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Llusern - Stўgis - in beloved memory, Dall'abisso - Contest - Memoria

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DanT&
view post Posted on 11/6/2015, 22:54




prefazione 4° post
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Llusern ~ Stygis
in beloved memory





Ral prese un bel respiro d'aria fredda a pieni polmoni, allargando il petto e socchiudendo gli occhi: inspirando pace. Venire fuori dalle profondità del Baathos per alcuni, interminabili, istanti lo aveva accecato, la vista persa in un'esplosione infinita di abbaglianti colori che parve bombardare finanche le sinapsi. Gli ci volle qualche momento per capire che era ancora vivo. Sbatté le palpebre.
Ancora vivo. Ripeté dando un eco basso alle parole che gli rimbalzavano nella testa.
Dirlo lo faceva apparire reale, ma ancora adesso non ne era sicuro. Si guardò indietro come in un sogno. Jace e Afrah si tenevano per mano sussurrandosi qualcosa, Capernion avanzava guardingo con un'aria crucciata che appariva meno cupa alla luce del sole, Eloise ed Io poco più indietro a ridere dolcemente di chissà che.
Si grattò la testa, Ral, imbronciato.
Davvero tutto questo stava per finire?


Lithien li aveva accolti in silenzio. Niente e nessuno a festeggiare il ritorno di costoro che avevano rischiato la vita all'inferno rinunciando all'approdo sicuro delle bianche mura. Sciocchi! Coloro che rifuggono virtù e conoscenza, pensieri e antichi saperi, per l'effimera vita di una compagna. Sciocchi! Essi non conosceranno mai altro che sofferenze e peregrinazioni mentre qui, a Lithien, l'animo si acquieta e la sete si placa alla fonte della consapevolezza.
Divino Ogron!
Una voce rude increspò il silenzio in cui meditava la terza vetta dell'Erydliss.
Ce l'avete fatta!
L'incredulità rimbombava piano sullo specchio d'acqua d'una fontana poco distante. Il vecchio, vibrante d'emozione, tratteneva il fiato senza dire altro. Si limitava ad osservarli scalare il leggero pendio che li separava, le guance gonfie a sembrar trattenere qualcosa che aveva l'intenzione di uscire a tutti i costi. Aveva tutta l'aria di contenere una sfuriata.
Si contenne.
L'etere uscì in uno sbuffo di leggera irritazione lasciando spazio, subito, agli angoli delle labbra arricciati in un sorriso. Non fece un solo passo verso di loro, no, ma li seguì con gli occhi fino che non lo raggiunsero. Un padre che vede tornare il proprio figlio non potrebbe essere più felice, ma mai innanzi a lui festeggerà perché non ha fatto altro che il proprio dovere nei confronti della famiglia. Certo è che Mastro Reinold serbasse quello sguardo adorante non per il gruppo di Lanterne, quanto per il loro carico. Non Afrah, certo che no diamine, ma per i libri, i libri!
Era sicuro fossero lì, ne sentiva l'odore nell'aria, quello tipico della carta ingiallita, di chiuso e stantio, così penetrante eppure così dolce che quasi gli fece salire le lacrime agli occhi.
Siete a casa, adesso…
Fece commosso carezzando delicatamente il dorso del Calida Lancea che il Cartaio gl'aveva teso.
Andiamo!
Stringendolo tra le dita magrissime si voltò di scatto dimostrando un'incredibile energia per quello scricciolo d'uomo che era. Pareva, ringalluzzito dalla felicità, un fringuello che felice tornava al nido con un nuovo bastoncino nel becco. I suoi passi calcavano sicuri l'acciottolata strada di Lithien verso la biblioteca da cui tutto era partito. Anguilla ormai era solo un brutto ricordo. Tutto era passato. Il cielo sorrideva.


La mano del bibliotecario tremò leggermente quando posò, infine, l'ultimo volume nel proprio vano dedicato, ristabilendo l'ordine delle cose. Centinaia, anzi migliaia, di tomi occhieggiavano da ogni angolo della stanza occupata da scaffali su scaffali stipati fino allo stremo di ogni tipo di lettura.
Ral si guardò attorno, meravigliato. Persino per uno come lui, cresciuto all'Accademia dove di libri non v'era penuria, l'immenso ammasso di sapere che lo circondava sembrava infinito. Quanto da leggere, da toccare, da scoprire, da imparare. Il solo scibile in quella stanza poteva bastare per una vita intera e forse anche due e tutto ciò non era che solamente una minuscola parte della vastità dell'erudizione di Lithien.
L'inventore chiuse gli occhi, provando ad immaginarla.
Nulla. Non vi riuscì.
La semplice mente umana non può comprendere il tutto.
Al centro della sala un grosso tavolo di legno scuro per la consultazione offriva adesso ristoro al gruppo che, stremato, si era lasciato cadere sulle panche scomode a disposizione per i lettori. Un po' fuori posto, forse, in quel luogo tanto tranquillo dove non si sentiva altro che il crepitio delle fiamme nell'enorme caminetto che riscaldava lo spazio. Io sembrava visibilmente stanco e come lui tutti i membri della spedizione portavano i segni in viso di quanto quel viaggio li avesse provati. Erano sporchi e affamati, ma soprattutto privi dell'energia guizzante di chi è in perfetta salute. Il Baathos non era stata una scampagnata ed i volti smagriti lo testimoniavano. Eloise era pallida come non mai, i capelli di Capernion si erano attaccati alla fronte imbrattata in una piega strana. Jace ed Afrah sembravano gli unici a non aver bisogno di nulla a parte che l'una dell'altro, tanto gli bastava.
Nessuno diceva una parola.
Forse erano tutti troppo impegnati a rivivere quello che avevano appena patito, tornato pesantemente a chiedere il tributo del fresco ricordo.
Oh! Sbottò il vecchio.
Vedo che vi siete degnati anche di riportarmele indietro. Fece indicando le lanterne che Jace aveva consegnato ad ognuno di loro prima di partire.
Anche se una ve la siete persa. Continuò caustico con un'occhiataccia al cartomante.
Come se servissero a qualcosa! Abbaiò Ral palesemente infastidito dal commento del Mastro.
Nemmeno che l'avergli riportato indietro i suoi preziosi libri non fosse abbastanza.
Certo che servono a qualcosa testa di legno! Gli picchiettò il bastone sulla testa che risuonò bassa.
Tutto serve, ragazzo, ricordalo sempre!
Si avvicinò a quella più vicina, ormai spenta da quando aveva s'era lasciata indietro le tenebre della terra dei demoni. La sollevò mettendola contro la luce delle fiamme che, chiarificatrici, rivelarono dettagli della struttura che nessuno aveva notato.
Queste, non sono semplici lucerne. Fece con fare misterioso guardandoli uno ad uno.
E' mi sorprende che proprio voi Lanterne – continuò con l'ombra di un sorriso sarcastico – non ve ne siate accorti.
Il fare teatrale aveva sortito l'effetto sperato. Ormai l'auditorio era suo.


Nella vita sono in molti ad avere bisogno di una guida, non tutti hanno chiaro innanzi a loro il cammino che il destino gli riserva.
I suoi passetti rimbombavano piano tra le pareti di roccia mentre continuava la sua storia aggirandosi per la sala per osservare ora uno, ora l'altro. Tutti trattenevano il fiato.
Un raggio di luce, a volte un piccolissimo barlume, può rinsaldare più di un cuore che annaspa nella ricerca di qualcosa. Vita, salvezza o persino consiglio, il sottile fascio illuminato è guida e assieme speranza.
Si fermò un attimo, realizzando.
Come voi.
Io inspirò forte, ma Mastro Reinold non si fermò.
Queste lucerne furono costruite molto tempo fa da un uomo che si era perso per poi ritrovarsi. Alcuni dicono venisse dal mare, grazie ad un faro aveva riguadagnato la riva dopo un terribile naufragio, altri dicono fosse un cacciatore che tra le tenebre si muoveva per scovare le bestie più feroci e liberarne il mondo.
La mano del bibliotecario sfiorò il vetro decorato da piccolissime figure che d'un tratto parvero accendersi di un azzurro chiarissimo e danzare e muoversi.
Le storie sono importanti, figli miei, le storie insegnano. I libri che mi avete riportato sono il frutto di sudore e lavoro e la loro scomparsa, come quelle di queste lanterne nascoste fino adesso, sono per l'intera Theras un male da prevenire.
Il vecchio passò la lucerna a Ral che non riusciva a smettere di osservarla, rapito dagli intarsi che solo adesso vedeva davvero per la prima volta.
Ogni libro, ogni biblioteca, la stessa Lithien e l'intero concetto stesso attorno cui ruota la sua esistenza non è altro che un'arma da brandire contro l'inesorabilità del tempo che col suo divenire cancella ogni cosa.
La sua voce era triste, lo faceva apparire molto più vecchio, molto più stanco.
Custodire il sapere, non lasciare che ogni memoria, sia essa di qualunque cosa, vada perduta è il mio compito e lo scopo della mia vita. Come voi anche io ne ho uno, forse meno nobile all'apparenza, ma altrettanto importante.
Sfiorò un'altra delle lucerne ed anche questa si animò.
Che l'aiuto di un vecchio, dunque, possa portarvi consiglio nella vostra impresa.
Finì di animare i decori fino l'ultima rimasta.
Adesso andate – concluse – e proseguite nel vostro cammino guardando avanti, ma uno sguardo all'indietro.




CITAZIONE
Note:
L'utilizzo dei png come spettatori è stato concordato con gli utenti stessi che hanno acconsentito, con la loro presenza, al sottoscritto di terminare per il mio personaggio la quest ambientata nel Baathos e dare una breve spiegazione di come sia entrato in possesso dell'artefatto. Il tutto condito dallo sviluppo del tema di questo mese: Memoria.
 
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