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La Via per Atlantide - Fiori nuovi sbocciano ogni giorno, Contest di Febbraio - Rinascita

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The Grim
view post Posted on 26/2/2016, 14:54




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Quando finalmente spalancò gli occhi, Cancro era già lucido da sette giorni, e cosciente da un mese. La guarigione era stata lentissima, sei mesi che gli penzolavano addosso come un decennio intero, una convalescenza che in sé aveva del miracoloso in quanto a rapidità, ma quel lasso di tempo era sufficiente perché tutti gli intrighi e le macchinazioni di una vita fossero diventate inutili.

Aveva forse gettato via la sua anima per nulla?
Avvelenato di suo pugno l'unico uomo che aveva mai amato, per poi fallire?

Cancro comprendeva perfettamente l'importanza che doveva attribuire ad ogni secondo in quella situazione e di aver perso ogni margine di errore, ma non appena quelli si mossero pronti a tempestarlo di resoconti, analisi e aggiornamenti lui non solo li bloccò, ma minacciò di fare esplodere la testa al primo che avesse tentato una simile perdita di tempo. Assicurò entrambi che lui stava finalmente meglio e rivolse loro un'unica importantissima domanda:

Qualcuno è stato incoronato legittimo Sovrano di Atlantide?

Bastò un semplice " no " a chetare ogni sua ansia.
Richiuse gli occhi, con un sorriso ancora amareggiato da qualche dolore, ma per lo più sereno.


ɲ Ɏ ɳ

Lo specchio era poco più di una lastra di bronzo lucidata, niente a che fare con cristalli e vetri argentati a cui Jace si era abituato anni prima, e forse era quello il motivo per cui non riusciva a riconoscersi nel riflesso che gli mostrava. O forse la questione era tutt'altra, che magari quel ragazzo delicato e pallido non lo era più e che - insomma - fosse finalmente diventato uomo, un uomo barbuto e scorticato, e mai più si sarebbe potuto rifugiare in quella leggerezza e mancanza di buon senso tipica di quell'età ingenua. O forse era semplicemente il barbone ispido e per nulla curato che fioccava cadente dalle guance di Jace in un prato di erbacce castane e ciuffi aggrovigliati, perfino grumi di qualcosa - lo Stregone non riusciva a capire bene cosa - e briciole rimaste intrappolate chissà quando fra i peli. Aveva perso completamente l'abitudine di curare il suo aspetto, forse era la sottile influenza arcana del selvaggio Edhel, o forse semplicemente non l'aveva più fatto perché non ne aveva alcun bisogno; non c'erano più signore da ingannare con le sue ciarlatanerie da cartomante. Ma anche se non ne aveva avuto bisogno, quella di oggi era un'occasione speciale e perciò doveva - e voleva! - essere non solo presentabile ma anzi il più elegante e bello possibile, anche se era una sciocchezza perché il bambino non se ne sarebbe ricordato. A differenza degli altri momenti importanti della sua vita, quell'oggi, la data in cui sarebbe venuto alla luce quell'improbabile miracolo di suo figlio, tutto sarebbe stato fatto come si deve; così magari la vita di Tariq sarebbe stata meno tortuosa e meglio fatta della sua. Non ero perciò il momento di pensieri e riflessioni, ma quello di una tinozza di acqua riscaldata, di tanta schiuma e di un rasoio ben affilato.

ɲ Ɏ ɳ

La piratessa mi ha carbonizzato con un solo gesto.
Questo fu il primo pensiero interessante che Cancro ritenne di aver elaborato dal suo risveglio, e non per l'assenza di propositi di vendetta, ma per il suo aspetto analitico. Chiariamoci bene, L'Arcistregone non era diventato affatto una persona più clemente per via della sua esperienza o perché rigeneratosi con una mente non sua, era sé stesso fino alla parte più insignificante. Il rancore ribolliva nel suo sangue, ma questo lo spingeva ad indagare e comprendere, oltre che a prendersela con la propria arroganza. Sulla ribelle aveva molte informazioni, e di certo il suo punto debole era quella traditrice di una badessa, ma i suoi poteri travalicavano l'auspicabile, adombravano il possibile, e si trascinavano ben oltre il ridicolo, fino ad un livello che gli sembrava pari. Aveva eruttato fuori tanta magia da sciogliere montagne eppure la sua aura non era stata intaccata, e tutto questo in meno di un secondo; né lui né quel cartaio ne avevano capito molto. Come avesse sviluppato tutto quel potere, quando a R'lyeh non lo possedeva, confermava le favole di Tezzeret, i Fulcri avevano potere. E se l'arciteurgo pensava ad essi come enormi bacini d'energia a cui attingere, dimostrando ancora una volta la sua mentalità meccanica e poco fantasiosa, a Cancro venivano in mente altri pensieri, le storie sui miti più antichi dell'isola, di Re dotati di capacità più simili a quelle di un dio che di un mortale. Dove quella donnaccia avesse trovato lo spunto per scoprire questa verità era avvolto nel mistero, che avesse le istruzioni per riuscire in questi rituali che tutti parevano aver dimenticato dimostrava che ci fosse un progetto dietro tutta questa faccenda, una mano più potente di una rivoluzionaria di quart'ordine; quale fosse lui non poteva saperla, non ancora. C'era la possibilità che uno dei loro dei, da lui sempre ignorati, fossi a capo di tale cambiamento, e tutto sembrava confermare un'ipotesi simile, compreso il perfetto tempismo di quella corsa al trono. L'arcistregone, seppr arrogante e potente tremò comprendendo i limiti oltre i quali non poteva spingersi, non dal punto in cui stava.

Ma se si fosse elevato...
Elevato, proprio come aveva fatto quella Chandra,
imbrigliando energie dal nome dimenticato, solcando oceani che non vedevano navigatori da millenni,
avrebbe soltanto dovuto chiedere, pregare, forse supplicare una di quelle divinità aliene.
Doveva elencare le sue scoperte, sperando di venir preso sul serio, e scegliere l'Eterno giusto, quello che non fosse stato a capo di tutto.
Conosceva solo un modo per comunicare con uno di loro, il suo patrono, il più crudele e privo di compassione,
Sogno.

Ad amari estremi...
...estremi rimedi
.

ɲ Ɏ ɳ

Le urla squarciavano il cielo velato, e lui stava lì imbambolato fuori dalla porta. La levatrice l'aveva scacciato non appena si era dimostrato più d'impiccio che d'aiuto. E non poteva nemmeno biasimarla, si era inceppato alle prime grida di dolore, che fuori dalla stanza assumevano sfumature sempre più inquietanti. Era divertente che proprio lui s'angosciasse a quella maniera, quando i suoi occhi si erano assuefatti di massacri ben peggiori, e anzi aveva visto Afrah in situazioni ben peggiori, in balia di mostri parecchio più terrificanti del piccolo figlio cresciuto nel suo ventre; anziane che non erano mai uscite da quel villaggio restavano impassibili, a fare il loro dovere. Lo Stregone si era trovato a stringere il corpo della sua nurì trascinandosi per abissi infernali o fin su le cime olimpiche, là dove battagliavano Dei ed Eterni. Era stato assieme a lei mentre si battevano per la sua regina Alexandra, in un campo di battaglia gravido di morti e gemente disperazione, l'aveva vista ferirsi, sanguinare, e c'era stata un'occasione in cui lui era stato il suo carnefice. Quando guardava indietro Jace vedeva un'altra persona, col suo stesso nome e la sua stessa faccia, con la sua stessa - o quasi - storia, ed oggi si vedeva così diverso, eppure si accorgeva che per quanto fosse cambiato non era ancora un uomo . Non era più il bruco, ma non ancora farfalla, ma la crisalide che stava fra i due. Un brivido gli percorse la schiena mentre s'immaginava che ad uscire dal grembo di Afrah non fosse il loro bambino, ma lui stesso, nudo e rifatto. Era un'immagine perversa, eppure fin troppo vera, perché benché avesse vissuto per lei in questo ultimo anno, adesso doveva impegnarsi per la famiglia. Per prima cosa, anche se a Biancocolle lo rispettavano come guerriero, doveva trovarsi un lavoro vero, come artigiano forse, ma più probabilmente come cacciatore o taglialegna; come la maggior parte gli uomini del villaggio, d'altronde. Nel tempo che restava bisognava che scrivesse qualche appunto su ciò che sapeva di magia e cosa poteva insegnare al piccolo se si fosse mostrato dotato, quell'eventualità esisteva dopotutto. E il suo cuore s'angosciò a soppesare alternative più gravi e tremende, di ciò che poteva uscire e crescere da quella gravidanza, un essere demoniaco tanto per i natali della madre, quanto per il rituale con cui era stato concepito, così come per il cuore nero di suo padre. Ed in realtà era quell'ultima cosa a tartassarlo dalle altre, perché gli occhi furenti di Afrah nascondevano un cuore gentile e una voce soave, mentre era il suo faccino innocente a nascondere un cuore di tenebra. Futuri spettrali s'agitarono nella sua mente, dove rimasto solo cresceva qualcuno di disprezzabile e da cui veniva odiato, e altre mille simili responsabilità. Era ancora immerso in tali preoccupazioni angosciose quanto una mano si serrò sulla sua spalla, era Lydia, la figlia del ciabattino, che l'invitava a entrare visto che il piccolo era finalmente nato. Jace la seguì con addosso l'espressione stralunata di chi stentava a credere che quel che stava accadendo fosse tutto vero, e stesse capitando proprio a lui. Afrah giaceva esausta sul lettone, sul viso si leggeva tutta la fatica del travaglio eppure il suo sorriso luminoso rendeva chiaro quanto ne fosse valsa la pena. Il fagottino che stringeva fra le braccia conteneva un cucciolo di uomo, rosso e frignante, che già era bello come la madre, ma dagli occhi di un blu intenso proprio come quel disgraziato del padre; avrebbe spezzato più di un cuore e combinato un mare di guai. Lo toccò tremante sulla fronte, poi rizzò schiena e spalle, lo rubò delicatamente ad Afrah e lo cullò fra le sue braccia, senza esitazione, proprio come sarebbe stato dall'indomani, per l'intera lunghezza di una complicata e nuova vita.

Epilogo

Il signore delle Tenebre e Principe di tutte le storie stava ritto davanti a lui,
il suo manto fatto di bocche urlanti e incubi atroce era l'unica cosa colorata della sua nera figura,
gli occhi erano letteralmente un cosmo ricolmo di stelle, che emanavano una glaciale sensazione di antichità,
e avevano già visto tutto, e poi tanto altro ancora.
Edwin giaceva supplice ai suoi piedi, e balbettante raccontava una favola oscura e antica,
una sorellina si perdeva nell'oscurità fuori casa del fratello e veniva seviziata da cose orrende, mentre l'altro restava a guardare.
Il racconto non sembrava compiacere in alcuna maniera l'Eterno,
anzi la parte sulle torture riempì d'ira i suoi occhi.
Eppure Cancro non interruppe la storia né addolcì le descrizioni, si limitò a ripetere il testo così come l'aveva imparato,
e nemmeno tacque le insinuazioni che l'incidente fosse orchestrato
- e proprio da lui! -
anziché esser capitato.

Così era tramandato fra gli Acanthus, così riferiva il primo fra i Mastigos.
Quando ebbe finito, l'altro non l'annichilò, ma anzi ascoltò senza distrazioni le parole del suo servo, che non mancò di tacere le proprie mire e come queste l'avessero condotto ad alcune supposizioni. Snocciolò le ipotesi e i collegamenti, sperando che non fosse quell'Eterno a capo del grande complotto, altrimenti non sarebbe sopravvissuto; anche se i suoi incantesimi di rigenerazione fossero stati già ripristinati, quel dio poteva tranquillamente rinchiuderlo nel suo reame,
mandando in fumo qualsiasi sua ambizione terrena.
Invece si limitò ad annuire, lasciando che la coscienza dell'Arcistregone rifluisse nel suo involucro di carne,
che ora stringeva un Fulcro, non più opaco, ma pulsante di un vivido indaco.



Se a qualcuno non è ben chiaro cosa stia succedendo, proverà a spiegarlo, benché la gran parte degli eventi è legato al ciclo. Al termine di Apoteosi, Chandra aveva sconfitto in pochissime mosse Jace e Cancro, lasciato vivere il primo e " ucciso " il secondo, poiché lei aveva " risvegliato " un Fulcro - una gemma magica legata agli Eterni, gli esseri dai poteri semi "divini " di Atlantide - quello della Distruzione. Con Cancro creduto morto, Jace si era ritirato a Biancocolle assieme ad Afrah che al termine di Lussern; Stўgis, Dall'abisso era magicamente rimasta in cinta del Cartomante. E finalmente è venuto il giorno del parto, quasi contemporaneamente alla rigenerazione del nuovo corpo di Cancro, che si è salvato con un bislacco incantesimo basato su un pezzo del suo corpo incantato - simile ai filattetri dei Lich della tradizione fantasy classica ma che non rende immortali bensì fa rigenerare il corpo del mago. Non avevo scelto il nome " Cancro " a caso :wow:. Nel post si hanno quindi una nascita vera e propria, la " rinascita " di Cancro sotto forma di rigenerazione, ma anche una rinascita " psicologica " - intesa come nuovo percorso di vita - in Jace. Spero piaccia.



Edited by The Grim - 28/2/2016, 16:45
 
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