomo destro dell'ostile proprio mentre il suo corpo veniva investito dalla mole dell'altro, gettandolo a terra. Fumo nero prese a fuggire dal suo corpo, che si fece sottile come lo sbuffo di un camino e inconsistente come una nota musicale, poco più di uno spettro o un'impressione ma ancora fisico in una qualche maniera. L'intervento aveva avuto l'effetto sperato, non quello di ferire mortalmente il colosso, ma di alterarne il moto imprimendogli un effetto rotatorio sufficiente a salvare il suo protetto. Registrato l'esito inizio a mettersi in piedi al massimo della velocità che quel residuo di fisicità gli permetteva, arrancando in ogni gesto, fin troppo lento per essere anche solo minimamente utile; eppure non si fermò nemmeno per un istante.


ɲ Ɏ ɳ

L'aberrazione non pareva più tanto aggraziata, la sua corteccia mostrava parecchie bruciature dove gli incantesimi di Jace l'avevano colpita, un grosso squarcio deturpava il viso serafico e rigido, e filamenti violacei scivolavano dai fori aperti qua e là nel robusto corpo che adesso pareva più un oggetto, forse un costrutto, che un essere vivente. Le percezioni del Cartomante si erano fatte più acute, complice il sigillo di protezione dalle stregonerie, che affinava i suoi sensi e le sue deduzioni. Adesso si accorgeva di tanti piccoli dettagli che gli erano sfuggiti, come che l'astuzia e gli inganni delle illusioni della creatura mascheravano un indole ferina e semplice. Qualcosa gli sfuggiva di quell'essere, continuava a ignorare Vergilius come se non lo vedesse nemmeno, e ciò gli suggeriva non un sodalizio fra le due creature, ma forse un legame di qualche natura, forse sulla stessa essenza di entrambi. Il suo vigile protettore era Oneiron, e forse la magia onirica di quel luogo filtrava o animava, o magari costituiva, quell'essere arboreo. Non erano che speculazioni lacunose e traballanti, la certezza invece era un'altra: che si trovava in vantaggio in quel momento e bisognava incalzare. Si gettò a capofitto sulla creatura, saltando oltre una staccionata e mulinando la frusta con la dritta. Nella mancina teneva una piccola biglia metallica, colma d'olio dirompente pronto ad esplodere al minimo impatto: Jace gliela gettò addosso, all'altezza della scheggiatura sul viso. La sfera esplose ad un palmo dal viso della creatura, che sorpresa non riuscì a reagire in tempo, benché la deflagrazione non poteva essere così potente da scalfirne la scorza lignea; ma garantì un'apertura alla frusta che squarcio un ampio lembo tra il collo e le spalle del mostro. Anziché ritirarsi come suo solito, lo stregone impresse un nuovo moto rotatorio nell'arma, mentre cristalli azzurri di magia si solidificavano sulla sua superficie, pronta a calare sul cranio del costrutto in un fendente discendente, come a tagliare longitudinalmente il bestione in due metà esatte. Quello non doveva gradire particolarmente quel fato, perciò scaglio una bordata d'aria - niente più che una brezza - verso il suo nemico, bloccandolo quanto bastava perché la frusta ricadesse al suolo senza danneggiare nulla, lo schiocco che si confondeva coll'infrangersi dei cristalli di ghiaccio. Poi saltò sulla casupola alle sue spalle, affondando i piedi nelle pareti come fosse burro, e inerpicandosi fino al soffitto meglio di uno stambecco. Fibre violacee s'intessevano a colmare le zone bucate del suo corpo, mentre fiori arancioni e lilla spuntavano ovunque sulle placche colorate, conferendogli l'aspetto di una pianta all'apice del suo splendore; spettacolo meraviglioso che non si sarebbe mai aspettato d'osservare in un momento simile. In quel secondo magico avvertì un immenso spaesamento, quasi che uccidere quella cosa fosse una blasfemia, che sfiancandola toglieva al mondo qualcosa di preziosissimo, un pezzo di natura ancestrale scivolato chissà come mai così distante nello spazio e nel tempo; quella manciata di secondi bastò a spegnere l'adrenalina che gli pulsava nelle vene. Si accese però un alone nero e folle che corruppe la bellezza dei motivi tatuati su quel corpo arboreo, e un ché di folle prese a brillare nelle iridi dell'essere, non vi sarebbe stato alcun chiarimento o riappacificazione, nessun accordo capace di fermare quel muto e vicendevole azzannarsi come bestie primitive.

La creatura spiccò un balzo non verso terra, ma ascendendo ancor più al cielo, tanto in alto da poter scavalcare una casetta col doppio dei piani di quella da cui era partito. Precipitò tendendo i talloni verso lo stregone, per schiacciarlo come se fosse il più odioso e fastidioso degli insetti, e quello come un ratto scartò di lato con una capriola, ma non ebbe che un secondo di tempo e poi quello gli fu addosso mentre ancora si rimetteva in sesto, scaraventandolo a terra con una spallata prima, e facendolo rotolare a distanza con un calcione. Era già pronto a mollargli un terzo colpo per affossarlo, quando la sagoma del Cartomante prese a farsi vaga e ondeggiare incerta sul posto, come un pendolo in perpetuo movimento. La stanchezza impietriva le sue membra ma anche i suoi sentimenti, tanto che l'oltraggio e la furia che erano montati in lui, erano ormai sensazioni appannate e distanti; screzi perdonabili nella normale lotta per la propria sopravvivenza. Questo era quello che l'uomo aveva intuito: l'aberrazione si scagliava contro lui per fame o forse per difesa del territorio, come una bestia irrazionale, che ferita diventava sempre più feroce e crudele. L'astuzia primordiale e le trappole tese nei primi momenti erano state ormai lasciate da parte, per uno sfoggio di forza fisica burbero e grezzo. Il Cartomante non aveva dato mica sfoggio di chissà quale superiorità intellettuale, anzi si era trovato a scendere allo stesso livello del suo avversario, mosso da niente più che rabbia per il proprio onore vilipeso. Quel quadretto familiare e felice l'aveva turbato, l'eco di Bambino e della figlia di Zaide risuonava ancora nei suoi pensieri, tradimento e vergogna che si traducevano in rabbia; forza per obliare le proprie colpe e debolezze. Quell'essere non lo sapevo quando aveva lanciato il suo incanto di scatenare una simile reazione, voleva indebolirlo e invece l'aveva incattivito, forzato a snudare zanne che lo Stregone avrebbe dovuto usare per dilaniare sé stesso, e invece adoperava contro chi gli stava di fronte. E scioccamente perso in divagazioni inopportune al momento, si trovò schiantato a terra dalle forti braccia del mostro, che si erano allungate come liane. Sbatté la testa ad un roccia aguzza e la schiena contro pietre non meno dannose che si fecero largo fra vesti e armatura fino a fracassare pelle e ossa. E mentre le braccia lignee lo immobilizzavano al suolo, sentì un freddo glaciale invadergli braccia e gambe, e un torpore apatico invadergli i pensieri, che si sfilacciavano fino a perdere ogni consistenza; la vista farsi appannata tanto da distinguere solo ombre e contorni senza alcuna definizione. Non riusciva a lottare, e la sua volontà cedeva alle lusinghe di un riposo lungo, o forse eterno; dove magari avrebbe trovato la stessa serenità vissuta anche solo per un attimo in quel cucinino. Gli parve quasi di vederla, Afrah, figura nera e slanciata che si arrancava lentamente verso di lui, fino a giungere alle spalle del mostro con la Vena di Granito tenuta in alto a trafiggerli entrambi, fiera combattente fino alla fine. Fu un miracolo, o forse il disperato attaccamento al mondo materiale di Jace, ma qualcosa scattò in lui, che chiuse gli occhi senza però abbandonarsi all'oblio, ma scatenando invece un ultimo incantesimo. La mente del mostro si paralizzò di colpo, invasa da immagini di terribili di morte e fallimento, un incendio che radeva al suolo ogni foresta mai immaginata nei lunghi letarghi degli alberi. Quella finestra di pochi secondi bastò a Vergilius, che infilzò la Carreg o Wythïen dal collo fino all'inguine del mostro, come un lungo spiedo; spegnendo in lui ogni scintilla di vita. La corteccia cadde al suolo come petali di un fiore che appassisce, lasciando al centro di esso uno spiritello grinzoso grande quanto un pugno, dalle braccia e gambe come ciuffi d'erba violacei che sosteneva la volta di quel grosso colosso.

specchietto

CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 1 Determinazione 1 Maestria delle Armi 1
Critico 36 | Alto 18 | Medio 9 | Basso 5



Jace Beleren

Stato Fisico: Abrasioni Basse alle gambe, Impatto Medio al torace, contusione bassa all'addome, Lacerazione Media alla nuca, Contusioni Medie alla schiena;
Stato Psicologico: Sogno di felicità di entità Media, Confusione di entità Media, Risucchio della volontà di entità Alto ;
Energia: 100 - 9 - 18 - 18 - 9 - 18 - 9 - 0 = 19 %

Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici,
° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno,
° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo,
° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto,
° Estraendo la Vena è riconoscibile come cacciatore di nemici del Sorya,
° Non soffre di stenti/intemperie all'interno delle terre dell'Eden;


Spirito Arborescente

CS: 2 Forza, 2 Istinto, 1 Velocità, 1 Astuzia 2 Ferocia
Stato Fisico: Ustione Media al torace, Ustione Media su tutto il corpo, escoriazioni Medie alla schiena, sfregio Basso al volto, Profonda ferita Mortale dal collo fino all'inguine;
Stato Psicologico: Aumento autoinflitto dell'aggressività di entità Media, deliri mentali autoinflitti di entità Media, Eccesso autoinflitto di brutalità di entità Alta, Disperazione di entità Alta;
Energia: 100 - 0 - 5 - 5 - 0 - 20 - 10 - 10 - 5 - 0 - 20 - 20 = 5%

Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Le tecniche di guarigione curano di un livello pari al consumo,
° L'aura del Sogno Arborescente non è individuabile da Auspex Magici,
° La creatura ha una tolleranza elevatissima del dolore sia fisico che mentale,



CITAZIONE
Riassunto del combattimento:

  1. Il Sogno Arborescente scaglia Ipnosi (Abilità personale) e poi si avventa con un diretto al corpo di Jace, Vergilius incassa l'attacco fisico subendo un Medio di danno;

  2. Il Sogno Arborescente usa Specchiovelo (Istillare il dubbio) per distrarre Jace, che vede un coro di Afrah urlargli contro insulti, e poi si avventa per un nuovo attacco fisico su di lui;

  3. Vergilius butta a terra Jace, facendogli così perdere la Carreg o Wythïen che aveva appena estratto. Il Cartomante reagisce immediatamente usando Scarica Galvanica (perg. Accolito degli elementi), infliggendo un danno Medio al corpo del Sogno Arborescente;

  4. Il Sogno Arborescente ripete la mossa, usando nuovamente Specchiovelo (perg. Istillare il dubbio) seguito da un attacco fisico. Jace subisce nuovamente la psionica ma questa volta prova a cercare il suo avversario che gli è indicato da Vergilius. Allora schiva il colpo, estrae la frusta e usa Chuan (perg. Aggressione) ad Alto per scaraventare l'avversario contro un muro;

  5. Il Sogno Arborescente usa Radicamento (Abilità personale) per difendersi dallo schianto, da cui subisce solo un Medio, poi si tuffa contro il Cartomante usando la tecnica Corpo Scontro (Abilità Personale) e contemporaneamente Sabbiatomba (perg. Rianimazione) per infliggergli ferite Basse alle gambe bloccarlo sul posto;

  6. Il Cartomante usa Giudizio (perg. Dominio del Sacro) a consumo Alto per ferire il Sogno Arborescente, che attutisce il colpo con Legnoscudo (perg. Muro d'Osso) subendo un ulteriore Medio.

  7. Vergilius si frappone alla carica, subendo un Critico al fisico e infliggendo un Basso al Sogno Arborescente. Inoltre la natura magica della tecnica Legnoscudo innesca l'effetto di Circolo di Protezione: Magia su Jace, portando le sue CS a 7;

  8. Percependo l'effetto dell'incantesimo difensivo, il Cartomante si getta frusta in mano contro il Sogno Arborescente, lanciandogli prima un Occhio di Diavolo (Biglia deflagrante), che lo distrae permettendo a Jace di infliggergli un taglio Medio all'altezza del collo;

  9. Lo stregone continua l'assalto portando un colpo potenziato da Mana spinato (perg. Fusione elementale) che il Sogno Arboreo disperde con Raffica (perg. Dominio del Vento) per poi balzare su di un tetto, dove usa la tecnica Giorno di Sole (Abilità personale), che lo guarisce e aumenta di 2 le sue CS (portandole a 8);

  10. Il Sogno arborescente balza su di Jace con Movimento Sismico (perg. Rabbia dell'Orso), che Jace evita usando Xuan Yeé (perg. Corpo d'ombra) a consumo Alto, ma quello incalza prima con una spallata che infligge un primo danno Medio a Jace, e poi con un calcio che infligge un danno Basso al suo fisico;

  11. Per evitare gli altri attacchi fisici lo Stregone usa L'Imperatrice (perg. Sfocatura) ma il Sogno arborescente lo sorprende in un attimo di stanchezza e distrazione, gettando a terra con Martelpugno (perg. Artiglio del Lupo);

  12. Il Sogno arborescente cerca di finire Jace, assorbendone volontà e vitalità con Sgomento (Abilità Personale), quando arriva Vergilius alle sue spalle con in mano la Carreg o Wythïen persa durante lo scontro. Jace, in un ultimo impulso di vitalità, usa La Torre (Abilità personale) per danneggiare e distrarre la creatura, mentre l'Ombra lo infilza alle spalle; uccidendolo.


Lista Attive per ordine d'uso:
CITAZIONE
Ipnosi: Abilità personale del Sogno Arborescente, la tecnica ha natura psionica. Questi genererà un immagine incredibilmente serena e pacifica nella mente della vittima, che subirà un danno Medio di natura estatica alla propria condizione psicologica. L'incantatore non sprecherà energia per farlo, ma vedrà crescere la sua aggressività e perdita di lucidità, equiparabile ad un danno autoinflitto di entità Media alla propria psiche. Consumo di energia: Nullo

Specchiovelo: La tecnica ha natura psionica. Il caster induce la vittima a credere di trovarsi in presenza di un grande tesoro, di una persona amata, dello scopo del suo viaggio o comunque di un bene assai ambito. Dopo qualche secondo tuttavia questa visione inizierà a corrodersi, morire o comunque distruggersi senza che la vittima possa fare nulla per evitarlo. Lo shock provocato dalla distruzione della visione provocherà un danno psionico pari a Basso. Consumo di energia: Basso [Pergamena Istillare il Dubbio]

Scarica Galvanica: La tecnica ha natura magica. Un fulmine che infliggerà un danno Medio ad un singolo avversario, richiedendo un medesimo consumo di energie, o se direzionato verso bersagli multipli li danneggerà di un quantitativo Basso. Consumo di energia: Medio [Pergamena Accolito degli Elementi]

Chuan: La tecnica ha natura fisica. Essa consiste in un rapido movimento della frusta, che anziché sferzare il corpo del nemico, lasciando un taglio superficiale, mira ad un profondo affondo. Trasferendo una quantità Media di energia ad un'arma, questa tenderà a scavare nelle carni nel tentativo di provocargli un danno di medesima entità. È inoltre capace di eseguire la stessa manovra con una capacità di penetrazione maggiorata, capace di infliggere danni Alti al bersaglio, impiegando però un congruo consumo di energie. Può essere effettuata con qualsiasi altra arma da mischia od anche a mani nude. Consumo di energia: Medio & Alto [Pergamena Attacco furtivo & Aggressione]

Radicamento: Abilità personale del Sogno Arborescente, la tecnica ha natura fisica. Anziché compromettere la propria integrità, la creatura può incanalarla nella sua mente, dove ferite e dolori prendono forme completamente diverse. L'incantatore non sprecherà energia per farlo, ma vedrà crescere la propria follia, equiparabile ad un danno autoinflitto di entità Media alla propria psiche. Consumo di energia: Nullo

Colpo Scontro: Abilità personale del Sogno Arborescente, la tecnica ha natura fisica. Il combattente accumula una gran quantità di energia nei muscoli e la rilascia sotto forma di una spinta, facilmente evitabile ma capace di infliggere ingenti danni a chi si fa cogliere impreparato. A livello tecnico l'abilità infliggerà un danno Critico al fisico della vittima che resterà polverizzata dallo scontro, tuttavia basterà una semplice difesa di potenza Media per evitare del tutto l'attacco. Consumo di energia: Alto

Sabbia tomba: La tecnica ha natura psionica. Attraverso un contatto fisico o visivo, il caster creerà nella mente della vittima l'immagine di una armata di cadaveri risorti dall'oltretomba, che si avvicineranno a lei per afferrare le sue gambe e immobilizzarla. A seconda della personalizzazione è possibile far credere che ad apparire siano piccole parti cadaveriche, come mani e braccia, creature striscianti o semplicemente dei lacci, o altro ancora. Le creature, così come immaginate dalla vittima, sembreranno tentare di bloccare ed impedire alla vittima di muoversi, ma saranno comunque incapaci di provocare alcun tipo di danno fisico. La tecnica, se va a segno, causerà un danno Basso alle gambe della vittima, oltre a immobilizzarla per quel turno. Consumo di energia: Medio [Pergamena Rianimazione]

Il Giudizio: Jace può inondare il campo di battaglia con una pioggia d'energia lieve e dorata plasmabile secondo i propri desideri, che si originerà da lui per poi investire i suoi nemici, che incendierà l'intero campo di battaglia, danneggiando i suoi avversari per una quantità di un grado inferiore al consumo. L'attacco risulterà particolarmente dannoso per la progenie di Baathos e gli altri demoni di simile natura, che subiranno un danno pari al consumo, al contempo la progenie draconica e le creature di natura similare ne subiranno uno di un grado inferiore rispetto al normale. La passiva Sogno della Cappa degli Eterni permette a Jace di annullare la penalità al danno delle tecniche ad area. Consumo di energia: Variabile Alto [Pergamena Dominio del Sacro]

Legnoscudo: La tecnica ha natura magica. Il caster farà crescere un muro di legna dal terreno per bloccare le offensive rivoltegli contro. La tecnica ha potenziale difensivo pari a Medio e nessun potenziale offensivo. Le dimensioni coperte dal muro potranno essere particolarmente grandi, permettendo di generare una difesa non solo potente, ma anche di grande portata. Consumo di energia: Medio [Pergamena Muro d'Ossa]

Mana Spinato: Jace può infondere la sua aura per creare un rivestimento elementale di cristalli di ghiaccio molto affilati e appuntiti dalle venature azzurre che usa attorcigliare attorno ad un suo braccio oppure attorno alla sua frusta. Chi verrà colpito subirà un danno Alto di natura magica, tuttavia a causa dell'instabilità dell'incantesimo essa sarà considerata una tecnica di potenza Bassa per quanto concerne la difendibilità. Consumo di energia: Medio [Pergamena Fusione Elementale]

Raffica La tecnica ha natura magica. Senza particolari tempi di concentrazione il caster può generare una forte corrente aerea - tramite l'imposizione di una mano o simili gesti scenici - tale da arrestare un'offensiva fisica rivolta alla sua persona. Questa ventata è sufficiente a contrastare un avversario in corsa o proiettili, armi da lancio e altri oggetti lanciati contro il caster. Non causa alcun danno e non è abbastanza forte da spingere via un nemico. Consumo di energia: Medio [Pergamena Dominio del Vento]

Giorno di Sole: Abilità personale del Sogno Arborescente, la tecnica ha natura psionica. La creatura rifiorirà, divenendo anche più forte di prima, guarendo una quantità Media di ferite e guadagnando 2 CS in Ferocia. L'incantatore non sprecherà energia per farlo, ma vedrà crescere la sua brutalità perdendo ogni forma di autocontrollo, equiparabile ad un danno autoinflitto di entità Alta alla propria psiche. Consumo di energia: Nullo

Movimento sismico:La tecnica ha natura fisica. Lo sciamano, con la furia di un feroce orso, attacca l'avversario con una sfuriata tale da cagionargli ingenti danni. Il danno generato potrà essere, a scelta, lacerante o contundente, ma dovrà causare due singoli danni medi e, nel complesso, non superare un totale di danno alto. Consumo di energia: Medio [Pergamena Rabbia dell'Orso]

Xuan Yeé: La tecnica ha natura fisica. A Jace è stato insegnato a a muoversi come se il suo corpo fosse fatto di fumo, ed apparendo proprio come fatto di una nube nera al suo avversario. Pagando un consumo d'energie Variabile, potrà così annullare o smorzare un'offensiva di potenza pari alla spesa. Consumo di energia: Variabile Alto [Pergamena Fondersi con le ombre]

L'Imperatrice: La tecnica ha natura magica. La benedizione dell'Imperatrice renderà i movimenti del Cartomante distorti ed intermittenti, come se balzasse dalla realtà all'irrealtà attimo dopo attimo, in una danza che lo rende quasi intangibile. Solo i guerrieri più esperti potranno scalfire questa potente protezione: qualsiasi attacco fisico portato senza l'ausilio di una tecnica sarà infatti destinato a fallire per due turni, il turno in cui invoca questa tecnica ed anche per il successivo, poi dovrà rinnovare nuovamente la sua protezione. Consumo di energia: Medio [Pergamena Sfocatura]

Martelpugno: La tecnica ha natura fisica. Il caster attacca il suo avversario a mani nude, sfruttando unicamente le proprie unghie che, per la violenza e la velocità dell'offensiva, sembreranno letali e taglienti come gli artigli di un lupo. L'attacco cagionerà un danno all'avversario sotto forma di lacerazioni profonde, che sanguineranno copiosamente causando un danno Medio nel turno di attacco ed un ulteriore danno Medio nel turno successivo. La tecnica potrà essere personalizzata con effetti peculiari che sottolineino la violenza dell'attacco o il suo legame "ferale", pur non allontanandosi dagli effetti previsti.. Consumo di energia: Medio [Pergamena Artiglio del Lupo]

Sgomento: Abilità personale del Sogno Arborescente, la tecnica ha natura psionica. La creatura prosciugherà la volontà e la voglia di vivere di una creatura vivente, riducendolo ad un guscio privo di vita. Consumo di energia: Alto

La Torre: Abilità personale di Jace Belere. Lo Stregone farà credere ad una vittima che riesce a percepire, che il suo più grande desiderio si sia appena realizzato. Questa visione durerà una manciata di secondi prima di spezzarsi definitivamente, infliggendo un danno Alto alla sua psiche. Anche Jace dovrà pagare un obolo per farvi affidamento, il sacrificio sarà sotto forma totale di: un danno alla psiche, sotto forma di confusione, di entità Bassa, un danno al fisico di entità Bassa, ed infine un danno Medio alle proprie Capacità Straordinarie, che si vedranno ridotte di Due, perdendone una in Prontezza ed una in Intelligenza Consumo di energia: Nullo

Note: Il testo iniziale vuole riassumere il sogno d'annegamento.Non ho specificato razza, classe e talento dell'avversario, prediligendo una costruzione più libera, così come tutte le passive di cui potrebbe essere stato in possesso. Ho scritto quelle che han influito sul combattimento, sperando siano sufficienti.

 
Top
Lill'
view post Posted on 3/2/2015, 22:06





Le scintille salivano ogni tanto in alto, nell’aria gelata, perdendosi oltre l’intreccio del legno sulle loro teste. Il sole era calato presto all’ombra delle montagne: accanto al fuoco, il gruppo si rifocillava dalle fatiche della giornata.
“Buttaci anche quella, Fred” uno degli uomini seduti accanto al falò berciò secco. Barba e capelli sembravano tutti tesi e intirizziti per il gelo, eppure le vampe del calore si indovinavano nel suo sguardo. “Basta così, adesso”; un uomo si era alzato più in là, ammonendo il bruto che aveva parlato. Solo il vento sibilava tra le forme inanimate lontano dal fuoco, e nessun’altra voce.

“Alla salute eterna…”

L’uomo in piedi buttò anche lui del combustibile tra le fiamme, non prima di aver preparato il suo calice. Mentre la cerchia della quinta compagnia gli rispondeva in coro, più in là si potevano scorgere gli altri gruppi di soldati brindare muti.
L’uomo in piedi, il capitano della compagnia, abbracciò rapido il cerchio di mercenari attorno a lui: quindi prese un'altra testa; il sangue colò di nuovo sul calice sbeccato che teneva in mano, legno di pino che quei poveracci dovevano aver in abbondanza, lì. Il liquido tracimò, imbrattandogli il bordo della pelliccia, e bevve.
Nel gozzovigliare di risa e urla che seguì alla fine di quel segno di vittoria, gli uomini di tutti falò si mescolarono. Spaziando tra le case vuote e i cadaveri ammucchiati al suo fianco, il capitano della quinta compagnia si puliva la pelliccia. Nessun segno pareva esser rimasto nel villaggio delle angherie subite: non di fuochi e grida, non della tanta acqua riversatasi in quella brutta stagione, solo il ghiaccio delle stalattiti che colava dai bordi dei tetti. Ogni tanto il capitani tornava a guardare tra le fiamme, poi i pochi che non avevano bevuto: gli scudieri e i senzapalle, ancora iniziati a quei riti come anche al rispetto dei commilitoni.
“La prossima volta dovrai brindare, moccioso: Alla salute eterna!...”
Ghignò verso uno scudiero, i denti marci. La sua barba risplendeva del cremisi delle fiamme, e il gioco delle ombre ne deformava il viso: qui uno zigomo più scavato, lì un orecchio più lungo.
“…Al sangue dei vinti!”
Il calice fu alzato verso i corpi che bruciavano, gettati ai piedi dell’alto palo di legno: le facce rudimentali dai sorrisi inumani, con le loro ali di cuoio saccheggiato dal conciatore scannato e le corna ricavate dai montoni arrostiti, i grugni degli animali infilzati sulle picche e gli idoli degli dei più bui rispondevano all’ubriachezza dei mercenari, mentre si consumavano anch’esse tra le fiamme.

La prossima volta
Rispose atono il mercenario seduto sulla ciocco di legno; era quasi un sospiro.

Buttando lo sguardo tutt’intorno, solo le case parevano in effetti essere rimaste nel villaggio: capanne che spuntavano qua e là entro quel recinto inutile, spiccando dai cumuli di neve. Sotto le luci isolate dei roghi - uno lì, altri due all’incrocio, un altro laggiù davanti alla casa del falegname - gli ammassi di legna e anche la neve sulle baite cambiava tonalità. Si alzò, per prendere un po’ d’aria fuori dai quei fumi malsani; nello sfacelo anche il nevischio al suolo pareva essersi imbrattato di rosso, toccato dalle fiamme o dal sangue dei vinti. Il mercenario si volse e scavalcò il tronco alzando il ginocchio. Volse le spalle all’altro, incamminandosi nel nulla ovattato fuori dalla luce del rogo.

“La prossima volta è tardi”
Gli arrivò la voce dell’altro, che cercava di fermarlo. Gli sembrò di sentirne la mano sulla spalla.

“La prossima volta gli altri potrebbero essere tutti in un altro rogo, e toccherà a te fare gli onori di casa.”
Graffiò nell’aria, tra le scintille che si perdevano nel buio. Il mercenario fuori dal falò scrollò le spalle.
Quando si calò giù le braghe per pisciare contro una baita laggiù, il tozzo soldato poteva sentire ancora il suo capitano chiamarlo. Lo irrideva con la malizia degli ubriachi, di sangue o di vino.
Ma mentre il peso delle sue viscere veniva giù scrosciante su un cumulo coperto di bianco, si rese conto che quella non era neve; era più grigia, ruvida. Rick si scrollò l’uccello e i pantaloni di quella poltiglia grigia, la cenere che dai fuochi s’era posata sui tetti e sulla terra fredda. Tornò al fuoco, per ritrovare che quel fumo di morte copriva ora ogni cosa.

Ora non ce n'è bisogno, guarda!
Rintuzzò al capitano, la cui figura alta e sottile si confondeva con gli idoli cornuti nel fumo.

“Non lo decidiamo noi, quando ce n’è bisogno.”
Questa volta la voce dell’altro lo colpì con durezza. E quando il mercenario ubriaco gli mise una mano sulla testa, alla sue spalle, a Rick Gultermann quella carezza per mocciosi parve più uno schiaffo. Qualcosa che voleva colpirlo, e pisciare sulla sua dignità.
Si voltò, solo per trovare altro fumo e cenere.
Non è che ci avesse mai tenuto lui, a mostrarsi duro e non farsi passare sopra: i rami troppo cocciuti si spezzavano e finivano anche loro nel fuoco, così come i gran cazzoni troppo duri e spacconi. Come aveva fatto vedere al marmocchio con l’orsetto giù al campo il giorno prima però, il freddo certe volte ti gelava dentro, rendendoti fradicio e molle al midollo. Strinse i pugni, scrutando nel buio. Anche i fuochi parevano spenti, ora. Del sogno terribile che aveva fatto quella notte stessa, del bruciore ai polmoni e dell’inondazione e dei morti rimanevano solo ricordi pavidi, mollicci; di tutte le facce ombre inconsistenti dietro la cenere.
Che diavolo vuoi?! sbraitò.
“Il sangue dei vinti!” una cantilena sibilò appena alla destra del nano, che si girò; quindi un colpo lo raggiunse dall’altro lato. Si infranse sullo scudo che era la carne del suo braccio, alzato di getto. Eppure sentì le ossa stridere, e il sangue pompare forte, e prese la sua mazza ch’era sempre stata con lui alla cintola e menò di traverso, fendendo cenere e idoli di carni morte su dei pali. Che diavolo voleva, pensò.

Il sangue dei vinti, berciò una voce gracula nella sua testa vuota.
Nel villaggio devastato da una e altre mille catastrofi, tra la coltre di cenere che si diradava sotto i colpi a vuoto di Rick, la maschera di legno dell’idolo cornuto lo fissò d’improvviso. Il nano cercò la figura del capitano, scuotendo la testa. Trovò solo occhi vuoti che erano voragini allucinate nel risentimento e nell’ebrezza, ali di cuoio e di pelli di uomini che avvolgevano tutto nella loro ombra.
‘Che cazzo te ne frega, di tutto il resto’ martellò l’orrida voce nella sua testa.
‘La verità è che ci riprendiamo quello che ci tocca, quello che questi qui ci hanno negato, con una fandonia o un’altra.’ L’idolo che era il suo stesso capitano indicò salme invisibili sparse ai loro piedi. Il suo corpo era ossuto e nero come la notte a Neirusiens, slanciato come la pertica di legno nel fuoco. ‘E nello stesso modo loro, lo faremo’. La faccia dell’idolo prese a cambiare forma: dal montone sgozzato, a Olvh capitano dei Cani Rossi, fino a una donna dal trucco sfatto e le borse sotto gli occhi, ma con una luce gentile in essi.

Rick Gultermann chiuse in un'unica selva di peli le sopracciglia, mentre faceva un passo indietro. Sentì la rabbia ch’era montata nella sue vene da prima pulsargli nel pugno. Possibile fosse tutto lì?
Lui non li aveva fatti mica così, i suoi trucchi e porcate per arrabattarsi: aveva rubato certo, ucciso e maltrattato. Ma ogni straccio di passo compiuto sul fango gelato e nei crocevia dei cunicoli non era stato preda di quel rancore così distorto e livido; non del tutto, almeno.
‘Non dire cazzate!’ urlò col pensiero il dio nero mentre i tratti del suo viso divenivano quelli incerti e confusi di suo padre; poi quelli di un ragazzetto dallo sguardo furbo, la cui espressione nella morte ricordava bene. La creature si portò una mano ossuta al capo, tendendo i propri capelli: poi, con una roncola che era la stessa che portava Rick nell’altra mano, si recise di netto la testa, e gli e la porse. “Alla salute eterna!”
E con il sangue che grondava sopra di lui, e il nano che non tirava indietro la testa non schifato, l’idolo che non aveva più una testa gettò il lembo di carne mozzato su di Rick, colpendolo allo stomaco.
Il nano ruzzolò al suolo senza fiato, il petto sfondato, vomitando gemiti e sangue sulla neve. Dopo dei secondi che erano una notte si rialzò, avendo mollato le sue armi.
Vaffanculo, non è così disse menando un colpo a mani nude, senza far neanche caso all’obiettivo.
Vaffanculo, disse liberando la sua rabbia che rabbia non era, perché aveva sempre fatto quello che c’era da fare; non di più, non di meno. Né peggio, o meglio. Quindi si spinse con uno scatto oltra la figura nera e il rogo, dandosi alla fuga. E mentre la voce mostruosa delle uniche persone a cui forse aveva voluto uno straccio di bene lo sfotteva, dicendogli che tanto fuggiva da un falò in un campo per andare ad un altro,
e che intendeva proprio quello, sì
di disfarsi anche di lui o di qualsiasi compagnia che alla fine gli rimaneva in mezzo ai piedi senza farsene niente
lui si rifugiò tra il fieno di una stalla. E in quel lezzo di merda che gli era più familiare di sogni e questioni di profezie, si nascose guardandosi le spalle. Mentre il freddo gli addensava il respiro, Rick Gultermann non cercò di scordarsi delle ferite sue o altrui che si erano fatti, o di una capitano che l’aveva pestato da brillo. Si accasciò più morto che vivo, cercando il calore di un focolare che ancora stentava ad ardere come si deve.




SPOILER (click to view)
Rick

CS: 5 (2 Pellaccia dura, 1 Tempra di ferro, 1 Riflessi fortuiti) - 1 (dal turno II) - 1 (dal turno IV) = 3
Energie: 100 - (10 + 20) - (5 + 5) - (5 + 10) - (5 + 0) = 40%
Danni Fisici:
(Nessun danno), (Basso autoinflitto), (Alto + Medio + Basso autoinflitto al Braccio sx), (Alto+ Basso autoinflitto) [13/16]
Danni Mentali:
(Nessun danno), (Basso autoinflitto + Alto + Basso da attacco fisico), (Nessun danno), (Medio + Basso autoinflitto)[9/16]
Armi:
Martello [Mano dx], Armatura di Cuoio [Tutto il corpo eccetto Testa e Mani]

PASSIVE
QUOTE
~Abilità da Talento. Io speriamo che me la cavo.
Rick se la cava sempre, anche contro tutti i pronostici. Persino quando la situazione appare disperata, il nano sarà comunque in grado di imbastire una difesa: non importa quanto sia scomodo o inverosimile, qualcosa per salvarsi i fondelli se la inventerà.
Sarà dunque in grado di erigere le sue difese in maniera istantanea ed inconscia o, parimenti, di difendere eventuali alleati in un'area con lo stesso sforzo con il quale difenderebbe se stesso.
[Talento, Passive liv. I, II e III; Possibilità di difesa istantanea, Difese ad area con Potenza pari al Consumo, Difese inconsce]

~Abilità razziale. Il tozzo ancora in piedi.
Rick non molla. Malgrado tutto.
Rick usa tutte le sue energie nella lotta, non si risparmia, lascia andare colpi tosti – e però non molla. Anche senza un goccio d'acqua, senza mangiare o non essendosi riposato per giorni, Rick resiste. Finché non riesce in quello che fa, il nano va avanti: certo li sente i morsi della fame, il sonno, i crampi. Una birra la desidererebbe proprio a volte, ma a conti fatti ne fa a meno - lui è incrollabile.
[Razziale Nano Tenacia, Passiva; Insensibilità a fame, sete o fatica]

~Abilità personale. Sopporta!
Rick è così abituato a viaggi sfiancanti o a contese infinite per miseri rimasugli di carne che ha imparato la resistenza, la resistenza vera. Ha alzato il suo metabolismo a livelli inverosimili, appreso come compiere ogni gesto con ferite indicibili sul proprio corpo. Si arrangia.
La cosa si traduce, nella pratica, con la possibilità di essere insensibile al dolore fisico: il vagabondo sarà in grado di combattere nonostante abbia subito un ammontare di danni al corpo notevole, prossimo al Mortale, che ne abbia compromesso irrimediabilmente l'integrità fisica. Contusioni, fratture e mutilazioni fisiche che abbiano compromesso le sue facoltà gli arrecheranno normalmente danno, ma non ne ostacoleranno mai le capacità combattive.
Semplicemente sopporterà, come un mulo.
[Personale I, Passiva; insensibilità al dolore fisico]
[Pergamena Irriducibile, Iniz. Campione; possibilità di muoversi con ferite ingenti]


~Dono dell'Oscurità:
Possedere l'Oscurità determinerà la possibilità di percepire e talvolta anche vedere le Ombre aggirarsi nei territori dell'Edhel. Non si potrà parlare con loro e nemmeno interagire con esse fisicamente, ma talvolta il personaggio avrà la netta sensazione di essere a sua volta percepito dalle stesse. Ulteriore Bonus, il personaggio nel cui corpo si annidi l'Oscurità svilupperà la capacità di capire a tratti il linguaggio delle Ombre, riuscendo a cogliere alcuni suoni, parole o simili. In ultimo, il personaggio guadagnerà 1 CS passivo liberamente assegnabile. Possedere L'Oscurità comporterà il modificarsi del corpo (iridi nere, pdeterminante o immediatamente visibile. Dovrà però sussistere anche in minima parte.
[Passiva; Possibilità maggiori di interazione con le ombre, 1 CS in riflessi]

PRIMA LEGGE
La vita è effimera e fugace. Non sforzarti di considerare l'esistenza degli altri e vivi appieno la tua. Preservala gelosamente, avvinghiati a lei, rimanine aggrappato. Anche a costo di far del male a chi ti sta intorno. Piuttosto menti, ferisci, uccidi se è necessario. Sopravvivi finché puoi e cerca solo amicizie convenienti per te.
[Passiva; il portatore dell'artefatto avrà un auspex in grado di localizzare i personaggi tendenzialmente malvagi.]

TERZA LEGGE

Nessun uomo è uguale all'altro. Abbiamo tutti peculiarità differenti ed ognuno di noi è unico. Per questo motivo anche i nostri diritti e doveri lo sono. Alcuni hanno più privilegi rispetto ad altri e non tutti devono seguire gli stessi precetti. Tu sei un favorito. Manifesta questa tua fortuna più che puoi. Discrimina chi non ha il tuo stesso rango sociale, circondati di gente come te.
[Passiva; il possessore dell'artefatto sarà in grado di comunicare telepaticamente con tutti i personaggi tendenzialmente malvagi.]

ATTIVE


QUOTE
~Batosta II. Lui se ne fotte!
I.
Già, Rick è decisamente il tipo coriaceo, a suo modo cocciuto: tutta la sua smania di sopravvire alla fine, quell’istinto ingiustificato, si può considerare una forma di testardaggine. Una forma particolare, ecco.
Allo stesso modo, se si mette in testa di eludere un attacco o uscire indenne (conseguenze estetiche a parte) da una situazione, Rick ci riesce. Con un consumo Alto il nanaccio è in grado di evitare completamente le conseguenze di un attacco psionico, il tutto nelle maniere più inverosimili e dettate dalla situazione contingente. Un caso, dunque.
O così crede lui.
La verità è che la brama di vita di Rick va più in là della semplice fortuna, si spinge nel profondo. Ha a che fare con l'intimità delle cose, è una forza capace di distorcere la realtà stessa e lo spazio: un gorgo oscuro, pieno di fumo nero che si spalanca su altri mondi. Il vortice nero, percorso da screziature vermiglie, potrà inghiottire letteralmente ostacoli e pericoli sulla via del nano, dandogli forma fisica; trucchi mentali, imbrogli e nenie di potenza Alta o inferiore spariranno senza fare più ritorno.
I. [Pergamena Lucidità, Iniziale; Consumo Alto, Difesa Alta Psionica ][Natura Psionica]

QUOTE
~Batosta VII. La fame che ti tormenta.
II.
Allo stesso modo, con un consumo Medio, il vagabondo sarà in grado di riversare le leggi della sopravvivenza in un urlo, uno sguardo od una parola: forze che sono un'imposizione. Il bersaglio sarà infatti costretto, qualora subisse la tecnica, a rimanere immobile nella propria posizione per tutta la durata del turno successivo.
II.[Pergamena Imposizione, Comune; Consumo Medio, immobilità totale del bersaglio per 1 turno ][Natura Psionica]



QUOTE
~Batosta VI. La rabbia di chi ha fame.
I.
Tramite un consumo Basso, Rick è in grado di rendere per 2 turni (quello in cui casta la tecnica e quello successivo) le proprie tecniche magiche di un grado di potenza superiore rispetto alla norma, senza per questo dover aumentare di un grado il consumo necessario per castarle. Come contreffetto, però, egli sarà più vulnerabile a quelle fisiche, da cui dovrà difendersi come se avessero un grado di potenza superiore rispetto al consumo con cui l'avversario le ha castate.
I. [Personale V; Consumo Basso, potenziamento/depotenziamento Magiche/Fisiche, 2 turni][Natura Magica]

QUOTE
~Batosta III. Questa sedia è la mia sedia!
II.
E d'altra parte non si ferma a quello che tocca, la cocciutaggine del nano - non sparisce nel tempo.
Persevera, anzi, riverberandosi nel futuro con tutte le sue sozzate, il cenciume di voglia bastarda che ha: colpisce anche dopo. Il vagabondo sarà infatti in grado, tramite un consumo Basso, la rinuncia ad 1 CS e un danno Basso sia al Fisico che alla Mente, di attaccare con la sua energia oscura senza che gli effetti siano immediatamente visibili: una sfera nerastra si creerà allora, pronta a colpire a suo comando. L'energia, continuando a roteare attorno alla sua panza, si staccherà in un turno successivo a quello in cui la tecnica è stata attivata, a scelta di Rick, colpendo il bersaglio con una potenza Alta.
Senza poter dire che il nano fa cilecca, quindi.
II.[Personale III; Consumo Basso, riduzione di 1 CS, Danno Basso a Mente e Fisico, Attacco Alto ritardato][Natura Magica]



QUOTE
~Batosta I. Il colpo del disperato.
Grande risultato, minimo sforzo. Poco importa se con un acciacco in più, qualche graffio: l’importante è risparmiare le forze.
Rick l’ha capito bene nei suoi vagabondaggi per terre brulle e inospitali, e per questo ha imparato a centellinare al meglio le forze nei suoi colpi: sia in difesa che in attacco, il nano sarà in grado di azioni offensive o difensive di Potenza Media, con un dispendio di energie Basso.
Ma di sicuro niente viene fatto per niente al mondo, insomma, e per questo a risentire del colpo scagliato è l’arto che il nano ha impiegato, con un Autodanno Basso. Ma ne vale la pena!
[Pergamena Martirio, Iniziale; Consumo Basso, attacco/difesa di potenza media][Natura Fisica]

QUOTE
~Batosta VIII. Solo un'altra mazzata.
Vita di tafferugli, in ranghi di fanteria o in taverne, lotte continue per inezie o premi nobili - stessa cosa, spesso. Il nano si è fatto strada tra botte e colpi di spada, sempre, tra chiunque; nemico giurato o compare di sbronze del giorno prima, sedia o qualsiasi stuzzica-dente gli sia capitato in mano: contro tutti. In fondo, è solo questione di un'altra mazzata.
Con un consumo variabile, Rick potrà generare un'offensiva di natura magica: ricoprendo un suo colpo fisico -armato o meno- il grumo di energie scarlatte che lo assiste infonderà nell'attacco una potenza di un livello inferiore al consumo, investendo con fulmini vermigli l'intera area che lo circonda.
[Personale VII; Variabile offensiva ad Area][Natura Magica][Usata a Medio]



QUOTE
~Batosta III. Questa sedia è la mia sedia!
II.
E d'altra parte non si ferma a quello che tocca, la cocciutaggine del nano - non sparisce nel tempo.
Persevera, anzi, riverberandosi nel futuro con tutte le sue sozzate, il cenciume di voglia bastarda che ha: colpisce anche dopo. Il vagabondo sarà infatti in grado, tramite un consumo Basso, la rinuncia ad 1 CS e un danno Basso sia al Fisico che alla Mente, di attaccare con la sua energia oscura senza che gli effetti siano immediatamente visibili: una sfera nerastra si creerà allora, pronta a colpire a suo comando. L'energia, continuando a roteare attorno alla sua panza, si staccherà in un turno successivo a quello in cui la tecnica è stata attivata, a scelta di Rick, colpendo il bersaglio con una potenza Alta.
Senza poter dire che il nano fa cilecca, quindi.
II.[Personale III; Consumo Basso, riduzione di 1 CS, Danno Basso a Mente e Fisico, Attacco Alto ritardato][Natura Magica]

QUOTE
~Batosta V. Lo scatto di chi ha fame.
No, Rick non è un velocista: non lo è mai stato. Non corre, lui e la sua panza un po' rilassata, non si da' da fare per muoversi più di tanto. A meno che non c'è di mezzo la vita, o una scorza di cacio: allora è capace di prodigi.
Tramite un consumo Nullo, Rick è in grado di spostarsi sul campo di battaglia ad una velocità pressochè istantanea. Si tratta di un unico scatto che, se le condizioni dell'ambiente circostante o tecniche già attive non lo impediscono, agisce come un teletrasporto a corto raggio. In accordo al consumo Nullo, comunque, la tecnica non potrà mai essere impiegata a fini difensivi, ma bensì puramente di spostamento.
[Personale IV; Consumo Nullo, teletrasporto a corto raggio][Natura Magica]


SPOILER (click to view)
Incubo

CS: 4 (1 Agilità razziale Ombra, 3 Destrezza talento Assassino)
Fascia rossa
Energie: 100 - (9 + 18) - (9 + 9) - (5 + 9) - (9 + 5) = 27%
Danni Fisici:
(Nessun danno), (Medio autoinflitto), (Medio autoinflitto al braccio dx), (Medio al Busto + Basso autoinflitto al braccio sx) [7/16]
Danni Mentali:
(Nessun danno)[0/16]
Armi:
Roncola (mano sx)

PASSIVE
QUOTE
Forma eterea

[Passiva Razziale Ombra]

Passive di Talento I, II e III, Assassino

Passiva di telepatia

Passiva di aumento 50% resistenza ai danni fisici (un Critico in più), riduzione 50% resistenza ai danni psionici (un Critico in meno)

Passiva di resistenza al dolore fisico

Passiva che rende i danni derivanti da attacchi fisici interamente Psionici

ATTIVE


QUOTE
Pergamena Comune Campione, Imposizione: il campione si impone nella mente avversaria costringendolo a rimanere sul proprio posto in attesa del giudizio.
La tecnica ha natura psionica. Il caster lancia un attacco mentale sull'avversario, il quale sarà vincolato nella propria posizione per l'intero turno di gioco. La tecnica non cagiona danni e può essere interpretata mediante alternative rappresentate da una semplice frase o uno stretto comando, dimostrandosi di grande versatilità in ogni situazione. Va affrontata come una tecnica psionica di potenza Media.
Consumo di energia: Medio

QUOTE
Pergamena Comune Ladro, Pozzo di tenebra: Il ladro mostra al nemico la visione di un mondo privo di luce e speranza, sconvolgendolo nel profondo della sua mente.
La tecnica ha natura psionica. Consiste in un attacco psionico che per un istante mostra al nemico una visione di completa oscurità e disperazione; quello stesso turno e in quello successivo la vittima sarà sconvolta dalla visione momentanea e subirà un danno psionico medio da interpretarsi come disperazione profonda causata da quella visione. Per utilizzare questa tecnica bisogna percepire l'avversario almeno visivamente. È possibile difendersi con una difesa psionica di livello alto, o un medio per difendersi da una singola istanza -ossia in quella del singolo turno-. È possibile inoltre personalizzare la tecnica perché al momento del lancio l'incantatore sia avvolto da un'aura particolare, oppure perché al posto dell'oscurità vi sia qualche altro tipo di visione sconvolgente, come se vi fosse un mostro che si agita all'interno del campo visivo divorando la luce dagli occhi - niente che però vada a mutare l'effetto vero e proprio, ossia il danno alla mente medio per ciascuno dei 2 turni di permanenza della tecnica.
Consumo di energia: Alto



QUOTE
Pergamena Iniziale Ladro, Nebbia:Il ladro infrange un fumogeno che si disperde in una vasta area, impedendo al nemico di orientarsi o di determinare la sua posizione.
La tecnica è una illusione di natura fisica. Il caster scaglia una biglia fumogena che una volta infranta rilascerà una nube fitta che permeerà il campo di battaglia o un'aria parecchio ampia. Questa impedirà a qualsiasi avversario di scorgere poco oltre il proprio naso, anche coloro che possiedono particolari abilità passive per vedere oltre la nebbia. Il caster non avrà alcuna difficoltà a vedere attraverso la nebbia. A seconda della personalizzazione, è possibile far sì che quest'ultima divenga fumo, gas o simili - purché essa non risulti in alcuna maniera nociva. La nube resta sul campo di battaglia per un totale di due turni compreso quello d'attivazione, potendo essere richiamata prima del secondo al desiderio dell'utilizzatore.
Consumo di energia: Medio

QUOTE
Personale
[Varaibile Psionica con consumo equalmente bipartito tra energie e autodanni fisici][Usata a Potenza Alta]



QUOTE
Attiva di talento liv. I Assassino
Effetto attivo: spendendo un consumo pari a Basso, il personaggio sarà in grado di produrre un suono lontano, grazie ad una sua innata capacità da ventriloquo. Il possessore, dunque, potrà produrre un rumore generalmente breve, semplice e contraddistinto per la sua assoluta non complessità. Sarà un'eco lontana, un urlo accennato, un verso semplice o una parola appena intonata. Un qualunque rumore, quindi, che gli consentirà di distrarre tutti coloro che lo circondano. Il suono, come detto, sarà riprodotto fisicamente dal possessore, ma allo stesso non sarà naturalmente riferibile, giacché sembrerà distante, lontano, quindi proveniente da una fonte diversa e distante. I nemici lo percepiranno come una fonte di distrazione e dovranno difendersi, necessariamente, con una comune difesa psionica; diversamente, infatti, verranno inevitabilmente distratti dal rumore, dovendo concentrare su di esso il proprio interesse. In termini tecnici tale abilità non causa danni al fisico o alla mente, ha effetto per una singola azione ed è considerabile ad area. Inoltre, la stessa è di natura fisica, ma causa una malia psionica e va difesa con tecniche di natura psionica.

QUOTE
Pergamena Comune Campione, Assalto Eroico: il campione si scaglia contro l'avversario in una carica folle, intenta a ferirlo profondamente anche a costo di ferirsi a sua volta.
La tecnica ha natura fisica. Il campione effettua una carica violenta contro il bersaglio, schiantandoglisi ad alta velocità e causando un danno totale pari ad Alto al fisico, suddivise fra lesioni esterne ed interne, con la possibilità di ferire anche gli organi interni. All'impatto anche l'attaccante soffrirà di un contraccolpo sotto forma di lesioni disponibili secondo la propria volontà per un totale Medio di danni, e dunque autoinflitti. La tecnica può essere attuata a mani nude o con una qualsiasi arma da mischia, e il movimento con il quale lo si porta è a completa discrezione del caster.
Consumo di energia: Medio



QUOTE
Pergamena Iniziale Ladro, Indebolire:Il ladro riesce con un semplice gesto a penetrare nella mente dell'avversario; lì la sconvolge, costringendolo alle ginocchia e avvolgendolo in un potente senso di nausea e debolezza.
La tecnica ha natura psionica. Il ladro, con un attacco psionico, attacca direttamente la mente dell'avversario. Questo danno si manifesta nella vittima come un forte senso di nausea, debolezza e giramenti di testa, proprio come se il bersaglio fosse afflitto da una forte forma di influenza. Subire ripetutamente i danni provocati da questa tecnica può provocare conseguenze peggiori come l'attenuarsi della vista, l'incapacità di reggersi sulle ginocchia e simili. Per castare la tecnica è necessaria la percezione del proprio avversario, anche solamente visiva. La tecnica provoca un danno totale medio alla mente della vittima, ha potenza media, e può essere ostacolata solamente da opportune difese psioniche.
Consumo di energia: Medio

QUOTE
Pergamena Iniziale Campione, Martirio:il campione stringe i denti e forza il corpo a potenziare il colpo seguente, pagando dazio sulla sua stessa integrità fisica.
La tecnica ha natura fisica. Permette al campione di imprimere una forza maggiore nel colpo successivo pagandone lo scotto sul suo stesso fisico. Il colpo potrà essere eseguito impugnando un’arma o con un arto disarmato, potrà essere coinvolto in un’azione offensiva o difensiva in stretta relazione alle circostanze del caso, e avrà potenza Media infliggendo un danno del medesimo livello. Tuttavia, l'arto del caster col quale avrà portato il colpo, risentirà di un danno pari a Basso, riequilibrando la forza impressa con il quantitativo di energie speso. E' possibile personalizzare la tecnica subendo, al momento dell'attivazione, leggere mutazioni che non compromettano la riconoscibilità del caster come leggeri tratti demoniaci o angelici, in base alla personalizzazione che si intende attribuirgli.
Consumo di energia: Basso


SPOILER (click to view)
Turno I
- L'incubo attacca Rick con Imposizione, quando dice “La prossima volta è tardi”
- Continua subito dopo con un attacco fisico, che per via della passiva farebbe danni Mentali, quando a Rick sembra di "sentirne la mano sulla spalla."
- Attacca ancora con Pozzo di Tenebra, quando dice “La prossima volta gli altri potrebbero essere tutti..."

- Rick subisce Imposizione, rallentando nell'allontanarsi dal fuoco (non segnato nel testo)
- Subisce l'attaco fisico (la mano sulla spalla), ma in virtù dei CS superiori, di cui 4 in Resistenza e affini, non riscontra danni
- Si difende quindi da Pozzo di Tenebra con Lucidità, quando "Il mercenario fuori dal falò [Rick] scrollò le spalle."
- Contrattacca a sua volta con Imposizione, quando dice dopo esser tornato “Ora non ce n’è bisogno, guarda!”


Turno II

- L'incubo subisce imposizione
- Usa quindi Nebbia, concretizzata nel manto di Fumo e Cenere
- L'incubo attacca Rick con la Personale variabile Psionica a potenza Alta, autoinfliggendosi un Danno Fisico Medio, quando dice “Non lo decidiamo noi, quando ce n’è bisogno.”
- L'incubo usa quindi un attacco fisico su Rick, quando "il mercenario ubriaco gli mise una mano sulla testa, alla sue spalle"

- Rick Subisce la varaibile Psionica, con un Danno Mentale Alto
- Rick subisce l'attacco fisico per via della Nebbia e delle numerose passive altrui, che bilanciano le proprie, con un Danno Mentale Basso
- Rick usa quindi la Rabbia di chi ha Fame I, Bassa Personale di Potenziamento Magiche/Depot. Fisiche
- Usa poi Questa sedia è la mia sedia! II, Alta personale di Attacco ritardato, potenziata a Critica, quando "Strinse i pugni, scrutando nel buio", autoinfliggendosi un Danno Basso alla Mente e uno al Fisico, e perdendo 1 CS


Turno III

- L'incubo attacca nella Nebbia con l'attiva di liv. I dell'Assassino, quando "una cantilena sibilò appena alla destra del nano, che si girò"
- Subito dopo continua l'attacco con Assalto Eroico, autoinfliggendosi un Danno Medio al Fisico, potenziata a Critica per via de "La Rabbia di chi ha fame" di Rick

- Rick subisce l'attiva dell'Assassino, voltandosi
- Per via delle passive del Guardiano riesce comunque a difendersi parzialmente da Assalto Eroico frapponendo Martirio, e subendo così sul braccio sx il differenziale di potenza Alto + Medio di Danno, più un Basso autoinflitto
- Rick attacca quindi ad area nel fumo con la personale variabile Magica, a consumo Medio, potenziata a Alto (quindi Medio ad area)


Turno IV

- L'incubo subisce la personale ad area, riportando un Danno Medio al Fisico
- Attacca con Indebolire, quando "si recise di netto la testa, e gli e la porse"; tutto il resto sono effetti scenici.
- Quindi prosegue subito con Martirio, autoinfliggendosi un Danno Fisico Basso, ancora potenziato a Alto per via de "La rabbia di chi ha fame" di Rick, quando "l’idolo che non aveva più una testa gettò il lembo di carne mozzato su di Rick, colpendolo allo stomaco"

- Rick subisce sia Indebolire, riportando un Danno Mentale Medio, sia Martirio, riportando un Danno Fisico Alto
- Usa quindi di nuovo "Questa sedia è la mia sedia! II", infliggendosi un Basso sia Mentale che Fisico e perdendo 1 ulteriore CS, per attaccare immediatamente l'Incubo, quando mena "un colpo a mani nude, senza far neanche caso all’obiettivo"
- Concretizza la già attivata "Questa sedia è la mia sedia! II" nel secondo turno, attaccando quindi ancora l'Incubo con un colpo di Potenza Critica, quando dice per la seconda volta "Vaffanculo" e libera "la sua rabbia che rabbia non era"
- Si da quindi alla fuga utilizzando "Lo scatto di chi ha fame" a consumo Nullo


NOTE:
- Lo scontro dovrebbe concludersi nelle mie intenzioni con un leggero vantaggio dell'Incubo, ma comunque in maniera equilibrata, avendo esso un differenziale di danno totale (fisico + mentale) rispetto a Rick di 3 unità minore, ma avendo anche il 13% delle energie in meno - ciò contando gli ultimi due attacchi di Rick
- Ciò è anche dovuto alla mia scelta per motivi scenici di non far attaccare fisicamente Rick al primo turno subito dopo aver usato Imposizione; in virtù del CS superiore e di tale abilità, qualche danno avrebbe dovuto procurarlo all'avversario
- Gli Dei e gli Idoli descritti sono liberamente riconducibili ai Daimon Rhelia, Loec o specialmente Berion
- L'unica aggiunta al testo, non avendo io neanche corretto errori di battitura, è la frase "Gli sembrò di sentirne la mano sulla spalla", per concretizzare l'attacco fisico dell'Incubo andato a vuoto del turno I a livello di descrizione: era davvero necessario per me, non c'era neanche un accenno.


Edited by Lill' - 4/2/2015, 15:41
 
Top
view post Posted on 3/2/2015, 23:17
Avatar

– E l'inferno è certo.
·······

Group:
Member
Posts:
5,339
Location:
To whom it may concern.

Status:


« Tracce sull'acqua »
~

Quando, come un coperchio, il cielo pesa greve
Sull'anima gemente in preda a lunghi affanni,
E in un unico cerchio stringendo l'orizzonte
Riversa un giorno nero più triste della notte...


Ti svegli.
La prima cosa che noti è la nebbia. L'aria pesante, grave, l'impossibilità di vedere oltre il proprio naso. E un rumore. Il rumore di un crollo, legna che cede e si spacca. E un suono rombante, come un tuono, ma ancora più profondo.

« Greta! » Urli, alzandoti dal tuo piccolo giaciglio, quasi sbattendo la testa per l'impeto. Non riesci a vederla e così esci velocemente dal cespuglio, con Teddy in mano.
« E' solo un sogno, ricordi? Non avere paura. » Ti dice lui ma tu scuoti la testa, non è mai solo un sogno. Greta è lì fuori, anche lei con la sua bambola davanti alla faccia. Quando ti sente dietro di lei si volta.
"Sta arrivando." Dice, con un tono piatto, rassegnato, quasi una constatazione. E ha ragione: il rumore si fa sempre più forte e più impetuoso, e anche se ancora non riesci a vederla, immerso come sei nel grigio, sai che l'onda sta per arrivare, inevitabile, a travolgervi. E' inutile scaldarsi tanto, non c'è alcuna via di fuga. Ti tiri un violento schiaffo sul volto. Ma anche questa ultima speranza si rivela vana, non riesci a svegliarti: il dolore, invece, è tremendamente reale. Capisci che non hai scampo, che dovrai morire per forza, e che nel farlo griderai a soffrirai. Chiudi gli occhi, e senti il boato crescere ancora. Ed eccola, la fine.
La prima a venire colpita è Greta.
Urla, e le vedi sfuggire di mano la bambola per lo spavento. Senza esitazioni si lancia ad inseguirla, lanciandosi nella corrente. La capisci, morire per lei è meno importante che restare da sola. La perdi di vista, la sua sagoma confusa fugge nella nebbia. Ti getti a inseguirla, l'acqua ti arriva già alle caviglie, continua a crescere e fai fatica a muoverti. Ma vuoi salvarla, devi salvarla - ma non puoi farlo. La corrente è impetuosa e ti spinge all'indietro, lotti disperatamente per tenere la testa fuori dall'acqua, ma poi non riesci più a galleggiare.
Annaspi, ti metti le mani davanti alla bocca, per cercare disperatamente di non far entrare l'acqua nei polmoni. Ma il bisogno di aria ti soprassale, e non puoi evitare di tirare un respiro profondo.
Bambino mio, sii forte. Tra poco tutto finirà, è solo un sogno, ripetitelo come un mantra. E' solo un brutto sogno, non è reale.
Dimenticherai anche questo dolore.

Ti svegli.
Di soprassalto, respirando a pieni polmoni. Ti porti una mano al petto, e per qualche secondo fai solo quello: respirare. Sei madido di sudore e affannato, come se effettivamente l'aria ti fosse stata privata per tanto, troppo tempo. Quanto il tuo battito cardiaco si calma finalmente ti guardi intorno. Non sei nel tuo giaciglio, ma sei in piedi, al centro della piazza di Penteref... e sei totalmente solo. Rimane la nebbia, come nel sogno: i palazzi sono sfocati, tutto è come celato, nascosto - scorgi solo sagome confuse. Ma non solo, perché tutto sembra essere ricoperto da una strana cenere, a rendere il tutto ancora più alienante. E il silenzio, il silenzio è assoluto.
Non riesci a capire esattamente cosa stia succedendo. Non ci sono segni dell'acqua, tutto è esattamente come ti eri addormentato quella sera, i palazzi sono integri, solo la popolazione è totalmente assente. Non c'è nessuna traccia nemmeno delle lanterne, sei rimasto totalmente solo. Come se la corrente avesse portato via tutti e poi allo stesso modo fosse scomparsa, lanciando solo te testimone, unico sopravvissuto.
Scuoti la testa, e incominci a camminare in tondo per la piazza, gettando occhiate dentro la stalla, chiesa e abitazioni - tutto tace, tutto è vuoto.

« C'è nessuno?! » Chiedi a gran voce, perso sotto la luce soffusa delle due lune, le uniche fonti di luce.
« Sì. » Risponde una voce, quasi un gorgoglio profondo. Gli occhi sgranati, ti volti verso la direzione da cui proviene quel suono. L'hai già sentito una volta, tanto tempo fa, ma non sapresti dire quando, dove, e a chi appartenesse. Ma era qualcosa che ti faceva paura - e che te ne fa ancora, adesso.
E poi lo vedi.

L' U O M O N E R O.

t2gUiD0

N
asce dalla cenere, che si raccoglie e si unisce, prima a formare le gambe, poi il bacino, il torace, il collo, e infine un volto. Un volto senza occhi e senza naso, con solo due piccoli occhi rossi, stretti a fessura. Un corpo totalmente grigio, privo di qualsiasi particolarità. Tranne, al posto delle dita, lunghi artigli affilati. La sua figura freme e ad ogni movimento un soffio di cenere lo abbandona mentre un'altro va subito a rimarginare la ferita. Dà la sensazione di insabilità del tremolio della fiamma di una candela.
« Chi sei? » Chiedi, paralizzato dalla paura. Ma temi di sapere già la risposta.
Scappa, Bambino mio, scappa più lontano che puoi.

« Oh, ma tu mi conosci, mi conosci fin troppo bene. Sei colui da cui sei scappato per anni, colui da cui tua madre ti ha messo in guardia, quando ancora eri in fasce - e colui a cui tu devi qualcosa... la tua vita. » E tu capisci, e non puoi crederci. Non è questo il momento, lo sai, non sei ancora pronto ad affrontarlo. Con un balzo fulmineo si dirige verso di te, e non fai in tempo a difenderti, sei troppo scioccato. I suoi artigli ti colpiscono in petto, affondano nella tua carne tenera e il grigio di quel mondo si colora con il rosso del tuo sangue. Fai un balzo all'indietro, poi porti le mani alla ferita - una sensazione vischiosa sulle dita. Il taglio ti sembra abbastanza profondo, il dolore acuto ha l'effetto di riportarti alla realtà: non sai come sia possibile che sia riuscito a trovarti, ma ora devi combattere, e devi salvarti.
« Tu sei l'uomo nero. » Dici, e senti riecheggiare per la piazza deserta la sua risata profonda.
« Oh, già, è così che mi chiama tua madre. Mi chiamava. Sai, ha sofferto, prima di andarsene. Ma a te posso risparmiare questo dolore; abbandonati a me, lasciati andare. » Dice, sul suo volto la cenere disegna un ghigno. Ma tu sai che mente, che deve star mentendo. Non posso essere morta, ti dici. In fondo al tuo cuore mi senti, ancora viva, e la rabbia inizia a covarti nell'animo. Non credergli, Bambino mio, non farti ingannare dalle tue parole.
« Stai mentendo. » Sussurri a denti stretti. I tuoi occhi azzurri si illuminano di una nuova luce, lo sguardo non di un Bambino, ma di un guerriero pronto a tutto. Dal terreno sotto ai piedi dell'uomo nero escono delle mani spettrali, che si avvolgono alle sue gambe di cenere, per impedirgli qualsiasi movimento. Subito dopo alzi lo sguardo al cielo grigio, verso la luce delle due lune.
« Madre, se puoi sentirmi, aiutami. » Preghi, nella tua mano si genera una piccola sfera scura che lanci in aria, perché ovunque io sia mi raggiunga. E io ti sento ed accolgo la tua preghiera, perché, anche se non come vorremmo entrambi, sono viva, e voglio che tu lo sappia. Un fulmine nero cade dal cielo, direttamente sul corpo imprigionato della nostra nemesi.
Il suo corpo, così come si era formato dalla cenere, si disaggrega e si disperde in minuscoli granelli, quasi come una seconda nebbia. Ma tu sai che non è finita. Che non è bastato a ucciderlo, ma solo a distruggere il corpo provvisorio che si era creato per entrare nel tuo sogno.

« Come ha fatto a trovarmi? » Ti chiedi. Fino ad allora eri rimasto al sicuro per quanto potevi, evitando il più possibile il regno dei sogni pericolosi, degli incubi - il suo regno. Qualcosa deve essere andato storto e deve aver trovato una traccia per arrivare a te. Ti guardi la ferita, pensi che dovrai fermare il sangue prima che peggiori.
« Ho seguito le tue urla. » La sua voce ti arriva alle orecchie insieme ad un enorme dolore. Senti le sue dita forti stringerti il braccio destro da dietro come una tenaglia, per poi torcerlo in modo innaturale.
CRACK
Urli a pieni polmoni, senti chiaramente l'osso piegarsi fino a spezzarsi, un dolore incredibile ti offusca la mente. Senti uno spasimo estendersi per tutto il tuo corpo, mentre l'uomo nero, totalmente illeso, lascia il tuo braccio spingendoti indietro. Ha finto di essere stato colpito per ricreare il suo corpo dietro di te e tenderti un letale agguato alle spalle.
« Tua madre fino a questa notte ti aveva protetto dagli incubi, ma questa volta si è trovata davanti a un sogno troppo potente, e così sono riuscito a sentirti e ad arrivare a te. Non puoi nulla contro di me, qui, questo è il mio mondo. Ti ho offerto di arrenderti e hai rifiutato. Ora vedrai le conseguenze, pagherai con la tua stessa vita il debito che tua madre ha contratto con me. Il tuo corpo, tutto di te mi appartiene. Sono venuto a riprendermelo. » Le sue parole ti arrivano distanti, ovattate. Con la mano sinistra ti stringi il braccio destro, hai paura che se lo lasci andare ti cadrà dal corpo. Fitte di dolore ti martellano il cervello.
« Vuoi la mia vita? Eccotela. » Dici, rivolgendogli uno sguardo di puro odio. E con quello sguardo gli riversi nella mente cosa vuol dire essere te e vivere la tua vita, e gli doni la paura, l'odio, la perdita in cui sei nato e cresciuto - per colpa sua. Farlo è quasi liberatorio. Vedi il suo corpo di cenere fremere più del solito, lo vedi portarsi le mani alla testa, ti implora di smettere. Lacrime di cenere cadono a terra.
Ma non è abbastanza. Vuoi che soffra ancora, che soffra di più: vuoi vendetta. E non ti fermerai fino a quando le tue mani non saranno sporche del suo sangue.

« Tu mi hai rubato l'infanzia. Mi hai sottratto la casa. Mi hai distrutto l'innocenza. Sono diventato quello che hai creato: un mostro di vendetta. Ora sarai tu a pagarne le conseguenze. » Le tue parole sono un ruggito, così dissonanti rispetto alla tua piccola figura sofferente. Mentre è ancora soggiogato dalla tua offensiva psichica il tuo corpo è scosso da un tremito, i tuoi occhi si illuminano, ancora una volta. Un battito d'ali possente, e nella piazza appare dal nulla un gigantesco drago. E' un drago dello stesso colore del tuo sangue, con grandi ali e fauci possenti, che si scaglia sull'uomo nero senza perdere tempo. L'hai evocato dalle tue paure per usarlo contro il tuo aguzzino, ma in confronto al mostro che è il tuo nemico sembra un agnello.
Rivolge un potente soffio di fuoco contro di lui, e lo senti imprecare e maledirti. Ansimi, speri che sia abbastanza - sei totalmente fiaccato, non hai più conigli nel cappello. Quando la fiammata scompare e il fumo si dirada l'uomo è ancora lì: la cenere è diventata totalmente nera, e sembra star sanguinando un liquido che ricorda la pece. Ma è ancora vivo, ed è ancora in piedi.
Alza gli occhi rossi verso di te. Un balenare di artigli, un turbinio fulmineo, non fai quasi in tempo a rendertene conto ma nello stesso istante tu e il drago cadete a terra, il corpo ricoperto di profonde ferite.
Ti ritrovi in ginocchio, a sanguinare e a piangere.

« E' la fine? » Chiedi, con un sussulto.
Non è così che finisce la tua storia.
« Non ancora. Hai combattuto bene, ma non è stato abbastanza. Ora è tempo di tornare da me. » Scuote la testa per liberarsi dagli incubi, poi si avvicina lentamente al tuo corpo, le dita nere ormai vermiglie. Le alza per l'ultima volta verso al cielo e tu chiudi gli occhi, non vuoi assistere alla tua fine.
« Perché, padre? »
L'ultimo sussurro, l'ultima confessione.
Hai sempre saputo.


Ti svegli.
?

Energia ~ verde.
CS ~ 1xagilità, 2xintelligenza (-4)
Condizioni ~ danno medio al petto, danno alto al braccio destro, danno medio diffuso sul corpo, danno medio alla psiche. Danno fisico totale: critico. Danno alla psiche totale: medio.
Energie ~ 100-10-10-20-20=20%
- - -
Armi ~ Coltellaccio da cucina; un paio di forbici; cerbottana.
1xstordente; 1xaccecante.
- - -
Innocenza ~ Passiva che rende Bambino innocuo agli occhi degli altri.
Passiva che rende imperscrutabile l'allineamento e le intenzioni di Bambino.
Lettura del cuore ~ Difesa psionica passiva da auree e influenze mentali.
Passiva di controllo e studio delle circostanze.
- - -
Fantasmi ~ Bambino può richiamare, spendendo un quantitativo di energie pari a medio, un esercito di fantasmi delle storie raccontategli fin dalla culla. Queste figure spettrali usciranno dalla terra su cui poggia i piedi il nemico, per tentare di legarlo con pesanti catene e immobilizzargli le gambe. Saranno però incapaci di provocare alcun danno fisico: la tecnica infatti ha natura psionica, questi morti viventi non saranno che una proiezione mentale che Bambino riverserà nei suoi nemici. La tecnica se non difesa causerà un danno Basso alle gambe della vittima, e avrà l'effetto di immobilizzarla per quel turno. {Tecnica media}
Preghiera ~ Bambino rivolgerà una preghiera a sua Madre, che scaglierà un fulmine nero dal cielo. Nelle mani di Bambino si creerà un piccolo globo nero, dall'aspetto praticamente innocuo, che lancerà in alto, fino a sopra le nuvole. Il colpo ricadrà sul proprio nemico quando vorrà Bambino - entro due turni compreso il turno del cast - in maniera del tutto inaspettata. Avrà l'aspetto, appunto, di una saetta oscura, e se non protetta causerà danni da ustioni. Essendo la tecnica di natura magica e utilizzando l'elemento sacrilego causerà un danno alto ai draghi, mentre ai demoni un danno basso. Il costo sarà sempre, in ogni caso, medio. {Tecnica media}
Empatia ~ Forse vi verrebbe da chiedervi com'è la situazione mentale di Bambino. Ecco, non fatelo. Bambino infatti può far vivere anche ai nemici la sua condizione di tristezza e paura perenne, insinuandosi e condividendo i mostri che si aggirano nella propria testa. Con un consumo alto potrà far provare al suo bersaglio un sentimento di perdita, di desiderio per qualcosa che non si sa cos'è e che comunque è irraggiungibile. Una sensazione di paura vaga, di indefinito: ecco, è proprio questa la condizione che Bambino condividerà, il suo non avere risposte, il suo vivere fuggendo, il suo essere debole, insomma, una forte depressione che potrà essere personalizzata nei suoi effetti da chi la subisce - dalla perdita di volontà fino alle vere e proprie lacrime. La tecnica, che ha natura psionica e presuppone un contatto fisico o visivo con la vittima, causerà un danno medio al turno di cast, e proseguirà i suoi effetti anche nel turno successivo, procurando un ulteriore danno medio. {Tecnica alta}
Drago ~ I draghi hanno spaventato i bambini per generazioni e generazioni, la loro pelle impossibile da scalfire, il loro gusto macabro nel rapire le principesse indifese e, già, il loro poterti incenerire con uno starnuto. Con un consumo critico evocherà un drago dalle proprie paure sul campo di battaglia, che attaccherà con il suo soffio di fuoco il nemico, che conterà come un attacco fisico. L'unico da cui il drago accetterà ordini sarà Bambino, e non andrà trattato in maniera autoconclusiva. La forza del drago risulterà di potenza Critica, pari a 16 CS, mentre la sua resistenza sarà pari a media. Subendo un danno medio dunque sparirà dal campo di battaglia, altrimenti vi resterà per due turni compreso quello d'evocazione: Bambino potrà comunque richiamarlo prima. {Tecnica critica}

- - -
Riassunto azioni ~ Prima parte dedicata al sogno d'annegamento.
Seconda parte dedicata al combattimento con un incubo, l'uomo nero. Egli ha i suoi cs in agilità ed è della classe guerriero. Ecco una divisione schematica del combattimento.
1) Attacca con colpo duro;
2) Attacco con la combo Fantasmi e Preghiera;
3) Si difende con Morte simulata, difesa assoluta, e poi utilizza frantuma ossa sul braccio destro;
4) Attacco con Empatia e poi genero un Drago, che attacca con il suo soffio di fuoco;
5) Utilizza Ingaggiare per attaccare sia il drago che me;
6) L'esito dell'ultimo colpo è rimessa ai QM.
Note ~ Bene, un paio di parole. L'uomo nero è la figura centrale nel background di Bambino, che ho approfondito nei due seguenti contest: 1 e 2. Non essendo il sogno di Penteref controllato e difeso dalla Madre l'uomo nero - che nei sogni vive - riesce a trovare e a risalire a Bambino, creandosi un corpo improvvisato e attaccandolo, per prendersi la sua vita.
Ovviamente il combattimento è autoconclusivo nella parte tecnica ma non nella storia, perché svelare o spiegare tutto sarebbe la fine del mio personaggio - ed è ancora troppo presto.
Ma nonostante tutto è stato un post travagliato e, spero, risulterà apprezzabile.

 
Top
.Neve
view post Posted on 8/2/2015, 02:19




14o4zeq


La linea dell'orizzonte si stagliava lontana, fredda. La luce scappava da quegli spiragli in mezzo alle nuvole grige. Non c'era calore, non c'era sospiro. Solo il silenzio. Questo e niente altro. Chi avrebbe rassicurato adesso i viaggiatori delle lande gelate? Chi li avrebbe cinti in mezzo al giorno che veniva? La notte era stata crudele con tutti loro, si era portata via senno e certezze. Ora la luce fredda tremolava sui tetti delle case, si strappava giù per il suolo coperto di neve. E non nei loro corpi sarebbe arrivata a scaldare, perché muta era ancora Penteref pietrosa e solo le bestie avevano il privilegio di notti senza sogni. Lì in mezzo alla piazza spruzzata di bianco, una gallinella scappata dal suo pollaio beccava semini e briciole, residui della sera trascorsa. E non si crucciava dello sventurato dragone riverso supino a baciare il suolo. Lui non l'avrebbe sentita né si sarebbe mosso ancora per qualche granello di clessidra. Non avrebbe visto il sole comparire dietro coltri di nuvole. Ci sarebbe stato solo un lieve grigiore al suo risveglio. Non altro che gli inerti edifici di legno e paglia attorno. Non altro che quello. Muti erano gli uomini, di un'apparente quietezza. Il gallo intonava il suo canto mattutino, ma nessuno poteva udirlo. I ciuchi si agitavano nelle stalle, ma gli uomini non sarebbero arrivati a farli stare buoni. Non adesso. Adesso il villaggio era come morto, sospeso tra illusioni e verità, come immagini in miniatura dentro bocce di vetro.

Sarebbe bastato agitarle per spezzare l'incantesimo.



Infine arrivarono il sole e le sue braccia accalorate. L'inizio del disgelo da quella patina secca e pungente, coincideva con la fine della stasi innaturale. Qualcuno si mosse, poi qualcun'altro. Un lieve brusio si levò in tutto il villaggio, come di vita nuova che nasce. Come di puro, di fresco.

Risalì dall'acqua che l'aveva sommersa, boccheggiante. E fu come se le avessero dato un pugno sul petto. I polmoni le bruciavano, il cuore batteva all'impazzata, la vista era ancora incerta e annebbiata. Si levò, mezza, dal suo giaciglio di paglia. Volle urlare, volle già dire: "sono viva, sono qui!" , ma la voce era ancora strozzata dentro al suo stomaco. Riusciva poco a percepire le estremità del corpo. Gambe e braccia, rimaste troppo a lungo in una sola posizione, adesso formicolavano e dolevano. Non riuscì ad alzarsi subito, ci vollero due o tre minuti più del solito. Non sapeva davvero di essere tornata dall'immaginario al reale. Non si dava pace. Pensava forse che quello era ancora un altro inganno della sua mente. Ma la luce che vide aldilà della finestra le mostrò la verità. Aveva già dimenticato contro chi o cosa aveva dovuto combattere quella notte. Se un nemico concreto o un parto disperato del suo inconscio. Cercò di non pensarci. Portandosi il dorso della mano alle tempie pulsanti si guardò intorno: anche gli altri si stavano svegliando. Taliesin riverso accanto all'uscio pareva essersi ripreso. Tastò la paglia alla sua destra, scuotendo il suo Habibi con apprensione e poi rivolgendosi anche alla fanciulla accanto. La voce le uscì spezzata, come se non avesse mai parlato in vita suo o intonato un canto.

"Sta-state tutti bene?"
___

Nella stalla, la vecchia quercia si era svegliata con un gran mal di testa. Non era riuscito a fermare in tempo lo sciagurato che si era inoltrato fuori, al freddo. Ed ora, stretto tra il Buon sangue e la ragazza, non si dava pace. Intanto, nella chiesetta di T'al, Hemerich guardava fuori dalla finestra, sbuffando. Sarebbe stato un altro giorno come tutti gli altri, pensò. E Greta ancora non tornava. Stringeva i pugni sulla tonaca lucida. Aldilà delle casette disseminate l'una accanto all'altra, quella di Josefine sorgeva come un gioiello in mezzo alle ceneri. Quegli strani residui adesso erano come svaniti. La donna era già in piedi fissando con un ampio e splendido sorriso la sua ospite che a poco a poco si destava. Non un rumore echeggiava tra quelle pareti.

Qualcun'altro aveva dormito comodamente tra foglie ed arbusti. I due bambini, stretti nel sonno, avevano visto la morte. Ma per Greta non era di certo la prima volta. Volse i suoi occhioni curiosi all'alba che ora era giunta. La bambola di pezza saltellò giocosa sulla pancia di Io.

"È giorno, dormiglioni! Greta vuole giocare!"
Fece, ridendo.
Ed era come se tutto ad un tratto avesse dimenticato quella brutta notte.

QM PointVi svegliate, e ovviamente recuperate le energie spese durante il sogno. Tutti però vi sentite stanchi e con gli arti intorpiditi - poiché durante la notte siete rimasti immobili-. Arthur in particolare - dato che ha dormito fuori-, si sente infreddolito, con un gran mal di testa e una nausea tremenda. Consideralo un malus di gioco + la perdita di una Cs a tua scelta finché non ti dirò quando, in questa stessa giocata, potrai recuperarla.

Potete iniziare a scrivere in confronto, interagendo tra di voi, riferendovi informazioni e soprattutto indagando sul mistero di Penteref chiedendo ai vari Png che - come sempre - non potranno essere trattati autoconclusivamente. Noi Qm cercheremo di rispondervi tempestivamente. Non vi do una scadenza, ma sappiate che ogni giorno reale corrisponderà ad un ora in game. Attualmente a Penteref sono le 6:00 e sta albeggiando, avete dunque tempo fino alle ore 21:00, orario in cui - come sapete - vi addormenterete di sasso, di nuovo.

Buona fortuna e buon lavoro!

 
Top
Lill'
view post Posted on 20/2/2015, 19:16






Di che sapore sa l’inverno?

Per quelli come Rick Gultermann, gente che era passata da far questo a far quello nel corso di un’esistenza rattoppata, le rogne della stagione fredda non era poi tanto peggiori di quelle di sempre. Freddo era freddo anche d’estate, per il Talamlith; il sudore si aggrappava gelando egualmente sul groppone; il terreno frastagliato e privo di strade, poi, ti faceva sognare un pediluvio per i tuoi piedi fracassati sia che andavi a monte o a valle. Eppure, a doversi inventare una storia, per Rick l’inverno sapeva di un sapore metallico.
Il gusto ferroso del sangue quando fatichi; il senso del tuo stesso lavoro che ti risale in canna.

"Sdeng!"

Battendo il piccone sul costone di roccia, una nuvoletta di polvere si liberò nell’aria del mattino. Era il pulviscolo del minerale che i minatori di Penteref stavano grattando via dalla collina, lo spelacchiarsi reciproco della roccia e del ferro: il nano vagabondo inspirò, e l’acredine punse su per le narici.
Gente che aveva sempre avuto a che fare con dar colpi e sgraffignare, era.
"Ooh!" riscuotendo tutti dal loro lavoro, qualcuno indicò che era ora di farsi una pausa.

Deeh
Boccheggiò Rick girandosi verso la manciata di paesani lì sul colle, mentre il gruppo conveniva al centro di uno spiazzo. Sotto l’occhio di conifere sparute il gruppo di uomini si radunò nella conca grigiastra. Rick asciugò il moccolo gelato sui baffoni, per poi scaricare il suo secchietto di pietre in una latta più grossa: vide che gli altri ne avevano prese già diverse, nonostante il giorno era iniziato da poco. Si accostò al capocantiere dando uno sguardo in giro, mentre l’anziano cacciava fuori una borraccia di un qualche liquore speziato. Erano partiti poco dopo l’alba: il nano si era alzato con la roncola stretta in pugno per via della cosa in cui s’era imbattuto la notte prima, oltre che per Alaria, ed era filato dritto alla casa centrale. Lì aveva trovato le altre Lanterne, e anche loro gli avevano confermato incubi bislacchi. Mostruosità d’ogni sorta. Rick aveva taciuto sulla natura del suo, acconsentendo vago. Alla fine s’era deciso con Àlfar a dare una mano a quelli del villaggio: spaccare le rocce era un lavoro di merda, ma mica meglio di altri. E poi sperava anche di cacciarci qualche informazione su quegli incubi e sulle Ombre che qualcosa dovevano entrarci, lì.

Oh, capo il nano disse così al vecchio, indicando in direzione della strada fatta. Quella stessa mattina, salendo, si erano imbattuti in una grossa buca rivestita di pietre – e lui non aveva domandato. Quella fossa lì è alta, c'è da lavorare la sotto o l'avete già fatta, quella?
"Mh... quella. Là non c'è niente, è solo un fosso vuoto. C'era un lago prima, ma l'abbiamo prosciugato e coperto dopo l'incidente di tanti anni fa." disse il tizio, tirando su una sorsata dalla borraccia "Un poveraccio ci è annegato dentro."

"...chi è annegato?" La voce di Àlfar arrivò dal fianco.
Rick attese, incuriosito verso la latta di liquore del minatore; Buonsangue non era tipo da negare il suo aiuto nelle tante storie buie filate nei boschi dell’Edhel, e il vagabondo fu contento ci fosse anche lui, lì.

"Un ragazzo." rispose secco l’altro.
Il vecchio prese a dire di due tizi che una sera scappavano dagli spiriti, e che uno c’era rimasto cadendo nella pozza. Rick ascoltava seduto su un masso mentre qualche altro minatore cercava di ricomporre quella vicenda vecchia di anni. C’era chi riposava le braccia, chi faceva colazione. "Jonah.", disse proprio un tizio mentre addentava del cacio "Il taglialegna. Erano molto amici e da allora non si è più ripreso...".
"La madre del ragazzo annegato morì di crepacuore, poveretta."
Il nano si limitò ad un assenso vago; borbottò qualcosa mentre il Meticcio continuava a chiedere dettagli ai minatori sulla disgrazia, per quindi offrirsi di dare un occhio al orrido. Buonsangue aveva davvero qualcosa di buono, di fatto bene nel petto e nella testa di centenario: a Rick però quei moti spontanei sapevano anche di acerbo, per assurdo. Come le ingenuità di soldataglia giovane in un campo militare arrangiato tra i sassi, nel muschio fetido di quelle stesse valli infestate, che ancora aveva capito le regole della questione – o forse non si arrendeva ad esse. Rick Gultermann disse di fargli un segno, se serviva qualcosa.
La saggezza dei draghi, eh; biascicò quindi, mentre l’altro si allontanava.
Tornò a guardare il vecchio minatore con sguardo duro, un gesto secco della mano.

E l'avete svuotato e ricoperto... per il ragazzo morto? chiese incredulo.
"Un lago stagnante non vale la vita di altri nostri figli. E poi l'avete visto com'è facile caderci, anche senza che si sia l'acqua. Al massimo adesso ci si può rompere le ossa e niente di più."


[...]

Il vagabondo continuò a lavorare senza grosse pretese.
Sbagliò un paio di volte minerale, raccattando altri sassi inutili agli occhi dei più esperti; con la testa piena della storia della notte prima e di quella del lago, rischiò pure di darsi il piccone sul piede come un bamboccio. Quando Àlfar tornò non aveva niente da dire.

Così, il sole alto nel cielo gelido dell’Edhel e un po’ d’ennesimo sudore sul groppone, il vecchiocapominatore fece per rispedirli al villaggio, perché il più del lavoro era fatto. Rick acconsentì ben contento, non prima di chiedere un sorso di liquore al tipo. Ringraziando con un cenno per la bevuta si mise sulla via, ma dopo pochi passi tornò a chiedere al minatore: E quelle ombre… voi che mi dite, ne avete mai viste? ; si grattò pensoso la barba, mentre continuava. Io sì, e il sogno che ho fatto 'sta notte non mi era mai capitato.
“Mh... io non ne ho mai viste di persona” disse il vecchio “ma qualcuno dice che a volte si sentono dei sibili, come fossero spettri, qui vicino. ”
Quando il nano chiese dov’è che si trovavano quegli spiriti però, ansioso di risolvere finalmente qualcosa, il minatore gli rispose che non c’era un luogo specifico. Venivano con la cenere, diceva.
Rick gli disse che non faceva niente, deluso, e che lui si andava a mettere nella casa grande se per caso gli tornava in mente qualcosa sugli spiriti. Ci sono anche per il sidro, eh. rimbeccò meno cupo del solito mentre andava via.


[...]

E in effetti poco c’era da stare allegri in quel clima avverso. Buonsangue e Occhio di civetta riscesero al villaggio per la mulattiera che avevano usato quella mattina, il bosco ancora freddo nonostante l'ora di pranzo era prossima. All’ombra dei pini scorsero di nuovo la voragine ricoperta di ciottoli che avevano visto ore prima, e le casa del villaggio con i loro comignoli fumanti.

Anche nella casa centrale la situazione era grama.

Disposti intorno alle figure di Malthe, il vecchiaccio a capo del villaggio e Hemerich, il prete, gli abitanti dibattevano una questione spinosa. La stessa che Rick aveva letto negli occhi sfuggenti del prete, mentre bevevano la sera prima – o una questione dello stesso stampo.
Quello di cui erano fatti gli uomini, in una cava o davanti a un altare.

"È STATO IL DON!", accusava Greta, la marmocchia.
"Questa bambina è un ingrata! Sapete tutti cosa ho fatto per lei, a quale destino l'ho strappata" diceva il prete.
"Entrambe sono STREGHE!"

Le vecchie e nuove Lanterne s’erano raggruppate s’un lato, chi difendendo la bambina attaccata da molti del villaggio – come il piccolo con l’orsetto – chi attendendo appoggiata a un tavolaccio, la rabbia che ribolliva. O come Rick, che si avvicinò senza troppi complimenti ai compari.
Su quelle ombre… ricapitolò quanto sapeva alle Lanterne, dal lago agli spriti alla madre col cuore crepato.
Afrah dell’Akeran annuì, raccontandogli quanto scoperto da uno dei nuovi arrivati – il tale Richard, quello con la bella donna appresso – sulla storia del lago. “E’ stato Jonah”, gli sussurrò tra le altre cose all’orecchio. Rick trovò il suo posto appoggiato anche lui a una sedia, e assisté con il grugno all’ingiù a quanto venne dopo.
"Greta!"
Fu il moccioso con l’orsetto a cominciare, correndo dietro alla bimba ch’era schizzata via in seguito alle malelingue. Tra comari e fanciulle, non pochi tra gli abitanti di Penteref davano voce a quanto si nascondeva in quei cumuli di legno umido abbarbicati tra le montagne.
Fu così che altri tra le Lanterne scattarono, seguendo la bella moretta, Josefine, che s’era data anche lei alla fuga dopo che gl’avevano dato della baldracca o della fattucchiera, e pochi dei nuovi giunti al villaggio rimasero nella stanza. Tra questi c’era il cartomante.

“Signori, basta”
Iniziò; il ragazzo dell’Akeran aveva perso la pazienza, e s’era messo a cantarle anche lui a tutti sulle troppe cose poco chiare in quel posto. Maledetto avventato, pensò. Ma nelle parole di Jace, nelle parole di quello straniero che gli aveva fatto le carte e ch’era iniziato a diventare un compagno, con cui scherzava intorno al fuoco,
nelle -costanti- storie dei mostri e della Dama Bianca e della morte stessa che la sua sola presenza evocava
Rick ritrovò dei fantasmi che non l’avevano mai abbandonato.

“Sto solo cercando di raddrizzare le cose.”
E il mondo si storse.

O meglio, ritrovò la forma che poi da sempre aveva: Rick vide il cielo grigio che sempre l’aveva seguito e l’attendeva nei suoi infimi viaggi, l’erba alta che – povero botolo! – a lui pizzicava fin sopra alla cintola e gli parve di sentire il freddo nei piedi; il bruciore nei calli delle mani, per questa pietra o quel muso spaccati.
Sbatté le palpebre; inciampò in qualcosa, ferendosi la caviglia. Rick Gultermann si vide arrancare tra ossa disseminate ai suoi piedi, ché quello era l’unico frutto in grado di piantare e non armonia o altre bubbole, poco da fare. Fece appena in tempo a raggiungere una brocca di vino e un calice, lì sul tavolone. Poi chiuse gli occhi. Di armi appresso non ne aveva, perché le aveva lasciate tutte chiuse in camera, Vena compresa, con uno sguardo nella sala quand’aveva fatto colazione che era una chiara promessa di morte per i ladri. Ricacciò giù quanto vedeva, quindi, quanto era già sicuro di sapere: e noncurante delle ossa o di altri demoni della sua testa avanzò verso il Don, porgendogli una nuova volta da bere.

Ecco. versò il vino con calma. Se quella era una trovata del cartomante, un incantesimo, da lì nessuno ne sarebbe venuto fuori facilmente. Guardò il Don lentamente, con gli occhi di pece,
sapendo che in ogni caso da ossa o incubi non c’era fuga.
Questa volta dovrai dirmi tutto, prete, alcol o meno

Nella commozione generale che seguì, il prete iniziò a parlare. Non era il solo: tanti, tutti nel villaggio sputavano fuori i loro trucchi, le loro sozzerie normali di ogni giorno per addentare un avanzo di carne in più. Anche Don Hemerich disse dei suoi gusti, quindi, e di ciò che aveva fatto alla bambina. Più in là Donovan vegliava su di loro, anche Àlfar era presente. Jace Beleren raccoglieva i frutti del suo discorso.
Rick Gultermann si ritrovò con il bicchieretto di legno che aveva porso al prete, i bordi macchiati dello sbiascico del sacerdote nel suo pasto e della difesa in cui s’era sgolato. Ma chissà chi aveva bevuto da lì prima, e che aveva fatto.
Senza pensarci nemmeno Rick si buttò il fondo di vino e facezie in gola, ché tanto più male di com’era messo non poteva fargli, e mentre sentiva Hemerich confessargli ciò che lo sorprendeva solo in parte con occhi vitrei – gli schiaffi; i segni sui polsi; lo spiare furtivo la carne dolce e soffice della bambina –
Rick mandò giù, anche quel giorno.

Era un gusto ferroso, sanguigno. Pensò che sapeva come sa l’inverno, grossomodo.


SPOILER (click to view)
Rick

CS: 5 (2 Pellaccia dura, 1 Tempra di ferro, 1 Riflessi fortuiti)
Energie: 100 - 20 - 10 = 70%
Danni Fisici:
Basso alla Gamba sx [1/16]
Danni Mentali:
[0/16]
Armi:


PASSIVE
QUOTE
~Abilità da Talento. Io speriamo che me la cavo.
[Talento, Passive liv. I, II e III; Possibilità di difesa istantanea, Difese ad area con Potenza pari al Consumo, Difese inconsce]

~Abilità razziale. Il tozzo ancora in piedi.
[Razziale Nano Tenacia, Passiva; Insensibilità a fame, sete o fatica]

~Abilità personale. Sopporta!
[Personale I, Passiva; insensibilità al dolore fisico]
[Pergamena Irriducibile, Iniz. Campione; possibilità di muoversi con ferite ingenti]


~Dono dell'Oscurità:
[Passiva; Possibilità maggiori di interazione con le ombre, 1 CS in riflessi]

PRIMA LEGGE
[Passiva; il portatore dell'artefatto avrà un auspex in grado di localizzare i personaggi tendenzialmente malvagi.]

TERZA LEGGE

[Passiva; il possessore dell'artefatto sarà in grado di comunicare telepaticamente con tutti i personaggi tendenzialmente malvagi.]

ATTIVE
QUOTE
SECONDA LEGGE
Tu sei libero. Il tuo corpo e la tua mente ti appartengono e nessuno può tenerti soggiogato. Non tutti però meritano la tua stessa libertà. Perciò approfitta dei deboli per sfruttare le loro capacità a tuo vantaggio. Quando puoi farlo, limita l'autonomia degli altri, costringili a compiere i tuoi doveri. Manifesta pure il tuo pensiero ed il tuo credo. Obbliga chi vuoi a pensarla come te. [Potenza Alta, natura psionica; con un consumo di energie Medio il possessore dell'artefatto potrà impartire un ordine alla vittima ed essa lo seguirà. La tecnica può essere difesa con un Basso e, se non adeguatamente contrastata, cagionerà un danno Alto alla mente della vittima sotto forma di umiliazione. La tecnica non può essere castata su se stessi.]

QUOTE
~Batosta VII. La fame che ti tormenta.
II.
Allo stesso modo, con un consumo Medio, il vagabondo sarà in grado di riversare le leggi della sopravvivenza in un urlo, uno sguardo od una parola: forze che sono un'imposizione. Il bersaglio sarà infatti costretto, qualora subisse la tecnica, a rimanere immobile nella propria posizione per tutta la durata del turno successivo.
II.[Pergamena Imposizione, Comune; Consumo Medio, immobilità totale del bersaglio per 1 turno ][Natura Psionica]

Riassunto e Note: ho ritenuto di ricevere un danno Basso quando Rick inciampa a seguito dell'illusione di Grim, pur sempre ad Area e a potenza Alta. L'utilizzo di entrambe le tecniche avviene quando Rick dice “ Questa volta dovrai dirmi tutto, prete, alcol o meno ”, in rapida successione.
 
Top
view post Posted on 20/2/2015, 21:14
Avatar

– E l'inferno è certo.
·······

Group:
Member
Posts:
5,339
Location:
To whom it may concern.

Status:


« Tracce sull'acqua »
~

Ti svegli.
Questa volta per davvero.

"È giorno, dormiglioni! Greta vuole giocare!" Senti qualcosa che ti trotterella sullo stomaco, e ti svegli con un violento strappo e una fitta di dolore, madido di sudore, gli occhi spalancati, come reduci dall'orrore più grande del mondo. Un urlo ti muore sulle labbra e rimani con la bocca spalancata per un singolo attimo, il tempo di vedere la Bambola di Greta davanti a sé: è lei ad averlo strappato dal suo incubo e forse ad avergli inconsapevolmente salvato la vita. Ride, come se non avesse mai sognato o avesse dimenticato il dolore. Ma tu non hai dimenticato; non credi lo dimenticherai mai.
Anche se tutto comincia a svanire nella tua fantasia e una parte di te si ripete
- era solo un sogno -
- non era reale, è questa città -
- non succederà mai più -
ma il resto della tua mente urla
- NO -
e che non devi credere neanche per un secondo che quello non fosse
Lui. Ha trovato un modo per giungere a te, non sai come o perché (è troppo presto), ma una cosa la sai: non vuoi addormentarti a Penteref mai più. Potresti non svegliarti mai più... o ancora peggio, potresti... scuoti la testa. Adesso hai bisogno di vivere nella realtà. Ai sogni ci penserai al momento debito.
« Scusami, Greta, ma ora non posso giocare. Ho fatto dei brutti sogni e... » Abbassi la testa, come chiedendole scusa.
« Invece, ti vedo felice! Hai sognato qualcosa, oltre all'acqua? » Le chiedi, e lei ti dice che ha sognato solo quella. Ancora non riesci a capire le implicazioni di quella risposta, ma capisci che ha una grande importanza. Alzi la testa, guardandoti intorno, come avendo un'improvvisa intuizione. Avvisi Greta che devi assolutamente andare dalle Lanterne, per assicurarti stiano bene.
« Tuttavia voglio che tu sia al sicuro: vieni con me oppure resta nascosta qui dentro fino a quando non tornerò. In entrambi i casi non ti succederà niente. » Aggiungi, e lei di buon grado accetta di venire con te. Le dita della sua Bambola si chiudono sulle tue.

Entri nella sala comune apparendo come un fantasma. La concretezza e l'allegria di Greta fanno risaltare ancora di più la tua stanchezza, la tua paura e la strana evanescenza che circonda il tuo corpo come in una nebbia sottile. Dici a Greta di sedersi e mangiare quello che preferisce, poi vai dai tuoi compagni e chiedi loro come stiano. Ti guardi attorno, assicurandoti che non ci sia nessuno a sentirti oltre alle Lanterne. Solo allora ti lasci andare sulla sedia; ti metti a giocare nervosamente con Teddy, come cercando conforto nell'orsetto.
« Io... io ho sognato qualcosa di molto brutto. E non era il sogno dell'annegamento, era qualcosa di molto peggio. Qualcosa che non avrei mai dovuto sognare. E se lo sognerò di nuovo, non so se la prossima mattina sarò di nuovo qua per raccontarlo. » Non tocchi cibo, ti mordi le labbra. Sei estremamente serio, e la paura si distingue chiaramente sul tuo volto. Hai paura, hai paura per te.
« In questa città c'è qualcosa di molto peggiore rispetto a quanto pensavamo. » Aggiungi. Jace, vedendoti debilitato, ti offre un pezzo di pane che accetti, ma che mangi solo a metà. Sia Jace che Afrah dicono di aver sognato qualcosa che li attaccava. Rimani solo parzialmente sorpreso, e condividi con gli altri la tua supposizione. Dici che credi sia un avvertimento alle Lanterne: non siete i benvenuti. Poi indichi Greta, e per avvalorare la tua ipotesi dici che lei ha sognato solo l'annegamento.
Ti avvicini ad Afrah, guardandoti attorno, circospetto. Sai che lei è la madre di quel gruppo, solo a lei puoi confidare il segreto e l'orrore che hai scoperto nascondersi sotto il coperchio della città. A voce bassa le confidi delle orrende ferite che il Don ha provocato a Greta, e le dici che te ne vuoi occupare personalmente. Non puoi permettere che soffra ancora, vuoi fare in modo che la sua vita a Penteref diventi tranquilla e sicura. Aggiungi di voler andare dal prete, per risolvere la faccenda.
Afrah si avvicina piano a Greta e le prende una mano, cercando di essere rassicurante, tuttavia non appena la bambina viene sfiorata caccia un urlo e si nasconde dietro di te. Tu cerchi di tranquillizzarla, dicendo che di loro può fidarsi, poi si gira guardandola negli occhi. Dice che Afrah si prenderà cura di lei mentre lui sarà via, ma che tornerà presto - non può prometterlo, ma questo non lo dice. Poi si rivolge ai suoi compagni.

« Devo occuparmene io. Se non torno entro qualche tempo venitemi a cercare. » Dici, ma Afrah ti consiglia di non andare da solo e Jace ed Eloise si offrono di accompagnarti. Tu ripeti che preferiresti andare da solo - Greta aveva condiviso il dolore con te, e con te soltanto, in fondo - ma rimetti a loro la decisione di guardarti le spalle, poi saluti per un'ultima volta la Bambina, incamminandoti verso la tana del suo aguzzino.

Il tempio si presenta vuoto ai tuoi occhi. Sono presenti solo il prete e tre comari, intente a parlare tra loro. Hemerich sembra star preparando una cerimonia, e continua a spostarsi avanti e indietro, disponendo oggetti sull'altare. Jace si mette a gesticolare per attirare l'attenzione del prete, ma tu non vuoi perdere tempo. Così ti avvici e ti metti davanti a lui, bloccandolo. Gli dici che hai bisogno di parlargli, ma che preferiresti farlo fuori dal tempio. Lui, ridacchiando, ti segue. Evidentemente non sospetta minimamente che sei venuto a conoscenza dei suoi oscuri segreti. Una volta fuori il tuo viso si fa ancora più serio. I tuoi occhi brillano di una strana luce. Senza preambogli gli dici che sai cosa ha fatto a Greta, che hai visto le sue ferite. Dici che Greta ha paura di lui.
« Io non ho paura di lei. Ma lei dovrebbe averne di me. Lei, don, non toccherà mai più quella bambina, né nessun altra bambina. Non le farà mai più del male. » Ti alzi sulle punte dei piedi, e gli tiri un violento schiaffo. Il rumore dello schiocco riempie la piazza vuota e rimbomba più volte.
« Sta facendo vivere a Greta i suoi anni migliori nella paura. E ora io voglio che sia lei, prete, a viverci. Abbia paura di me, Don, sempre. Perché io tornerò a Penteref, quando tutto questo sarà finito e se Greta non sarà felice e non starà bene, posso assicurarle che lei non potrà celebrare la messa il giorno dopo. Né quello dopo ancora. » Poi, con il volto deformato dall'odio, abbandonando la maschera del Bambino, gli dici che se gli torcerà anche un solo capello lo verrai a sapere. E lasci intuire qualcosa di terribile, una promessa e una minaccia: non se la caverebbe così a buon mercato.
Anche Jace si fa sentire. Dice che può scoprire se ha fatto ciò di cui è accusato, e che capirebbe se mente. Il Don a quel punto esplode, e maledicendovi fugge via, entrando nel tempio. Jace sussurra che è stato lui - se mai servisse altra conferma oltre alle ferite che Greta ancora porta. Gli dici che devi correre ad avvisare Malthe, lui annuisce, dicendoti di fare rapporto anche ad Afrah e a Donovan. Poi rientra nel tempio, per tenere d'occhio il prete, mentre tu corri via, cercando il capo villaggio.
Speri nel suo buon cuore.

Rallenti il passo non appena vedi il vecchio in compagnia di una donna, probabilmente la sua badante. Ti avvicini fino ad affiancarti a loro, saluti e chiedi scusa per il disturbo, dicendo che devi parlargli assolutamente di Greta. Lui ti guarda sorridente e ti scompiglia i capelli, rallegrandosi perché ha trovato qualcuno con cui giocare. Evidentemente ignora molte cose del suo villaggio, ma non gliene fai una colpa.

« Non la disturberei se lei giocasse tranquilla. » Dici e poi, rosso in volto, a denti stretti, fai quell'orrenda confessione. I tuoi occhi cominciano ad appannarsi.
« Ha delle ferite orribili e detesta essere anche solo toccata da chiunque. Ha bisogno di vero amore. Sono convinto che il prete non la toccherà più, ma ha bisogno di un'altra sistemazione. La prego di occuparsi di lei... ha sofferto abbastanza. » Alzi gli occhi, speranzoso, verso di lui. Lui per un momento ti guarda perplesso, poi la sua faccia si fa seria. Ti chiede se ne sei sicuro, ma prima che possa aggiungere altro la donna che è con lui ti guarda irata e ti dà del bugiardo, dicendo che se non fosse per il prete la bambina - la pulce, dice lei - sarebbe morta. Un pensiero, fulmineo come il morso di un serpente, fa capolino nella tua mente: avrebbe sofferto di meno. La donna fa per accellerare il passo, portandosi dietro Malthe, ma tu con uno scatto ti rimetti davanti a loro, bloccando il passaggio. Devono ascoltarti anche se non vogliono.
« Non si azzardi mai più a chiamare Greta pulce. Quella bambina ha sofferto per la morte dei suoi genitori, e ha sofferto per colpa del don. Venga pure a vedere le sue ferite, l'avete messa nelle mani di un diavolo e non avete mai visto o mai avete voluto vedere. Le persone possono anche vestire il corpo di un santo, ma non potranno mai rinunciare alla loro vera natura. Lei è il capo di questo villaggio, giusto? Bene, io le chiedo di agire secondo le sue responsabilità, il suo buon cuore e il suo onore. Se lei lascia Greta nelle mani di quel Don, posso assicurarle che le ferite sul suo corpo aumenteranno sempre di più, fino a quando sarà troppo tardi. Allora anche le sue mani saranno macchiate di sangue. » Fai un respiro profondo, prendendo fiato.
« Solo lei può impedirlo. E' una bambina sola, e merita amore, come tutti. Le persone nel dolore possono impazzire o possono diventare mostri. » O possono diventare come te, Bambino.
« Non permetta che accada ciò a Greta. La prego. » Le tue parole sono accorate, quasi un fiume in piena, con gli occhi non smetti di chiedere la comprensione e l'aiuto di quel vecchio. Lui si libera dalla donna e dice di fidarsi di te, e ti chiede di portarlo a vedere le ferite di Greta. Dopo averlo ringraziato gli fai strada a passo svelto.

~~~

Osservi la scena stando di fianco a Greta, cercando di farle forza. Sembra un vero e proprio processo, e Malthe chiede a Hemerich se sia stato lui a fare quelle ferite alla Bambina. Lui cerca disperatamente l'appoggio dei cittadini, che in un brusio sostengono l'innocenza del prete. Il capo villaggio cerca di placare gli animi, e chiede alla bambina di mostrare a tutti le sue ferite. Lei, impaurita, lo fa. Malthe gli chiede chi sia stato a fargliele. Lei, impaurita, urla che è stato il don. Il prete continua a negare l'evidenza, e i presenti, ottenebrati dalle sue bugie, sembrano credergli. Continua a ripetere che senza di lui sarebbe morta, e poi ti incolpa. Come se quelle tremende ferite potessero essere frutto della bugia di due bambini. Scuoti la testa, laconico.
Tutto poi esplode rapidamente, assumendo le proporzioni di una rivolta popolare. Prima che tu possa fare nulla i cittadini circondando Greta, minacciandola e urlando che è una bugiarda. Si frappongono tra te e lei, perché tu non possa difenderla.

"M-me lo avevi giurato..." Senti la sua voce smorzata, vedi i suoi occhi impauriti sotto la folla. Le sue parole ti colpiscono come un fulmine, e in breve sono i tuoi occhi a velarsi di lacrime. Avevi giurato, è vero. Ma tutto quello che hai fatto lo hai fatto per proteggerla e migliorare la sua vita, non hai colpe se il mondo degli adulti è così tremendamente sbagliato... o no? Forse è davvero tutta colpa tua. La vedi scappare sotto le gambe dei suoi assalitori e fuggire fuori dalla sala. Josephine tenta di prenderla al volo ma Greta le scappa e fugge fuori dalla sala comune, lei è la prima ad inseguirla. Una vecchia urla che entrambe sono streghe.
« VOI SIETE DEI MOSTRI. »
- avevi promesso -
Urli a pieni polmoni. Guardi con odio tutti quegli uomini e quelle donne. Poi ti lanci anche tu all'inseguimento.
- è colpa tua -

« Siete così cieche da proteggere il diavolo. »
Dici già correndo, lasciando dietro di te una scia di lacrime. Non ti volti indietro, ma vedi Afrah correre di fianco a te.
- dovevi proteggerla a tutti i costi -
Sai esattamente dove andare. Il suo rifugio. Corri a perdifiato e ti infili nei cespugli. Non c'è nessuno al suo interno ma noti qualcosa, un passaggio. Lo attraversi, e all'improvviso sei fuori dalla città. Segui le orme sulla neve sempre più fitta
- sta scappando anche da te -
fino a quando non vedi in lontananza delle figure. Cinque uomini in nero
- l'uomo nero? -
uno di essi tiene stretta Greta, che ti guarda impaurita. Un altro si avvicina a Josefine, per strapparle il figlio. E allora urli, di nuovo.

« LASCIATELI STARE! »
La tua mente vaga
- l'hai messa in un pericolo ancora maggiore -
e tu non vuoi ascoltarla.

Energia ~ verde.
CS ~ 1xagilità, 2xintelligenza
Condizioni ~ Perfette.
Energie ~ 80%
- - -
Armi ~ Coltellaccio da cucina; un paio di forbici; cerbottana.
1xstordente; 1xaccecante.
- - -
Innocenza ~ Passiva che rende Bambino innocuo agli occhi degli altri.
Passiva che rende imperscrutabile l'allineamento e le intenzioni di Bambino.
Lettura del cuore ~ Difesa psionica passiva da auree e influenze mentali.
Passiva di controllo e studio delle circostanze.
- - -
Empatia ~ Forse vi verrebbe da chiedervi com'è la situazione mentale di Bambino. Ecco, non fatelo. Bambino infatti può far vivere anche ai nemici la sua condizione di tristezza e paura perenne, insinuandosi e condividendo i mostri che si aggirano nella propria testa. Con un consumo alto potrà far provare al suo bersaglio un sentimento di perdita, di desiderio per qualcosa che non si sa cos'è e che comunque è irraggiungibile. Una sensazione di paura vaga, di indefinito: ecco, è proprio questa la condizione che Bambino condividerà, il suo non avere risposte, il suo vivere fuggendo, il suo essere debole, insomma, una forte depressione che potrà essere personalizzata nei suoi effetti da chi la subisce - dalla perdita di volontà fino alle vere e proprie lacrime. La tecnica, che ha natura psionica e presuppone un contatto fisico o visivo con la vittima, causerà un danno medio al turno di cast, e proseguirà i suoi effetti anche nel turno successivo, procurando un ulteriore danno medio. {Tecnica alta}
- - -
Riassunto azioni ~ Come da confronto.
Note ~ //

 
Top
54 replies since 9/1/2015, 16:15   3272 views
  Share