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La crociata del traditore ~ La rana e lo scorpione

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Ray~
view post Posted on 26/4/2016, 17:23 by: Ray~
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Raymond Lancaster
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— la rana e lo scorpione —

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Gli altri... — Bagnai il cucchiaio nella zuppa con la lentezza di un traghettatore che sposta la sua imbarcazione. — ...non lo so.
Il piccolo remo che tenevo fra le dita tintinnò sul fondale, rimanendo impigliato fra i pezzi di carota e lanciando una cima sul bordo del piatto, che i miei occhi seguirono spenti e lacrimosi come una medusa spiaggiata.
Non lo sapevo davvero. Benedette anime, gettatesi o cadute dalla mia barca, loro sì che si erano salvate.
...hanno preso la loro strada, immagino.
Abbandonai il cucchiaio sul bordo di quello specchio brodoso e lo allontanai da me. Le verdure risalirono dal fondo come corpi affogati; potevo quasi sentirle giudicarmi.
e allora perché ci pensi sempre?
non dovresti pensarci sempre. — sembravano dirmi. — sei tu che ci hai lasciati cadere.

« io volevo solo portarvi dall'altra parte. » con un nodo allo stomaco. « portarvi fuori dall'inferno. salvarvi da ciò che stava sotto. siete voi che vi ci siete gettati. »
quando incrociai le braccia per chiudere quel dibattito con la mia cena, fu evidente persino a me quanto tremassero.
« ho fallito con ciascuno di voi. »

È passato troppo tempo dall'ultima volta in cui ci siamo incontrati. Quando succederà, saremo diversi.
Il cucchiaio scivolò sul fondo del piatto con un cigolio sordo.
Quando succederà, io sarò il mostro.
Leanne finse un'espressione di ingenuità e si strinse nella coperta. Tutte le volte che coglieva l'occasione di dissimulare la propria intelligenza le sue pupille si stringevano come quelle di un gatto sedotto dalla propria preda.
Perché non li lasci perdere?
Mi sollevai e rovesciai quel maledetto piatto di zuppa inquisitrice nel vaso da notte. Sentii il bisogno di fumare, ma le ceneri degli incubi ricorrenti mi ardevano nelle narici, bruciando ogni desiderio di tabacco.
Mi pulii le mani, benché non ci fosse niente da pulire.
Beata te che non hai famiglia.

k3hQPky

Storia e Cultura dei draghi: gli antichi dèi di Theras doveva stare sul terzo scaffale del reparto Creature Meravigliose, accanto a Pelleverde a Chi? e Le Razze di Pietra. "Doveva", perché qualcuno l'aveva spostato.
Passai in rassegna tutto il ripiano con l'indice della mano, sotto lo sguardo impaurito di un alunno che si affacciava a intervalli irregolari dalle pagine del proprio volume.
Niente. Non era lì.
Scusi...
Il bibliotecario che si era appena affacciato al corridoio finse di non sentirmi e si rifugiò nel reparto Scienza e Alchimia, disidratando la mia richiesta d'aiuto e spostando la mia attenzione su due figure che si muovevano all'ingresso della sala, trattenendo il respiro come spie inesperte.
Uscii dalla corsia, svoltai a destra, superai un androne e mi infilai fra i tomi ammuffiti della sezione Fenomenologia dell'Anima, che se ne stavano appollaiati sugli scaffali come avvoltoi grassi e polverosi, pronti a cadere giù e rimanere schiacciati a terra in qualsiasi momento. Le oltre settecento pagine di Sulla natura della non morte mi fissavano con il petto gonfio d'umidità e la copertina carica di alterigia, legate insieme da una fibbia di pelle che sfoggiavano come il trofeo di un capobanda.
Lo fissai per mezzo minuto prima di stringerlo tra le dita indecise. Mi stava facendo un favore.
Perdonami. passai un palmo sulla copertina irregolare. Non appena me ne andrò da qui, se la prenderanno anche con te.
Vorranno sapere che cosa ho letto. Che cosa ho cercato.
Non ti tratteranno bene.

Quello lasciò andare uno sbuffo di polvere, ridicolizzando tutta la mia deferenza.

Signor Lancaster? — Sobbalzai. — Un messaggio per lei.
Il bibliotecario mi allungò un libro e una busta, prima che lo congedassi. Riconobbi la calligrafia elegante di Airin.

« In ricordo. Per la bambina. »

Il libro era rilegato in una copertina di pelle color mattone, decorata con un blasone arlecchinesco; se non lo si stringeva con forza si lasciava sfuggire alcune pagine e le dimenticava a terra, facendole svolazzare con disattenzione. Il segnapagina era dello stesso rosso acceso delle bandiere:
Fiabe di Theras; una raccolta di Taliesin il bardo.
Mai sentito. Eppure, sfogliandolo, i miei occhi andarono incontro a una lunga serie di nomi famigliari (la Dama Bianca, Rainier, Alexandra) e un'ancora più verbosa lista di personalità sconosciute, tra le quali spiccò il nome di Shahryar:
« Nasciamo dalle rime. Siamo fatti e disfatti dalle rime. La nostra lingua è ferma. Temi il senzavoce. Temi Shahryar. »
Forse a Leanne sarebbe piaciuto.

k3hQPky

Oh, quando eravamo piccoli io e mio fratello adoravamo questa fiaba. — indicai il frontespizio di pagina trentadue, che intitolava con grafia arzigogolata il regno di Diante e Carbo. Leanne mi fissò priva di reazioni, più interessata a me di quanto non lo fosse al libro. — Lady Maria si intrufolava nella nostra stanza e ce la leggeva ogni volta che Aedh se la prendeva con uno di noi, anche se le veniva impedito di farlo.
La mezzo drago mi si strinse contro, affacciandosi sulle pagine.
La sua pelle era calda e amorevole come il fuoco di un camino.
Di cosa parla?
Poggia la schiena contro il muro e mossi le gambe per stare comodo sulla branda, che era molto più morbida di quanto non ricordassi.
Era stato un lungo percorso quello che mi aveva portato sino a lì, sebbene non distassi che mezzo metro dallo sgabello di legno.
Te la racconto come è scritta qui:

Raccontano le genti del Dortan che prima che i primi regni venissero alla luce, l'unico trono esistente fosse quello dei fratelli Diante e Carbo. Quasi gemelli nell'aspetto, Diante era il maggiore per solamente un anno di differenza ed era amato e riverito dal popolo. Anche Carbo era amato, ma essendo timido e schivo preferiva passare le sue giornate lontano dalla gente, chino sui libri che tanto adorava leggere.

I due fratelli scrissero le prime leggi del Dortan, in un tempo in cui gli uomini obbedivano ancora ai più forti, e Diante si prese in carico il dovere di trasmetterle. Dove i ladri venivano puniti col taglio delle mani, lui appariva con le misure di un giusto processo; dove ai buffoni audaci veniva tagliata la lingua, lui correva ai ripari con delle scuse ufficiali. In un mondo dove tutti avevano le proprie regole, Diante fu il primo ad avere delle regole giuste per tutti, che amava dispensare con un sorriso e partendo subito dopo, senza nemmeno farsi ringraziare.

Tutti sapevano che ogni tanto Diante partiva. Ci si svegliava alla mattina e non c'era più, sparito dal suo letto fino a chissà quando e lasciando sempre la stessa lettera sul trono, che diceva:
« Carbo, ti lascio il trono. Fai attenzione a chi ci vuole poggiare il sedere fino al mio ritorno. »
Perché il regno era pieno di persone malvagie. Poi, quando stava per tornare, scriveva sempre una lettera che chiedeva:
« Come sta il trono? »
E Carbo rispondeva:
« Guarda che si è dimenticato la forma del tuo sedere, eh! »

Un giorno Diante partì e stette via più a lungo del solito.
Nel regno vi erano uno zoppo, un orbo e un dislessico che da tempo volevano sedere sul trono e, vedendo il fratello maggiore lontano, si misero insieme per usurpare il regno. Si presentarono a Carbo come persone qualunque, nascondendo le loro menomazioni, e fecero richiesta di udienza.

« Sire, le strade del suo regno sono tutte accidentate, non si cammina bene! »
Esclamò lo zoppo.
« Strano, io cammino benissimo! » rispose Carbo, ma gli altri tre indicarono lo zoppo e intonarono un coro di: « Ha ragione lui! Ha ragione lui! »

« E tutto il regno è coperto di polvere, non si riesce nemmeno a tenere gli occhi aperti! »
Continuò l'orbo.
« Eppure io ci vedo benissimo! » replicò quindi Carbo, ma ancora una volta gli altri due indicarono l'orbo e gracchiarono: « Ha ragione lui! Ha ragione lui! »

« E i co-comnuicati non si chpischono. Sogno scritti-ti male male! »
Concluse il dislessico.
« Ma a me sembrano scritti bene! » controbatté Carbo, e gli altri, indicando il dislessico: « Ha ragione lui! Ha ragione lui! »

A quel punto Carbo pensò che se tre persone convenivano tutte sugli stessi punti il regno doveva avere davvero qualche problema, quindi uscì dal castello per andare a controllarlo. Non appena lo fece, però, i tre manigoldi lo chiusero fuori dalla dimora e iniziarono a fare a gara a sedersi sul trono fra le grasse risate e gli insulti rivolti sia a Carbo che a Diante. Quando il minore dei fratelli tornò al castello e trovò le porte chiuse, capì subito che cosa era successo e vergognandosi della propria ingenuità andò a nascondersi nella foresta poco distante.

Nel frattempo Diante stava per tornare a casa e scrisse la sua solita lettera:
« Come sta il trono? »
Ma la risposta che gli arrivò, scritta dallo zoppo - che dei tre era l'unico che potesse scrivere decentemente - fu diversa dal solito:
« Bene, bene, non preoccuparti! Anzi, se vuoi stare in giro ancora un po', fa pure! »

Diante capì immediatamente che qualcosa non andava, e così prima di tornare al castello si fermò nella piazza del paese e lesse a gran voce una nuova legge che aveva appena scritto:
« Sarà re indiscusso chiunque abbia poggiato il sedere almeno una volta sul trono e raggiunga per primo il centro del bosco! »
Quando i tre manigoldi vennero a saperlo esultarono di gioia, poiché il castello era molto più vicino al bosco di quanto non lo fosse il villaggio; ma non si resero conto che la loro volontà di distruzione si sarebbe presto rivolta contro loro stessi. Iniziarono a fare a pugni tra di loro e a gareggiare per raggiungere il traguardo il prima possibile, litigando a gran voce tra chi di loro meritasse di più di essere il re. Alla fine si divisero e il dislessico, da solo, non riuscì a chiedere indicazioni a nessuno per raggiungere il bosco. L'orbo si perse fra gli alberi, che per lui erano tutti uguali, e lo zoppo non riuscì nemmeno a superare le porte del castello prima che Diante raggiungesse il traguardo.

Quando il fratello maggiore raggiunse il bosco, sentì una persona piangere nel punto più profondo. Lo raggiunse e vi trovò Carbo, seduto su un ceppo e col viso nascosto tra le mani.
« Scusami Diante, scusami! Sono stato uno sciocco! »
Ma quello lo ignorò.
« Beh, pare proprio che tu sia arrivato qui per primo! » esclamò abbracciando il fratello. « D'altra parte il trono si ricorda molto di più la forma del tuo sedere che del mio! »

Così Carbo divenne il primo re del Dortan, e Diante riprese a viaggiare e a portare la legge a tutti coloro che ancora non ce l'avevano.

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Mi accorsi che Leanne aveva chiuso gli occhi e si era appoggiata alla mia spalla, respirando profondamente. Le sue labbra riuscirono comunque a formulare una domanda.
Quale dei due sei tu?
Mi alzai con gentilezza e la feci stendere sulla branda, rimboccandole le coperte. Accarezzai le pagine del libro come avrei fatto con la schiena di un amante.
Entrambi.



Edited by Ray~ - 18/5/2016, 13:00
 
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