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Fil Rouge ~ Ombre., Corsa all'Oro - Tesoro

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view post Posted on 18/9/2015, 07:17
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Cavalier Fata
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Fil Rouge ~ Ombre.
« A volte ciò che si ha di più prezioso
è nient'altro che sé stessi. »

In relazione a Fil Rouge ~ Ghiaccio Sottile II

Azzurra era immobile, distesa sulla nuda terra con un pugnale d'ossidiana conficcato nel ventre. Attorno a lei solamente una pozza di sangue scarlatto macchiava lentamente la prima neve d'autunno sull'Erydlyss, quasi avesse paura a sporcare quel candido paesaggio con l'intenso rosso. Aveva perso quasi subito conoscenza, ma il suo aggressore si era dileguato tra le rocce e i pertugi di quell'angusto passo montano, lasciando dietro di sé null'altro che il sibilante rumore del vento. Sul corpo ferito della giovane dama si avvicendavano una dozzina di figure grige, ammantate da lunghe cappe e mantelli, nel disperato tentativo di salvarle la vita da quell'infausto gesto. Nemmeno loro, che delle montagna erano i più esperti, avrebbero mai potuto raggiungere quell'elfa, quel mostro. Al calar della sera, nel cuore pulsante delle catene montuose, qualcosa si era risvegliato da un lungo sonno e una voce, lontana, richiamava i propri servi a casa.

[ ... ]Erydlyss, pochi minuti prima, villaggio Anhamid.
« Potrebbe essere pericoloso. » la voce dell'Anhamid, un elfo dall'aria particolarmente vissuta e con numerose cicatrici in volto, era calma e pacata, quasi surreale per le orecchie di una donna abituata al caos come era Azzurra. « La tua amica ha fatto qualcosa di molto sinistro per arrivare a meritarsi tanto... »
Nel dire quelle parole alzò, dondolandolo davanti agli occhi, il talismano che Nola aveva con sé il giorno in cui, priva di conoscenza, l'avevano trovata i soldati dell'Artiglio. Lo fissò per alcuni istanti, cercando di carpirne ancor meglio il segreto, ma tutto ciò che poté confermare, senza girarci troppo attorno, era quanto già il Cartaio aveva intuito.
« È un sigillo. Una parte di Nola è chiusa qui dentro. » L'elfa, seduta poco distante, allungò la mano per riprendersi il ninnolo, ma quello fu più veloce a ritrarsi. « Quello è di Nola... non è tuo. » la voce infantile e gli occhi di fanciullesca ripicca le si delinearono nel volto maturo e pallido, mentre Azzurra le accarezzava la testa come si fa con una bambina. In quei mesi in cui erano state assieme, a Ladeca, avevano imparato a conoscersi, a volersi bene. Per una ragazza cresciuta nell'isolamento e costretta, per necessità o scelta, a combattere sotto le armi, trovare quella valvola di profonda innocenza e infantile gioia era stata una vera meraviglia per l'anima. Eppure, davanti alla possibilità di aiutare Nola a tornare quello che era prima, qualunque cosa fosse, Azzurra non si era tirata indietro.
« Nola, ascoltalo... potresti tornare quella che eri prima. » le si inginocchiò a fianco, prendendole delicatamente le mani. « Qualunque fosse la tua vita prima di me non cambierà l'affetto che io, Jeanne, Euridice e tutti gli altri proviamo per te. »
« Nola sta bene così... » biascicò quelle parole distogliendo lo sguardo e limitandosi a strusciare la testa contro la spalla, per niente a suo agio in quella conversazione. Nella sua mente, regredita ad uno stadio fanciullesco e primigenio, vedeva il cambiamento come un mostro pronto a fagocitarla in un sol boccone. Non le interessava riprenderei contatti con gli Arshaid, né interagire con il popolo delle montagne, voleva tornare a Ladeca e mettersi nuovamente a giocare con gli orfani di Marianne. Nient'altro.
« Ascolta... » Azzurra allungò una mano muovendole il mento e facendo in modo che i loro sguardi s'incrociassero. « ...qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa succeda, io ti vorrò sempre bene. Questo lo sai vero? »
« Nola ha paura, Azzurra... »


L'elfo, che in silenzio assisteva alla scena, si scoprì sorpreso da quanto stava accadendo. Era la prima volta che in vita sua vedeva una donna del Dortan spingersi sin nelle profondità delle montagne, sfidando i primi freddi, per aiutare un'elfa. Tra gli Anhamid lui non era conosciuto con un nome, ma solo come "Togail", il costruttore, ed il suo unico compito era quello di produrre raffinati monili intrisi di quel mistico potere, a molti sconosciuto, in grado di tenere a bada l'oscurità dell'Edhel. Eppure nemmeno lui, pur mosso a commozione da quella toccante scena d'affetto che andava dispiegandosi tra le mura della sua piccola casa, riusciva a capire chi o caso avesse potuto compiere un simile gesto a quella poveretta. Girando il talismano tra le mani aveva provato una forte sensazione sgradevole, la stessa che aveva percorso il suo corpo in lungo ed in largo quando l'Abisso aveva aperto i suoi cancelli, e questo l'aveva spaventato non poco, spingendolo a domandarsi se fosse davvero il caso, tutto sommato, di arrischiarsi a rompere un incantesimo così particolare. Ma, disse tra sé e sé quasi per farsi coraggio, quella non era una decisione che spettava a lui o alla sua gente, era solamente un favore che stavano facendo ad Azzurra in modo da mantenere buoni i rapporti con la colonia, null'altro. Sarebbero serviti ben più di pochi scambi d'affetto per mutare l'idea che gli anahmid avevano degli uomini delle valli.

« Non temere, piccola, non ti succederà niente! Inoltre non ti piacerebbe venire con me e gli altri quando parliamo di cose da grandi? Dici sempre di annoiarti a casa, se oggi riuscissi a riprendere un poco del tuo passato potresti smettere finalmente unirti a noi! »
A quelle parole i grandi occhi di Nola si fecero quasi luminosi.
« Va bene. » disse, pur ancora titubante. « Se Azzurra tiene la mano di Nola, Nola lo fa. »
Azzurra le strinse la mano, rimanendo in ginocchio al suo fianco.
Togail, a quelle parole, si alzò dallo scranno portando l'amuleto davanti alle labbra per sussurrarvi qualcosa di incomprensibile. Bastò poco, giusto qualche parola e d'improvviso quel ninnolo divenne polvere, scivolando al suolo sotto lo sguardo perplesso dello stesso sciamano. Puntò i suoi occhi grigi su Nola, mostrando un'espressione così preoccupata da far quasi gelare il sangue nelle vene dell'ignara paladina.


L'elfa, i cui occhi prima mostravano solamente pura inconsapevolezza, erano diventati qualcosa di diverso, di vuoto. niente boati, niente lingue di fuoco o straordinari effetti magici scaturirono da quell'evento eppure tutti e due, in quell'istante, avevano immediatamente capito di aver aperto qualcosa di inquietante nel cuore di Nola.
Il saggio provò ad aprire bocca ma lei si era già liberata, con uno strattone, dalle mani paralizzate dallo stupore di Azzurra, cingendogli la gola con una mano. Quello fu l'inizio del caos. Azzurra si gettò su Nola, urlando all'impazzata che qualcuno intervenisse dall'esterno, e tutti e tre rovinarono al suolo in un mulinare di graffi e morsi da parte dell'elfa. Più la paladina cercava di tenerla ferma più quella diventava forte, al punto da torcerle i polsi con tanta forza da farla gridare per il dolore.

« Nola, ti prego fermati! » gridò, a squarciagola, mentre fuori dalla porta numerose voci gridavano di aprire, bussando con insistenza. « Ferma, ferma basta! » la presa dell'elfa era così forte e selvaggia da arrivare quasi a spezzarle il polso.
« Non sei la mia padrona! »
La voce, distorta e gracchiante, spaventò a morte tutti, inclusi i malcapitati fuori dalla porta. L'elfo, compresa la gravità della situazione, afferrò dalla cintura un lungo pugnale d'ossidiana cercando di ferire Nola che, d'istinto, lasciò la presa sulla donna per tirarsi in piedi e prepararsi a combattere. Era una bestia spaventata, aveva lo stesso sguardo spaesato e spaventato di una creatura risvegliatasi dopo giorni e giorni in un luogo sconosciuto, circondata da persone che urlavano e la minacciavano. E nella sua testa c'era solo un il bisogno ossessivo di adempiere ad un comando, che rimbombava al pari di un mantra: torna a casa.
« Donna, allontanati da questa creatura, adesso. »
Le intimò, bruscamente, mentre con la lama continuava a minacciare l'elfa.
« Apri la porta. Muoviti! »

Azzurra, ancora sbigottita e spaventata, si drizzò sulle gambe goffamente raggiungendo il chiavistello dell'ingresso, liberando la serratura e permettendo al gruppo di uomini al di fuori di precipitarsi all'interno. Si gettarono tutti addosso a quell'esile e sinuosa figura, ma prima che la raggiungessero era già riuscita a spezzare il braccio di Togail ed appropriarsi del pugnale. Uno, due, tre uomini caddero feriti gravemente dalle pugnalate rapide e precise, portate con una maestria degna del più brutale degli assassini. In pochi istanti ridusse all'impotenza tutti i suoi aggressori. Infine scattò verso la donna che, tanto accoratamente, aveva cercato di ridarle un passato, sbattendola contro la parete con uno spintone. Aveva una forza straordinaria, tanto che neppure un soldato addestrato come Azzurra sarebbe mai riuscito a resisterle. Nola le puntò la lama alla gola, premendo con forza sin quasi a non permetterle di respirare, mentre con gli occhi smeraldini sembrava nutrirsi della sua paura.

« Nola...t-ti prego, smettila, s-sono io, A-azzurra! »
« Sheel. » sibilò, a denti stretti. « Devo tornare da Sheel. »
Fu come un lampo di profonda, razionale e consapevole lucidità quello che balenò sul volto dell'elfa. Se prima somigliava ad un animale messo all'angolo, dopo aver ferito gravemente tutte quelle persone pareva aver acquistato una straordinaria e glaciale freddezza, come si fosse liberata un peso dall'anima.
Prima che Azzurra potesse anche solo far mente locale su quel nome assolutamente sconosciuto, la fredda pietra le perforò il ventre, togliendole il respiro e facendola piegare in avanti, cadendo in ginocchio. Sputò un grumo di sangue, mentre il suo intero corpo iniziava a morire.
« N-nola... »
« Grazie. » sussurrò, mentre dignitosamente puliva il palmo della mano, sporco del sangue della stessa Azzurra, sul mantello scarlatto dell'Ordine dell'Artiglio. « Tu hai ridato una cosa preziosa a me, io ne ho risparmiata una a te. Addio. »
Con queste parole, che alle orecchie di chiunque sarebbero parse folli e sconclusionate, uscì dall'abitazione dell'elfo. La paladina si trascinò all'esterno, sanguinando e strisciando, solo per finire la sua corsa in mezzo alla strada ricoperta di neve. Perse conoscenza e tutto divenne nero.

[ ... ]

Erydlyss, una settimana dopo, villaggio Anhamid.


Quando aprii gli occhi, ancora scossa da quello che era accaduto, cercai istintivamente di tirarmi a sedere dal giaciglio dove ero distesa, con l'unico risultato di una dolorosa fitta allo stomaco che mi costrinse a distendermi di nuovo. Erano già passati un paio di giorni dalla fuga di Nola e nulla di quello che mi era stato raccontato dagli Anhamid sembrava avere senso. Un loro drappello si era già messo alla ricerca, ma con scarsi risultati, nonostante la grande preparazione degli uomini di pietra e la conoscenza perfetta del territorio: Nola sembrava semplicemente scomparsa.
Tutti avevano gridato al miracolo quando, dopo quasi una settimana di lotta tra la vita e la morte, avevo ripreso conoscenza, ma io sapevo che non era stata la fortuna a salvarmi, non in quel caso. Con quella forza e quella violenza avrebbe tranquillamente potuto uccidermi in un solo colpo, ma aveva scelto deliberatamente di fare in modo che sopravvivessi. Il perché, tuttavia, mi era ancora oscuro. Non provavo odio nei suoi confronti, quanto più l'assurda incredulità nei riguardi di ciò che era successo. la mia testa faticava a raccogliere i pezzi di quel mosaico, a stento riuscivo a ricordare cosa fosse successo immediatamente prima che Nola perdesse il controllo. Togail, terrorizzato, aveva fatto i bagagli in fretta e furia, tornando nel cuore della regione sotto l'egida degli Arshaid e nessuno degli uomini di pietra sembrava sapere qualcosa riguardo a Sheel. Eppure temevo che la salute della mia amica fosse in pericolo, che chiunque fosse quella persona, quell'entità, che si era annidata dentro quel misero talismano le stesse facendo del male. Nola era un bene prezioso per me, un qualcosa che non avrei lasciato andare mai. Era una mia amica.

[ ... ]

Erydlyss, tempo e luogo ignoti.


Aveva corso per ore, seguendo la voce nella sua testa. Doveva raggiungere la sua padrona il prima possibile per comunicarle la buona notizia. Non le importava di altro. Dopo mesi finalmente era tornata sé stessa, riacquistando la memoria, l'unica cosa che per lei valesse davvero qualcosa oramai.

« Bentornata. »
La voce di Sheel, distorta dalle pareti della grotta, risultava a stento umana.
« Mia padrona. » Nolarshad si inginocchiò alla sagoma oscura, abbassando lo sguardo. « Sono libera finalmente. »
La figura sorrise, nell'ombra. « Ora sai cosa significa perdere la tua libertà. Non deludermi ancora. »
« Non succederà. » ora che aveva ritrovato il suo bene più grande non desiderava che mantenerlo. « Quali sono i vostri ordini? »
« Voglio che tu sia felice davvero, mia cara Nolarshad, so che c'e rimasto qualcosa di lei in te... e devi lasciarla andare. L'ultima volta che ti sei avicinata a qualcuno ti ha portato via da me e ho dovuto rinchiuderti in quel gioiellino. La prossima volta potrebbe andare anche peggio. Quindi... »
Ghignò.
« ...uccidila. »

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L'elfa alzò gli occhi rivelando una maschera indecifrabile d'emozioni.
« Uccidi Azzurra. »



Eccolo qui! Ovviamente sto sperimentando nuovi stili e ne approfitto con questi nuovi eventi. Qui ho usato un ibrido di terza persona (che uso quasi mai) e prima per descrivere cosa succede a Nola quando recupera la memoria (vedi link in alto per tutta la storia pregressa, se interessati). Ho preso come background gli uomini di pietra e il loro legame con le creature oscure presenti nell'Edhel. Per tesoro non ho voluto intendere qualcosa di materiale, ma nel caso di Azzurra il tesoro è chiaramente il legame con Nola, nel caso di Nola è l'aver riottenuto se stessa. Sono conscio che non sia la mia migliore performance, ma se non faccio pratica con altri stili narrativi non posso migliorarmi! Spero che sia comunque una piacevole lettura e una storia curiosa da seguire!
 
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