Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Ghosts of betrayal

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view post Posted on 17/5/2016, 21:07
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Ghosts of betrayal

HYL2MMq

« Stiamo per arrivare, milord. »
Klaus Holstein schiuse lentamente gli occhi. Pareva una statua appena portata alla vita.
« Lo so. » Sentenziò. La sua voce era imponente e virile, ma le parole che pronunciava raramente mancavano di eleganza. Il suo volto, ricco di rughe e cicatrici, si increspò appena abbozzò un sorriso. « Riesco quasi a fiutare la codardia dei Lancaster. »
Fuori dal finestrino della carrozza, il panorama dell'Ystfalda scorreva con fare monotono. Non c'era altro che il bianco della neve, che cadeva placidamente, e il grigio delle rocce. Il freddo penetrava nel veicolo come la lama di una spada, costringendo l'uomo a stringersi nel folto mantello d'orso. Alyce, invece, rimaneva impassibile e insensibile ad ogni cambiamento di temperatura, restando con le spalle coperte soltanto da un lieve scialle color ocra. I suoi capelli biondo spento cadevano dolcemente sulle sue guance morbide, dando al suo viso un taglio sensuale. I suoi occhi grigi restavano sempre aperti, come quelli di una bambola incapace di chiuderli, a guardare l'imperscrutabile. « Di questo passo il conducente morirà assiderato. Gli dico di fermarsi? »
Klaus scosse la testa. « Non possiamo perdere nemmeno un'ora. Se muore prenderemo i cavalli. »
Alyce fece per obbiettare, ma l'Holstein la fissò severamente. Come un'automa, la donna si bloccò istantaneamente. « Sì, milord. »
Pochi istanti dopo, il silenzio tra i due fu interrotto da due tonfi sordi. Era il conducente, che faceva segno ai passeggeri che la destinazione era in vista e che una scorta stava venendo a prenderli per condurli nel Palazzo dei Picchi Innevati. Klaus sospirò e la carrozza si fermò, rispondendo ad un ordine inudibile.
« Bene. Scendiamo. »

Una squadra di cavalieri si avvicinò al galoppo. A poche centinaia di metri, per metà arroccato su un monte, il Palazzo degli Holstein svettava con fierezza fendendo la perenne nevicata. I cavalieri portavano le insigne del casato, ma la cautela di Klaus non conosceva limiti: uno ad uno li identificò, violando la loro mente, per poi lasciarli andare in meno di un istante. Alyce si sentiva inutile come guardia, ma era abituata ai modi del suo padrone, che raramente le aveva dato modo di sfoderare i pugnali. Anni di battaglie, tra cui la Guerra del Crepuscolo, e decenni di intrighi politici e finanziari avevano lasciato poco all'empatia di Klaus Baumhauer Holstein.
Uno dei cavalieri si fece avanti: « Identificatevi, ser! »
Klaus restò impassibile, ma la sua voce si fece tonante. « Mia moglie è morta e io vengo accolto a casa mia così? »
Il cavaliere, che era giovane ed inesperto, aveva visto poche volte Klaus da quando aveva smesso di essere uno scudiero. Era una presenza inaffidabile nel castello, quasi sempre assente per svolgere i suoi affari a Basiledra prima e Ladeca poi, non c'era da stupirsi se non l'avesse riconosciuto. « S-Signor Baumhauer! » Balbettò il cavaliere, scendendo dal destriero e mettendosi sull'attenti. La sua armatura, mai usata, ancora rifletteva il bianco candore del sole parzialmente celato dalla precipitazione.
Klaus diede il suo ordine.
« Portateci all'albero. Debbo pregare. »

Palazzo dei Picchi Innevati

Il grande Albero di Ghiaccio, la reliquia degli Holstein, riposava tranquillamente al centro del suo immenso terrazzo.
La neve, magicamente, lo evitava, cadendo lontano. Attorno alle sue bianche radici così potevano crescere erba e fiori, che sembravano diventare gemme di smeraldo incastonate in una grande lastra bianca. Lì si poggiò il ginocchio di Klaus, che si prostrò solennemente davanti al simbolo della famiglia che un tempo dominava tutto il Nord, contendendosi la terra solo con le forze dell'Altaloggia -i macellai della Guardia Insonne, acerrimi nemici del casato.
Alyce rimaneva lontana, parzialmente nascosta dall'ombra di una delle alte guglie del castello. Vedere Klaus mostrare tanta emozione era raro, e la donna non poté che chiedersi cosa ci fosse nella morte di Morgane Holstein a turbarlo tanto. I due si erano sposati poco dopo la presa del potere di lei, che cercava di rafforzare i rapporti con la capitale Basiledra scegliendo uno dei mercanti più influenti e ricchi. Grazie a quell'accordo Morgane era riuscita a riprendere il commercio con le terre del meridione, portando nuova linfa nelle terre aride dell'Ystfalda, e soprattutto aveva potuto aprire un canale diretto con l'aristocrazia locale. Klaus invece aveva guadagnato del prestigio che non gli era mai servito.
Ora, certamente, avrebbe colto i frutti della sua pazienza.

Una voce echeggiò tra le alte arcate del castello.
« Oh Klaus! Siete tornato! »
Era Valeria Holstein, la secondogenita del precedente Lord, deceduto durante la presa al potere di Re Sennar parecchi anni prima e sorella maggiore di Morgane. Klaus la trovava una donna debole e viscida, pronta ad attaccarsi al primo uomo che le mostrasse denaro o potere. Sicuramente, pensò il Baumhauer, era per questo che si era concessa ad un Lancaster. Solo vederla gli dava il voltastomaco e il pensiero che un membro della famiglia che presto avrebbe comandato si rotolava nel letto con uno dei vecchi esponenti della Guardia Insonne gli dava vergogna. Ma nel suo volto, ovviamente, non ci fu nulla di tutto ciò: le sorrise teneramente, allargando le braccia e permettendole di gettarsi su di lui, stringendolo con affetto. « Cosa fate qui, miss Valeria? Prenderete freddo. »
« Ero così contenta di rivedervi, Klaus, che non ho potuto aspettare! Sono stati giorni di terribile solitudine e tristezza qui al Palazzo. Da quando ci è arrivata la notizia... » Klaus le accarezzò il capo facendo scivolare i capelli chiari di lei tra le sue dita callose. Gli occhi chiari di Valeria si riempirono di lacrime e la fecero assomigliare ad un cristallo. Era bellissima, così bella che Klaus ebbe paura di romperla con un solo tocco. Sentendo il calore delle sue possenti mani la donna scoppiò a piangere, bofonchiando dei lamenti indistinguibili in cui ogni tanto il nome di Morgane faceva capolino.
Klaus si tolse il pesante mantello di pelliccia e lo avvolse attorno al sottile corpo di Valeria. Le poggiò una mano sulla spalla, accompagnandola verso la più vicina porta. « Non pensate più alle tragedie, Valeria. Dovete essere forte. Ditemi, dove sono vostro marito e i vostri figli? »
« Sono ancora in viaggio da Terra Grigia, Klaus. Portano con sé il corpo di mia sorella... » L'uomo serrò la mano libera, cercando di mostrarsi sereno nonostante dentro di sé divampasse un incendio. I Lancaster avevano ucciso la sua Morgane e ora avevano anche la sfacciataggine di portargli il suo cadavere. « ...ma non saranno qui prima di domani, temo. Mi spiace dovervi fare aspettare. »
« Non importa. Nessun impegno potrebbe portarmi via dalla mia famiglia in questo momento di dolore. » Altrimenti come farò a impedire che distruggiate tutto ciò per cui ho lavorato in questi anni? « Vi chiedo solo di portarmi da mio figlio. Dov'è Gregory? »
Un riflesso di preoccupazione attraversò gli occhi di Valeria.
____________________________

BUM, BUM, BUM
« Apri questa porta, Gregory! »
Klaus schiantò di nuovo il suo pugno contro la massiccia porta di legno che portava nella stanza di Morgane. La stessa stanza in cui, poco dopo il matrimonio, avevano giaciuto insieme per la prima e ultima volta. La fertilità di Morgane aveva dato a Klaus un dono prezioso, un figlio maschio, che con il passare degli anni si era rivelato essere il più grande fastidio dei soggiorni al Palazzo dei Picchi. Lo vedeva sì e no due volte all'anno, trovandolo sempre più grande e sempre più impertinente ogni volta. « Tu non sei mio padre! Vattene via! » Questa volta, però, aveva sorpassato ogni aspettativa.
Klaus schioccò le dita. Dall'ombra apparve Alyce, la sua serva e protettrice, che immediatamente si piegò in un inchino. Lui non la guardò nemmeno. « Scassina la porta. » Ordinò, e lei ubbidì senza esitare. Dalle pieghe della sua veste estrasse una daga pregiata, certamente forgiata e decorata dalla maestria e opulenza dei nani del Sultanano, e si mise all'opera, facendone strisciare delicatamente la punta contro i meccanismi della serratura. In meno di dieci secondi la porta fu aperta e Alyce si dileguò di nuovo nell'ombra di una tenda vicina, rimanendo vigile.
Klaus poggiò la mano sull'anta, che si aprì con uno cigolio sinistro. Lo sguardo severo dell'uomo non dovette cercare per molto: Gregory, suo figlio, era sul letto di sua moglie, avvolto dalle coperte che ancora odoravano di lei. Le lacrime avevano lasciato segni che parevano indelebili sulle guance del bambino, ma Klaus si sarebbe assicurato personalmente di rimetterlo in sesto.
Aveva solo cinque anni, ma sarebbe presto venuto a conoscenza di cosa significa rischiare la vita.
Il piccolo mandò giù con fatica la paura. Davanti a lui c'era un uomo che definire imponente sarebbe riduttivo, un gigante dalle mani forti abbastanza da schiacciargli la testa. Ma non era questo che lo spaventava di più, no. Erano i suoi occhi bruni, sempre strizzati in uno sguardo angustiato, irritato e sospettoso, che lo spaventavano di più. Era come se potessero fissare dritto nella sua anima e vedere ogni sua bugia, ogni sua debolezza, ogni suo vizio. « Va via! » Gli urlò di nuovo, pregando mentalmente la madre di venirlo a salvare. Si mise a tremare.
« Abbiamo sbagliato a chiamarti Gregory. Hai preso tutto da tuo zio. » Klaus scosse la testa. Cosa avrebbe potuto dirgli per farlo desistere dal continuare quella scenata? Non voleva essere lì, a fare l'unica cosa che non si sarebbe mai abbassato a fare, ma non aveva scelta: avrebbe dovuto parlare con suo figlio. Il piccolo sbottò: « Lo zio era un grande uomo, non come te! »
« Tuo zio era un codardo e un idiota. Non capisci cosa succederà ora che Morgane è morta? » Gregory Holstein II fu ammutolito per cinque esatti secondi, poi urlò di nuovo: « La mamma non è morta! Tornerà! Non è morta! »
Sentendo quelle parole, quei capricci, Klaus avanzò implacabile. Il piccolo Gregory cercò di rimpicciolirsi più che poté, gemendo e tremando, ma niente avrebbe potuto difenderlo. La mano di suo padre si strinse attorno al suo collo abbastanza da paralizzarlo ma non abbastanza da soffocarlo, lasciandolo come sulla punta di una spada -avrebbe potuto spezzarlo con la facilità con cui si rompe uno stelo di grano. Ma Klaus non lo avrebbe mai ucciso.
« Tua madre è morta. »
Poi l'uomo lasciò la presa, lasciando il bambino boccheggiante e pallido.
« L'hanno uccisa, Gregory. Aedh Lancaster l'ha uccisa. Voleva uccidere tutti noi. Voleva che gli facessimo guerra, così avrebbe potuto schiacciarci e dominare tutto il Nord. Lo capisci? Tua madre non tornerà indietro. » Klaus sbuffò e voltò le spalle a suo figlio, passeggiando per la stanza e massaggiandosi la fronte. « Ma noi non possiamo fargli guerra, perché Aedh è stato deposto. Eppure non siamo salvi, perché i suoi lacché stanno venendo e domani saranno qui. Vogliono ucciderti! »
Gregory non riusciva nemmeno a piangere. Era così piccolo, indifeso e spaventato che persino Alyce, fuori dalla porta, sentì il bisogno di interrompere quella discussione. Ma sapeva che se si fosse mossa, Klaus le avrebbe spezzato il collo e la mente.
« Tua madre era l'ultima Lord dei Picchi Innevati, perché tua zia Valeria non ha mai voluto il trono per sé. Io non sono un nobile, quindi sei tu il prossimo erede. Per questo vogliono ucciderti. » Klaus si avvicinò di nuovo al letto. « Io ti farò da tutore e sarò reggente del tuo titolo finché non sarai grande abbastanza. Ti proteggerò. Ma devi fidarti di me. »

Ci fu un lungo silenzio. Klaus, esausto, si sedette sul letto.
Poteva ancora immaginare di vedere Morgane. Non sapeva come suo figlio si sentiva, non lo capiva, ma poteva immaginarlo. Poteva immaginare cosa significasse avere una madre, anche se lui stesso non aveva mai avuto né quella né un padre. Ma fermarsi a piangere significava morire. Significava rinunciare a tutto. Buttare via quel matrimonio, quegli sforzi, quei desideri. Significava anche gettare al vento le vite che aveva calpestato pur di arrivare dove stava in quel momento.
Non sarebbe stato un bambino a fermarlo.

« Non sei mio padre. »
Un mugolio alle sue spalle si rianimò di vita.
« E non ti farò mai diventare Lord! »

Gli occhi di Klaus divennero due fessure piene d'odio.

QM point

Durante gli eventi de La crociata del traditore ~ cenere alla cenere, in cui il Lord di casa Lancaster Aedh ha sguinzagliato i suoi draghi zanna contro gli invitati del banchetto che aveva organizzato, Morgane Holstein è stata coinvolta negli scontri e uccisa. Morgane era salita al potere durante gli eventi di Rise of the Whisper, quando ha scacciato la Guardia Insonne dalle terre degli Holstein e ristabilito l'onore del casato, che si era brevemente alleato con le forze dell'Altaloggia nelle settimane prima dell'assedio e la distruzione di Basiledra. Ora che è morta però a chi andrà il trono degli Holstein e il titolo di Lord dei Picchi Innevati?

Le scelte per questo turno sono:
A) Klaus prende il totale controllo della mente di suo figlio con un incantesimo irreversibile.
B) Klaus colpisce Gregory finché non abbandona ogni resistenza, sottomettendosi
C) Klaus continua a parlare a Gregory cercando di convincerlo

Il prossimo post arriverà il 24 Maggio, le votazioni chiuderanno il 22.
[Link al bando] [Link al confronto]

Edit: corretta una distrazione


Edited by Verel - 18/5/2016, 00:07
 
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view post Posted on 22/5/2016, 23:06
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Briggs, gran forte del Nord

« Non devi farlo per forza, Morgane. Sarà doloroso. »
Il Lord dei Picchi Innevati prese un respiro profondo. « Devo. È il mio dovere di sovrana. »
Klaus aveva fatto sgombrare la sala principale del castello con la complicità dei nobili appartenenti al casato Van Halen, che da tempo immemore possedevano Briggs. Il forte era posto in un punto strategico tra l'Ystfalda e la Roestfalda, in grado di dominare tutta la valle sottostante. Nessun esercito che potesse essere chiamato tale avrebbe potuto penetrare nei Quattro Regni senza vedersela con le mastodontiche mura di Briggs. Così era stato poco dopo la Guerra del Crepuscolo e così era stato quando la Guardia Insonne era scesa su Basiledra. Holstein e Van Halen unirono poi gli sforzi per ricostruire il forte, in modo da non lasciare altre falle nella difesa del Nord.
« La mia stupidità ha portato grande vergogna al casato. Non posso più vivere nell'ignoranza, devo sapere come è morto Gregory. Devo vederlo. Non posso guardare mio figlio senza essere lacerata da questo dubbio... fallo, Klaus. »
Klaus schioccò le dita. L'aria attorno ai due si fece pesante e la sala centrale sembrò mutare: gli stendardi e i tappeti scomparvero, lasciando soltanto la nuda, fredda e grigia pietra a decorare l'interno. C'erano armi sparse qui e là ed una barricata di legno ancora incompleta era appoggiata alla parete est, dalla parte opposta delle finestre. Era il giorno dell'assedio. Quando l'esercito comandato da Shakan Anter Deius penetrò nel forte occupato e lo liberò dalla presenza nemica. Un uomo apparve al centro della stanza. Aveva i capelli biondi e gli occhi chiari, e lo stemma degli Holstein spiccava fiero sulla sua armatura. L'albero bianco del casato gettò un'ombra di tristezza su Morgane. « Dev'essere Gregory. » Commentò Klaus, che lo vedeva per la prima volta. Sua moglie annuì, poi fu presa di sorpresa dall'entrata di un altro uomo. La vista della sua pelle pallida, i capelli bianchi e lo sguardo di ghiaccio la fece trasalire. « S-Shakan... » Klaus lo studiò attentamente. Il suo nome era noto in tutti i quattro regni, accompagnato dal sinistro titolo di "Spettro". Un traditore di cui non ci si poteva fidare.
« I soldati della Guardia Insonne dovrebbero arrivare ora. »
Ma nessuno arrivò.
I due uomini iniziarono a parlare. E per ogni parola che Gregory sputava sullo Spettro il volto di Morgane veniva ricoperto d'orrore, finché non divenne una pallida maschera di spavento. Suo fratello aveva appena ammesso, candidamente, di aver tradito tutto ciò per cui la sua famiglia si batteva da anni. Per cui uomini morivano. Aveva consegnato il forte di Briggs in mano al nemico pur di liberarsi della tirannia di un Re ormai scomparso. Klaus non si mosse, non disse nulla, aspettava semplicemente che Morgane gli dicesse di fermarsi. Lei attese finché Shakan si gettò all'inseguimento di Gregory. « Basta... basta... » supplicò, cadendo in ginocchio, sconvolta dai singhiozzi. Il resto della storia non aveva più importanza. « Rimani qui. » Rispose semplicemente Klaus, appoggiandole la mano sulla spalla. Lei gli rivolse uno sguardo supplichevole, ma lui non si fermò, continuando a seguire Shakan fino a che non raggiunse la cima delle scale in una torre. Anche se quella visione apparteneva al passato, Klaus non poté che sentirsi a disagio stando così vicino all'immagine dello Spettro, chiedendosi quale fosse il desiderio che lo spingeva attraverso tutto questo caos.
Tra Shakan e Gregory ci fu una colluttazione. Poco prima che lo Spettro lo trapassasse con la sua lama, Gregory disse le uniche parole che stupirono davvero Klaus:

« Tu sei un demonio... sei la rovina del Nord.
L'Antico di Aberdeen mi aveva avvertito: tu ci avresti condotto alla rovina!
Egli l'aveva detto: ti avrei dovuto uccidere...
»

L'Antico?
Durante il viaggio di ritorno, Klaus non poté pensare ad altro.
Il castello di carte si era assemblato alla perfezione, ricostruendo momenti perduti che pochi uomini a questo mondo ricordano. Solo quel piccolo particolare, quel dettaglio insignificante non quadrava con il resto del puzzle. Qualcuno aveva istigato Gregory? Per quale ragione?
« È successo tutto così tanto tempo fa. » I pensieri di Morgane riportarono la sua attenzione sulla terra. « Eppure non me lo hanno mai detto. I Sussurri non me lo hanno mai detto. » Klaus soffiò dalle narici tutto il suo sdegno per quella setta. « Anche la più piccola informazione potrebbe avere valore un giorno. »
Lo sguardo di lei si fece angustiato. « Volevano manipolarmi? »
« Probabilmente. » Sul volto di Klaus non c'era preoccupazione. « Volevano che mandassi l'esercito a Basiledra, per difenderla. Farti sapere che tuo fratello si era schierato con la Guardia Insonne avrebbe potuto causare l'effetto opposto. »
« Klaus... tragedie come questa non si devono più ripetere. Mio fratello... ha combattuto per quello che riteneva giusto, eppure ha dovuto tradire la sua famiglia. » Lui le mise una mano sul ginocchio, cercando di apparire comprensivo. « So quello che stai pensando. Ma tuo fratello voleva fare guerra solo per egoismo. Solo per capriccio. »
« Non posso ignorarlo! Ho dato il suo nome a nostro figlio! » Klaus sbuffò. « Dimenticatelo, dico. Gregory verrà ricordato come un eroe comunque. »

Lei distolse lo sguardo.
« Basiledra è in pezzi ora, e la colpa è solo mia. »
Klaus fu addolorato da quell'affermazione. « Hai fatto tutto quello che potevi. » Mentì.
« No. Devo poterla raggiungere, devo poter realizzare l'Arcadia. »



Suo marito le rivolse uno sguardo interrogativo, così lei continuò.
« L'ho letto in un libro. Un mondo di pace, quiete e natura. Dove tutti possono vivere in armonia.
Dove i fratelli non devono uccidersi tra loro...
»

Due notti dopo, prima che partisse di nuovo, Klaus schiuse la porta della stanza di lei per controllare che stesse bene.
Attraverso la sottile fessura vide sua moglie e suo figlio dormire insieme, abbracciandosi teneramente.

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Stava sognando l'Arcadia?

cinque anni dopo

La possente mano di Klaus si strinse attorno alla testa di Gregory, coprendogli gli occhi.
Il bambino era paralizzato dal terrore, certo di star per morire.
Dalle labbra di suo padre eruppe una preghiera dal suono sinistro. Nei suoi occhi l'odio si mischiava alla rassegnazione.

« با دست من، من سکوت خواهد کرد. با دست من، من او را کور کند. زانو خود را : با دست من ، من به شما فرمان. »
Con la mia mano, io ti silenzio. Con la mia mano, io ti acceco. Con la mia mano, io ti comando:

« NO! »
Alyce irruppe nella stanza. Nella mano stringeva la sua preziosa daga, puntata dritta verso colui che gliel'aveva donata.
« Come potete fare una cosa simile? Fermatevi, milord, vi scongiuro! Non maledite! Non fatelo un'altra volta! »
« سکوت » Disse Klaus, con fare greve. Le labbra di Alyce si sigillarono contro la sua volontà, ubbidendo al comando di lui. Si sentì completamente impotente. « Il vostro sangue vi impedisce di ubbidire agli ordini. Lo capisco. » Sembrava quasi triste. « Per questo devo farlo. » Alyce cadde in ginocchio piangendo, incapace di produrre il ben che minimo suono, mentre il suo unico e totale padrone finiva di recitare la formula.

Perdonami, Morgane.

« برای من دعا کن ، دعا برای من، برای من دعا کن . »
Prega per me, prega per me, prega per me.

Lasciò la presa. Sapeva che il rituale aveva avuto effetto: lo sentiva. Era improvvisamente esausto, e percepiva i pensieri del bambino nei suoi. Erano confusi, disperati, e tutti rivolti alla madre.
« صحبت می کند » Ordinò Klaus. Gregory, senza esitare, parlò: « Perdonatemi, padre. »
Le lacrime continuavano a scendere sulle guance di Alyce, inarrestabili. Quell'anima appena perduta sembrava pesare tutta sulla sua coscienza. Klaus prese un grande respiro, cercando di mantenere la lucidità dopo l'immenso sforzo, poi si rivolse verso di lei. « Credevo di averti addestrata bene, che capissi la necessità delle mie azioni. Mi sbagliavo. Tu, come Morgane, sei debole. Ti fidi troppo del prossimo. » Si morse le labbra. « Un giorno quest'ingenuità potrebbe costarti la vita. Come è successo a lei. »
Klaus prese in braccio suo figlio, ridotto ad una bambola senza volontà, e lo mise tra le coperte. « شما خواب » Ordinò, e il piccolo ubbidì, cadendo nel sonno istantaneamente. « Morgane pensava di arrivare all'Arcadia stringendo quante più mani possibili, e guarda cosa è successo. Non perderò anche te. » Alyce strisciò fino ad un angolo della camera da letto, presa dalla disperazione. Sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco. Non ancora. Ti prego, non ancora. Basta. « So quello che pensi. Lo sento. Pensi che non amo te, Morgane, o Gregory. » L'uomo si avvicinò a lei. La luce delle candele si affievolì, turbata da un soffio di vento, e Klaus apparve ad Alyce come la sagoma di un titano.
« Hai ragione. Ma siete preziosi, per me. In un modo o nell'altro. Ora... برای من دعا کن. » Prega per me.
La donna si paralizzò, improvvisamente svuotata della sua volontà.

« Resterai qui, a difendere Gregory. Nessuno tranne me deve entrare in questa stanza. »

Dinnanzi all'Albero
il giorno dopo

Klaus fissava con severità la bara che conteneva il corpo di sua moglie. Perché sei scappata da me?
Era stata poggiata a terra ai piedi del grande albero bianco degli Holstein, la loro reliquia più sacra.
Attorno ad esso erano radunati i membri della famiglia più stretti: Klaus, Gregory e Valeria. Dietro a quest'ultima, Marion Lancaster e i suoi due figli rimanevano fermi e sofferenti. Tutt'attorno a loro c'erano i nobili delle casate vicine, meno i Lancaster, e molti soldati venuti ad onorare la morte del precedente Lord.
Klaus poteva vedere gli occhi di Marion saettare dalla bara, all'albero, a lui stesso. Sapeva che era osservato e sapeva che presto sarebbe stata ora di confrontarsi. Entrambi volevano il titolo di Lord dei Picchi Innevati, ma solo uno sarebbe riuscito a prenderlo, e solo con il sangue e la violenza.
Non c'era nessun altro modo. E lo sapevano bene.

Klaus strinse a sé Gregory, fingendosi devastato dalla morte di Morgane. Non era il vero Gregory, ovviamente. Era un'illusione, una precauzione in caso i Lancaster avessero deciso di attaccare immediatamente. Gregory era l'unico legame che gli rimaneva con gli Holstein, e dunque se fosse morto o scomparso Klaus non sarebbe mai potuto diventare reggente del suo titolo.
La bara era stata portata immediatamente, e i Lancaster non avevano ancora avuto modo di riposarsi dal viaggio. La partita vera e propria sarebbe iniziata al termine della cerimonia. I giocatori rimasti erano Klaus stesso, Marion e suo figlio Herrick, un giovane di appena quindici anni.

Come doveva essere stato umiliante per loro e Valeria sapere che erano stati banditi da Morgane quando lei aveva cacciato tutti i membri della Guardia Insonne dalle sue terre. Valeria ovviamente era potuta tornare, ma fino alla morte di Mathias Lorch la sua famiglia non aveva potuto mettere piede nel Castello dei Picchi Innevati. Stranamente, Valeria non aveva mai avuto dei risentimenti verso sua sorella, solo un profondo senso di colpa e di vergogna. Klaus, almeno per questo, la rispettava: a volte sapeva essere una donna fine ed educata. Quella fragilità era stata il motivo per cui non aveva preso il trono alla sparizione di Shakan, pur essendo la sorella maggiore. Morgane era sempre stata più forte di lei, più adatta al comando.
Eppure anche lei era stata divorata dall'ingenuità. Un'ingenuità che l'aveva perseguitata fin da quando era stata ingannata ad ospitare la Guardia Insonne nelle terre del casato, rischiando la guerra con Basiledra.

Marion Lancaster era un uomo esperto e docile, ma meschino. Aveva una folta capigliatura bionda, come il resto della sua famiglia, e due grossi baffi sopra le labbra. Si vestiva sempre in modo colorato e sfarzoso, con vesti luccicanti e calzoni dalle tinte esotiche. Non era vicino al ramo principale del suo casato, quello di Aedh, Athelstan e Raymond, per questo era sempre stato in disparte come si confà ad un lontano cugino che non si deve immischiare negli affari degli eredi. Prima ancora che Shakan venisse nominato reggente del Nord, Marion si era spostato con Valeria suscitando imbarazzo e scalpore. I due si vedevano clandestinamente perché le loro famiglie facevano parte di schieramenti diversi e costantemente in guerra. Klaus aveva già parlato con lui in passato e constatato che non aveva mai avuto pretese per il titolo di Lord. Ora però gli era capitata un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, doveva soltanto convincere i soldati e i lavoratori sotto agli Holstein che lui non era coinvolto nella follia di Aedh, di cui Morgane era rimasta vittima.
Senza dubbio era una posizione scomoda, ma non insuperabile. Aedh sarebbe stato presto condannato a morte, comunque.
Athelstan, salito da pochissimo al posto del padre, avrebbe certamente migliorato i rapporti con gli Holstein aprendo le possibilità di un'unificazione.
Più tempo passava, più Marion Lancaster otteneva credibilità e potere.

Harrick Lancaster... si stava dirigendo verso Klaus con passo deciso. Il Baumhauer istintivamente protese il braccio per difendere l'immagine fittizia di suo figlio, ma il Lancaster si fermò. Era un giovane ragazzo, con i capelli appena rasati e un fisico gracile. Due grandi occhi blu erano incastonati nel suo volto pieno di orgoglio e furia. Klaus gettò uno sguardo verso i suoi genitori, che parevano confusi quanto lui stesso. Il ragazzino parlò con voce stridula: « Ser Baumhauer! » Poi gli puntò l'indice contro. « La vostra inadempienza nei confronti di vostra moglie è stata imperdonabile! Certamente se voi l'aveste difesa ora sarebbe viva! Invece lei era via, a badare ai suoi soliti affari di Ladeca; ma non si vergogna? Non merita nemmeno di essere qui! » Klaus rimase letteralmente senza fiato. Cosa? Il ragazzino poi protese la mano verso l'illusione di Gregory. Klaus sapeva, essendo venuto in contatto con la mente di suo figlio, che il Lancaster maltrattava regolarmente il bambino, ma per Gregory quello era il suo unico amico. Avrebbe fatto tutto quello che gli avrebbe chiesto. « Vieni con me, Gregory! Tuo padre è un cafone! » Tutti i nobili presenti furono colti da sorpresa e meraviglia. Anche i soldati che stavano assistendo alla cerimonia iniziarono a parlottare tra loro. Klaus sapeva che quella era una provocazione. « Resta dove sei, Gregory. » Ordinò, e ovviamente l'illusione ubbidì. Poi diede uno sguardo agli invitati: alcuni di loro bisbigliavano sospetti e pettegolezzi, certamente rimarcando che per quanto Herrick Lancaster fosse stato cafone, non aveva tutti i torti.
A tentare di salvare la situazione arrivò la sorella maggiore di Herrick, Adalwen. Una donna. Questo fu il primo pensiero che Klaus le rivolse: era alta, bella e nobile come sua madre, ma infinitamente più sicura di sé. Strattonò il fratello per il braccio. « Brutto cretino, scusati immediatamente con ser Baumhauer! Intendi insultarlo durante il funerale di sua moglie? Sarai punito gravemente, te lo assicuro. » Poi si voltò verso Klaus e fece un profondo inchino, ripetendo tre volte di essere infinitamente dispiaciuta. « Non ti preoccupare, ragazza. Capisco bene i pensieri di tuo fratello. »

Poi si fece avanti. Il suo volto era nero come la furia più cieca.
« Sono gli stessi che mi hanno attraversato la mente quando il vostro Lord ha ucciso la mia Morgane. »
Si scatenò un fracasso indicibile. Sembrava che tutti volessero commentare.
Poi Klaus alzò la mano, proprio quando Marion e Valeria stavano per intervenire. Tutti fecero silenzio, rimanendo in ascolto.
« Avete mancato di rispetto al Lord di questa terra, Morgane Holstein. Andate via. »
Poi, con un movimento secco e spietato della mano, disse ad Herrrick di sparire.
« Lasciatemi solo con il mio dolore. Andate! »

Dopo venti minuti, nel terrazzo del grande albero bianco erano rimasti solo Morgane e Klaus.
L'uomo accarezzò il legno liscio della bara. Non aveva voluto aprirla, vedere quel corpo probabilmente carbonizzato e dilaniato non avrebbe potuto dargli alcun vantaggio o pace. Si fermò a riflettere.
Era chiaro che Herrick aveva in mente qualcosa. Ma essendo suo padre ancora in vita, avrebbe dovuto uccidere anche lui per diventare Lord.
Il suo piano era solo di screditare Klaus, forse? In quel modo Marion avrebbe potuto approfittare del momento per farsi valere su di lui. Eppure, vista la sconsideratezza del ragazzo, non potevano essere d'accordo. O forse lo erano, e quello era solo un modo per nascondergli la verità?
Klaus aveva potuto solo fermare quella scenata prima che degenerasse. In altre parole, era già stato messo all'angolo.
Il sospetto che lui era un padre e un marito inadempiente ormai serpeggiava tra gli abitanti del castello e presto si sarebbe sparso anche oltre, in tutte le terre degli Holstein. Un Lord non è solo colui che detiene il titolo, è colui che riesce a carpire le anime dei suoi seguaci per guidarle verso la vittoria.
Inevitabilmente, un Lord non può essere sospettato dai suoi sudditi.

Klaus si alzò. Indipendentemente dalla realtà dei fatti, una cosa era chiara:
la partita era appena iniziata.

80TwIsU

Cosa dovrei fare ora?

QM Point

Scusate per la lunghezza del post ma ci tengo particolarmente a queste scene, e non voglio avere rimpianti a riguardo in futuro.
Nella prima parte dello scritto ci sono numerosi riferimenti alle quest "King's Doawn - L'inverno più lungo" ([qui] potete trovare un riassunto) e "Rise of the Whisper - King's Doawn" ([qui] il riassunto). Non sono strettamente necessarie per capire la trama di base della quest, quanto per capire la psicologia di alcuni personaggi secondari. Ne consiglio la lettura, ma non siete obbligati: vi basti sapere che c'è una lunga storia di conflitti dietro a ciò che succede in questa giocata.
Visto che c'era stato un pareggio tra la A e la C nello scorso turno ho deciso arbitrariamente di scegliere l'opzione A.

Passiamo ai fatti. Queste sono le scelte per il turno:
A) Klaus sfida apertamente Marion in un duello all'ultimo sangue, cercando di umiliarlo e punirlo per le azioni di Aedh.
B) Klaus manipola Alyce per sedurre Herrick e creare uno scandalo, accusandolo di stupro.
C) Klaus fa leva sull'immenso senso di colpa di Valeria per spingerla al suicidio attraverso la manipolazione mentale, effettivamente impedendo ai Lancaster di ereditare il titolo.

Le votazioni chiuderanno il 28 Maggio.
[Link al bando] [Link al confronto]

Edit: modificato il colore del parlato di Adalwen in verde


Edited by Verel - 23/5/2016, 01:00
 
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1 replies since 17/5/2016, 21:07   139 views
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