Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Sotto un nuovo sole; Legati alla terra

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Caccia92
view post Posted on 11/4/2016, 13:45






Sotto un nuovo sole;
« Legati alla Terra. »

prosegue da qui




Un luogo immerso nel sole.
Bekâr-şehir, il deserto dell'Ovest, una carovana di nomadi.

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« CAPITOLO I: scelte di vita. »



Faceva un caldo infernale e noi eravamo assetati. Qualche giorno di cammino e saremmo giunti all'Oasi chiamata Kara-Kara, poco a Sud rispetto alla città delle bende. Ma quella maledetta pozza d'acqua non si decideva a comparire all'orizzonte e temevo di aver perduto la strada. Ogni volta che mi guardavo indietro riuscivo a scorgere, nel subdolo riverbero del sole, una scia di impronte che si allungava tra dune e rocce e sabbia. Davanti a me altre dune, ancora roccia, molta sabbia. Sì, faceva un caldo infernale. E noi, probabilmente, eravamo il prossimo banchetto degli avvoltoio; ci giravano attorno, sempre più vicini, sempre più vicini. Vedevo il bianco dei loro occhi.
I tre cammelli che avevamo affittato a Jabah non sembravano risentire del clima arido, ma gli uomini sudavano e si lamentavano. Il succo di cactus contenuto nelle borracce reintegrava i sali minerali e non spegneva la sete. Difatti, il rischio maggiore non era tanto la disidratazione quanto il malcontento. Alcuni - Jeff, Sember, Ahnoi - si erano aggregati alla compagnia solo di recente e non erano abituati ai lunghi viaggi in mezzo al deserto. Koman, invece...lui si lamentava a prescindere.
« Giuro- » bofonchiò il ragazzino « -che è peggio del... »
Lo fissai con occhi di brace. Sapevo cosa stava per dire, quale parola sarebbe seguita a quel "peggio di" messo tra un sospiro e l'altro. Gli avevo detto almeno cento volte di non parlare della loro disavventura nel sottosuolo di Theras. Era troppo pericoloso divulgare certe informazioni, anche nella compagnia.
« ...peggio del deserto di sale che abbiamo attraversato lo scorso ciclo. » completò tutto d'un fiato.
« C-cosa? C-che? » si sentì balbettare dalle retrovie « Niente è p-peggiore di quel d-d-d-annato deserto di sale. »
« Tu non hai la più pallida idea, Sember. Se il tuo piccone fosse... »
Un'altra occhiata bastò a zittire nuovamente Koman.
Il lavoro della compagnia era molto semplice: viaggiare da oasi ad oasi alla ricerca di un lavoro di manutenzione per le gallerie sotterranee. Tutti i membri del gruppo erano esperti minatori, scavatori e rocciatori. Il compito principale che veniva assegnato alla compagnia solitamente consisteva nel liberare vecchie miniere crollate per proseguire l'opera di estrazione. E un sacco di miniere crollavano tutti i giorni, soprattutto in mezzo al deserto dove la sabbia rendeva friabile qualsiasi parete. Era decisamente ironico quel mestiere, almeno per lui e Koman; ma quella era un'altra storia.
Finalmente, dopo mezza giornata di incessante cammino, raggiungemmo l'oasi di Kara-Kara. Era un piccolo centro di approvvigionamento gestito da alcuni beduini intransigenti. Sottili recinzioni di legno di palma evitavano la fuoriuscita del bestiame, mentre una piccola casupola di canapa serviva per rifocillare i viaggiatori. Ovviamente a caro prezzo.
I nostri guadagni sarebbero quasi tutti sfumati nella compravendita di cibo e acqua, ma poco importava. Stando alle informazioni raccolte in precedenza, nelle vicinanze avevano necessità di minatori per rimuovere dei detriti minerari. Lo avevo sentito alla città di Jabah poco tempo prima, quindi c'erano buone possibilità che il lavoro fosse ancora disponibile.
Mentre gli altri si lavavano la pelle da sale e sabbia, mi avvicinai alla casupola di canapa per chiedere informazioni. Dietro l'apertura che fungeva da bancone sostava un uomo piuttosto grasso completamente ricoperto da bende. Solo gli occhi scuri si intravedevano oltre la bardatura.
« Sai qualcosa della Miniera di Teræ? »
Il grassone si sistemò meglio sullo scranno sudicio e appoggiò le mani piene di anelli davanti a sé.
« Per quale motivo ti interessa la crollata Miniera di Teræ? »
« La nostra compagnia itinerante- » e indicai tutti i miei compagni « -si occupa di queste cose. »
« Aspetta qui. »
Attesi mentre l'uomo frugava in un piccolo baule posto alle sue spalle. All'interno c'erano pergamene e rotoli di carta mal conservati. Bastò poco per recuperare la pagina di divulgazione del bando.
« Ecco, questa è la richiesta. » l'uomo gli cacciò il foglio tra le mani « Sono cinque Kuruş. »
« Cosa? »
« Il denaro o il foglio. Decidi. »
Era un vero furto, ma quel lavoro mi necessitava. Dovevamo guadagnare per continuare a spostarci e non c'erano altri compiti disponibili nella zona. Consegnai di malavoglia i Kuruş al beduino, guardandomi bene nel dargli i più consumati.
Gli uomini avevano terminato il bagno e si stavano rivestendo. Mentre tornavo sui miei passi, srotolai il foglio - stranamente regolare per essere un bando - e cominciai a leggere.


Richiesta anonima.

Cerca: minatori di qualsiasi razza e/o scavatori nani.
Per: operazioni di scavo e ricerca.
Dove: Miniera di Teræ, Sud-Ovest rispetto a Kara-Kara.
Pagamento: 500 Kuruş.

Eventuali ritrovamenti e scoperte vanno immediatamente segnalate al presidio di Kara-Kara. Attendere tre giorni per nuovo responso, pena l'annullamento del contratto.



Erano informazioni striminzite per un lavoro così grosso, tuttavia il pagamento era molto alto. Quella frase finale, posta in grafia chiaramente aristocratica, lo lasciava alquanto perplesso. Eventuali ritrovamenti e scoperte. Cosa intendeva il richiedente? Forse dovevano segnalare gallerie secondarie o giacimenti di gemme intaccati dai precedenti scavi. Ma, di fatto, i minatori che si dedicavano al ripristino di una cava erano implicitamente obbligati a segnalare tutti i tunnel liberati.
Presentò la lettere agli altri. per quel giorno non fecero altro e si dedicarono al riposo. Avrebbero cominciato le operazioni il mattino seguente, al sorgere del sole. Koman stropicciò per bene il documento, lamentandosi ovviamente della pericolosità e maestosità del compito.
« Non sarebbe male investire un poco di denaro per un nuovo strumento. » lo sguardo di Koman luccicava d'aspettativa « Ho intravisto una carovana di nani poco lontano da qui. Portavano quei cosi, lo sai...quelle cose che vanno in profondità con le punte di diamante e gli ingranaggi strani. »
« Le trivelle? »
« Esatto! Sarebbe anche ora di acquistarne una, ci faciliterà il lavoro. »
Sember, che aveva ascoltato la conversazione, si avvicinò con noncuranza. La sua balbuzia era equiparabile soltanto al suo terrore per le necropoli. La sola idea di imbattersi in un vecchio cimitero sotterraneo lo faceva impazzire; quindi, ogni dannata volta, domandava la stessa cosa.
« N-no, è un errore! D-dobbiamo andare a p-pregare al tempio dell'oasi e o-offrire un tributo. T'al c-ci g-g-garantirà un passaggio sicuro per le g-gallerie. »










CITAZIONE
QM.POINT

Benvenuti alla quest "Legati alla Terra" relativa al ciclo di Sotto un nuovo sole. Come vi avevo precedentemente informato, si tratterà di una giocata a bivi. Il vostro compito è quello di decidere lo svilupparsi della storia e, implicitamente, il suo esito. Vi faccio presente fin da ora che ci sono ben quattro finali disponibili, uno ben differente dall'altro. Magari, a quest terminata, potrei anche snocciolarvi i tre che non si sono avverati.
Detto questo, analizziamo il primo capitolo: una compagnia di minatori itineranti (qualcuno conosce già la loro storia e altri potrebbero avere interesse a leggerla, consultando il topic della giocata "Il giorno profondo") si ritrova in mezzo al deserto per cercare un lavoro di scavo o recupero. Difatti il loro capo - per chi se lo stesse domandando, si chiama Laskano (è suo il POV del post) - ha ricevuto informazioni riguardo un'operazione di sgombero relativa ad una miniera vicino a Kara-Kara. La richiesta è alquanto misteriosa e non porta alcuna firma, ma la compagnia decide comunque di accettare l'incarico. Purtroppo non tutti i minatori sono uguali. C'è chi desidera aggiornare gli attrezzi, acquistando una moderna trivella dai nani per alleggerire il carico di lavoro [KOMAN] e chi vuole andare a pregare e fare offerte in onore di T'al per avere il favore degli dei [SEMBER].
Sta a voi decidere in che modo la compagnia comincerà la giornata. Nel topico di Confronto scegliete l'opzione [KOMAN] se volete acquistare la trivella; scegliete invece l'opzione [SEMBER] se desiderate pregare gli dei. Sono gradite motivazioni riguardanti la scelta, non importa se azzardate o ragionate.
Il prossimo post arriverà entro cinque-sei giorni. Mi auguro che il tempo sia sufficiente per decidere.
 
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Caccia92
view post Posted on 19/4/2016, 00:05






Sotto un nuovo sole;
« Legati alla Terra. »




Un luogo sotto la roccia.
Bekâr-şehir, il deserto dell'Ovest, una miniera crollata.

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« CAPITOLO II: una discesa rapida. »



« Centodieci Kuruş. Dannazione » borbottò Koman, sempre restio a consegnare il proprio denaro.
Avevamo deciso di acquistare la trivella attraverso un voto di gruppo. Dei dieci minatori della compagnia, sette avevano optato per l'alleggerimento del carico di lavoro. Non li biasimavo, scavare era un compito duro, ingrato e poco remunerativo. Ma, in fin dei conti, nessuno voleva farlo e le occasioni non tardavano a presentarsi. Personalmente sarei stato più propenso a non fare nulla, se non riposare in vista della prima esplorazione; il marchingegno di ingranaggi, legno e ferro poteva anche rivelarsi troppo complicato o addirittura troppo efficiente. La mia paura più grande stava appunto nella discesa con una macchina controllabile solo in parte dalla mia volontà. Il piccone stava nella mano, la mano era comandata dalla mente. La trivella, invece, scavava e scavava senza un ritegno, attaccando rocce dure e friabili indifferentemente.
« Vedremo quanto sarà utile. Ora riposa, all'alba partiamo. »
La notte passò senza problemi, tra il russare sommesso degli uomini e il cicaleccio degli insetti del deserto.
Il sole era già caldo quando decidemmo di cominciare a muoverci. Caricammo la trivella su un carretto e i picconi sulle spalle. Stando alla mappa che ci aveva fornito il beduino dell'oasi, la Miniera di Teræ doveva trovarsi a circa mezza giornata di cammino da Kara-Kara.
Impiegammo più tempo, forse a causa del clima sfavorevole e della sabbia bollente. La suola delle scarpe si consumava facilmente e le scorte d'acqua diminuivano a vista d'occhio. Tutti i minatori, me compreso, desideravano soltanto rintanarsi nella frescura del sottosuolo. Verso le tre del pomeriggio individuai finalmente l'entrata della miniera.
« Eccoci! Torce alla mano! » sbraitai al vento del deserto.
L'ingresso era un semplice buco che sprofondava nelle dune, rivelando lo strato roccioso sotterraneo. Ad una prima analisi doveva trattarsi di semplice Krumite, una pietra abbastanza morbida che si scavava facilmente. Siccome quella parte di caverna era libera, indicai ai miei uomini di iniziare la discesa per verificare le condizioni interne. Io andai per ultimo, assicurandomi che il carretto con la trivella reggesse la pressione.
Le torce ad olio facevano una buona luce. Tutt'intorno a noi si apriva un largo tunnel di Krumite e Silithite, abbastanza grande da farci passare un troll. Sul pavimento scorrevano i binari per i carrelli da estrazione, mentre in piccole nicchie ricavate nelle pareti si trovavano i resti di picconi e pale. L'abbandono della miniera doveva essere un fatto abbastanza recente.
Koman, all'improvviso, si staccò dalla sua posizione e mi affiancò in fondo al corteo.
« Laskano tu sai quanto adoro il denaro... » cominciò.
« Sì, lo so molto bene. »
« ...ma sai anche che non sono uno sprovveduto. E nemmeno tu lo sei. »
« Vieni al dunque. »
« Sappiamo entrambi che in questa zona non ci sono giacimenti minerari. Perché, secondo te, hanno voluto scavare così a fondo nel deserto? Cosa speravano di trovare? »
Il ronzio delle ruote del carro si sovrappose per un istante ai miei pensieri. Koman aveva toccato il punto dolente della situazione: la Miniera di Teræ non aveva ragione di esistere. Mi ero posto la stessa domanda durante il viaggio.
« Non ne ho la più pallida idea. In ogni caso, per cinquecento Kuruş, ne vale la pena. »
Non parlammo più per il resto dell'esplorazione. Il tunnel e i binari affondavano prepotentemente nella roccia, con una curva piuttosto bizzarra. Più che una miniera convenzionale, quella di Teræ sembrava una gola generata da un enorme verme terricolo. Anche i precedenti occupanti avevano utilizzato le trivelle per farsi largo nel sottosuolo? E perché, ad un certo punto, era crollato tutto?
Finalmente individuammo il punto di nostro interesse. Il primo della fila, Jeff, informò tutti che poco più avanti c'erano un sacco di detriti di una roccia grigiastra. Andai avanti per verificare, seguito da Koman e da Sember, i più esperti nel valutare le formazioni rocciose. Quasi bestemmiai quando vidi cosa avevamo di fronte: una parete di Ghalatite, un tipo di pietra simile alla Krumite ma molto più dura. Ci sarebbero voluti due cicli per liberare il percorso con i picconi.
« Sembra che dovremo utilizzare fin da subito il nostro nuovo strumento. » affermò Koman con una certa soddisfazione.
Anche se ero molto restio ad attaccare una formazione di Ghalatite con una punta di diamante, dovevo ammettere che avremmo risparmiato un sacco di tempo e fatica. Presi dell'olio dalla scorta e lo versai sugli ingranaggi della trivella. Incaricai quindi Jeff e Reginald - che erano due nani e se ne intendevano di tecnologia - di cominciare le operazioni. Gli altri erano delegati a spostare i pietroni che sarebbero caduti dalla parete. Io avrei diretto il tutto da una certa distanza per avere una visuale maggiore.
Con un rumore infernale, simile al ruggito di una pantera, la trivella prese a ruotare su se stessa. Quando incontrò la resistenza della Ghalatite, gemette e stridette, tuttavia non si fermò. Affondò forte e inflessibile nella parete di detriti, spruzzando schegge dovunque. Il buco iniziale si allargò sempre di più, sempre di più, fino ad inghiottire per interno trivella e nani. Urlai, sopra al baccano, a Thimor di seguire Jeff e Reginald con una torcia per garantire una buona visione della zona. Sudavo, i nervi erano tesi. Stavamo scavando molto velocemente senza sapere cosa c'era dall'altra parte. Se era stato un crollo a formare quel blocco di Ghalatite, come mai non ci eravamo ancora ricongiunti con l'altro pezzo di tunnel?
"Qualcosa non va..."
Prima che potessi concretizzare i miei pensieri in parole, si udì un forte rombo seguito da urla e lamenti. Con il cuore che batteva all'impazzata, spintonai i miei compagni per accorrere ad aiutare gli scavatori.
Oltre la parete di detriti si apriva una nuova caverna, molto più ampia della precedente, costituita da una roccia che non avevo mai visto prima. Al centro della caverna, immenso come una montagna, si ergeva un tempio di forma quadrata sorretto da spessi colonnati doppi; archi a tutto sesto di pietra intagliata facevano da corona ad una serie di statue danneggiate dal tempo rappresentanti lucertole umanoidi. Ai lati si aprivano gallerie secondarie - ostruite anch'esse dalla Ghalatite - che incorniciavano la mastodontica struttura. Probabilmente la grotta continuava e andava più in profondità.
La causa della scossa improvvisa sembrava evidente: Jeff e Reginald si erano imbattuti in una colonna portante del tempio e, forse pensando ad un altro ostacolo, avevano deciso di proseguire con la trivellazione. La colonna si era spezzata in due ed era piombata sui due nani, schiacciandoli all'istante. Sulla pavimentazione rocciosa scorrevano budella, interiora e sangue. Qualcuno vomitò.
« Maledizione... »
« U-u-u-una n-necropoli. » Sember si fece prendere dal panico. « L-la punizione degli d-dei! S-s-scappiamo! »
Koman afferrò il compagno per le spalle e lo scosse con violenza.
« Non è una necropoli, idiota! E questi sono i rischi del mestiere, lo sai benissimo anche tu. »
I rischi del mestiere. I miei occhi non riuscivano a distogliersi dalla pozza viscida. Due membri del gruppo. Morti, così, in una manciata di secondi. Era stato un errore scavare così alla svelta e senza ritegno. Paradossalmente, la trivella era ancora intatta, posizionata su un lato. La punta era rivolta verso di me, come a colpevolizzarmi.
Thimor, seppur bianco come la carta, stava bene.
« S-se non è una n-necropoli, cosa d-diavolo è? »
« Un tempio Maegon. » risposi senza pensare.
Tutti gli uomini mi fissarono con sguardi allibiti. Probabilmente avevano sentito parlare degli antichi abitanti di Theras in leggende e racconti, ma non si erano mai imbattuti in una testimonianza del loro passaggio. Anche io, d'altro canto, ero nuovo a quel tipo d'incontro.
« E Koman ha ragione: questi sono i rischi del mestiere, rischi che avete accettato unendovi alla mia compagnia. » le mie parole erano dure, ma necessarie « Questo tempio non è di nostra competenza. Dobbiamo segnalare la scoperta al beduino di Kara-Kara e attendere istruzioni. »
Koman, irritato per qualche strana ragione, si inserì nel discorso.
« Non ha senso questa cosa. Ci sono gallerie più avanti, gallerie che devono essere liberate. Possiamo rimandare le segnalazioni e terminare il lavoro. »
Molti borbottarono la propria approvazione. Eiace, un uomo dalla pelle scura e dai comportamenti piuttosto rozzi, offrì invece un'alternativa inaspettata.
« Oppure potremmo esplorare il tempio. Forse la sua struttura ha qualcosa a che fare con il resto della grotta. »
« E m-magari una piccola preghiera n-non farebbe male. »
Abbassai il capo con un sospiro. Non ero solo in quella storia.










CITAZIONE
QM.POINT

Sembra che lo strumento innovativo abbia causato più problemi che altro. In men che non si dica - e in concomitanza ad un errore di valutazione - la punta di diamante della trivella ha sfondato una colonna portante di un tempio, ammazzando di conseguenza i suoi utilizzatori. So che potrebbe sembrare indelicato rappresentare la reazione di Laskano e gli altri con questa indifferenza generale, ma la morte di due membri della compagnia non è una cosa tanto anormale. Altri sono morti in operazioni simili prima di questo evento. Sta di fatto che la situazione è cambiata, in quanto è stata scoperta una struttura inaspettata: un luogo di culto Maegon. La galleria prosegue più avanti, quindi ci sarebbe spazio anche per un ulteriore scavo in profondità (la trivella è intatta).
Laskano, seppur capo di questa combriccola di minatori, deve tener conto dei suggerimenti di tutti. Koman (e la maggior parte dei minatori) sembra interessato a concludere il lavoro prima di andare a riscuotere il denaro e segnalare il tempio al mandante del bando; Eiace, invece, suggerisce di esplorare il tempio per una questione di informazione e valutazione - supportato dal balbettante e spaventato Sember.
Cosa decidete? Se volete terminare i lavori di scavo il prima possibile, anche senza la trivella, votate [KOMAN]. Se invece optate per l'esplorazione del tempio, che ricordo essere supplementare alla richiesta del bando, votate [EIACE].
Sta a voi decidere in che modo la compagnia proseguirà questa storia. Sono gradite motivazioni riguardanti la scelta, non importa se azzardate o ragionate.
A voi.
 
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Caccia92
view post Posted on 25/4/2016, 01:03







Sotto un nuovo sole;
« Legati alla Terra. »




Un luogo fuori dal tempo.
Bekâr-şehir, il sottosuolo, un tempio antico.

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« CAPITOLO III: un incontro inaspettato. »



Era stanco di muoversi, di viaggiare, di scavare. La sua missione si era già conclusa da un pezzo e lui non aveva più uno scopo. Quel continuo avanzare e distruggere serviva soltanto a tenere lontani i pensieri, le domande, i dubbi. E più avanzava, più la forza dei muscoli veniva meno. Lo sentiva, nel profondo: un rallentamento del battito cardiaco, i tendini che s'irrigidivano, gli occhi che divenivano secchi e inutili. Era stanco, molto stanco.
Non faceva parte del mondo. Aveva visto cose incredibili durante il suo percorso, rocce brillanti, fiumi di lava azzurra, strutture impossibili. Eppure si sentiva vuoto. Svuotato, in realtà. Perché c'era qualcosa, prima, quando si era svegliato con un intento ben preciso e una meta stabilita. Aveva percepito una rabbia intensa e il furore che bruciava dentro le vene e le arterie e le scaglie. Le ossa fremevano, sospinte da una preoccupazione senza nome incuneata tra visioni apocalittiche e memorie perdute. Ma ora...chi era lui? Che cosa doveva fare? Dove doveva andare? Dove un tempo esistevano certezze, il buio si avviluppava come densi tentacoli di cenere.

Si fermò. Quelle colonne di pietra erano famigliari, confortanti; possedevano una forma normale e la normalità era ciò che desiderava. Si distese sul pavimento freddo, attorcigliandosi su se stesso. Poi guardò la statua al centro della stanza. Un unico blocco di marmo grigio che rappresentava un antico individuo. Così simile a lui, così diverso da lui. Lo sguardo intenso della statua rendeva vivo l'ambiente circostante, nonostante l'assoluta immobilità della roccia. Che pace. Che silenzio. Era un buon posto dove lasciarsi andare.
La sua forza si assopiva. Le sue dimensioni diminuivano man mano che le scaglie nere cedevano. Sotto quello strato di malvagia essenza si nascondeva una nuova pelle, più lucida e smeraldina. Ad ogni frammento che cadeva, un altro buco si formava nella sua mente. Quante immagini perdute chissà quando, attraverso i cicli che si erano susseguiti dalla grande battaglia per il dominio del potere.
Cos'era successo da quel giorno? Non lo ricordava bene. Così tanta confusione...ma per quale motivo...lui non poteva vivere come tutti gli altri?

ERA L'UNICA CREATURA SENZA UNA PROSPETTIVA? PERSINO TALPE E RATTI SAPEVANO COME SOPRAVVIVERE! E COSA AVEVA IN SERBO PER LUI IL DESTINO? UN LENTO E INESORABILE DECADIMENTO ALL'OMBRA DEL GLORIOSO PASSATO?

Pareva strana quell'ira contrapposta alla quiete della statua e al lento respiro dei polmoni. I suoi occhi, per quanto sciupati dall'oscurità, si soffermarono a contemplare i tratti fieri dello sconosciuto. Non riusciva - o non voleva - controllarsi.

TU, FRATELLO? COSA SUGGERISCI? DOVREI FORSE PORTARE ALTRA MORTE E DISTRUZIONE SU QUESTA TERRA? PER RIVANGARE ANTICHE EPOCHE E FORME DI DOMINIO? SIAMO MORTI, SPEZZATI, INUTILI! DOVRESTI INGINOCCHIARTI ANCHE TU AL TRASCORRERE DEL TEMPO!

La coda squamata, con uno scatto repentino, andò a cozzare violentemente contro il marmo lavorato. Un rumore secco, simile al legno che si spezzava al vento, spodestò per un istante il silenzio irreale del luogo sacro. La statua si frantumò, i pezzi si sparsero casualmente sul pavimento. E, sempre casualmente, la testa grigia e aguzza rotolò fino a lui.
Se ne pentì subito. Non con l'odio sarebbe riuscito a mutare il suo destino. Ma non trovava via d'uscita dalla gabbia che gli avevano costruito attorno, una gabbia fatta di parole, solitudine e carne. Le ombre lo inseguivano ovunque, lo braccavano, gli rammentavano tutto il male che aveva sparso.

Il suo nome era divenuto un peso e una condanna.





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« D'accordo. » annunciai, infine « Vediamo com'è fatto questo tempio. »
Sperai che la voce non tradisse la mia inquietudine. Troppi ricordi si legavano alle ricerche di templi antichi all'interno della roccia. La cava in cui aveva lavorato per tanti anni, la cava detta "Triparte", era crollata proprio a causa del frenetico picconare voluto dai membri dell'Occhi del Serpente. Percepivo che, in qualche modo, il lavoro che stavamo eseguendo si legava in maniera terribile con il mio passato. Non volevo dire nulla a Koman, ma sapevo che i suoi pensieri convergevano nella medesima direzione.
Lo guardai e ritrovai nei suoi occhi la stessa paura che attanagliava il mio cuore.
« Su le torce e attenti a dove mettete i piedi. »
Gli altri, stranamente, sembravano più rilassati. Forse la miniera, dopo la morte di Jeff e Reginald, allettava ancor meno del mastodontico tempio Maegon.
Scelsi, come punto di partenza, il colonnato anteriore. La struttura quadrata sembrava affondare per diversi passi nella grotta naturale. Sopra le nostre teste incombeva un soffitto di pietra levigata, molteplici sostegni per fiaccole e numerosi tipi di garguglia; quell'ultimo particolare era veramente strambo, in quanto sottoterra difficilmente sarebbero serviti dei canali di scolo. Oltre il colonnato si apriva l'anticamera, poi una prima navata che si perdeva nell'oscurità. Tutt'intorno, dall'ombra, facevano capolinea nicchie e altarini.
Di tanto in tanto qualcuno tratteneva il fiato, spaventato dal riflesso della torcia sulla superficie di una statua. Effettivamente vi era una cospicua presenza di raffigurazioni imponenti. Mi avvicinai ad una di esse per osservarla con attenzione. Erano rettili umanoidi. Maegon? Oppure le divinità che adoravano in passato.
« S-sono t-tombe? » balbettò nervoso Sember.
Koman, come sempre, non tardò a replicare.
« Tombe? Certo, muriamo i corpi dei nostri avi e lasciamoli in un luogo umido! Così, quando il tempo farà il suo corso e le ossa si sbricioleranno, sicuramente le statue non crolleranno! »
« C-cosa ne sai? Non c-conosci la l-loro cultura. »
Effettivamente non sapevamo nulla sulla cultura Maegon. Per orientarmi mi ero basato su una piantina mentale del luogo, mantenendo la navata principale sul mezzo e alcune stanze laterali come supporto. Ma ogni volta che voltavo lo sguardo scoprivo nuovi corridoi, passaggi sotterranei, svolte improvvise. Quel posto era un labirinto e rischiavamo di perderci. Come precauzione adottai il vecchio e sempre valido sistema del minatore: lasciavo una tacca sul muro con la punta del piccone se ero andato dritto, due tacche se avevo svoltato a sinistra e tre se ero andato a destra. Poco m'importava di preservare l'integrità del tempio, desideravo soltanto portare a casa la pellaccia.
Camminavamo da diversi minuti e lo stanzone pareva infinito. Ad un certo punto, stanco di seguire una linea retta, decisi di imboccare un corridoio laterale che si perdeva nel buio. Mi assicurai che tutti stessero seguendo il percorso.
"Le pareti sono troppo sottili per dare su fondamenta. Ci dev'essere un piano inferiore."
E il piano inferiore c'era. Dopo qualche metro nell'anonimo tunnel di marmo, incontrai una porta scolpita nel muro. Era di pietra anch'essa e recava incisioni incomprensibili, rune e simboli dalla linea tortuosa. Diedi una prima spinta: il peso fu sufficiente per muovere la lastra.
Sotto ai miei piedi correva una ripida scala, i gradini in perfetto stato, forse inutilizzati da intere epoche. Con un sospiro e una muta preghiera a T'al, cominciai la discesa. Percepivo la tensione dei miei compagni alle spalle, anche se nessuno - me compreso - sapeva cosa avremmo potuto trovare nel basamento di un tempio Maegon.
« Per tutte le pietre mangiate dal Creatore. »
Non mi capitava spesso di bestemmiare T'al subito dopo aver domandato la sua protezione, ma ciò che vidi mi fece accapponare la pelle.
Una stanza completamente spoglia, fatta eccezione per frammenti e cocci di statua sparsi sul pavimento, faceva da contorno ad un elemento inaspettato. Esattamente al centro, nettamente distinta dal resto dell'ambiente, giaceva una creatura gigantesca. Era un...che diavolo era quel coso? Assomigliava ad una lucertola estremamente cresciuta, ma possedeva anche dei tratti vagamente umanoidi. Le zampe anteriori molto lunghe, il muso schiacciato, la spina dorsale ben visibile sulla schiena a forma di collina. La bestia, dal respiro regolare e profondo, era presumibilmente addormentata. Presumibilmente, appunto.
Fortunatamente nessuno fu tanto stupido da emettere suoni più forti di un sussurro.
« Che cazzo è quella roba? »
« Un m-mostro! »
« Sembra pericoloso...forse è un guardiano. »
Le speculazioni e le ipotesi erano tante. Qualcuno suggerì addirittura di un antichissimo Maegon imprigionato all'interno di un sonno eterno.
La questione più importante, tuttavia, riguardava l'immediato futuro. Le dimensioni della bestia erano considerevoli e le scaglie che brillavano alla luce delle torce non promettevano niente di buono. Dovevamo preoccuparci? Se non si era svegliata e non ci aveva attaccato per tutto quel tempo, forse era completamente sorda...oppure...
« Porca troia... » sussurrò improvvisamente Koman.
« Che c'è? Che hai visto? »
Il giovane puntò un dito tremante verso un punto del mostro. Seguendo con lo sguardo l'indicazione, incontrai il punto che voleva evidenziare e sbiancai: un'occhio dell'abominevole rettile era aperto. Ci fissava, la palpebra verticale sottile e inquietante. Se stava dormendo, lo avevamo svegliato.
Nessuno dei miei compagni si era mosso. Attendevano, come pietrificati, l'evento successivo.
« Laskano...che diavolo facciamo? »










CITAZIONE
QM.POINT

Avete optato per l'esplorazione del tempio e così è avvenuto all'interno della scena. Laskano, sfruttando una conoscenza più o meno semplicistica delle strutture sotterranee, guida la compagnia attraverso saloni imponenti, corridoi bui e porte scolpite nella roccia. Non c'è molto da dire: il gruppo, scendendo nel basamento del tempio, fa un incontro inaspettato. La bestia che giace al centro della nuova stanza è gigantesca, squamosa e irta di spuntoni. Ha l'aspetto di un rettile, ma riporta anche tratti vagamente umani. Ovviamente il punto di vista presentato nella prima parte di questo post riguarda direttamente il mostro - se così vogliamo definirlo - quindi avete un'idea approssimativa di chi sia (e molti, con mio rammarico, hanno già scoperto tutti i dettagli). Situazione decisamente pericolosa e che richiederà tutto il vostro coraggio. Sarà una scelta difficile.
Sta a voi decidere in che modo la compagnia affronterà la creatura. Ci sono molte opzioni che potrebbero andare bene, ma per questione di logica e di gioco ve ne presenterò solamente due. Se desiderate attaccare la creatura e provare a soverchiarla con la forza del numero, scegliete [ATTACCO]. Ricordo che i minatori non sono nani (capito Hole?), sono armati con picconi e qualcuno, nel caso, potrebbe andare a recuperare la trivella per utilizzarla come strumento improprio. Se, invece, volete provare ad interagire, magari provando ad utilizzare le parole e cercando di capirne le intenzioni, scegliete [INTERAZIONE]. Ricordo, per questa scelta, che la creatura non ha ancora reagito all'incontro improvviso con i minatori.
Sono gradite motivazioni riguardanti la scelta, non importa se azzardate o ragionate.
A voi.


Edited by Caccia92 - 29/4/2016, 22:45
 
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Caccia92
view post Posted on 1/5/2016, 23:16






Sotto un nuovo sole;
« Legati alla Terra. »




Un luogo fuori dal tempo.
Bekâr-şehir, il sottosuolo, un tempio antico.

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« CAPITOLO IV: accordi e inganni. »



I miei occhi erano a contatto con quello del mostro, si perdevano in esso e vedevano scenari di morte e distruzione. Le possibilità di sfuggire da quella situazione sfrecciavano come carrelli di miniera nella mente, intasando qualunque altro pensiero. C'erano, stranamente, una serie di opzioni che potevo prendere in considerazione: scappare, combattere, provare a parlare. L'ultima mi sembrava decisamente la più stupida, eppure, man mano che trascorrevano i secondi, anche la più allettante. Perché darsela a gambe poteva essere un'azione rischiosa e fraintendibile, mentre sollevare le armi - i picconi, in realtà - significava provare a scalfire il diamante con la carta. E cos'altro ci restava da fare, se non cercare un contatto? Sicuramente gli altri membri della compagnia non si sarebbero mossi, attendendo un mio segnale. Ecco, questi erano i momenti in cui odiavo essere un capo.
Portai un pungo davanti alla bocca mentre mi schiarivo la voce. La bestia continuava a restare immobile.
« Dunque... » cominciai.
Ma cosa diavolo potevo dire ad un mostro? E, soprattutto, mi avrebbe capito? Scelta la via d'uscita, il mio cervello cominciò a mostrarmi possibili storielle da raccontare, una peggiore dell'altra. Potevo dire la verità e sperare che questa bastasse.
Per T'al, davvero mi stavo domandando se raccontare balle ad un rettile gigante?
« Sono un minatore. Noi tutti lo siamo. »
Indicai con un gesto vago della mano i miei compagni. Questi, presi in considerazione, indietreggiarono impercettibilmente.
Perfetto, avevo anche un supporto solido.
La bestia si alzò improvvisamente. In piedi era ancora più grande di quanto immaginassi inizialmente, con la testa squamata che sfiorava il soffitto della stanza. Sostava su due zampe, quelle anteriori erano molto più lunghe e massicce. Dalla bocca spuntavano denti da coccodrillo, mentre gli occhi ambrati riflettevano la luce delle torce e mettevano in evidenza la pupilla sottile e verticale. Ora non avevo più dubbi: quello era un Maegon. E se non lo era in termini naturali, possedeva dei tratti che ricordavano molto le statue all'interno dei corridoi del tempio. Un Maegon gigantesco, aberrante, con scaglie nere e artigli d'acciaio.
Com'era sopravvissuto all'estinzione? Quella domanda mi assillava e, al tempo stesso, mi lasciava qualche speranza. Forse era una creatura intelligente.
« S-stavamo ripulendo la v-vecchia miniera d-dai detriti... » per T'al, parlavo come Sember « ...ci s-siamo imbattuti p-per caso nel t-tempio e... »
Il mostro sbuffò e io tacqui. Mi paralizzai una seconda volta e rischiai seriamente di pisciarmi addosso.
La voce, profonda e cavernosa, rimbombò contro le pareti. L'eco si perse dentro le vene più profonde della roccia.

« COSA SIETE VOI? »

Era una domanda piuttosto strana, ma riuscii ad intuirne la vera forma. Non intendeva professione o altro, desiderava sapere la nostra razza. Dovevo supporre che un Maegon non avesse mai visto un essere umano prima di quel momento. O, se lo aveva fatto durante il dominio dei suoi avi, forse non lo ricordava. Chissà quanti secoli era rimasto nascosto all'ombra del tempio, dormendo il sonno degli antichi.
« Siamo uomini. » dissi, con più calma rispetto a prima « La razza più diffusa su Theras in questa Era... »
La creatura mosse la testa molto lentamente, quasi assaporando il gesto. Il suo sguardo ambrato si fermò su un punto buio ed imprecisato della stanza. Sembrava perso in pensieri lontani, sfuggiti dalla mente troppo presto.

« HO VISTO UMANI. MOLTI UMANI. MORTI, SCHIACCIATI DA UNA FORZA CHE NON POTEVANO CONTENERE. »

Perché mi stava dicendo quelle cose? A cosa si riferiva? In tempi recenti c'era stata una guerra spaventosa ai confini con il territorio Akeraniano, una battaglia oltremodo cruenta tra demoni e militari delle regioni centrali. La Corruzione - come tanti avevano definito la piaga che aveva contaminato le razze di Theras negli ultimi mesi - aveva fagocitato aberranti creature dal sottosuolo e si era espansa. Poi, d'un tratto, aveva arrestato la sua avanzata...ma non per merito degli uomini. Un'altra energia era intervenuta per annientare la Corruzione.
Quel mostro, che ora si trovava davanti a lui, era presente sullo scenario di guerra? Che ruolo aveva ricoperto?
« Sei stato tu a distruggere i Corrotti? Tu ci hai salvati? »
Il Maegon colossale tornò a fissarmi. Qualcosa era mutato nei suoi occhi.

« NON HO SALVATO NESSUNO. IO SONO UN INVOLUCRO VUOTO, PRIVO DI ANIMA. ORA PRENDI I TUOI FRATELLI E VATTENE. »

Non ci pensai due volte, anche se il discorso stava prendendo una strana piega. Raccolsi il piccone, che avevo posato a terra in segno di pace, e mi voltai. Tutti i miei compagni erano come allibiti, catturati dalle parole pronunciate dal Maegon. Feci un eloquente segno con la mano. Silenziosamente, la compagnia si mosse verso la scala di pietra che risaliva al piano superiore del tempio. Non diedi le spalle, per rispetto e timore, al mostro mentre tornavo sui miei passi. E il mostro non guardò nessuno di noi.
Una volta all'esterno della colossale struttura, accelerammo il passo. Solo quando ritrovai la luce del sole mi accorsi di un'assenza: Urben, il minatore che portava sempre un panno sul volto, era scomparso.





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Continuò a guardare la testa della statua sul pavimento.
Che cosa avrebbe dovuto fare? Se anche avevano profanato il tempio, lui non era responsabile della sacralità di quel luogo. Rappresentava solo l'ultimo della stirpe, una deformità degli antichi splendori. E aveva già seminato troppa morte e distruzione nel mondo per desiderare ancora la furia che restava sopita nelle vene. L'istinto annebbiava il cervello, premeva e lo spingeva ad uscire dal suo nascondiglio per massacrare quegli umani sconsiderati. Ma il suo cuore, se davvero ne aveva uno, lo metteva davanti ad una scelta: vivere secondo la sua natura distorta da mostro o lasciare che la decomposizione facesse il suo corso. Generato come una specie di catalizzatore per oscurità e poi lasciato a marcire nella stessa tomba dei suoi fratelli. Come una statua, come un oggetto. No, lui poteva scegliere. Lui era vivo, cosciente.
Poi un rumore catturò la sua attenzione, un suono di ciottoli. Ruotò la testa massiccia e focalizzò lo sguardo nel punto in cui erano stati presenti gli umani fino a poco tempo prima. Restò così, immobile, attendendo la mossa della presenza che, palesemente, si schermava con le tenebre. Sapeva che era lì, piccola e insignificante. Ma anche risoluta, audace e per nulla spaventata da lui.

« FATTI VEDERE. »

Spuntò una figura sottile, avvolta da panni scuri. Era completamente avvolta dalla seta, fatta eccezioni per gli occhi guizzanti. Nonostante il pesante panneggio, la figura rappresentava palesemente un umano.
La rabbia, repressa per volontà, tornò a ripresentarsi come un fiume in piena.

« VI AVEVO CONCESSO DI ANDARVENE! DESIDERATE FORSE LA MORTE? »

Sollevò una delle zampe artigliate e si preparò a colpire, ma la piccola figura alzò le mani per fermarlo. Per qualche strano motivo, assecondò il gesto e si bloccò.
« Aspetta, Giano. » disse l'umano.
Come conosceva il suo nome?
« Sono Sithoras, faccio parte del culto degli Occhi del Serpente. Vengo da parte di Lhissra'had Essien, la mia signora. »

« MAI SENTITA. »

L'uomo indietreggiò di un passo.
« Tu non hai più uno scopo, vero? Ti senti inutile in questo...luogo sacro. »

« LE MIE PENE NON SONO DI TUA COMPETENZA. VATTENE O MUORI. »

« Sono qui per farti un'offerta, per concederti una via di scampo dal tuo destino ingrato. »
Una via di scampo? Cosa ne sapeva quell'ominide di cosa provava lui?
Eppure, nel profondo, aveva già intuito che qualunque cosa gli si fosse presentata, qualunque appiglio diverso dalla sua missione originaria, sarebbe stata come una manna dal cielo. Lui non conosceva nulla del nuovo mondo e non aveva alternative dal comportarsi come un animale. Sebbene interiormente la sua anima pulsava al pari delle creature nobili della terra, la sua predisposizione era per le funzioni basilari: nutrirsi, scavare, distruggere. Ma con un mentore? Cos'avrebbe potuto fare con uno spiraglio di raziocinio?
Rimase in silenzio, dando così coraggio all'uomo bendato.
« Gli Occhi del Serpente cercano e preservano antichi manufatti della tua razza. Desideriamo ardentemente riportare alla luce templi e statue come queste. »
Sithoras indicò i frammenti della statua sul pavimento.
« Ci sarebbe di grande aiuto un...elemento con le tue conoscenze. »

« VI SERVONO LE MIE CONOSCENZE? »

« Esattamente. Cosa ne pensi? »










CITAZIONE
QM.POINT

Perfetto, signori. Qui si conclude la storia di Laskano e la sua compagnia. Optando per l'interazione, avete garantito il salvataggio di tutti i minatori (fatta eccezione per i due nani morti schiacciati) e una via di scampo dalla miniera. Ovviamente la compagnia andrà a fare rapporto al beduino dell'oasi, non sapendo che in realtà il committente si trovava già in mezzo a loro. Uno degli uomini è infatti Sithoras, rappresentante del culto degli Occhi del Serpente e ambasciatore di Lhissra'had. L'intento di Sithoras era quello di osservare di persona gli eventuali manufatti ritrovati durante gli scavi e poi - ma questa è un'altra storia - eliminare tutti i minatori. Tuttavia, l'uomo si è trovato dinnanzi a qualcosa di infinitamente migliore: il grande Maegon della battaglia dei Feziali (che Lhissra'had cercava disperatamente). Così si è ripresentato di fronte a Giano e gli ha proposto un accordo. Purtroppo vi devo lasciare con l'amaro in bocca, non comunicandovi se Giano ha accettato o meno l'offerta - anche se potete chiaramente intuirlo.
Il vostro percorso ha condotto ad una maggioranza di punti favorevoli alla FEDE. Così facendo avete fatto guadagnare ben 50 Kuruş all'omonima parte dell'evento "Sotto un nuovo sole". Inoltre, tutti i giocatori che hanno partecipato a questa giocata guadagnano 15 Kuruş (a testa) da spendere dove meglio credono o da riconvertire in gold. Provvedo ad aggiornare i conti.
Grazie per la vostra partecipazione! Una quest breve, ma intensa. Spero sia stata di vostro gradimento (fatemi sapere se desiderate venire a conoscenza degli esiti delle altre scelte o dei finali possibili).

Volk e Ramses: per voi non è finita qui. Vi avevo promesso vendetta e vendetta avrete. Sithoras - che voi conoscete molto bene - uscirà a breve dalla miniera per tornare al suo trasporto all'oasi di Kara-Kara. Lo farà di notte e di nascosto. Tuttavia voi, con le informazioni raccolte anche grazie a Laskano nel capitolo di "Un giorno Profondo", lo avete individuato e seguito fino a qui. Presumendo che non sappiate dove sia stato per tutto questo giorno, lo vedete comunque tornare all'oasi. Prenderà un cammello nascosto dietro una palma ai margini di Kara-Kara.
Sbizzarritevi. Potete fargli quello che volete, anche ucciderlo. Avete piena libertà su ogni cosa. Potete addirittura, se vi va, interagire con Laskano e Koman per venire a conoscenza dei fatti accaduti al Tempio Maegon. Postate pure qui sotto quando desiderate, non vi impongo limiti di tempo. Per ogni domanda, utilizzate il topic di confronto.
 
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3 replies since 11/4/2016, 13:45   154 views
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