Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

The circle begins anew

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view post Posted on 6/8/2015, 16:18
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h e l l i s n o w
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ISLAND_zpsdux9fixs

[...]


I

PoV: Vaalirunah

(luogo ignoto, tempo ignoto)



Aveva ormai perso cognizione del tempo e dello spazio.
Percorreva quei dedali pregni dell'aria salmastra dell'oceano da troppe ore, sopportava il sale sulle ferite mai rimarginate da troppe ore, ma soprattutto respirava la propria paura da troppe ore. Ogni percezione si era dilatata fino a quasi lacerarsi, suoni, odori e sensazioni si incendiavano nella sua mente alla minima scintilla, come pagliuzze secche, lo stordivano e lo fiaccavano ad ogni passo peggio dei morsi della fame e della sete. Lo stomaco bruciava come se vi ci fosse un pugnale incastrato; la gola talmente secca da rendergli difficoltoso ansimare senza farsi del male. Non ricordava neanche quando fosse stato il suo ultimo pasto, l'ultimo istante di raccoglimento assieme a lei prima che...

---~---

Menzogne, nient'altro che menzogne.
Ricordava fin troppo bene. Ricordava ogni cosa che fosse stata esperita da quel cervello rinchiuso in un corpo bestiale, ogni atrocità commessa, ogni pensiero delirante, e anche tutto ciò che era venuto dopo - quando quella carne e quel sangue erano diventati suoi. Anche se non erano tutti ricordi personali - e quelli che più desiderava erano a lui celati, chiusi in un'altra scatola vivente - non gli era mai stato possibile dimenticarsene, o forse non l'aveva mai desiderato abbastanza.

E come rimembrava quei vecchi cimeli d'esperienza appartenuti a chi prima di lui era passato sul mondo vestendo scaglie lucenti, ricordava anche ciò che era avvenuto su quell'isola infame al largo dello Zar, in luoghi tanti remoti da esser stati dimenticati dai più. La spedizione alla ricerca del bottino del Kraken, Xari il pirata triplogiochista che li aveva fregati tutti, ma soprattutto l'aspro sapore della sottomissione alla sorte da altri decisa per loro.

Rimembrava ancor meglio la decisione che l'aveva colto nel profondo dell'animo, e la ribellione alla follia che credeva li avrebbe condotti alla disfatta.

Forse non avrebbe mai trovato la forza di agire così meschinamente, sottraendosi al gruppo sfruttando il fogliame della foresta e la confusione del chiacchiericcio, se non avesse avuto il polso di Lirin stretto fra gli artigli. Se fosse stata solo questione di mettere esclusivamente la propria vita in palio probabilmente sarebbe andato avanti con loro, per quanto ingannato e tradito. Avrebbe concluso il lavoro e tenuto fede alla parola data. Ma non poteva farlo. Semplicemente non poteva. La sola idea che per quella decisione assurda la sua protetta potesse perdere la vita era stata troppo da sopportare per una mente provata da un viaggio così sanguinario. Così, pur di fronte alle sue proteste, la costrinse alla separazione dagli altri, lasciò tutti indietro, si inoltrò nella foresta facendole cenno di far silenzio, di stare zitta e di fidarsi di lui una buona volta. Avevano scoperto un rifugio poco distante dalla base del demonio, una struttura che conduceva in basso verso delle cave collegate al mare. Lì avevano trovato un'imbarcazione, lì aveva costretto Lirin e se stesso a rubarne una e a prendere il largo, con viveri scarsamente sufficienti a coprire qualche giorno in mare e senza neppure una vaga idea di dove diavolo stessero andando. Una decisione folle magari, presumibilmente la ragazza lo aveva anche pensato, eppure la realtà era che si sentiva disperato. Sapeva che De Graaf li avrebbe ammazzati tutti. L'alternativa sarebbe stata migliore, "qualunque fosse", si era detto in quei frenetici istanti.

Diversi giorni più tardi arrivarono sull'isola.


---~---



L'attimo di smarrimento gli fu quasi fatale.
Un passo falso, un piede che scivolava sulla roccia bagnata, e si ritrovò a terra con due costole incrinate. Gemette piano nella penombra, non aveva abbastanza ossigeno nei polmoni per gridare in maniera più fedele il dolore lancinante che gli aveva squarciato il torace; annaspò alla cieca, mosso esclusivamente dall'istintiva reazione alla caduta. Cercò di rimettersi almeno seduto, ma fu solamente dopo svariati tentativi che riuscì a riversarsi di schiena sulla viscida parete della grotta, un'impresa che gli parve faticosa quanto sollevare un masso gigantesco. Aveva rischiato troppo per la sua foga. Che cosa sarebbe successo se avesse pestato la testa invece che un paio di vecchie ossa?

Doveva riprender controllo delle proprie emozioni.

Strizzò e riaprì gli occhi e per un attimo gli sembrò di vedere tutto rosso.
Il dolore per fortuna si ritrasse abbastanza rapidamente dalla sua mente, seppur solo di un passo, e realizzò di aver avuto una momentanea allucinazione. Si rese conto che la sua prospettiva era in verità un insieme di chiazze grigiastre fatte di speroni rocciosi, stalattiti e stalagmiti, e nel buio fetore che si dilatava indistintamente per il resto del suo campo visivo tutto ciò che riusciva a sentire era lo stillicidio incessante dell'acqua che dal soffitto naturale ricadeva sul terreno. Solo il suo respiro greve ne spezzava il ritmo insopportabile, a ricordargli che era ancora vivo; che aveva ancora delle cose da sbrigare prima di potersi prendere un sonnellino.
E che Lirin era lì, da qualche parte.

« ..L-irin. »

Il pensiero sembrò smuovere nei suoi arti una forza che non credeva più di avere. Si issò maldestramente in piedi, facendosi perno con l'asta del tridente ormai sbeccato in più punti dai continui urti inaspettati. Troppa poca luce filtrava in quelle caverne, e troppa poca gliene restava negli occhi stanchi. Eppure non era la prospettiva di dover procedere in quelle precarie condizioni, per chissà quanti altri metri in quei corridoi angusti, a preoccuparlo di più. Aveva percepito qualcosa, prima. L'odore di salsedine aveva lentamente lasciato spazio a qualcosa di più dolciastro, di non ancora pienamente definito ma che in qualche maniera gli ricordava cose maledette. Cose da cui la ragazzina a cui teneva così tanto avrebbe fatto bene a tenersi molto distante.

« ..Lirin. »

Grugnì con maggior decisione muovendo un passo, e poi un altro, e un altro ancora fino a quando il suo corpo martoriato riprese a muoversi autonomamente - per quanto ancora non gli era dato saperlo. Il cuore aveva inziato a battergli più forte.
Non se ne curò, prese anzi quel moto di furore e se lo strappò dal petto.

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« LIRIIIN! »

Il grido rimbalzò con ferocia nel tunnel - si spense soltanto nell'oscurità più remota.
La dove la tenebra aveva orecchie per sentire.



II

PoV: Lirin

(cuore della grotta)




...Lirin.
...Lirin.
...Lirin.
...Lirin.
...Lirin.


« ... »

Dischiuse la bocca senza emetter suono. Le palpebre le si alzarono pigramente, quasi controvoglia.
E così giunsero la coscienza, e i pensieri e le domande.

Dove sono?
Quanto tempo è passato?
Perché sono qui?
Dov'è lui?

I cocci sparpagliati dei suoi pensieri si ricongiunsero lentamente fino ad assumere un senso compiuto. La fuga dal covo del Kraken, la rabbia provata mentre si era imbarcata controvoglia per mete sconosciute, il viaggio in mare e... la voce, sì, la voce. Era stata lei a sentirla per prima, ma poi era toccato anche a Val. Avevano seguito il canto, disperati per la mancanza di cibo, ed erano arrivati all'isolotto. Qualcosa di importante era successo a quel punto. Qualcosa che non ricordava, che continuava a scapparle via dalle dita come un'anguilla sfuggente.

Non riusciva a focalizzare.
Il mondo era per lei un vetro appannato da oltre il quale giungevano echi di suoni distanti. Era tutta nebbia, persino nei suoi pensieri.
Eppure... eppure le era sembrato di sentirlo. Di sentire qualcuno chiamare il suo nome.
La Voce?

« ...ghhh. »

Cercò di articolare qualcuno dei numerosi quesiti. Non vi riuscì. Aveva la bocca impastata come dopo un sonno troppo lungo, o un sonno sbagliato. In quel momento un lampo le folgorò il cervello. L'immagine della vecchia lucertola che blaterava qualcosa sul ciglio di un'oasi, di notte, mentre cercava di cucinare della magra selvaggina. Le aveva parlato di veleni, sì, droghe che alcuni dei banditi utilizzavano sulle loro frecce per catturare prede vive, e rivenderle al mercato degli schiavi. Perché le era tornato alla mente? Forse perché non sentiva più gli arti? Non sentiva quasi più nulla, solo un leggero tepore. Ma non poteva esser finita prigioniera di quei predoni; non erano più nel deserto da molto tempo. Erano sull'isola. Doveva ricordarlo. L'isola. Non doveva lasciarlo andare.
CHE-COSA-ERA-SUCCESSO-SULL'ISOLA

« --osa.. c-cos..a.. »
« Shhh. »

Finalmente sentì qualcos'altro.
Il tocco delicato di dita pressate sulle labbra.

SIREN3_zpszeobjkdy

« Sei al sicuro ora. »

Lo era?
Reclinò il capo alla ricerca dell'origine di quelle parole, e la prima cosa che vide fu il suo viso. Non era veramente una faccia, no, si trattava di qualcosa che cercava di esserlo. Una pozza d'acqua compressa e modellata su sembianze vagamente umane, con due piccole conchiglie di colori diversi a dar la parvenza di due occhi. La bocca però l'aveva imitata bene. Non riusciva a staccarne gli occhi, era come se il moto delle sue labbra avesse qualcosa di ipnotico.

« Niente più dolore bambina, niente più rabbia. »
ed ora ne era certa - quella era proprio la Voce - la stessa che aveva intonato il più bel canto di sempre
« Hai viaggiato e faticato troppo, ma è finita. Puoi riposarti. »

Si sentiva stanca come mai si era sentita in vita sua, e desiderava veramente coricarsi, ma in qualche antro nascosto della sua coscienza suonava una campana d'allarme. Provava disagio, qualcosa era fuori posto. Il vuoto che aveva nella catena di ricordi? La spiaggia, ciò che era avvenuto dopo lo sbarco, doveva esser quello. Cercò di scrollarsi, di reagire in qualche modo - anche solo di parlare - ma non riuscì in nessuna di quelle cose. Il suo corpo non rispondeva. E quando la mano di quella creatura discese piano sul suo collo e sul suo petto, tutto ciò che riuscì a smuoverle dentro fu un sottile brivido caldo.

Lei smise di parlarle, e Lirin trovò modo di spostare leggermente lo sguardo. Incontrò due braccia esili e tremule, un corpo d'acqua trasparente dalle forme di donna matura attraverso cui si agitavano quel che le sembravano essere piccoli animali marini. Che fosse un'allucinazione? Non le poteva essere reale, era troppo assurda. Ma poi le tornò alla mente ciò che aveva passato nelle ultime settimane, in un viaggio a ritroso che la riportò alla taverna dove aveva sentito per la prima volta della spedizione. Assieme a quell'immagine, le risuonò fra le tempie una vecchia canzone.

« ..S-s-s..erei..e.. »

Lo sospirò in maniera così discreta che mai avrebbe detto che la sua interlocutrice avrebbe potuto sentire. Ma lo aveva fatto. Ed era scoppiata a ridere, una risata così aliena e scadenzata che le rivoltò le viscere.

Ad un tratto una profonda angoscia prese possesso di lei.
Suppurò presto in paura. Chiuse gli occhi nell'infantile tentativo di sottrarsi alla realtà, si rese conto che non sarebbe servito a nulla e li sbarrò di nuovo. A quella seconda occhiata - più nitida di prima - notò che non vi erano solo pesci e alghe nel corpo della finta-donna; una poltiglia rossastra ben poco rassicurante circolava per spirali nella massa liquida, risalendo dal basso verso l'alto. In quel momento non riuscì a dare un posto a quella visione.
Forse fu per il meglio.

« Dormi bambina. »
bisbigliò con fare seducente, prima di svanire dalla sua vista
« Dormi ancora per un po'. Tra non molto avremo degli ospiti. »

Credette di sentirla scivolare più in basso sul suo corpo.
Poi arrivò quel rumore orribile, come di legna spezzata e di stracci umidi sbattuti sul terreno.
Non riuscì più a dormire. Iniziò a piangere.




III

PoV: Vaalirunah

(da qualche parte vicino al cuore)



Il tanfo lo aveva guidato nel buio.
Il puzzo della decomposizione avanzata di cui aveva annusato le prime avvisaglie minuti prima era ora estremamente intenso. Ma nonostante fosse a un passo da vomitare - che cosa non lo sapeva neanche lui - si sentiva quasi invigorito da quel lezzo. Perché più si faceva forte, e più egli sapeva di esser prossimo all'origine della Voce. Era assolutamente certo, come solo un padre separato dalla sua figlia poteva esserlo, che qualunque creatura si annidasse su quell'isola aveva preso con se Lirin. Aveva capito di essere di scarsa rilevanza per la Voce quando aveva smesso di udirne il canto, e quando aveva visto la sua ragazza svanire nella grotta correndo come in preda ad una possessione demoniaca non era stato difficile intuirlo. Aveva scelto lei, forse perché più giovane e vigorosa, o forse perché donna. Non lo sapeva. In fondo non gli interessava.
Desiderava solo arrivare da Lirin prima che fosse troppo tardi.

Si ritrovò con uno slancio in un'area più ampia della cava; diverse crepe nella parte superiore lasciavano filtrare molta più luce che in precedenza, abbastanza per illuminare i macabri resti di svariate creature. Le carcasse - per lo più ridotte all'osso - formavano una sorta di perimetro tutt'attorno, come se qualcuno le avesse sistemate di proposito. Si rese anche conto che l'acqua gli superava le ginocchia lì dentro.
E che non era più solo.


« peculiare »
« peculiare »


Le parole vibrarono tutt'attorno prive di una genesi precisa,
al che la Scaglia reagì irrigidendo i muscoli e sollevando quella povera scusa per un'arma che brandiva.


« non mi sembra di avere
« non mi sembra di avere

mai accolto uno della tua specie
mai accolto uno della tua specie

uomo-lucertola »
uomo-lucertola »


Val serrò i denti senza rendersene conto.


« eppure mi ricordi qualcuno »
« eppure mi ricordi qualcuno »


« FAI SILENZIO, STREGA! »


L'intimazione gli esplose dalla gola simile a un ruggito animalesco.
Aveva gli occhi iniettati di sangue, e in parte quella ferocia dovette intimidire la sua sconosciuta interlocutrice, poiché gli lasciò diversi secondi d'iniziativa.

« Non so che cosa tu sia, maledetta, ma io giuro che se hai toccato Lirin...
Giuro che se le hai torto un capello io ti farò pentire di esser nata.
»
il suo capo allungato non faceva altro che schizzare a destra e sinistra, incerto sulla direzione in cui rivolgersi
« Dov'è ora? DIMMI DOV'E'! »

Stasi.
Istanti di ghiaccio che parvero interminabili.
Quando la Voce rimbombò nuovamente, lo fece in maniera diversa. Non stava più parlando. Stava cantando.
Struggente, bellissima, seducente.


« Ti prego non farmi del male! »
« Ti prego non farmi del male! »


« Lei sta bene, è qui con me, poco più avanti
« Lei sta bene, è qui con me, poco più avanti


io sono rimasta sola, molto sola, da troppo tempo
io sono rimasta sola, molto sola, da troppo tempo


desideravo solo compagnia, solo un poco di compagnia! »
desideravo solo compagnia, solo un poco di compagnia! »



Ogni sillaba gli si incastrò nel cranio come una daga affilata che secondo dopo secondo veniva martellata più in profondità. Se ne rese conto per tempo. Portò la mano sinistra al capo e lo strinse con forza, mentre cercava in tutte le maniere di combattere quell'influsso che gli stava facendo cedere le ginocchia.
Doveva vincerlo, doveva farlo...


« Vieni da me, e vedrai coi tuoi occhi!
« Vieni da me, e vedrai coi tuoi occhi!


Vieni da noi... »
Vieni da noi... »



...e vi riuscì, appena in tempo.
La sua mente si liberò dai lacci che la stavano soffocando l'istante prima che qualcosa sbucasse da uno dei cumuli d'ossa. Val reagì fulmineamente, per quel che il suo corpo gli poteva concedere, intercettando l'artiglio sibilante con l'asta del tridente - e un sottile strato di sabbia magica che come una fodera l'aveva istantaneamente ricoperto. Rostri d'acqua iridescente tentarono di strapparglielo via dalle mani, ma la vecchia lucertola ebbe la meglio; con lo strattone definitivo si liberò dalla presa, indietreggiando, e in tutta risposta l'oblungo arto si ritrasse a sua volta come una serpe, svanendo nella pozza. Toccata e fuga. Era così che progettava di eliminarlo? Ma ora che il suo tentativo d'inganno era fallito sarebbe divenuta più aggressiva, presagì la Scaglia.
E così fu.

« ...peculiare. »

La Voce arrivò da molto più vicino rispetto a prima. Arrivò da sotto di lui, e quella volta i suoi riflessi non bastarono. La belva emerse dall'acqua torbida divaricando la mascella come un dannato squalo, gli si avventò addosso e gli strappò dal petto una generosa porzione di carne. Accecato dal dolore e dai fiotti di sangue caldo, Val gridò e colpì alla cieca. Attaccò ripetutamente di punta, affondando più di una volta in quella cosa orrenda e scalciante che urlava a sua volta e cercava in tutte le maniere di ferirlo ancora. Lo graffiò numerose volte sulle braccia e sul viso, mentre combattevano come due bestie intente a scannarsi sulle rive di una spiaggia, fino a quando il secondo tentativo di azzannarlo si concluse con l'asta del tridente fra i denti della bocca di lei, spezzato, sminuzzato e infine sputato.

Dopo quell'ultimo scambio, la Sereia si lasciò inghiottire di nuovo dalla pozza, ma riuscì a seguirne gli spostamenti sotto la superficie: la vide dileguarsi in prossimità della medesima pila di carogne da cui era sbucata la prima volta. Fu però costretto a indietreggiare. Stava perdendo molto sangue dalla ferita al torace, ed era mortalmente consapevole che finché fosse rimasto nel dominio della creatura non avrebbe avuto possibilità di vittoria. Aveva bisogno di spostarsi, ma dove? Le gallerie sarebbero state ancora peggio; la dentro non vedeva un accidente, senza contare che non gli avrebbe mai concesso di fuggire così lontano. La sensazione di essersi ficcato in una trappola mortale si fece più concreta.

« Ora ricordo... »
incrociò gli inespressivi occhi artificiali della sirena, appena visibili sopra il pelo dell'acqua
in prossimità delle ossa e dei teschi

« ...mi ricordo di te. Io ti ho già ucciso!
Ma è impossibile.
»
la bocca zannuta riaffiorò in parte, gorgogliando e smuovendo piccole bolle d'aria
« Chi sei? Che cosa sei? »

Non rispose ai suoi deliri con le parole.
Allungò il pugno in avanti e spire di sabbia si materializzarono vorticando attorno al suo polso. Si ingrossarono rapidamente, si compattarono emulando le forme delle sue nocche e partirono in avanti, in direzione della troia dei mari. Il costrutto arcano si schiantò con violenza polverizzando vecchie ossa e sollevando un ampio getto d'acqua sporca. Realizzò di aver mancato il bersaglio quasi subito, quando colse di sfuggita un movimento a svariati metri sulla sua sinistra. La finta-donna era appena emersa in tutte le sue impudiche sembianze, i denti affilati come pugnali e ancora grondanti del suo sangue. Sembrava fatta di fluidi e nient'altro, ma quella bocca oscenamente larga era ben più solida di quanto apparisse. Lo aveva provato poc'anzi sulla sua pelle. Lei dovette intuire qualcosa dei suoi pensieri, poiché sibilò mostrandogli tutta l'estensione della sua arcata mandibolare, come a schernirlo o a minacciarlo.
Probabilmente intuì ben più di quello.

Non attaccò, ne si mosse. Anzi, pochi secondi dopo il suo viso riassunse connotati più umani.
Rimase piuttosto in attesa.

« --Lirin... ridammela. »

Cercò di mascherarlo ma non riuscì a farlo. La pena gli filtrò dai denti, la fatica che lo stava divorando da dentro. Sarebbe stato inutile comunque, glielo diceva l'istinto. Quella sporca assassina aveva già capito. Aveva visto il suo dolore e la sua stanchezza, aveva sentito l'odore delle ferite mal rimarginate - quelle che non aveva inferto lei - e aveva dedotto che tutto ciò che doveva fare per assicurarsi il pasto era attendere. Perché rischiare di venire colpita ancora, del resto? Perché affannarsi a combattere? La natura avrebbe presto fatto il suo corso.

« Ne parli come fosse un oggetto. »
« Ridammela. »
« Non ti dovrai più preoccupare di lei. »
« Ridammela. »
« Ci penserò io a badare che stia serena e che sia docile, fino alla fine. »

Fino alla fine.
Grugnì. Poi ringhiò più forte, fece appello alle sue ultime forze nell'intenzione di scagliarsi su di lei e farla a pezzi a mani nude - poco gli importava che fosse solamente una massa di liquido parlante... ma non riuscì a fare neppure un passo. Un nugolo di alghe spesse come fruste esplose dal nulla sotto i suoi piedi; gli risalirono per le gambe fino alle braccia e al collo e dopo aver stretto duramente tutto ciò che vi era da stringere, lo trascinarono in ginocchio. Non poté opporsi e andò giù piegandosi al suo volere.

« Pensi che io sia un mostro, non è così? »

Le forme sinuose della sirena si fecero lentamente più vicine, quasi scivolando sull'acquitrino. Quando fu abbastanza vicina da poterne sentire il respiro, proseguì:

« Una strega divoratrice di uomini.
Ma tu non capisci. Come puoi capire?
»

Non poteva esser certo che la sua mente non lo stesse ingannando, non lo poteva essere in quelle precarie condizioni - sapendo di star dialogando con una creatura che giocava con le emozioni altrui come un bambino giocava con bambolotti di pezza; ma gli sembrava quasi di poter udire un tremolio nella sua voce. Rabbia? Commozione? Non sapeva dire quale delle due gli sembrasse più ridicola, ma la verità era che le sentiva entrambe.

« Io sono rimasta qui, in solitudine, confinata su questa isola dimenticata dagli Dèi per così tanto tempo che neppure riesco a ricordarlo. Nessuno batte più queste acque da secoli, nessun capitano si spingerebbe così distante con la sua nave - se non per errore. »

Percepì la mano destra di lei pressare alla base del suo collo, una morsa d'acciaio che si stupì di non riuscire a contrastare neppure provandoci con tutte le forze. Lo costrinse a sollevare il muso verso l'alto, mentre lei si chinava sul suo torace sanguinolento.

« Eppure, nonostante questo, sono sopravvissuta cibandomi di quel poco che questa isola e il mare mi hanno concesso.
Ho sopportato una fame così atroce da non poter essere descritta, per tanti, lunghi anni.
»
non poteva vederla leccare con ingordigia i bordi frastagliati della ferita che gli aveva inflitto, ma poteva sentirla fremergli addosso
« E quando ne ho l'occasione, io devo mangiare, capisci? Io devo farlo.
Non voglio morire, e sono stanca di questi dolori lancinanti.
»

La presa si allentò, ma soltanto perché a quel punto voleva guardarlo dritto negli occhi - faccia a faccia.
Per quanto desiderasse risponderle, non poteva introdursi nel suo monologo, non tanto perché fosse sfiancato ma perché gli mancava l'ossigeno. Lei gli stava concedendo quel poco che gli era sufficiente a non svenire, in maniera deliberata. La sirena voleva che l'ascoltasse e basta.
E per il momento l'avrebbe accontentata.

« Ma voglio che tu sappia che io non sono una sadica. Avrei preferito prenderti con dolcezza, come ho fatto con la tua ragazzina. »
Val ebbe un sussulto ma lei fu pronta a stroncarlo
« Ora è troppo tardi per questo. Posso solamente concederti di morire.
Ed è quello che farò.
»
affermò con rinnovata durezza
« Ma prima voglio sapere una cosa da te. »

Le dita si ritrassero lasciandolo nuovamente in condizione di parlare, ma i cappi che lo tenevano inchiodato e immobilizzato non si fletterono di un millimetro. Era paralizzato come un criminale alla gogna.

« Non hai memoria di me? Di questo posto?
Davvero non ricordi... nulla?
»
« Ascoltami, ascoltami per un momento. »

Perché insisteva con quella follia?
Sentiva qualcosa grattare sulla gola, e fece una gran bella fatica a pronunciare tutto di fila e senza interruzioni.
Lei lo ascoltò.

« Non c'è bisogno che qualcuno muoia.
Se è davvero come dici, lasciami andare e troveremo insieme un modo per andarcene da qui.
»

Vide la massa iridescente che ne componeva il corpo contrarsi in maniera irregolare, e lo interpretò come un segno di possibile esitazione. Per un attimo, sperò veramente di avere ancora una speranza. Ma fu solo un attimo, e comunque, troppo breve.

« No. »
sentenziò seccamente lei, forse stizzita dal modo in cui lui aveva glissato sulla sua precedente domanda
« Hai già cercato di convincermene una volta, e hai fallito. Io, ho fallito.
Non sono stata capace di vincere i miei istinti e con il tempo sono giunta ad accettarlo.
»
« ..intendi dire a giustificarlo? A giustificare la tua meschinità? »
« È inutile, far perno sui miei inesistenti sensi di colpa non ti aiuterà.
Ti ha solo portato alla morte in passato, e ti condurrà alla morte anche oggi.
»
« IO NON SONO MAI STATO QUI! »

In quel rantolo odioso mise tutte le forze che gli rimanevano, e così si guadagnò qualche altro momento di silenzio. Una magra consolazione, ma che cos'altro poteva fare? Aveva creduto di aver toccato il fondo dell'impotenza quando si era trovato invischiato nei giochetti di Drenthe senza voce in capitolo, ma ora la situazione ridefiniva la realtà in peggio. Doveva essere la fine. Non vi era più niente da tentare. Soltanto una cosa gli rimaneva aggrappata alla lingua, l'ultimo desiderio del condannato a morte. Se ne liberò senza più indugio.

« Lascia andare almeno Lirin.
Lasciala andare e prendi me...
»

Lei lo guardò a lungo con quel volto incolore - che niente lasciava trapelare dei suoi pensieri - così a lungo che poteva dirsi per certo che in qualche modo doveva aver almeno riflettuto sulla proposta, magari perché toccata da quell'ultimo disperato tentativo di salvare almeno la vita della ragazzina.

« Mi dispiace. »
ma ancora una volta, non era stato abbastanza
« È troppo tardi anche per lei. »

Non ebbe tempo di replicare in quell'occasione.
La sirena pressò entrambe le due mani sul suo capo squamato e lo spinse verso il basso, giù nell'acqua infettata dai sieri della decomposizione. Vaalirunah cercò di combattere, ma non poteva nulla e lo sapevano entrambi. Ormai era questione di secondi.
Ancora poco, e sarebbe tutto finito.



IV

PoV: ???



Non riusciva a spiegarsi che cosa le fosse preso.
Perché tirarla così tanto per le lunghe? Perché quel discorso inutile? Avrebbe dovuto ucciderlo subito, senza dargli tregua, finirlo quando ancora era debole. Cibo, per lei si trattava solo di questo. Non era altro che nutrimento. Lei la cacciatrice, loro le sventurate prede. Eppure anche mentre lo teneva di sotto con tutte le forze che aveva in corpo, mentre lentamente lo affogava, il suo corpo era traversato da scosse di dolore continue. L'ansia le stava stringendo la gola, una stretta gelida che si irrobustiva per ogni secondo che passava. La sensazione di star commettendo l'ennesimo crimine imperdonabile l'avvolgeva come un drappo soffocante, e allo stesso tempo non era capace di fermarsi.

L'aveva già ucciso, questo aveva detto.
Era la verità. Prima era solo un'impressione, ma con il passare dei secondi era maturata in certezza. Vi era in lui solo una traccia di quel giovane che aveva incontrato, amato e infine assassinato in un'epoca remota, ma quella misera impronta era così unica che non poteva confondersi con nient'altro. Aveva creduto che fosse speciale già allora. Lo doveva essere in maniera più profonda di quanto avesse immaginato, poiché nonostante non sapesse spiegarsi in che modo, quello stesso giovane era tornato a vivere - in un corpo diverso, senza più memoria, ma vivo. Perché doveva ritornare proprio lì, fra tutti i posti? Perché doveva uccidere lui, di nuovo, fra tutti gli stupidi e i folli che avrebbero potuto spingersi nell'oceano proibito? Si trattava di una punizione? Gli Dèi la stavano torturando in quella maniera per le sue colpe?

Si sentiva sporca, più sporca della fogna in cui viveva da secoli.
Non restava che il guscio avvizzito di ciò che era stata, la sua vita era divenuta soltanto questione di aggrapparsi ad ogni scampolo schifoso di materia commestibile che incrociasse, nella speranza di prolungare quell'agonia ancora qualche giorno, di metter qualche altra spanna fra se stessa e l'ombra della morte. Non respirava altro che per quello ormai. Si era domandata spesso che senso avesse trascinare un'esistenza così squallida, e ora lo faceva con ancor più prepotenza sentendo il corpo di quell'avventuriero dimenarsi sotto di lei con le ultime forze che gli rimanevano, lottando disperatamente per ritornare a galla. La prima volta non aveva neanche tentato di difendersi. Lo ricordava come fosse il giorno prima. Aveva consapevolmente deciso di sacrificarsi per lei, o forse aveva avuto troppa buona fede nei suoi sentimenti. Non ne aveva idea. In cuor suo, sapeva che la risposta a quella domanda avrebbe potuto mandare in pezzi quel che le rimaneva di se stessa. Non poteva permetterlo.
Non riusciva a fermarsi, non poteva fermarsi.

Fermarsi significava guardarsi allo specchio e affrontare la propria vilità.
Fermarsi significava ammettere di aver barbaramente macellato innumerevoli esistenze invano.
Fermarsi significava morire, perché era certa che mai l'avrebbe lasciata andare una volta realizzato ciò che aveva fatto alla sua amica.

« IO NON VOGLIO MORIRE! »



V

PoV: Vaalirunah



Stava per cedere.
Innumerevoli buchi neri erano comparsi nella sua prospettiva, sbocciando come fiori maligni. Era l'effetto della mancanza prolungata d'ossigeno. Presto quei frammenti avrebbero divorato anche tutto il resto, e la coscienza lo avrebbe abbandonato per sempre. Aveva deciso che non si sarebbe rassegnato fino all'ultimo, e sin da quando la strega dei mari l'aveva spinto di sotto, aveva continuato a strattonare con ogni oncia di energia residua entrambe le stringhe che gli tenevano ferme le braccia. Ma sua magia era forte, le sue braccia erano forti - o magari era semplicemente lui ad esser troppo debole - e persino dopo ripetuti tentativi non riuscì a districarsi. Quasi senza ragionare, fece allora l'unica cosa che poteva fare: si morse con così tanta violenza la lingua da quasi amputarsela, e lasciò defluire il sangue fuori dalla bocca. Il dolore gli arrivò al cervello spento, quasi insignificante, a causa dell'imminente collasso; poté facilmente ignorarlo e concentrare i suoi sforzi sulla formula di evocazione che credeva avrebbe potuto salvargli la vita.

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Non vide i mulinelli d'acqua formarsi a qualche metro da lui, ne osservò il colosso umanoide ergersi in silenzio alle spalle della sirena - richiamato a servizio dal più profondo degli abissi. Seppe però di aver vinto quando la forza schiacciante che lo teneva di sotto venne meno, e le alghe che lo imprigionavano svanirono. Allora riemerse dalla pozza prendendo un respiro così liberatorio e carico di desiderio di vivere che solo un neonato al primo vagito poteva conoscere, e poi dimenticare per sempre. Riaprì gli occhi e vide la donna-che-non-era-una-donna sollevata da terra di quasi un paio di metri, finalmente sradicata dal suo dominio naturale che la proteggeva e la rinforzava. La lancia di Sobek l'aveva perforata da parte a parte per lo stomaco, o dove si sarebbe dovuto trovare uno stomaco, e quella gridava come una faina sgozzata mentre dalle sue mani tremule - ricongiunte al grembo - sfuggiva una poltiglia vermiglia che la Scaglia associò immediatamente a del sangue. Non ragionò sulla mancanza di logica in quell'osservazione. Non pensò che per quel ne sapeva, quelle creature magiche non avevano sangue. Vaalirunah desiderava solo vederla morta. Non poteva neppure rimettersi in piedi in quei frangenti, figuramoci urlare ordini, ma non vi fu bisogno neppure di un cenno prima che il rettile mostruoso comprese al volo di doverla finire. Divaricò la mandibola e fece per staccarle la testa con un unico morso, salvo vedere la propria nemica sfaldarsi dinanzi ai suoi occhi. La Sereia perse le sue sembianze umanoidi fino a quando non fu di nuovo nel suo elemento. Gravemente ferita, cercò di dileguarsi in direzione di una delle brecce fra gli speroni rocciosi. Fu lenta, troppo lenta. Sobek la trafisse come un pescatore infilzava un pesce nella corrente. Lei urlò di nuovo, ma questa volta si rivoltò e scagliò i propri artigli sulla bestia, strappandogli entrambi gli occhi con precisione chirurgica. Il secondo colpo, mandato a segno senza troppa fatica grazie alla comprensibile esitazione del coccodrillo demoniaco, gli tranciò invece di netto la giugulare disegnando archi scarlatti nell'aria. L'istante successivo Sobek si sfilacciò letteralmente nell'etere mutando in una grigia nebbia che si dissipò quasi subito.

Il mezzodrago aveva assistito alla scena fino a quel momento, incapace di muoversi, e non poté far altro neppure quando quella predatrice mortale sguazzò via oltre i cunicoli più a nord, certamente meno agilmente di quanto l'avesse vista muoversi prima. Comandò alle proprie ginocchia di aiutarlo a rimettersi dritto, ma queste non gli obbedirono; così avanzò trascinandosi a quattro zampe, fino ad infilarsi in quei medesimi tunnel oltre i quali l'aveva vista svanire. Aveva vinto, lo poteva dedurre da come fosse riuscito a metterla in fuga, tuttavia si trattava di una vittoria mutilata, momentanea. Il soffocamento di poco prima non l'aveva stordito abbastanza da renderlo incapace di interpretare i segnali che il suo corpo invalido gli comunicava, e sapeva che non sarebbe sopravvissuto quella volta. Vi era ancora però una cosa che doveva assolutamente fare prima di crepare.
Lirin.



VI

PoV: Lirin



Doveva aver varcato la soglia tra il sonno e la veglia numerose volte in quelle deliranti ore, ma la sua coscienza era così fiebile da negarle il beneficio della verità. Non credeva di star dormendo, ma non ne era certa. Il torpore che per un certo periodo era stato l'unico - o quasi - segnale che la sua pelle ricevesse dal mondo, era svanito. Ora non rimaneva più niente. Si sentiva come sospesa nel vuoto, in un oceano di sfumature di grigio.

"È così che si muore?"
rifletté nell'intimità assoluta dei suoi pensieri
"Avrei voluto fare così tante altre cose ancora..."

Le sovvennero alla mente tante cose, sì, e quasi tutte frivole. Ma aldilà di quei piccoli rimpianti, ciò che veramente le dispiaceva non aver esser riuscita a fare era trovare la sua strada. Da sola. Forse non era mai stato quello il suo destino, ma chi voleva credere a quel genere di sciocchezze? Chi poteva trovare allettante l'idea che qualche entità superiore avesse già un libro accuratamente scritto e foderato, e che avesse messo quella raccolta di storie già concluse su una mensola con il proprio nome inciso sopra? Tanto valeva rinunciare a vivere.

Le palpebre già socchiuse minacciarono di serrarsi definitivamente all'ombra di quell'ultima riflessione, ma qualcosa lo impedì. Miracolosamente percepì delle mani afferrarla per le guance e per il collo, si sentì scrollare con forza e allora in qualche modo trovò la lucidità necessaria per tornare a vedere. Solo immagini sfocate, ma dai contorni e dai colori riuscì a intuire di chi si trattasse.

« V-val... »

A stento riconobbe la propria voce.
Non giunse risposta dalla chiazza gialla sanguinolenta che pensava essere la vecchia lucertola, solo un rantolo di indecifrabile sofferenza. Un leggero formicolio si impossessò delle sue membra, e per un attimo le sembrò quasi di stare per riprendersi.

"Tutto okay"
avrebbe detto rialzandosi da terra e scrollandosi i capelli
"Non ti preoccupare, ora sto bene. Scusami per prima, non lo farò più, promesso."
si sarebbe sorbita la consueta ramanzina, ma alla fine tutto si sarebbe sistemato, come sempre
"Possiamo ripartire. Rimettiamoci per strada."

Ma Lirin non era mai stata brava a mentire, neppure a se stessa.
Non sarebbe stato come prima.
Non lo sarebbe stato mai più.

« M-m.. --spiace... »

In quell'ultimo barlume di coscienza, trovò però la certezza assoluta che sarebbero ancora stati assieme. Pur avendo tracorso gran parte della sua ultima parte di vita a far di tutto pur di staccarsi da lui, nella fine non gli sembrava poi così male la prospettiva di non farlo affatto. E poi lei sapeva, più di quanto sapeva lui, che gli aveva preso in prestito qualcosa di troppo prezioso per permettersi di dimenticarsi di restituirlo.

« ..dest-ino. »

Si addormentò per l'ultima volta.



VII

PoV: Vaalirunah



Il mondo che conosceva si era appena disgregato fra le sue mani, dinanzi ai suoi occhi lucidi e sofferenti.
Non riuscì a pensare. Non riuscì a muoversi. Non riuscì a piangere. Non poteva parlare - la bocca ridotta a una fessura da cui sgorgava sangue a ruscellate - e non poteva gridare. Le sue orecchie registrarono il movimento alle sue spalle ma il suo corpo non reagì. Non si spostò di un millimetro, neanche quando le zanne della belva affondarono nel suo collo. Vaalirunah era morto.
Era morto con lei.



VIII

PoV: Il Sesto




Fra le sue braccia la vide morire,
Un corpo menomato dagli appetiti di una vigliacca.

Dentro di se la sentì nascere,
Un'anima finalmente integra.

« Fine. »

La luce divorò con un boato la realtà.

« Inizio. »

Fiamme immacolate aprirono un varco nella pietra,

« Il ciclo, »

cancellarono i resti senza onore di troppe vittime innocenti,
e quelli di chi un tempo li aveva traditi.

« ricomincia, »

Ali da lungo tempo rimaste sopite,
si destarono e si dispiegarono.

« eterno. »

Il cielo lo accolse irradiandolo di intimo calore,
lo baciò d'azzurro infinito come una madre con il figlio,
e lui si saziò di quella pace tanto agognata,
consapevole che si sarebbe esaurita
presto.




Vaalirunah ~ Starlight Shard - 100% Corpo; 100% Mente; 100% Energia.
▌Stato fisico: ♥♥♥♥ ♥♥♥♥ ♥♥♥♥ ♥♥♥♥ ♥♥♥♥ costole incrinate (danno medio); lacerazione profonda al torace (danno alto); graffi sparsi su braccia e muso (danno basso); ferita alla lingua (danno medio).
▌Stato mentale: ₪₪₪₪ ₪₪₪₪ ₪₪₪₪ ₪₪₪₪ ₪₪₪₪ Confusione generica (danno medio); stordimento acuto (danno alto)
▌Energia residua: 30%

Passive:
— Memoria fotografica (6/6 utilizzi)
— Resistenza psionica (4/6 utilizzi)
— Immunità al dolore psionico (3/6 utilizzi)
— Percezione delle Illusioni (6/6 utilizzi)
— Auspex su classe e talento (5/6 utilizzi)
— Conoscenza geografica/culturale dell'Akeran (6/6 utilizzi)
— Possibilità di usare l'alleato in combattimento (6/6 utilizzi)
— Percezione di punti critici vitali (5/6 utilizzi)


Oggetti ed equipaggiamento (Val):
— Tridente (danneggiato)




Abilità passive impiegate:

CITAZIONE
FORTEZZA INVISIBILE

La forza più grande non sta nel corpo ma nella mente, e quella di Val è una vera e propria armatura - non vistosa come quella scintillante del cavaliere, ma dieci volte più efficace nel garantire la sopravvivenza in condizioni critiche. Immune all'influenza di forti personalità capaci di soggiogare i più semplici, impassibile di fronte a manifestazioni di ferocia inaudita che farebbero tremare i più, e attento a non farsi raggirare dalle parlantine di scaltri mercanti[...]

[...]Infine, anche dovesse essere colpito duramente da offensive volte a logorarne la ragione, la sua incrollabile forza d'animo lo renderebbe capace di ignorarne gli effetti più sgradevoli mantenendosi lucido e coerente sino al punto di rottura che ogni mente - persino la sua - è destinata prima o poi a raggiungere.[...]

CITAZIONE
OCCHIO DEL DRAGO

Comparso in seguito alla possessione del corpo del lucertoloide, si tratta di un'escrescenza simile a una gemma che sporge dalla sua fronte e che gli garantisce una visione più profonda della realtà. Non è chiaro in che modo sia connesso alla vera natura di Val - poiché di certo non è qualcosa di assimilabile alla razza dei Kushaja - ma si è rivelato con il tempo un utile strumento. Saranno sufficienti pochi attimi di attenta osservazione perché Vaalirunah sia in grado di comprendere istintivamente i punti di forza, i talenti e le qualità del nemico, nonché la locazione dei punti critici dell'avversario, dove colpire per uccidere o neutralizzare. [...]



Tecniche attive impiegate:

CITAZIONE
FORTEZZA INVISIBILE

[...] a consumo di energie Medio o Alto egli è anche in grado di ergere difese invisibili contro i più insidiosi tentativi di attacco alla propria e altrui mente. [...]

CITAZIONE
STILE DELLA FALCE BASTARDA

Si tratta di uno stile di combattimento ibrido che integra diverse discipline nell'utilizzo di armi di fanteria, che siano a due mani, come lance, picche e alabarde, falci, o a presa singola come sciabole, scimitarre e asce da guerra, e le unisce ad alcuni incantesimi di base utili nella schermaglia. Se fornito di un'arma da taglio che rientri nelle categorie sopracitate, Val sarà in grado di effettuare attacchi rapidi e precisi mirati alle zone vitali dell'avversario, infliggendo danni di natura fisica pari al consumo di energie speso (Variabile).

CITAZIONE
DOMINIO DELLA SABBIA

Un insieme di arti magiche incentrate sul controllo e la manipolazione della sabbia (o terriccio, a seconda delle zone dove viene impiegato), affinato da Val sfruttando alcune delle conoscenze dello sciamano Kushaja. Per esempio, spendendo un obolo di energie Variabile, masse di sabbia vorticante si verranno a formare in difesa della Scaglia o di eventuali alleati, assumendo le forme più disparate a seconda della necessità del caso e arrestando offensive di pari o inferiore potenziale.

Le applicazioni del potere non sono tuttavia esclusivamente difensive: con un consumo di energie Alto, egli sarà capace di far convergere agglomerati di sabbia compatta - generalmente simili a pugni o a blocchi - sulla posizione del nemico, schiacciandolo nel mezzo e cagionando un danno pari al consumo. [...]

CITAZIONE
RICHIAMARE L'ABISSO

Sobek degli Abissi: così era conosciuta una divinità minore che per tempo ha terrorizzato alcune delle zone paludose ai limitari del territorio del Sultanato, rendendo impossibile la vita di quei pochi ostinati a voler fare di quei posti la propria casa; benché fosse abitudine diffusa spiegare la genesi dell'orrore come il risultato della corruzione del Baathos su creature originarie dell'acquitrino, non si riuscì a trovare nessuna prova evidente a riguardo. Quel che è certo, è che quando Val - all'epoca ingaggiato assieme ad un gruppo di mercenari per purgare la bestia - ha definitivamente ucciso il grottesco rettile anfibio, parte dell'essenza del mostro si è legata alla sua, come una sorta di residuo spirituale rimasto intrappolato tra le spire di un'anima più vigorosa. Attraverso questo legame, corroborato da un consumo di energie Medio e il pagamento di un pari dazio di sangue, la Scaglia è in grado di richiamare dall'Oneiron le fattezze di Sobek, costringendolo a servirlo sul piano materiale per brevi periodi di tempo. Il dio-coccodrillo è possente, alto più di tre metri, dotato di una forza spropositata (2CS a Forza) e una resilienza fuori dal comune (2CS a Resistenza). Assisterà Val e i suoi alleati combattendo con l'ausilio delle sue fauci e della sua lancia sbeccata per la durata di due turni, o finché non dovesse venire ucciso (possiede una sopportazione danni fino a un medio). La stabilità della materializzazione è inoltre subordinata alle condizioni climatiche presenti al momento dell'evocazione. La sua naturale affinità con gli ambienti paludosi lo rende infatti estremamente lento e goffo nei movimenti se richiamato in zone secche o molto calde; al contrario, se richiamato nel proprio elemento naturale - l'acqua - è capace di muoversi con velocità e destrezza superiori. In qualsiasi altra condizione le sue qualità non subiscono variazioni sensibili. Conta come evocazione, di conseguenza non va trattata autoconclusivamente. I suoi attacchi vanno considerati alla stregua di meri assalti fisici.



Informazioni sul nemico:

CITAZIONE
Le Serèie (PERICOLOSITA' C): Rappresentazione dei misteri oceanici e principali protagoniste delle canzoni più sconce di tutta Dorhamat, le Serèie sono masse d'acqua che prendono la forma di donne prosperose, con lunghi capelli scuri d'alga e piccole stelle marine a farne da occhi. Si dice che nascano vicino a correnti particolarmente impetuose, naturali e magiche, e che appaiano di notte per aiutare i naviganti o per divorarli. Infatti normalmente queste creature marine non sono ostili, e anzi aiutano i viaggiatori che si imbattono nella loro guida, ma quando non mangiano da tanto tempo diventano aggressive e incredibilmente pericolose. Ad un primo occhio il navigante inesperto sarà invogliato ad ascoltare le loro parole, invitato dai loro sorrisi maliziosi e dai banchi di piccoli pesci e meduse che attraversano il loro corpo sinuoso, ma si narra che molti marinai abbiano distrutto intere navi solo perchè guidati verso gorghi o scogli sommersi. Quando le loro trame vengono scoperte, o se attaccate, le Serèie si rivelano avversari sfuggenti e pericolosi: si mimetizzano nell'acqua di cui è fatto il loro stesso corpo e attaccano i nemici da direzioni diverse manipolando le acque e le maree.

La Sereia apparsa nello scontro è da considerarsi leggermente più pericolosa della media, in quanto molto antica e scaltra (nell'ordine dei centinaia di anni). Possiede il talento Ammaliatore, una passiva che le consente di nascondere le proprie ferite, una che le consente di nuotare molto rapidamente e una che le consente di nascondere la locazione degli organi vitali (essendo fisiologicamente differente da una creatura organica). Può inoltre respirare sott'acqua ed è dotata della capacità di riconoscere la razza (o natura) della creatura con cui dialoga. Tutte le sue tecniche consumano come risorsa l'Energia.

Le sue tre riserve sono organizzate come segue: 150% energia - 100% corpo - 50% mente.



Sintesi dello scontro:

Note preliminari: Vaalirunah combatte in condizioni già piuttosto precarie in questo autoconclusivo, dal momento che dalla precedente quest (a cui è cronologicamente collegato) aveva riportato delle ferite non pienamente guarite. Inoltre il viaggio per mare, il cui ultimo tratto è stato fatto senza cibo ne acqua, lo ha fiaccato considerevolmente. Per ragioni di correttezza formale, ho comunque deciso di farlo partire con le riserve al 100%.


1. Prima ancora di entrare nelle gallerie, Val si separa da Lirin per via dell'influsso della Sereia (che sfrutta passiva di seduzione per spingerli verso l'interno - appaiata ad una tecnica Bassa per estendere la portata della sua voce). Il motivo per cui l'influsso funziona solo su di Lirin è perché questa è sprovvista di difese adeguate, mentre Val no (-1 utilizzo della passiva di difesa psionica); Lirin inoltre non essendo ferita ed essendo più giovane e prestante, riesce facilmente a seminarlo prima che possa fermarla. Val perde dunque la possibilità di usare l'Alleato per il resto dello scontro.

2. Nella sua fase di esplorazione delle gallerie - in condizioni di tenebra quasi assoluta - Val scivola e si procura un danno fisico Medio (costole incrinate), non essendo fornito di alcuna passiva che possa aiutarlo a proseguire con sicurezza in simili circostanze, ed essendo come già detto piuttosto stanco.

3. Quando giunge in prossimità del rifugio della Sereia, questa si palesa a lui tentando di imbastire un dialogo aiutandosi dalla passiva di seduzione del Talento e sfruttando una tecnica Bassa per far sì che le parole rieccheggino senza una fonte precisa (evitando così di farsi individuare). Val riconosce e ignora il tentativo in virtù della sua passiva di resistenza psionica e di quella di riconoscimento talento & classe (-1 utilizzo ad entrambe), ma non riesce comunque a capire dove sia nascosta.

4. La Sereia non demorde e utilizza questa volta una tecnica psionica di potenza Alta per costringerlo ad abbassare la guardia, fingendosi spaventata. Val non realizza subito di esser stato colpito, e dunque riesce a difendersi solo per metà (difesa psionica di potenza Media - chiamata "Fortezza Invisibile"). Grazie alla sua capacità di ignorare il dolore psionico (-1 utilizzo) è in grado lo stesso di reagire alla successiva offensiva e bloccarla con una difesa di pari potenziale - nominalmente la tecnica "Dominio delle Sabbie" (sia l'attacco elementale della creatura che la sua difesa sono di potenza Media).

5. A questo punto la sirena si sposta agilmente sotto lo specchio d'acqua torbida per attaccarlo a distanza ravvicinata con un morso di potenza Alta. Val in queste circostanze non è in grado di reagire, e viene ferito. La colluttazione che segue è composta prevalentemente da attacchi fisici da ambo le parti, e un affondo di potenza Alta che Vaalirunah manda a segno sfruttando la variabile "Stile della Falce Bastarda". Da notare che benché gli organi della sirena non siano visibili, egli è in grado di colpire le sue zone "calde" comunque - in virtù della passiva di riconoscimento dei punti critici (-1 utilizzo). Al termine dello scambio, la Sereia tenta di azzannarlo nuovamente (questa volta attacco fisico), ma Val se ne difende benché alla fine gli costi comunque la sua arma (il tridente - come si evince dal testo - era già in pessime condizioni). Complessivamente, la Sirena incassa dunque un Alto (tech) + Medio (fisici + passiva), mentre Val un Alto (morso, tech) + Basso (graffi, attacchi fisici).

6. La nemica si ritrae e cerca ancora una volta di parlamentare; pensando si tratti di un trucco per fargli abbassare la guardia, Val questa volta decide di colpire per primo con la sua personale di potenza Alta (tratta sempre da "Dominio delle Sabbie"). La Sereia la scansa con una schivata di pari potenziale.

7. Lei continua imperterrita a tentare un dialogo, presumibilmente per far sì che si sfianchi e perda altro sangue nel frattempo. Quando Val tenta nuovamente di balzare in avanti e colpirla, lei reagisce castando una tecnica magica di costrizione (potenza Alta). Egli non è in grado di reagire e finisce in ginocchio, intrappolato. Segue un breve dialogo, e infine il tentativo di affogarlo.

8. Quasi sull'orlo di perdere conoscenza e impossibilitato a muovere gli arti, Val si morde la lingua cagionandosi un danno fisico Medio (come dazio da pagare assieme ad un consumo energetico Medio per evocare Sobek, da "Evocare l'Abisso") e formula il tentativo di evocazione, sfruttando anche la passiva di resistenza al dolore psionico per mantenersi lucido (-1 utilizzo). Sobek emerge appena in tempo alle spalle della Sirena e la trafigge brutalmente al ventre, sollevandola da terra e garantendo a Val la libertà (e la sopravvivenza). Dalla mancanza prolungata di ossigeno, l'uomo-lucertola ricava un danno Alto alla psiche. Dalla perforazione del ventre, la Sereia ne ricava un danno Critico al fisico.

9. Sobek fa per finirla quando lei utilizza una difesa assoluta (Nulla) per tramutarsi in acqua e sfuggire al suo aguzzino. Successivamente tenta anche di prender distanza, ma Sobek la infilza nuovamente provocandole però un danno meno grave di prima (Medio al fisico). La sirena reagisce con un doppio attacco, il primo è un Basso che acceca l'evocazione - mentre il secondo è un Medio che gli trancia la gola. Entrambi sono effettuati con una immaginaria variabile elementale che le consente di manipolare la sua consistenza acquosa in forme differenti (la stessa che ha usato in precedenza). Sobek è sconfitto e la Sirena fugge per le cave gravemente ferita. Lo scontro può dirsi concluso qui. Vaalirunah si trascina a stento per le gallerie sfruttando le ultime forze rimaste e la passiva di resistenza al dolore psionico per mantenersi ancora una volta lucido abbastanza da agire (-1 utilizzo).


Calcolo complessivo spese energetiche (Val): Medio (10%) + Medio (10%) + Alto (20%) + Alto (20%) + Medio (10%) = 70% della riserva.
Calcolo complessivo ferite al corpo (Val): Medio (10%) + Alto (20%) + Basso (5%) + Medio (10%) = 45% della riserva.
Calcolo complessivo ferite alla mente (Val): Medio (10%) + Alto (20%) = 30% della riserva.

Calcolo complessivo spese energetiche (Sereia): Basso (5%) + Basso (5%) + Alto (20%) + Medio (10%) + Alto (20%) + Alto (20%) + Alto (20%) + Nullo (0%) + Basso (5%) + Medio (10%) = 115% della riserva.
Calcolo complessivo ferite al corpo (Sereia): Alto (20%) + Medio (10%) + Critico (40%) + Medio (10%) = 80% della riserva.




Note & contesto: L'autoconclusivo si pone come anello di passaggio tra due fasi della crescita del personaggio, che da imperfetto riesce infine a ricongiungersi alla sua metà e a tornare completo. Cronologicamente situato dopo la quest "A nation of Thieves - at world's end", viene anche sfruttato per spiegare che cosa è successo a Vaalirunah e a Lirin alla fine del ciclo, essendo stata l'avventura interrotta per via della sparizione del qm.

Nella fattispecie, dopo aver trovato modo di fuggire dal covo del Kraken, i due sono andati alla deriva nell'oceano fino a quando il canto di una delle Sereie li ha condotti sull'isolotto dove la scena è ambientata. Una volta sbarcati, Lirin - più soggetta all'influsso - fugge alla ricerca dell'origine della voce, e finisce per entrare nel dominio della creatura - ovvero una serie di grotte localizzate nell'entroterra. I due personaggi vengono dunque separati. La sirena ne approfitta per catturare la ragazza, drogarla e impedirle di fuggire, con l'idea di farne un pasto più sostanzioso di quelli a cui è abituata. Vaalirunah si inoltra nella tana del mostro con l'intento di aiutarla, e il resto è descritto nel corso del post. Al termine dello scontro, Val realizza con orrore che i suoi sforzi sono stati vani: la Sereia aveva già divorato in parte la ragazza, mutilandola. A causa del conseguente dissanguamento Lirin alla fine muore, e il frammento d'anima rinchiuso in lei viene liberato. L'istante in cui la Sereia cerca di ucciderlo alle spalle, sfruttando il suo sgomento, Val riacquisisce i ricordi e la personalità originaria, nonché un nuovo aspetto (l'intenzione è utilizzare questa stessa storia anche come background giustificativo dell'imminente "cambio" personaggio, che richiederò non appena ricevuta una valutazione qui). Assumendo d'impeto la propria forma astrale, il rinato Vaalirunah sfonda il soffitto della grotta e si libera in cielo.

Ora, benché la parte finale è da considerarsi come esclusivamente scenica (il duello è di fatto terminato poco prima), ho comunque provveduto ad acquistare le passive necessarie alla trasformazione e al volo prima di postare, così da non incappare in eventuali irregolarità. Le stesse non sono segnate in scheda poiché come ho detto è mia intenzione postare una nuova versione presto, ma è possibile verificare gli acquisti QUI e QUI. Sempre per la stessa ragione, non ho descritto nulla del suo nuovo aspetto.

Un'ultima nota chiarificativa riguarda l'avversario di Val, la sirena. Per uno strano scherzo del destino, si tratta della medesima che la prima delle sei incarnazioni di Vaalirunah aveva incontrato dopo una fallimentare spedizione nello Zar, avvenuta durante l'impero Maegon. All'epoca naufragato sull'isola, non venne immediatamente ucciso dalla Sereia poiché quest'ultima era rimasta in qualche maniera colpita dalla sua natura extraplanare. I due furono anche amanti per un certo periodo, ma alla fine l'istinto ebbe la meglio su di lei, che lo divorò. Al presente la sirena lo riconosce quasi subito come il medesimo uomo di allora, ma Val - essendo sprovvisto dei ricordi, rinchiusi dentro Lirin - la crede semplicemente pazza, non pienamente a torto dal momento che i lunghi secoli trascorsi nella quasi assoluta solitudine (patendo la fame) hanno considerevolmente intaccato la sua mente. Non ho comunque voluto approfondire troppo l'argomento, lasciando magari l'occasione a un possibile contest futuro. Del resto il post è già abbastanza lungo, e non me la sentivo di infarcirlo con troppe note di background slegate dallo scontro in se. Ho voluto però scriverlo qui, perché altrimenti sarebbe stato comprensibilmente impossibile capire per il lettore per quale ragione la sirena parlasse in quel modo a Vaalirunah (in scheda non v'è traccia della questione).

Penso di aver detto tutto quello che volevo dire. Spero che lo scritto sia stato di gradimento.


 
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view post Posted on 16/8/2015, 20:02
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Cardine
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Non mi interessa tenere il dulcis in fundo, quindi eccoti il major spoiler di quanto sta scritto qui: ho deciso di assegnarti un primo Punto Promozione per la fascia Rossa in virtù delle tue abilità, che hai dimostrato essere ben consolidate in questo autoconclusivo, ma anche per una serie di altri fattori che mi hanno piacevolmente sorpreso legati alle tue abilità come giocatore. Ci sono ancora delle lacune da colmare prima di fare il salto di qualità definitivo, ma si tratta solo di continuare a giocare al meglio delle proprie capacità e affinare certi aspetti. Ad ogni modo ciò che è davvero importante sono le valutazioni - personalmente sono la cosa che apprezzo di più ricevere in assoluto, nel gioco - ed eccoti quindi il giudizio vero e proprio. Ti sembrerà che io non mi sia soffermato su certi punti (scelte lessicali, cura delle descrizioni, caratterizzazione tecnica nemica etc); questo è perché vanno... bene. Né più, né meno.

_____


Interpretazione e ragionamenti   8

ll campo predominante dei tre dal punto di vista della qualità. Sarà che nei momenti "finali" di un personaggio si riescono, in genere, a scrivere le cose migliori. Credo sia una questione di ispirazione e solennità, e credo anche di non sbagliarmi ad affermare che hai scritto alcuni passaggi proprio nel pieno dell'ispirazione - questa è stata perlomeno la mia impressione leggendo ad esempio l'inizio del testo, la scena finale e la morte di Lirin. La parte centrale, ahimé, non è di qualità inferiore, ma è difficile mantenere livelli superiori alla media durante tutto uno scritto, specie se di questa lunghezza.
   Questo epilogo è comunque ottimo; dal punto di vista dell'interpretazione, che comprende anche la struttura generale della scena, non ho proprio nulla da eccepire. Il merito più grande dello scritto è sicuramente quello di essere interessante, dal momento che entra pienamente nell'impianto di background e psicologia del personaggio, sviluppando e valorizzando quei punti di forza che sono visibili già nella scheda. Utilizzare un autoconclusivo proprio per questo motivo, basandosi semplicemente sul background - non sempre è facile rendere il personaggio al massimo delle sue potenzialità narrative in una quest qualsiasi, per motivi esterni, ed è qui che le scene autoconclusive aiutano - è un'ottima idea. Spero che tu abbia compreso il mio ragionamento un po' contorto; ad ogni molto ho molto apprezzato la tua capacità di dare spessore al tutto.

Movenze e descrizioni   7.5

Qui ho davvero poco da dirti, e cercherò di farti critiche sensate che non siano mie congetture personali sul come sia meglio avvicinarsi alla scrittura.
   Partiamo dagli aspetti più formali. Va molto bene la totale assenza di refusi di battitura o incertezze grammaticali, una qualità che comunque ci si aspetta da un giocatore del tuo livello e con una certa esperienza alle spalle. Ho trovato buona - cosa che riscontro raramente, quando correggo cose - persino la suddivisione in paragrafi, ovvero il "respiro" dello scritto stesso. È questa correttezza formale e superficiale, che probabilmente deriva anche da un certo "orecchio" nel narrare che ti permette di fare le scelte giuste (spero tu abbia inteso quel che voglio dire con questo termine), unita al fatto che nulla nel testo è pesante o noiosa da leggere, rendono il tuo stile molto piacevole.
   Perché allora il tuo voto non è superiore? Il tuo stile non è ancora solido e coerente o particolarmente originale per tutto il testo. Non è un vero difetto, intendiamoci. Questa critica si lega anche a quanto detto nel campo precedente. Si tratta di un limite, non di un errore, ed è un limite che si supera continuando a scrivere e facendo bene attenzione. Niente di più facile, insomma!

Abilità e lealtà   7

Qui invece ho ben più di solo qualche cosuccia da recriminarti. Per iniziare voglio muovere una critica riguardo alle decisioni che hai preso circa le condizioni di salute iniziali/finali di Vaalirunah. Leggendo il tuo scritto e arrivando alla fine si nota una enorme discrepanza da quanto traspare descrittivamente (condizioni fisiche pessime, e mentali non molto migliori) e quando è segnato nello specchietto (55 e 70 su 100% per entrambe le risorse, in ordine). Questa incongruenza deriva dalla tua decisione iniziale di partire, dal punto di vista tecnico, illeso, con però una sorta di malus descrittivo autoinflitto, se mi si passa il termine. Ci sarebbero state soluzioni più eleganti per risolvere questo problema di coerenza con il background mantenendo una sostanziale parità tecnica con il tuo avversario. La prima - mi sorprende che tu non ci abbia pensato - sarebbe stato semplicemente rispecchiare il malus di Vaal sulla Sirena, diminuendo specularmente le sue risorse. Anche lei in fondo è affamata e stremata, da background, no? Ci sarebbero state altre soluzioni più sofisticate, ma lasciamo stare. Hai fatto bene a cercare di essere corretto dal punto di vista formale, ma questa discrepanza finale ha avuto il suo peso nella valutazione.
   Secondo: fai attenzione a come usi la tecnica di immunità al dolore psionico. Sfruttarla per ottenere un effetto di "lucidità" istantaneo è scorretto; il suo effetto è infatti quello di permetterti di ignorare il dolore psionico, derivato da una tecnica, non di acquisire un momento di controllo su te stesso. So che la differenza può sembrare sottile... Cerca di seguirmi in questo ragionamento: sarebbe stato sensato ricorrere alla passiva se avessi avuto un danno molto maggiore di, diciamo, critico alla mente, una ferita impossibile da non prendere in considerazione e che pregiudica parecchie azioni; in tal caso ignorare il dolore psionico si sarebbe certamente tradotto in un momento di benessere psichico, proprio per l'assenza di dolore. Ma tu hai un danno poco maggiore che alto, che non dovrebbe preoccuparti tanto da dover ricorrere a quella passiva per poter agire. Insomma, l'impressione è che tu l'abbia sfruttata in due modi diversi, come se avesse due effetti distinti - quello, appunto, di renderti lucido.
   Terzo e più importante: un altro errore riguarda l'uso delle CS. Non le hai usate male, ma solo perché non le hai usate affatto. La zuffa di attacchi fisici si conclude con un danno medio per il nemico e un basso per te, ma in virtù di cosa? Non hai scritto nulla, quindi presumo sia uno scontro ad armi pari (0 contro 0 CS). Non mi è sembrato di vedere tecniche che potenzino le CS nella tua scheda, e fin qua è ok. Ma soprattutto: per quale motivo l'evocazione provoca proprio quei danni? Come consuma la sua riserva (4 cs), nei due attacchi? Immagino le utilizzi tutte per il primo colpo, ma anche qui non hai scritto nulla. Voglio credere che sia una tua dimenticanza e non una cattiva comprensione del meccanismo delle CS, fondamentale per uscire dalla semplice alternanza di tecniche e danni fissi in uno scontro reale. Se non ti è chiaro qualcosa ti invito a far luce sui tuoi dubbi.
   Questi errori non ti penalizzano molto perché le altre cosa vanno davvero bene, e le piccole scelte (Lirin che non resiste alla malia, il danno Medio nel percorrere la grotta...) mi sono piaciute. Il tuo avversario è caratterizzato a dovere, e ci sta anche averla "sgravata" un poco per l'occasione. Si vede che sei abbastanza esperto e sai giocare, inventando tecniche e imbastendo scontri avvincenti. Non mi metto a elencare gli esempi, ho già scritto abbastanza. Ben fatto.

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Guadagni 300 gold, mentre io me ne aggiungo esattamente la metà. Non avrei voluto farti attendere così tanto, ma non ho potuto fare altrimenti; tanti auguri con il "nuovo" pg, e continua così!
 
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1 replies since 6/8/2015, 16:18   124 views
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