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Fil Rouge ~ Ghiaccio Sottile., Dall'Abisso - Scena Free.

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view post Posted on 5/7/2015, 01:18
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Cavalier Fata
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Fil Rouge ~ Ghiaccio Sottile.
« Cosa ti rimane,
quando tutto quello che hai
puoi stringerlo nel pugno di una mano? »

Le frecce sibilavano nell'oscurità. Si voltò, controllando se i suoi colpi, quasi alla cieca, fossero riusciti a centrare almeno uno dei numerosi inseguitori, ma questo le costò un brusco scivolone inciampando, suo malgrado, su una roccia malmessa. Lì, alla vivida luce lunare riflessa in quel che restava delle nevi invernali, Nola scivolò rovinosamente al suolo, ferendosi le mani nel tentativo di arrestare la caduta. Aveva lunghi capelli color argento, con piccole sfumature grigio scuro e grandi occhi verde smeraldo, ma di tutta la sua bellezza rimaneva ben poco dopo quella fuga disperata. Il pallore della sua carne era lordo di polvere, fango e piccoli graffi rossi, si tirò in piedi a fatica incespicando sul terreno accidentato che scendeva a valle. Era la sua corsa per la vita, non sarebbe mai riuscita a tenere testa a quei mostri, non da sola e oramai allo stremo delle forze, doveva arrivare a valle e pregare la sua buona stella di incontrare gli uomini dal cuore di pietra, o chiunque altro, abbastanza forte da salvarla.

Guardò di nuovo dietro di se, come immemore dell'errore commesso poco prima, sopraffatta dalla paura e dalla disperazione: uno sciame di piccoli demonietti ributtanti con arti deformi e corpi ricoperti di una patina oscura le stavano alle calcagna. Sembravano quasi una matassa di denti, artigli e zanne senza alcuna parvenza logica. Corse ancora più forte, scivolando con i piedi sulle rocce e sui radi ciuffi d'erba.
Sentiva la milza dolerle, i polmoni indolenziti e i muscoli bruciare roventi per quello sforzo incessante, ma non voleva darsi per vinta, voleva continuare a combattere sin quando non fosse davvero arrivato il suo momento. Portò una mano al fianco estraendo un piccolo talismano, consunto su più punti a forza di strofinarlo in cerca di una insperata fortuna, e lo strinse saldamente tra le dita iniziando a pregare sottovoce. Avrebbe potuto continuare a scagliare frecce, ma a cosa le sarebbe servito? Non riusciva a vedere null'altro che una serie di occhi carichi d'odio brillare alla luna e le rimanevano così poche frecce che l'ultima, si ripromise, l'avrebbe usata per trafiggersi il cuore quando le gambe l'avessero abbandonata.

Le pendici dell'Erydlyss iniziavano ad affievolirsi metro dopo metro, lasciando spazio alle montuose zone di confine con l'Ysfalda, e davanti a se non aveva altro che un grandissimo altopiano lacustre coperto ancora da ghiaccio. Si fermò, guardandosi attorno e ansimando a più non posso, le labbra oramai ridotte ad uno screpolato e dolente orpello. L'estate aveva reso il ghiaccio debole, un passo falso e sarebbe finita nell'acqua fredda durante la notte, ma aggirarlo avrebbe richiesto così tanto tempo e forze che, probabilmente, l'avrebbero raggiunta nel giro di un paio di minuti. Raccolse il suo coraggio a due mani, Nola l'elfa, iniziando a correre sul ghiaccio sottile.
Crepe su crepe si aprivano ad ogni suo passo, il rumore secco e frammentato delle fratture la incitava a correre sempre più velocemente, e pure col suo fisico minuto e slanciato iniziava ad essere troppo pesante per quell'infinitesimale strato di gelo. I suoi inseguitori, senza indugi, si gettarono al suo seguito devastando la fragile struttura e affondando uno dopo l'altro nelle acque oscure. Gridavano e strillavano, invocando in quella loro lingua inascoltabile l'aiuto di una improbabile madre, o padre, chiunque si fosse macchiato della colpa di rilasciarli in mezzo ai viventi, ma tutto ciò che ricevettero come ricompensa fu solamente il gorgogliare sommesso dei compagni annegati. Uno dopo l'altro, come scarafaggi abbandonati a se stessi.

Credette di avercela fatta, di essere ad un passo dalla libertà, ma uno di quei mostri in fin di vita nuotò sotto il ghiaccio sino a superarla, aprendo una breccia proprio davanti ai piedi di Nola. La lastra di staccò, di netto, innalzandosi e squilibrando l'elfa che cadde in acqua.
« Cuidich! Cuidich! »
Cerco di urlare, di chiedere anche lei aiuto, ma nessuno rispose. Tutto quello che videro i suoi occhi fu la luna alta nel cielo che scompariva mano a mano che il suo corpo scendeva negli abissi. Combatté alcuni istanti per restare a galla, ma l'equipaggiamento e i vestiti di pelliccia pregni d'acqua erano troppo pesanti e lei troppo stanca. Guardò il suo monile un'ultima volta prima che la luce sparisse del tutto nelle profondità e poi chiuse gli occhi.

Nola_zps8ftmcixt

I suoi ultimi pensieri andarono al suo villaggio natale, dove non metteva piede da quasi trent'anni, e decise di morire con quell'immagine in mente.
Non aveva più paura, né sentiva il dolore pungente dell'acqua fredda che le intorpidiva ogni muscolo, le interessava solamente non diventare uno di quei mostri, non diventare uno di loro. Sarebbe morta felicemente lì sotto, assieme a tutto quello che le rimaneva: il suo arco, i suoi libri, la sua dignità.
Si lasciò andare e, lentamente, divenne tutto buio.
Nola Til'Blodau, degli Arshaid, più non era.
O così sperava.

[ ... ]

Aprì gli occhi osservando, infastidita dalla luce, un raggio di sole che filtrava attraverso la chioma di un albero sempreverde. Era distesa su un giaciglio improvvisato, ma era comunque più comodo di quello in cui aveva dormito negli ultimi decenni. Era stata privata della sua armatura di pelliccia ed al suo posto indossava una veste di lana molto meno adeguata al suo fisico. Si guardò attorno, cercando di alzarsi a sedere, ma quando ci provò un giramento di testa la obbligò a chiudere gli occhi e inspirare profondamente. Non riusciva quasi a vedere niente. Si sentiva strana, intorpidita, e non ricordava quasi niente di ciò che le era successo. Solo una rocambolesca fuga, e poi il freddo. Null'altro.
Una voce di donna, poco distante, richiamò la sua attenzione.

Continua in Ghiaccio Sottile II

 
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