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Saga delle Ombre ~ Il nome dell'oscurità, Corsa all'Oro, "Tesoro"

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view post Posted on 18/9/2015, 22:55




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si fa riferimento a: Saga delle Ombre ~ La maledizione del cristallo


Camminava in mezzo alla desolazione di un borgo privo di vita. Ai suoi piedi cadaveri secchi e raggrinziti, esili come rametti spezzati. In una sola notte un intero distretto di Taanach si era ridotto ad una vuota landa di morte; i corpi dei defunti giacevano contratti in terra, come se fossero deceduti sul posto. Niente sangue. Nessuna ferita. Solo i segni di quelli che tutti ritennero essere un'epidemia. Le guardie non avevano osato investigare, limitandosi a chiudere la zona in quarantena: non che questo l'avesse fermato, certo.
Il Cacciatore si aggirava furtivamente per le strade colme di silenzio; la luce del tramonto dipingeva i muri di un tetro color sanguine. Si fermò ad esaminare l'ennesima vittima, ma a prescindere dall'una o l'altra le sue osservazioni non avevano senso: mostravano tutti i segni di decesso per malnutrizione. Impossibile. Che a Taanach vi fossero persone che morivano di fame non vi era dubbio, ma che oltre quaranta persone fossero morte di carestia nel giro di un giorno non era pensabile. Qualcosa o qualcuno aveva causato quella strage, e certamente non poteva essersi trattato di nulla di naturale.
Demoni? Caduti? Che si fossero spinti fino a lì?
Un rumore. Passi. Guardie? No, neppure loro avrebbero violato la quarantena.
La mano corre istintivamente alla spada, mentre l'uomo scatta in piedi pronto a fronteggiare l'intruso. Qualcun altro respira ancora in quella tomba a cielo aperto.

«...Lakshir.»
Quel nome gli sfuggì dalle labbra come un sospiro. Sulla soglia di un buio vicolo stava un giovane elfo, pallido e magro, i cui capelli di un biondo etereo si stagliavano brillanti sull'ombra. Questi socchiuse gli occhi: per un singolo istante un'espressione terribile gli scurì il volto fine.
«Ray?» Una voce cristallina, accompagnata da sorriso appena abbozzato.
Sì, non vi era dubbio: quel ghigno innaturale; quello sguardo che gelava il sangue; quella presenza che riusciva ad incutere timore negli uomini più indomiti. Era davvero Lakshir. Rayleigh non riusciva a credere ai suoi occhi, non vedeva il suo vecchio compagno da più di cinque anni ormai. Perché lì? Perché ora?
Inconsapevolmente strinse l'elsa dell'arma.
«Credevo fossi morto.» Masticò duramente le parole.
«Ahahah, no, no, non ancora. Ma se l'Ordine mi ritiene defunto allora tanto meglio per me.»
«L'Ordine non esiste più. Marko e i suoi l'hanno distrutto.»
A quella notizia seguirono diversi attimi di silenzio.
Lakshir era sempre stato uno dei Cacciatori più ribelli: odiava l'Ordine e non lo nascondeva, ma era così bravo nel suo lavoro da non essere mai stato ripreso per questo. Cinque anni prima, durante una caccia, era improvvisamente scomparso, e dopo qualche tempo tutti avevano cominciato a pensare che fosse morto. Fino ad oggi.
L'elfo sorrise estatico.
«Ahah, sembra che oggi sia il mio giorno fortunato; prima incontro un vecchio amico, poi scopro che quella maledetta organizzazione è stata annientata ahah... Ehi, per quanto ancora intendi puntarmi addosso Stroja?»
Non vi era nulla da fare. Per quanto Lakshir avesse un aspetto e dei modi sempre affabili, ogni suo movimento suscitava turbamento negli animi di chi lo guardava. Come un'elegante e fragile rosa, le cui velenose spine minacciano di divorare il cuore degli uomini. Era da molto che il Lupo non provava quella sensazione.
Lentamente abbassò l'arma. Un tempo erano amici, in fondo.
«Che fine avevi fatto? Nessuno ha mai più avuto notizie di te da-»
«Ho vissuto, Ray.» Lo interruppe. «Una vita nuova, lontano dal soffocante giogo dell'Ordine. Ho imparato a vedere le cose sotto una nuova prospettiva. Libero. Sono un uomo nuovo, adesso.»
Il compagno lo trafisse con un'occhiata che gli fece correre brividi lungo la schiena.
«Non che tu possa capire, comunque. Sei sempre stato attaccato alla vita che avevano scelto per noi, ossessionato dalla caccia. Non hai mai pensato di esplorare l'orizzonte, un po' come Marko. Strano che abbia deciso di ribellarsi, sarei curioso di incontrarlo per vedere con i miei occhi.»
«Ho saputo che è morto.»
«Oh?»
Quello scambio di battute aveva lasciato un gusto amaro nella bocca del Cacciatore. Lakshir era sempre stato il più sveglio fra tutti e sapeva esattamente cosa dire per far vacillare qualcuno, anche se spesso si tratteneva. Sapeva perfettamente che le parole dell'elfo erano del tutto fondate, e perciò non aveva ragione di rimbeccarlo con qualche frecciatina altrettanto velenosa.
Ingoiò l'amaro boccone, cercando di cambiare argomento.
«Cosa ci fai qui?»
L'ex-collega schioccò la lingua, facendo qualche passo nella sua direzione. Si muoveva così leggero da sembrare quasi privo di massa, sfiorando dolcemente l'aria ad ogni passo. Strano, non faceva alcun rumore. Come aveva fatto a sentirlo poco prima?
«Quello che stai facendo tu, suppongo. Un intero quartiere spazzato via da un'epidemia in una sola notte? Un bel mistero. Mi sono sempre piaciuti i misteri.» Il tono innocente nascondeva una cruda serietà.
«Intendevo, cosa ci fai a Taanach.»
L'elfo contrasse appena lo sguardo. «Lavoro.» Rispose semplicemente, lasciando intendere che non volesse entrare nei dettagli.
Rayleigh ricambiò lo sguardo del secondo Metaumano con durezza. Gli stava sicuramente nascondendo qualcosa.
«Capisco.» Fece a denti stretti. «Ti lascerò in pace allora. Qui ho finito, comunque.»
E detto questo gli volse le spalle, facendo per allontanarsi. Alle sue spalle la dolce voce dell'elfo lo bloccò.
«Hai scoperto qualcosa su quel che è successo qui?»
Lo guardò da sopra una spalla.
«No. Magari tu avrai più fortuna.» Mentì.
Mentre si immergeva nella piena oscurità notturna di un viottolo gli arrivarono alle orecchie parole lontane.
«Mi ha fatto piacere rivederti, Ray!»


[...]


Non riusciva a dormire. Ripensava insistentemente all'incontro di qualche ora prima.
Aveva conosciuto Lakshir a diciotto anni; entrambi erano Cacciatori riconosciuti, ma essendo ancora giovani venivano spesso mandati in missione insieme. L'elfo era sempre stata una persona spaventosa, probabilmente a causa del fatto che fosse stato creato da un Incubo: una creatura a metà tra un Demone e un'Ombra, capace di piegare la mente delle persone e di indurre visioni terrificanti. Una volta abituati a quel suo tratto, però, ci si rendeva conto delle sue qualità. Era astuto, gioviale, amichevole, ed anche se dava sempre l'impressione di star complottando qualcosa, finiva sempre per essere brutalmente onesto quando contava. Tutti lo chiamavano "lo Spettro", per il suo modo di apparire dal nulla ed uccidere la preda prima che questa potesse accorgersene. Sarebbe tranquillamente potuto essere un Cacciatore migliore di lui, se non fosse stato per il suo atteggiamento ostile nei confronti dell'Ordine.
Quando l'elfo era andato disperso, anni prima, Rayleigh aveva sentito fortemente la sua assenza. Ora che l'aveva rincontrato, però, sentiva che vi fosse qualcosa di sbagliato. Aveva l'impressione che il Lakshir che aveva di fronte agli occhi non fosse più lo stesso di un tempo; si era trasformato in qualcosa che non riusciva a identificare.
Diceva di essere un uomo nuovo, ma cosa intendeva?

L'aria si fece più fredda. Uno sbuffo d'aria nonostante la finestra chiusa.
Nessun rumore, nessun passo, eppure qualcosa si muoveva ai piedi del suo letto. Spalancò gli occhi, studiando il buio della piccola camera che gli faceva da ostello. Tenebra, solo tenebra.
Ombre silenziose nell'oscurità.
Era circondato!
Afferrò rapidamente la spada poggiata al bordo del giaciglio, saltando violentemente in piedi. Il buio si agitò attorno a lui, come a cercare di avvilupparlo nelle sue spire.
Un fendente. Due. Tre! L'acciaio fendeva freneticamente l'aria, colpendo alla cieca i corpi di nemici invisibili. Quanti erano? Dove si trovavano? Non lo sapeva. Anche acuendo i sensi poteva solo percepire un indistinto numero di presenze attorno a lui. Il contraccolpo sulla lama era l'unico indizio della loro posizione; fiotti di liquido pece gli rendevano ancora più difficile vedere.
Poco importa. Se sanguinano allora possono morire.

E così la lotta continuò ad imperversare, fino a quando non si udì un fragoroso schianto, e delle lancinanti fitte alla schiena non lo costrinsero in ginocchio. Pugnali, conficcati lungo tutto il suo dorso. Trattenne un rantolo.
«Basta così.»
Sgranò gli occhi. Quella voce.
Riuscì appena a girarsi in direzione della finestra ormai ridotta in pezzi; la luce lunare inondava la stanza. Ritto sul davanzale stava la figura di Lakshir; solo che non era l'elfo che conosceva: la sua pelle era scura, cinerea; i suoi occhi erano d'un bianco latteo e sulla fronte spuntavano due sottili corna smussate.
Un innaturale terrore lo colse.
«Sapevo che i Frammenti non sarebbero bastati, non per te.»
L'Ombra che una volta chiamava amico fece un passo in avanti, facendo un breve gesto con la mano. In risposta, tre scheletriche figure presero forma dall'oscurità, per poi procedere ad immobilizzare il Cacciatore.
Rayleigh non riuscì nemmeno a reagire. Non per le ferite. Non per la paura che gli attanagliava il cuore, ma per lo shock che lo aveva privato del verbo.
«Aaah, mi dispiace di tutto questo Ray, davvero. Purtroppo hai preso un tesoro che appartiene a noi, e devo riprendermelo.»
Tesoro? Quale tesoro?
Prima che potesse dire o fare alcunché, il demone si guardò intorno, individuando immediatamente ciò che stava cercando. Si avvicinò alla scrivania, prendendo in mano un piccolo anello di un lucido nero. Il Lupo aveva trovato quell'oggetto in mano a uno dei cadaveri nel quartiere desolato, ma non aveva avuto ancora modo di studiarlo.
«Sai cos'è questo?» Lo rimbeccò l'essere. «Questa è la chiave del nostro riscatto. La Sfinge ha cercato per molto tempo questo anello, e finalmente è tornato alla luce.»
La Sfinge? Dunque è una delle Pagine.
«Una vera tragedia quella del distretto, ma dovevo sincerarmi del suo potere. Anni di prigionia l'hanno reso affamato. Ahah, i Caduti e la Corte non sapra-»
«Perché hai rubato l'aspetto di Lakshir, schifosa ombra?!!» Lo interruppe bruscamente. Che importanza aveva uno stupido anello?!
Lo sgomento si era trasformato in rabbia ed indignazione, ma il tono tremante ancora tradiva la gelida sensazione che gli stringeva le viscere. Si sentiva impotente.
Lo Spettro si girò verso di lui, soppesando per qualche istante quelle parole, poi gli si fece vicino, sorridendo seraficamente.
«Stupido, io sono Lakshir.» Si chinò su di lui. «Questo è ciò che sono diventato quando ho smesso di combattere quella parte di me nascosta nei recessi dell'animo.»
«Cosa?» Era confuso.
«Avanti, lo sai anche tu di cosa parlo. Noi non siamo umani, non lo siamo mai stati.» Il viso dell'elfo era dolce ma severo. «Ci hanno trasformato in mostri prima ancora che imparassimo a parlare, che realizzassimo cosa volesse dire essere umani. Per quanto ti ostini a comportarti come una persona qualunque, a lottare per il bene degli uomini, un giorno realizzi che non sei diverso dai mostri che combatti. Non abbiamo mai avuto uno spazio in mezzo agli umani, Ray.»
Quelle parole lo colpirono come rocce in piena faccia. Non riusciva a dargli torto, ma nemmeno aveva la forza per vedere la sua ragione. Semplicemente rimaneva inerme, mentre il vecchio compagno scavava una profonda buca nel suo spirito.
«Accettare la mia natura mi ha reso un uomo libero, ed ho toccato vette che non avevo mai sperato di raggiungere. Spero che un giorno farai lo stesso.»
Digrignò i denti. Inaspettatamente gli occhi gli bruciavano, come se dovessero riempirsi di lacrime.
«Non diventerò come te!» Esclamò con un ringhio sofferto.
Lakshir sollevò un sopracciglio, ma non smise di sorridergli. Quel ghigno inumano e freddo, ma che ora trasmetteva quasi tepore.
«Non sono tuo nemico.»
E detto questo fece un breve cenno col capo, dando ordine ai Frammenti di ritirarsi. Lentamente si alzò, lasciando a Rayleigh il tempo per rimettersi seduto; immediatamente cercò la propria arma con lo sguardo, ma prima che potesse muoversi lo Spettro si era già fiondato fuori dalla finestra, confondendosi con le tenebre della notte.
Per l'ultima volta, solo una voce distante lo raggiunse come un sussurro.
«Mi ha fatto realmente piacere vederti, Ray.»


Ai fini interpretativi, gli assalitori di Rayleigh sono tre Frammenti delle Pagine di Pietra, mentre Lakshir è un PNG che è associabile a una Voce di pericolosità A.
 
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