Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Stўgis, dall'Abisso; Edhel

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view post Posted on 8/3/2015, 01:21
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« Stўgis »

La recente formazione di un impero da parte di Shahryar in Baathos ha dato luogo ad un fortissimo moto di colonizzazione da parte dei demoni che, finalmente sotto la guida di uno stratega attento e forgiato da mille battaglie, si spingeranno oltre i confini di Samarbethe per conquistare la regione settentrionale di Theras. La scarsità di opera umana nei territori dell'Edhel garantirebbe la creazione di una succursale dell'oscuro impero sulla superficie, opera che darebbe vita ad un incontrastabile potere da parte del signore delle maschere. Le uniche forze in grado di fermare la sua avanzata sono costituite dagli Elfi e dalle creature della superficie, ma saranno davvero in grado di appianare le proprie divergenze per fare fronte comune contro Shahryar e il suo esercito? L'Edhel è in pericolo, un'era di oscurità sta per iniziare il proprio ciclo.

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"Stўgis" è un insieme di quest, scene ed avvenimenti legati all'evento "dall'abisso" nelle vicende dell'Edhel e del tentativo di conquista dell'intera regione da parte di Shahryar e del suo esercito. All'interno della raccolta vengono inserite tutte le giocate ad esso inerenti. Il regolamento dell'evento è consultabile a questo [LiNk].

SVOLGIMENTO
    • L'evento è strutturato in sottoeventi riguardanti le regioni dell'Edhel. Ogni territorio - come consultabile nel bando dell'evento - mette a disposizione delle situazioni alle quali ogni giocatore potrà prendere parte. Tali situazioni evolveranno durante il corso dell'evento in relazione all'apporto fornito dai giocatori e in relazione al collegamento che ogni territorio ha con i territori circostanti.

    • Pur potendo già disporre di una sintesi delle situazioni nel bando dell'evento, periodicamente verranno descritti con più cura e dettaglio le vicende che interessano i singoli territori, con scene o istruzioni da parte dello staff di territorio con lo scopo di lasciare all'utenza la piena libertà d'azione, pur delineando con precisione le caratteristiche peculiari di ogni vicenda. Il tutto verrà postato in questo topic di Manifesto dell'evento.

    • Ogni giocatore potrà fare qualsiasi domanda allo staff del territorio nel topic in confronto; inoltre, potrà chiedere consigli allo stesso per impostare le proprie giocate.

    • Esiste la possibilità che nelle vostre giocate lo staff di territorio intervenga modificando l'ambientazione del territorio stesso, dipendentemente dalle dinamiche che si sono create nello stesso; ogni cambiamento verrà notificato in precedenza e accordato con il gestore della giocata.

    • Il ciclo fa riferimento a tre scene d'apertura: Alba, Adunanza & Catene.
 
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view post Posted on 8/3/2015, 01:22
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Il clima di tensione aveva trasformato la passerella di marmo - ciò che prima conduceva al potere dell'Inquisitrice - nel teatro di guerra perfetto. Una bomba ad orologeria pronta a scoppiare al minimo movimento di una o dell'altra fazione. Gli abomini, rinchiusi nelle loro tane scavate nel terreno, sondavano gli spostamenti di quelli che per molto tempo erano stati loro compagni; alcuni di loro ancora ricordavano il momento in cui la Torre era crollata ed insieme avevano lavorato per rendere la regione un luogo abitabile per entrambi. Lo ricordavano, eppure lo negavano a loro stessi, facendo prevalere la voglia di conquistare quei territori ai trascorsi che li avevano legati alle ombre. Queste, d'altro canto, non si erano mai fidate dell'oscurità proveniente dai cuori di quelle bestie; avevano sempre temuto una rivolta, semplicemente non sapevano quando questa si sarebbe verificata. Ebbene, il giorno era arrivato. Nascosti agli occhi della fazione nemica grazie alle proprie abilità di camuffamento e grazie all'aiuto della foresta riuscivano a rintracciare ed eliminare ogni sentinella degli abomini, impedendone il ritorno. Una guerra di intenti, più che di veri combattimenti. Nessuna dei due schieramenti - se di questo poteva parlarsi, viste le dimensioni e l'organizzazione di questi - sembrava volersi esporre in prima linea, rischiando la sconfitta dei propri compagni. I demoni di Baathos già si erano ambientati tra le fila degli abomini, riuscendo a scorgere nel loro aiuto una forma di opportunismo della quale, però, non erano affatto preoccupati. Se è vero che gli abomini potevano dirsi più intelligenti, i demoni erano sicuramente in netta maggioranza numerica: una volta concluso lo sterminio delle Ombre, avrebbero demolito anche le speranze dei propri alleati di conquistare il territorio. Shahryar, in fondo, era stato chiaro: nessun compromesso. Era lui a dettare regola; ogni demone lo aveva capito, ormai. E se grazie al suo potere avrebbero conquistato anche Theras, allora erano ben disposti a pagare il prezzo dell'obbedienza nei suoi confronti.

« Cosa stiamo aspettando? Dovremmo attaccare per primi, cogliere questi attimi di calma per distruggere le loro avanguardie. » il tono esagitato mise in allarme l'intero squadrone di Ombre. « Dobbiamo intervenire, subito. »
Ma la carica dell'Ombra fu fermata da una sua compagna, ben più saggia e in grado di controllarsi.
« No.
Dobbiamo sfruttare l'unico vantaggio di cui disponiamo:
la foresta.

Ognuno prenda posizioni. Attaccheranno nella notte, sfruttando le potenzialità dei loro nuovi alleati.
Dobbiamo difenderci ad ogni costo, fratelli. Questa è la nostra regione, la nostra casa.
Non li lasceremo vincere.
»

E dall'altra parte del campo di combattimento, le stesse identiche parole.
Un semplice gesto avrebbe potuto facilmente scatenare una furiosa guerra tra abomini del vecchio dominio e le ombre di Velta.
Il conflitto era aperto.


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Stўgis ~ Matkara
un conflitto sempiterno



La regione del Matkara è un lungo corridoio boschivo che i demoni devono percorrere obbligatoriamente per continuare nel loro tentativo di conquista. Dopo la scomparsa di Velta, gli abitanti del luogo hanno iniziato delle piccole guerre intestine per la supremazia e il controllo del territorio, senza però concludere mai nella vittoria di una o dell'altra fazione. Da una parte, infatti, gli abomini generati dalla dissolvenza del gorgo e dagli incubi dell'Inquisitrice sostengono di poter reclamare l'enorme regione come propria, in quanto creature discendenti dalla dominatrice che ha controllato l'intero Edhel per molto tempo. Dall'altra parte, invece, le ombre che abitano il Matkara possono finalmente dichiarare una sorta di indipendenza, una condizione di libertà che potrebbe finalmente privarli di qualsiasi costrizione da parte dell'antico potere che li aveva sottomessi. Il passaggio dei demoni rappresenta dunque una situazione di crisi che spingerà entrambe le fazioni a contendersi il territorio. Gli abomini prendono parte alla conquista dei demoni, creature che ritengono ben meno intelligenti di loro e che pensano potranno controllare una volta concluso il conflitto della regione. Le ombre, invece, cercano di contrastare al meglio il tentativo di conquista da parte dei demoni - ora accompagnati agli abomini dell'Inquisitrice - e al loro fianco vi è la foresta; con la contaminazione velenosa dell'Inquisitrice, infatti, la foresta ha preso vita propria. Dotata di un grande intelletto, capisce fin troppo bene che l'unico modo per continuare ad esistere è cacciare gli invasori e coloro che da tempo provano a ottenere il completo dominio sulle foreste del Matkara.
Il conflitto è aperto.
 
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The Grim
view post Posted on 14/3/2015, 13:42





Lo sguardo del generale Khurradādhbih ibn Farrokhzād Malunfhan - o semplicemente Khzad - stava fisso sulla collinetta, animato da un gelido rancore.
Aveva dato al plotone il comando di rompere le righe e un'intera serata senza restrizioni comportamentali, soddisfatto com'era dalla razzia; era già la quinta colonna di nomadi che assalivano senza incontrare difficoltà. Con lui era rimasto solo un branco di Cimici, appoggiato sulla sua schiena a massaggiarla e ripulirla, a malapena degni di quel compito.
Gli altri invece non se l'erano fatto ripetere due volte, abbandonando in un istante ogni parvenza di disciplina, e fiondandosi all'istante su qualsiasi cosa potessero trovare: provviste di cui ingozzarsi, liquori da ingollarsi, prede con cui sollazzarsi, e altre con cui divertirsi; la tortura era l'attività più praticata. Non che qualcuno degli elfi avesse informazioni, e a dire il vero nessuno della truppa ne cercava, semplicemente trovavano la cosa divertente e perciò si abbandonavano all'impeto creativo. C'era a chi venivano legate candele accese ai piedi, chi invece veniva rinchiuso in una botte e poi presa a calci o fatta rotolare giù da qualche altezza, chi veniva tagliato letteralmente a pezzi partendo da un alluce o un mignolo e poi così, oncia dopo oncia fino a ridurre la vittima ad un cumulo di pezzi irriconoscibili.

Khzad non amava quel genere di bagordi,
orgie di carne e barbarie in cui perdere sé stesso.
Che la truppaglia si ci abbandonasse, aveva fatto con perizia il suo mestiere ed ora si godeva il meritato riposo.
Lui però era lì per uno scopo, e soltanto per quello aveva assecondato il cosiddetto re, le sue mire e il suo imperio.
Finalmente nella terra dei suoi avi, non si sarebbe lasciato distrarre finché essa non sarebbe stata sotto il suo dominio,
purgata da tutte le bruttezze che i millenni le avevano arrecato.
Un tempo quella regione era stata un dominio piatto, dove solo qualche pianta osava tendere al cielo,
nemmeno una collinetta, un masso, o la benché minima altura osava distinguersi del suolo.
Una landa di dove solo la genia dei Malunfhan si levava al di sopra di tutti.
Lui ricordava, o meglio rivedeva quelle distese brulle e piane,
poteva evocare nella sua mente il benché minimo ricordo poiché aveva divorato i resti di suo padre,
come lui aveva fatto con il proprio, fino al primo della loro stirpe,
precursori di elefanti e rinoceronti, patroni di ogni grande mammifero.
Il demone batté le poderose zampe a terra e poi si scagliò contro la montagnola,
i Kisalah fuggirono a rotta di collo, chi poteva svolazzando, gli altri tuffandosi a rotta di collo,
la sua mole impattò contro tonnellate di terra, roccia e quant'altro e queste si dispersero nell'aria piovendo tutt'attorno,
poi il pachiderma colpì nuovamente ritmicamente il suolo con ognuna delle sue sei gambe aprendo una voragine, presto riempita dai resti della sua opera.
Della collina non era rimasto nulla, avrebbe fatto cancellare ogni traccia e presto avrebbe fatto lo stesso con ogni poggio, ogni montagna, ogni rialzo e altura di quella regione.
Nessuno avrebbe alzato la testa contro Khurradādhbih ibn Farrokhzād dei Malunfhan,
nemmeno la terra stessa.

Due Hiravash si avvicinarono cautamente, per riferire le ultime nuove prima di darsi anche loro ai festeggiamenti. Le due mantidi erano grossi quadrupedi, a metà fra lupo senza pelo ed equini carnivori, sui quali stavano avvinghiati due umanoidi seminudi, legati al corpo dei demoni con viticci e budelli, vestiti solo di tatuaggi intricati e marchi colorati. Gli esploratori si prostrarono davanti al pachiderma, poi con tono incerto, presero la parola.
" Mushir
abbiamo inseguiti i fuggiaschi e portato a termine la missione di sterminio,
ma...
"
" Ma? "
" Crediamo che una bipede sia riuscita a fuggire,
abbiamo trovato il cadavere di Rahamal in un fosso.
"
" Avete fatto bene, era un incapace o forse un debole. Ottima la trovata di lasciare un superstite, la notizia del nostro arrivo ci precederà gettando i nemici nel terrore, stroncandone il morale, aumentando le diserzioni. Complimenti per la pensata, ora andate pure a riposare. "
Gli Hiravash avevano temuto una punizione, e forse ora erano in lizza per una promozione; scapparono prima che il generale cambiasse idea. Le cimici invece risalirono sul groppone del pachiderma, e iniziarono a pulirlo dai resti della collina che gli erano piovuti addosso. Mentre i loro artigli raschiavano via lo sporco, Khzad si lasciò andare ad un sorriso soddisfatto, forse il primo della sua vita: un futuro roseo di riconquista l'attendeva, e poi magari sarebbe diventato il nuovo sovrano dei demoni. Per quello c'era ancora tempo.


Per maggiori approfondimenti, qui.

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Stўgis ~ Talamlith
e la terra tremò


Il Talamlith non è una regione, ma tutto l'insieme delle terre disabitate che costituiscono il cuore dell'Edhel, un insieme di terra senza padroni e senza un denominatore comune. Qui l'esercito di Shahryar è arrivato in massa, una moltitudine di truppe inimmaginabile, eppure nessun numero riesce a soddisfare l'estensione di questa parte del nord. I demoni riescono a razziare con facilità qualsiasi villaggio o colonna di Rahm ad Aid che trovano, ma questo avviene con difficoltà perché i nativi conoscono ogni anfratto, ogni boscaglia, ogni centimetro di questa vastità; e sanno come sfruttarla a loro vantaggio. Non è una guerra quella che incendia le valli, ma un gioco del gatto e del topo, di guardie e ladri, dove le prime sono invincibili ma i secondi invisibili; tuttalpiù si può parlare di guerriglia. Perché se l'enorme esercito è imbattibile, alle sue piccole pattuglie si può resistere, si possono tendere agguati, ottenere piccole vittorie. Mentre i tanti profughi fuggono e cercano antichi ripari dove aspettare il passaggio della tempesta, pochi tentano una snervante guerra fatta di sabotaggi, di agguati, e di trappole; sperando che di fronte all'impossibilità di una vittoria il gigante poggi il suo sguardo su terre più ricche e fertili.



CITAZIONE
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Khurradādhbih ibn Farrokhzād dei Malunfhan - Fra gli Uno più potenti della Corte dell'Insania per quanto riguarda a forza fisica, certamente fra i demoni più pericolosi del nord del mondo. Questo enorme pachiderma è alto più di sei metri, la sua pelle grigiastra è più dura della pietra e guarnita di una spessa corazza dorata, e ha sei zampe ognuna tanto larga da poter calpestare un uomo in armatura completa. Si sussurra che abbia il potere di dominare la terra, ed essa si apra al suo comando, o si sollevi a difenderlo in caso di pericolo, e che gli confidi i movimenti di tutti coloro gli stiano attorno. Non è il più abile degli strateghi di Theras, preferendo la soluzione più brutale a quella più astuta, e le prove muscolari anche a costo di ingenti sacrifici di vite dei nemici quanto delle proprie truppe. Questo porta a sottovalutare la sua intelligenza vista, necessaria a chi vuole sopravvivere alle tribolazioni e alle macchinazioni della Corte, e che gli han permesso di raggiungere i massimi gradi dell'esercito di Shahryar e di comandare quello che forse è il più vasto contingente d'invasione fra i tanti dispiegati nell'Edhel. Durante la prima Era la sua famiglia aveva modellato quelle terre che in seguito sarebbero diventate parte del Talamlith, ne aveva fatto immense pianure dove scorrazzare, ed ora il pachiderma non solo aspira a riconquistarli, ma anche a riportarli al loro stadio originale; e forse un giorno ad usurpare il dominio del Signore dei labirinti. Di natura testarda Khzad è quello che può essere considerato un conservatore fra le schiere dei demoni, un nostalgico estimatore dei tempi che furono, un orgoglioso aristocratico che mal sopporta chi è inferiore al suo grado, e a suo modo un amante della libertà; ma la sua personalissima libertà, di quella degli altri non gl'importa un fico secco.

Il suo motto è " Solo ai più forti è concesso tutto ".



Edited by The Grim - 14/3/2015, 14:07
 
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view post Posted on 14/3/2015, 13:43
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Eternal Light
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Il terreno era grigio, così come il cielo.
Presto la cenere avrebbe dato luogo a nuova vita, nuove piante sarebbero spuntate grazie alla fertilità da essa donata.
Tuttavia in quel momento diffondeva nell’aria solo un acre odore di bruciato. Una landa un tempo viva era ora abbandonata a se stessa; uno dei boschi più importanti dell’intero Erynbaran era ora deserto, un deserto nero e vuoto come quelli a Nord, dove faceva troppo freddo perché potessero crescere piante o viverci creature.
Ascoltando il rumore del vento si potevano sentire ancora le urla degli elfi che bruciavano, le grida delle donne che si disperavano mischiate agli stridii dei demoni famelici.
Ma ora non c’era più nulla.
Soltanto la cenere e il ricordo di quel che era stato.

Lo Shaogal Crann era morto.

Il suo scheletro enorme e nero, altissimo nel cielo plumbeo, privato delle foglie così come della vita, si ergeva intatto al centro come l’ombra di un gigante su uno sfondo cinereo, abbandonato a se stesso come un enorme palazzo d'ossidiana, una lapide per tutte le vite perse in quella battaglia: la prima tra tante, l’annuncio che dopo tanto tempo la guerra era iniziata.
I demoni si stavano spingendo più a sud, ma quella sorte non sarebbe toccata a nessun altro Albero Padre.
No...
Accortisi della propria debolezza, gli Arshaid avevano iniziato a organizzarsi, i cantori avevano richiamato le piogge per scongiurare il pericolo del fuoco, tutti avevano imbracciato gli archi e le lance per combattere l'orda del sottosuolo.
Tuttavia nemmeno l’acqua avrebbe potuto spegnere il pianto dei defunti che rintoccava lassù, più a nord, dove il Dio Morto trionfava lugubre sulla vita ormai scomparsa.

Quell’ecatombe non doveva ripetersi, quello sterminio non poteva accadere di nuovo, e da nessun’altra parte. Oppure la razza degli elfi più puri avrebbe avuto fine, risucchiata dall’invasione voluta da Shahryar, e i loro stessi Dei sarebbero periti insieme a essi.
Gli Arshaid non si sarebbero arresi, a costo di chiedere aiuto alle razze inferiori che camminavano sulla terra, a costo di umiliarsi unendo le proprie forze a loro. Se fosse stato necessario per evitare la profanazione del loro terreno sacro, si sarebbero erti a difensori di tutte le creature che abitavano quei boschi.
A costo di immolare le loro vite, la foresta dell’Erynbaran non sarebbe stata violata ulteriormente.

E nessun demone avrebbe più osato posare i propri sporchi arti su un Dio che non gli apparteneva.


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Stўgis ~ Erynbaran
il Dio è morto


L’Erynbaran è una zona boschiva, d’inverno fredda e d’estate paludosa. Abitata dagli Arshaid e da gruppi di nomadi, la sua vita è costituita per lo più da flora e fauna variegate. I demoni si sono riversati nella regione da Nord, distruggendo quel che trovavano sul loro passaggio e assediando i punti più difendibili della landa: gli Shaogal Crann, o Alberi Padre, nonché divinità e casa degli elfi Arshaid. Questi erano impreparati a un’invasione di questo tipo, ma non appena il primo Albero Sacro è stato bruciato insieme alla foresta circostante, nonostante la protezione fornita dalla barriera di foglie magiche della pianta e la disperata difesa elfica, i popoli hanno accolto l’avvenimento come un monito e una minaccia troppo seria per non essere affrontata al meglio delle loro possibilità. Squadriglie elfiche di piccole dimensioni sfruttano la conoscenza del territorio per attuare azioni di guerriglia e ridurre così i piccoli gruppi di demoni che, divisi dalla vastità e irregolarità dell’Erynbaran, formano eserciti organizzati solo attorno agli Shaogal Crann. La pioggia è persistente grazie ai cantori che la richiamano per scongiurare la minaccia di incendi, ma la mole di demoni sembra troppo grande per essere vinta da combattimenti tanto localizzati e gli assedi agli Alberi Padre costituiscono una minaccia troppo pericolosa per essere ignorata. Gli elfi saranno presto costretti ad accettare l'aiuto dei nomadi e degli umani, che vivono ai piedi degli alberi e nelle radure tra di essi, i quali sono ora alla mercé dei demoni, se vorranno avere qualche possibilità di vittoria.

 
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view post Posted on 21/3/2015, 14:18
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Cardine
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«Dobbiamo andare avanti. Manca poco!» grugnì Bjorg, spronando i suoi uomini.
Loro risposero in coro con un urlo, facendosi coraggio e allungando il passo in mezzo alla tempesta di neve.
Erano un gruppo ancora nutrito, nonostante avessero combattuto per tre giorni allo scopo di rallentare l'avanzata dei demoni e permettere a donne e bambini di mettersi in salvo. La loro ritirata, quando l'assalto aveva cominciato a divenire perpetuo ed insopportabile, era sembrata disperata fin da subito. Ma Bjorg, adesso da tutti considerato un comandante, nonostante fino a poco tempo prima fosse solo un mediocre fabbro, aveva sperato di poter mettere in salvo tutti i suoi compagni d'armi.
Di trenta valorosi solo due erano morti durante l'assedio. Erano periti tra le fauci di quei piccoli e fragili esseri che come scarafaggi sciamavano nel villaggio, e che i combattenti avevano subito imparato ad odiare: il puzzo che rilasciavano una volta schiacciate o dilaniate era rivoltante. Avevano bruciato i loro corpi in un pira dentro le fortificazioni villaggio, senza le dovute cerimonie, per evitare che quelle bestie si nutrissero delle loro spoglie.
«Ma dove sono gli altri?» chiese ai suoi seguaci, arrestando il cammino.
La neve scendeva impetuosa e turbinante, impedendo la vista e smorzando i suoni. Erano come imprigionati nella furia della natura.
In quell'inferno bianco ventuno uomini si misero ad urlare a squarciagola, per cercare i loro fratelli scomparsi. Ne mancavano sette, alcuni tra i migliori.
Il fabbro, facendosi guidare dalla stessa impulsività che lo rendeva tanto temibile nella foga della battaglia, fece per tornare indietro a cercarli, maglio stretto in pugno. Ma un suo commilitone lo fermò.
«Non possiamo rischiare anche noi. Dobbiamo andare avanti» gli consigliò, con tono sottomesso. Tutti rammentavano il giuramento fatto ancor prima di cominciare quella loro battaglia: nessuno avrebbe dovuto mettere a repentaglio la sua vita, nel caso in cui un compagno fosse caduto nelle mani del nemico. E nessuno avrebbe avuto il coraggio di infrangere quel giuramento, siglato con il sangue.
Il fabbro protestò per qualche minuto, ma i suoi uomini gli fecero cambiare idea.
«La tempesta impietosa ci ha divisi. Ma con loro ci sono Estephan e Russ. Ci raggiungeranno» urlò, rimettendosi in marcia.

I corpi di sette Anahmid ora giacciono fatti a pezzi sotto una coltre di neve ghiacciata; le loro anime inquiete vagano invece per le vallate circostanti, in cerca del calore a loro privato dall'orda demoniaca.


E dalla Muraglia Silente fino alle Zanne gemelle, non c'è monte dell'Erydlyss risparmiato dall'invasione, concentratasi in prossimità dei passi per riversarsi nell'ignaro Dortan. Centinaia di comunità di Anahmid sono state costrette ad emigrare verso i picchi, laddove fortezze antiche come la Prima Era dominano le montagne. Vere e proprie processioni di esuli, che hanno dovuto affrontare le intemperie e il costante pericolo di un assalto, si sono riunite in nuove comunità, fortificandosi nei luoghi più sicuri. Ma anche la Corte avanza, e questa guerra non può procedere per sempre.

La montagna non risparmia nessuno. Né vittima, né carnefice.


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Stўgis ~ Erydlyss
Esilio e gelo.


La catena montuosa dell'Erydlyss, assieme a Lithien, è il territorio più a sud e quindi quello che viene colpito per ultimo dall'avanzata della Corte, ma non per questo ne risente di meno. Al contrario: sono numerose le bande di demoni che cercano di valicare i monti per giungere nel Dortan - impresa tutt'altro che facile. Si tratta sia di sconclusionate orde di Kisalah, troppo deboli anche solo per resistere al gelo, sia di bande organizzate o gruppi capitanati da figure di spicco, sia di demoni potenti come gli Uno e i Molti che intendono muoversi verso sud. Gli Anahmid o Uomini di Pietra, assieme a tutte le altre popolazioni e comunità che abitando l'Erydlyss, sono pertanto costrette ad abbandonare i villaggi, altrimenti preda di continue razzie, e a trasferirsi proprio come esuli in quelle che sono le fortezze più antiche, poste in prossimità dei passi, e lì organizzarsi per resistere e respingere l'avanzata. La situazione è critica sin da subito, ma i Demoni hanno serie difficoltà ad oltrepassare questo imponente ostacolo naturale. A farne le spese sono proprio gli esuli.
Gli spunti narrativi sono moltissimi. Ci sono presupposti per autoconclusivi di viaggiatori che vengono da Dortan e si imbattono inaspettatamente nell'avanzata, o per personaggi che vogliono fuggire dall'Edhel e devono vedersela con i nuovi pericoli delle montagne. Ma c'è spazio anche per scene e, perché no, per quest. Vi rimando al post di ambientazione per ulteriori informazioni. Il topic in confronto è sempre aperto a eventuali delucidazioni.

 
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view post Posted on 29/3/2015, 11:22
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And...bla..Bla..BLA
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Risaliva rapido, feroce, mordace, il suono della tempesta. Pareva mille e uno tuoni a rantolare l'uno dietro l'altro, piedi di piombo ad avvicendarsi a ritmo forsennato, innaturale ruzzolio sordo. La terra tremava, ed al contempo pareva paralizzata nell'Ombra, alcova senza fine nei tortuosi cunicoli di Baathos. Parve per un attimo terremoto. E poi frana. E poi ancora smottamento. Parve infine suono di mille e più piedi a precipitare l'uno di seguito all'altro, vicinissimi, pestati e pressati l'ultimo sul primo come unico essere in costante, instancabile movimento. Un'orda si stava spostando. Eppure massa invisibile ed intangibile, giacché occhi nell'ombra schiusi della luce non hanno bisogno per potersi orientare. Così, invisibili, i mille e più avanzavano indisturbati, sul loro cammino nulla se non il precipitoso precedere del suono e del terrore.
Poi, inaspettatamente, un suono. Un fischio lo si sarebbe detto. Più facile pensare però ad un segnale tacito, udibile solo ad orecchie concepite per esso. Ed ecco la massa arrestarsi bruscamente, all'unisono, unica creatura. Ed in mille e più fiati ansimanti, attendere.
"Questo è il posto"
ansimò brevemente Jared, gli occhi ametista fissi sulla piana gelida ai suoi piedi. Piccoli cristalli di ghiaccio turbinavano attorno a lui, fiocchi di neve a depositarsi sulla sua armatura color dell'autunno. Pareva giovane per il suo grado, ma come tutti gli elfi sarebbe stato arduo definire realmente la sua età in relazione alla carica che ricopriva.
"Quell'infame potrebbe aver mentito"
replicò subito il suo vice poco distante. Più anziano, aveva tracce d'oro nelle iridi smeraldo.
"Abbiamo sentito tutti la terra tremare, o sbaglio? L'abbiamo seguita per miglia, questa diavolo di "risalita" fino alla superficie"
fece un terzo, un piglio nervoso a fargli serrare a tratti la mascella. Fra i cento e più presenti dietro di loro regnava il silenzio, quasi che tutti insieme gli elfi lì radunati stessero cercando di avvertire ancora una volta il tramestio che, fremente sotto le dita dei piedi, li aveva guidati fin lì.
"La Terra sta tremando un po' ovunque, Kyer. Non abbiamo la certezza che si trovino proprio qui ora, adesso."
sibilò un altro.
Il Kyer in questione si mosse a disagio sul posto, serrando i palmi delle mani come ansioso di afferrare qualcosa in quell'attimo, in quel momento. Poi sciocchò la lingua. No, nessuna certezza. Parve ammettere. Ma la Cimice che avevano poco tempo prima catturato, chiaramente un esploratore in avanscoperta, era stata più che eloquente. Fra pianti ed isterismi melodrammatici, aveva infine confessato che
Orde di Demoni si accalcano per la Risalita ma questa volta è un Antico Signore dormiente a guidarli verso la superficie.
A memoria di elfo, l'ultimo "Signore" del Nord con problemi di sonno mai esistito aveva lunghi capelli bianchi ed una grande passione per cataclismi e apocalissi.
Tutti insieme, i giovani guerrieri si scambiarono allora occhiate perplesse.
Che fosse stato l'avvento di questo fantomatico "Signore" a causare l'improvviso risveglio dei demoni del sottosuolo? Era per lui che in quell'esatto momento si preannunciavano scontri fra fazioni vecchie e nuove, fino ad allora rimaste in momentanea -seppur mai del tutto quieta- tregua fra di loro?
L'allarme era giunto tanto improvviso quanto imprevisto: da un giorno all'altro, le aberrazioni di Baathos parevano essersi all'unisono destate in ragione di rivendicare in un sol momento posizioni di potere che da anni -se non addirittura millenni- parevano essersi mantenute stabili ed immutate. Là sotto, dissero i messaggeri di ritorno, è di nuovo guerra.
L'immediata chiamata alle armi di tutti gli elfi in età da combattimento non era parsa cosa esageratamente allarmistica, motivo per cui in un solo attimo legioni intere si erano mosse in risposta all'altrettanto istantaneo ribollire -fisico e non- della terra sotto i loro piedi.
Dal Nord si parlava già di orde intere sparpagliatesi in superficie ed ora intente a combattersi alla luce del sole.
"I Rahm as Aid si sono già schierati a Nord"
replicò dopo un attimo Kyer a disagio
"Neirusiens è già da tempo isolata. Nessuno sa cosa stia accadendo in quella fogna sebbene fonti credibili la diano già sotto attacco"
Prese un ultimo respiro, le dita sottili che sfioravano la corda dell'arco che portava cinto alla schiena
"Il Sud è affare nostro. Ed è al Sud, e più precisamente esattamente qui ai piedi dell'Erydliss, che i loro stessi passi ci hanno portato. "
Già, parvero convenire tutti i presenti, ma portato per cosa?
Per darsi battaglia? Per dare nuovo vigore all'oramai intramontabile guerra fra elfi e demoni?O forse no, forse c'era qualcosa di più grande dietro, qualcosa al di là dell'avulsa schermaglia che da millenni li divideva...
Il sospiro del vento carezzò per un attimo il volto corrucciato di Kyer, sussurrandogli all'orecchio pensieri che egli ancora non sapeva di possedere, sensazioni che solo dopo qualche istante si sarebbe accorto di stare provando.
E se si fosse trattato di un piano?
Il suo volto si corrucciò improvvisamente.
Attaccare singolarmente le stirpi elfiche così da costringerle a dividersi sul territorio ed ancora una volta lasciare le proprie forze divise mentre più a Sud...ancora più a Sud un altro potere infernale si risvegliava...
Rabbrividì nella propria armatura, il gelo delle piane di Samarbethe che si insinuava lentamente nelle sue membra tese.
Sfruttare le antiche -ed oramai tanto naturali da apparire scontate- divisioni di una razza per minarne la capacità di difesa...
"Alle armi!"
Comandò improvvisamente Kyer, il freddo che turbinava attorno a lui mentre mentre in un solo momento egli imbracciava il proprio arco per poi incoccare una freccia color perla.
"E' una trappola!"
questo il suo ultimo, valoroso, grido prima che ancora una volta, sotto lo sguardo atterrito dei presenti, la terra ebbe un sobbalzo, vibrò appena per poi, in un sordo boato, esplodere letteralmente sotto i loro piedi.


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Stўgis ~ Samarbethe
echi di tempesta


Alla vigilia della nascita della Corte dell'Abisso, un gran fermento sconvolge le gallerie di Samarbethe. Il mondo dei demoni si è infatti spaccato fra coloro che desiderano fare parte di questo nuovo ed inquietante mondo di intrighi e lotte di potere e coloro che viceversa intendono in ogni modo metterlo a tacere. I Primi, chiamati Seguaci, si affrettano a conquistarsi le posizioni di rilievo all'interno della Corte ed in particolare fra i memorabili "Molti", possessori di inestimabili artefatti. I secondi, denominati Insorti, si preparano all'assalto della neonata Corte dell'Abisso, già fulcro di un brulicante risvegliarsi di forze oscure. Lo scontro è immanente. Molti sono coloro che, per nulla interessati a schierarsi ma viceversa desiderosi di non cadere vittima degli scontri si affrettano a raggiungere la superficie dove ad attenderli vi sono già truppe elfiche schierate: è infatti cosa nota che gli elfi, mai inclini ad allearsi, siano tuttavia più che disposti ad unire le proprie forze per contrastare l'invasione demoniaca nei territori dell'Edhel. Nel sottosuolo, la situazione comincia rapidamente a precipitare: agli episodi sempre più frequenti di guerriglia si alternano vere e proprie razzie da parte di vincitori e vinti in ragione di accaparrarsi le immense - e mai diversamente avvicinabili - ricchezze che i demoni più potenti continuano ad accumulare nelle proprie "Corti". Molti parlano già di un vero e proprio saccheggio senza precedenti del sottosuolo dell'Edhel e guardano con interesse a dove, al termine di questo evento memorabile, tutti questi tesori verranno stipati. Negli abissi della Corte, il nuovo signore di Samarbethe, Shahryar, attende con trepidazione il momento più propizio per scatenare la sua nuova ed alquanto temibile forza memore di come, dopo aver fronteggiato la prima ondata, gli elfi non saranno in grado di arginarne una seconda ed una terza ancora.

 
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view post Posted on 29/3/2015, 14:16
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M3tIUIK

Neirusiens - 9 mesi all'Invasione


Tese, le dita si protrassero appena in avanti, un vago tremolio a spingerle un poco oltre la linea sottile della certezza, della tranquillità e di tutto ciò che era e sarebbe stato noto.
Una mossa cauta, eppure incredibilmente coraggiosa nella propria fragile avventatezza.
"Se fossi in te"
esalò una voce roca e velenosa
"Non lo farei"
Edwin sorrise piano, un sorriso sghembo a trapelare appena da sotto quei suoi baffi ora ingrigiti e pesanti. Poi, lentamente, ritirò la mano.
"Inizio a credere che qui sotto, alla fin fine, non ti dispiaccia poi così tanto stare"
esalò con un mezzo sogghigno.
Una vibrazione, come di risata
"Sempre meglio che passare del tempo con te, Edwin" fu poi la secca risposta "Al confronto, perfino la compagnia di questi mostri risulta gradevole".
Senza scomporsi, il vecchio fece come un passo indietro dalla figura immobile alla quale, cauto, si era fino a quel momento avvicinato. Nulla più che un uomo seduto su di un trono in pietra. Uno, accanto ad altri undici a lui perfettamente eguali, perfettamente immoti. Eppure tutti insieme, abbastanza pericolosi da impedire perfino ad uno come Edwin di alzare la voce e così - malauguratamente- svegliarli.
Tale uomo, oramai abbastanza vecchio da avvertire i primi acciacchi dell'età e del lungo rimanere entro spazi freddi e chiusi, annullò ad ampie falcate la distanza che lo separava dal suo interlocutore e, gentilmente, allungò una mano nell'ombra.
Dal nulla emersero allora dita lunghe e pallide, sottili come steli di un fiore. Una dopo l'altra, delicatamente, queste circondarono quelle di Edwin che, passo dopo passo, le costrinse a seguirle al centro della stanza.
Alla luce, il volto di Aris pareva la maschera vitrea di ciò che era stato un tempo. Pareva sottile, la pelle a celare i tratti del cranio come un velo di stoffa appena appena posato senza troppa cura o attenzione. Nei suoi occhi vibrava una profonda disarmonia, grave mescolarsi di passioni sopite e rancori addormentati.
Pareva bella, ciononostante, di una avvenenza fragile e prossima dallo spezzarsi che Edwin rimarcò con un sorriso nostalgico.
"Eppure io non mi stancherei mai di sentirti cantare, mia musa"
la vezzeggiò in un sussurro
"Non c'è giorno che passi senza che il mio cuore brami incontrarti"
Sul viso di Aris passò allora come un lampo divertito, crudele nel suo freddo tralucere nella penombra.
"Caro Edwin...." sospirò "Il tuo cuore brama la mia compagnia. Il mio, solo che il tuo la smettesse di infastidirlo."
Con una risata velata, il vecchio lasciò che il loro fragile contatto si spezzasse.
"Crudele Aris" una volta pallidi, ora i suoi occhi parevano bianchi come neve "Come avrei voluto che la natura delle Ombre fosse più cordiale. Forse in questo modo avrei potuto, un giorno, capirla e con essa..."
Capire te
"Uno scarafaggio non potrà mai capire l'uomo, così come l'uomo non potrà mai concepire l'essenza dei sogni"
Con un semplice passo ella si portò allora vicino ad un trono, le lunghe dita a sfiorare la maschera ossidiana del Danzatore lì addormentato
"Se avessi avuto l'umiltà di capirlo molto tempo fa, questi abomini non avrebbero mai visto la luce e con essi, forse anche la più terribile mostruosità di Theras"
Immediatamente qualcosa parve irrigidirsi nei tratti di Edwin. Un fugace lampo d'allarme ad attraversarli così rapidamente che Aris dubitò di averlo veramente notato.
Sorrise comunque, un divertimento senza gioia proprio di chi abbia sostituito la felicità con il sadismo.
Ma l'aveva notato. E dio solo sapeva quanto la riempiva di piacere vedere quel misero omuncolo da quattro soldi spaventato da qualcosa.
La chiamava Musa. Lei. Come se egli potesse anche solo osare guardarla ed esprimere una qualche opinione a riguardo. Come se confinarla nella sua squallida prigione lo rendesse in qualche modo padrone della sua vita, della sua esistenza.
"Non temere, Edwin"
gli sorrise dopo un attimo, effimera semplicità di sguardo nell'allontanarsi nuovamente dal Danzatore assopito
"Ciò che ho in mente per sdebitarmi con te supera di gran lunga le tue ridicole paure"
Edwin non ricambiò il sorriso.
"L'attacco è oramai immanente" sillabò viceversa incolore "Ti pregherei di rimanere qui a vegliare sui Danzatori. Non credo sarebbe cosa buona che si svegliassero nel bel mezzo del combattimento"
Aris sbattè una volta le palpebre color perla, gli occhi a fissarsi sulla figura di Edwin
"Leanne?"
sibilò monocorde
"Come sempre, tutto dipende da te"
fu la gelida risposta.
Il vecchio si voltò e, non per l'ultima volta, lasciò Aris sola in quel sotterraneo senza luce e senza colore, pieno solo dei respiri trattenuti dei Danzatori d'Ombra assopiti.
La sua voce fu poco che un'eco nella mente della donna.
"Se farai la brava - come sempre- non le succederà nulla."



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Neirusiens - 2 giorni all'Invasione

Sul volto di Ohrin albergava un'espressione seria e corrucciata, i duri tratti elfici stravolti da una preoccupazione ben più che apparente. Stava immobile sul ciglio delle mura che circondavano inattaccabili Neirusiens, stolido e imperturbabile come mirabile statua riccamente intagliata, bella e inquietante al contempo.
Sospirò piano, le lunghe dita che si stringevano lentamente attorno all'elsa della spada al suo fianco.
"Stanno arrivando.
Un giorno, forse due, e saranno alle mura"

il suo tono tradiva una nota di nervosismo che il suo vice non tardò a soprassedere
"Gli uomini saranno pronti a breve, signore. Ancora un giorno e potremo combatterli come meritano"
Ohrin annuì una volta, più meccanicamente che per reale intenzione per poi corrugare appena la fronte. Il suo sguardo aveva colto alcune agitazioni in prossimità della porta Nord di Neirusiens, una delle quattro che collegavano la città al mondo esterno e alle gallerie che la circondavano. Lì permaneva un manipolo di individui riccamente vestiti, mercanti probabilmente, che a gran voce si accalcavano contro un gruppo di elfi fermi dinnanzi alle ante.
"Avevo dato ordine di chiudere le porte e allontanare chiunque tentasse con la forza di entrare o uscire dalla città"
l'altro elfo annuì una voce
"Così è stato fatto, signore. Pare però che la mossa non abbia riscosso successo molto fra stranieri e mercanti. Molti giunti fin qui sono stati costretti a tornare indietro e viceversa, a quelli che avrebbero preferito fuggire dall'assedio è stato impedito di andarsene." esitò "Una mossa non proprio popolare, purtroppo"
La vaga risata di Ohrin vibrò morbida fra di loro
"Uomini"
fu l'acido commento
"Preferiscono morire piuttosto che tollerare anche solo l'idea di una imposizione, un ordine. Una razza che desidera la libertà quando invece dovrebbe agognare all'intelligenza"
Sospirò
"Le porte non si apriranno per nessun motivo, qualunque siano i loro desideri. Non è per un paio di imbelli malmostosi che rischierò l'incolumità di Neirusiens"
Al suo fianco, l'altro elfo annuì piano, lentamente
"Ci sono state anche rimostranze sull'aver reclutato i bambini..."
abbozzò a bassa voce. L'altro lo zittì con una semplice occhiata
"Se muri e pietre avessero facoltà di muoversi e combattere avrei reclutato anche loro, Sharyin. Ma poiché ciò non è possibile, è su fanciulli e fanciulle che la mia scelta è dovuta ricadere."
Ancora una volta, l'altro parve annuire con mesta rassegnazione, né favorevole né contrario a ciò che il suo superiore aveva appena detto. Poi, pensieroso, lasciò che il proprio sguardo si spingesse ben oltre il profilo visibile dell'alcova dove dimorava la città. Più avanti, dritto nel ventre scuro della Montagna.
"Neirusiens non è pronta per un altro assalto, Signore" ammise infine "L'ultimo attacco è stato ben oltre le sue capacità di ripresa ed ora..."
"Ora non vi è altro che possiamo fare"
lo interruppe gelido l'altro.
"Questa è l'unica alternativa che abbiamo alla resa, non ve ne è una migliore se non fuggire e lasciare che ancora una volta Neirusiens cada preda di mostri ed aberrazioni"
Ancora una volta, una città sepolta nell'oscurità, dimenticata da tutti, ad un passo dall'addormentarsi per sempre nelle profondità della terra.
La città dormiente.
La nera città.
"Farò ciò che va fatto. E se questo dovesse significare utilizzare anche i Danzatori..." esitò "Ebbene sarà esattamente ciò che farò in nome di Neirusiens e di coloro che ivi dimorano"


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Stўgis ~ Neirusiens
urlo di guerra


Ancora una volta, Neirusiens si prepara a fronteggiare un assedio: da giorni le pattuglie e vedette situate ai margini della città hanno intravisto demoni e aberrazioni aggirarsi con fare sempre più concitato attorno alle fortificazioni della città ed oramai ovunque si teme che l'attacco sia immanente. Ogni cittadino in grado di combattere è stato chiamato alle armi; ogni donna in grado di rammendare, cucinare e medicare è stata reclutata ad assistenza delle truppe; ogni artigiano è stato assoldato per la costruzione di armi e armature. Pronta a tutto pur di resistere all'ennesimo attacco esterno, la Cerchia ha già dato ordine di sbarrare qualunque via d'accesso alla città bloccando così qualunque tipo di circolazione in entrata ed in uscita a tempo da definirsi. Già le proteste infiammano fra coloro che trovandosi solo per caso o momentaneamente in città vorrebbero, pur non avendone la possibilità, andarsene. Ciononostante, le forze armate sembrano irremovibili, impedendo anche con la forza tanto di entrare quanto di uscire dalle porte. Pericolosi ed instabili, i Danzatori sono stati immediatamente rinchiusi nei sotterranei della città, protetti da qualunque influsso esterno che potrebbe in qualche modo costringerli a scatenare tutta la loro potenza. Ben lungi dall'essere terminati i preparativi per l'assedio, dalle gallerie antistanti giunge presto la terribile notizia: orde di demoni si stanno accalcando attorno a Neirusiens pronti per raderla al suolo.

 
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6 replies since 8/3/2015, 01:21   473 views
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