Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Sotto un nuovo sole; Per diventare Dei

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miky1992
view post Posted on 25/3/2016, 21:06




LA SETTA



Gli inginocchiatoi erano tutti occupati e numerosi altri erano in piedi. Vestivano tutti con tuniche scure e cantavano una nenia lenta nella lingua dei demoni moderna. La donna che stava in piedi davanti al braciere, -l'unica di cui era visibile il volto- era larga tanto da sembrare un enorme gelatina. Le bozze che le deturpavano il volto e le mani accentuavano la somiglianza. I grandi seni strisciavano a terra e ballonzolavano a destra e sinistra a ogni movimento della donna. Gli occhietti scuri schizzavano da un fedele all'altro, il sorriso metteva in mostra una fila di denti aguzzi. Indossava anche lei una tunica scura e tra le braccia lardose stringeva un fagotto di bende.
Venite fedeli, l'angelo ci invita
Venite, venite ad ascoltare.
La luce del mondo, la stella verde,
Brilla nella notte, ci guida nella verità.
La notte risplende, tutto il mondo attende,
Venite, raduniamoci all'altare e ascoltiamo.

Spentasi l'ultima nota dell'ultima strofa, per qualche attimo si udirono fruscii e colpi di tosse.
La donna gelatina rimase con gli occhi chiusi, le mani serrate in posizione di reghiera. Quando si furono tutti calmati, allungò una mano verso i fedeli.
- Miei cari piccoli fratelli e sorelle nella luce.
- Con te. Risposero tutti in coro.
- L'argomento della nostra riflessione di oggi è L'Ingiustizia. La sua voce era dolce, melodiosa.
- Io ho questa convinzione, attaccò la donna in tono riflessivo, - questa convinzione che mi assilla e non mi lascia più dormire la notte. La convinzione che questa città ormai è fin troppo satura di corruzione, gli uomini hanno perso di vista le antiche usanze in favore di uno stile di vita sciatto e peccaminoso! Nessuno prega più per gli antichi Dei, nessuno ricorda le meraviglie che hanno compiuto per noi e gli insegnamenti che da buoni maestri ci hanno lasciato.
- È vero, sono peccatori! Hanno fornicato coi demoni e sputato sulla religione! Disse uno dei fedeli alzatosi in piedi.
La donna lo zittì con un cenno della mano. - E non contenti vogliono schiacciare noi bravi fedeli, perché non vogliono che il popolo ricordi le antiche usanze e metta in pericolo il loro stile di vita ingiusto e rivoltante. disse, levando il dito indice in alto. - Ma io vi dico cari fratelli e sorelle, che presto gli empi governi verranno distrutti e “loro” torneranno a separare il grano dalla gramigna!
La donna rimase in silenzio a osservare i fedeli e un brusio di eccitazione riempì il vuoto.
- E c'è molta più gramigna che grano!
La folla esplose in un boato di applausi e grida d'incitamento.
- Non dobbiamo temere nulla, le spade dei nostri nemici non possono ferirci, i loro scudi non possono fermare la giustizia divina! La ruota del tempo già corre contro di loro e presto il giudizio li colpirà senza distinzioni!
Un altro grido. Un fedele in prima fila era scoppiato a piangere e si era portato una mano alla bocca per soffocare i singhiozzi.
- La loro cupidigia è un serpente che gli striscia nel ventre, sorridendo e sibilando. Si aggira tra i loro figli e bisbiglia loro di costruire idoli d'oro, da adorare e nutrire con il vizio e la bestemmia.
Gemiti, cenni di assenso.
- Guardatevi da loro, Oh miei fratelli e sorelle, abbandonate il vizio e il peccato perché gli Dei colpiranno con sfere di fuoco i malvagi e getteranno le loro anime nelle profondità del mondo, dove non c'è luce e i fiumi sono fiumi di lava.
- Si, maledetti! Gridò qualcuno.
- Ma non è troppo tardi per pentirsi fratelli, gli emissari degli Dei sono magnanimi e pronti ad accogliere anche il peggiore di voi nel loro grembo. Se sarete disposti a rinunciare al peccato e a mondare la vostra anima nel sacrificio e nell'adorazione dell'unica verità potete salvarvi.
La donna sguainò il pugnale e lo puntò contro la folla. - La vita e la morte, la luce e la tenebra, la gioia e la disperazione. Una mano artigliata grande quanto quella di un neonato si fece largo tra le pieghe della tunica. - Ma l'odio di coloro che abbandonarono la retta via si inasprì e crebbe nei meandri oscuri dei loro cuori. Disse. una voce stridula da sotto la veste. - Uccidete coloro che non sono con noi.
La donna lasciò cadere a terra la tunica; il demone era collegato da un cordone ombelicale alla pancia della donna, le gambe rachitiche fuse al fianco di lei e le mani artigliate aggrappate a un lardello di grasso. Altre quattro piccole teste cornute e prive di capelli spuntavano dal corpo della donna.
- Consumati dall'odio avvelenarono ciò che toccarono, gettarono il mondo nell'oscurità e nella disperazione. Dissero in coro le due teste fuse insieme sulla spalla.
- E l'anima di coloro che oppressero non conobbe pace finché gli Dei non vennero e gridarono esultate, perché la loro fine è vicina! Esclamarono le teste fuse al seno sinistro.
Uno dei fedeli allora cominciò a urlare.
La creatura afferrò il fedele tra le braccia lardose.- Chi è questo? Disse.
- Non l'abbiamo mai visto prima. Risposero le teste sulla spalla.
- Stava urlando perciò l'ho fermato. Disse il demone neonato.
- Hai fatto bene. Dissero.
- Uccidilo! Fecero in coro le teste.
- Buona idea, presto facciamolo! Esclamò il demone neonato.
Il demone neonato affondò gli artigli nella gola della vittima e tirò. L'uomo provò a dire qualcosa, ma dalla sua bocca uscì solo un fiotto di sangue.
- Come sono deboli gli esseri umani.
- Facili da uccidere.
- Meglio così, ora occupiamoci dell'altra.


ZANJ § MURA ESTERNE



Il capitano delle guardie agitò la bastarda. - State indietro! sbraitò dall’alto della cavalcatura. - La città è in quarantena, di qua non si passa!
I pellegrini a cui i soldati sbarravano la strada erano gente dall’aria stremata, a cui nessuno avrebbe dato nemmeno un altro giorno di vita. Il monaco alla testa di quella comitiva di straccioni fece un passo avanti aiutandosi con il bastone.
- Non potete impedirci di raggiungere il tempio e la fonte santa. disse facendosi udire da tutti. Gli occhi parevano volergli schizzare fuori dalle orbite.
Il capitano squadrò dall’alto i pellegrini: quasi tutti avevano deformità o menomazioni fisiche, o avevano segni fin troppo evidenti di malattie troppo disgustose da nominare. Il monaco era il classico arrampicatore sociale pronto a sfruttare quei disgraziati per il suo tornaconto. Una faccia da faina dalla testa rasata, era la faccia di un uomo pericoloso.
- Qui non c'è alcuna fonte santa. Disse il capitano.
- Maledetti idioti! abbaiò il sergente minacciandoli con la picca. - Volete veramente rischiare così la vita?

Il monaco volse gli occhi al cielo. - I daimon ci proteggeranno! e sono sicuro che questa malattia non esiste, è solo una scusa per non farci ottenere la salvezza! strillò. - Non potete impedirci di passare e godere dei loro doni! Renderete conto a loro di questo sopruso! gridò puntando il dito contro i soldati.
Il capitano impennò il destriero. - Adesso basta! Tornate da dove siete venuti!
- Noi ascoltiamo solo la parola dei Daimion, andiamo dove loro ci portano! Disse il monaco.
- Allora che vi portino tutti all’inferno! sbottò il capitano. - Avete tempo un minuto per sgomberare la strada, poi passeremo alle maniere forti,
Il capitano portò alle labbra due dita e fischiò. I soldati, una dozzina di passi più avanti lungo la via, erano già disposti su due file. Quelli davanti misero il ginocchio a terra.
I pellegrini si strinsero in cerchi, parlottando sottovoce. Gli sguardi andavano di continuo alle armi, ma nessuno accennava a muoversi. Il capitano strinse la presa sull'elsa fino a far sbiancare le nocche. Un’occhiata ai volti terrei dei soldati gli bastò per capire che nessuno di loro voleva sparare su gente inerme. Ma ormai aveva dato l’ordine, e per nulla al mondo se lo sarebbe rimangiato. - Ultimo avvertimento.
Il monaco sollevò le braccia. - Fratelli! Non arrendetevi davanti a chi si sbarra la strada verso la salvezza! Domani il nostro numero sarà dieci, cento, mille volte più grande, e allora torneremo!

Latif storse la bocca e si voltò. Quel monaco ci sapeva fare, certo aveva dalla sua una situazione parecchio favorevole, ma ciò nonostante infiammare gli animi della gente non è mai cosa facile. Gli ricordò il periodo in cui anche lui si era spacciato per santone e di come avesse incontrato così Layla. C'era del vero nella parole del monaco, presto il loro numero sarebbe stato abbastanza grande da permettergli di forzare il blocco. Peccato che lui non potesse aspettare così a lungo.
- Cosa facciamo? Layla si strinse nel velo. Aveva il volto sporco e pareva parecchio provata dal viaggio.
- Troviamo un modo per entrare.Disse Latif. - Tu hai qualche idea? Si rivolse all'uomo che aveva reclutato durante il viaggio per ottenere il suo consiglio. - Mi fido di te, trova un modo per farci entrare.

CITAZIONE
Allora, benvenuti in quest!

Come avete visto ho optato per un inizio in medias res, trovo che sia il modo più interessante per buttarvi nel mezzo dell'azione senza perderci in inutili preamboli. detto ciò quello che voglio da voi in questo primo post è una breve introduzione su come i vostri PG sono finiti nelle rispettive situazioni. ( ovvio che per ogniuno di voi le cose saranno parecchio differenti, in quanto il pg di Ashel lavorerà per il governo della città, mentre quello di A.Beck dovrà dare una spiegazione su come Latif lo ha “assunto”) avete per questo totale carta bianca, decidete voi come impostare la cosa basta che alla fine vi ritroviate nelle situazioni da me descritte.
Ora passiamo alle cose serie: @Ashel la tua pg dovrà affrontare il demone, o meglio l'infetta predicatrice. Considera che le parole del demone valgono come tecnica di livello basso psionica che se non difesa renderà la tua pg succube dell'infetta al pari degli altri invasati. Se non puoi difenderti con una tecnica ( o non vuoi usarla, non sei costretta) devi trovare un modo valido per “distrarre” la tua pg dalle parole della donna altrimenti ne subirai le conseguenze.
In secondo luogo i fedeli ti attaccheranno: anche qui hai carta bianca, considera che la folla conta come un evocazione e che ognuno di loro ha una resistenza bassa ai colpi. Il loro attacco vale come un fisico portato a 1 CS.
Quello che voglio da te è che elimini la donna. Ti posso assicurare che le due tecniche a disposizione per il turno ti saranno più che sufficienti. Ti aspetto in confronto per chiarimenti.

@A.Beck per te il post sarà più tranquillo. Come chiesto da Latif voglio che trovi un modo per entrare in città, sempre avendo carta bianca a riguardo. O poco da dirti qui, il più potrai chiedermelo in confronto.
Due cose devi sapere: Latif e Layla sono inseguite da Mr demone, un mio png comparso in un autoconclusivo. Se vorrai potremmo buttare giù dei dialoghi con Latif in confronto per far sapere al tuo pg di lui.
Seconda cosa molto più importante, Layla è in realtà un demone mutaforma. Ma questo ovviamente ne Latif ne il tuo pg possono saperlo. per approfondimenti su mr demone e il mutaforma
 
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Ashel
view post Posted on 29/3/2016, 09:59






Si sentiva indisposta da quando si era svegliata, come se non avesse affatto digerito la cena. Più precisamente, aveva la nausea.
Se non fosse stato per il compito per il quale l'avevano assunta probabilmente se ne sarebbe stata a dormire, caldo permettendo.
Insomma, non era certo nella sua forma migliore. Ascoltare le parole di quella donna, poi, non faceva che peggiorare le cose.
Tutto sommato trovava che il Qatja-yakin fosse un posto abbastanza gradevole, se ci si dimenticava del clima e delle straordinarie capacità persuasive dei suoi abitanti.
Da dove veniva lei era tutto un Buongiorno madamigella, I miei omaggi madamigella, Vi prego madamigella, fino a quando la diretta interessata non accettava senza riserve di fare quanto le veniva ordinato.
Erano educate, le sue simili, ma non per questo meno disposte ad accettare una qualsiasi forma di disobbedienza.
Gli abitanti di quelle terre, invece, erano molto più pragmatici e non amavano perdersi in inutili e fiacche formalità. Quello era l'aspetto che Cassandra maggiormente apprezzava degli zanjesi, gente di poche parole, che non impiegava un secondo a farti recitare tutte le preghiere che eri in grado di ricordarti con un coltello puntato alla gola.
Le città erano moderne e al passo con i tempi e, benché non fossero naturalmente in possesso della tecnologia che le sirene sfruttavano ormai da decenni nelle loro colonie, si trattava comunque di un buon passo in avanti rispetto ai luoghi che aveva visitato su Theras fino a quel momento, vale a dire carovane di zingari schiavisti nel Surgun-Zemat e villaggi di zappaterra xenofobi nella Roesfalda.
Costringere gli stranieri a lavorare per l'amministrazione era una cosa che da quelle parti sembrava riuscire benissimo ai governanti, evidentemente a corto di risorse. Non avevano parlato di una paga, ammesso che fosse prevista, ma le loro ragioni erano state, come dire, inconfutabili.
D'altra parte era difficile rispondere con un 'no' quando l'alternativa era la morte.
Qualcuno, tra di loro, doveva aver avuto qualche indizio sulle sue abilità, più difficilmente sulla sua provenienza, e aveva deciso di darle un distintivo e farla lavorare per l'Ufficio dell'Igiene in qualità di investigatrice.
Entra nelle loro menti, le avevano detto. Scopri tutto quello che puoi su di loro. Informaci dei loro piani.
Il che significava, in altre parole, stanare gli infetti e consegnarli alla giustizia, che in quelle circostanze avrebbe senza dubbio assunto la forma di un plotone di esecuzione.
Non che Cassandra ci tenesse a fare la morale ai governanti di Zanj. Era già tanto se quegli zotici ignoranti non avevano ancora bruciato i sobborghi, presunto focolare della malattia, con un lanciafiamme.
Ma ora che si trovava di fronte a quell'orda di pazzi furiosi in preda a una vera e propria crisi collettiva era difficile non provare una seppur minima punta di risentimento.
Le parole della predicatrice non erano state in grado di impensierirla; le bastò schermare la sua mente come sapeva fare, concentrandosi sulle cose che contavano davvero in una situazione come quella: i fedeli che minacciavano di staccarle la testa dal collo o di strapparle le braccia a morsi.
Farò quello che devo - aveva detto ai suoi nuovi padroni. Era un peccato che non fossero stati in grado di cogliere l'ironia della cosa.
Sì, avrebbe fatto quello che doveva: uccidere quei poveri diavoli troppo disperati per credere in una cura fornita loro dal governo. Ma l'avrebbe fatto in assenza di un'alternativa migliore, non certo perché le procurava piacere.
Estrasse lo spadino con un gesto secco e si guardò attorno con aria indifferente.
Erano solo dei civili, donne, vecchi e bambini. Che spreco.
Ma non c'era tempo per farsi prendere dai sentimentalismi. Menò dei fendenti a casaccio e infilzò qualcuno di loro con la lama argentata e splendente della sua arma, uno spillo che prima della sua partenza per Theras era rimasto chiuso in una teca di cristallo a svolgere il suo pulito e prestigioso lavoro di rappresentanza.
Cassandra non voleva ucciderli tutti, solo quanto bastava per difendersi; anche perché il suo bersaglio principale era la donna che, dal pulpito, osservava rapita quell'empia e disgustosa battaglia.
Imbracciò l'arco e incoccò un paio di frecce: prese la mira con attenzione, approfittando del vuoto che si era nel frattempo creato attorno a lei.
Sparò senza riserve. Due colpi diretti al cuore e un terzo alla bestia che si nutriva del suo corpo come un parassita.
Lei sì che avrebbe dovuto morire al più presto: forse sarebbe anche cessata la sua malefica influenza sui fedeli che avevano assistito alla cerimonia.




Cassandra



Mente: 100
Corpo: 50
Energia: 150 - 20 = 130
Armi: Spadino; Arco lungo [12/15]
CS: + 4 Astuzia

Passive attive: -

Attive utilizzate:

» Mente di Ferro: Grazie al suo addestramento ferreo Cassandra è in grado di schermare la propria mente in modo da prevenire o dissipare completamente i danni di una malia psionica nei primi momenti in cui cerca di indebolirne le volontà.
[Abilità personale 2/25, Difesa Pionisca, Consumo Medio, Mente, 2 pt]

» Concentrazione: Raggiungendo un grado incredibile di concentrazione, Cassandra sarà in grado di potenziare la sua mente guadagnando 4 CS all'Astuzia.
[Abilità personale 6/25, Power Up psionico, Consumo Medio, Energia, 2 punti]

Riassunto: Cassandra si difende dall'influenza psionica con la Difesa Media e in seguito usa il power up per guadagnare 4 CS all'Astuzia. Attacca i fedeli menando fendenti con lo spadino e la donna con tre frecce.

Note:
 
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A.Beck
view post Posted on 4/4/2016, 08:34




"In pancia, dritto in pancia!"

Pronunciai in maniera teatrale, fissando negli occhi il mio interlocutore. Indossava vesti da monaco e aveva il capo rasato.

"E la spalla, voi non potete capire quanto mi duole la spalla!"

"Voi dite di esser stato malmenato, a quanto ho compreso, ma non mi pare di aver visto..."

"Lo dico, Ser. Lo dico, lo affermo, lo urlo se è necessario! Come se poi non bastasse semplicemente pronunciarlo? Sono un pellegrino, Ser, uno della sua gente. Sono uno di quelli che crede in voi!"

Dissi in maniera fin troppo melodrammatica! Per un attimo mi stupii di me stesso: avevo delle ottime doti recitative.

"Ah, se potessi farvi provare il dolore che provo io ora! Il braccio, guardi, tocchi, tocchi qui!"

Aggiunsi avvicinandogli il braccio, ma tirandolo indietro appena l'altro si accingeva a toccarlo.

"Voi non immaginate, Ser! E non ve lo auguro."

"Sì, ma..."

"Ma, ma cosa? Volete forse che quelle guardie percuotano noi tutti? Che ci pestino, come prima hanno fatto con me?"

Aggiunsi carezzandomi il braccio. Il tutto cominciava a diventare ridicolo. Mi sentivo in imbarazzo, nonostante la situazione mi divertisse.

"Erano in quattro, Ser, in quattro. E io, lo vedete, sono uno. E loro erano armati e addestrati. E io no. Vi sembra giusto, Ser? Vi pare la maniera in cui dovrebbe agire una guardia?"

"Avete ragione, ma finché non arrivano gli altri, possiamo ben poco!"

"E qui mi deludete, Ser. Non voglio che combattiate. Vi ho forse dato quest'impressione? Eh no, Ser, no, no, no, no. Io voglio che tutti, qui, lo sappiano. Voglio che i colpevoli siano smascherati dinanzi a noi. E voglio che siate voi a parlarne."

L'espressione del monaco cambiò tutto d'un tratto.

"E avrete ciò che volete. L'atto di quelle guardie è imperdonabile. Inammissibile, dico, inammissibile che oltre a sbarrarci la strada, ora comincino a picchiarci!"

Lo osservai per qualche attimo, stando in silenzio. Non che non sapessi cosa dire, sia chiaro. In quella farsa, quella sfiziosa commedia da quattro soldi ero di certo l'attore principale, quello più brillante. E il più brillante, si sa, non sbaglia mai. E se sbaglia una battuta, allora il suo non è un errore. È improvvisazione. È arte, che ne capite voi! Ogni mia parola si incastrava perfettamente nel discorso: si trovava chiaramente nel contesto perfetto. Era l'altro, semmai, ad essere fuori luogo. Quel monaco, lì, non sembrava effettivamente la nobile guida spirituale dei pellegrini. Era più un politico, forse corrotto, sicuramente senza ideali. Ed è per questo – tornando al mio silenzio – che io per qualche secondo non pronunciai parola: tutte le mie energie erano impiegate nell'impedirmi di scoppiare a ridere di fronte a lui! Quel monaco sempre titubante aveva trovato tutta la forza e la sicurezza proprio ora che aveva capito che non avrebbe dovuto lottare! Ah, quanto era patetico quello sporco riflesso della società in cui ci trovavamo.

"Basta, basta, Ser! Risparmiate le parole per gli altri, non sprecatele con me. Conosco già la faccenda!"

Dissi poi. Finalmente sorrisi, prima di allontanarmi. E mentre il monaco cominciò a concionare, mi accovacciai vicino alle porte della città, dietro a degli scatoloni in legname.
Non vi nascondo che mi sarebbe piaciuto continuare quella piccola recita. Mi stavo divertendo! Ed in più, sarei stato pagato per questo, sì, perché era per il vile denaro che mi trovavo in quel luogo. Non ero poi tanto diverso dall'altro attore, in effetti.



Poco prima.



"Troviamo un modo per entrare. Tu hai qualche idea?"

Osservai Latif dritto negli occhi. Ero stato assunto da lui, quasi fossi un vero mercenario: la cosa mi entusiasmava parecchio! Non che fosse mio desiderio o ambizione vivere di combattimento e sangue, servendo il signore di turno. Anzi, di sangue ne avevo visto fin troppo; e anche di cadaveri. Era proprio per questo che avevo scelto di prender parte a un lavoro che mi portasse così lontano. Volevo allontanarmi dagli altri, da ciò che avevamo causato; volevo, per un po', essere libero dalla zavorra che portavo sulla coscienza. Andare fino all'Akeran, devo dirlo, aveva funzionato meglio di quanto credessi. Poi c'era anche il denaro. Ne avevamo bisogno, dannazione! Ero certo che anche i miei amici avrebbero trovato un lavoro per guadagnare qualche pezzo d'oro. Non avete idea, vi dico, di quanto costi costruire una città!

"Un diversivo, serve un diversivo."

Risposi. Stavo pensando a come poter far breccia in quelle mura, con le guardie che ci sbarravano il passaggio.

"Siamo in tre, potremmo entrare di nascosto se solo..."

Continuavo a pronunciare a voce i miei pensieri, quando ebbi l'intuizione.

"Il monaco!"

Esclamai con foga, come se stessi pronunciando l'ovvia soluzione al dilemma. Ed in effetti era ovvia solo per me, che l'avevo pensata. Potevano forse gli altri leggere nella mia mente e comprendere così le mie parole? No, certo che no. Ma, sapete, quando mi concentro tendo ad avere problemi nell'esprimere i pensieri. Ripresi fiato e cominciai a spiegare meglio la mia idea.

"Come noi, vuole entrare in città. Può facilmente attirare l'attenzione delle guardie, magari concionando in maniera più arrogante, minacciosa quasi..."

Presi un attimo di pausa, prima di aggiungere:

"Ho trovato! Fingeremo che una delle guardie ci abbia colpito, ne parleremo al monaco che sfrutterà la cosa per, non lo so, per quella specie di propaganda che sta portando avanti; a quel punto dovrebbe attirare abbastanza l'attenzione per permetterci di sgattaiolare all'interno delle mura!"

Pronunciai con un filo di entusiasmo: ero fiero del piano, in effetti.

"Che ne pensate?"

L'aria dubbiosa dell'uomo e il silenzio di Aylia quasi inficiarono il mio buon umore. Forse il piano non era così infallibile come pareva nella mia testa.

"Un diversivo potrebbe funzionare, ma una volta distratte le guardie come procediamo? le porte sono chiuse. Si aprono solo per fare uscire rinforzi e far rientrare le guardie."

Ed in effetti non avevo tenuto conto di una cosa: le porte. Mi vergognai della mia ingenuità, ma l'idea poteva ancora essere valida. Dovevamo solo aspettare l'apertura dei cancelli prima di metterlo in atto.

"Conosci questa città meglio di me. Sai quando ci sarà il prossimo cambio delle guardie?"

"Ne conosco l'architettura, ma il cambio delle guardie possiamo dedurlo semplicemente osservando i cancelli."

Distrarre tutti era la cosa più semplice da fare. Dovevamo, però trovare un modo per aprire le porte. Ma quale? Forse entrare in città era più problematico di quanto pensassi.

"Potremmo aspettarlo, o in alternativa... Magari, magari potremmo convincerle che c'è una minaccia interna o forse che questi pellegrini non sono un pericolo per loro, così che possano rientrare. Poi agiremo con il piano."

"Il problema è che non ci lasceranno mai entrare di loro iniziativa, o usiamo la forza o l'astuzia. Per fortuna disponiamo sia dell'una che dell'altra e se vuoi usare i pellegrini io sono completamente d'accordo."

No, non volevo usare la forza. Dannazione, se volevo evitare un altro scontro! Ma forse proprio uno scontro poteva essere l'unica cosa che ci avrebbe permesso di entrare: in fondo oltre che per il cambio della guardia, Latif aveva detto che le porte si sarebbero aperte per far uscire i rinforzi. Non era scritto da nessuna parte, però, che noi dovevamo essere coinvolti nella lotta.

"Non ci resta, dunque, che far iniziare un combattimento. Le guardie non rientreranno, certo, ma i cancelli dovranno pur aprirsi per far uscire i rinforzi! A quel punto, noi entreremo furtivamente."

Volsi lo sguardo verso Latif. Per far funzionare il piano non bastava sfruttare solo i pellegrini. Dovevamo agire in entrambi i versanti.

"Io parlerò al monaco. Tu potresti rivolgerti alle guardie: gli dirai, chessò, che hai sentito alcuni pellegrini, no, no, non i pellegrini, ma il monaco stesso! Puoi dir loro che hai sentito questo santo monaco parlare – questa volta sì, con dei pellegrini circa un attacco a sorpresa ai loro danni. O se vuoi possiamo fare il contrario, beh, per me è indifferente."

Ripresi fiato e spostai lo sguardo verso entrambi.

"Che ci credano o no, nell'aria ci sarà una tensione tale che basterà una scintilla a far scattare l'impetuoso incendio del combattimento! Combattimento, ovviamente, a cui noi non prenderemo parte: ci limiteremo a nasconderci vicino alle porte per sgattaiolare in città alla prima occasione."



Ora.



Celando malamente una risata, osservai il concione del monaco! Aveva finalmente ritrovato la foga che mostrava prima. Nel frattempo, vidi Latif avvisare le guardie dell'imminente intenzione dei pellegrini di attaccarli. E i discorsi ostili del monaco erano la conferma a queste ingiurie: il piano stava funzionando. Per un attimo pensai a quello che stavamo facendo. Far scaturire uno scontro solo per il nostro tornaconto... Ci potevano essere decine e decine di feriti e almeno una dozzina di morti. Il tutto per entrare in una città: ne valeva davvero la pena? Cosa stavo diventando? Un mandante di massacri, un carnefice; mai, però, ero praticamente l'assassino. Più colpevole di tutti, eppure troppo vile per uscire allo scoperto, troppo ipocrita per vedere le mie mani sporche di sangue. L'allegria di poco prima svanì, per lasciare il posto al malessere. Ero abbastanza lucido, però, da riuscire ad allontanarlo: in fondo, lo scontro ci sarebbe stato in ogni caso e noi avevamo solo accorciato i tempi.
Latif e Aylia arrivarono giusto in tempo al mio fianco. Si erano appena nascosti dietro degli scatoloni di legno (probabilmente contenenti le cianfrusaglie dei mercanti), quando il combattimento ebbe inizio. Colui che aprì il vaso di Pandora fu una giovane guardia. Era palesemente inesperto e, in preda all'ansia, non resse la tensione: affondò la lancia nel braccio di uno dei pellegrini (che dal canto suo era furioso per via della fandonia da me raccontata). Dopo, successe il putiferio. Spade che laceravano la carne, scudi che scaraventavano a terra corpi e pugni forti della possente armatura; si trattava di un combattimento a senso unico: le guardie erano in vantaggio. Di tanto in tanto, però, qualcuna di loro cadeva a terra. E il monaco, poi... Ancora non avevo capito se era un grande leader o solo un ciarlatano. Era effettivamente un buon motivatore e per suo merito i pellegrini riuscirono a tener testa alle guardie. Credo proprio che dovrei ringraziarlo: forse fu un caso, ma esattamente dopo l'ennesima sua dichiarazione di guerra, le porte della città finalmente si aprirono per far uscire i rinforzi.
Io, Aylia e Latif ci scambiammo uno sguardo d'intesa.
Uscì almeno una ventina di combattenti. Erano ben armati (e probabilmente altrettanto ben addestrati), ma così presi dai loro compiti da non notare l'insidia proprio sotto il loro naso: noi. Appena l'ultimo di loro passò la soglia, tutti e tre sgattaiolammo all'interno delle mura. Impiegammo non più di qualche secondo e cercammo di far meno rumore possibile.
Il cuore mi batteva all'impazzata mentre percorrevo quei pochi passi: incredibile quanto fosse ansiogena quella situazione! O forse ero io che non ero la migliore spia del mondo. Beh, era possibile, certamente. Fatto sta che tenni chiusi gli occhi finché non sentii richiudersi la porta alle mie spalle. Alzai lo sguardo, finalmente, e con un pizzico di fierezza sospirai.

"Siamo dentro..."

 
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miky1992
view post Posted on 5/4/2016, 20:35




L'unica luce a rischiarare la stanza altrimenti buia proveniva da una piccola candela posizionata su di una scrivania ingombra di fogli strappati. Su di ogni pezzo illuminato si potevano vedere scritte su scritte, cancellature e sottolineature. Il vecchio prese alcuni dei frammenti e li sistemò per dare un senso compiuto alle scritte. Tutti i tentativi di creare corpi idonei attraverso gli infetti erano risultati vani, evidentemente qualcosa gli sfuggiva, forse un errore nella creazione della malattia o nel rituale di possessione.
Il cigolio della porta distrasse il vecchio dai suoi pensieri. Non appena la luce inondò la stanza un rumore come di gessi che graffiano contro la lavagna riempì la stanza. Il vecchio alzò lo sguardo dagli appunti: decine di feti demoniaci lo fissavano da dentro i loro vasi. Graffiavano con le unghie contro il vetro, un paio colpirono il vaso con tale forza che questo cadde dalla credenza infrangendosi in una miriade di schegge di vetro e riversando ovunque il liquido per la conservazione. - Ti dispiace chiudere la porta? Disse con tono seccato il vecchio.
L'uomo dagli occhi d'argento chinò il capo e si affrettò a chiudere la porta. Ogni rumore cessò.
- I preparativi per il rituale procedono a gonfie vele, credo che per la fine del mese saremo pronti.
Il vecchio rilassò la muscolatura e sorrise. - Bene, ora che abbiamo la volontà di nuovo nelle nostre mani accumulare l'energia necessaria sarà uno scherzo. E il bambino? si è dimostrato più collaborativo?
- Si rifiuta di parlarmi.
Il vecchio sogghignò. - Di questo non mi preoccupo, al momento opportuno vedrai che cambierà idea. E la nostra ospite?
- I sigilli reggono, non sarà in grado di usare i suoi poteri demoniaci per molto tempo.
- Perfetto.
- Signore, se posso chiedere vorrei sapere perché
- Perché tenerla ancora in vita? Disse il vecchio voltandosi verso il punto da cui proveniva la voce del suo interlocutore. - Sai molti paragonerebbero questo a una partita a scacchi: io faccio le mie mosse e i miei nemici fanno le loro. Un gioco di intelligenza insomma in cui alla fine è il più furbo a spuntarla. Cosa ne pensi? Credi che renda l'idea?
Dopo qualche istante di silenzio l'uomo dagli occhi d'argento disse: - Immagino che come metafora sia azzeccata.
Il vecchio scoppiò a ridere. - Sicuro? Io ho sempre visto la vita più come un domino che come una partita a scacchi: Basta una leggera spinta e gli eventi poi proseguiranno da soli. Il difficile è preparare tutti i tasselli e capire quando dare la spinta. Per esempio: un potente nobile, amato dal popolo e buono di cuore, viene punito dagli Dei per chissà quale offesa arrecatagli infliggendo a suo figlio un terribile destino. Quest'uomo sarebbe disposto a tutto per guarirlo e lui sarebbe perfetto come prima pedina. L'ultima pedina beh, è l'affetto che il nostro caro bambino prova per quella mezzo demone. Il resto del mosaico verrà da se, noi non dovremmo fare nulla tranne guardare gli eventi prendere spontaneamente la piega desiderata.

§



Il donnone emette un verso acuto mentre il demone neonato si contorce percorso da spasmi di dolore. Alla fine la creatura si stacca dal cordone ombelicale che lo legava alla donna dissolvendosi in una pozza di liquido nero e fumante, mentre la donna cade a terra senza un lamento.
In quel momento la folla inferocita indietreggiò. Qualcuno urlò, altri scoppiarono in lacrime, altri ancora caddero a terra senza riuscire a capacitarsi di come avessero fatto a ferirsi. In quel momento cinque guardie entrarono nella chiesa abusiva e si disposero a difesa dell'unica via d'uscita. - siete tutti in quarantena! Dovrete seguirci fino al tempio, li dovrete restare fino a quando saremmo sicuri che nessuno di voi a contratto la malattia. Se vi opporrete verrete automaticamente considerati infetti.
Nessuno fiatò. Durante i primi giorni della quarantena alcuni si opponevano ai metodi delle guardie, ma dopo le prime esecuzioni sommarie nessuno ebbe più il coraggio di dire nulla.
Il caposquadra si avvicinò a Cassandra e dopo aver eseguito un rapido saluto militare disse: - ottimo lavoro, ha evitato che questo focolaio si ingrandisse ulteriormente. Questi bastardi nemmeno se ne rendono conto. Disse e lanciò un'occhiata rabbiosa alla folla. - Occhio, la gente è sempre più nervosa e presto potrebbero trovare il coraggio per aggredire anche noi. Disse e fece per allontanarsi. - A proposito! Disse bloccandosi e voltandosi di scatto verso Cassandra. - Questi sono i tuoi nuovi ordini. Disse e le porse un rotolo di pergamena.

Le operazioni di contenimento sono fallite. Tutti i nuovi collaboratori dovranno concentrare tutti i loro sforzi nel trovare la causa dell'epidemia ed eliminarla. Buona fortuna.

§



Lo scantinato puzzava di escrementi. Una puzza forte e pungente che impediva a Latif il meritato sonno ristoratore da tre giorni ormai. In compenso aiutava a evitare di pensare ai crampi per la fame. Lo scantinato era rischiarato da due fenditure che si aprivano sulla strada permettendo di vedere i piedi di coloro che passavano, ma che al contempo impediva ai passanti di sbirciare all'interno a meno che questi non si fossero abbassati e anche così avrebbero visto solo una stanza vuota e puzzolente. Anche per dei disperati quel luogo non appariva invitante e per Latif questo era motivo più che sufficiente per considerarlo il miglior nascondiglio possibile.
- Per quanto vorrei evitarlo non possiamo smettere di mangiare. Disse e al pensiero del cibo lo stomaco prese a brontolargli.
- Non troveremo niente nelle botteghe, sono già state tutte razziate e comunque non credo avessero più nulla nemmeno prima. Disse Layla.
- Quegli idioti al governo hanno deciso che una città vale meno di un continente. Disse latif e incrociò le braccia. - Nemmeno mi sento di condannarli vista la situazione, ma isolarci completamente e abbandonarci a noi stessi è pura follia.
- So che i pochi rifornimenti in arrivo vanno tutti ai militari. Ho visto un carro andare verso il distretto del tempio di T'al e li che loro hanno il quartier generale stando a quanto sono riuscita ad apprendere. In pratica la fonte sarebbe ai piedi dell'enorme torre al centro della città. Ho anche sentito parlare di una fonte miracolosa, dicono che possa guarire ogni malattia.
Latif scoppiò a ridere. - certo che è ironico avere di questi problemi in una città con tanto di fonte miracolosa.
- C'è chi direbbe che gli Dei hanno una certa inclinazione all'ironia comica. Disse Layla.
- Si, però noi abbiamo problemi più urgenti della preoccupante vena comica degli Dei. Se non troviamo presto qualcosa da mangiare rischiamo di morire di fame.
- Credo tu non capisca Latif. Disse Layla. - Li fuori la gente muore di fame, non basterà un po' d'oro per risolvere il problema.
Latif fece un sorriso. - Per questo ho portato lui. Disse e indicò il mercenario.


CITAZIONE
si lo so, il post non è all'altezza di un QM. cercherò di farmi perdonare nei turni successivi, ma come vi ho già spiegato ho avuto il weekend impegnato a Milano e perciò ho perso l'unico periodo libero della settimana che ho per scrivere senza fretta. preferisco non rallentare ulteriormente la Quest con i miei problemi e comunque in questo giro quello che contano veramente sono le vostre scelte.

partiamo subito con le spiegazioni: quello che voglio da voi è sapere cosa fanno i vostri pg nell'arco temporale di una settimana. Ovviamente avrete compiti diversi che passo subito a spiegare nel dettaglio:
Ashel: La tua PG parte relativamente avvantaggiata perché non deve preoccuparsi di morire di fame. - morire per altre cause si però, tieni conto nel tuo post che TUTTI i cittadini ti odiano e non esiterebbero un secondo a farti fuori. detto questo quello che voglio da te è sapere cosa farà la tua pg per scoprire la fonte dell'infezione. Voglio il massimo impegno in questo qui un esempio di cosa può fare un solo uomo/donna/sirena: un eroe!

A.Beck, quello che voglio da te invece è scoprire come il tiro sopravviverà. Letteralmente perché se la soluzione da te trovata non sarà all'altezza o non correttamente mostrata il tuo PG e i due PNG accumuleranno un danno fino ad Alto. A prescindere il trio accumulerà un danno al fisico pari a basso per ciascuno ( la fame fa brutti scherzi) voglio che mi mostri la vita nella città in quarantena, la fame, la paura del contagio, le aggressioni e lo sfaldarsi della società. ( questo vale pure ler Ashel, ma dalla tua posizione di "semplice cittadino" sarà molto più interessante. Devi capire che il tuo PG si muoverà in una città in cui chiunque potrebbe essere infetto, o comunque disposto ad ammazzarlo solo perché potrebbe avere un po' di cibo con se.

Comunque perlomeno sappiamo perché il vecchio ha diffuso la malattia, e vi prometto che dal prossimo post mi impegnerò al massimo e mi terrò le domeniche libere solo per voi, sentitevi onorati di ciò xd
 
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Ashel
view post Posted on 6/4/2016, 09:52






Posò i resti del cosciotto di agnello sul piatto, disgustata.
Se c'era una cosa che detestava di Theras era il cibo: eccessivamente speziato, cucinato troppo a lungo e, in quella ragione, esclusivamente a base di carne.
Perlomeno, si disse, era tra i pochi fortunati a cui veniva messo qualcosa sotto il muso senza il bisogno di assaltare i magazzini militari o di frugare nella spazzatura.
I soldati della guarnigione trattavano Cassandra con il rispetto dovuto a un loro superiore, ma era invero una semplice formalità. Nessuno di loro sembrava avere molto a cuore il destino della città o della popolazione, e persino il prefetto - l'uomo che l'aveva 'assunta' - non faceva che rivolgerle frasi di circostanza: la preghiamo di scoprire presto il focolaio, speriamo che non ci siano troppe vittime, un vero disastro per la nostra città, e così via. Bla bla bla.
Nessuno però muoveva un dito per aiutare i poveracci che accalcavano le strade in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti, dal momento che gran parte degli approvvigionamenti finivano nelle mani dell'ispettore militare, un uomo tanto zelante quanto spietato nel trattare con la popolazione.
Zanj era un agglomerato di edifici costruiti piuttosto di recente; ogni attività commerciale ruotava attorno a una presunta fonte miracolosa che, a detta degli abitanti, sembrava in grado di curare qualsiasi malanno.
Naturalmente Cassandra non credeva a una parola e non faceva che considerarla l'ennesima truffa ai danni di pellegrini e viaggiatori.
Muoversi in città le risultava abbastanza difficile a causa della sua reputazione, cresciuta all'improvviso in seguito al massacro del tempio. Le voci si erano diffuse rapidamente, dipingendola come una guerriera crudele e assetata di sangue incaricata di stanare gli infetti - o presunti tali - e passarli per le armi prima che potessero diffondere il morbo alla gente sana.
Lei, dal canto suo, non faceva altro che sentirsi una vittima a sua volta, dal momento che avrebbe voluto trovarsi ovunque eccetto lì, ma vi era costretta dalle circostanze. Fuggire era impossibile: gli ingressi alla città erano sbarrati e sorvegliati giorno e notte da guardie disposte a uccidere per difendere la loro posizione.
Per muoversi con una certa libertà senza il rischio di venire aggredita o sbranata dai popolani, Cassandra era costretta a ricorrere costantemente alle sue abilità, in grado di tenere a distanza i curiosi dalla sua persona spingendoli a cambiare direzione quando le loro strade si incrociavano.
La prima cosa che fece fu naturalmente chiedere ai diversi locandieri della città, i cui affari erano stati stroncati dall'epidemia. Se non avessero trovato subito una cura, le avevano detto, sarebbero stati costretti a chiudere.
No, per quanto ne sapevano non ospitavano infetti né ne avevano mai ospitati. Non credevano nel governo della loro città. Non avevano fiducia nei militari.
Non sapevano nulla dell'infezione e no, non era accaduto niente di strano nelle ultime settimane.
Non erano arrivati stranieri all'infuori dei soliti pellegrini.
Tutte risposte preconfezionate pronunciate a denti stretti che non furono di alcuna utilità per l'indagine.
Il secondo passo fu quello di esaminare alcuni degli infetti. Era chiaro che il morbo non poteva diffondersi per via aerea, altrimenti le sarebbe bastato assistere a quella cerimonia nel tempio per ammalarsi a sua volta, e nemmeno tramite contatto fisico o scambio di umori, dal momento che pur essendosi lordata del sangue dei fedeli sembrava ancora godere di buona salute.
Il fatto che il morbo affliggesse gente di diversa razza e provenienza escludeva, tra l'altro, il fatto che lei stessa fosse protetta dalla malattia, anche se provenendo dagli antri abissali dello Zar era perfettamente possibile che il suo fisico possedesse delle difese immunitarie innate.
Ma rimaneva dell'idea che, a parte la trasmissione tramite rapporti sessuali, l'infezione dovesse essere causata dal cibo o dall'acqua.
Per questa ragione si affrettò a dirigersi verso la presunta fonte miracolosa. L'ingresso era protetto da un paio di soldati piuttosto annoiati ma, com'era logico supporre, per il resto la zona era praticamente deserta.
Raccolse un campione di acqua, la annusò e la osservò controluce. Sembrava normale, inodore e incolore.
Non era tanto coraggiosa da assaggiarla, ma era certa che il nesso dovesse trovarsi proprio lì. Il focolaio era stato individuato nel tempio e nei fedeli che lo frequentavano ogni giorno; persone che probabilmente attingevano quotidianamente alla fonte per i loro rituali, fossero cittadini o viaggiatori giunti da lontano.
Osservò la gigantesca torre sopra di lei. Si trattava di un edificio irrimediabilmente brutto, costruito per chissà quale ragione proprio sopra la fonte.
Il caldo era asfissiante e il sudore le si appiccicava ai vestiti costringendola a cambiarseli in continuazione. Per costituzione mal sopportava il clima torrido di quella regione e non faceva che portarsi appresso delle borracce ricolme d'acqua a cui attingeva fin troppo spesso, ma senza risultato.
Quella situazione era insopportabile ed era chiaro che i nervi la stavano divorando. Ma non poteva distrarsi, neanche per un momento: sentiva infatti di essere vicina alla soluzione di quell'enigma e non voleva perdere più tempo del necessario.
Si avvicinò a uno dei soldati intento ad asciugarsi il sudore dalla fronte. Indossava un'armatura leggera di bassa qualità ed era armato di una spada malamente riposta in un fodero tutto scucito.
Era giovane, poco più che adolescente, forse alla sua prima missione vera e propria. Un novellino.

- A che cosa serve quella torre laggiù? - gli chiese lei, fissandolo con curiosità.

Egli, per tutta risposta, fece spallucce e la invitò ad indagare personalmente. Lui non poteva muoversi da lì, le disse, perché altrimenti il suo superiore l'avrebbe senz'altro punito.
L'altra guardia, una ragazza dagli occhioni spaventati, non osò controbattere.
Fantastico, davvero fantastico.
Si avviò verso la torre con aria decisa, neanche stesse andando a prendere a pugni qualcuno. Avrebbe ottenuto le informazioni di cui aveva bisogno, potevano starne certi.
Poi non avrebbe mai più messo piede in quella città pulciosa e bigotta.
Oh, non c'era alcun dubbio.




Cassandra



Mente: 100
Corpo: 50
Energia: 130
Armi: Spadino; Arco lungo [12/15]
CS: -

Passive attive:

CITAZIONE
» Maledizione: Le sirene possono far sì che le proprie preoccupazioni - reali o meno che siano - possano riversarsi nell'animo del loro interlocutore. Con il consumo di un utilizzo di questa passiva, infatti, una sirena potrà identificare un oggetto, un'azione, un evento o addirittura un essere vivente come fonte di pericolo dal quale il suo interlocutore dovrà tenersi a debita distanza. Conta come un'influenza psionica passiva. (Numero di utilizzi: 6)
[Passiva Maledire Talento Lv 1]

Attive utilizzate:


Riassunto: Cassandra sfrutta la sua passiva per tenere gli abitanti lontani da lei e indaga prima tra i locandieri per vedere se abbiano visto o sentito qualcosa di strano, poi presso gli stessi malati nel tempio.
Si dirige quindi a esaminare l'acqua della fonte e decide di andare nella torre per vedere a cosa serva e chi la frequenti.

Note:


Edited by Ashel - 6/4/2016, 12:42
 
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A.Beck
view post Posted on 11/4/2016, 15:14




Avreste mai immaginato che il prender parte a questo lavoro mi avrebbe portato a patire tanto fame e sete? E il sonno, poi, era ormai solo un ricordo. Di tanto in tanto mi trastullavo nella fantasia, immaginandomi un letto caldo in una stanza accogliente. Poi, l'odore pungente di sterco, piscio e iddio solo sa che cosa disperdeva quell'immagine; e di nuovo riemergeva la realtà: lo stomaco cominciava a brontolare, la gola secca esigeva il suo tributo d'acqua.
Ah, mi era simpatico quel Latif, ma di certo non mi pagava abbastanza per ciò che stavamo passando!
Lasciai lui e la donna al sicuro in uno scantinato, in cerca di qualcosa che poteva permetterci di sopravvivere. Fino a quando, poi? Non lo sapevo, né avevo intenzione di chiederlo. Con che diritto avrei dovuto ficcare il naso nelle faccende di quei due?
Il cibo e l'acqua erano la priorità. Non mi aspettavo di poterne trovare facilmente in quella città, ovviamente. A dirla tutta, la cosa non mi rattristava per niente: trovare qualcosa di commestibile, chessò, in una bottega sarebbe stato solo una tentazione. Avrei dovuto combattere tra l'istintuale fame e la più razionale consapevolezza che ciò che avevo di fronte potesse essere contaminato. Sì, perché non dovete dimenticare che ci trovavamo in una città in quarantena! Per quel che ne sapevo ogni cosa poteva essere portatrice di quella strana patologia che tanto preoccupava tutti. Non vi nascondo che per non poco tempo avevo persino temuto che la mia sola presenza lì potesse mettermi in pericolo; dopo, però, mi resi conto che se ci fosse stata anche solo la minima possibilità che la malattia (qualunque essa sia!) potesse trasmettersi per via aerea, nessuna guardia si sarebbe avvicinata alla città. E, invece, eccole la: schiere di uomini armati di tutto punto, pronti per un'imminente guerra. Ma la guerra, si sa, necessita di un nemico; più è pericoloso, meno probabilità di vincerlo ci sono. Chi era, dunque, questo famigerato nemico? La malattia? No, non era la malattia, ma i malati. Poteva sembrare un controsenso, ma non vivevo forse in un'epoca di contraddizioni? Non era forse chi dichiarava di portare la pace il maggior sostenitore della guerra? E allora, vi dico, di che vi sorprendete se le guardie che dovrebbero salvare questa povera gente, in effetti la combattessero? Credetemi, non lo affermerei con tanta sicurezza se non lo avessi visto con i miei occhi. Esterrefatto osservai una delle guardie mozzare il capo ad una povera donna disarmata; non era un pericolo per nessuno, ma si era rifiutata di seguirlo. E dunque, quale modo migliore per imporre il proprio volere se non impartirgli la punizione massima? Quella guardia uccise la donna per comandare con maggior facilità gli altri civili. Ah, che barbaria!
Mentre camminavo per quelle strade deserte non potevo far a meno di pensare alle atrocità commesse per ripulirle. Sia ben chiaro, probabilmente senza l'intervento di nessuno l'infezione si sarebbe diffusa ben oltre e i danni sarebbero stati infinitamente maggiori. Tuttavia questa non era affatto una giustificazione per quei bruti. Lì, dove una volta probabilmente c'era un fornaio, ora c'era solo un costruzione deserta; e di quello che pareva essere stato un mercato, restava null'altro qualche bancarella semidiroccata.
Vidi una figura esile fuggire alla mia sola vista. Si trattava di un ragazzino, probabilmente; la consolazione che qualcuno era sfuggito alla severa giurisdizione dei quei barbari armati mi sollevò, eppure un po' mi offesi per essere stato scambiato per una minaccia. Era ovvio, in quelle condizioni, che tutti temessero tutti, eppure quel mio lato infantile restò turbato.

"Vi prego, ser, ho solo qualche frutto!"

Una voce femminile di un'anziana attirò la mia attenzione.

"È tutto ciò che mi resta: se me lo porterete via, cosa potrò mai mangiare?"

Attratto dalla singolare vicenda, mi avvicinai alla catapecchia da cui udii provenire il suono; sporca e umida, quella costruzione emanava un fetore comparabile allo scantinato in cui anche io mi ero rifuggiato. Ah, che patetica situazione che tutti noi stavamo vivendo!
Un uomo vestito di stracci e coperto da sozzura scappò da quelle quattro mura stringendo malamente a sé una borsa di viveri. Una mela cadde dalle sue mani, ma – probabilmente concentrato nella fuga – il disperato figuro la ignorò completamente e procedette nella corsa. Dal canto mio, raccolsi il frutto ed entrai nella casa.

"Perdonate l'intrusione, madame."

Pronuncia pacato, abbozzando un inchino.

"Immagino che questa sia vostra."

Aggiunsi porgendole la mela.

"Buon uomo, perdonate la schiettezza, ma è ben poca cosa. Una povera vecchia, di questi tempi, in questa situazione, non può..."

Si interruppe. Il suo volto era cupo e a stento riusciva a trattenere le lacrime.

"Madame, non è per restituirvi il frutto che io son qui. Se me lo permettete, avrete la possibilità di non patire più la fame, almeno finché quest'inferno durerà."

Dissi con gentilezza.

"Ah, ma so anche io come fare! Non sono giovine, caro mio. Non sono come voi. Non ho le forze per combattere: mi consegnerò alle guardie. E se decideranno di far morire di fame un'inutile vecchia, beh, poco importa."

"Parole dure, le vostre. Eppure, madame, mi permetto di dissentire. Cosa pensereste se vi dicessi che potrei garantirvi viveri per sopravvivere senza consegnare la vostra vita a quei bruti senza morale?"




Era notte. Un paio di ragazzini che parevano conoscere la guerra meno di me stanziavano retti. Non erano impauriti, né in ansia. Eppure, probabilmente se qualcuno li avesse attaccati sarebbero stati impreparati. Credetemi, le loro luminose armature, così leggere per quanto resistenti, sarebbero state solo una scarna difesa. Ma qualcuno aveva deciso di metterli lì, in guardia al tempio di T'al, loro quartier generale.

"Aiuto, aiutatemi giovani, siete qui per questo, non è vero?"

La vecchietta di poco prima attirò la loro attenzione. Era agitata, visibilmente.

"Cosa avete da guardare, per gli dei! Venite qui, orsù!"

Aggiunse, fingendo un malanno. I due erano interdetti, sorpresi e aspettarno qualche secondo prima di lasciare il loro posto: fu in quel momento che la vecchietta – mostrando un'agilità piuttosto strana, data l'età – sgattaiolò nel tempo. Ci fu abbastanza casino, mi parse. Proprio ciò che mi serviva. Avevo già supervisionato il posto nei giorni passati, e compresi che per poter mettere le mani sugli unici viveri che potevo ritenere sicuri (ovviamente mi riferisco a quelli delle guardie), avevo bisogno di qualcuno che li tenesse occupati per qualche minuto. Perché non usare Latif come diversivo, vi chiederete? Perché non avrei avuto modo di salvarlo, dopo. E la vecchietta, che tutto era tranne stupida, lo sapeva. Eppure aveva accettato la mia proposta, sperando in iddio solo sa che cosa. O forse aveva fatto la sua scelta prima ancora che io mi presentassi.
Ruppi la finestra dello stanzino adibito a dispensa con l'elsa della spada. Non conoscevo bene le disposizioni delle guardie, ma immaginavo che a quell'ora nessuno fosse presente. Fui fortunato, ma il diversivo della vecchietta non sarebbe durato a lungo: avevo appena una manciata di secondi. La sfruttai al meglio, e non vi nascondo l'ansia che provai: il cuore mi batteva con incredibile vigore e ogni tremolio era per me un segnale d'allarme. Raccolsi tutto il cibo che era a portata di mano e persino qualche borraccia d'acqua. Riuscii a riempire appena un paio di sacche, prima di scappare dalla stessa finestra da cui ero entrato; ogni secondo che passavo lì era un' agonia: la paura di essere scoperto aumentava costantemente e solo dopo qualche minuto dalla mia fuga riuscii a tornare calmo.

I miei passi erano lenti, furtivi quasi. Cosa diavolo stavo facendo? Ingannare una povera vecchia... Cosa stavo diventando?
Infilai la mano in una delle sacche ed estrassi la prima cosa che toccò la mia mano. Una mela.
Inganno... Credete che era realmente un inganno il mio? Beh, certo non avevo esplicitato in pieno la mia strategia, né le sue conseguenze, ma... Dannazione, la vecchia aveva capito a cosa andava incontro! Aveva compreso e accettato il suo destino prima ancora che mi conoscesse, che dico, che dico, prima ancora che venisse derubata! E allora, pensate davvero che era mia la colpa?
Il destino, si sa, è beffardo. E per un suo scherzo, mi ritrovai a passare dinanzi alla casa dell'anziana signora. Tutto era silenzioso, ora. Non un urlo, non una parola, non un rumore di passi. Nulla. Entrai nella costruzione fatiscente, quasi sperando di trovare qualcuno. Come immaginerete, mi sbagliavo. Provai una profonda pena, non lo nascondo. Diedi un morso al frutto che stringevo in mano, prima di lasciarlo lì, sul tavolo. Perché lo feci? Non lo sapevo. Probabilmente speravo in una redenzione.
Ero ancora afflitto dai sensi di colpa, quando mi incamminai verso lo scantinato. Infondo, ero lì per lavorare e non per crogiolarmi nei miei pensieri. Avevo raccolto abbastanza viveri per stentare almeno un paio di settimane. Ah, quel Latif! In che razza di posto mi aveva trascinato. Converrete con me, ora, sul fatto che di certo non mi pagava abbastanza!

 
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miky1992
view post Posted on 12/4/2016, 13:28




- Vorrei innanzitutto rivolgere un caloroso benvenuto ai cittadini di Zanj, che così numerosi sono intervenuti oggi in questa piazza. So che molti di voi hanno passato giorni difficili, si vocifera che la città sia maledetta, ma sono solo dicerie infondate. Oggi sono qui perché voglio fare chiarezza una volta per tutte sul morbo che affligge questa città. Si tratta di un esperimento condotto col massimo rigore scientifico e destinato a mettere a tacere qualsiasi pettegolezzo di maledizioni, punizioni divine e altre fesserie che rischiano di minare la stabilità della città. E oggi avrete la dimostrazione inconfutabile delle modalità di trasmissione della cosiddetta gangrena demoniaca. L'uomo si asciugò la fronte imperlata di sudore e riprese fiato. - Io sono Cornelius Vaughn, medico e demonologo, incaricato dal governo della città di mettere la parola fine all'epidemia.
L’uomo vestito da capo a piedi con una strana tuta di cuoio fece una pausa, aspettando che si spegnessero i mormorii. Anche se si trovava su di un piedistallo al centro del palco era poco più alto dei soldati frapposti tra lui e la folla di curiosi radunatasi in piazza. I presenti assistevano a quella buffonata con un misto di allarme e rabbia. Le guardie avevano già sguainato le spade pronte a intervenire, ma al nanetto sembrò sfuggire la gravità della situazione perché riprese a parlare come se nulla fosse.
- Dobbiamo ringraziare sua eccellenza il Prefetto, che dimostrando straordinaria lungimiranza, nonché di aver compreso la gravità della situazione e l'importanza del suo ruolo, ha dato la sua benedizione per questa dimostrazione pubblica. Sia io che il prefetto siamo sicuri che dopo oggi tutti i dubbi e le pretese dei pellegrini verranno placati e che questo metta fine alle rivolte che non fanno altro che aggravare una situazione già tragica.
Il professore indicò il prigioniero al centro della piazza: l'uomo fissava i presenti con occhi sbarrati, pesanti catene lo trattenevano mani e piedi. - Costui è un uomo condannato alla pena capitale, reo di aver ucciso cinque ragazzini indifesi e le loro madri per derubarle.
Dalla folla partirono dei fischi. - Farabutto! A morte l’assassino! Qualcuno lanciò una pietra che andò a sbattere contro la gabbia e le guardie presero a menare alcune persone a caso con il manico della lancia.
Lo scienziato fece un gesto volto a calmare gli animi.
- Signore e signori, il condannato pagherà per le sue colpe. Ma la nostra è una società civile e suo malgrado egli contribuirà alla sua crescita, dando un contributo vitale alla scienza. Noi non siamo animali, dobbiamo fare si che ogni morte, ogni punizione possa essere d'esempio e di utilità per gli altri e se quello che penso è vero egli sarà d'aiuto per tutti noi.
Qualcuno applaudì.
- Ora, una malattia ha bisogno di un vettore per diffondersi. Attenzione: non stiamo parlando di malefici di origine magica o punizioni divine, non mi stancherò mai di ripeterlo. No, qui parliamo di prove tangibili, come può esserlo l'aria, un animale, oppure... L'uomo fece cenno di avvicinarsi a un soldato e questi gli porse un'ampolla piena d'acqua. - Oppure dell'acqua “miracolosa".
A un cenno dell'uomo due soldati entrarono nella cella e costrinsero l'uomo a ingurgitare tutta l'ampolla d'acqua. - Ora vedrete che in pochi giorni le condizioni dell'uomo peggioreranno rapidamente fino al completo sviluppo del parassita. Ebbene io non sono un mago, nessun Dio è sceso dal cielo per maledire quest'uomo. A nessuno sarà concesso di avvicinarsi a quest'uomo e questo dimostrerà senza ombra di dubbio che la causa della malattia risiede nella fonte dell'acqua! Chiudendola i contagi si azzereranno e nessuno si ammalerà più.

3 giorni dopo.


- Sembra che qualcuno abbia scoperto il segreto dietro la fonte.
Il vecchio fece spallucce e rivolse un sorriso all'uomo dagli occhi d'argento. I giovani tendono sempre a farsi più problemi del necessario, considerano un piccolo intoppo come una catastrofe e danno a esso troppa importanza finendo poi per perdere di vista le questioni importanti. Se anche qualcuno fosse venuto a ispezionare la torre non sarebbe cambiato nulla, ormai era troppo tardi. Tutto quello che il temerario avrebbe ottenuto sarebbe stato un posto in prima fila per assistere alla distruzione del vecchio mondo e la nascita del nuovo. - Non ha più molta importanza. Gli uomini non possono sconfiggere gli Dei. Portate Sayth e la mezzo demone in posizione. È giunto il momento di accendere la torre.

Cominciò all'improvviso – Proprio mentre Cassandra si avviava verso la torre e Esiodo Basil Veturius si trovava con Latif e Ayla per le strade della città – Fulmini globulari azzurri avvolsero la torre caricando l'aria di energia elettrostatica. Fulmini artificiali squarciarono il cielo fino all'orizzonte e i tuoni erano così forti da annullare ogni altro rumore. Attorno alla torre si incendiò una gigantesca sfera di luce azzurra. Poi la gente cominciò a gridare in preda al terrore mentre tra i loro piedi e il terreno iniziarono a danzare delle scosse elettriche. Tutte le strutture metalliche si illuminarono di un aura blu.
Mentre intorno a lui la città cadeva in preda alla disperazione il vecchio scoppiò a ridere. - finalmente sono riuscito a ottenere un potere degno degli Dei!
All'aumentare della potenza l'aria si riempì di una luminescenza che al contatto con il corpo umano si concentrò e tutti in città cominciarono a risplendere di azzurro come avvolti da un fuoco mistico.

Così mentre il mondo correva verso un nuovo inizio, l'uomo dagli occhi d'argento camminava tranquillo avvolto nella sua mistica aura blu. L'uomo indossava un mantello nero, l'armatura d'argento emanava continue scariche elettriche, così come la spada che teneva in mano. Sapeva cosa sarebbe successo e così aveva deciso di sfruttare quelle condizioni così particolari a suo vantaggio. Non appena vide Cassandra sorrise e le si avvicinò. - Il mio padrone dice che la tua esistenza è irrilevante. Ma capisci bene che non posso lasciare che qualcuno interferisca una seconda volta. Disse. Dopodiché allungò la mano inguantata: scariche elettriche si addensarono attorno a essa creando una sfera delle dimensioni di una palla da calcio. - Fammi un piacere e muori velocemente. Disse e lanciò la sfera contro Cassandra.


- È cominciata. Latif sorrise e si voltò verso Ayla e il mercenario. - Allora statemi bene a sentire, quella torre è stata creata per squarciare il velo tra i mondi. Adesso abbiamo poco tempo, ma avevo bisogno che la torre venisse attivata perché le fondamenta a sostegno della struttura erano protette, o meglio non si trovavano interamente in questo mondo. Ma ora dovremmo essere in grado di distruggerle. Latif si interruppe, riprese fiato e si assicurò che tutti lo ascoltassero. - Ci sono tre pilastri, per raggiungerli dovremmo passare dalle fogne. Purtroppo non so dirvi con esattezza dove si trovino i pilastri, ne che forma abbiano. Ma devono per forza di cose trovarsi sotto la torre, o nelle sue vicinanze. Quindi ci divideremo e le cercheremo. Disse. Latif a quel punto frugò nel mantello e tirò fuori tre oggetti grandi la metà di un pugno simili a ragni meccanici. - Bombe ad alto potenziale, una mia idea. Piazzatele e il ragno agirà da solo. Una volta che avrete agganciato le otto zampe al pilastro avrete dieci minuti per fuggire. La detonazione una volta avviata non può essere interrotta.

Mr demone arrivò giusto in tempo per vedere Latif e i suoi compagni sparire nelle fogne. Dopo ciò che era successo alla torre una parte di lui avrebbe voluto fuggire, ma lui non lasciava mai un lavoro a metà. Avrebbe ucciso Latif e la donna che si portava dietro, per faccia di marmo. Mr demone si asciugò le lacrime rosse con un gesto secco del pollice ed entrò nelle fogne. Rimase un momento immobile a occhi chiusi: i tre si erano divisi, poteva sentirlo tramite il rimbombo dei loro passi. Mr demone infilò le mani in tasca, si sarebbe sporcato il completo ma adesso quella non era la sua priorità. Decise che tanto valeva andare a caso, tanto li avrebbe ammazzati tutti uno dopo l'altro. Si mosse verso il bersaglio che riteneva essere più vicino. Mr demone era determinato a ucciderli tutti, non avrebbe esitato un solo istante: appena si fosse trovato di fronte uno dei bersagli lo avrebbe eliminato senza ombra di dubbio.
Mr demone si ritrovò in una stanza a cupola al cui centro vi era un cilindro luminescente che andava dal pavimento al soffitto. Scariche elettriche si arrampicavano sulla struttura disperdendosi al contatto con il soffitto. Accanto al pilastro c'era un uomo che non conosceva, doveva essere il terzo estraneo del gruppo a cui dava la caccia, no c'era altra spiegazione.
- La sorte ha deciso: sei tu il primo. Disse. Mr demone si asciugò le lacrime rosse con il dorso della mano e scattò in avanti: un unico pugno diretto al cuore, così sarebbe finito lo scontro.

CITAZIONE
Allora, i commenti ai vostri post li ho già espressi in confronto, quindi passerò subito alle cose serie.
Come avrete notato la torre è stata accesa, vi lascio un'altra immagine della torre:


a livello di GDR i vostri PG saranno avvolta dalla luminescenza azzurro/blu e anche a tutti gli effetti già descritti.
Ashel: dovrai affrontare l'uomo dagli occhi d'argento che ti attaccherà con una tecnica magica che sfrutta l'elettricità e di potenza media PERO' viste le particolari condizioni in cui vi trovate l'attacco come tutti gli attacchi basati sull'elettricità verranno considerati di un grado superiori ( questo vale per tutti e due) quindi la tecnica infliggerà un alto. La tua missione è chiara: sconfiggi il nemico e raggiungi la torre prima che sia troppo tardi.

A.Beck: tu dovrai descrivere la tua discesa nelle fogne e Mr demone arriverà nel momento in cui avrai agganciato il ragno al pilastro. Potrai interagire con latif, fargli domande (ovviamente inerenti alla situazione xd) come avrai capito il tempo stringe quindi regolati di conseguenza. Quello che voglio da te è che resisti all'attacco di Mr demone. Il suo pugno conta come un fisico, ma infliggerà sempre e comunque un danno critico. Per di più devi liberarti di lui in un tempo ragionevole altrimenti BOOM!

Questo vale per tutti e due: potete gestire in autonomia il combattimento ed essere autoconclusivi con gli attacchi del nemico, ma NON potrete sconfiggerli. Poi starà a me decidere se le vostre strategie hanno avuto successo.


Edited by miky1992 - 26/5/2016, 06:58
 
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Ashel
view post Posted on 13/4/2016, 09:20






Cassandra battè le mani assieme agli altri.
Bene, grande discorso. E che dire dello straordinario esempio di giustizia che era stato offerto alla popolazione? Una condanna a morte eseguita senza processo, senza giuria, senza niente che potesse scagionarlo.
Quale esempio di civiltà.
Quel dottore, Vaughn, non le piaceva per nulla. O meglio, si domandava per quale ragione fosse stato assunto anch'egli, come lei, per risolvere l'enigma della fonte. Ciò avrebbe dovuto sollevarla dai suoi doveri e permetterle di andarsene una volta per tutte.
Invece no. Aveva un lavoro da svolgere.
Si allontanò dalla folla disgustata, chiedendosi quando avrebbe cominciato a farci l'abitudine: tre mesi nella Rosa non erano bastati a trasformarla in una selvaggia.
Semmai, l'avevano resa più cinica.

~

La luce elettrica emanava dei riflessi cupi, freddi, impersonali. Trafiggeva il cielo sopra di loro e si disperdeva nelle nuvole scure e cariche di pioggia, poi discendeva giù, verso i loro corpi, ammantandoli di scintille luminescenti.
Cassandra sentì un brivido correrle lungo la schiena. Era chiaro che doveva aver pestato i piedi a gente troppo pericolosa, gente che non impiegava un secondo a farti rimpiangere di essere nato con una coscienza, con una morale, con dei principi. O di essere nato e basta.
Erano individui pericolosi quelli che tramavano nell'ombra a discapito della popolazione; e vedendo il profilo longilineo del suo avversario comprese all'improvviso di essersi spinta troppo oltre.
Lei non era un'investigatrice, né una mercenaria. Non era un soldato di ventura, o una tagliagole professionista.
Che cos'era lei, se non una straniera senza alcuna speranza di tornare a casa?
Estrasse lo spadino, impassibile di fronte a lui.
I suoi occhi argentati la scrutavano nel buio come avrebbe fatto un cacciatore con la sua preda, instancabili, impenetrabili.
Irrilevante, aveva detto.
Era possibile che avesse ragione, comunque non ebbe né il tempo né l'intenzione di interrogarsi sul significato di quella parola, o sul ruolo che avrebbe dovuto avere in quella faccenda, perché una scarica di energia elettrica la colpì all'improvviso, senza che avesse nemmeno il tempo di accorgersi di quanto stava per accadere.
Rotolò a terra boccheggiante, tastandosi il petto con la mano.
Forse aveva perso conoscenza, ma era stato per qualche secondo. Il suo cervello si era semplicemente spento, incapace di sopportare un urto tanto violento e di una tale portata. Mentre annaspava per cercare di riempire selvaggiamente i polmoni d'ossigeno, si voltò per scrutare con odio l'uomo avvolto dallo spesso mantello nero.
Un sicario. Un volgare faccendiere.
Ah, se solo avesse saputo quanti ne aveva incontrati, come lui! A volte ci aveva pure diviso la ciotola di zuppa, in quelle lugubri e nebbiose foreste di conifere della Roesfalda in cui aveva passato gli ultimi mesi.
Un canto tenue, delicato, cominciò allora a diffondersi nell'aria. Era una melodia stanca e ripetitiva che l'uomo avrebbe giurato a se stesso di aver già sentito una volta, tanto tempo prima.
Mentre era intento a cercare nella sua coscienza i resti di un lontano ricordo d'infanzia, Cassandra si mise in piedi gemendo; impugnò allora lo spadino come se si preparasse a tagliargli la testa.
La musica si sarebbe fatta sempre più veloce e sempre meno gradevole.
Strideva nei timpani, forava le orecchie: era come una lama che affondava lentamente nel cervello, dilaniandolo.
Chissà quali visioni si sarebbero allora affacciate alla coscienza dell'assassino; la sirena non poteva saperlo, ma le sarebbe bastata un'occhiata per capire se la malia avesse avuto successo oppure no.
Avanzò rapidamente nell'oscurità, illuminata dall'aura raggelante che la circondava. Tanto più la torre produceva elettricità, quanto più le ombre, attorno a loro, si ispessivano per effetto di quella luce artificiale, cosicché i loro corpi parevano assumere una consistenza spettrale.
Menò un fendente da sinistra verso destra diretto al collo dell'uomo, piantando i suoi profondi occhi d'ossidiana in quelli argentati di lui, aspettandosi di sentire la lama che ne penetrava le carni con un tonfo sordo.

Intanto, intorno a loro, il cielo si ammantava di elettricità e le nuvole vibravano di luce e fulmini, preannunciando forse una violenta tempesta.



Cassandra



Mente: 100 - 5 = 95
Corpo: 50; Danno Alto al petto
Energia: 130 - 20 = 110
Armi: Spadino; Arco lungo [12/15]
CS: 1 Velocità

Passive attive:

CITAZIONE
» Immagini fortificanti: Vedere le proprie illusioni muoversi sul campo di battaglia e ingannare il proprio avversario è una sensazione rinvigorente per una sirena, che immediatamente inizia a prepararsi per colpire alle spalle un nemico distratto dai suoi poteri.
Consumando un utilizzo di questa passiva quando lancia una tecnica d'illusione, essa può aggiungere 1CS alla Velocità alla sua riserva. Natura psionica.
Consumo: passiva; 1/6 utilizzi

Attive utilizzate:

CITAZIONE
» Canto delle sirene: L'avversario udirà per due turni un canto lontano e incessante che lo distrarrà continuamente e gli impedirà di mantenere attiva la concentrazione sullo scontro o suoi nemici. La malia deve essere intesa come un attacco psionico passivo.
[Abilità personale 7/25, Attacco psionico, Consumo Basso, Mente]

CITAZIONE
» Morte: L'avversario per tutta la durata del turno vedrà distintamente la propria morte per effetto di una malia psionica. La visione apparirà straordinariamente vivida e comprenderà torture e azioni dolorose in base alle circostanze e si attiverà dal momento stesso in cui l'avversario crederà di udire il canto di una sirena.
Causa un danno Medio alla mente e un danno Medio al corpo.
Gli effetti scenici sono personalizzabili.
[Abilità personale 4/25, Attacco Psionico, Consumo Alto, Energia]

Riassunto: Cassandra subisce l'attacco dell'uomo; poi gli spara prima la malia psionica passiva con l'intento di distrarlo, un attacco psionico che gli causa un Medio al fisico e un Medio alla mente, e per ultimo sfrutta il power up fisico per attaccarlo con lo spadino nel tentativo di decapitarlo.

Note: -
 
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miky1992
view post Posted on 26/4/2016, 14:01




Non c'erano uomini attorno alle mura della città. La marea di pellegrini era scomparsa e le guardie avevano gettato a terra scudi e lance. Nell'aria un intenso odore dolciastro.
Le sirene avanzavano sostenute dalle zampe metalliche, ondeggiavano a ogni passo come fossero ubriache. Attorno a loro una folla di umani adornati ed eccitati. Le sirene avrebbero voluto liberarsi di loro, ma la loro principessa aveva ordinato il contrario. -Lasciateli vivere, che seguano i nostri ordini finché sono utili. Ce ne serviremo per portare scompiglio tra gli umani.
Mentre l'esercito avanzava i loro corpi vennero avvolti dalla luminescenza azzurra e il cielo venne squarciato da tuoni così grandi che fecero tremare anche le più coraggiose di loro.
Solo la principessa sembrava non provare timore. Alzò il tridente d'oro al cielo, anch'esso illuminato d'azzurro e attraversato da scariche elettriche. -Avanziamo! Gridò.
La principessa poteva sentirlo, il tesoro la stava chiamando a se. Doveva mantenere la promessa, riprendere ciò che era stato perduto.
Il mare si frapponeva tra lei e il suo obbiettivo.
L'aveva conquistato.
Una città ora si frapponeva tra lei e il suo obbiettivo.
L'avrebbe spazzata via.

L'uomo dagli occhi d'argento non si aspettava un vero scontro. Era certo che una volgare marionetta di quel gioco non potesse impensierirlo, era stato sciocco e avventato e per poco quella maledetta non lo ammazzava!
Poco prima che lo spadino gli tagliasse la testa l'uomo dagli occhi d'argento si era trasformato in pura energia evitando l'attacco. Una mossa rischiosa che aveva prosciugato gran parte delle sue energie.
In quel momento si udì un forte boato e la terra attorno alla torre tremò come scossa dal peggior terremoto del mondo. Pezzi di strada crollarono mettendo a nudo le fogne, nuvole di polvere caricate elettricamente si sollevarono e per un attimo avvolsero Cassandra e il suo nemico.
Rumore di passi.
Quando il fumo si fu diradato entrambi poterono vedere le sirene; avanzavano sulle loro zampe metalliche circondate da una folla adorante. Di tanto in tanto qualche umano più gracile veniva preso e fatto a pezzi da una delle sirene, o triturato dalla trivella di un tritone.
Le sirene circondarono Cassandra e le puntarono contro lance e spade.
L'uomo dagli occhi d'argento non fu così fortunato; due tritoni lo assalirono, la trivella accesa pronta a dilaniargli le carni. Con un movimento fluido decapitò il primo e trapassò il secondo all'altezza dei genitali. In quel momento una lancia lo colpì al fianco.
Ferito a morte l'uomo raccolse le ultime forze; fasci elettrici lo circondarono e il suo corpo esplose in una folgorante sfera di luce azzurra. La sfera si allargò e avvolse sirene e paesani, Cassandra compresa.

La torre traballò, scossa da due violente esplosioni. Il metallo gemette, travi caddero al suolo, ma la torre rimase in piedi. Il vecchio se ne stava in piedi sulla cima di essa, con Saith e la volontà dei Maegon stretta tra le mani. -È giunto il momento! Saith non lo senti? La forza degli Dei ci pervade, gridano la loro fame rivolti a questo patetico e cieco mondo.
Saith come in trance si voltò verso di lui, ma non disse nulla.
Il vecchio snudò i denti bianchi in un sorriso e mise la collana attorno al collo del bambino.
-Presto gli Dei saranno in grado di camminare di nuovo tra i vivi, e io gli darò la volontà per farlo.
Il vecchio rivolse un sorriso raggiante rivolto alla punta della torre avvolta tra fiamme azzurre. -Vi offro un banchetto degno della fame di un Dio!

IL MOMENTO E' GIUNTO. IL MESSIA E' TRA NOI. IL VOSTRO PADRONE BUSSA ALLA PORTA E VI ORDINA DI SOTTOMETTERVI A LUI, OPPURE VERRETE DISTRUTTI. (le parole saranno udite da tutti in città.)

L'energia sviluppata dalla torre si diffondeva attraverso il tempo e lo spazio, una vibrazione scosse la torre. Il vecchio prese Saith, la propria divinità tra le braccia. Ora la sua mente spaziava su miliardi di mondi attraverso gli occhi degli Dei, nelle sue mani. Il suo sguardo superò il varco che separava la vita e la morte. Il mondo pulsava intorno, allargandosi e stringendosi a ogni battito del cuore. Sentiva l’energia che fluiva dai mondi attraversargli il corpo come fiamma. Fulmini presero a vorticare attorno alla torre, trascinando con se nubi e correnti impetuose.
Dopo secoli aveva deciso, non sarebbe stato servo, ma padrone.
Sotto la Torre la battaglia era all’apice del massacro. Le sirene avevano preso il sopravvento e stavano massacrando le ultime guardie. Gli infetti erano usciti al richiamo del loro padrone e si erano avventati contro le sirene. L'uomo dagli occhi d'argento si era fatto quasi ammazzare da una insignificante pedina.
La torre tremò e uno dei piloni si staccò schiacciando alcuni combattenti.
Il vecchio si afferrò alla balaustra, assaporando i ricordi di milioni di vite che fluivano attraverso di lui. Sotto i piedi sentiva vibrare la sua creatura, la Torre mentre il portale dimensionale si faceva via via più grande.
La scena gli riportò alla mente la cacciata degli Dei nel suo mondo natio. Allora era riuscito a stento a fuggire rifugiandosi in questa nuova dimensione. Anche allora durante la cacciata degli Dei masse di insignificanti creature si massacravano l'un l'altro.
L'unica differenza era che ora c'erano più demoni che uomini attorno a lui. Ma per chi come lui esisteva nel limbo tra questo mondo e quell'altro tutto questo non aveva importanza. Sentiva fluire il potere come un fiume in piena, si sentiva in grado di fare qualsiasi cosa e presto quelle insignificanti creature lo avrebbero adorato.

IO SONO IL MESSAGGERO DEGLI DEI.

La voce non proveniva da un solo luogo, era come se migliaia di voci urlassero tutte assieme attorno a ciascun abitante della città. Il rumore sovrastò ogni rumore, persino il rombo dei tuoni.
Coloro che alzarono lo sguardo verso la torre lo videro: avvolto in un sudario di fulmini, la barba e i capelli bianchi mossi dal vento.

DEPONETE LE ARMI, ASCOLTATE LA BUONA NOVELLA. CHE DEMONI E UOMINI SI INCHININO DINNANZI AL SIGNORE.

La torre tremò e oscillò, i piloni di sostegno parevano al limite, ma il vecchio non ebbe difficoltà a mantenere l'equilibrio.

IN GINOCCHIO.

A quelle parole tutti i cittadini si inginocchiarono e presero a pregare con le mani rivolte al cielo, persino alcune sirene e tritoni lo fecero nonostante gli insulti delle proprie sorelle.

PREGATE, PREGATE PER LE VOSTRE ANIME PECCAMINOSE.

Tuonò ancora la voce.

GIOITE PERCHE' VOI SIETE GLI ELETTI, COLORO CHE DIFFONDERANNO LA LIETA NOVELLA PER IL MONDO.

Latif non capiva cosa avesse sbagliato; i calcoli erano esatti, la torre doveva cedere! Poteva essere successa solo una cosa: qualcuno doveva aver fallito.
Latif corse per le fogne, il petto sembrava sul punto di scoppiare, il fiato gli bruciava la gola. Ayla, per favore dimmi che stai bene, ti prego! Raggiunse il pilone destinato a Ayla, era ridotto a un moncherino fumante.
Gli occhi di Latif si illuminarono, il volto si distese. Se era riuscita a farcela allora poteva essersi salvata.
-Latif! La voce di Ayla alle sue spalle.
Si voltò.
-Che succede? La torre non è crollata, sento uno strano potere, qualcosa di indescrivibile. Viene dalla cima della torre vero?
-Credo proprio di si, dobbiamo fermarlo, dobbiamo
Le parole morirono sulle labbra di Latif e lasciarono spazio a una espressione stupita. Latif abbassò lo sguardo e vide il pugnale penetrato fino all'elsa nel ventre. Seguì la mano che lo reggeva fino al sorriso maligno di Ayla, rideva mentre lo rigirava e lo estraeva.
Non provò dolore all'inizio, o odio, solo incredulità. Si accasciò al suolo e allora un'ondata di dolore la attraversò, ma non era quello a farlo soffrire così tanto, ma l'espressione malvagia dipinta sul volto di Ayla. -P... Perché
Ayla scoppiò a ridere. -Adoro le vostre espressioni, sono così cariche di Patos. Disse, ripulì il pugnale e fece per allontanarsi.
-Devo ringraziarti, ora però non ho più bisogno di te. Il premio se ne sta lassù e devo andarlo a prendere. Così dicendo cominciò ad arrampicarsi su per la torre.

CITAZIONE
Ok, scusate il ritardo :( cooomunque le cose da dire sono poche, il primo attacco è un alto ad area che infligge danni alti per via delle condizioni del campo di battaglia. Devi trovare un modo per bloccarlo o beccarti il colpo.
Le parole del vecchio invece valgono anche per A.Beck se tornerà e valgono come un passo psionico che se subito costringerà in ginocchio o comunque instillerà nel cuore del vostro pg un profondo timore religioso.
Ashel, A.beck, l'obbiettivo credo sia chiaro, dovete trovare il modo di sconfiggere il vecchio.
 
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Ashel
view post Posted on 6/5/2016, 20:21






"Amiamoci allora le une con le altre fino all'Ultimo Giorno,
quando i mari si saranno prosciugati e l'aria si sarà fatta di fuoco [...].
Viviamo tutte per il Bene, e mai per il Male: questo io vi comando."

Estratto del discorso inaugurale della Regina Cornelia
pronunciato il giorno del suo insediamento presso la Corona





Il metallo strideva sull'arido pavimento di pietra secca, preannunciando l'arrivo di nuove minacce.
Cassandra alzò lo spadino sopra la testa, pronta a riceverle. Aveva colpito duramente il suo avversario, ma non era certo bastato a metterlo fuori gioco.
In breve la sua attenzione era stata rivolta alla schiera di creature che li avevano rapidamente circondati: l'uomo dagli occhi argentati le osservò disorientato, dando l'impressione di essere stato colto alla sprovvista.
La sirena riconobbe infine, anche se a fatica, le sue simili. Le rivide nei loro profondi e impenetrabili occhi d'ossidiana, incapaci di veicolare alcuna emozione.
Le sentì sulla sua pelle, un brivido colmo di terrore e insieme di eccitazione che le scivolò lungo la spina dorsale, raggelandola.
Eppure fu molto difficile scorgere, attraverso le loro lance sporche di sangue, le sorelle che aveva abbandonato e tradito quasi un anno prima.
Erano forse venute per lei?
Che cosa avrebbe potuto dire in sua difesa?
Ricordò le parole della loro Regina, pronunciate tanto tempo addietro, molto prima che lei nascesse.
Avrebbero dovuto amarsi le une con le altre. Rifiutare la malignità delle Terre Emerse e rimanere al sicuro nei propri anfratti primordiali fatti di coralli e cimiteri di balene.
E invece, nemmeno duecento anni dopo, se ne andavano in giro per Theras a depredare, uccidere e spiare i loro vicini facendosi consumare dalla cupidigia e da un'inesauribile brama di potere.
Che cos'erano diventate? Perché avevano quell'aspetto?
A che cosa servivano quelle oscenità al posto delle gambe?
Cassandra si coprì il volto con le mani quando l'uomo esplose in un tripudio di lampi e fulmini, ma il colpo la sbalzò via regalandole una rovinosa caduta che quasi le spezzò la schiena.
Le parole del vecchio le giunsero lontane. I suoi discorsi le sembravano troppo ingarbugliati per avere un senso; eppure sentì l'irresistibile impulso di piegarsi anch'essa alla sua volontà.
Si sarebbe inginocchiata: lui era un Dio.
Qualcosa però riapparve improvvisamente alla periferia della sua coscienza, facendole riacquistare la ragione.
Gli Dèi... Non esistevano.
Le creature mortali li inventavano per creare un simulacro di tutte quelle qualità che ognuno di loro avrebbe dovuto incarnare al meglio delle sue possibilità: non erano che uno specchio di ciò che avrebbero voluto essere, o diventare.
Cassandra non credeva a cose come la spiritualità o la vita dopo la morte.
Non aveva ambizioni escatologiche.
Non le interessava osservare dei principi religiosi nella speranza che potessero garantirle un posto tra le elette del Grande Blu.
Imbracciò l'arco, mirando in alto.
Incoccò due frecce e le sparò verso di lui, all'altezza del petto. Era una distanza ragionevole per poter sperare di colpirlo.
Poi cominciò a cantare, come prima, ma in modo diverso. La melodia era ripetitiva, a tratti persino gradevole. Entrava in testa, non si poteva smettere di canticchiarla fino a quando non diventava sempre più insistente e agitata.
Sarebbe stato allora che l'uomo avrebbe finalmente visto i risultati delle sue azioni in vita.
Chissà, magari gli avrebbero aperto gli occhi.



Cassandra



Mente: 95 - 10 = 85
Corpo: 50; Danni Alti al corpo; Danno Alto al petto
Energia: 110 - 10 = 100
Armi: Spadino; Arco lungo [10/15]
CS: -

Passive attive: -

Attive utilizzate:

» Mente di Ferro: Grazie al suo addestramento ferreo Cassandra è in grado di schermare la propria mente in modo da prevenire o dissipare completamente i danni di una malia psionica nei primi momenti in cui cerca di indebolirne le volontà.
[Abilità personale 2/25, Difesa Pionisca, Consumo Medio, Mente]

» Morte: L'avversario per tutta la durata del turno vedrà distintamente la propria morte per effetto di una malia psionica. La visione apparirà straordinariamente vivida e comprenderà torture e azioni dolorose in base alle circostanze e si attiverà dal momento stesso in cui l'avversario crederà di udire il canto di una sirena.
Causa un danno Medio alla mente e un danno Medio al corpo.
Gli effetti scenici sono personalizzabili.
[Abilità personale 4/25, Attacco Psionico, Consumo Alto, Energia]

Riassunto: Cassandra subisce l'attacco alto ad area, quindi si scherma dalla malia usando ancora la difesa psionica.
Passando all'offensiva, scocca due frecce verso il vecchio in cima alla torre, per poi sparargli addosso l'attacco psionico.

Note:
 
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miky1992
view post Posted on 10/5/2016, 20:52




Ayla aveva ormai rinunciato alla fuga. L'incantesimo che vincolava i suoi poteri si era indebolito vero, ma non abbastanza da permetterle di spezzarlo con le sue attuali forze. Il non mangiare da due giorni non contribuiva di certo. Sapeva perché si trovava li, lei era la leva da usare per far muovere Sayth come un burattino docile, rimaneva in vita perché lui non scappasse e non cercasse in alcun modo di tradire. Nel momento in cui l'aura elettrica avvolse le catene capì di essere diventata un ostaggio inutile.
Rumore di passi.
Di certo non erano venuti a portarle il pasto.
Ayla si morse le labbra. Non voleva morire così; impotente, incatenata, avrebbe lasciato quel povero bambino in balia di un destino che non aveva scelto e non meritava.
La serratura scattò.
Ayla cercò disperatamente una via d'uscita, ma non le venne nulla in mente. Latif, lui era il maestro dei colpi di genio, lui si che aveva sempre l'idea giusta al momento giusto. Non si troverebbe in quella situazione se Latif fosse stato con lei. Il rimpianto la trapassò come una lama, sarebbe morta senza rivederlo e per quanto disprezzasse quel sentimento non poteva fare a meno di provarlo.
La porta si spalancò. L'uomo in armatura non aveva il pasto, ma una daga.
-Maledetti figli di puttana! Andatevene all'inferno! Schifosi
-Silenzio. Sussurrò l'uomo. Era vicino, a un palmo da lei. In mano oltre alla daga stringeva una chiave.
-Non posso fare altro per te. Disse mentre la liberava.
Appena fu libera Ayla si massaggiò i polsi doloranti. -Chi sei?
-Un uomo che deve espiare una terribile colpa. Disse con voce tremante. -Giuro non volevo si arrivasse a tanto, volevo solo salvarlo...
-Sei uno sgherro di quel vecchio maledetto. Sputò quelle parole con tutto il risentimento che covava. -Credi basti questo per farti espiare tutto il male che hai fatto?
-No, ma se c'è qualcosa
-Vattene! Sibilò Ayla mentre lasciava che la furia del demone la invadesse. -Per quanto ammazzarti mi riempirebbe di gioia non sei tu quello che voglio. L'onda nera e oleosa di energia demoniaca sovrastò ogni altro sentimento. Strappò la daga dalle mani dell'uomo e corse via verso la torre, verso Sayth.

Semplicemente le due frecce si conficcarono nel petto del vecchio, oltrepassarono muscoli, cartilagine, ossa e raggiunto il cuore lo trapassarono da parte a parte.
Semplicemente il vecchio ignorò la cosa.
In confronto all'energia che lo attraversava, ai mondi che vedeva e toccava, le due frecce erano paragonabili a punture di spillo sul petto, come se avesse strusciato contro un cardo. Un prurito, nulla più. La sensazione svanì in fretta coperta dal calore generato dal soverchiante potere che lo inondava.
Poi una voce si insinuò nella sua mente. Era stranamente vicina rispetto alle altre, quasi palpabile. All'inizio non comprese, poi il canto si fece più forte e sovrastò ogni altra. Una malia psionica.
Vide il portale, lo vide strappargli via la pelle, i muscoli e portarsi via anche le ossa. Il fiume di energia spazzò via quelle immagini interropendo la malia.
Troppo tardi.
Persa la concentrazione il vecchio fu incapace di gestire il flusso e la sua presa sulla mente di Sayth vacillò abbastanza da permettere al ragazzino di liberarsene. Sayth afferrò con entrambe le mani una delle frecce ancora infilate nel corpo del vecchio e spinse con tutta la forza. Nel contempo si mise a scalciare e a dibattersi.
Il vecchio ormai privato del suo potere lanciò un grido misto tra sorpresa e dolore e lasciò andare il bambino. Allontanato dalla volontà e il suo contenitore il flusso di energia divenne instabile e il vecchio venne sbalzato via dall'onda d'urto generata dall'energia fuori controllo.
L'esplosione fece inclinare ancor di più la torre, ormai anche l'ultimo sostegno era in procinto di crollare.
Il vecchio penzolava aggrappato per una mano a una trave protesa nel vuoto. Sotto di lui, la folla di demoni, sirene e umani ormai libera dal suo influsso si agitava come impazzita.
Come poteva essergli accaduto questo, lui che aveva varcato la soglia dei mondi, ridotto in quello stato pietoso! Il vecchio si sentì afferra per il polso. Alzò lo sguardo e vide un'ombra nera incombere su di lui. L'ombra aveva una forma umanoide con il volto di un lupo. Sembrava più che un'ombra uno scorcio di cielo notturno, poteva vedere attraverso il suo corpo costellazioni, nebulose, come fosse una mappa stellare vivente.


-Mio, mio signore...
-Tu vecchio, sei la nostra vergogna. Non eri degno di servirci. Le parole dell'ombra parevano provenire da un punto lontano, come un eco indistinto.
Il vecchio si sentì prosciugare di tutte le forze, mentre sotto di lui si spalancava la voragine degli inferi.
-Disonore e vergogna quando il servo prende ciò che era del padrone.
L'ombra lanciò il vecchio nel portale e l'urlo del vecchio si perse tra le pieghe dei mondi, insieme a ciò che rimaneva di lui.
L'ombra guardò giù. Il vecchio alla fine aveva svolto un buon lavoro, più di quanto si sarebbe mai immaginato. Si rivide in un altro mondo e in un altro tempo, mentre il veleno faceva il suo effetto permettendogli di varcare completamente la soglia abbandonando le spoglie mortali, sapeva che quella non sarebbe stata la fine. Comunque mai si sarebbe aspettato che tra tutti i suoi fedeli, proprio quell'incompetente fosse riuscito a liberarlo e a permettergli di completare il suo disegno. L'ombra si voltò verso il portale; l'ultima volta il suo acceleratore di particelle aveva relegato lui e gli altri “Dei” nel limbo tra i mondi, questa volta li avrebbe liberati.
L'ombra alzò le braccia al cielo. I fulmini avvolsero il portale in uno sfolgorio di luci, la città venne illuminata da una luce così intensa da accecare tutti coloro che ebbero l'ardire di guardarla direttamente. Cinque tuoni accompagnarono l'uscita di altrettante ombre dal portale, nello stesso momento gli infetti mescolati alla folla presero fuoco, uno dopo l'altro. Fiamme azzurre li avvolsero e in pochi istanti di loro non rimase nulla.
"Era ovvio che succedesse, il piano di quell'inetto non poteva riuscire."
Non era un problema.

Ayla si trovava alla base della torre, nell'avvicinarsi aveva notato un gruppo di mostri dall'altra parte della struttura, ma visto che loro erano più interessati -come lei del resto- a ciò che stava sulla torre e che il suo obbiettivo era salvare il ragazzino, li aveva ignorati.
Lo stesso valeva per Ayla-Shabāha.
-Questa si che è una sorpresa!
Ayla si voltò di scatto e per poco la daga non le sfuggì di mano.
-Sai è proprio per evitare situazioni che di solito ammazziamo i doppi. Lo Shabāha sorrideva e faceva roteare il pugnale davanti a se. Il demone si lanciò contro Ayla e affondò il pugnale nel cuore della ragazza.
Ayla si scansò di lato e colpì con la daga la destra alla clavicola, tagliando carne e ossa.
Lo Shabāha digrignò i denti, spalancò gli occhi e allargò la mano libera. Il mondo attorno ad Ayla prese a tremare, a distorcersi.
Non vide il pugnale, ne il demone. Tutto quello che sentì fu una fitta bruciante alla schiena. Urlò e menò un colpo alla cieca, ma colpì il vuoto.
-Immagina se Latif ci avesse viste insieme, gli sarebbe venuto un colpo. La voce distorta proveniva da punti diversi contemporaneamente.
Ayla si guardò attorno, la daga stretta tra le mani. -Cosa gli hai fatto? Gridò.
-Gli ho dato quello che voleva. Desiderava tanto riconquistarti, talmente tanto da ignorare i segnali e scambiarmi per te.
Una fitta di dolore si irradiò dal polpaccio sinistro e Ayla cadde in ginocchio.
-Avresti dovuto vedere la sua espressione mentre il suo grande amore gli trapassava lo stomaco con un pugnale!
Le lame del pugnale e della daga stridettero nel momento in cui si scontrarono.
Ayla-Shabāha fissava esterrefatta la propria arma, Ayla invece fissava lo Shabāha.
-Tu non dovresti
Ayla non gli diede modo di concludere la frase, ruotò su se stessa e gli mozzò la testa.

La seconda detonazione scosse la torre proprio mentre Sayth ne raggiungeva la base. La scossa fu così violenta da fargli perdere la presa -Per fortuna si trovava a poco più di un metro da terra e rimediò solo una brutta botta alle ginocchia- L'ombra si aggrappò alla balaustra mentre la torre vibrava e il metallo gemeva. Sentiva il legame con la volontà farsi più flebile mano a mano che essa si allontanava da lui.
A provocare la seconda esplosione era stato . Dopo essersi liberato di Mr Demone era riuscito a innescare l'ultima bomba per poi darsela a gambe velocemente. Tanto ormai non c'era più niente che potesse fare, doveva solo pregare che il piano di Latif avesse successo.
La base della torre sprofondò nella terra, una ragnatela di crepacci si allargò attorno a essa, Sayth e le sirene dovettero indietreggiare di corsa per non venire inghiottiti dalla voragine.
Le nuvole attorno al portale presero a roteare vorticosamente, frammenti di macerie si sollevarono da terra inghiottiti dall'immensa forza attrattiva. Insieme alle macerie e alla torre anche diverse sirene vennero risucchiate, mentre filamenti di energia simili a fulmini le avvolgevano separandone corpo e anima.
L'ombra incapace di sfuggire alla presa del portale avvertì l'onda di energia attraversarla, il metallo della torre liquefarsi, poi la luce proveniente dal portale coprì ogni cosa. Sentì la propria coscienza sfaldarsi, mentre tornava nel limbo dal quale era venuta. Poi tutto divenne buio.

Quando la polvere si diradò la torre non esisteva più.
A quel punto nulla si frapponeva tra la principessa sirena e il suo obbiettivo.
Sayth ancora stordito venne immobilizzato da due sirene proprio di fronte a Cassandra.
La voce si sparse in fretta tra le fila delle sirene e la principessa sirena si precipitò subito verso il suo tesoro. Si muoveva regale nonostante l'oscillare delle zampe metalliche, la coda rossa sferzava l'aria impaziente, le mani strette sul diadema accarezzavano il foro circolare al centro. Appena fu di fronte al ragazzino si lisciò la grande pinna caudale rossa e disse. -Ebbene ammazzate questo piccolo ladro e ridatemi ciò che è stato rubato. La rabbia era palpabile nelle sue parole.
-Vi prego, non ho fatto niente! Urlò Sayth, mentre due tritoni si facevano largo tra la folla di sirene, il rumore delle loro trivelle ora era l'unico suono udibile.

CITAZIONE
Va bene. Questo post è stato veramente un parto. Nella mia idea iniziale avevo previsto diversi modi per concludere la quest, ma tutte prevedevano la presenza di due gruppi. Uno dei modi poteva essere uccidere Sayth e spezzare il legame con la volontà. Niente energia niente portale. Anche distruggere la torre poteva andarmi bene e così sarebbe dovuto essere se fossimo rimasti in di più, ma non importa.
Ho deciso di manipolare il pg di A.Beck perché a prescindere la piega che avevano preso gli eventi per lui lo avrebbe comunque condotto su questa via. Spero ti sia divertita Ashel e pure tu A.Beck, se mai leggerai questo messaggio.
Anyway, siamo giunti alla fine, ma ci sono ancora alcune cose da sistemare:
@Ashel in questo post hai come sempre la massima libertà di azione: unico dettaglio quando la torre sprofonda rischi di finire nel limbo insieme all'ombra e ad alcune sirene,fuggi. Non ho particolari pretese per questo, è la classica scena in cui tutto crolla e il protagonista se la scampa per un soffio. Mi accontento di una buona descrizione per la buona riuscita dell'azione (certo se poi usi tecniche o altro a me sta benissimo) e dopo questo dovrai decidere il destino di Sayth. Farai niente per lui? Lo aiuterai? Parlerai con le sirene per lui? Decidi, per qualsiasi dialogo ci vediamo in confronto.
 
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Ashel
view post Posted on 13/5/2016, 12:09









Il corpo del predicatore fu risucchiato in una sorta di squarcio che si aprì nello spazio tra lui e i fedeli e scomparve infine alla vista.
Non ci fu, tuttavia, il tempo di rallegrarsi; lo spazio e il tempo attorno a loro si dilatò all'improvviso, assumendo una consistenza viscida e gelatinosa.
Cassandra cercò il bambino, ma non lo trovò.
Sopra di loro la torre stava rapidamente crollando in un tripudio di boati assordanti e lamiere accartocciate; lanciandosi sotto senza guardare, la sirena tentò con tutte le sue forze di non farsi travolgere dalla pioggia di materiali che rischiavano di seppellirla viva sotto la struttura, ma ci riuscì a stento.
Fu dilaniata da una serie di schegge che si conficcarono nelle sue carni senza pietà, poi cadde rotolando tra la polvere e i detriti, esausta.
Ci volle un po' perché fosse in grado di realizzare di essere ancora viva, tempo che le altre sirene dalle gambe metalliche impiegarono per acciuffare il bimbo con l'intenzione di ucciderlo.
Una di loro, infatti, più anziana e regale, ordinò alle sue sottoposte di farlo fuori.

- Shabasah, vi prego. - le disse allora, rivolgendosi a lei con un termine che, nella loro lingua, veniva utilizzato solo per le sorelle più importanti e degne di rispetto. - Possano i vostri occhi riconoscere in me un membro della vostra razza.
Da molto tempo non incontravo le mie sorelle inviate alle Terre Emerse. Vi prego di considerare la possibilità di risparmiare il cucciolo di umano: ha dato a quell'impostore ciò che meritava.
Che cosa vi spinge in queste terre aride e tanto lontane dalle nostre colonie? Ve lo chiedo in nome della nostra Regina, gli déi l'abbiano in gloria.


Quella, incuriosita dal coraggio della sua simile, si voltò a guardarla con una freddezza che avrebbe fatto impallidire anche il più superbo dei guerrieri.

- Queste rozze creature hanno osato derubarmi, privarmi del mio diritto di comando. Sono venuta solo a reclamare ciò che è mio di diritto e punire chi ha osato offendermi. - rispose, gelida.
Perché una di noi si trova qui? Con che diritto ti rivolgi a me?

Cassandra si rimise in piedi a fatica, considerando brevemente tutti gli sforzi che stava facendo per salvare la vita a un ragazzino del quale non sapeva nulla.
Eppure egli sembrava possedere strani poteri. Nelle mani sbagliate avevano portato Zanj alla rovina, ma che cosa sarebbe potuto succedere se qualcuno avesse deciso di utilizzarli per scopi più alti?
Inoltre, che cosa volevano da lui le sue sorelle degli antri abissali?
Il loro aspetto, le loro squame 'sì spesse e colorate, le loro code affilate e il loro carapace coriaceo le identificava come appartenenti alle tribù più aggressive e bellicose, i cui membri non ci pensavano due volte a uccidere e depredare i naviganti provenienti dal continente e che provavano per i theraniani un sentimento di disprezzo misto a disgusto.

- Non ve lo chiedo con l'intento di oppormi alla vostra autorità, madamigella, ma per farvi comprendere che il vero nemico è stato appena ucciso: quel vecchio manovrava i suoi simili attraverso strani poteri che forse questo bimbo possiede.
Io fui inviata quaggiù per studiare le genti del continente in qualità di accademica. Sono arrivata a Zanj per indagare su un morbo misterioso diffusosi attraverso il condotto idrico per opera del vecchio risucchiato da quel misterioso portale.
Voialtre, invece, che cosa vi hanno rubato questi umani di tanto prezioso?


- Io sono la custode della volontà, la mia famiglia si è impegnata a proteggerla finché i creatori non torneranno a reclamare ciò che è loro. - rispose, senza che però Cassandra riuscisse davvero a comprendere il significato delle sue parole.
Riprenderò ciò che è mio e me ne andrò, tanto di provviste ne abbiamo anche troppe per il viaggio di ritorno.
L'odio di ventimila anime imprigionate nel limbo infuocato della corruzione. Almeno così dice la leggenda.
In realtà contiene la volontà di ventimila maegon, il sentimento più potente che ci sia e un giorno essi torneranno a reclamarlo. Fino ad allora lo custodirò io.
Ora che ho soddisfatto la tua curiosità soddisfa la mia, forse ascolterò le tue parole e risparmierò il bambino.


- I theraniani mi hanno impartito un'importante lezione; vivere con gente tanto rozza e brutale, incline alla superstizione, schiava dell'ignoranza e dell'oscurantismo mi ha insegnato il valore di una virtù spesso sottovalutata: la compassione.
L'unica cosa che ci distingue da questi animali.
- continuò lei con una certa convinzione. Non le importava granché del ragazzino, ma ucciderlo sarebbero stato un grave errore. I suoi poteri rimanevano un mistero per tutti e solo disponendo della sua persona sarebbero riusciti a fare luce su quanto accaduto. - Se volete ucciderlo, non ve lo impedirò. Non ho alcun debito con questo cucciolo di umano.
Ma vi abbasserete al loro livello. E un simile atto di barbarie non vi porterà alcun vantaggio.


La grossa sirena la liquidò con un gesto secco della mano, inserendo il piccolo oggetto che teneva tra le mani tra le altre pietre del suo diadema.
L'avrebbe risparmiato, ma certamente non per una qualche forma di pietà.
Cassandra lo osservò con sufficienza prima di prenderlo per mano e allontanarsi assieme a lui; avrebbe voluto parlare ancora con la piccola delegazione dello Zàr, ma sapeva che quell'interesse non era affatto ricambiato.
In fin dei conti lei era lì al soldo degli umani mentre loro perseguivano altri scopi, affatto imperscrutabili ai suoi occhi.
Si fecerono largo attraverso i detriti.
Attorno non c'era anima viva.
La ridente cittadina in cui era arrivata poche settimane prima sembrava abbandonata da anni, un cimitero di case ed edifici di cui restavano solo desolanti spuntoni e tonnellate di polvere metallica.

- Chi diavolo sei tu? - chiese allora al bambino, trascinandoselo appresso. - Che cosa sono questi tuoi poteri?

Forse, nient'altro che un'esca preziosa per censori, probiviri e psicopatici.
Il che rendeva la sua semplice esistenza un problema per i delicati equilibri su cui si reggeva la vita dei continentali.
A quel punto, tuttavia, udì un rumore alle sue spalle.
Qualcuno si era salvato da quel disastro?




Cassandra



Mente: 95 - 10 = 85
Corpo: 50; Danni Alti al corpo; Danno Alto al petto, Danni Medi diffusi
Energia: 100 - 10 = 90
Armi: Spadino; Arco lungo [10/15]
CS: -

Passive attive:
CITAZIONE
» Fascino: Le sirene sono in grado di esercitare un'influenza tale sulle altre creature da essere in grado di condizionarne la volontà semplicemente con la loro presenza. Possono emanare un'aura attorno a loro influenzando qualunque creatura nei dintorni, inducendola a non contraddirle o a seguirle, o ancora a temerle.
Ciò si traduce in un'influenza psionica passiva che spinge le vittime a fidarsi di loro e ad accondiscenderne le richieste, anche quando queste comprendano azioni dannose o pericolose.
(Numero di utilizzi: 6)
[Passiva Affascinare Talento Lv 1]

Attive utilizzate:

CITAZIONE
» Scatto: Cassandra sarà in grado con uno scatto fulmineo e improvviso di evitare un attacco fisico a lei rivolto di potenza Media o inferiore.
[Abilità personale 5/25, Difesa fisica, Consumo Medio, Energia]

Riassunto:
Note:
 
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miky1992
view post Posted on 18/5/2016, 21:13




Al termine di tutto, in pochi avrebbero potuto raccontare la storia della città e probabilmente nessuno gli avrebbe creduto. Certo, qualche viandante avrebbe potuto osservare il cielo squarciato dai fulmini, i più fortunati avrebbero avvertito il potere del portale drizzargli tutti i peli del corpo e si sarebbero visti avvolgere dalla misteriosa aura azzurra, ma niente di più.
Coloro che sopravvissero alla quarantena, al crollo del tempio e allo scontro tra sirene e guardie ebbero due destini: i più fortunati, -pochi in realtà- riuscirono a nascondersi, o si trovarono imprigionati tra le macerie, impossibilitati a seguire l'esercito delle sirene il cui unico obbiettivo ora era evitare una carenza di scorte durante il viaggio di ritorno. Di bestiame nel lungo tragitto di ritorno ce n'era in abbondanza, ma per prudenza la principessa sirena volle ridurre al minimo le incursioni e decise di portare con se una scorta più che abbondante.
E così i superstiti racconteranno di come il cielo venne squarciato da fulmini come mai se n'erano visti, di come un vecchio messia abbia liberato cinque mali dal limbo in cui erano rinchiusi, di una fonte maledetta e di come i loro amici, figli e fratelli abbiano seguito adorante l'esercito di mostri degni delle più cupe storie marinaresche.

La storia di Ayla invece sarebbe stata diversa:

Ayla aveva iniziato a scavare mentre attorno a lei la città era preda delle grida di disperazione e del clangore delle battaglie tra sirene e guardie. Tutto quello che Ayla sentiva era il rumore delle pietre che rotolavano le une sulle altre.
Scavava senza sosta, incurante delle unghie che si spezzavano, della carne dolorante e delle stilettate sanguinanti provocate dalle macerie. Alla fine tolse una pietra e tante altre rotolarono via. Quando la polvere bianca si posò Ayla poté vedere il volto di Latif spuntare da sotto una colonna di marmo. le labbra scarne incrostate di sangue, le palpebre abbassate.
Ayla si avvicinò, si accovacciò sui talloni e accostò l’orecchio alla bocca di Latyf. Non un alito sfuggiva tra i denti serrati. Carezzò la guancia di Latif, le dita che le tremavano.
-Mi dispiace. Disse e gli scostò un ciuffo di capelli dal volto.
Ayla sentiva il cuore stritolato come in una morsa rovente. Il fiato ridotto a un sibilo le bruciava la gola.
Rimase li, mentre le urla cessavano e le battaglie si placavano. Se qualcuno amico o nemico l'avesse vista avrebbe potuto anche piantarle un pugnale nella schiena e a lei non sarebbe importato, non avrebbe nemmeno reagito.
-Vi prego, non ho fatto niente!
Forse era stato solo il frutto della sua immaginazione, un modo del suo cervello per risvegliarsi dal torpore in cui era caduto. Eppure vera o no, la voce di Sayth bastò a farla uscire dallo stato di intontimento in cui era caduta. Ayla si riscosse, come si fosse appena svegliata. Per un momento si guardò attorno spaesata, non riusciva a capacitarsi di quello che era successo.
Ora aveva solo un pensiero in mente doveva salvare Sayth, non gli restava altro per cui lottare e se doveva morire per salvarlo, o anche solo per provarci ormai sapeva di non avere più nulla da perdere.
Corse. Non seppe per quanto, ne dove si fosse diretta prima di imbattersi in qualcuno di vivo: una donna sconosciuta e Sayth. Appena vide il bambino il cuore di Ayla si riempì di gioia. Era ancora in tempo, lo avrebbe salvato a qualsiasi costo. -Fermati! Disse, strinse la presa sulla daga e corse verso i due.
Nel mentre Sayth scalciava e spingeva, cercando di raggiungere Ayla.
-Chi sei? cosa vuoi fare al bambino? Disse mettendo in bella mostra la daga.
Contro ogni previsione la donna lasciò andare sayth come se niente fosse. Non appena il bambino le si strinse contro avvertì lacrime di gioia bruciarle gli occhi.
- L'ho salvato dal predicatore. Tu, invece, chi sei?
Ayla guardò Cassandra dubbiosa, dopo quello che era successo non si fidava più di nessuno, non poteva. Strinse a se Sayth, e senza abbassare arma e guardia disse: -Io mi prendo cura di lui.
Ayla abbassò lo sguardo verso Sayth, per assicurarsi che non fosse ferito e non appena si fu levata questo pensiero tirò un sospiro di sollievo. -Ti ringrazio, grazie. Disse tra i singhiozzi, mentre stringeva Sayth a se.
- Allora saprai che cosa sono questi suoi strani poteri. Perché quell'uomo è riuscito a impossessarsene?
-Io non so niente di questo. Era un orfano, l'ho salvato dagli schiavisti e mi sono presa cura di lui. Era vero. Non le importava di questa storia, forse era l'unica in tutta questa pazza vicenda a cui non importasse.
-Non so cosa volesse quel vecchio da lui, e vista la fine che ha fatto ormai non è più importante per me, voglio soltanto che ci lascino in pace.
Cassandra fece spallucce poco convinta.
-Grazie ancora e addio. Detto questo i due si allontanarono di corsa.


Qualche tempo dopo...
La carovana procedeva lenta attraverso le terre del Dortan. Con essa una moltitudine di nani e umani in cerca di fortuna viaggiavano verso le città dei regni degli uomini. Tutti, tranne una donna e il suo bambino.
Erano diretti a nord, così rispondevano quando qualcuno cercava un po' di conversazione. A Ladeca? Chiedevano e loro rispondevano: no, più a nord. E i posti si susseguivano, sempre più improbabili, sempre più sconosciuti, ma la loro risposta era sempre: A nord.
E così i più smisero di chiedere. In fondo a chi importava di una giovane donna e il suo figlio bastardo?
-Dici che potremmo vivere tra gli elfi?
Ayla fece spallucce. -Non importa, l'importante è che nessuno ci disturbi. Sorrise e passò le dita tra i capelli di Sayth, scompigliandoglieli.
-E smettila!
Ayla rise. Non aveva più riso da quel giorno.

Sayth si voltò. L'ombra seduta nello spazio vuoto tra un vecchio pelato e una nana con il figlio lo fissava. Gli occhi, due stelle luminose fisse sul muso da lupo brillavano. Sayth rimase incantato a fissarla, finché qualcosa non lo riscosse.
La mano di Ayla.
-Qualcosa non va Sayth?
Una mezzaluna nera si aprì nel cielo stellato che era il volto dell'ombra.
Niente, è tutto a posto.
Niente, è tutto a posto.



CITAZIONE
ecco, prima di tutto ci tengo a dire un paio di cose: la quest beh avevo previsto diversi finali in base alle vostre scelte nel penultimo giro, più o meno allegro a seconda delle scelte. visto però che abbiamo perso metà giocatori durante il viaggio ho deciso di spingere la quest verso un finale a metà tra il tragico e il lieto fine. la cosa peggiore per Ayla penso sarebbe stata perdere sia Latif che Sayth, ma vista la scelta di Ashel di non ammazzarlo quando poteva farlo ho deciso che farlo sopravvivere fosse la scelta migliore. ora mi rendo conto che tutto questo non importa granché, ma ci tenevo a dirlo.
Spero che la quest vi sia piaciuta, o che perlomeno non vi abbia annoiato. ci ho pure infilato un bel cliffhanger finale degno del miglior film Trash. semplicemente perché se mai mi prenderà voglia potrei pure scrivere un seguito i questa storia, ma non ci giurerei :asd:
ok, allora passo alle votazioni:
@ashel: in generale non ho niente da recriminarti, leggendo i tuoi post le azioni mi sono risultate sempre chiare e precise, non ti perdi in chiacchiere cosa che apprezzo molto personalmente. per quanto riguarda le scelte Ongame, il campo in cui mi sento di poterti dare un giudizio più concreto posso dirti che non sono mai rimasto deluso. soprattutto nella parte investigativa hai fatto esattamente quello che mi sarei aspettato da un vero dottore? unica nota: la scelta di colpire il vecchio con le frecce, il meglio sarebbe stato o colpire direttamente Sayth, o trovare un modo per spezzare il legame tra i due (cosa che poi hai fatto egregiamente) ecco, non la vedo come una mancanza, leggendo la tua scheda mi è sembrata una reazione adatta al tuo PG, ma mi sembrava giusto fartelo notare. assegno ad Ashel 1250 GOLD 125 kirius.
credo sia giusto, ha sempre postato senza particolari ritardi e non ha mollato nonostante fosse rimasta da sola. Ma se qualche giudice più esperto volesse aumentare o diminuire la ricompensa faccia pure.
@A.Beck. Mi spiace che abbia mollato, i suoi post mi piacevano e le sue scelte le ho trovate davvero molto interessanti. i post anche mi parevano ben curati anche se non ho moltissimo materiale a cui rifarmi. valgono tutte le cose scritte per Ashel, tranne ovviamente le parti sulle scelte personali. almeno questo per quanto ho potuto vedere. Assegno ad A.Beck 400 GOLD e 40 kirius.
mi autoassegno 650 gold e quindi 65 kirius, credo sia giusto come voto.


Edited by miky1992 - 23/5/2016, 22:28
 
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