| Caccia92 |
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Sotto un nuovo sole; « Legati alla Terra. »
Un luogo fuori dal tempo. Bekâr-şehir, il sottosuolo, un tempio antico.
« CAPITOLO III: un incontro inaspettato. »
Era stanco di muoversi, di viaggiare, di scavare. La sua missione si era già conclusa da un pezzo e lui non aveva più uno scopo. Quel continuo avanzare e distruggere serviva soltanto a tenere lontani i pensieri, le domande, i dubbi. E più avanzava, più la forza dei muscoli veniva meno. Lo sentiva, nel profondo: un rallentamento del battito cardiaco, i tendini che s'irrigidivano, gli occhi che divenivano secchi e inutili. Era stanco, molto stanco. Non faceva parte del mondo. Aveva visto cose incredibili durante il suo percorso, rocce brillanti, fiumi di lava azzurra, strutture impossibili. Eppure si sentiva vuoto. Svuotato, in realtà. Perché c'era qualcosa, prima, quando si era svegliato con un intento ben preciso e una meta stabilita. Aveva percepito una rabbia intensa e il furore che bruciava dentro le vene e le arterie e le scaglie. Le ossa fremevano, sospinte da una preoccupazione senza nome incuneata tra visioni apocalittiche e memorie perdute. Ma ora...chi era lui? Che cosa doveva fare? Dove doveva andare? Dove un tempo esistevano certezze, il buio si avviluppava come densi tentacoli di cenere.
Si fermò. Quelle colonne di pietra erano famigliari, confortanti; possedevano una forma normale e la normalità era ciò che desiderava. Si distese sul pavimento freddo, attorcigliandosi su se stesso. Poi guardò la statua al centro della stanza. Un unico blocco di marmo grigio che rappresentava un antico individuo. Così simile a lui, così diverso da lui. Lo sguardo intenso della statua rendeva vivo l'ambiente circostante, nonostante l'assoluta immobilità della roccia. Che pace. Che silenzio. Era un buon posto dove lasciarsi andare. La sua forza si assopiva. Le sue dimensioni diminuivano man mano che le scaglie nere cedevano. Sotto quello strato di malvagia essenza si nascondeva una nuova pelle, più lucida e smeraldina. Ad ogni frammento che cadeva, un altro buco si formava nella sua mente. Quante immagini perdute chissà quando, attraverso i cicli che si erano susseguiti dalla grande battaglia per il dominio del potere. Cos'era successo da quel giorno? Non lo ricordava bene. Così tanta confusione...ma per quale motivo...lui non poteva vivere come tutti gli altri?
ERA L'UNICA CREATURA SENZA UNA PROSPETTIVA? PERSINO TALPE E RATTI SAPEVANO COME SOPRAVVIVERE! E COSA AVEVA IN SERBO PER LUI IL DESTINO? UN LENTO E INESORABILE DECADIMENTO ALL'OMBRA DEL GLORIOSO PASSATO?
Pareva strana quell'ira contrapposta alla quiete della statua e al lento respiro dei polmoni. I suoi occhi, per quanto sciupati dall'oscurità, si soffermarono a contemplare i tratti fieri dello sconosciuto. Non riusciva - o non voleva - controllarsi.
TU, FRATELLO? COSA SUGGERISCI? DOVREI FORSE PORTARE ALTRA MORTE E DISTRUZIONE SU QUESTA TERRA? PER RIVANGARE ANTICHE EPOCHE E FORME DI DOMINIO? SIAMO MORTI, SPEZZATI, INUTILI! DOVRESTI INGINOCCHIARTI ANCHE TU AL TRASCORRERE DEL TEMPO!
La coda squamata, con uno scatto repentino, andò a cozzare violentemente contro il marmo lavorato. Un rumore secco, simile al legno che si spezzava al vento, spodestò per un istante il silenzio irreale del luogo sacro. La statua si frantumò, i pezzi si sparsero casualmente sul pavimento. E, sempre casualmente, la testa grigia e aguzza rotolò fino a lui. Se ne pentì subito. Non con l'odio sarebbe riuscito a mutare il suo destino. Ma non trovava via d'uscita dalla gabbia che gli avevano costruito attorno, una gabbia fatta di parole, solitudine e carne. Le ombre lo inseguivano ovunque, lo braccavano, gli rammentavano tutto il male che aveva sparso.
Il suo nome era divenuto un peso e una condanna.
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« D'accordo. » annunciai, infine « Vediamo com'è fatto questo tempio. » Sperai che la voce non tradisse la mia inquietudine. Troppi ricordi si legavano alle ricerche di templi antichi all'interno della roccia. La cava in cui aveva lavorato per tanti anni, la cava detta "Triparte", era crollata proprio a causa del frenetico picconare voluto dai membri dell'Occhi del Serpente. Percepivo che, in qualche modo, il lavoro che stavamo eseguendo si legava in maniera terribile con il mio passato. Non volevo dire nulla a Koman, ma sapevo che i suoi pensieri convergevano nella medesima direzione. Lo guardai e ritrovai nei suoi occhi la stessa paura che attanagliava il mio cuore. « Su le torce e attenti a dove mettete i piedi. » Gli altri, stranamente, sembravano più rilassati. Forse la miniera, dopo la morte di Jeff e Reginald, allettava ancor meno del mastodontico tempio Maegon. Scelsi, come punto di partenza, il colonnato anteriore. La struttura quadrata sembrava affondare per diversi passi nella grotta naturale. Sopra le nostre teste incombeva un soffitto di pietra levigata, molteplici sostegni per fiaccole e numerosi tipi di garguglia; quell'ultimo particolare era veramente strambo, in quanto sottoterra difficilmente sarebbero serviti dei canali di scolo. Oltre il colonnato si apriva l'anticamera, poi una prima navata che si perdeva nell'oscurità. Tutt'intorno, dall'ombra, facevano capolinea nicchie e altarini. Di tanto in tanto qualcuno tratteneva il fiato, spaventato dal riflesso della torcia sulla superficie di una statua. Effettivamente vi era una cospicua presenza di raffigurazioni imponenti. Mi avvicinai ad una di esse per osservarla con attenzione. Erano rettili umanoidi. Maegon? Oppure le divinità che adoravano in passato. « S-sono t-tombe? » balbettò nervoso Sember. Koman, come sempre, non tardò a replicare. « Tombe? Certo, muriamo i corpi dei nostri avi e lasciamoli in un luogo umido! Così, quando il tempo farà il suo corso e le ossa si sbricioleranno, sicuramente le statue non crolleranno! » « C-cosa ne sai? Non c-conosci la l-loro cultura. » Effettivamente non sapevamo nulla sulla cultura Maegon. Per orientarmi mi ero basato su una piantina mentale del luogo, mantenendo la navata principale sul mezzo e alcune stanze laterali come supporto. Ma ogni volta che voltavo lo sguardo scoprivo nuovi corridoi, passaggi sotterranei, svolte improvvise. Quel posto era un labirinto e rischiavamo di perderci. Come precauzione adottai il vecchio e sempre valido sistema del minatore: lasciavo una tacca sul muro con la punta del piccone se ero andato dritto, due tacche se avevo svoltato a sinistra e tre se ero andato a destra. Poco m'importava di preservare l'integrità del tempio, desideravo soltanto portare a casa la pellaccia. Camminavamo da diversi minuti e lo stanzone pareva infinito. Ad un certo punto, stanco di seguire una linea retta, decisi di imboccare un corridoio laterale che si perdeva nel buio. Mi assicurai che tutti stessero seguendo il percorso. "Le pareti sono troppo sottili per dare su fondamenta. Ci dev'essere un piano inferiore." E il piano inferiore c'era. Dopo qualche metro nell'anonimo tunnel di marmo, incontrai una porta scolpita nel muro. Era di pietra anch'essa e recava incisioni incomprensibili, rune e simboli dalla linea tortuosa. Diedi una prima spinta: il peso fu sufficiente per muovere la lastra. Sotto ai miei piedi correva una ripida scala, i gradini in perfetto stato, forse inutilizzati da intere epoche. Con un sospiro e una muta preghiera a T'al, cominciai la discesa. Percepivo la tensione dei miei compagni alle spalle, anche se nessuno - me compreso - sapeva cosa avremmo potuto trovare nel basamento di un tempio Maegon. « Per tutte le pietre mangiate dal Creatore. » Non mi capitava spesso di bestemmiare T'al subito dopo aver domandato la sua protezione, ma ciò che vidi mi fece accapponare la pelle. Una stanza completamente spoglia, fatta eccezione per frammenti e cocci di statua sparsi sul pavimento, faceva da contorno ad un elemento inaspettato. Esattamente al centro, nettamente distinta dal resto dell'ambiente, giaceva una creatura gigantesca. Era un...che diavolo era quel coso? Assomigliava ad una lucertola estremamente cresciuta, ma possedeva anche dei tratti vagamente umanoidi. Le zampe anteriori molto lunghe, il muso schiacciato, la spina dorsale ben visibile sulla schiena a forma di collina. La bestia, dal respiro regolare e profondo, era presumibilmente addormentata. Presumibilmente, appunto. Fortunatamente nessuno fu tanto stupido da emettere suoni più forti di un sussurro. « Che cazzo è quella roba? » « Un m-mostro! » « Sembra pericoloso...forse è un guardiano. » Le speculazioni e le ipotesi erano tante. Qualcuno suggerì addirittura di un antichissimo Maegon imprigionato all'interno di un sonno eterno. La questione più importante, tuttavia, riguardava l'immediato futuro. Le dimensioni della bestia erano considerevoli e le scaglie che brillavano alla luce delle torce non promettevano niente di buono. Dovevamo preoccuparci? Se non si era svegliata e non ci aveva attaccato per tutto quel tempo, forse era completamente sorda...oppure... « Porca troia... » sussurrò improvvisamente Koman. « Che c'è? Che hai visto? » Il giovane puntò un dito tremante verso un punto del mostro. Seguendo con lo sguardo l'indicazione, incontrai il punto che voleva evidenziare e sbiancai: un'occhio dell'abominevole rettile era aperto. Ci fissava, la palpebra verticale sottile e inquietante. Se stava dormendo, lo avevamo svegliato. Nessuno dei miei compagni si era mosso. Attendevano, come pietrificati, l'evento successivo. « Laskano...che diavolo facciamo? »
CITAZIONE QM.POINT
Avete optato per l'esplorazione del tempio e così è avvenuto all'interno della scena. Laskano, sfruttando una conoscenza più o meno semplicistica delle strutture sotterranee, guida la compagnia attraverso saloni imponenti, corridoi bui e porte scolpite nella roccia. Non c'è molto da dire: il gruppo, scendendo nel basamento del tempio, fa un incontro inaspettato. La bestia che giace al centro della nuova stanza è gigantesca, squamosa e irta di spuntoni. Ha l'aspetto di un rettile, ma riporta anche tratti vagamente umani. Ovviamente il punto di vista presentato nella prima parte di questo post riguarda direttamente il mostro - se così vogliamo definirlo - quindi avete un'idea approssimativa di chi sia (e molti, con mio rammarico, hanno già scoperto tutti i dettagli). Situazione decisamente pericolosa e che richiederà tutto il vostro coraggio. Sarà una scelta difficile. Sta a voi decidere in che modo la compagnia affronterà la creatura. Ci sono molte opzioni che potrebbero andare bene, ma per questione di logica e di gioco ve ne presenterò solamente due. Se desiderate attaccare la creatura e provare a soverchiarla con la forza del numero, scegliete [ATTACCO]. Ricordo che i minatori non sono nani (capito Hole?), sono armati con picconi e qualcuno, nel caso, potrebbe andare a recuperare la trivella per utilizzarla come strumento improprio. Se, invece, volete provare ad interagire, magari provando ad utilizzare le parole e cercando di capirne le intenzioni, scegliete [INTERAZIONE]. Ricordo, per questa scelta, che la creatura non ha ancora reagito all'incontro improvviso con i minatori. Sono gradite motivazioni riguardanti la scelta, non importa se azzardate o ragionate. A voi. | Edited by Caccia92 - 29/4/2016, 22:45
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