Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Nefas; l'ombra dello zar

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view post Posted on 7/5/2015, 14:34
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in riferimento a Nefas; lupi di mare


the king and his men stole the queen from her bed and bound her in her bones
the seas be ours and by the powers, where we will we'll roam


quest1_1


- il cielo ed il mare -


« Era molto tempo che non lo vedevo. » disse in tono reciso.
Il mare, quella splendida massa d'acqua scura, gli rispose mandando le sue onde a infrangersi sugli scogli, una quarantina di metri più in basso. Dal promontorio si godeva di una vista spettacolare sul molo principale di Dorhamat, accarezzato dalla luce della luna. La mezzanotte non era ancora scoccata e la vita nei bassifondi della città andava già accendendosi nonostante gli sforzi degli Onesti -o forse proprio grazie a questi.
La luna si cullava tra le nubi che ne nascondevano la falce a tratti, impedendole di specchiarsi nel mare, in quel mare che nelle vicinanze del porto, vicino alle navi mercantili lasciate ormeggiate, si colorava di rosso e violetto, riverberi delle luci che andavano accendendosi in locande e bordelli.
La figura avvolta da una cappa damascata, in piedi sul faraglione più grande, osservava le luci notturne di Dorhamat prendere vita in silenzio, assaporando la salsedine sulle sue labbra e godendosi il rumore quieto della risacca, simile a una ninna nanna che volesse cullarlo lontano dalle sue preoccupazioni.
Lei gli si avvicinò, muovendosi silenziosamente, con quella grazia che sembrava possedere lei sola, che non aveva nulla di affettato o volutamente seducente. Una dote innata, la semplice signorilità di chi è nobile nel sangue e nell'animo.
Sorrise lei, ma era un sorriso pallido, senza forze.
« Deve esserti mancato tutto questo. »
« Mi è mancato, sì, anche se non nel modo che potresti immaginare. »
Lei osservò il firmamento e sorrise ancora.
« Ci sono molti modi di avvertire una mancanza. » concesse.
Rimasero in silenzio entrambi, per alcuni minuti, osservando le onde che increspavano la superficie dell'acqua.
Lui chiuso nel suo silenzio ostinato, pieno di ricordi -quasi tutti terribili- cercava con lo sguardo una risposta che non sarebbe arrivata. Una risposta diversa da quella che gli avevano proposto tanti anni prima. Una risposta che avrebbe potuto accettare e sostenere.
Lei lo prese per mano, con quella leggerezza insostenibile, con semplicità. Non come un gesto impulsivo ma più come un bisognò. Ignorò il fatto che la mano di lui fosse fredda, così come le sue parole. Gli rimase accanto, in piedi. Finché non videro i fuochi esplodere sulla spiaggia. Rimasero per qualche istante a guardare i giochi di luce proiettati sul canale, poi insieme si volsero verso l'interno.

« È ora di andare. » disse il Cielo, specchiandosi in quegli occhi così diversi da come li aveva conosciuti.
« È ora di andare. » rispose il Mare, tornando a chiudersi nel suo silenzio.

—◊◊—


NEFAS
l'ombra dello zar



- il boia di sicak-ev -


Arrivando dal molo esterno, il più piccolo di quella zona, lo stesso presso cui arrivavano le navi da Sicak-ev, i Quattro Fuochi rappresentavano il primo grande incrocio, la prima scelta obbligata sul come muoversi all'interno di Dorhamat. Il nome della piccola piazza nasceva da una vecchia consuetudine, quella di porre degli altari votivi agli déi agli angoli degli incroci. Questi altari si presentavano come piccole nicchie scavate nella parete di ogni prima casa alla destra della via di riferimento. All'interno delle nicchie si trovavano piccole statue, solitamente commissionate dagli abitanti del quartiere e per questo ben lontane dall'essere dei capolavori, e dei fuochi che dovevano ardere sempre, giorno e notte. Così era nata la piazza detta dei Quattro Fuochi. Ora, molti anni dopo, l'unico fuoco rimasto era quello alimentato nella locanda dei Granchi Monchi, come recitava orgogliosamente l'insegna dipinta a mano che mostrava due granchi con una sola chela nell'atto di attaccarsi a vicenda.
La prima volta che aveva visto quell'insegna, parecchi anni addietro, Seagur N'sahr era rimasto colpito dal nome che, in fede sua, trovava buffo. Così aveva deciso di chiederne la ragione ai proprietari, venendo così a scoprire la loro storia: da ex-pirati, avevano ricevuto uno sconto della pena dall'allora governatore e gli era stata tagliata soltanto la mano destra, quella con cui avevano retto la sciabola d'arrembaggio nei loro giorni di gloria. Così erano finiti insieme a lavorare per quella locanda che, alla morte del padrone, avevano rilevato e a cui avevano dato quel nome, apparentemente ridicolo, per ricordare sempre a sé stessi ciò che avevano dovuto pagare e la generosità di quel governatore, ormai defunto da anni. Negli anni successi, quando era ormai divenuto il boia di Casacalda, o Sicak-ev come la chiamavano i nani, ogni volta che si era trovato a passare da Dorhamat, Seagur aveva sempre trovato vitto e alloggio presso quella locanda, finendo col diventare buon amico di quei due ex-pirati -proprio lui che, per lavoro, i pirati doveva decapitarli.
Erano trascorsi anni dall'ultima volta che era stato lì, eppure nulla sembrava essere cambiato. Le solite mura sporce di fuliggine e unto, le solite puttane sotto ai tavoli o in braccio ad avventurieri e marinai, le solite urla scomposte -alle quali si erano aggiunti gli insulti, più o meno velati, all'indirizzo degli Onesti. Sentiva tutto questo oltre il debole muro che separava la sala grande dagli appartamenti di Cloazio, l'unico dei due padroni ancora in vita, che gli aveva ceduto per sostenere il suo colloquio di affari con un minimo di riservatezza.
Così, seduto a capo di una tavola imbandita di ogni ben di dio che fosse a buon mercato, con in mano un bicchiere di un vino corposo del sud, Seagur si mise ad osservare i suoi quattro commensali, accarezzandosi la barba rossiccia.

quest2_1

« Come vi ho già detto » riprese, sorridendo amichevolmente,
« lavoro per una corporazione mercantile specializzata nel recupero delle navi andate perdute o del loro carico. »
Bevve un sorso di vino e riprese a parlare con la consueta bonomia.
« Non si tratta di atti di sciacallaggio, sia chiaro. Abbiamo regolari contratti con gli armatori o i proprietari di quelle navi che, non avendo i mezzi per provvedere al recupero, si rivolgono a noi. »
Fece una smorfia, sbattendo la lingua contro il palato. Quel vino non lo appassionava troppo ma non riusciva a tollerare la birra, dunque aveva dovuto accontentarsi.
« Proprio in questi giorni ci è stata fatta una proposta parecchio allettante per il recupero di una nave che si credeva perduta e che invece pare sia stata avvistata. Spiaggiata su un atollo in mezzo all'oceano. »
Fece una breve pausa per cogliere eventuali reazioni dei presenti, poi riprese.
« Non un gran tempismo: la nostra ultima nave era partita per una spedizione appena due giorni prima! »
Posò il calice sul tavolo, meditando in silenzio. Poi prese una borsa, che fino a quel momento aveva tenuto sotto il tavolo, e la lasciò cadere pesantemente sullo stesso. I laccetti della sacca di aprirono, cominciando a vomitare monete d'oro di nuovo conio, tutte presentanti l'effige del Sultano.
« Quindi siamo costretti a ricorrere al vostro aiuto. » spiegò, sottintendendo che, vista la somma in gioco, sarebbero stati ben ricompensati.
« Qui ci sono due talenti d'oro in moneta del sultanato. Dovrebbero bastarvi per procurare una nave e riempirla con tutti gli uomini e i viveri necessari per il viaggio. »
Tornò a grattarsi la barba con aria pensosa. Quanto altro doveva dir loro?
« Voi quattro sarete a tutti gli effetti degli ufficiali, a bordo. Ma per evitare che vi venga voglia di litigare fra voi, manderò un mio uomo con il ruolo di Capitano e un Nostromo che conosca la rotta e sia un marinaio esperto. »
Solo a quel punto riprese il calice in mano e lo sollevò per un brindisi.
« Se accettate, in capo a due settimane saremo tutti più ricchi. Alla nostra! »
E speriamo che y'Negesydd sappia ciò che fa, o sarete tutti cadaveri ben prima di due settimane.


CITAZIONE
Come chi mi conosce ben sa, non sono avvezzo ai salamelecchi, quindi diamo per esaurite le formalità e lanciamoci direttamente nel vivo. Ho deciso di rinunciare al solito noioso giro di post di 'presentazione' per lanciarvi direttamente nel gioco vero e proprio.
Eravate a Dorhamat da alcuni giorni (avete carta bianca sul come/perché foste lì) e siete venuti a conoscenza di un uomo chiamato 'il Boia' o 'l'altro Barbarossa', che cerca avventurieri da mettere su una nave. Quando vi presentate, lui vi invita a cena e vi espone il progetto come nel post. Se volete porre domande al Boia potrete farlo nel topic di confronto e io vi risponderò. Una volta accettata la missione (del cui compenso non si parlerà chiaramente, ve ne prevengo), il vostro compito sarà, per questo turno, di andare in giro per Dorhamat e procurarvi una nave in grado di affrontare il viaggio di due settimane (a Dorhamat ci sono numerosi cantieri navali che potrebbero vendervene una, diversi armatori disposti ad affittarla; potreste perfino pensare di rubarla, volendo risparmiare) e riempirla con un equipaggio adeguato (sarà mia cura, per ogni tipologia diversa di nave -sloop, goletta, brigantino, vascello, galeone- indicarvi di quanta gente avrete bisogno per manovrarla, quanti viveri potrà imbarcare e quanto sarà resistente). L'equipaggio potrete trovarlo andando nelle taverne o limitarvi a far circolare la voce e sperare bene. Per fare tutto questo, avrete a disposizione due talenti d'oro in valuta del sultanato (sono circa quattromila monete). Potete agire in gruppo o dividervi denaro e compiti. Per questo turno limitatevi a procurarvi nave ed equipaggio. Per qualsiasi domanda vi rimando al topic di confronto.
Benvenuti in alto mare, pesci d'acqua dolce. Yarr!
 
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view post Posted on 18/5/2015, 14:54

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Deyrnas ~ Sala del Consiglio Privato

Il vecchio drago per poco non si soffocò con il vino. La faccia pallida gli si chiazzò di rosso, gli occhi strabuzzarono e il pugno calò sul tavolo del Consiglio facendo rovesciare tutto quello che c’era sopra.
«TU VUOI FARE COSA?» – strepitò.
«Calmati.» – rispose sua altezza serafico - «Non è niente di così terribile come credi...»
«Non sto parlando di pericolo, sto parlando di onore! Dannazione ragazzo di stronzate ne hai pensate tante, ma aggregarti ad una ciurma di marinai …» – cercò affannosamente una brocca che fosse ancora piena e quando l’ebbe trovata bevve direttamente da li - «… è troppo! »
Riverente come il più patetico dei cagnolini, con quella sua faccia sempre indignata anche lo Sceriffo volle dire la sua - «Nessuno l’autorizza a mettere in discussione le decisioni di Sua Grazia, Lord Aureus noi siamo qui per consigliarlo e …»
«Quando avrai finito di leccargli il culo per bene, Sceriffo, potresti riflettere sull’idiozia che ha appena proposto?» – strepitò.
Soffocai una risata, mentre la faccia di Lord Gregory Northwood perdeva colore più rapidamente di una stoffa di pessima fattura. - «Lascia che il cagnolino abbai vecchio!» – lo difesi - «E’ addestrato per far questo! Abbaiare e fare le feste al padrone …»
«Io non …» – stava per scoppiare, lo potevo vedere dalla vena pulsante in mezzo alla fronte. Ma non lo fece, cercava sempre di mantenere il controllo. Il Re, da parte sua, si godeva lo spettacolo sorridendo con fare irritante - «Tu, piccola, spregevole ..»
«…Sono d’accordo con te una volta tanto.» – lo interruppi lasciando che gli insulto gli rimanesse in gola a fargli veleno - «Anzi, sono semplicemente entusiasta. Quando ci imbarchiamo?»
«Tu non verrai.» – disse uccidendo il mio entusiasmo - «Nessuno di voi verrà. Ho bisogno di voi qui, a curare i miei affari. E’ un’avventura che devo vivere da solo…»
«Ma Altezza … Io non … Non è il caso ..»
Il vecchio si stava ubriacando. Lo faceva sempre quando perdeva uno scontro di volontà con il nipote. «Non l’hai sentito Sceriffo? Il tuo abbaiare non cambierà le cose. Lascia che vada… Che vada e che magari si anneghi! Tanto il suo cervello è già bello che annacquato! »
«Ti ringrazio per il sostegno, nonno...»
Per tutta risposta quello fece un inchino seguito da un gestaccio. La mattina dopo, Erein di Deyrnas era già partito con la prima nave diretta nel Dorhamat.


Dorhamat ~ La Balena Marcia

Due ore di bevute e non ero riuscito a cavargli una sola, dannata informazione. Nog il Sorridente non era una fonte poi così preziosa come si mormorava. Appena l’Alce Dorata era attraccata al porto mi ero messo alla ricerca di una seconda nave in cui imbarcarmi. I miei mercanti non mi avrebbero certo condotto al mio obiettivo. Mi era stato detto che alla Balena Marcia potevo trovare informazioni a buon mercato. Un vecchio marinaio soggiornava li scambiando notizie fresche per qualche bicchiere di rhum rancido.
“Fallo ubriacare” – mi avevano detto – “E il vecchio Nog il Sorridente ti dirà tutto quello che vorrai sapere e anche di più”. Una preda relativamente facile, un marinaio ubriacone. Facile e ben informata. Nessuno da retta a cosa un lupo di mare derelitto potrebbe ascoltare e questo rendeva il mio futuro amico una vera e propria miniera di informazioni.
«Mmmm, non mi sembri il tipo che va per mare…» – biascicò il vecchio marinaio masticando il suo infame bolo di tabacco e sputando la saliva densa e marrone a pochi centimetri dai miei piedi - «La tua bella pelle bianca si cuocerà e spellerà come un bel peperone … Le budella ti si ritorceranno, vomiterai l’anima tutto il tempo e questo se sopravvivi al primo giorno. » – ridacchiò.
«Sei per caso il medico di bordo?» – gli risposi con tutto il disgusto che ero capace di infondere in una frase - «Se non è così chiudi quella bocca marcia e indicami dove posso imbarcarmi!»
Il vecchio marinaio rise a crepapelle, le mani ossute ad asciugare le lacrime che gli scorrevano sulle guance dure e scure come cuoio conciato. «Con quel caratterino nessuno vorrà stati vicino… Sarai solo soletto in mezzo al mare … Povero topolino di terra chi ti reggerà la fronte quando rimetterai anche le interiora?» –Avevamo dato inizio ad un gioco folle io e il vecchio Nog: lui trovava un modo per irritarmi, io fingevo di perdere le staffe e lui rideva. Ad ogni risata sembrava farsi più allegro e ciarliero; il rhum era solo il fetido contorno.
«Forse saranno le tue di interiora ad uscire fuori! » – corrugai la fronte e finsi di irritarmi. Se lo divertiva tanto provocarmi, perché togliergli quel piacere? La sua risata gracchiante riempì di nuovo l’infame taverna mezza vuota. « E per mano mia! »
«Oh mi fai morire …» – riuscì a dire tra un accesso di tosse e l’altro – « …e va bene, va bene, hai dato a questo vecchio qualche ora di svago. Se vuoi farti un giro in barca e magari lasciarci le tue belle penne, chi sono io per impedirtelo? » – sputò un grumo di catarro, si schiarì la voce e proseguì –« C’è un uomo, il Boia lo chiamano, ma tu non fare il suo nome se non vuoi crepare male prima ancora di imbarcarti … Cerca avventurieri ...Lo trovi in quella bella taverna, come si chiama? Chissene frega! Si mangia carne vera li dentro e si beve vero vino non piscio di balena come in questa bettola... »
«Hey Nog! Vaffanculo!» – gli urlò dietro il decrepito locandiere della Balena Marcia scatenando un altro scoppio di risa incontrollate. Un odore mefitico riempì l’aria.
«Oh cazzo, me la sono fatta addosso!» – ammise il vecchio lupo di mare non riuscendo a contenere le risate - « Hey Gluk portami dell’altro rhum quello che mi sono scolato te l’ho pisciato sul tuo bel tappeto di pelo di capra !»

Deyrnas ~ Porto dei Veleni.

Aveva qualcosa in testa e per tutti gli Dei volevo sapere cosa! Erein aveva molti, moltissimi difetti ma ha sempre tenuto in alta considerazione il suo buon nome. Tutti sanno che non c’è miglior modo per sporcare una reputazione come imbarcarsi in una avventura per mare. Se quindi il mio caro, folle nipote aveva deciso di far fare alla sua rispettabilità una bella immersione nel vomito e nel lerciume di una nave era perché aveva avuto una delle sue strambe pensate.
«Spiegami di nuovo perché lo fai…» – lo avevo accompagnato al porto sperando di poterci vedere chiaro in quella faccenda. Avevo adottato l’approccio morbido “niente urla questa volta” almeno così mi ero ripromesso.
«Non posso spiegartelo di nuovo…»- mi rispose con quel suo sorriso strafottente stampato in faccia - «Visto che non l’ho mai fatto.»
Inspirai una, due, tre volte l’aria frizzante della mattina. Dovevo mantenere la calma anche se lui faceva di tutto per provocarmi. «Allora spiegamelo per la prima volta …» – gli poggiai una mano sulla spalla - « …almeno questo al cuore di un vecchio lo devi!»
Si voltò a fissarmi negli occhi con quel suo sguardo violetto - «Oh per favore! La parte del vecchietto mansueto e malaticcio non ti si addice. » – mi diede un paio di pacche sul petto - « Il tuo sangue draconico ci seppellirà tutti e quanto al tuo cuore …» – si sfiorò il petto con l’indice - «…è qui, nel mio petto al sicuro da qualunque sindrome da genitore ansioso.»
Quello era un colpo basso. Non mi capitava spesso di pensare al fatto che quel piccolo, subdolo serpentello era riuscito a convincermi a cedergli il mio cuore. Certo, lui mi aveva restituito la dignità e la voglia di vivere, ma a caro prezzo! Tutti sanno che ai draghi non piace separarsi dai loro averi … Specie se quell’avere in particolare è il centro della vita.
«Ragione in più per dirmi dove diavolo stai andando a crepare!»
Il suo sguardo si spostò sulla superficie quieta del lago e sulla piccola lancia che lo avrebbe condotto via fiume a Roccatempesta dal cui porto sarebbe partito con la sua Alce Dorata per chissà dove.
«Vado a fare i conti con il mio passato …» – mi rispose.
Male. Molto male. Il suo passato era un posto fatto di pericoli, inganni e illusioni di gloria. Un ponte di corda su un precipizio. Poco importa quali presunti tesori si annidassero dall’altra parte.
«E’ inutile ricordarti come è andata a finire l’ultima volta?»
Assunse la sua espressione ostinata. - « Proprio per questo, ricordo esattamente come è andata a finire. » – rispose - «Ho compiuto alcuni errori con gli Arshaid …e soprattutto non avevo ciò che mi serviva. Conto di trovarlo alla fine di questa piccola gita negli Oceani di Theras.»
L’unica cosa che gli era mancata era stato il buon senso ma evitai di sottolinearglielo; si stava aprendo e non volevo farmi sbattere la porta in faccia.
«Qualunque cosa tu stia cercando …»
«Cerco un libro! » – disse interrompendomi - - «Le Profezie Rosse.
Quello era davvero troppo. «Ancora con questa storia?!» – tutti i buoni propositi se ne andarono a farsi benedire mente il mio tono di voce cresceva - «Ascoltami e una volta per tutte: tua madre poteva anche avere ragione sugli stramaledetti Elfi ma… »
«Gli elfi sono l’ultimo dei miei pensieri! » – disse e notai che la sua voce si era fatta gelida e lontana - «Li vendicherò, stanne certo, ma non sono la mia priorità al momento. Sono state compiute alcune scelte, in passato, scelte con cui devo fare i conti se voglio ancora avere un futuro. » – sospirò - «Quella dell’Isola delle Ombre non è l’unica maledizione che mi ha colpito… Rompere il Sortilegio delle Ombre è stato relativamente facile ma c’è qualcos’altro che incombe… Qualcosa contro cui nemmeno io posso combattere. Non in queste condizioni almeno… »
Tacqui. Non sapevo cos’altro dire.
« «Il cuore di Drago Tradito in duello rifulgeva
il cuore di Uomo il potere bramava,
il cuore d’Elfo la voce degli Dei ascoltava
Figlio di tre Razze, membro di Nessuna, la gente lo chiamava. »
– cantò poi sorrise - «Non è strano quanto potere si annidi in una semplice canzone? »
Allora capii ed ebbi i brividi.

L’altra locanda ~ Qualche giorno dopo.

Il primo compito che il Boia ci aveva assegnato non sembrava granché difficile. Dovevamo solo acquistare una nave e armarla con una flotta e le vettovaglie necessarie. Non dovevamo nemmeno rimetterci di tasca nostra, il nostro committente ci aveva letteralmente riempiti d’oro.
«Io non voglio viaggiare su una fogna galleggiante.» Mi stupii nel rincontrare la subdola, misteriosa, nobildonna nota come Hebiko. Chissà quali ragioni la spingevano a viaggiare per mare?
Quello che sapevo era che le nostre divergenze dovevano essere messe da parte, per il bene di entrambi.
Avere un nemico tra il proprio gruppo quando si viaggia per male non è propriamente raccomandabile «Le dimensioni non mi interessano, l'importante è che non faccia schifo come questo vino…quindi dobbiamo prenderci una nave e un equipaggio, preferenze?»
«Io possiedo una nave mercantile, comoda, capiente e ragionevolmente veloce. » – Non era semplice benevolenza la mia. Non mi fidavo di navi comprate in un porto sconosciuto da persone evidentemente all’asciutto in quanto a vascelli. La mia Alce Dorata era sicura, comoda e gratuita. In più così facendo avremmo potuto investire la totalità del denaro in provviste, armi e uomini di fiducia o quantomeno abili.- «Il vino è in omaggio mentre equipaggio e vettovaglie sono a nostre spese. I miei uomini sono semplici commercianti e non intendo mettere a rischio la loro vita... o miei futuri profitti.» – Lanciai uno sguardo complice alla nobildonna- «Che ne dite milady? Una buona cena e un calice di ottimo vino potrebbero risolvere certe nostre controversie? E non preoccupatevi io i veleni li vendo e a caro prezzo non li somministro ai miei ospiti. Non gratis, almeno.»
La proposta sembrò venir accolta con entusiasmo. Anche se Lady Hebiko ci tenne molto a sottolineare che la mia generosità non mi poneva ad un livello gerarchicamente superiore rispetto agli altri. Sorrisi amabilmente alla provocazione -«Non ho bisogno di offrire un passaggio su una nave per pormi al di sopra di qualcun'altro.» – Mi concentrai poi sulla proposta del giovane dall’aria trasandata. Per quanto la prospettiva di ottenere una ciurma a costo zero mi allettasse mi trovai costretto a cercare un modo per declinare con buona grazia - «Quando c'è qualcuno in difficoltà sono il primo ad intervenire in sua difesa, la lady qui presente può confermare ...» - feci un cenno con il capo alla Lady. Dubito che avesse dimenticato gli accadimenti di Basiledra Nera anche se sembrava voler far finta di nulla. - «... ma temo che in questo caso la mia influenza sia ben poca e rischiare le nostre monete corrompendo degli abietti carcerieri potrebbe portarci più guai che benefici. » - mi portai una mano sul petto - «Propongo di investire il nostro denaro con un equipaggio di professionisti di indiscussa moralità, mentre per quanto riguarda il vostro amico potremmo trovare modi alternativi per tirarlo fuori dalla sua scomoda posizione.» – Era da tempo che nessuno usufruiva del mio “dono” di intermediatore tra questo mondo e l’altro. Le ombre sono merce rara a Theras e guadagnarne qualcuna e insieme un paio di amici grati non mi sarebbe affatto dispiaciuto. I miei occhi brillarono di avidità - «Diciamo che dispongo di altri strumenti di corruzione... Strumenti assai più efficaci e profittevoli ...» - riempii la coppa di vino e mi rivolsi al Barbarossa - «I vostri uomini potrebbero aiutarci nella scelta dell'equipaggio? Credo che il consiglio di uomini esperti potrebbe evitare di incappare in fregature...» – sorseggiai il vino; era acido, vero ma dopotutto non poi così male considerando ciò che avevo bevuto alla Balena Marcia- «...detto questo non vedo l'ora di imbarcarmi, sono proprio curioso di vedere se i relitti affondati sono davvero pieni zeppi di vecchie reliquie come dicono.»



Porto ~ Il Merletto Strappato.

Il primo tentativo di assoldare una ciurma si rivelò quasi fallimentare. L’oste della locanda aveva uomini disponibile ma voleva essere pagato in anticipo, oltre a chiedere una cifra esorbitante. Fu sufficiente fare due più due per capire che sarebbe stato più conveniente cercare altrove …Decidemmo di separarci due di noi si sarebbero diretti nella zona dei bordelli, gli altri avrebbe cercato personale nelle bische del porto. Il giovane uomo di nome Funes aveva argutamente argomentato che se dei marinai avessero scelto di frequentare quei luoghi era perché amavano il rischio o avevano denaro extra da spendere: entrambe ottime ragioni per volerli nella ciurma.
Io e lady Hebiko scegliemmo i bordelli e la fortuna volle assisterci. Un uomo dall’aria irritata aspettava fuori dalla porta di un postribolo dal nome evocativo: il Merletto Strappato
« Problemi buon'uomo? Cos'è le puttane non sono più quelle di una volta o hai semplicemente finito il conio? » - sorrisi cercando di sembrare amichevole - « Se può consolarti anche la mia giornata non è iniziata bene! A me e alla mia amica ...» – feci un occhiolino accennando ad Hebiko- «...proprio non ci riesce di trovare una ciurma di veri marinai disposti all'avventura.»
L’uomo sulle prime non sembrò desideroso di discutere con noi, ma le parole o più probabilmente le “grazie” della mia accompagnatrice lo ammorbidirono aprendo una finestra di contrattazione. Ci chiese quanti uomini ci servivano e quanto eravamo disporsi a pagare - «Una quarantina ... ma potremmo accontentarci anche di trenta uomini ben addestrati.» - risposi - « Abbiamo pensato a qualcosa come 1500 monete d'oro da spendere, ma possiamo trattare...» – meglio partire da una cifra ragionevolmente bassa per poi eventualmente salire. Sorprendentemente riuscimmo a strappare un accordo al primo tentativo, non ci rimaneva che confrontare l’offerta con quella dei nostri compagni e decidere.
Tornati alla taverna avevamo due opzioni sul tappeto: da un lato una compagnia di uomini per 1500 monete d’oro e dall’altro una ciurma guidata da un nome apparentemente famoso e soli 1200 monete d’oro di spesa… Non c’era molto da scegliere, l’offerta dei nostri compagni era decisamente migliore.



 
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Shavronne
view post Posted on 18/5/2015, 20:30









Aveva iniziato a comprendere lo stile di vita della sua famiglia, che da sempre era esistita spostandosi da un accampamento all'altro in un continuo viaggio nelle terre del Dortan. Hebiko scoprì in quei giorni il piacere dell'avventura e la sensazione di libertà che nasceva dall'assenza di quel posto chiamato casa. Un luogo verso cui molti si voltavano e si ammorbidivano fermando le loro vite. Lei invece aveva deciso di vedere e di crescere; ma anche in quello era riuscita a disobbedire ad una delle regole della sua stirpe, aveva rotto i confini tracciati da suo padre e si era spinta lontano, in terre sconosciute. Aveva visto per la prima volta l'oceano, non quello che si creava trovando il Deserto dei See ma quello vero. Era rimasta estasiata dalla sua imponenza e dal suo splendore, e per questo non era riuscita a resistere alla sua chiamata.
Non aveva riscontrato molte difficoltà a trovare un'imbarcazione che le permettesse di sfamare il suo desiderio di scoperta, le era bastato pagare con una generosa quantità di monete il capitano di una nave per farsi portare verso la destinazione già programmata dall'equipaggio senza troppe domande.

Aveva passato tutto il viaggio sul ponte della nave a godere della vista dell'orizzonte con quel suo scontro di tonalità azzurre, si era lasciata cullare dal movimento leggero delle onde e dal loro suono ritmico. Poi arrivarono a destinazione e la tranquillità dell'oceano divenne un ricordo lontano. «Benvenuta a Dorhamat! Il nostro viaggio si conclude qui, le auguro buona fortuna!» Il capitano dell'imbarcazione le rivolse un sorriso divertito e allo stesso tempo inquietante e dopo la fece scendere sul molo.
La prima cosa che balzò all'occhio della ragazza fu lo sporco, era ovunque: sulle strade incrostate e ricoperte di legno marcio, sulle baracche e anche sulle persone. Le era perfino parso di scorgere un topo infilarsi dietro una bancarella della frutta... che diavolo di posto è questo?!?
Passò due giorni come mai li aveva vissuti prima, costretta a trascorrere le notti in una camera impregnata dall'odore della muffa ma che, a detta del proprietario era la migliore di tutta la città. I pomeriggi invece furono più piacevoli; doveva evitare le occhiate fameliche della grande maggioranza maschile del posto però aveva anche l'occasione di sentire storie e cogliere affari: lì le occasioni per chi cercava denaro e avventura non mancavano. Fu così che il terzo giorno si ritrovò ad un tavolo della locanda dei Granchi Monchi pronta per sentire cosa l'uomo chiamato "il boia" aveva da offrirle.

L'affare che il boia aveva proposto era impossibile da rifiutare: non solo le aveva offerto un nuovo viaggio in mare, lontano da quel putridume, ma sembrava essere anche un guadagno facile.
Rimase qualche secondo ad osservare gli altri tre uomini seduti al suo tavolo pronti ad accettare come lei l'incarico. Due sembravano persone comuni mentre il terzo lo aveva già visto, ricordò come non si era fatto problemi ad affrontarla.
Ora stavano discutendo sull'imbarcazione da scegliere. «Io non voglio viaggiare su una fogna galleggiante.» Ne aveva basta di quella vita da plebea. «Le dimensioni non mi interessano, l'importante è che non faccia schifo come questo vino...» Non era vero, il vino era una delle poche cose che aveva apprezzato.
«Io possiedo una nave mercantile, comoda, capiente e ragionevolmente veloce.» Gli stava sorridendo. «Che ne dite milady? Una buona cena e un calice di ottimo vino potrebbero risolvere certe nostre convinzioni? E non preoccupatevi io i veleni li vendo e a caro prezzo non li somministro ai miei ospiti. Non gratis, almeno.» Ricco e dalla lingua pronta. Riuscì a causarle una risata spontanea, aveva decisamente acquistato dei punti. «Chi sono io per rinunciare a un'offerta così generosa? Ovviamente è superfluo precisare che questo non ti pone in una posizione superiore alla nostra.» Una nave di una certa comodità era perfetta, ora bisognava riempirla.
«Non sarà una nave d'assalto, ma io dico che con gli uomini giusti possiamo governarla come se lo fosse. E io conosco un nano che ha servito sul ponte del Flagello dei Kraken fino all'ultimo. Purtroppo però bisogna sborsare qualche moneta perché attualmente ha... diciamo... problemi con la legge.»
Poteva scordarselo, avrebbe tratto troppo potere rispetto agli altri e soprattutto rispetto a lei. Inoltre con i suoi soldi non voleva regalare favori a nessuno. «Per quanto riguarda la questione dell'equipaggio non vorrei che qualcuno spendesse i nostri soldi per scopi personali, senza contare il fatto che riempire la nave di uomini che potrebbero essere legati a qualcuno di noi in particolare potrebbe essere pericoloso per gli altri. Sono sincera, non mi fido delle persone che non conosco.» E anche di quelle che conosco.
Era arrivato il momento di agire concretamente, non aveva idea di quanto costasse reclutare un equipaggio quindi con un piccolo gesto si congedò dalla tavolata per raggiungere l'oste. Gli espose la sua ricerca e lui in tutta risposta le comunicò il prezzo. Non aveva intenzione di accettare alla prima proposta quindi salutò e ritornò al tavolo, almeno ora aveva un'idea da cui partire.
I quattro decisero di dividersi per cercare diverse offerte e poi scegliere la migliore, Hebiko si diresse con la sua vecchia conoscenza verso la zona del porto e fuori da una delle numerose locande incontrarono un marinaio. Non ci volle molto a strappargli una offerta, giusto quattro parole e un'occhiata.
Quando tornarono alla locanda rincontrarono gli altri due. «Noi abbiamo trovato un'offerta migliore. Trenta uomini per 1200 monete. Gli uomini che me l'hanno proposta, però... non so, non riesco a fidarmi fino in fondo. Ho cercato di scartare i paurosi facendo il nome del Boia, e mi si sono fatti incontro questi due. Capelli grigi, un marchio di pirati sulla mano destra. Uno di loro ha detto di essere François Le Bon, una volta nostromo del Neptune. E hanno anche insistito sulla fiducia nel capitano. Forse dovremmo chiedere consiglio al capo prima di accettare qualcosa di sospetto.»
Hebiko ascoltò le sue parole con attenzione, la sua proposta l'aveva colpita.
«La tua offerta è migliore, inoltre lui ci ha messo il nome. Il fatto che siano pirati non mi disturba anzi meglio, non vorrei trovarmi con degli obiettori di coscienza nel momento meno opportuno... e sono d'accordo anche sulla fiducia del capitano: se quello che ci offrono si rivela un inetto sarò la prima a cambiare le cose.» Pronunciò quest'ultime parole con una punta di malizia. «Quindi, se vogliamo metterla ai voti il mio va a loro.» Anche gli altri in fine decisero per loro. Non aveva mai avuto a che fare con i pirati, ed ora si sentiva stranamente curiosa di conoscerli.
Quindi si diressero al luogo dell'incontro pronti per assoldarli.




Lascio giusto il mio equipaggiamento per questo turno.
۩ Equipaggiamento:
Kasabuki: Arma da mischia: katana.
Aghi d'oro: Arma da lancio: aghi appuntiti.
Pugnale: Arma da mischia: pugnale.
Denti del serpente: Arma naturale da mischia: denti.



 
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Palantír de la nuit
view post Posted on 19/5/2015, 09:33




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Quasi ci si era abituato all’odore di Dorhamat.
Era un odore pungente di alghe e putrefatte e lerciume ai bordi dei vicoli, eppure la gente che incontrava non esitava a definirlo “aria di casa”. Se fosse stato lo studioso eccellente dalla lingua troppo sciolta di un tempo, Funes non avrebbe mancato di replicare “vale a dire aria di fogna”. Ma ora sapeva che per chi non era mai uscito dal suo piccolo orizzonte era impossibile concepire qualcosa di diverso dal mondo cui era abituato.
Chissà, pensava mentre apriva la porta di una taverna, forse era lui che ad essere nel torto. Forse uno del luogo avrebbe fiutato il profumo di una spezia particolare messa a insaporire un intingolo per il pesce arrosto, o si sarebbe rallegrato nel rievocare i giochi fatti da bambino in una viuzza dall’odore caratteristico e carico dei barili di bitume per calafatare le imbarcazioni.
Poi, figurarsi se proprio lui poteva essere schizzinoso. Aveva avuto fortuna nello sfuggire alle guardie una volta gettata l’ancora della Culona di Zar, malandata da un viaggio per cui non era stata progettata. Gente di quella che vuole il potere solo per poterne abusare. Avevano preso i suoi compagni accusandoli di pirateria senza le prove, forse solo perché erano nani.
Lui si era salvato solo perché si era nascosto in un barile finché non sentì le voci delle guardie e le grida dei nani allontanarsi. E seppe di essere di nuovo solo. La pelle bruciata dal sole, il mal di testa che gli premeva le tempie ormai da giorni, non sarebbe tornato a Dortan se non avesse trovato una ciurma cui aggregarsi, o meglio, liberato il capitano Húziar, l’amico Shafér e gli altri.
E tornava sempre ad aver bisogno di soldi per qualsiasi motivo, concluse sospirando chiudendosi la porta dietro di sé e dando uno sguardo al posto. Ne aveva visti di più accoglienti, questo era poco ma sicuro; ma non era lì per farsi una bevuta in allegria. Superò i primi tavoli rumorosi fino ad arrivare al bancone del proprietario.

« Mi hanno detto che il Boia sta cercando gente per un lavoro. »

Lo sguardo obliquo che gli fu riservato da gran parte della clientela non lo scompose. Era abituato a sentirsi dare dello straccione da chi non sapeva. Era era naturale che lo facessero, viste le sue condizioni. L’oste avrebbe potuto anche obiettare che l’altro Barbarossa non avesse bisogno di mendicanti, ma non lo fece. Meglio così.
Gli indicò una porta vicino al bancone, e Funes non perse tempo a imboccarla e a salire le scale che portavano al piano di sopra. L’uomo corpulento dalla folta barba fulva stava aspettando insieme ad alcuni altri all’estremità di una tavola colma di cibo. Non poteva esserci visione più paradisiaca per un quasi naufrago che, dopo giorni di digiuno, stava cominciando a dubitare che i topi morti fossero così immangiabili.
________________________________

Si stava alzando il vento quella sera. Solo un giorno prima avrebbe pensato che forse gli sarebbe convenuto trascinare nel suo angolo di vicolo un barile sfondato o delle assi male inchiodate per ripararsi meglio. Ora invece salutava la brezza fresca di mare con gratitudine: aveva mangiato e gli era stato assicurato un posto su di una nave. Si voltò verso l’altro ragazzo con un sorriso stupido che non riusciva a togliersi perché credeva che finalmente la ruota stesse girando per il verso giusto.
Era una persona curiosa, con piccole perline che ornavano i capelli rosso scuro e pupille innaturalmente oblunghe che campeggiavano al centro degli occhi. Eppure, qualunque fosse la sua discendenza, era lì esattamente come lui in cerca di un guadagno: e tanto bastava a renderlo meno inquietante.

« Secondo le indicazioni, questa dovrebbe essere una bisca. Anche se… »

Non c’era il viavai di gente che si era immaginato. La struttura di legno era sobria, non portava nemmeno un’insegna. L’unica persona più o meno attiva era un vecchio che spazzava il tratto di strada antistante la porta. Funes e il compagno gli si avvicinarono.

« Salute a te! Ho qualche moneta da investire » e sottolineò l’ultima parola con un ammiccamento abbastanza vistoso, « e credo di essere nel posto giusto. O sbaglio? »

L’unica eloquente, per quanto succinta, risposta fu un’occhiata bieca e silenziosa prima che il vecchio riprendesse a spazzare come se non fosse successo nulla. L’istinto di Funes fu quello di tirare all’uomo un pugno sul naso, ma si trattenne. Ricordò invece le conversazioni che aveva origliato durante i giorni precedenti.

« Vedo che abbiamo dimenticato le buone maniere. Il mio amico Devin Huey che mi ha mandato non apprezzerebbe affatto. »

Al solo sentire quel nome, il vecchio posò la ramazza e guardò Funes. « Tu… lo conosci? Uno come te? »

Sorpresa. Era esattamente ciò a cui il ragazzo puntava. Quando una persona fronteggia l’inaspettato è più portata a compiere errori di valutazione. E sicuramente era inaspettato per il vecchio sentir nominare da quel che credeva un mendicante di passaggio il vero padrone di ogni bisca della città, non uno dei suoi tanti prestanome. Ci era voluto un po’ a Funes per risalire a lui, ma con quel nome aveva ottenuto un lasciapassare per parecchi posti di Dorhamat. Certo, tutto sarebbe durato finché lo Huey non avesse scoperto che qualcuno usava impunemente il suo nome per fare quello che voleva. Ma per quel momento Funes avrebbe già preso il largo con gli altri uomini del Boia.
________________________________

L’interno della bisca, dove il vecchio aveva accompagnato l’ex studioso e il suo compagno dagli occhi strani, vedeva uomini di ogni risma: dal marinaio che voleva spendere un po’ di bottino al mercante con il vizio del gioco d’azzardo. Tuttavia vi era una cosa che accomunava tutti: la smania di denaro. Tutti quelli che scommettono i propri soldi per guadagnarne altri amano il rischio e il guadagno. Ed erano esattamente il tipo di uomini che servivano al Barbarossa per la sua missione.
Si mise a passeggiare fra i tavoli fingendo noncuranza, cercando di captare cosa quegli uomini desiderassero o temessero. Ascoltò bestemmie contro gli Onesti, la fazione che controllava la città in quel momento, apprezzamenti su varie madri, ma anche notizie recenti, come la scomparsa dell’equipaggo di una missione nella Baia del Pirata.
Notò un tavolo piuttosto affollato con un uomo circondato da mile di pezzi d’argento e un altro che guardava le proprie carte in preda allo sconforto; poteva essere un buon punto di partenza per attirare l’attenzione.

« Complimenti, bel bottino! Anche se so che c’è chi offrirebbe almeno venti volte tanto per una missione facile facile. »

Parecchie paia d’occhi si volsero a guardarlo, la qual cosa non lo fece sentire per niente a proprio agio.
« Che tipo di missione? »
« Chi è che dà il lavoro? »
« Quanto ci guadagneremo esattamente? »
Fece per alzare le mani in segno di resa, stava per mostrarsi nervoso. Ma non lo fece. Sapeva che con lupi di mare del genere non poteva mostrarsi insicuro. Invece lanciò l’esca. Si raddrizzò e finse di lisciarsi le pieghe di quello straccio informe che un paio di mesi prima chiamava tunica.

« Si tratta di recuperare un relitto che sembra bello pieno, a disposizione di chi arriva primo su di un atollo. L'Altro Barbarossa può essere un figlio di cagna quando vuole, ma sa essere anche molto generoso. Specie con chi fa bene quello che dice... »

L’effetto fu quello di una bestemmia in un tempio sacro. Qualcuno sputò, altri si allontanarono. L’aveva immaginato che se quell’uomo si faceva chiamare Boia un motivo ci sarà stato. Era temuto, e fare il suo nome poteva permettere di distinguere i pavidi dai coraggiosi. Fece spallucce, in un tentativo di trattenere qualche indeciso.

« [color=#800000Sì, è stato un tipino burrascoso, ma ormai non ha più nessun interesse a far rotolare via teste. Ora l'unica cosa tonda che gli interessa sono le monete d'oro, e credetemi, qui ce n'è in ballo davvero un bel po'.[/color] »

Non fu un tentativo felice: ancora più persone si allontanarono dal tavolo, borbottando e maledicendo il nome del Boia. Allibito, Funes stava quasi per voltarsi e andarsene senza dire una parola per lo smacco, quando…
________________________________

La donna sembrava avere tutta l’aria di una principessa di un regno lontano, e se un’ora prima Funes aveva giudicato inquietanti gli occhi del compagno andato con lui alla bisca, guardando quelli di lei avvertì un disagio molto maggiore. Il suo compgno, invece, aveva tratti longilinei e un portamento regale che tradivano origini non umane. Avevano trovato un’offerta un po’ meno economica, ma probabilmente più sicura.

« Noi abbiamo trovato un'offerta migliore. Trenta uomini per 1200 monete. Gli uomini che me l'hanno proposta, però... » Guardò verso il basso mordendosi il labbro. Si era pentito subito di essere intervenuto. Sarebbe stato conveniente imbarcarsi e stare almeno due settimane con gente con un passato da criminale, che poteva facilmente ammutinarsi e gettare in mare sei persone? Il rischio c’era, ma ormai non poteva gettare il sasso e nascondere la mano. « Non so, non riesco a fidarmi fino in fondo. Ho cercato di scartare i paurosi facendo il nome del Boia, e mi si sono fatti incontro questi due. Capelli grigi, un marchio di pirati sulla mano destra. Uno di loro ha detto di essere François Le Bon, una volta nostromo del Neptune. E hanno anche insistito sulla fiducia nel capitano. Forse dovremmo chiedere consiglio al capo prima di accettare qualcosa di sospetto. »

Il capo però non c’era, gli dissero. Ed erano tutti entusiasti di risparmiare trecento pezzi d’oro. Certo, anche con cento pezzi d’oro avrebbe potuto vivere nel lusso con cibo, donne e droghe di ottima qualità almeno per un mese, ma doveva prima arrivare al termine della missione. Portò le sue perplessità con sé mentre guidava il gruppo alla bisca senza insegna, alla volta dell’ex capitano François Le Bon e del suo compare.


Corpo: 100%
Mente: 100%
Energia: 100%

CS: 0

Coltello: Riposto.

Abilità passive:
[Abilità passiva razziale umana: Diffidenza, 6 utilizzi]
[Abilità passiva del talento Informatore lv. 1: Conoscenza, 3 utilizzi]
[Abilità passiva del talento Informatore lv. 2: Investigare, 6 utilizzi]
[Pergamena del Mago Studio ingegnoso: passiva, 6 utilizzi]
[Abilità passiva del talento Informatore lv. 1: Smascherare, 6 utilizzi]
[Abilità passiva del talento Informatore lv. 2: Poliglotta, 5 utilizzi]


Tecniche attive:
-

Note:
Chiedo scusa per non aver riportato tutti i dialoghi, ma stava uscendo una cosa pesantissima O_o’ seguo né più né meno quanto riportato in confronto.
 
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LordDreamer
view post Posted on 21/5/2015, 12:54




Le assi della passerella scricchiolavano sotto i suoi passi, l'odore di salsedine misto a quello di molluschi permeavano l'aria di un odore pungente e penetrante, intorno a lui la città libera. Si diede subito da fare per trovare un lavoro, pulì per qualche giorno i piatti di un locanda, mentre la notte si esibiva nelle strade principali della città, tirava su abbastanza per permettersi un posto in cui dormire, del cibo e da bere. Eppure si era stancato di quella vita, cercava di più.

Il boccale vuoto davanti a lui lo fece pensare, sono come questo boccale, un tempo pieno ora mi sto svuotando, devo trovare un modo per riempirmi di nuovo, era tempo di muoversi, si alzò in piedi ed andò dal padrone della locanda

"Mi licenzio, nulla di personale ma cerco qualcosa di più"

L'uomo rise

"Ahahaha, nessun problema qui tutti cercano "qualcosa di più" oro, vendetta, baldracche. Tu cosa cerchi?"

Non sapeva cosa cercava, solo qualcosa di diverso dalla solita routine

"Qualsiasi cosa che non sia questo"

"Allora sali, in una stanza della locanda troverai un uomo, Il Boia, cerca uomini"

Non se lo fece ripetere

Sopra di lui trovò un tavolo imbandito e delle persone intorno ad esso, si sedette in una sedia vuota

« Proprio in questi giorni ci è stata fatta una proposta parecchio allettante per il recupero di una nave che si credeva perduta e che invece pare sia stata avvistata. Spiaggiata su un atollo in mezzo all'oceano. Non un gran tempismo: la nostra ultima nave era partita per una spedizione appena due giorni prima! »

« Quindi siamo costretti a ricorrere al vostro aiuto. »
spiegò l'uomo che sembrava il capo, forse quello era colui che l'oste aveva chiamato Il Boia

« Qui ci sono due talenti d'oro in moneta del sultanato. Dovrebbero bastarvi per procurare una nave e riempirla con tutti gli uomini e i viveri necessari per il viaggio, voi quattro sarete a tutti gli effetti degli ufficiali, a bordo. Ma per evitare che vi venga voglia di litigare fra voi, manderò un mio uomo con il ruolo di Capitano e un Nostromo che conosca la rotta e sia un marinaio esperto. »

Sollevò un calice per brindare

« Se accettate, in capo a due settimane saremo tutti più ricchi. Alla nostra! »

Quelle poche parole lo convinsero, brindò insieme ai suoi nuovi "compagni" e si mise a dondolare sulla sedia giocherellando col bicchiere pieno, un piccolo sorriso si fece posto sul suo viso, forse aveva trovato il modo per riempire il "bicchiere"

«Io non voglio viaggiare su una fogna galleggiante le dimensioni non mi interessano, l'importante è che non faccia schifo come questo vino...»
aveva parlato una donna dall'altra parte del tavolo

«Io possiedo una nave mercantile, comoda, capiente e ragionevolmente veloce. Il vino è in omaggio mentre equipaggio e vettovaglie sono a nostre spese. I miei uomini sono semplici commercianti e non intendo mettere a rischio la loro vita... o miei futuri profitti, che ne dite milady? Una buona cena e un calice di ottimo vino potrebbero risolvere certe nostre convinzioni? E non preoccupatevi io i veleni li vendo e a caro prezzo non li somministro ai miei ospiti. Non gratis, almeno.»

Questo volta era un uomo ad aver parlato, la donna di prima e quest'ultimo sembravano conoscersi e dalle ultime parole sembrava avessero avuto un qualche tipo di scontro precedentemente. Poco importava, l'uomo aveva offerto una delle sue navi, avevano ancora due taloni da spendere per equipaggio e vettovaglie.

"Non so cosa c'è tra voi ma io l'accetterei volentieri quella cenetta con un buon vino. Comunque, ora che abbiamo una nave grazie al nostro gentile amico, come pensiamo di organizzarci per l'equipaggio?"

Dopo aver discusso un po' decisero di dividersi per andare a cercare un equipaggio, Loras finì con quello che poteva sembrare un vagabondo in una bisca, fuori da essa c'era un uomo che spazzava

« Salute a te! Ho qualche moneta da investire » disse il suo compagno « e credo di essere nel posto giusto. O sbaglio? »

La risposta dell'uomo fu un semplice sguardo, per poi tornare a spazzare a terra

« Vedo che abbiamo dimenticato le buone maniere. Il mio amico Devin Huey che mi ha mandato non apprezzerebbe affatto. »

Quelle parole gli avevano garantito l'accesso alla bisca, dentro c'erano diversi tavolo con uomini intenti a giocare seduti tutti intorno. Di sicuro tra di loro avrebbero trovato qualcuno in grado di procurargli un equipaggio

"Buonasera signori, mi sembra inutile girare intorno al nostro obiettivo con discorsi inutili, siamo venuti qui in cerca di un equipaggio! Siamo nel posto giusto?"

La sala scoppiò in una fragorosa risata, cosa avevano da ridere? Eppure durante il suo soggiorno a Dohrmat aveva imparato che l'approccio diretto il più delle volte era il migliore. Si sentì umiliato e si portò a lato, si appoggiò ad un muro e lasciò che fosse il suo compagno a sbrigare quella faccenda, doveva riuscire a riempire il bicchiere e in quel momento la cosa migliore da fare era lasciar fare a lui.
L'aria era satura di tabacco, per quanto le persone parlassero tra di loro i suoni erano ovattati, tutti intorno giocavano, pile di monete disposte ad ognuno dei giocatori, non aveva denaro con se per giocare altrimenti lo avrebbe fatto volentieri, il suo compagno stava discutendo con un paio di uomini, il discorso era confuso nei rumori della sala, riuscì a capire solo

"Soprattutto, che il Capitano sia un buon Capitano."
Il suo compagno uscì e Loras lo seguì in silenzio fino alla locanda

Si radunarono davanti allo stesso tavolo di poco tempo prima, soltanto il Boia non era presente

«Noi abbiamo trovato una trentina di marinai disposti a seguirci per 1500 monete d'oro, abbiamo tempo fino all'alba per decidere ma vorrei ci sbrigassimo, mi sono stancata di girare e voglio prepararmi per il viaggio.»
affermò la donna

"Noi abbiamo trovato un'offerta migliore. Trenta uomini per 1200 monete. Gli uomini che me l'hanno proposta, però... non so, non riesco a fidarmi fino in fondo. Ho cercato di scartare i paurosi facendo il nome del Boia, e mi si sono fatti incontro questi due. Capelli grigi, un marchio di pirati sulla mano destra. Uno di loro ha detto di essere François Le Bon, una volta nostromo del Neptune. E hanno anche insistito sulla fiducia nel capitano. Forse dovremmo chiedere consiglio al capo prima di accettare qualcosa di sospetto."

Pirati, l'idea lo emozionava, oro, avventura, tra le due scelte quello più conveniente era quella dei pirati e sembrava pure il modo più veloce per riempiere il suo bicchiere

«La tua offerta è migliore, inoltre lui ci ha messo il nome. Il fatto che siano pirati non mi disturba anzi meglio, non vorrei trovarmi con degli obiettori di coscienza nel momento meno opportuno... e sono d'accordo anche sulla fiducia del capitano: se quello che ci offrono si rivela un inetto sarò la prima a cambiare le cose. Quindi, se vogliamo metterla ai voti il mio va a loro.»
la donna sembrava decisa in tutto ciò che faceva e senza paura

"Non trovo pecche nel tuo discorso, mi associo!"
rispose l'uomo che aveva messo la nave

"Non ho nessun problema ad accettare la loro offerta, mi sembra che siamo giunti ad un accordo"

Uscirono dalla locanda e si diressero verso la bisca dove avevano trovato l'equipaggio.



Loras


- Basso: 5% - Medio: 10% - Alto 20% - Critico: 40%

Fisico: 125%

Mente: 75%

Energia: 100%


Passive:
- Può sputare fuoco dalla bocca (6)

Note: Mi scuso per il ritardo e la grezezza del posto ma ho dovuto scriverlo in poco tempo, mi si è svampato il pc e sono dovuto andare in biblioteca per avere un minimo di tranquillità per scrivere, a breve dovrei riavere un pc in casa e tutto mi sarà più semplice

 
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view post Posted on 22/5/2015, 03:14
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- il boia di sicak-ev -


Il molo esterno di Dorhamat andava già animandosi e l'alba di un nuovo giorno era appena sorta sull'isola degli Onesti -abitata dai meno onesti fra i già rinomati abitanti dell'Akeran.
Le voci non si erano ancora irrobustite fino al punto che avrebbero raggiunto qualche ora dopo, in piena attività, ma già gli spalloni si muovevano su e giù dai magazzini fino alle navi e ritorno, caricando e scaricando le merci. Nella caletta dei pescatori, le barche tornavano dall'uscita notturna e scaricavano il pescato, pronti ad andarlo a vendere al banco del pesce nei vari mercati rionali. Sulle navi, specialmente quelle che avevano bisogno di riparazioni dopo le recenti tempeste, i gabbieri e i mastri d'ascia erano al lavoro, coadiuvati dai carpentieri del porto. La gente andava e veniva, gli uomini si chiamavano a vicenda con le voci arrochite dal sonno -quasi non facendo caso alla brezza marina che gli sferzava la pelle.
In un angolo, dietro i magazzini, vicino al porto vecchio -una serie di stabilimenti ormai in disuso che puzzavano di catrame e pesce marcio- il Boia si stringeva nel suo mantello imbottito di pelliccia e osservava le operazioni. Ogni tanto apriva la bocca e mormorava, tanto che sembrava stesse parlando da solo.
« François Le Bon! Fra tutti i maledettissimi marinai e pirati dell'isola, dovevano beccare proprio lui. » si lamentava, esasperato. Gli rispose il sibilo del vento che -forse- gli portava le parole di un interlocutore lontano.
« Questa me la deve proprio spiegare, però. Se, come dice, quel mondo è perduto, perché diamine questo nostromo è ancora in giro?! »
Così come era venuta, quell'ondata d'ira si quietò. Il Boia sospirò, un'unica emissione di fiato che spazzò via buona parte delle sue preoccupazioni. In fondo, non era certo il maggiore dei problemi. Solo a quel punto si voltò verso le tre figure incappucciate che gli stavano alle spalle: due di loro erano gli uomini che aveva promesso di mandare a bordo della nave del Re Stregone -il Capitano e il Nostromo. La terza figura, invece, era stata una sorpresa.
« Devi proprio andare anche tu? » domandò a quest'ultima, mostrandosi contrariato da quel cambiamento nei loro piani.
« Sapete bene come la pensano gli uomini di mare, non mi sembra una buona idea. »
Uno dei tre, dalla penombra, rispose qualcosa a bassa voce. Il Boia sentì un brivido freddo percorrergli le braccia.
« Sì, è vero che non sarebbe la sola, ma questo potrebbe esasperare gli animi. »
Un nuovo mormorio. Stavolta, il Boia si arrese, limitandosi a scrollare le spalle.

« E va bene. » concluse.
« Sbrigatevi a salire a bordo, non vorrete mica creare ancora più problemi. »
Dopo una breve pausa, sembrò rispondere a una domanda inudibile.
« No, no, sono in giro per le provviste. »
Rassicurati da quelle parole, i tre gli sfilarono davanti, proseguendo verso il molo e le passerelle che portavano alle imbarcazioni. Il Boia sospirò di nuovo.
Una donna a bordo portava male. Due, preannunciavano il disastro.


CITAZIONE
Eccomi qui con il post che apre il secondo giro di danze. Come vi era stato preventivato, il vostro compito per questo turno sarà quello di procurarvi tutte le provviste necessarie per il vostro viaggio: per fare questo, avete a disposizione un budget di 2100 monete d'oro (Perché l'offerta di Le Bon era di 1200 pezzi più le indennità che ammontano ad altri 700 pezzi). Vi do una ulteriore indicazione: non cercate di aggirare i vostri compiti. Utilizzare le vostre abilità e la vostra inventiva per risolvere le situazioni spinose ricade sicuramente a vostro merito, lo stesso non si può dire del tentativo di far sbrigare ai png i compiti assegnati a voi.
Un altro (piccolo) appunto: cerchiamo di essere più solerti in confronto, 14 giorni per un turno non rappresentano un tempismo accettabile. Per completezza, vi riporto qui le specifiche della nave che utilizzerete, gentilmente concessa da Malz. Per dubbi e domande, ci vediamo nel topic di confronto.

CITAZIONE
HP (massimi): 50/50.
Velocità massima: 6 nodi (4 a pieno carico).
Equipaggio (N-O-M): 18-36-50.
Potenza di fuoco: 6 pezzi da 12 per fiancata (equivalenti a un danno Medio AoE).
Carico: Viveri per 14 giorni (pieno carico).
 
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view post Posted on 30/5/2015, 17:32

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«Quelle galline sono più vecchie della fregna di tua nonna Hizdan-ham! Un pezzo d’oro, non avrai una moneta di più!»
Ruben possedeva l’eloquio di uno scaricatore di porto ma la sua abilità nel trattare era fuori discussione.
Il mercante avviluppato nelle sue sete rosse scosse la testa facendo tintinnare gli anelli con cui aveva adornato la barbetta bisunta che gli scendeva fino all’ombelico.
«Tu così mi derubi! » – piagnucolò il mercante - «Questi polli sono la migliore selezione che potrai trovare sul mercato! Le femmine possono produrre anche fino a TRE dico TRE uova al giorno! Valgono quattro pezzi e mezzo l’una! »
Ruben si batté il panciotto di cuoio ornato da complicati ghirigori con la mano e finse una risata.
«Tre uova? Si? E fanno anche ricrescere le palle agli eunuchi?» – colpì il banco del Capo-Mercante con il pugno poderoso facendo crollare le pila di danari perfettamente ordinate. Poco più in là il rumore fece svolazzare le povere chiocce intente alla cova - «Due pezzi!» – afferrò il povero commerciante per le spalle e lo stritolò in un abbraccio spezza costole - « E suggelliamo l’affare con un abbraccio, come veri fratelli! Siamo tutti fratelli noi mercanti no? »
Hizdan-ham non tentò nemmeno di reagire, annuì con la stessa faccia che avrebbe avuto se gli fosse morto uno stretto congiunto, schioccò le dita e diede ordine alla manovalanza di preparare le provviste.
«Tu mi chiami fratello, ma nessun fratello ruba al proprio sangue!» – si lamentò ancora. Quella di compiangersi per ogni singola concessione all’acquirente sembrava essere un abitudine dell’uomo, ma ci aveva fatto un offerta complessiva di favore. Tutto il necessario per la navigazione e anche di più ad un prezzo che – mi assicurava Ruben- nessun’altro mi avrebbe proposto.
«A sentirlo sembrerebbe che di notte si accuccia vicino alle osterie a chiedere l’elemosina, ma non lasciatevi ingannare, mio Lord, questo piccolo, sorcio di sentina potrebbe comprarsi tutti e quattro i dannatissimi Regni e avere ancora denaro per ingozzare quella vacca di moglie che si ritrova per altri sette secoli!»
«Porterò la vostra offerta ai miei amici!» – lo ringraziai - «E mi assicurerò che la mia prossima nave diretta qui, contenga una cassa di vini pregiati dal Dortan: il mio dono per voi.»
Lasciammo il Bazar Rosso con una lunga lista e il codazzo dei miei mercanti capitanati dal formidabile Ruben. Una volta giunti alla Locanda di Cloazio esposi l’affare ai miei amici e ascoltai le offerte che avevano ricevuto a loro volta. In particolare quella del locandiere insospettì il mio attendente.
«Hizdan-ham è uno stramaledetto taccagno con il buco del culo più piccolo di un seme di fragola e le braccia più corte di un nano ma … » – si grattò la barba malfatta - «…la sua è un’offerta più che generosa. Questa qui … » – disse sventolando il cartiglio su cui erano annotate le merci di Cloazio con i relativi prezzi - «…è una lista di prodotti che andrebbero bene solo se vuoi morire per il male di pancia prima di crepare di fame. Senza contare che i prezzi sono troppo bassi. Mi puzza di pirateria e contrabbando altro che grossisti. »
Lo fulminai con un occhiataccia - «Ruben è … Diciamo molto protettivo nei confronti dei suoi abituali partner commerciali. Non voleva insinuare niente.» – Ruben bofonchiò qualche parola di assenso – «Insomma, abbiamo due opzioni: la prima è più variegata ma leggermente più costosa, l’altra ci farebbe risparmiare qualche danaro ma è più modesta in fatto di qualità. »
«Se posso suggerire: che crepi l’avarizia signori! I viaggi per mare sono già scomodi senza che siate costretti a mangiare come rematori da galera!
Affermò il mio Primo Mercante. Iniziai a sospettare che tra il Capo Mercante del Bazar Rosso e il mio fedele suddito ci fosse qualche intrallazzo. Dette da lui che si radeva a crudo per risparmiare il sapone da barba quelle parole mi sembravano false come una gemella della Spada senza un re.



 
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Shavronne
view post Posted on 2/6/2015, 18:28









Hebiko camminava per le strade con impazienza pensando al viaggio ormai prossimo. Mancavano solo i rifornimenti necessari e poi sarebbero partiti, così quella mattina la ragazza aveva deciso di separarsi dai suoi soci per raggiungere il mercato di Dorhamat. Quando lo raggiunse si trovò davanti a una moltitudine di persone e bancarelle aventi le merci del più svariato genere. Ovunque si poteva sentire il vociare continuo della gente arricchito con le più disparate urla: dai mercanti presi nelle loro trattative ad altri che si erano appena accorti di qualche furto.
Iniziò ad aggirarsi curiosa tra i banchi ricolmi di merce, fermandosi di tanto in tanto a osservare qualche capo d'abbigliamento e a ignorare il mercante di turno che subito si agitava nel tentativo di vendere. Si fermò a osservare in particolar modo una bancarella di bigiotteria, passandosi tra le mani svariate collane. Una d'argento rappresentante una nave avvolta da un serpente attirò la sua attenzione e decise di prenderla, aveva sentito che i marinai erano soliti essere scaramantici, magari le sarebbe stata di buon auspicio.
Parlando con il mercante di collane venne a conoscenza delle fazioni proprietarie dei due bazar più ricchi e della loro rivalità per la supremazia della piazza. Decise quindi di dirigersi verso uno di essi per provare a recuperare le provviste necessarie per il viaggio.

Arrivata al bazar decorato con tendaggi verdi venne ricevuta da un ragazzo dai capelli rossicci e lentiggini, con una particolare cicatrice sulla guancia destra. «Buongiorno, avrei bisogno del vostro aiuto: sto per affrontare un viaggio in mare di due settimane e ho bisogno di viveri per quaranta persone. Ottima qualità s'intende...» Si guardò in giro con indifferenza. «Ho sentito che siete in grande concorrenza con i rossi... posso pagarvi è vero però diciamo che ho preso molto sul serio la vostra battaglia e magari posso fare qualcosa di diverso per voi...» Si lasciò scappare una risatina. «A breve partirò e questo posto non penso di rivederlo più...»
Con profondo disappunto da parte di Hebiko, il ragazzo ignorò completamente l'offerta per quello scambio non proprio legale, le disse che probabilmente lei non era pratica del mestiere e che avrebbe dovuto essere più specifica e non parlare di viveri generici.
Sentì il sangue ribollirgli nelle vene.

Certo che non sono pratica del mestiere, mi hai preso per una domestica?


Che cosa stava facendo? Stava veramente andando a comprare il cibo per una ciurma di pirati? Magari la prossima volta le avrebbero pure chiesto di servirlo... potevano scordarselo!
Lasciò il ragazzo lì su due piedi senza risposta e tornò tra le bancarelle di vestiti e gioielli. Che ci pensassero gli altri alle provviste.




B. 5% - M. 10% - A. 20% - C. 40%
Energia [150] - Fisico [75] - Mente [75]



۩ Abilità passive:Passiva di talento(Affascinare): attivando questa passiva Hebiko crea un'aura di malia psionica, esercitando un sentimento di tentazione sulle creature presenti.(Numero di utilizzi: 6 ->5

۩ Equipaggiamento:
Kasabuki: Arma da mischia: katana.
Aghi d'oro: Arma da lancio: aghi appuntiti.
Pugnale: Arma da mischia: pugnale.
Denti del serpente: Arma naturale da mischia: denti.


 
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LordDreamer
view post Posted on 3/6/2015, 21:49




La piazza era affollata come sempre, bancarelle con ogni tipo di mercanzia coloravano il paesaggio, sete, gioielli, spezie, c'erano ogni bene possibile in quei mercati, Loras un paio di volte si era anche esibito in quella piazza, rimediando pagamenti in merci di ogni sorta.

Mancavano solo i viveri e sarebbero partiti, dentro di lui tutto si muoveva, era emozionato all'idea del suo primo viaggio, era proprio ciò che serviva alla sua vita. Girò in lungo e in largo per le bancarelle senza comprare nulla, i venditori erano bravi oratorio e un paio di volte avevano provato a convincerlo a comprare cose futili facendogliele credere fondamentali, ma ben sapeva i trucchi dell'inganno ed evitò gli acquisti.

Due bazar attirarono la sua attenzione, era i bazar dei rossi e dei verdi, da ciò che aveva sentito durante il suo soggiorno a Dohrmat i rossi e i verdi erano tra i più grandi mercanti del luogo ed erano rivali, chissà se quella rivalità sarebbe potuta essere un vantaggio per contrattare sui prezzi. Si diresse verso il bazar dai tendaggi rossi, scelse solo in base al colore, il rosso gli era sempre piaciuto.

Si sistemò il gilè ed entrò, l'interno era molto più ampio di quelli dei bazar minori e abbondante di mercanzia di ogni tipo, due persone erano indaffarate tra la merce e decise di chiedere a loro:

"Buongiorno! Proprio un gran bel Bazar questo. Sto cercando vivande per una traversata di due settimane in mare, siamo 35 uomini più o meno, qualcuno può aiutarmi?"

I due si guardarono straniti, quasi non capissero cosa avesse detto, eppure era sicuro di aver parlato in una lingua a loro comprensibile, ci riprovò parlando un po' più lentamente

"Riniziamo da capo, mi presento, mi chiamo Loras e sono un artista di strada, a breve mi imbarcherò per una missione di recupero di un relitto in mare, ci serviranno ovviamente acqua, frutta e cibo secco, formaggio e tutto ciò che può conservarsi al meglio durante una traversata di circa due settimane, anche l'alcol scommetto non sarà sgradito alla ciurma. Il vostro è uno dei bazar più grandi qui e scommetto potrete aiutarmi a trovare ciò che cerco"

I due si guardano non troppo convinti e iniziarono a fare qualche calcolo a voce bassa, finché dissero:

"Possiamo fornirti ciò che ti serve per un prezzo di 2000 monete d'oro"

A Loras i due non fecero una buona impressione, si erano capiti male, forse non era il posto giusto quello, sarebbe andato a vedere le offerte dei suoi compagni che forse avevano avuto più fortuna di lui.

"Facciamo così, vado a vedere che offerta mi fanno al bazar verde qui vicino e poi rispasso"

Gettò l'amo mentre usciva, sperando i due abboccassero e gli facessero un sconto, ma ciò non successe.

Radunatosi coi suoi compagni confrontarono le offerte e accettarono quella di Erein che sempre dai rossi trovò un offerta che a tutti sembrò ragionevole.

Loras

Fisico: 125% Mente: 75% Energia: 100%


Passive:

Attive:

Note:

Nonostante gli esami sono riuscito a scrivere il post, purtroppo frettolosamente sempre a causa di sti esami
 
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view post Posted on 5/6/2015, 11:33
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- il boia di sicak-ev -


Le vele andavano gonfiandosi al vento e quasi ad imitarle Seagur gonfiò d'aria il proprio petto. Quella nave, che batteva la bandiera del casato del nobile*, salpata pochi minuti prima, era già all'imboccatura del porto e stava guadagnando il mare aperto. Lasciata Dorhamat, avrebbero solcato i flutti finché non fossero giunti alla loro destinazione, una destinazione che il Boia non sembrava vedere di buon occhio. C'era da comprendere la sua titubanza: se le storie erano vere, e non aveva motivo di dubitarne, stavano andando a incontrare una piccola porzione d'inferno stabilitasi sulle acque dell'Oceano di Zar. Nessuno avrebbe toccato la nave durante il tragitto, almeno di questo poteva essere certo. Cosa sarebbe accaduto una volta che questa fosse arrivata nei pressi del relitto, questo non gli era dato saperlo.
Una voce alle sue spalle lo fece sussultare lievemente.
« Pensi che ce la faranno? »

Il Boia buttò fuori tutta l'aria che aveva immagazzinato in un sospiro che suonò come un'elegia.
« A recuperarla? Certamente. Non so quanti di loro torneranno a casa, però. »
Thevlad IV, il Principe Nero di Neveterna, gli si affiancò, anche lui guardando la scia bianca di spuma che la nave andava lasciandosi dietro. Sbuffava, era chiaro che della vita dei marinai e delle persone che avevano ingaggiato per quel lavoro non gli importava affatto.
« Che importa? Sono pirati, feccia del mare e della terra. »
Una volta, il Boia di Sicak-ev, l'aveva pensata come lui. Quando veniva pagato per ogni capoccia di pirata che faceva saltare via dal collo o che lasciava appesa a una corda a marcire, credeva allora di rendere un servizio alla comunità, di eliminare il marcio dalla società. Pensava di essere un benemerito. Poi aveva visto l'altro marciume, quello che corrode chi ha il potere -e anche chi non lo ha. Aveva capito, infine.
« Sono uomini, Thevlad. Sono il flagello di dio per questa terra. »

Il Principe lo squadrò, incuriosito.
« Di quale dio? »
Il Boia scrollò le spalle e fece per andarsene.
« Che differenza fa? Tuttti gli déi sono uguali fra loro. »

—◊◊—


- il vecchio e il mare -


Lo chiamavano semplicemente Eski, il Vecchio.
Era un nano, piuttosto anziano anche per i membri della sua coriacea razza, ed era probabilmente il più anziano ed esperto marinaio del Canale -che poi equivaleva a dire di Theras. La sua vita era stata un susseguirsi di nomi di navi e di porti, capitani da servire al meglio delle sue capacità e missioni che avevano richiesto spesso un alto tributo di coraggio e sangue. Pure, non riusciva a rinunciarvi. C'era qualcosa, nel mare, che lo chiamava. Aveva sempre voluto conoscere l'ignoto, vedere cosa vi fosse oltre l'orizzonte che il suo sguardo riusciva ad abbracciare. Il suo più grande desiderio era sempre stato quello di vedere Braavos, il regno in rovina oltre l'Oceano di Zar. Così lo avevano convinto a partecipare a quella missione: portaci a destinazione, avevano detto, e ti porteremo a Braavos. E lui, lui cosa aveva da perdere, se non quella manciata di anni che gli rimanevano da vivere? Aveva accettato perché il richiamo del mare era sempre troppo forte per essere sconfitto, aveva accettato perché alla sua età avere ancora una speranza -una speranza qualsiasi- era più importante che sopravvivere.
Il suo nome era Ulyxes ed era il Nostromo a bordo della nave più strana su cui avesse mai messo piede.
Erano salpati da pochi giorni e in questo lasso di tempo il Capitano non si era mai fatto vedere. Lui lo aveva conosciuto a terra, prima di imbarcarsi, ma non l'aveva più visto da allora. Una volta sulla nave, si era chiuso nella sua cabina e non ne era più uscito; solo ogni tanto la sua attendente, una giovane donna dai capelli biondi e gli occhi di un inquietante rosso carminio, era venuta sul castello di poppa per chiedere come proseguisse la navigazione.
Nemmeno gli altri ufficiali, quei quattro stranieri che aveva visto presentarsi con le provviste il giorno dell'imbarco, avevano mai visto il capitano. Se lui stesso non l'avesse conosciuto di persona, avrebbe detto che quella nave stesse navigando senza un capitano, senza una guida che non fosse lui, un povero Nostromo con più anni sul groppone di quanti non ne avesse il legno con cui era costruita quella bagnarola.
Come sempre stava in piedi, di lato al timoniere, con gli occhi fissi sull'orizzonte e nelle mani una bussola e un cannocchiale -strumenti che teneva con sé per mero conforto, dato che non li aveva utilizzati una sola volta da che erano salpati. Conosceva la probabile posizione del relitto e conosceva la rotta, inoltre aveva subito individuato l'uomo che teneva le redini del morale dell'equipaggio, un certo François Le Bon, un vecchio marinaio che doveva averne viste parecchie, imbarcatosi come Mastro d'Ascia e -di fatto- nullafacente e fumatore di pipa a tempo pieno.
Proprio da François aveva saputo che l'equipaggio era inquieto: il fatto di avere ben due donne a bordo, che il capitano non si facesse vedere e l'assenza di rum nelle scorte di viveri avevano colato a picco il loro morale.
Il Vecchio sospirò. Ci mancava solo un ammutinamento.


CITAZIONE
Finalmente siete salpati, miei pesciolini :v:
Il vostro viaggio per mare inizia qui. Siete in viaggio ormai da cinque giorni e procedete alla velocità di 4-5 nodi. Il nostromo vi ha già detto che, mantenendo questa velocità, potrebbero volerci più di 14 giorni per raggiungere il relitto -il che è un problema, visto che non avete scorte che per 14 giorni, senza contare che il vostro equipaggio è pagato esclusivamente per due settimane.
Altre notizie, che potete comunque evincere dal post: quando vi siete imbarcati prima della partenza vi è stato presentato il Nostromo e una giovane donna bionda, presentatasi come lady Lai, vi ha spiegato che il Capitano è nella sua cabina e non vuole essere disturbato per nessuna ragione. Nei giorni successivi, né voi né gli altri membri dell'equipaggio hanno mai visto il capitano, in nessuna occasione. Voi quattro cenate e pranzate nel quadro ufficiali (vicino alla cabina del capitano), e da lì non proviene mai alcun rumore. Ognuno di voi ha a disposizione una piccola cabina. I turni sono di due ore di riposo e quattro di lavoro, notti comprese.
Inoltre, da questo turno, dovrete fare i conti con un'altra variabile: il morale dell'equipaggio, che al momento non è troppo contento delle vostre scelte: si rendono conto che stanno procedendo lentamente, su una nave da fiume lanciata in mezzo all'oceano; il cibo è passabile ma l'assenza di rum è inverosimile per loro. Inoltre, il fatto di non vedere il capitano e avere due donne a bordo li rende pericolosamente nervosi. Di seguito, vi do le specifiche della nave -equipaggio incluso. Nota di un certo rilievo, il morale dell'equipaggio segue la seguente scala: Ottimo, Buono, Discreto, Basso, Molto Basso. Una volta raggiunto il livello 'Molto Basso' avrete a disposizione un solo turno per prendere provvedimenti prima che gli uomini tentino l'ammutinamento.
CITAZIONE
HP (massimi): 50/50.
Velocità massima: 6 nodi (4 a pieno carico).
Equipaggio: 38 uomini.
Morale Equipaggio: Basso.
Potenza di fuoco: 6 pezzi da 12 per fiancata (equivalenti a un danno Medio AoE).
Carico: Pieno Carico.
Viveri per: 9 giorni.

Potete approfittare di questo turno per fare conoscenza con il nostromo, con François, con lady Lai o con i membri dell'equipaggio -o anche fra di voi, se preferite. Si procede, come sempre, in confronto -topic a cui vi rimando per qualsivoglia tipologia di domanda. A voi la tastiera.
 
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Shavronne
view post Posted on 11/6/2015, 12:47









La nave era salpata da alcuni giorni e con il passare del tempo iniziarono a comparire i primi disagi, la quotidianità a cui era abituata ora iniziava a mancargli. Aveva provato a lavarsi e curarsi come meglio poteva ma i risultati non la soddisfacevano minimamente, rimpiangeva la sua vasca ricolma d'acqua calda e i suoi oli profumati.
Trascorreva la maggior parte del suo tempo in disparte sul ponte a osservare l'orizzonte e i marinai intenti nei loro lavori. Il fascino che provava per il mare stava venendo offuscato dal piattume della sua monotonia e il clima che si era creato a bordo non la stava certo aiutando. Percepiva come la sua presenza non andasse a genio alla ciurma e questo l'irritava segretamente, decise così di conoscere la seconda donna di quella nave.
La incontrò dopo il solito deludente pasto, durante le veloci presentazioni di qualche giorno prima non aveva riposto molta attenzione al suo aspetto ma ora ne rimase particolarmente incuriosita. « Ecco la seconda lady! Mi chiamo Hebiko e mi scuso per essermi presentata solo adesso ma siamo stati tutti molto indaffarati. » In realtà lei non aveva fatto nulla. « Cosa ne pensi di questo viaggio? Avrai sicuramente notato che il comportamento del capitano, per quanto poco mi interessi personalmente, sta creando qualche malcontento tra la ciurma e vorrei evitare spiacevoli situazioni. » Se da una parte il comportamento del capitano le creava qualche sospetto dall'altra l'assenza dell'unica persona a lei superiore di grado non poteva che farle piacere.
« Il capitano non ama essere importunato per piccolezze come queste. D'altra parte se non riuscissimo a tenere a bada la ciurma, voi e io, in qualità di ufficiali, non avremmo motivo di trovarci a bordo. » La risposta di lady Lai la convinse a non insistere sull'argomento, non era intimorita della ciurma e sicuramente non voleva farlo pensare alla donna, che continuò spiegando come quello per lei fosse il primo viaggio in mare.
« Posso chiederti cosa ti ha spinto a salire su questa nave? » Hebiko aveva navigato per raggiungere Dorhamat ma comunque era stato pochissimo tempo prima, le due avevano qualcosa in comune.
« Si. Sono l'attendente del Capitano. Mi ha chiesto di seguirlo in questo viaggio, come potevo rifiutarmi? » Quella domanda le strappò una risatina che dovette coprire con una mano. « Con un no. » Lei era lì per suo desiderio e mai ci sarebbe salita controvoglia o per volere di qualcun altro. « Lo conosci da molto? È curioso che un capitano richieda come attendente una giovane ragazza che non ha mai visto il mare. »
« Certa gente non accetta un no come risposta, né lo merita. Il capitano è rimasto a terra molto a lungo, prima di questo viaggio, è lì che ci siamo conosciuti. » Quella frase la colpì particolarmente.

Dipende chi è a rispondere,
nel caso bisogna imporlo.


Per Hebiko era arrivato il momento di salutarsi; si congedò con una strana sensazione: non era certa se quella donna dagli occhi rossi le avesse fatto un'impressione positiva o meno.
In seguito la principessa risalì sul ponte, l'incontro con lady Lai le aveva ridato una sicurezza e una convinzione che in quei giorni era andata lentamente a perdersi. Se la ciurma non la vedeva di buon occhio era un problema loro, lei non si sarebbe nascosta o limitata.
Incontrò François Le Bon nel suo posto abituale intento a fumare dalla sua inseparabile pipa, quella forse era l'unica persona a bordo che stava facendo meno di lei. « Vita dura quella del Mastro d'Ascia eh? Hai voglia di dedicarmi un pò del tuo tempo? » Si guardò intorno buttando qualche rapida occhiata ai marinai intenti nei loro lavori. « Sempre se non sei troppo impegnato. » Si avvicinò ulteriormente all'uomo, era curiosa di vedere la sua reazione. François in risposta tirò una generosa pipata lasciando una grossa nuvola grigia nell'aria che Hebiko guardò con orrore, ci mancava più solo che il suo vestito o i suoi capelli puzzassero di fumo.
« Non ho nulla da fare, milady, ditemi pure. » Così i due passeggiarono sul ponte, lei gli chiese del suo passato e della sua vecchia nave, il Neptune, che aveva citato con orgoglio nella sua presentazione. E mentre lui le rispondeva con aria sognante, la ragazza aveva portato tutta la sua concentrazione sull'equipaggio; non si era fatta problemi a mostrarsi e a camminare vicino a loro, lanciando un piccolo gesto di sfida che però parve non essere colto.
Nessuno sembrò fare troppo caso alla sua presenza o alla sua stretta vicinanza con il Mastro d'Ascia, forse l'impressione che aveva avuto era sbagliata o magari ignorarla era la loro risposta, non lo sapeva e non sapeva se sentirsi sollevata o delusa.
Poi François finì di parlare e si separarono, tutto quello che aveva guadagnato da quella giornata era la storia di un vecchio pirata decaduto.

Una volta raggiunta la sua cabina si accorse di essere stanca, non solo per la noia ma anche fisicamente. Si tolse il kimono e lo osservò attentamente per qualche minuto, era l'unico vestito che si era portata con sé e lo trattava con cura maniacale, ma anche così il suo colore nero acceso e i suoi petali rossi disegnati stavano iniziando a sbiadirsi. Con una smorfia di disappunto lo ripose sopra l'unico piccolo mobile presente in quella stanza e si abbandonò sul letto.
Rimase per un tempo indefinito a fissare il soffitto ripensando e riflettendo sulla sua situazione. Gli orari di lavoro che aveva svolto in quei giorni passati in mare iniziavano a essere insopportabili: questa volta avrebbe dormito quanto voleva lei.
Prima di chiudere gli occhi si accertò di avere il suo parasole a portata di mano, non si fidava di nessuno e nel caso non si sarebbe lasciata trovare impreparata.



B. 5% - M. 10% - A. 20% - C. 40%
Energia [150] - Fisico [75] - Mente [75]



۩ Equipaggiamento:
Kasabuki: Arma da mischia: katana.
Aghi d'oro: Arma da lancio: aghi appuntiti.
Pugnale: Arma da mischia: pugnale.
Denti del serpente: Arma naturale da mischia: denti.


 
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Palantír de la nuit
view post Posted on 11/6/2015, 18:32




E fu di nuovo mare. Unico, immenso, splendente. Mille contraddizioni e mille domande cui l’unica risposta sensata da dare era un reverenziale silenzio.
Erano partiti da qualche giorno ormai: quanto bastava per rendersi conto che l’atmosfera della navigazione non era la stessa che sulla Culona di Zar, con la comitiva di Húziar il Narvalo. I marinai erano scontenti: volevano alcool per sopportare una navigazione che odiavano su di una nave troppo pesante e lenta per loro. Dovunque andava, Funes si sentiva bersagliato da occhiate bieche e sussurri stizziti. Che gli ex pirati volessero cogliere la prima occasione utile per gettare in mare gli ufficiali e scappar via con il compenso già intascato? Quel François Le Bon non gli era piaciuto dal momento in cui l’aveva incontrato, forse avrebbe fatto meglio a non menzionare la sua offerta agli altri.
Eppure il danno era stato fatto e bisognava adattarsi alla situazione creatasi. Vivacchiare, ciò in cui il ragazzo ormai poteva dirsi un esperto. Si strinse nel mantello che aveva preso per l’occasione - un ufficiale di bordo vestito di stracci non sarebbe stato granché credibile - e misurò il ponte a passi lenti, cercando di non incrociare lo sguardo con i marinai addetti a pulire e a curare la velatura.
Si fermò di fronte al vecchio Ulyxes. Era il nostromo scelto dall’Altro Barbarossa, uno che sembrava aver affrontato tanti viaggi per mare quante rughe aveva in volto. Sembrava corrucciato o preoccupato, o forse solo contrariato perché chi aveva fatto provviste si era dimenticato che i pirati hanno visogno di alcool per affrontare i loro viaggi. In definitiva, l’espressione su quel viso rugoso era abbastanza insondabile.
Un passo indeciso, combattuto fra il desiderio di sapere e la ritrosia di chi non vuole disturbare una persona non benissimo disposta, portò Funes più vicino al vecchio nano, che gli rivolse uno sguardo noncurante che avrebbe potuto benissimo rivolgere a una mosca sulla sua scarpa.

« Sapete, voi mi ricordate qualcuno che tempo fa ha tentato di instillarmi la gioia di andare per mare. Sicuramente a tutti questi uomini piacerà quello che fanno a parte i profitti dei tesori: in caso contrario si sceglierebbero altri mestieri, non trovate? »
« Odiano il mare. Molti di loro non sanno nemmeno nuotare… » Il tono della risposta era quello di chi doveva spiegare a un bambino perché il cielo è azzurro, la conclusione lasciata come in sospeso, forse da un ricordo che riaffiorava. Imbarazzato, Funes non sapeva bene come continuare la discussione con lui, ma gli premeva sapere qualcosa che stava preoccupando tutti. Dove diavolo era finito il capitano?
Erano giorni che dalla porta chiusa della sua cabina non provenivano rumori né voci, e la misteriosa donna che gli faceva da attendente non rivelava nulla in proposito. Funes aveva anche provato a cercare segni di aperture recenti della porta della cabina, ma a giudicare dalla polvere accumulata negli interstizi doveva essere rimasta chiusa fin da che la nave era salpata da Dorhamat. Dato che il nano gli sembrava poco avvesso a discussioni verbose, decise di proseguire per la via più diretta.
« Mi sembra solo strano che il capitano, che dovrebbe tra l'altro ispirare la ciurma, non si sia mai fatto vedere. Voi l'avete conosciuto immagino; che tipo è? »
Ulyxes ri riscosse e tornò al suo sguardo torvo. « Mai visto prima della partenza. »
Una mano si alzò per accompagnare una replica, ma si abbassò nel silenzio. Quel vecchio difficilmente avrebbe parlato se avesse saputo qualcosa, ma sembrava davvero che fosse anche lui all’oscuro della misteriosa assenza del capitano.
« In tal caso bisognerà chiedere alla donna. Brutto affare, eh? »
“Una donna a bordo porta sventura”, dicevano i marinai. Averne due, come nel loro caso, poteva significare guai seri, ma Funes non condivideva le superstizioni della ciurma. Lady Lai poteva essere inquietante con quegli occhi rossi che poco avevano di umano, ma era l’unica persona in qualche modo vicina al capitano.
« Lei non parla. »
L’ultima risposta del nano scorbutico era l’ultima goccia. Se non voleva collaborare, Funes non poteva certo costringerlo a farlo, o quantomeo a intavolare una conversazione per capirci di più. E tuttavia dovette camuffare il disappunto facendo spallucce e sorridendo ingenuamente. « Mah, può darsi. »

___________________________________

Lady Lai non faceva rumore. Era sorprendentemente flessuosa nei movimenti, e il suo sguardo rosso metteva un vago senso di disagio. Funes ne era stato colpito dai primi momenti per il portamento così inusuale su di una nave, sembrava che fosse leggermente fuori luogo ma non riusciva a capire perché esattamente. Le si avvicinò timidamente, sulle labbra un accenno di sorriso.
« Che superstiziosi questi della ciurma! Non si sentono sicuri con donne a bordo; vorrei vedere se queste donne fossero le uniche persone in grado di proteggere loro e il capitano in casi estremi. A proposito del capitano, si sente bene? Avete bisogno che noi ufficiali facciamo qualcosa per assisterlo? »
Posò gli occhi su di lui: ispiravano un miscuglio strano di confidenza e sospetto. « Non preoccupatevi, al capitano basto io. Dopotutto sono io la sua attendente, se ci fosse stato bisogno di compiere mansioni più onerose sarebbero stati nominati altri insieme a me. »
Erano parole che lasciavano intendere più di quanto non esprimessero. Funes provò ad andare oltre. « Oh certo, immagino. Un legame più duraturo di quello di una singola traversata fa sì che lui si fidi solo della sua attendente personale. Chissà quante avventure permare insieme potreste raccontare... »
Il suo sguardo si concentrò su di lei, cercò di sondare gli abissi nascosti di quelle iridi scarlatte e di portare a galla la verità… ma stranamente fallì.
« Oh bè, non esattamente per mare: ci siamo conosciuti a terra e allora siamo stati stretti collaboratori; questa è la nostra prima volta per mare… » Si bloccò un istante, come imbambolata, si voltò e si allontanò senza usare una parola, lasciando Funes di stucco.
Guardò verso il mare. Si sentiva inutile, inerme in quella zattera alla deriva nell’enormità azzurra. Poi si voltò verso due marinai che si affaticavano nello sbrogliare un rotolo di corda che si era ingarbugliato. Se non riusciva a capire cosa stesse succedendo, tanto valeva cercare di risollevare un po’ il morale dell’equipaggio.
« Ehi, che diavolo…? » berciò uno dei due, abbronzato dal sole, i pochi denti che gli rimanevano quasi dello stesso colore della pelle. L’altro, più tarchiato e con anelli d’oro alle orecchie. si sporse in avanti a guardare. L’uinca risposta che ebbero fu un sorriso. Evidentemente su quella nave i fatti contavano di più delle parole.


Corpo: 100%
Mente: 100%
Energia: 100% - 5% = 95%

CS: 0

Coltello: Riposto.

Abilità passive:
[Abilità passiva razziale umana: Diffidenza, 6 utilizzi]
[Abilità passiva del talento Informatore lv. 1: Conoscenza, 3 utilizzi]
[Abilità passiva del talento Informatore lv. 2: Investigare, 5 utilizzi]
[Pergamena del Mago Studio ingegnoso: passiva, 6 utilizzi]
[Abilità passiva del talento Informatore lv. 1: Smascherare, 6 utilizzi]
[Abilità passiva del talento Informatore lv. 2: Poliglotta, 5 utilizzi]


Tecniche attive:
-Тише - silenzio. Abilità personale psionica: Funes può carpire informazioni sull’avversario stabilendovi un contatto visivo. La tecnica lascia un danno Basso da stordimento nel bersaglio; potenza Bassa (energia).

Note:
Come stabilito in confronto ^^ a voi!
 
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view post Posted on 12/6/2015, 11:10

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Bonaccia… Niente di peggio quando si viaggia per mare. Con la sua stagnante immobilità fa marcire gli animi dell’equipaggio, intossica le menti, estenua i corpi. Una bonaccia all’inizio del viaggio, poi, è una vera maledizione. La nave, la mia nave viaggiava lenta come non mai. Le scorte di cibo andavano rapidamente calando assieme al morale degli uomini. Ad aggravare il quadro generale c’era il capitano o meglio la sua assenza. Non potevo permettere che la nostra avventura andasse alla deriva prima ancora di iniziare, dovevo agire e intercedere con gli Dei perché risolvessero la situazione.
« Creatore, tu che hai soffiato la vita nella morta materia del Mondo con la prepotenza gloriosa dei tuoi venti, tu che hai inumidito l’arida terra con la scrosciante benedizione delle tue tempeste. Ascolta la mia supplica. » – pregai silenziosamente. Le braccia levate al cielo, gli occhi chiusi.
Sentii il suo potere scorrermi nelle vene, roboante come la voce dei fulmini e poi …
Gocce fresche come il bacio della sera. Una brezza refrigerante… Una mano gonfiò le vele, lo scafo prese a fendere con vigore le onde increspate dal vento. Viaggiavamo a pieno regime ma l’equipaggio non sembrò gradire quel tempestivo cambiamento del clima così come non apprezzava l’immobilità che l’aveva preceduto per giorni.
«Gli Dei sembrano essere favorevoli, dopotutto ...» - sorrisi Erein rivolgendomi alla ciurma - «...sarà stata la mia intercessione? » – feci loro un breve inchino - «Non ci siamo presentati ma io ho l'onore di essere Erein Dewin, servitore degli dei che hanno voluto fare di me un Alto Sacerdote.»
La mia presentazione servì a calmarli sebbene non furono così stupiti del mio rango come mi sarei aspettato. L’importante, però, era che il loro umore migliorasse ed ero quasi sicuro che le mie azioni potevano servire allo scopo. I miei compagni di viaggio avevano scelto di dialogare con gli altri ufficiali di bordo ma io non potevo muovermi dal ponte senza interrompere il benefico effetto del mio sortilegio.
Dovevo scegliere tra il concedermi una lauta cena con l’affascinante capitano in seconda, una bevuta con il maestro d’ascia o lasciare che la mia nave piombasse di nuovo nella pericolosa minaccia rappresentata dalla bonaccia … La verità era che non avevo una scelta. Tanto valeva cercare di conoscere meglio l’equipaggio. Dopotutto erano la maggioranza e poteva fare la differenza tra la vita e la morte in mare.
«Sarebbe inopportuno chiedervi del vostro passato? » – chiesi ad un gruppo di marinai che sembravano godersi il vento e la leggera pioggia che carezzavano il ponte.
Gli uomini di bordo sembravano, come tutti i lupi di mare, ben disposti a chiacchierare.
Mi dissero che la maggioranza di loro si era dedicato alla pirateria in passato. Il loro capitano era il leggendario Morgan Occhio-di-Corvo … Accennarono anche alla prigionia sulla Purgatory, un luogo infernale e dannato a sentire le storie che la circondavano. Preferii non indagare oltre sulla sorte del famigerato bucaniere o sul soggiorno nella nave-prigione; i pirati, da parte loro, sembrarono non voler dire più del necessario a riguardo. Dopo la scomparsa di Occhio-di-Corvo la ciurma si era disgregata in piccoli gruppi al soldo di svariati capitani. Sopravvivevano … Mi ritrovai a pensare come potessero chiamare quell’esistenza vita.
«E sugli ufficiali che mi dite? Il capitano, in particolare, non è strano che voglia isolarsi in questo modo?»
Se vuoi sapere qualcosa di un Lord, chiedi ai suoi servitori. Un motto che sulla terraferma aveva più volte dimostrato di essere veritiero. In mare, a quanto pare, le cose non andavano alla stessa maniera.
Su quegli uomini ciarlieri e goliardici calò una cappa di imbarazzo e disagio. Mormorano di vago qualcosa a riguardo, niente di concreto. Ciò che appariva chiaro era che la situazione non era di loro gradimento.
Forse avevo toccato un nervo scoperto che sarebbe stato meglio non stuzzicare.
Eppure la curiosità mi divorava … Cosa diamine aveva da nascondere il Capitano?

CITAZIONE

D7g4Hgy
CS: 3 | Intelligenza| Corallo - utilizzato.
Critico 40| Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Fisico:75%
Mente: 75%, confusione (basso).
Energia: 150 %- 10% = 140%
Passive in Uso:
Nessuna



Attive:

Meistr o y nef ~ Dominatore dei Cieli


T’al è il Signore del tempo atmosferico e di tutti i cataclismi a questo legati. I suoi sacerdoti lo invocano dunque per tutto ciò che in questa sfera rientra. Narrano le leggende che un tempo vi era un ordine tra i Primogeniti che si occupava della cura dei campi. Erravano per tutta Theras invocando la pioggia quando la terra era arida per la siccità, scacciandola quando l’acqua sovrabbondante faceva marcire i semi e mitigando il caldo estivo o i rigori invernali.
Venne un giorno che un folle Lord volle che questi pii servitori del Creatore lavorassero solo per lui. Nella sua arrogante pazzia decise che solo i suoi raccolti fossero degni d’essere raccolti. Imprigionò i sacerdoti e impose loro che fustigare i campi vicini con ogni sorta di flagello proveniente dal cielo, di modo che potesse dominare il mercato dei frutti della terra e mettere in ginocchio alleati, avversari e vicini. I pii sacerdoti si rifiutarono affermando che le grazie del Creatore non appartengono ad un solo mortale ma a tutti i suoi figli e che la mano dei suoi cataclismi si muove solo sull’onda della sua giusta collera e non per soddisfare le brame di potere di un uomo.
Quello per ripicca iniziò ad ucciderli uno per uno, notte dopo notte finchè non ne rimasero che due. Sdegnati per il massacro dei confratelli invocarono a gran voce l’ira del loro Patrono che rapido li accontentò scatenando sul folle Lord tutta una serie di cataclismi.
Per ogni sacerdote ucciso venne una disgrazia dal cielo: prima il caldo bruciò la terra, poi venne il gelo che la flagellò con grandini e nevicate, giunse la pioggia e la furia dei fulmini ed infine a mietere le ultime vittime arrivò il vento. Quando la furia dei cieli cessò del Lord e del suo potentato nulla era rimasto, se non il monito.
Da quel giorno l’ordine dei pii sacerdoti scomparve, essi si diedero il nome di Dominatori dei Cieli perché tale fu’ il nuovo compito dal Creatore assegnatoli: mostrare che alla pietà oltraggiata segue la collera.

[Personale magica 12/25, ex pergamena Tifone: E' una tecnica ad area di natura magica. Il caster, dopo qualche attimo di ferma concentrazione, alza le mani al cielo e genera un vortice impetuoso d'aria attorno a sé. Per diversi passi nelle sue immediate vicinanze, la tecnica non avrà effetto in quanto l'occhio del ciclone consiste nel caster stesso, che dunque ne sarà immune. Il tifone si abbatte ad area sul terreno circostante sradicando alberi, sollevando cose e persone. La tecnica dura un solo turno e causa danni Alti a tutti i personaggi coinvolti. Consumo di energia: Critico + Personale variabile, magica 10/25 Ex pergamena 21/25Dominio dei Cieli: La tecnica ha natura magica. Il caster, dopo aver compiuto un qualche gesto evocativo, potrà variare il clima a proprio piacimento. Sarà possibile trasformare una giornata serena in un diluvio, una bufera, una rigida gelata o anche il contrario. Mai però potrà cambiare la notte in giorno e viceversa. Se utilizzata in un duello, egli potrà anche causare un violento temporale e generare fulmini e lampi tanto violenti da causare un danno a tutti gli avversari inferiore di un livello al consumo speso. Effetti scenici che non causano danno alcuno, invece, saranno ottenibili con un semplice dispendio di energie pari a Nullo. La tecnica dura il singolo turno di attivazione e può essere utilizzata solo ad area. Entrambe danneggiano il fisico.]

Note: //



 
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view post Posted on 17/6/2015, 15:38
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- il vecchio e il mare -


Eski lasciò che il suo sguardo vagasse sull'orizzonte.
Nonostante l'età, la sua vista era ancora buona e non si sentiva inferiore a nessuno degli uomini dell'equipaggio, consapevole che un decimo della sua esperienza sarebbe valso ben più di tutti i muscoli e i poteri che quelli potevano vantare di possedere.
Erano in mare ormai da una decina di giorni, i viveri iniziavano a scarseggiare e il morale della ciurma andava facendosi sempre più tetro; il Capitano non si era mostrato e ormai anche Lady Lai, stanca delle continue richieste di notizie riguardo al suo superiore, si faceva vedere il meno possibile in coperta, limitandosi ai giri di ispezione a fine turno e a ricevere da lui -il nostromo- un aggiornamento sulla rotta ogni due ore. Se da una parte l'assenza reiterata del Capitano metteva a disagio un po' tutti a bordo di quella nave, dall'altra Eski si era convinto che questi doveva essere un individuo senza dubbio singolare ma molto preparato quanto a viaggi sul mare. Era improbabile che una novellina come la giovane Lady fosse in grado di assolvere ai suoi doveri con tanta perizia senza che una mano esperta la guidasse passo passo. Per quanto formalmente assente, il capitano doveva avere il polso della situazione in ogni momento ed evidentemente non temeva l'ammutinamento. In questo non aveva del tutto torto: erano in mare aperto e solo il nostromo e il capitano conoscevano la rotta, tutti gli altri probabilmente non avrebbero nemmeno saputo dire dove si trovassero in quel momento. Se la ciurma avesse preso il controllo della nave non sarebbe comunque riuscita a tornare, non con i viveri ormai agli sgoccioli. Certo, i giovani ufficiali che erano saliti a bordo potevano essere pieni di buona volontà e potenti ma la loro mancanza di esperienza si stava facendo sentire: di quel passo sarebbero rimasti senza viveri per il ritorno e allora sarebbero cominciati i veri problemi.
Queste riflessioni lo animavano mentre poggiava le mani sulla balaustra del cassero.
Sollevò lo sguardo verso la vedetta che, avvolta in uno scialle pesante, si guardava intorno con aria annoiata. Lui stesso lo aveva mandato sulla coffa ben sapendo quanto quell'azione fosse inutile; erano ancora ad almeno due giorni di navigazione dalla loro meta. Cercava di illudere i marinai, prendere tempo. Prima o poi il capitano si sarebbe fatto vedere, di questo era convinto.
La brezza pomeridiana gli accarezzò il viso e lui socchiuse gli occhi, lasciandosi cullare dall'odore del legno bagnato, del cordame e del mare. I ricordi di una vita vennero a galla come le macerie di un relitto e subito una profusione di immagini e suoni lo avvolse in un turbinio che avrebbe fatto venire le vertigini a chiunque. Da parte sua, però, Eski sapeva bene come reagire a quei momenti: si limitò a riaprire gli occhi, scacciando quei pensieri. Quello che vide, tuttavia, non gli piacque affatto.
Come apparsi dal nulla, enormi nuvoloni neri si erano affollati sopra di loro e già si intravedevano i lampi giallastri squarciarne la massa plumbea. Il mare iniziava ad agitarsi, la spuma bianca già orlava le onde e breve distanza iniziavano a sollevarsi i primi cavalloni.
Non c'era stato alcun segnale premonitore, nulla che potesse metterli sull'avviso: dal nulla, la tempesta era arrivata sulle loro teste.
« Oh, cazzo... » mormorò, rendendosi conto di quanto impreparati fossero a quell'evenienza e quanto scarse fossero le probabilità di una nave così piccola e fragile di sopravvivere a un uragano di quelle dimensioni in mare aperto e senza un solo porto -né una caletta o una baia- in cui riparare nel raggio di miglia.
Sollevò un braccio per richiamare l'attenzione di François Le Bon, il Mastro d'ascia, e impartire i primi ordini, quando il primo cavallone si abbatté sulla nave, sopravanzando la fiancata di tribordo.
L'ondata fu devastante per tutti quelli che non avevano fatto in tempo ad ancorarsi fermamente e lo stesso Eski, piccolo e incredibilmente magro, venne praticamente sollevato di peso dal ponte e -galleggiando sulla cresta di quell'onda- scaraventato in mare.
Subito sentì le voci di alcuni membri dell'equipaggio che chiamavano la presenza dell'uomo in mare e si accingevano a tirargli una cima ma lui -se ne rendeva perfettamente conto- non sarebbe mai riuscito a raggiungerla. Anche con trent'anni di meno non sarebbe riuscito a nuotare controcorrente con abbastanza forza e velocità da mantenersi abbastanza vicino alla nave da poter raggiungere la corda.
Una nuova ondata lo capovolse, mandandolo sotto a ingurgitare qualche gallone d'acqua salata.
Quando la testa tornò ad emergere, una mezza maledizione sfuggì da quelle labbra rattrappite.
Aveva sempre sperato di morire in mare, ma non così.
Non con il sogno così vicino a potersi realizzare.

Chiuse gli occhi.
Non avrebbe mai visto Braavos.


CITAZIONE
In questo turno accade quello che vi sareste potuti aspettare, trattandosi di un viaggio per mare: venite colti da una tempesta. La vostra nave non è nelle condizioni di reggere una tempesta in pieno oceano; inoltre, il più esperto dei vostri uomini è finito fuori bordo, quindi sta a voi dare gli ordini necessari a mantenervi tutti in vita (e già vi anticipo che non sarà affatto facile). Le azioni andranno ovviamente segnalate in confronto. Potete provare a salvare Eski come potete lasciarlo annegare, vi ricordo però che è l'unico fra voi a conoscere la rotta e l'esatta posizione in cui vi trovate. Un'ultima, piccola nota: dopo quella che spazza via Eski dal ponte, arriva un'altra onda, più potente della precedente. Dovete considerarla come un attacco alto ad area [natura magica, danno fisico] (quindi potenza alta per ognuno di voi), in grado di danneggiare la nave e tutti quelli che sono in coperta; nel caso in cui voleste difendere l'intera nave con una difesa ad area, sappiate che dovrete spendere un consumo Critico, date le dimensioni della stessa.
CITAZIONE
HP (massimi): 50/50.
Velocità massima: 6 nodi (4 a pieno carico).
Equipaggio: 38 uomini.
Morale Equipaggio: Basso.
Potenza di fuoco: 6 pezzi da 12 per fiancata (equivalenti a un danno Medio AoE).
Carico: 1/4.
Viveri per: 4 giorni.

Come detto, si procede in confronto. Anche per questo turno avete una settimana, fino alle 23.59 di giorno 24.
 
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Palantír de la nuit
view post Posted on 24/6/2015, 16:00




Nel corso della sua vita all’Università di Qashra, Funes aveva letto e studiato di innumerevoli casi in cui le condizioni meteorologiche erano così avverse da influenzare il corso delle azioni dell’uomo, in cui venti e piogge congiuravano insieme contro i destini umani in trappole cui era stato dato il nome di tempeste.
Come la tempesta di Al-Tasher, che in una notte fu capace di spazzar via l’intero esercito che assediava una città e la città stessa, lasciando che il mattino seguente il sole sorgesse su di un’oasi in più nel deserto dei See. Come il Pellegrino Urlante, un nero, colossale ammasso di fulmini e morte che si vociferava affondasse inesorabilmente le navi che si spingevano troppo a nord dell’oceano, e che non veniva mai avvistato due volte nello stesso posto.
Come i Rasoi del Plaakar, i mulinelli di sabbia di vetro generati dal percorso tortuoso dei venti fra le rocce delle valli dell’Akeran, così improvvisi e veloci da sfigurare chiunque avesse la sfortuna di incapparvi.
Ma per quanto avesse letto e imparato sui libri, il giovane non fu pronto a ciò che gli si parò davanti.

Fu dapprima una massa scura all’orizzonte, una variazione del colore, un argento di foschia mentre tutt’intorno era sole e caldo. L’aveva guardato con la curiosità di chi scopre un profilo particolare del panneggio di un ritratto, nulla di più. Poi l’alone divenne più scuro, più definito, e in pochi minuti coprì il sole. Il vento freddo trapelò fin dentro il pastrano e suscitò un brivido sulla pelle abbronzata, mentre il plic plic di una, due, cento gocce di pioggia risuonava sul ponte.
Funes si ritrovò fradicio in pochissimo tempo, e volse uno sguardo atterrito agli altri dell’equipaggio. Perché il sole era sparito? Perché tutto questo si stava verificando all’improvviso? Provò a cercare l’orizzonte, ma le cortina di pioggia scrosciante lo nascondevano; provò a muovere un passo malfermo, ma il rollio della nave si era fatto così forte da farlo rovinare per terra.
« Che… che facciamo? » provò a gridare, ma il rombo di un tuono e gli ululati del vento gli strapparono le parole di bocca e le fecero a pezzi. Faticosamente si rimise in piedi e cercò di raggiungere l’unica persona che probabilmente poteva tirarli fuori da quell’impaccio.
Il vecchio era sul ponte che biascicava qualcosa, probabilmente ordini per i marinai più vicini a lui. Provò a raggiungerlo, ma l’onda fu più veloce di lui. L’unica cosa che Funes fu capace di fare appena notò l’imponente massa d’acqua che stava franando su di lui fu trattenere il fiato. Poi, il nulla.
Il mare gli ruggiva nelle orecchie, qualcosa lo urtava senza far rumore. Qualcosa - forse - si spezzava dentro di lui. Riaprì gli occhi, vide sotto di lui il mare. Era appeso alla fiancata della nave con un braccio sanguinante di schegge di legno; più in là, appena visibile fra le onde scure, il nostromo: la sola persona che poteva avere una più pallida idea di come proseguire nella missione o tornare a Dorhamat. La sua unica speranza.
Resisti, vecchio stronzo. Si lanciò verso di lui, quel poco di energia e lucidità che le onde non avevano preso concentrato nel dare alle gambe la potenza necezzaria per scalciare a mezz’aria e sostenersi senza appoggi solidi sul pelo dell’acqua. Lo raggiunse, lo sollevò dalle ascelle: non era difficile trasportarlo vistane la magrezza. Si sollevarono al di là dei cavalloni e del loro profilo minaccioso, di ritorno verso la nave e il ponte fradicio; da lontano Funes cercò il punto ove vi fosse un maggiore riparo dalla pioggia. Il castello di poppa. Finalmente potè adagiare sulle assi bagnate il corpo privo di conoscenza del vecchio, squadrarlo, poi premere le mani sul petto, palmo su palmo. Dapprima gentilmente, per paura di fargli male. Poi, saggiandone gli effetti di vari gradi di pressione, più forte: finché un fiotto schiumoso di acqua e catarro non eruppe dalle labbra rugose e l’uomo non tornò ad ansare. Gli occhi erano vitrei e puntavano inespressivi al cielo come non accettando quel castigo inatteso e immeritato. Ma almeno era vivo.
Funes, invece, rimase lì a proteggere con il suo stesso corpo il vecchio dall’ipotermia. Sperava solo che quell’inferno d’acqua passasse in fretta.


Corpo: 100% - 20% - 5% = 75%
Mente: 100%
Energia: 95% - 5% = 90%

CS: 0

Coltello: Riposto.

Abilità passive:
[Abilità passiva razziale umana: Diffidenza, 6 utilizzi]
[Abilità passiva del talento Informatore lv. 1: Conoscenza, 3 utilizzi]
[Abilità passiva del talento Informatore lv. 2: Investigare, 5 utilizzi]
[Pergamena del Mago Studio ingegnoso: passiva, 6 utilizzi]
[Abilità passiva del talento Informatore lv. 1: Smascherare, 6 utilizzi]
[Abilità passiva del talento Informatore lv. 2: Poliglotta, 5 utilizzi]


Tecniche attive:
Il sogno di ogni uomo è il volo, librarsi fra le nuvole e assaporare una libertà che al nostro corpo la natura ha negato. Funes aveva dei sogni un tempo; ora non più. Eppure, ironia della sorte, egli può librarsi in volo per un periodo limitato: calciare il terreno e poi l’aria stessa sforzando le sue gambe fino a renderle doloranti può essere una sensazione sgradevole, ma staccarsi dal putridume dove è finito lo ricompensa con una sensazione di maggiore lucidità, di euforia del pensiero che all’improvviso si ritrova più lucido, più efficiente.
[Abilità personale fisica: volo per due turni e aggiunta di due unità CS in Intelligenza alla riserva; potenza Media (Basso energia, Basso fisico)]

Note:
A parte la brevità del post cui sono costretto da una settimana abbastanza di fuoco e di cui mi scuso, mi spiace non potermi rendere più utile, ma la mancanza di difese di Funes cui dovrò a un certo punto sopperire mi costringe ad incassare il danno Alto della tempesta. Perlomeno però dovrei aver salvato il nostromo. Per il resto mi affido a voi! o/
 
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28 replies since 7/5/2015, 14:34   790 views
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