Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Sotto un nuovo sole: Le preghiere del demone., le mille e una notte

« Older   Newer »
  Share  
miky1992
view post Posted on 23/2/2016, 22:14




CONTINUA DA QUI

La donna e il bambino


Appena varcato l'ingresso del tempio di T'al, l'odore di incenso assalì Ayla. La donna portò il fazzoletto al volto e attenuò l'odore fino a quando non vi si abituò.
Nel tempio c'erano persone di ogni classe sociale: alcuni vestivano con tuniche grezze e rovinate, altri avevano talmente tanti monili d'oro da costringerli a camminare incurvati. Ayla si chiese per cosa fossero li: per comprarsi un miracolo? Il favore del Dio? O per semplice dovere?
Ayla rinunciò a cercare un posto per inginocchiarsi e decise che T'al non si sarebbe offeso se avesse pregato da in piedi. Congiunse le mani e chinò il capo. Il velo le ricadde sul volto nascondendo le lacrime di gioia che le solcavano il viso.
- Un'offerta per il tempio?
Ayla sollevò il velo. Davanti a lei una vecchia reggeva un cestello legato all'estremità di un asta di legno. La vecchia lo smosse e fece tintinnare le monete all'interno. - Un'offerta per il tempio e la grandezza di T'al? Disse.
Ayla fece un mezzo sorriso e lasciò cadere un paio di monete all'interno del cesto. Certe cose non cambiano mai. Pensò.
Ayla si mise in fila per pregare dinnanzi al braciere e di nuovo la vecchia tornò a pretendere offerte. Ayla fece finta di non sentirla.
Dinnanzi al braciere stava un giovane vestito con una tunica bianca rifinita con motivi zigrinati in oro. Anche lui reggeva un cesto colmo di monete in mano. - Una moneta per una preghiera. Disse e indicò il tavolo accanto a lui. Sul tavolo c'erano rotoli bianchi e calamaio.
- Se non sa scrivere posso pensarci io. Disse il giovane e allungò di nuovo il cestello.
Ayla fece una smorfia. - So scrivere. Il giovane annuì e le fece cenno con la mano di avvicinarsi.
Il calore del braciere era forte. Ayla si tastò la fronte accaldata e gettò la preghiera nel fuoco. Questo è tutto quello che voglio fare Latif. Pensò.
Ayla lasciò il tempio con un senso di amarezza in bocca. I sacerdoti stavano esagerando, questo scoppio di fede avrebbe fatto più male che bene ai veri fedeli.
Ayla era oppressa dal troppo sfarzo con cui i sacerdoti avevano rovinato il tempio di T'al. Certo, capiva il senso di tutti quegli orpelli d'oro; bisognava attirare più fedeli possibile e colpirli con la magnificenza del tempio era utile, però aveva paura che questo avrebbe alla lunga fatto perdere il vero messaggio che il tempio avrebbe dovuto portare. Tra tutto quell'oro non c'era più spazio per le parole di T'al.
Ayla uscì dal tempio e scese lungo l'enorme scalinata. Tutto sommato era felice di quel viaggio: poter di nuovo rendere omaggio a T'al in tutta libertà era una cosa meravigliosa.

Un bimbetto corse attraverso la folla, a braccia protese, schivando i presenti. - Mamma! Mamma! Gridò.
Ayla sgranò gli occhi. Il bambino puntava diritto verso di lei. Un po' più dietro di lui un paio di uomini muscolosi e dalla pelle annerita gli correvano dietro come se fosse appena sfuggito alla loro custodia. Il bambino salì a due a due i gradini e le saltò in braccio. La abbracciò stretta e le premette la faccia sulla spalla.
- Aiutami. Mormorò. - Per favore, vogliono prendermi.
Un fremito di disgusto attraversò Ayla non appena il bambino la toccò. Ebbe l'impulso di lasciarlo, ma resistette e strinse a sua volta la schiena del bambino premendo la faccia di lui contro la carne. - Dov'eri finito? Non devi farmi preoccupare, quante volte ti devo ripetere di restarmi sempre a fianco? Disse, gli diede un leggero scappellotto e lo posò a terra.
- Scusami mamma. Disse il bambino a occhi bassi, le mani incrociate dietro la schiena.
Gli inseguitori del bambino arrivarono, avevano entrambi il fiatone.
- Signora! L'uomo fissò con aria sorpresa prima il bambino, poi Ayla. Aveva la testa pelata e un tatuaggio sul braccio sinistro a rappresentare una tigre. - Sono Aamir. Vostro figlio si aggirava per il bazar da solo e lo abbiamo colto sul fatto mentre rubava della frutta da una bancarella. S'interruppe e si massaggiò il mento. - Grazie a T'al abbiamo trovato anche lei, sa bene qual'è la pena per i ladri!
Ayla mollò uno schiaffone in faccia al bambino e questi scoppiò in lacrime. - Quante volte ti ho detto di non prendere le cose dalle bancarelle senza di me!
- Scusa mamma! Piagnucolò il bambino.
Il secondo fece un passo avanti e lanciò un'occhiataccia a Ayla. - Sei sua MADRE?
Ayla si abbassò e abbraccio di nuovo il bambino. Di nuovo il senso di repulsione la fece irrigidire. - Vi ringrazio signori, siete così gentili. Disse.
L'uomo corrugò la fronte e snudò i denti neri un una smorfia di rabbia. - Non puoi essere sua madre. Questo bambino è solo uno straccione, non ha madre.
Ayla sostenne lo sguardo minaccioso dell'uomo e gli rivolse un sorriso condiscendente. - Io dico che è mio figlio, puoi dimostrare il contrario?
I due fecero un passo in avanti e misero in mostra l'elsa dei pugnali che tenevano a fianco.
- Non vorrete aggredire una donna davanti al tempio di T'al e in mezzo a questa folla vero? Disse Ayla.
- Quel ragazzino è nostra proprietà. Disse Aamir.
- Non vedo alcun segno su di lui, non è uno schiavo. Se non potete dimostrare le vostre affermazioni fareste meglio a tacere.
I due chinarono il capo e indietreggiarono. - Non finisce qui ragazzino. Disse Aamir. - La prossima volta non ti andrà così bene. E tu donna, contrariami ancora e giuro, nemmeno T'al potrà proteggerti. Fissò a lungo i due, poi si allontanò.
- Grazie. Disse il bambino.
- Devi lasciare Taanach. Disse Ayla. - Quelli non si arrendono facilmente e prima o poi ti prenderanno.
- Non so dove andare. Disse il bambino.
- Da quanto sei sulla strada?
- Non ricordo.
- Dove sono i tuoi genitori? Sono loro che ti mandano a rubare?
Il bambino si strinse nelle spalle.
Hai genitori, vero?
- Non ho mai conosciuto i miei genitori.
Ayla roteò gli occhi e fissò il tempio di T'al. Non voleva avere quel moccioso tra i piedi, ma sapeva fin troppo bene cosa gli avrebbero fatto se l'avessero preso. In fondo se lo avesse scortato fino alle porte da li lo avrebbe potuto lasciarlo in qualche carovana. Era questione di pochi minuti, un'ora al massimo. Sarebbe passata inosservata in quella bolgia, non avrebbe corso alcun rischio. - Seguimi e non fiatare. Disse.

Trovare carovane dirette in tutto l'Akeran non era difficile in una città come Taanach. Più difficile era far accettare un bambino tra i viaggiatori.
- Io non posso lasciare Taanach. Disse il bambino. - Non posso. Aveva la voce tremolante.
- Ci sono molte altre città verso nord. Disse Ayla. - Troveremo quacuno e te ne andrai via con loro.
- Come ti chiami? Disse il bambino.
- Ayla.
- Io sono Sayth.
- Sayth. Ripeté Ayla. - Ti do un consiglio: se devi rubare, non puntare mai a bersagli che non puoi fregare.
- Cosa ne sai tu? Disse Sayth e fece una smorfia.
- Ne so molto più che ne te a quanto pare. Disse lei.
Erano passati anni ormai, ma certi trucchi non si dimenticano facilmente. Il passo felpato, i sensi sempre all'erta, la paranoia. Per questo si accorse di essere seguita.
Ayla si bloccò, poi riprese a camminare come nulla fosse. Come poteva essere successo? Dovevano aver usato una magia perché era stata attenta ed era certa di non essere stata seguita prima. Adesso poteva fare ben poco: appena avesse capito di essere stato scoperto, l'inseguitore l'avrebbe assalita e lo avrebbe comunque fatto una volta capito che stava camminando in tondo. Era solo uno, decise che non valeva la pena rischiare di affrontarlo e che doveva fuggire.
Strinse la presa sul braccio di Sayth e accelerò gradualmente il passo. Forse avrebbe distanziato l'inseguitore abbastanza da far perdere le sue tracce. Ayla sorrise. Si, ce la possiamo fare! Pensò.
In quel momento un'ombra le passò davanti e le tagliò la strada. L'uomo che le si parò davanti era Aamir. Stringeva il pugnale tra le mani e aveva le labbra arricciate in un sorriso. Insieme a lui c'era un secondo uomo, diverso da quello che aveva visto al tempio. Ayla si morse le labbra. Come poteva essergli sfuggito?
- Ma guarda che fortuna, ci incontriamo di nuovo mia signora. Disse Aamir con tono trionfante.
- Fortuna? Disse Ayla. - Devi aver usato qualche magia per rintracciarci. Probabilmente l'hai lanciata quando hai trovato il bambino, per non rischiare che ti sfuggisse. Avrei dovuto prevederlo.
- Davvero scaltra, non c'è che dire. Disse Aamir con tono di apprezzamento.
- Avresti dovuto lasciarci il ragazzino, non dovevi impicciarti.
Ayla fece spallucce. - Mi spiace.
- Peccato. Disse con noncuranza e mise in mostra l'elsa del pugnale. - Oggi mi hai messo i bastoni tra le ruote, ma so già che ti farai perdonare. Disse e rivolse un cenno del capo all'altro uomo. - Prendi il bambino.
L'altro annuì e afferrò Sayth per le braccia. Il bambino urlò e colpì l'uomo alle gambe con un paio di calci, ma quello non fece nemmeno una smorfia.
- Seguici, o lui muore. Disse Aamir ad Ayla.
Lo schiavista li condusse all'interno della cantina vuota di un edificio. L'unica cosa presente nella stanza erano letti di paglia sul pavimento di pietra. Ayla conosceva fin troppo bene quei posti: li venivano tenuti gli schiavi appena “presi”, prima di essere venduti al miglior offerente.
Aamir la afferrò per il braccio e la spinse a terra. Ayla colpì la parete con la testa e tutto divenne confuso. - Ci hai interrotti prima, credo tu ci debba qualcosa. Aamir era sopra di lei, la faccia sfocata leggermente sdoppiata. La teneva ferma con il peso del proprio corpo.
- Ayla! Urlò Sayth.
- Tienilo fermo mentre me la lavoro ben bene! Disse Aamir.
Ayla scosse la testa e sbatté le palpebre un paio di volte. La sensazione di intontimento diminuì e Ayla infilò il pollice nell'occhio destro di Aamir. L'uomo urlò, e si portò le mani al volto. Ayla voleva approfittarne per sgusciare via dalla presa, ma l'uomo non si lasciò prendere dal panico e la colpì al volto con un pugno. La fitta di dolore si irradiò per tutto il volto, il sapore del sangue gli riempì la bocca. Aamir le prese la testa tra le mani e la sbatté contro la parete. - Maledetta zoccola! Disse e le puntò il pugnale alla gola.
- Sta ferma! Aamir squarciò il velo di Ayla a livello dei seni e le tolse il velo, mettendo in mostra due piccole corna taurine. - Guarda guarda! Esclamò Aamir. - Avevamo un mostro tra le mani e non lo sapevamo!
Ayla sentì quelle parole come un eco lontano. La testa le girava e lottava per rimanere cosciente.

Ayla è distesa su di un letto matrimoniale. L'unica luce della stanza proviene da quattro candele, poste su altrettanti candelabri d'oro sul comodino accanto al letto. Il profumo delicato di incenso contrastava con il puzzo di sudore di Ayla nauseandola. Il padrone entra nella stanza, lascia cadere il mantello e si sfila la maglia... È TUTTO COME ALLORA... Il padrone la costringe supina. Ayla lotta, ma è solo una bambina e al padrone basta il peso del corpo per tenerla ferma. Le molla un ceffone e comincia a baciarla... SEI MIA, SEI MIA, SEI MIA... LO RICORDO Ayla affonda le unghie nelle guance del padrone. Il padrone urla, le stringe le mani attorno al collo e grida insulti che Ayla non capisce. FA MALE... NON È CAMBIATO NULLA. LUI NON MI PROTEGGE PIU', DEVO FARLO DA SOLA. COME ALLORA.

Ayla urlò e serrò le mani artigliate sugli avambracci di Aamir. Sentì ossa rompersi sotto le dita. Lo sollevò e lo costrinse contro la parete. - Ti piace ora? Disse. - Ti piace, ora che sei tu a subire?
Aamir si contorse, senza riuscire a liberarsi della stretta. Le labbra si muovevano, forse Aamir parlava. Ayla non sentiva altro che urla e rumore di ossa frantumate. Chiedeva pietà, senza dubbio piangeva. Ayla conosceva fin troppo bene quella reazione. Era quello che faceva anche lei.
Il compare affondò il pugnale nella schiena di Ayla, ma una lama di semplice metallo non poteva scalfire la pelle di un demone.
L'uomo allora fece la cosa più intelligente che potesse fare: prese Sayth per un braccio e fuggì.
Ayla lo vide e qualcosa dentro di lei le disse di inseguirlo, di fermarlo. Si lanciò veloce contro l'uomo e gli sbarrò la strada: l'uomo digrignò i denti e alzò il pugnale al cielo. Ayla sentì crescere in sé l'ombra del demone e anziché tenerla a bada, anziché frenarla, l'accolse. Lasciò che l'ombra la investisse e che il suo miasma negativo si irradiasse attraverso lei. Le fiamme nere avvolsero il corpo dell'uomo che gridò e cadde a terra rannicchiato in posizione fetale. Le fiamme non consumarono le carni dell'uomo, ma lo privarono di ogni forza. Ora era un bersaglio facile e questo fece fremere di piacere il demone che ora possedeva completamente Ayla.
Per un momento un barlume di lucidità attraversò la mente di Ayla. Voleva fuggire e soprattutto non voleva che quel bambino la vedesse in quello stato. Tutto quello che riuscì a fare, fu infierire sul corpo della vittima. Lo dilaniò con gli artigli e gli strappò la pelle della faccia con le fauci. Quando finalmente la furia la abbandonò, Ayla aveva le dita doloranti e le braccia sporche di sangue fino ai gomiti. L'uomo fissava con occhi vitrei il cielo, la bocca spalancata in una smorfia indecifrabile. Alcune cose che potevano essere parti di organi giacevano sul terreno accanto al corpo dilaniato.
Ayla si fissò le mani. Mani d'assassino, sporche di sangue. Aveva la testa dolorante e il cuore che le batteva così forte da farle male al petto. Per T'al, non doveva finire così! Non doveva più succedere, non doveva
- Ayla?
Ayla si voltò di scatto verso Sayth. Il bambino era seduto contro la parete dell'edificio, le ginocchia premute contro il petto. La faccia nascosta tra le braccia.
Ayla si avvicinò e allungò la mano verso il bambino. Un brivido la attraversò. Ayla ritrasse la mano e fece un balzo all'indietro, le braccia alzate a proteggere il volto. Per un momento ho pensato... che sarei morta. È come se il mio sesto senso stesse urlando: scappa, sei in pericolo!
- Ayla? Sayth si alzò in piedi e mosse un paio di passi tremanti verso di lei.
La sensazione di terrore la abbandonò, facendole credere che si trattasse solo della tensione del momento.
- Cosa... come hai fatto?
Ayla guardò i due cadaveri mutilati. Nauseata, Ayla represse un conato di vomito e disse. - Devi andartene. Fuggi... allontanati da me, veloce!
- Perché?
- Io sono il male, in me c'è qualcosa di… di terribile.
- Non è vero.
Ayla singhiozzava. Le mani artigliate tornarono lentamente alla loro forma originaria.- Non capisci. Io sono questo, non posso liberarmi di questo demone.
- Non m'importa. disse Sayth e si avvicinò, attento a non sporcarsi con il sangue. - Non ho paura di te, le persone cattive mi spaventano e tu non sei cattiva. Sayth le prese le mani tra le sue e le sorrise. - Troviamo qualcosa per lavarti.
Allora trovarono un catino in cui Ayla potesse lavarsi le mani. Dopo essersi pulita lavò il velo, battendolo fino a far scomparire anche l'ultima macchia di sangue.
- Insegnami a usare il pugnale. Disse all'improvviso Sayth. - Sei brava a usarlo vero? per favore insegnamelo.
Ayla scosse la testa. - Non posso.
- Perché? Disse Sayth con voce squillante.
- Perché ho trovato la fede in T'al, Disse Ayla e sorrise. - Capisci di cosa parlo?
- So che al tempio di T'al danno elemosine più generose, ma cosa centra?
- Tutto.

Epilogo.



Ayla non riusciva a dormire. Fissava il paesaggio sfilarle davanti agli occhi; i pochi alberi e i cespugli gialli e rinsecchiti non offrivano molti spunti di riflessione. Di solito viaggiare su di un carro, cullata dalla brezza calda e dal profumo di casa riusciva a farla crollare, invece questa volta non funzionò. Sayth le si stringeva addosso sotto il telo consumato, mentre lei gli accarezzava la schiena, magra e muscolosa. Ormai non poteva più lasciarlo con i contadini, dopo quello che era successo non era al sicuro e non lo era nemmeno lei.
- Ayla, mi racconti una storia?
- Non conosco storie felici.
- Raccontamela lo stesso. Disse Ayla.
Lei gli prese il volto tra le mani e lo spinse contro il suo petto. Non capiva perché, ma non provava alcuna sensazione di disgusto ora. Forse era per il modo in cui il bambino l'aveva guardata quando era trasformata in demone. Aveva paura di lei, questo era evidente, ma non aveva trovato alcun segno di odio nel suo sguardo. Aveva gli stessi occhi di Latif.
Ayla si morse le labbra. Non voleva più pensare a lui, ormai era acqua passata. - Non so bene da dove cominciare.
- Dall'inizio!
Ayla sorrise, poi prese un profondo respiro. - Mi è sempre piaciuta Taanach. C'è sempre molta gente in giro per le strade, e anche un bel po' di fedeli in pellegrinaggio per pregare nei templi. Girano molti soldi nei templi e anche il mio padrone se la passava bene.
Sayth strabuzzò gli occhi e serrò le labbra.
- È vero. Disse Ayla. - In fondo guardando con il senno di poi non mi è andata così male. Quella vita mi ha portato a conoscere gente rispettabile in pubblico, ma poco raccomandabile in privato. Sacerdoti, ricconi annoiati da mogli e mariti.
- Non ci capisco molto. Disse Sayth.
- Non importa, capirai. Disse Ayla. - Comunque a molti non andava giù che sacerdoti e potenti rovinassero il buon nome delle religioni e così quando scoppiò lo scandalo il mio padrone si ritrovò tra le mani una bella patata bollente. Ovvero me. Arrivarono le guardie, e poi i magistrati che pur di non venire coinvolti si schierarono dalla parte del popolo. Da quel che so fu un bene per la città: si liberarono di qualche erba marcia e più d'uno ebbe l'occasione di vendicarsi di torti e soprusi subiti dai potenti locali. Il mio padrone non ci pensò due volte a consegnarmi alla guardia per pararsi il culo e quando videro le mie corna non ebbero bisogno di altre prove.
- Ti hanno condannata a morte? Disse Sayth con un filo di voce.
Ayla annuì. - Non ricordo dopo quanti giorni Latif venne da me, in galera non c'è la luce del sole e le ore sono tutte uguali. Latif è sempre stato un bastardo manipolatore, a quei tempi si era improvvisato inquisitore. Comunque, venne da me e mi lesse la condanna a morte. In effetti non fu il migliore degli incontri e sulle prime avrei solo voluto cavargli gli occhi.
- E poi? Come ti sei liberata?
Ayla passò le dita tra i capelli di Sayth. - Lasciami finire. Disse. - Fu allora che in me si risvegliò il demone. Non ricordo quello che successe con esattezza, so solo che quando mi ripresi ero ricoperta di ferite ed ero distesa in mezzo al nulla.
Sayth fece una smorfia e disse: - Si, ma chi è Latif?
Ayla sorrise e sospirò. - Questo te lo racconterò la prossima volta.


OOOK spero piaccia, però non so se devo mettere la scheda tecnica o no.
 
Top
view post Posted on 2/3/2016, 20:42
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:


CORREZIONE
k3hQPky

Ho trovato il racconto piacevole e ben costruito. La rivelazione sulla natura demoniaca di Ayla è il collante di tutti gli avvenimenti, che si srotolano intorno a un combattimento ben inserito. L'aggiunta di un personaggio spalla (Sayth) ti aiuta a sviluppare il tutto con coerenza e credibilità narrativa, nonché a dare delle piacevoli spiegazioni nel finale attraverso un utile dialogo fra i due protagonisti.
Contenutisticamente ci siamo: i personaggi sono ben interpretati e gli eventi procedono in maniera lineare, lasciandosi leggere e comprendere senza la minima difficoltà. Il tutto lascia in bocca un leggero sapore di cliché, ma l'originalità non è un ingrediente strettamente necessario per riuscire a sfornare una buona storia. Legato a questo, però, va detto che i personaggi secondari avrebbero senza dubbio giovato di una caratterizzazione un po' più speziata e meno legata alla ricetta classica: mi sarebbe piaciuto conoscere meglio sia gli schiavisti che Sayth, e/o una bella minaccia "tormentone" come: « Lhissh'ra Had verrà a sapere di questo! » avrebbe costituito la proverbiale ciliegina sulla torta.
Grammaticalmente ho notato con piacere che hai fatto più attenzione del solito, presentando un testo privo dei tuoi consueti errori. Ci sono ancora alcune ripetizioni, ma la maggior parte dello scritto è corretta. Sono soddisfatto di te: una volta superato questo grosso scoglio potrai puntare all'oceano infinito di descrizione e narrativa che si estende oltre, sperimentando figure retoriche più profonde e stili impetuosi. Per ora trovo saggio che tu ti tenga alla larga da queste rotte insidiose, fino a che non avrai la certezza di esserti lasciato alle spalle le sponde delle scorrettezze grammaticali una volte per tutte.
Tutto sommato ti meriti una valutazione più che sufficiente, per quanto il tuo lavoro possa essere considerato un buon classico senza picchi di merito né biasimo. Sono curioso di leggerne il seguito.

RICOMPENSA:
250G e 25K

k3hQPky

 
Top
1 replies since 23/2/2016, 22:14   76 views
  Share