| The Grim |
| | Lo sguardo del generale Khurradādhbih ibn Farrokhzād Malunfhan - o semplicemente Khzad - stava fisso sulla collinetta, animato da un gelido rancore. Aveva dato al plotone il comando di rompere le righe e un'intera serata senza restrizioni comportamentali, soddisfatto com'era dalla razzia; era già la quinta colonna di nomadi che assalivano senza incontrare difficoltà. Con lui era rimasto solo un branco di Cimici, appoggiato sulla sua schiena a massaggiarla e ripulirla, a malapena degni di quel compito. Gli altri invece non se l'erano fatto ripetere due volte, abbandonando in un istante ogni parvenza di disciplina, e fiondandosi all'istante su qualsiasi cosa potessero trovare: provviste di cui ingozzarsi, liquori da ingollarsi, prede con cui sollazzarsi, e altre con cui divertirsi; la tortura era l'attività più praticata. Non che qualcuno degli elfi avesse informazioni, e a dire il vero nessuno della truppa ne cercava, semplicemente trovavano la cosa divertente e perciò si abbandonavano all'impeto creativo. C'era a chi venivano legate candele accese ai piedi, chi invece veniva rinchiuso in una botte e poi presa a calci o fatta rotolare giù da qualche altezza, chi veniva tagliato letteralmente a pezzi partendo da un alluce o un mignolo e poi così, oncia dopo oncia fino a ridurre la vittima ad un cumulo di pezzi irriconoscibili.
Khzad non amava quel genere di bagordi, orgie di carne e barbarie in cui perdere sé stesso. Che la truppaglia si ci abbandonasse, aveva fatto con perizia il suo mestiere ed ora si godeva il meritato riposo. Lui però era lì per uno scopo, e soltanto per quello aveva assecondato il cosiddetto re, le sue mire e il suo imperio. Finalmente nella terra dei suoi avi, non si sarebbe lasciato distrarre finché essa non sarebbe stata sotto il suo dominio, purgata da tutte le bruttezze che i millenni le avevano arrecato. Un tempo quella regione era stata un dominio piatto, dove solo qualche pianta osava tendere al cielo, nemmeno una collinetta, un masso, o la benché minima altura osava distinguersi del suolo. Una landa di dove solo la genia dei Malunfhan si levava al di sopra di tutti. Lui ricordava, o meglio rivedeva quelle distese brulle e piane, poteva evocare nella sua mente il benché minimo ricordo poiché aveva divorato i resti di suo padre, come lui aveva fatto con il proprio, fino al primo della loro stirpe, precursori di elefanti e rinoceronti, patroni di ogni grande mammifero. Il demone batté le poderose zampe a terra e poi si scagliò contro la montagnola, i Kisalah fuggirono a rotta di collo, chi poteva svolazzando, gli altri tuffandosi a rotta di collo, la sua mole impattò contro tonnellate di terra, roccia e quant'altro e queste si dispersero nell'aria piovendo tutt'attorno, poi il pachiderma colpì nuovamente ritmicamente il suolo con ognuna delle sue sei gambe aprendo una voragine, presto riempita dai resti della sua opera. Della collina non era rimasto nulla, avrebbe fatto cancellare ogni traccia e presto avrebbe fatto lo stesso con ogni poggio, ogni montagna, ogni rialzo e altura di quella regione. Nessuno avrebbe alzato la testa contro Khurradādhbih ibn Farrokhzād dei Malunfhan, nemmeno la terra stessa.
Due Hiravash si avvicinarono cautamente, per riferire le ultime nuove prima di darsi anche loro ai festeggiamenti. Le due mantidi erano grossi quadrupedi, a metà fra lupo senza pelo ed equini carnivori, sui quali stavano avvinghiati due umanoidi seminudi, legati al corpo dei demoni con viticci e budelli, vestiti solo di tatuaggi intricati e marchi colorati. Gli esploratori si prostrarono davanti al pachiderma, poi con tono incerto, presero la parola. " Mushir abbiamo inseguiti i fuggiaschi e portato a termine la missione di sterminio, ma... " " Ma? " " Crediamo che una bipede sia riuscita a fuggire, abbiamo trovato il cadavere di Rahamal in un fosso. " " Avete fatto bene, era un incapace o forse un debole. Ottima la trovata di lasciare un superstite, la notizia del nostro arrivo ci precederà gettando i nemici nel terrore, stroncandone il morale, aumentando le diserzioni. Complimenti per la pensata, ora andate pure a riposare. " Gli Hiravash avevano temuto una punizione, e forse ora erano in lizza per una promozione; scapparono prima che il generale cambiasse idea. Le cimici invece risalirono sul groppone del pachiderma, e iniziarono a pulirlo dai resti della collina che gli erano piovuti addosso. Mentre i loro artigli raschiavano via lo sporco, Khzad si lasciò andare ad un sorriso soddisfatto, forse il primo della sua vita: un futuro roseo di riconquista l'attendeva, e poi magari sarebbe diventato il nuovo sovrano dei demoni. Per quello c'era ancora tempo.
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Stўgis ~ Talamlith e la terra tremò
Il Talamlith non è una regione, ma tutto l'insieme delle terre disabitate che costituiscono il cuore dell'Edhel, un insieme di terra senza padroni e senza un denominatore comune. Qui l'esercito di Shahryar è arrivato in massa, una moltitudine di truppe inimmaginabile, eppure nessun numero riesce a soddisfare l'estensione di questa parte del nord. I demoni riescono a razziare con facilità qualsiasi villaggio o colonna di Rahm ad Aid che trovano, ma questo avviene con difficoltà perché i nativi conoscono ogni anfratto, ogni boscaglia, ogni centimetro di questa vastità; e sanno come sfruttarla a loro vantaggio. Non è una guerra quella che incendia le valli, ma un gioco del gatto e del topo, di guardie e ladri, dove le prime sono invincibili ma i secondi invisibili; tuttalpiù si può parlare di guerriglia. Perché se l'enorme esercito è imbattibile, alle sue piccole pattuglie si può resistere, si possono tendere agguati, ottenere piccole vittorie. Mentre i tanti profughi fuggono e cercano antichi ripari dove aspettare il passaggio della tempesta, pochi tentano una snervante guerra fatta di sabotaggi, di agguati, e di trappole; sperando che di fronte all'impossibilità di una vittoria il gigante poggi il suo sguardo su terre più ricche e fertili.
CITAZIONE Khurradādhbih ibn Farrokhzād dei Malunfhan - Fra gli Uno più potenti della Corte dell'Insania per quanto riguarda a forza fisica, certamente fra i demoni più pericolosi del nord del mondo. Questo enorme pachiderma è alto più di sei metri, la sua pelle grigiastra è più dura della pietra e guarnita di una spessa corazza dorata, e ha sei zampe ognuna tanto larga da poter calpestare un uomo in armatura completa. Si sussurra che abbia il potere di dominare la terra, ed essa si apra al suo comando, o si sollevi a difenderlo in caso di pericolo, e che gli confidi i movimenti di tutti coloro gli stiano attorno. Non è il più abile degli strateghi di Theras, preferendo la soluzione più brutale a quella più astuta, e le prove muscolari anche a costo di ingenti sacrifici di vite dei nemici quanto delle proprie truppe. Questo porta a sottovalutare la sua intelligenza vista, necessaria a chi vuole sopravvivere alle tribolazioni e alle macchinazioni della Corte, e che gli han permesso di raggiungere i massimi gradi dell'esercito di Shahryar e di comandare quello che forse è il più vasto contingente d'invasione fra i tanti dispiegati nell'Edhel. Durante la prima Era la sua famiglia aveva modellato quelle terre che in seguito sarebbero diventate parte del Talamlith, ne aveva fatto immense pianure dove scorrazzare, ed ora il pachiderma non solo aspira a riconquistarli, ma anche a riportarli al loro stadio originale; e forse un giorno ad usurpare il dominio del Signore dei labirinti. Di natura testarda Khzad è quello che può essere considerato un conservatore fra le schiere dei demoni, un nostalgico estimatore dei tempi che furono, un orgoglioso aristocratico che mal sopporta chi è inferiore al suo grado, e a suo modo un amante della libertà; ma la sua personalissima libertà, di quella degli altri non gl'importa un fico secco.
Il suo motto è " Solo ai più forti è concesso tutto ". Edited by The Grim - 14/3/2015, 14:07
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