Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Fetiales; barınak

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view post Posted on 24/2/2015, 00:22




in riferimento a
Fetiales; ʤɛna




Xari, a malincuore, premette il grilletto della pistola.
Il calcio in ferro scattò lentamente verso la camera d'otturazione, sprigionando la scintilla che accese la polvere da sparo al suo interno. Il calore crebbe a dismisura in una frazione di secondo, scatenando così uno scoppio che liberò il piccolo, tondo proiettile.
La pallottola sfuggì dalla canna con una fiammata di fuoco e polvere sulfurea, macinando i centimetri che la separavano dal cranio del cieco, sfortunato Mehmet Şahin.

Un fischio fu tutto ciò che annunciò l'impatto del metallo sulla sua carne - un foro di sangue che avrebbe istantaeamente sradicato la vita dall'avido nano. Un'esecuzione vigliacca: la mano del boia che agisce secondo la condanna comminata.
Ciò che seguì, tuttavia, costernò il pirata: l'irrazionale carica di Şahin sembrò ignorare completamente l'aggressione subìta alle proprie spalle, costringendo Alexei ad avvilupparlo con un fuoco magico ed incandescente che ne rivelò le reali sembianze; sotto i loro occhi, Mehmet si contorse convulsamente trasformandosi in una creatura orrida e raccapricciante - marcia, consumata sino al midollo dai propri vizi. Era uno scheletro divorato dalla malizia e mutilato dalla corruzione - la caricatura di un nano disegnata da un artista infernale. Attonito, Drenthe abbassò la pistola: era assolutamente incapace di distogliere lo sguardo da quei resti, proprio come nessuna parola avrebbe potuto uscire dalle sue labbra.

« Tale è il potere nel nostro nemico. »

Ecco la conferma di tutto ciò che aveva letto a proposito della Tentatio: la saggistica Maegon aveva descritto quella catàbasi con minuziosa attenzione, glissando tuttavia sull'irreversibilità di quel sentiero oscuro. Per un istante, Xari rabbrividì nonostante il forte caldo della giungla del Plaakar: neppure un'incrollabile forza di volontà avrebbe potuto vincere quel potere, una volta immersovi completamente. Combattere la Tentatio era come camminare lungo una fune sospesa sopra la fine del mondo: se avesse attinto troppo alla sua forza, essa l'avrebbe inghiottito.
"Sii come un promontorio roccioso contro il quale si abbatte continuamente l'instancabile marea.", recitò. La metafora gli rammentò chiaramente i lineamenti della dea di ʤɛna; ricordò perfettamente l'ira che lo aveva trascinato nella sala del filatterio, la rabbia che aveva schiacciato al suolo le colossali sentinelle Maegon e la passione bruciante che lo aveva afferrato assaporando il profumo di quella donna, così vicina a lui. Era stato ad un passo dall'oblìo, ma solo ora se ne rendeva pienamente conto.
Con deliberata lentezza, il pirata rinfoderò la sputafuoco. Si sentiva terribilmente spossato, svuotato: se Mehmet era stato corrotto dalla Tentatio, ciò significava che il Ciclo era ancora un pericolo - ma non solo. Tutto ciò che aveva appreso dalla sua avventura onirica nella ʤɛna del passato non era morto con il dissolvimento della memoria; la marea corruttrice stava nuovamente erodendo il Velo - o la Trama magica - di Theras, ruggendo sempre più forte.

Stava giungendo un uragano, e probabilmente non esisteva porto sicuro che potesse dare rifugio ad alcun marinaio.

__


« La famiglia Macedo-Soares possedeva Tos, », disse, guardando il cielo. « una piccola isola dell'arcipelago di Dorhamat. »
L'incessante movimento delle fronde degli alberi cullava il pirata con assoluta amorevolezza, aiutandolo a riordinare i pensieri e a memorizzare i dettagli fondamentali di quella storia. Avevano impiegato diverse ore a condividere ciò che avevano vissuto all'interno della memoria, ricostruendo come minuscoli tasselli di un gigantesco indovinello la stupenda difficoltà degli ultimi avvenimenti. Il Ciclo, il Baathos, la minaccia che pendeva ora sopra il continente meridionale; gli riusciva particolarmente complicato immaginare la Sognatrice (ora poteva finalmente dare un nome certo alla regina di ʤɛna) come una terribile signora dei demoni, ma il potere indiscusso che gli aveva mostrato era sufficientemente ultraterreno da prendere per vere le parole di Alexei (il rosso salvatore) e Lamrael, che l'aveva combattuta.
La situazione era intricata: l'Ahriman attuale pareva in qualche modo molto diverso da quello sorto dalla corruzione di un empio rituale officiato nel passato; il tempo aveva forse fortificato l'arcidemone, attingendo ai più oscuri poteri del Baathos, trasformandolo così in un essere capace di distruggere l'intero Akeran. Eppure, c'era ancora qualcosa di elusivo: la Tentatio sembrava una forza incontrollabile ed indipendente persino dai demoni. Xari ragionava in termini logici di praticità, faticando sulla formulazione di un concetto metafisico del quale aveva la prova fisica della sua esistenza (bastava osservare il cadavere del decaduto Mehmet), ma del quale non poteva afferrare le regole. Se Intet aveva tentato di sfruttarla per raggiungere l'Asgradel, in quale ordine di grandezza si collocavano questi poteri sovradimensionali? Quale ruolo avrebbero avuto esse sul momento presente, consapevoli che la Tentatio stava per scatenare le forze dell'Ahriman sul continente - e a quale scopo, poi?
Vi aveva riflettuto in silenzio per tutto il giorno; dopo ore di riflessione, aveva abbandonato l'argomento. Per quanto potesse essere intuitivo, quello non era il suo campo. Sapeva tuttavia dove andare a cercare alcune risposte - e, soprattutto, a chi chiederle.

« Come spesso accade nei borghi di frontiera, il loro governo era assoluto. Vivevano di commercio ed estrazione di coralli magici dai fondali costieri, molto ricercati dagli incantatori e dai mastri delle rune. »
Tornare alla civiltà era una lunga marcia attraverso l'insidiosa giungla del Plaakar, ma il viaggio di ritorno sembrava molto più agevole di quello intrapreso all'andata; i Maegon camminavano senza fiatare, parlando di tanto in tanto con Alexei nella loro lingua antica e seguendo le sue indicazioni. Il potere sopito della guida dai capelli cremisi sembrava persino in grado di tenere lontane le bestie feroci, poichè le Ayilar non osarono mai mettersi sulle loro tracce.
« Nella lotta con le Città Libere, tuttavia, i tempi mutarono. L'economia dell'isola venne distrutta, e qualcuno cominciò a delinquere; il malcontento crebbe, poichè la fame è più forte della ragione e persino i Macedo-Soares osservarono i loro forzieri svuotarsi rapidamente. » Xari osservò Alexei, seduto tranquillamente su un'enorme radice mentre l'intera colonna si riposava. « I signori di Tos decisero così di punire duramente i colpevoli dei piccoli furti: cominciarono con le fustigazioni, ed in breve tempo si assistette alla prima impiccagione. La situazione peggiorò esponenzialmente: gli uni incolpavano gli altri della carestia e del malgoverno, sino a quando, dopo l'ennesimo sabotaggio, i Macedo-Soares punirono con la decimazione i rivoltosi. »
Il pirata spostò lo sguardo verso i Maegon - creature così antiche ed una volta potenti da fargli credere di essere tornato nuovamente nella memoria.
« Ciò fu la proverbiale goccia che fece traboccare il vaso. In una triste notte, Tos si ribellò ai suoi signori, uccidendone molti e scacciando i superstiti.
Molti anni dopo, un caparbio giovane dei Macedo-Soares tornò sull'isola: gli esuli, dopo tanta fatica e povertà, avevano riguadagnato gran parte della fortuna perduta. Era animato da scopi lodevoli: voleva ricostruire ed aiutare quella che una volta era stata la sua gente. Ma il rancore ha lunga memoria, e la diffidenza è presto divenuta diverbio, poi ostilità. Il giovane non aveva alcuna colpa per le azioni commesse dai suoi ascendenti, ma l'odio di Tos gli costò comunque la vita - toltagli con la brutalità di una lama nella notte.
»
Xari allacciò le dita sotto la nuca, poggiando le mani ed il capo sul ginocchio alzato.
« Questi Maegon sono una tua responsabilità, ma il loro ritorno provocherà molte conseguenze nell'Akeran; a dispetto della corruzione di Mehmet, raramente otterrai una reazione diversa da quella assunta dal nano.
Il sud non è ancora pronto per questa notizia.
»
Il pirata sorrise serenamente.
« Ma io ho una soluzione. »

Qatja-Yakin; imbarcadero di çakıl

La notte era velata; mancavano ancora alcune ore all'alba, e la luna fendeva la notte con i suoi raggi d'argento ogni qual volta le nuvole aprivano uno spiraglio nella volta celeste. Dovevano essere rapidi: presto si sarebbero destati i pescatori ed i raccoglitori di molluschi per salire sulle proprie imbarcazioni e scendere il fiume, là dove era più profittevole fare il loro mestiere. L'imbarcadero di çakıl era un luogo tranquillo e poco frequentato: la maggior parte dei suoi clienti era gente comune che voleva spostarsi rapidamente da una sponda all'altra del gigantesco canale, risparmiandosi le miglia che li separavano dal fiume vero e proprio. Il villaggio di çakıl sorgeva infatti su un placido affluente la cui sorgente nasceva dalle profondità boscose del Plaakar, e costituiva un eccellente risorsa per gli abitanti del luogo. "Ghiaia": questo era il significato di quel nome nel dialetto Akeran; si trattava sicuramente di un appellativo azzeccato: l'intero suolo calpestabile nel minuscolo centro abitato - abbarbicato attorno al pontile - pareva interamente costituito da un polveroso fondo ghiaioso.
Ma çakıl era isolato; cheto; facilmente raggiungibile. Non poteva trovare stazione migliore.
« Presto, », sussurrò, facendo ampi cenni con la mano. « dobbiamo essere già lontani quando il gallo comincerà a cantare. »
Gli esuli Maegon si mossero solo dopo l'indicazione di Alexei; senza scambiare parola con un senzascaglie come lui, essi entrarono uno dopo l'altro nel ventre della Nereide. L'equipaggio del brigantino osservava dal ponte scoperto la veloce processione, ugualmente silenziosi. Non c'era traccia di alcun sentimento sui loro volti: essi non questionavano gli ordini ricevuti, neppure dinanzi ad uno spettacolo tanto stupefacente quanto la vista di una razza presunta estinta che saliva a bordo della loro nave.
La Nereide era una delle navi più veloci della flotta dei Prigionieri; era un brigantino a due alberi con lo scafo in rame, privo di armamenti e di zavorre inutili. Era un'imbarcazione per contrabbandieri, e ogni uomo a bordo era assolutamente fedele al consorzio commerciale creato da Xari e dai suoi compagni della Prigione Cobalto. Drenthe sapeva che avrebbe dovuto rendere conto di molte cose quando sarebbe tornato a Qashra: Jericho sarebbe venuto a conoscenza delle sue azioni in pochi giorni, e sebbene non avrebbe certo ostacolato il suo ex capitano egli avrebbe indagato a fondo nella faccenda. Xari non era sicuro di volere il suo amico mago a ficcanasare (troppo) negli affari dei Maegon. Non ancora, per lo meno.
I due avevano un accordo di massima: Xari poteva spendere la propria influenza presso i suoi vecchi sottoposti e sfruttarne i benefici soltanto se ciò non avesse arrecato danno o pregiudizio al sodalizio dei Prigionieri. Poichè ne aveva preventivamente discusso con Kara "Piccola Ape" (la capitana della Nereide), la decisione di prendere a bordo quei rettili non avrebbe provocato grandi ripercussioni.
« Siamo diretti a Barnàk -- », spiegò il pirata al rosso leader dei Maegon, una volta che furono tutti a bordo. « o barınak, "rifugio", nella lingua dell'Akeran. »
Il brigantino espletò con estrema efficienza e competenza le operazioni di partenza. Si comprendevano a gesti: Kara, una giovane donna dalla pelle color cacao ed una fiera capigliatura nera, comandava i suoi uomini senza avere la necessità di parlare: gesti e cenni erano più che sufficienti. In una manciata di minuti, la Nereide salpò dall'imbarcadero di çakıl senza aver spostato neppure un granello della sua famosa ghiaia. In alto, sopra la coffa, garriva una bandiera recante lo stemma del Sultanato e delle gilde commerciali di Qashra.
« È un minuscolo atollo roccioso non molto distante dalla foce del grande Canale; là possiediamo un covo ed un magazzino: provvederemo alla sussistenza dei nostri... ospiti. »
Sorrise, invitando Alexei ad entrare sottocoperta - verso le proprie stanze. Il viaggio sarebbe durato diverse ore e il sole era ancora ben lontano dal sorgere.
« Saranno al riparo da occhi indiscreti. », assicurò.
Ma non dai miei.

 
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view post Posted on 5/3/2015, 11:23
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A ben rifletterci, Venatrix non era mai salito su una barca sino a quel momento. Non ne aveva mai avuto bisogno: anche nei rari casi in cui aveva avuto la necessità di solcare gli oceani, gli era bastato assumere la sua forma originaria per superarli con qualche battito d'ali.
Non poteva sapere, dunque, che cosa fosse il mal di mare.

R0SZdqM

Il rollio dell'imbarcazione lo nauseava, prendendosi gioco del suo equilibrio. Aveva l'impressione di stare camminando sulla superficie di una giostra che gira in tondo e sin dai primi minuti di viaggio un forte senso di insicurezza si era impossessato di lui. Era salito all'aria aperta e si era messo seduto, ma la situazione non era migliorata.
I Maegon erano stati alloggiati sottocoperta. Acquietare il loro sconcerto durante il viaggio non era stato semplice, ma una volta raggiunta Qatja-Yakin sembravano essersi chiusi in una sorta di muta rassegnazione, rattristati dalla faccia con cui Theras li aveva accolti: del loro potente impero non erano rimasti che ricordi sbiaditi e il mondo era nelle mani di quelle razze che gli fecero da schiavi. I più curiosi fra loro avrebbero voluto fermarsi a osservare e studiare il "nuovo" Akeran, ma la loro apparizione in pubblico non avrebbe fatto altro che scatenare ulteriori perplessità.
Xari Drenthe si era dimostrato un uomo comprensivo e pieno di risorse. Il drago non dubitava che avesse degli interessi personali nella faccenda, ma sperava che questi si limitassero al semplice accumulo di conoscenza. La vicinanza prolungata con i Maegon superstiti forse sarebbe riuscita ad avvicinare le due parti persino più velocemente di quanto non avrebbe fatto un suo intervento. O almeno questo era ciò in cui sperava.
La verità era che il mal di mare gli impediva di concentrarsi debitamente su qualsiasi argomento.

Corrucciò la fronte e si rivolse a Xari, che aveva avuto la cortesia di fargli compagnia. « Ti sono molto grato per ciò che stai facendo, Xari. » prese a dire con aria concentrata. « I Feziali sono convinti che sarebbero riusciti a sopravvivere anche da soli, nella giungla, ma non comprendono i rischi a cui incorreremmo tutti quanti se qualcun altro dovesse scoprirli. »
Non conosceva Xari; non sapeva nulla di lui. A ben vedere, la prima volta in cui l'aveva incontrato l'uomo stava pericolosamente cercando di baciare il ricordo di sua madre; un pensiero che lo disturbò profondamente.
Ciò nonostante, non percepiva in lui particolare malvagità; solamente il caratteristico egoismo della razza umana. Sperava che proprio quell'amore di sé sarebbe stata ragione di segretezza nei confronti dei Maego, e che Xari fosse abbastanza ricco da riempire d'oro le bocche dei suoi marinai, in modo da tacere ogni illazione.
D'altronde, qual'era l'alternativa? Abbandonare i Maegon nel Plaakar?
L'umano aveva un debito di vita con lui e non l'avrebbe tradito; onorandolo sarebbero tornati pari.
...nonostante tutto, Venatrix trovava ancora difficile perdere fiducia nel genere umano.

La nave scavalcò una grossa onda, provocandogli un giramento di testa. Lui si alzò e andò verso il parapetto, poggiandovisi con entrambe le mani.
Gli sarebbe piaciuto poter seguire l'imbarcazione in volo, ma non intendeva dare ai sottoposti di Xari un'ulteriore ragione di sconcerto.
« Purtroppo il nostro lavoro è tutt'altro che concluso. » disse con aria grave, cercando di distinguere il punto dove, in lontananza, l'acqua e il cielo divenivano la stessa cosa « L'Ahriman non resterà inerte, sapendo ciò che abbiamo scoperto. Presto i demoni sciameranno nell'Akeran e uomini e nani dovranno tenersi pronti per far fronte al loro assalto. »
Temeva che l'obiettivo di sua madre fosse quello di prenderlo con sé come suo luogotenente presso l'armata dei caduti, ma evitò di confessarlo esplicitamente. Per questo era stato tenuto in vita, privato dei suoi poteri; anzi, forse aveva subito un tentativo di corruzione già durante il suo primo incontro con l'Ahriman, pur privo di risultato! In ogni caso, dubitava che Intet si sarebbe fermata davanti a un piccolo insuccesso: le richieste della Tentatio si erano dimostrate tanto incomprensibili quanto lungimiranti, sino a quel momento.
« Come se non bastasse, l'Ahriman potrebbe non essere nemmeno la parte più pericolosa in gioco. » continuò, scandendo lentamente i suoi pensieri. « I Maegon mi hanno confermato che Ιανός l'ha già sconfitta una volta in passato e che ora è chissà dove a prepararsi per ripetere l'impresa. »
« Potrebbe rivelarsi il nostro più potente alleato o l'ostacolo più grande da superare » affermò serio. « e fino ad ora i Maegon non ci hanno dato grandi ragioni per riporre fiducia in loro. »

Prese un respiro profondo per placare il giramento di testa, ottenendo l'effetto diametralmente opposto. Tentando di rimanere concentrato sulla conversazione, si voltò in direzione di Xari e gli regalò uno sguardo carico di simpatia.
« Appena toccheremo terra ho intenzione di partire alla ricerca del Feziale scomparso. » gli comunicò sorridendo. « Un alleato, più avanti, potrebbe farmi comodo. »

 
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view post Posted on 6/3/2015, 23:50




Il pirata afferrò il cordame che si impennava dal parapetto di legno esterno, scrutando il mare; per qualche istante non rispose all'implicito invito di Alexei, come rapito dal perpetuo moto delle onde oltre la foce del Grande Canale. La Nereide guizzava rapidamente sulle acque scure, alzando di tanto in tanto uno schizzo di liquido salato sull'equipaggio che operava alacremente sul ponte scoperto; il vento era favorevole e gonfiava le vele con evidente entusiasmo, lasciandoli procedere senza intoppi. Avevano già oltrepassato Qashra, la brulicante capitale del Sultanato, e dopo di essa era stato innalzato un nuovo vessillo sopra la coffa: ora la bandiera dichiarava l'affiliazione ad un noto consorzio artigianale delle città libere - un piccolo trucco dei contrabbandieri. Quel consorzio, infatti, aveva chiusi i battenti da almeno un lustro ed aveva sempre commerciato in suppellettili utili, ma di scarso valore - pentolame, piccoli arredi e tappezzerie. Qualcuno aveva rilevato il marchio dell'azienda e, agli occhi dei burocrati del Sultanato, tutto era rimasto perfettamente in regola. Quel vessillo era un insulto piuttosto esplicito alle regole ed al protezionismo del regno nanico, poichè tutti coloro che portavano merce illegale lungo quella rotta mostravano quella bandiera - riconoscendosi così tra loro e tenendo alla larga i pirati, ugualmente consapevoli del trucco che si celava oltre le apparenze.

« Sarò lieto di affiancarti in questa impresa. »
Non si accorse del sorriso genuino che era comparso involontariamente sulle sue labbra; per quanto amasse l'avventura e la sua anima non riuscisse a trovare pace in un singolo luogo, il mare era sempre l'elemento che lo invitava a sè e gli permetteva di considerarlo come la sua naturale dimora. Gli spazi immensi del cielo che si mischiava con il blu scuro delle acque erano orizzonti così diversi dall'opprimente cappa di antica malignità che pregnava il Plaakar - paesaggi distanti centinaia di miglia anche dall'opulenza imperiale della ʤɛna del passato. L'aria salmastra riempiva i polmoni come il soffio vitale anima un neonato al suo primo vagito, scacciando dalla mente del pirata stanchezza e offuscamento.
« Neanche noi possiamo attendere la mossa dell'Ahriman o del suo antagonista Maegon. Dubito che lei sia rimasta inoperosa durante tutti questi secoli di sonno, consapevole di essere stata sconfitta dal Feziale durante il suo stesso risveglio. »

Lamrael gli aveva raccontato quel che era accaduto - il massacro che era stato scatenato nella sala del raduno tra la Sognatrice ed i più nobili tra i progenie dei draghi. Sapeva che l'Eroe di Qashra aveva tentato di combattere in prima persona l'Ahriman assistendo al momento stesso in cui si era trasformata - probabilmente cedendo ella stessa alla Tentatio -, ma era stato sconfitto ed ostacolato da Ιανός. La Sognatrice non poteva aver accettato facilmente quell'affronto, nè un'eternità in attesa poteva aver soffocato quel sentimento di distruzione.

« D'altra parte, tra l'Ahriman e Ιανός c'è un'intera orda del Baathos; per quanto formidabile, il Feziale non può agire direttamente. Aspetterà il momento propizio, e temo non sia nei nostri interessi lasciare che egli scelga arbitrariamente quale sia. »
Drenthe abbassò lo sguardo, voltandosi appena per scoccare un'occhiata significativa verso il "prezioso carico" che riposava sottocoperta.
« Nè conosciamo quale sarà la reazione dei suoi consanguinei; essi possono essere una risorsa per l'Akeran, anche in futuro... ma ora essi sono sia in pericolo che un pericolo. »

Il sartiame schioccò pigramente, annunciando un cambiamento d'aria. Senza scomporsi, Kara curvò leggermente il timone del brigantino per seguire la corrente del vento senza scostarsi troppo dalla rotta prescelta. Nessun Prigioniero a bordo sembrava capace di avvicinarsi al rosso ed al pirata: un cerchio invisibile di quasi sei piedi garantiva loro un riserbo costante, come in risposta ad un tacito ordine del loro vecchio capitano. I Prigionieri avevano un codice di fratellanza molto stretto, e pochi potevano giurare fedeltà tra i loro ranghi. Nessuno se ne vantava: lavorare e servire per il sodalizio clandestino di Jericho l'Annegato era un onore molto fruttuoso sia in termini di denaro che di fama, e per molti già l'impunità dal governo di Dorhamat era un sufficiente incentivo a non tradire la causa.

« Ho predisposto affinchè Barnàk possieda uno scrittoio ed una piccola biblioteca; spero che i Maegon possano apprendere il tempo presente in cui sono stati catapultati proprio come io ho fatto con l'antica ʤɛna. Per quanto breve possa essere la loro permanenza, la coesistenza deve essere fondata sulla comprensione. »
Ammiccò in direzione di Alexei, tornando a guardare il mare.
« Quando il loro Guardiano lo riterrà opportuno, essi torneranno ufficialmente su Theras;
è un'informazione potente - epocale!, e va sfruttata.
Dopotutto, ci sono Sultani, beik e lord indipendenti da convincere, giusto?
»

 
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view post Posted on 9/3/2015, 17:36
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L'utilizzo della parola "sfruttare" fatto da Xari non gli piacque per nulla. Vi era in esso la gioia lungimirante di chi valuta gli interessi di un proprio prestito; una sfumatura che ricordò a Venatrix che la collaborazione fra loro due era solo momentanea e che con ogni probabilità i loro interessi avrebbero preso strade divergenti, prima o poi.
« Avremo modo di valutare la cosa attentamente, nei giorni a venire. » gli rispose velocemente, cercando di archiviare l'argomento. Il drago restava convinto che l'esistenza dei Maegon non avrebbe dovuto essere rivelata agli abitanti dell'Akeran, per la loro sicurezza; convincere Xari del contrario sarebbe stato lungo e difficoltoso, e la nausea gli impediva di concentrarsi a dovere sull'argomento. « Per ora, non posso che esserti obbligato per le attenzioni che dimostri nei confronti dei nostri ospiti. »
L'aria marittima gli sembrava sporca e appiccicosa; sentiva la sgradevole sensazione dell'acqua sulla pelle, benché i suoi piedi fossero saldi sul ponte della nave.
« È mio desiderio che i Maegon vivano questa transizione nella maniera meno traumatica possibile. » gli confessò, corrucciato. « Essi restano gli ultimi depositari di una cultura che credevamo scomparsa e che - come gran parte del passato di Theras - rischia di essere dimenticata. Non intendo dimenticare le colpe del Grande Impero, ma è nostro dovere come abitanti del presente e del futuro quello di garantire il tramandarsi della storia. » Ne parlò con passione deformata dal malessere: in un altro luogo quel discorso avrebbe meritato tutta la sua più accorata dedizione, ma lì, sulla nave, sembrò il patetico tentativo di un ubriaco di convincere gli amici a non bere. « Vorrei che fossero i Feziali stessi a comprenderlo, ridimensionando il loro ruolo nell'Akeran di oggi. Se abbandonassero qualsiasi mira di restaurazione dell'impero e si limitassero a eternarne la memoria... » fece un respiro profondo, cercando di rigettare lo stomaco al suo posto. « ...potremmo guadagnarne tutti. »
« Molti di loro nutrono la segreta speranza che questa sia la loro occasione per innalzare un impero persino più forte del precedente » continuò, spiegando a Xari ciò che aveva saputo parlando direttamente con i Maegon. « e sono rimasti oltraggiati nel vedere nani e uomini calpestare le terre che erano state loro. »
Un improvviso giramento di testa gli fece realizzare la presunta inutilità di quella discussione. Lui, Xari e i Maegon avevano tutti speranze differenti; esternare le sue non avrebbe minimamente scardinato quelle delle altre parti in gioco.
« Posso solo sperare che lo studio e la pace li guidino verso la comprensione. »

La nave mugghiò sotto di loro, virando lentamente e cigolando come una porta arrugginita; il legno si assestò e lo scafo si abbatté pesantemente contro il moto ondoso, facendo sussultare i passeggeri. Venatrix si sentiva alla totale mercé del natante, come un bimbo che viene portato sulle spalle dal padre; una sensazione che lo disturbava persino più del mal di mare. Giurò a se stesso che non sarebbe mai più salito su una barca, per nessuna ragione al mondo.
« Xari, voglio che tu sappia che non sei il primo alleato che ho incontrato, nel corso di questo viaggio. » continuò, deciso a cambiare discorso una volta per tutte. « Prima di partire per ʤɛna mi sono separato da un prezioso compagno, al quale ho dato il compito di raccogliere un'armata in grado di opporsi a quella dell'Ahriman e di raccogliere informazioni sulla corruzione. »
« L'ho lasciato a Qashra; non dovresti avere difficoltà nel rintracciarlo. » concluse, deciso. « Il tuo aiuto gli risulterebbe quantomai prezioso. »

« È un nano che viaggia accompagnato dalla moglie, una donna di nome Shaelan. Lui non si presenterà a te col suo vero nome, ma non hai nulla da temere da parte sua. »
Un ultimo profondo respiro, accompagnato da un'occhiata secca e pragmatica.
« Anzi, ti prego di raggiungerlo e unirti a lui il prima possibile. »



CITAZIONE
BAM, ed eccoti anche l'attacco per la quest Sahaba :DD per me possiamo anche chiudere qui; dimmi tu!
 
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view post Posted on 10/3/2015, 18:57




Il pirata annuì, accogliendo la richiesta di Alexei come se fosse sua. Era onestamente curioso di scoprire quali fossero gli altri alleati del rosso nella sua crociata contro l'Ahriman, e l'idea di costruire dal nulla un'armata che potesse respingere le orde del Baathos lo entusiasmava; inizialmente Xari aveva immaginato che il loro compito si sarebbe concluso allertando i sovrani dell'Akeran affinchè badassero a se stessi con le proprie spade, ma Alexei sembrava avere piani differenti. Prevedibilmente, Qashra ed il Sultanato avrebbero sbarrato i confini del regno e combattuto da soli i nemici alle loro porte, ignorando tutto ciò che sarebbe accaduto al di là delle loro alte mura. Le radici dell'egoismo nanico erano profonde e, in particolari casi, persino fondate: essi avevano vinto la guerra contro i demoni e le Città Libere durante la Riunificazione, dopotutto. Ai loro occhi i principati e gli insediamenti indipendenti non valevano neppure una goccia di sangue nanico. Il vecchio popolo errante si sarebbe fortificato nella sua cittadella dorata e avrebbe lasciato morire chiunque non fosse appartenuto alla sua famiglia.
Xari non temeva per Dorhamat: l'arcipelago era molto distante dal Sürgün-zemat e dalla faglia nera che rigurgitava gli abominii delle profondità. Benchè non provasse particolare affetto per le isole dei pirati, Drenthe era pur sempre nativo di quella regione: un'invasione mortifera non lo avrebbe lasciato completamente indifferente. Doveva ragionare in termini di sopravvivenza: oltre ogni macchinazione personale, era giunto il momento di lavorare congiuntamente per frenare la catastrofe. Se non avessero agito, qualunque menzogna o astuto stratagemma sarebbe crollato dinanzi all'ineluttabile marea corruttrice della Tentatio.

« Quando ero prigioniero nel sogno di Intet, », disse, cambiando discorso. « ho quasi ceduto alla corruzione. »
Alexei era un essere dalla strana lungimiranza: la sua tensione per il bene supremo era evidente, come se la sua intera vita fosse votata alla costruzione di un eden terreno nel quale il passato non fosse più un tormento per il presente, ma soltanto un monito; i desideri che aveva espresso in merito al futuro degli esuli Maegon pareva più l'ambizione di uno storico che di un capopopolo. I loro punti di vista erano alquanto divergenti in materia: laddove il rosso vedeva saggezza e cultura da preservare, Xari scorgeva opportunità e occasioni. Il pirata era convinto che, prima o poi, la decisione di Alexei avrebbe comportato dei problemi - e dei compromessi. I Maegon non avrebbero potuto vivere nascosti per il resto dell'eternità: per quanto schivi, questa o le future generazioni si sarebbero incrociate, causando pericolose reazioni. Xari non dubitava dell'ostilità che l'Akeran avrebbe riservato agli estinti padroni del sud di Theras, nonostante l'immensità del tempo che li divideva; era inevitabile.
Ma, dopotutto, non si trattava di una decisione che spettava a lui.
« In quel momento ero alla spasmodica ricerca di risposte, e la Sognatrice mi avvicinò con parole seducenti ed enigmi. », continuò, fermandosi un istante per prendere fiato. « Raccontò una storia, la metafora di un serpente che scala una montagna e raggiunge la volta celeste per migliorare se stesso ed il mondo che lo circonda. Alla fine, diviene un drago. »
La vedetta che vegliava attenta sopra l'albero maestro del brigantino gridò qualcosa nella lingua del Mare, segnalando la loro mèta al capitano Kara. In lontananza era visibile la sagoma brulla di un'isola inasprita dal vento e dalle alte scogliere a strapiombo, incoronata da prati verdi e splendide edere che cadevano a cascata sulle onde sottostanti.
« Io ero quel serpente - ma il racconto le era stato narrato a sua volta da un altro uomo. »
Xari guardò Alexei dritto negli occhi, intuendo un'altra volta la silenziosa grandezza di quell'individuo.
« Un uomo a cui era legata, che
"intraprese un viaggio alla ricerca della propria natura, illudendosi di stare procedendo nella conquista dei cieli."
»
Rimase qualche istante in silenzio, consapevole che quella frase avesse più significato per Alexei di quanta ne avesse per lui.
« Ella non sa cosa ne sia stato di quell'uomo, ma la malinconia con la quale pronunciava questa verità sembrava genuina. Percepisco un legame che scorre tra la tua natura e quella di Intet, ma cosa questo comporti va al di là della mia comprensione. »
Xari tacque, inchinandosi appena per prendere commiato: verosimilmente, sarebbe trascorso molto tempo prima che potessero nuovamente incontrarsi. Gli stridi rauchi dei gabbiani annunciavano il rapido avvicinamento alla costa, dopo la quale le loro strade si sarebbero divise.
« Credevo fosse tuo diritto saperlo. »

 
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