Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

un'ultima risposta, Contest Gennaio 2016 - Emozione

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view post Posted on 30/1/2016, 17:39
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idvSgPY


Jahrir schioccò le labbra e si passò la lingua sul palato, assaporando il sapore di tabacco rimastogli appena sotto le guance.
Fumare dopo aver rischiato la vita su un campo di battaglia lo faceva sentire come se avesse evitato gli artigli dell'Ahriman soltanto per conficcarsi la punta di una lancia nella coscia. Guardava la corruzione dritta negli occhi e le soffiava volute di fumo sul viso, svuotando il fornello della pipa sulle rocce dove erano giaciuti i corpi dei caduti. Una sensazione di invulnerabilità ribelle che sarebbe terminata con la nicotina che gli restava a disposizione.
Allungò la pipa in direzione di Aleksjéj, che rifiutò con un elegante gesto della mano. C'era qualcosa di anacronistico nell'offrire a un drago di fumare.
Nel Sürgün-zemat, qualche ora dopo il termine dell'apocalittico conflitto che li aveva coinvolti, era come se entrambi si aspettassero che dovesse accadere ancora qualcosa. Le asperità della pianura rocciosa che li circondava stavano metabolizzando la cenere sollevata dallo scontro, piene della luce romantica del tramonto, nel mentre che gli schiavi che li avevano aiutati si erano divisi in chi si ingozzava di cibo e chi non si era nemmeno tolto l'armatura. Dopo tutto ciò che era successo, nemmeno la loro gioia entusiastica era in grado di spezzare la pacifica impressione di silenzio che era calata su tutto l'attendamento, svuotatosi dalla paura e dalla tensione come un gigantesco polmone che stesse deliberandosi in un sospiro di sollievo.
Un polmone di certo più sano di quelli del Kahraman.
Mmmh.
Aleksjéj non si lasciò sfuggire quel brontolio.
Non posso fare a meno di notare di non essere l'unico frenato nel godersi questa vittoria.
Mh-mh.
Il nano fissò il bocchino della pipa come se potesse animarsi e convincerlo a confessare le sue tribolazioni. Lo immaginò come un ometto con la voce di Zuben e un carattere focoso, pronto a sottolineargli come chiunque altro avesse contribuito alla sconfitta dell'Ahriman più di quanto avesse fatto lui. Quando lo strinse fra le labbra, lo fece per soffocare quello sproloquio giusto e ingrato che gli riempiva la testa. Venatrix fu in grado in maniera del tutto inconcepibile di tradurre quel comportamento in una spiegazione dettagliata dello stato d'animo del nano, e a produrre la consolazione meno goffa che la loro ingombrante differenza d'età e di pensiero potesse conciliare.
Non era la nostra battaglia, Kahraman.
Le labbra del nano si piegarono in una smorfia.
Sarà; ma le chiappe che hanno rischiato di finire nello stomaco di un Maegon grosso come una montagna erano le mie.
Oh. — Aleksjéj nascose una risata dietro la mano serrata. — Vedo che la vicenda sta già assumendo i connotati di una storia da raccontare agli amici davanti a un bicchiere di rakı.
Già. — schioccò le labbra. — Ora devo solo trovare gli amici a cui raccontarla.
Il drago lo raggiunse e gli posò una mano sulla spalla, distendendo il viso in un sorriso luminoso.
Accetterei volentieri di offrirti un giro di acquavite, se mai dovessi trovarmi a passare da Qashra.
Tu? — Jahrir roteò la pipa tra loro. — Avrei scommesso ogni pelo della mia barba sul fatto che fossi astemio.
Infatti.
Mmh.
Si staccò dal drago scuotendo la testa. Aleksjéj aveva l'abitudine di sedurlo come un dongiovanni farebbe con una verginella. Una sensazione che non aveva niente a che vedere con il nano tarchiato, peloso e volgare che il suo orgoglio gli ricordava essere, e la ragione principe per cui non sarebbero mai riusciti a stringere una vera amicizia. Quando lo scoprì a sorridergli con una cortese espressione di intimità, gli si accapponò la pelle fino alla nuca. Non riuscì a immaginare quanto Venatrix fosse divertito da quelle reazioni nemmeno quando lo vide soffocare una risata alla scelta repentina di cambiare discorso.
Piuttosto, cosa farai ora? Non sembrano prospettarsi altre catastrofi all'orizzonte. Te ne svolazzerai lontano da questo deserto per un altro paio di secoli?
Il drago piegò il capo e i suoi orecchini tintinnarono riempiendo gli spazi lasciati vuoti dalle sue parole.
Resta un'ultima risposta a cui intendo dare la caccia.
Mh-mh.
L'interesse del nano nella questione terminò, e tornò a prendere lunghi respiri dal bocchino.
Tu, invece?
Si prese un secondo per riflettere, poi tese la pipa verso gli schiavi che rumoreggiavano a un centinaio di piedi di distanza come un sottofondo musicale ai margini della loro conversazione. Uno dopo l'altro sembrava che si stessero lasciando andare a festeggiamenti sempre più sfrenati: chi bevendo, chi cantando, chi spintonandosi e abbracciandosi.
Ho promesso a Zuben che avrei liberato questi disperati. — il suo sguardo si soffermò su un uomo secco come una spiga che versava lacrime da almeno venti minuti e snocciolava sguaiatamente i nomi di tutti i suoi dèi, ringraziandoli uno dopo l'altro. — Pensavo di portarli a Qashra, dove il loro padrone troverà difficile reclamarli.
È un lungo viaggio. Sei molto generoso.
Una spira di fumo si librò nell'aria.
Io? Se c'è qualcuno che dovremmo ringraziare quello sei tu, Aleksjéj. Senza di te questi uomini non avrebbero un futuro.
Seguì il tintinnio musicale dei braccialetti.
A te, Kahraman.


Rubietentia
fetiales

— sunrise —


L'alba che guidava il suo volo era azzurra e priva di calore.
Le nuvole grigie gli correvano incontro come un muro di pietra, lasciandolo narcotizzato in un dormiveglia appena lungi dall'impressione di un incubo. L'umidità pesava sulle sue palpebre e il vento era la sola forza a farlo galleggiare verso nord; l'unico sforzo che compiva era quello di sbattere occasionalmente le ali per rimanere all'interno del grembo gelido che lo nascondeva.
A parte Jahrir, si era allontanato dal Sürgün-zemat senza salutare nessuno e facendo ben attenzione a nascondersi prima di spiccare il volo. L'attenzione degli schiavi sarebbe stata l'ennesimo, freddo, raggio di luce a illuminare una vittoria che gli lasciava una soddisfazione amara sulle labbra. Come si sarebbe dovuto sentire, scoprendo di non essere stato altro che un vettore perché quegli eventi si dipanassero davanti ai suoi occhi senza che avesse la possibilità di influenzarne il corso?
Sentiva il corpo pesante e la mente lontana, a cavalcare quell'onda di pensiero con la lenta malinconia di un re anziano che snocciola le proprie conquiste.
Giunse a destinazione quando il sole si trovava allo zenit del giorno successivo.
L'Ystfalda lo accolse senza festeggiarlo. La sua vecchia torre era avvolta in un silenzio comprensivo che si spezzò appena per lasciarlo posare al suolo, lasciando rotolare alcune pietre a terra in un'accoglienza umile e cortese appena mascherata da un velo di nebbia.
Ritornato al suo aspetto umano, respirò a fondo l'aria frizzante di quel luogo.

Papà, sei qui?
Una seconda figura apparve accanto allo scheletro del bastione, prendendo forma dalla bruma come un profilo che viene messo a fuoco. Fece qualche passo avanti e strinse una mano all'altezza dello sterno per valutarne la forza.
Per così dire.Aupiter era identico a lui a eccezione dei capelli biondi, dell'espressione imperscrutabile e dei vestiti. — Sento il potere di tua madre fluirmi nelle vene.
L'uomo con cui stava parlando non era lo stesso Aupiter che aveva incontrato al culmine dello scontro con Iανός. Quell'immagine di suo padre era stata prodotta dalle reminiscenze di Intet, modellata su ciò che lei aveva voluto memorizzare del suo amante; l'Aupiter che lo confrontava ora era un ricordo di Venatrix e soltanto suo: più severo, incomprensibile e distante.
Ora è il mio potere.
Aupiter lo squadrò severo, senza sorridere.
Capisco.

Che cosa cerchi, Rubio?
La risposta a una curiosità puerile, si potrebbe dire.
Si prese tempo per formulare le parole e il suo sguardo si contrasse in un'espressione di estraneo imbarazzo.
Nell'Akeran ho potuto parlare e conoscere un ricordo di Intet. Ho scoperto in cosa si era trasformata e ho dovuto combatterla, poiché la sua esistenza costituiva una minaccia per tutte le popolazioni di Theras. Non sarei riuscito a venire a capo del conflitto senza l'aiuto di un tuo ricordo, che è intervenuto per salvarla in ragione dell'amore. Tanta affezione mi lascia... disorientato.
Si bloccò. Non riusciva a trovare una combinazione di parole che non lo mettesse a disagio; lo sguardo fermo di suo padre aveva sempre avuto il potere di censurare larga parte del suo vocabolario.
Vuoi sapere com'è possibile che mi sia innamorato di una donna che sarebbe arrivata vicina a corrompere un terzo del continente di Theras?
Venatrix fece un solo, lento e cortese cenno d'assenso col capo. Aupiter gli rispose con una domanda, senza alcun gesto, come una statua incapace di lasciare il proprio piedistallo.
Cos'hai visto in Intet quando hai parlato con il suo ricordo?
Ho visto... una donna schiva. Un'esistenza insicura e ferita, nascosta dietro un modesto numero di veli di bellezza artificiosa.
Aupiter inclinò il capo di lato. I suoi orecchini tintinnarono.
Dunque hai visto ciò che ho visto anche io, benché tu lo descriva con parole ingiuriose. Ti facevo in grado di comprendere che chiunque proietta un'ombra differente a seconda di dove sopraggiunge la luce che lo illumina.
Venatrix strinse le labbra.
La prima volta che conobbi Intet ebbi grandi difficoltà a farla parlare.
Ella sembrava rapita da una realtà visibile solamente ai suoi occhi, che trovava più confortevole della compagnia di chiunque altro.
Fu la curiosità di decifrare quel mondo ciò che mi fece interessare a lei: sentivo il desiderio di comprendere l'esistenza allo stesso livello a cui la parafrasava lei, attraverso un codice di musica, colori e parole scritte. Nel farlo non potei fare a meno di rilevare il vario e fitto telaio dove venivano intessute le sue bellezze.

Lei era arte.
Intet comunicava solo ciò che era strettamente necessario per lasciare intendere tutto il resto, come se le sue carni fossero state sagomate dal fuoco della poesia. Quando era concorde con me alzava il viso e mi sorrideva, stringendo appena gli occhi; quando qualcosa attirava la sua attenzione smetteva di camminare e cadeva in un silenzio improvviso; se voleva sedurmi si limitava a mostrare elegantemente i polsi e il collo, lasciandoli scoperti.
Rendeva omaggio all'importanza della parola nell'umiltà di utilizzarla nei limiti di quanto fosse strettamente necessario fare. E dopo tanto vivere fu questo a conquistarmi: il suo accogliente, educato e intimo silenzio.


Nel parlare di Intet, gli occhi e la voce di Aupiter si erano riempiti di una sfumatura calda che sembrò dissipare la nebbia che li circondava. Non ricordava di averlo mai visto così emozionato; nemmeno quando era bambino.
Quando realizzi che la persona che hai accanto ti completa, poco importa ciò che ha preceduto quel momento o quali fossero le tue opinioni precedenti. La tua realtà si arricchisce della presenza di lei, che sana il tuo animo come una panacea. Le vecchie ferite si cicatrizzano e tutto ciò che resta è un premuroso senso di riconoscenza. Sono certo che tutto ciò non ti sia estraneo.
Venatrix non poté fare a meno di pensare a Iulia, poi a Eitinel: la donna che aveva amato e che aveva rischiato di annientare il mondo intero.
C'era del vero nelle parole di chi diceva che lui e suo padre non fossero tanto dissimili.
Se le cose stanno così, cosa ti ha spinto ad allontanarti da lei?
Quella era l'ultima risposta che gli serviva per risolvere l'enigma dietro alla comparsa dell'Ahriman. Le parole di Aupiter, però, furono criptiche e inaspettate.
Non l'ho fatto.
Seguì una lunga pausa.
...mi sono rifiutato di morire col rimpianto di essermi lasciato seccare sulle sue labbra; sul profumo e sul sapore di un bacio lontano. Ma non mi sono allontanato da lei, come hai avuto dimostrazione, né ho cessato di amarla.

...Per come gli dèi hanno creato i nostri corpi, quando qualcuno di noi decide di sentirsi ferito da un altro, a quest'altro viene data rara occasione di persuaderlo del contrario.

Quelle parole caddero come un masso tra di loro, mettendo un termine tombale alla conversazione.
Venatrix strinse insieme le mani come in un gesto di preghiera, toccandosi le labbra con gli indici. I braccialetti suonarono una melodia malinconia scivolando verso i gomiti.
Ti ringrazio per avermi dato le risposte che cercavo.
Quindi si voltò, diede le spalle al padre e si apprestò ad affrontare il viaggio di ritorno.

Rubio?

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È solo per merito del potere di tua madre che posso dirti ora ciò che avrei voluto dire molto tempo fa, quindi sii grato a ciò che hai ereditato da lei.
L'aria fra loro vibrò per l'intensità delle parole.
...sono orgoglioso dell'uomo che sei diventato.

La concentrazione di Aleksjéj vacillò e il ricordo di Aupiter sparì nel nulla.
Un minuto più tardi, una singola lacrima bagnò le radici dell'albero contorto che era rimasto di casa sua.

Grazie, papà.



CITAZIONE
Il primo paragrafo di questo contest è lo stesso del primo post della quest "Sotto un nuovo sole; il Sultanato" - i due sono stati scritti insieme. Reasons.
Per i lettori che non lo sapessero, Venatrix è in grado di rievocare i ricordi come se fossero persone reali e concrete, dotate di senno proprio. In questa scena conversa con il ricordo che ha di suo padre, morto lontano da lui e senza che lui potesse dargli un ultimo addio. La scena è strettamente legata agli eventi della campagna "Fetiales", e ne costituisce un sort of di capitolo conclusivo.


Edited by Ray~ - 2/2/2016, 11:59
 
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