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Jovil Varlamovich Bykov, Il Senzaterra

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view post Posted on 26/6/2016, 16:20
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Jovil Varlamovich Bykov


Dinoccolato | Massiccio | Barbuto
Caparbio | Opportunista | Grossolano


Corpo 100%/ Mente 100%/ Energia 100%


. Nome: Jovil Bykov
. Età: 24
. Razza: Umano
. Classe: Cacciatore
. Talento: Eremita
.
.
.
.
.
Segni particolari: Brutto
Lingua: Comune/Lingua del Nord
Fascia: Verde
Pericolosità: D
Gold: [x]

Chiama, chiama la sorda tenebra
e la tenebra verrà


Jovi Bykov, figlio di Varlam, vagabondo, pellegrino, accattone, soldato di ventura, pioniere,ladro di pollame, aguzzino, brigante di montagna, all’occorrenza tagliagole; bugiardo incallito, pusillanime sin dentro alle ossa, marito adultero e padre degenere; estimatore del vino sincero, delle frattaglie di lepre selvatica e delle donne dal grande seno ed i fianchi larghi. I miei omaggi...”

Un po'di tutto ed un po’di niente, eccovi Jovil Valramovich Bykov. Un’anima raminga, alla deriva, che tenta di tirare avanti senza troppo impegno. In giovane età aveva imparato ad usare le mani ed a far lavorare corpo e testa al ritmo dello stesso tamburo, benché comprendesse a stento le grafie meno elaborate e impugnasse allo stesso modo la penna e l’ attizzatoio. Ovunque crepitasse un fuoco di bivacco, ovunque si stendessero le sue ossa stanche, la era casa sua. Abitava le montagne, i boschi, le valli e le taverne. In genere preferiva il sussurro dell’erba che cresce al gonfio clamore della città. Talvolta rifuggiva i suoi simili, penetrando negli insediamenti degli uomini solo per placare il suo appetito di donna e di liquore; talvolta amava alla follia l’umanità intera e per un certo tempo la sua vita passava, come quella delle genti antiche, da nomade a sedentaria. Jovil Varlamovich Bykov era stato molte cose, senza lasciare a nessuna di esse l’ultima parola su di sé: era stato marito e padre; in tenera età aveva conosciuto l'ostracismo della sua gente e l'esilio forzato; la sua famiglia si era vista strappare il lavoro, la casa e la terra dagli stessi uomini con cui condivideva il pane. Aveva imparato ad ascoltare senza essere udito, a cacciare senza essere scorto, a scuoiare un cinghiale con nient’altro che un pezzo di selce affilato per le mani; in ultimo, aveva imparato ad uccidere un essere umano senza che il suo spettro gli facesse visita nei sogni. Per il suo modo di vedere le cose, ogni lavoro era umile allo stesso modo, sudicio allo stesso modo,dignitoso e necessario per acquietare la fame, la sete ed i più violenti moti dell’anima; accettava quindi ogni sorta di compito gli venisse offerto, in particolare se la paga era buona e la pancia ruggiva. Era un nomade, destinato con il passare del tempo ad allontanarsi sempre più dalla condizione umana. Un uomo senza più arti né affetti; un uomo senza più terra.

Senzaterra



Nati in anni sordi
La nostra vita non ricordiamo


Jovil Varlamovich Bykov non conobbe la terra dei suoi; crebbe Senzaterra, in un luogo che amava e non gli apparteneva. Era nato da poco meno di sette giorni, quando sua madre lo aveva avvolto stretto in fasce di lana e lo aveva portato con sé nel cuore del bosco, lontano dalla paura degli esseri umani. Aloina Ivanovna ed il piccolo Jovil ricomparvero la luna successiva alla cacciata dalla propria terra, in un villaggio di palafitte nel Roesfalda meridionale, dove il limo si stendeva uniforme sui campi di riso lungo le anse di un grande fiume, vivi entrambi. La gente delle pianure era semplice e riservata; ognuno aveva il suo fardello di disgrazie ed a patto che si condividessero le scorte di granaglia in caso di necessità, era disposta a distogliere gli occhi dal passato ed accogliere i postulanti in una delle tante capanne abbandonate sul fiume. La madre sfrondava gli steli di lino, mondava la risaia, partecipava alla raccolta in primavera ed il figlio aveva di che vivere e crescere. E più Jovil cresceva, più si faceva scaltro, vivace, curioso fino alla disperazione. Ad ogni perché del piccolo la madre rispondeva con distacco e pazienza , gli occhi ridotti a fessure grigie e piene di rancore; tentava di sciogliere ogni dubbio prima che avesse il tempo di prendere forma nella testa del figlio ed allo stesso tempo di inculcare alcuni precetti fondamentali in quella mente che andava irrobustendosi di giorno in giorno.

Tuo padre era Varlam Petrovich Bykov, tagliaboschi come tuo nonno ed i tuoi avi. Varlam Petrovich Bykov è morto violentemente poco dopo la tua nascita. La nostra terra ce l’ha levata la gente. La nostra casa è un mucchio di cenere e macerie. I tuoi fratelli non hanno mai visto la luce del giorno. Gli uomini sono capaci di odiare i loro simili come nessun’altra bestia creata dagli Dei. Se nel tuo petto batte ancora la vita è grazie a me sola, e ricorda sempre che di questa vita mi sei debitore. Rispetta il volere di tua madre.

Jovil Varlamovich Bykov avvertiva la gravità della madre, la figura sottile ed imperiosa, il volto scavato dall’inedia, il rigore della voce; ciò non gli impediva comunque di scorrazzare in lungo in largo, in cerca di anguille o vipere d’acqua nei solchi della risaia, o a caccia di lucciole nel fango sino allo spegnersi del cielo. Era caparbio, testardo come una bestia da soma ed anche quando le buscava sino ad avere il corpo percorso da fremiti non imparava la lezione. Ma’ gli parlava dell’ uomo che doveva essere stato suo padre, della sua casa alle pendici di grandi monti tutti azzurri e fumosi, della sua terra gentile; ne parlava in ogni momento, quando erano tutti e due chini nei campi ad arrabattarsi nel fango, davanti ad un pesce di palude fumante nella capanna di giunchi bruni, con il desiderio che le gonfiava gli occhi e grande rammarico. Lui, per conto suo, non conosceva nessuna di quelle cose, né sentiva di desiderarle con tanto ardore; voleva invece lottare vicino alle pozze profonde con il figlio più grande del capo villaggio e affondargli la faccia nella fanghiglia e andare a caccia di rane con la cerbottana quando scende il fresco della sera. Vedeva i bambini del villaggio correre ad avvinghiarsi alle gambe dell’uomo di famiglia quando prima dell’imbrunire tornava alla capanna con un grosso pesce argentato che scintillava sulle spalle e si sentiva triste e come svuotato e non riusciva a capire bene. Non capiva nemmeno con troppa accuratezza come mai i ragazzini che lo avevano in odio gli gridassero “bastardo” dalla distanza. Quando fu abbastanza grande per capirlo, ruppe il naso ad uno e per poco non ne affogò un altro. La sensazione di lordura che gli mise addosso quella parola non se ne andò mai, e sollevò in lui il sospetto che Ma’ non dicesse tutta la verità.
Era cresciuto senza padre, senza terra e senza casa e non ne comprendeva l’importanza; lì stava bene, nel villaggio sul fiume, e quella era casa sua. Poi, come d’un tratto, il sangue cominciò a ribollire; cominciarono le prime scorribande diurne in cerca di ragazze che si lavavano lungo le rive nascoste del fiume ed i primi appuntamenti notturni fra i cespugli. Giunse la maggiore età, età da marito, e Jovil Varlamovich Bykov prese moglie. Fu Aloina Ivanovna che sbrigò ogni questione all’ insaputa del figlio. Un giorno Jovil Varlamovich Bykov tornò a casa dai campi e trovò un’intera famiglia stipata nella piccola capanna, che annunciava una giornata di festa per la fine delle trattative ed il suo imminente matrimonio con Alicrisia figlia di Hugo il pescatore. Dopo le nozze Jovil venne accolto sulla barca del vecchio suocero; cominciare tirare le reti e ad impugnare la fiocina fu l’unico vero cambiamento portato dallo sposalizio. Ebbe anche una figlia, Mae Jovilovich Brykov. Per quella piccolezza, ricevette persino il sorriso di sua madre. Padre, marito, figlio …ai demoni! Nessuno aveva mai chiesto la sua opinione in proposito; di conseguenza, nessuno poteva mettere bocca, meravigliarsi o indignarsi se si fosse rivelato un inetto in tutti i campi. I suoi vecchi compagni di giochi erano gli scommettitori da bisca dell’età adulta; i suoi primi incontri tra i giunchi in riva al fiume erano le sue personali sgualdrine. Era ormai uomo fatto e finito, adultero, vizioso, padre incapace. Avrebbe potuto rifiutare la sua donna e la sua prole, ripudiare la sua vita ed andarsene a marcire in qualche fosso lontano. Ma amava il fiume, la terra molle, l’afa dell’estate nella terra delle correnti. Amava la donna che l’aveva svezzato mentre erano in fuga dal fuoco e dalle forche ed al contempo provava nei suoi confronti un rancore cupo e profondo, che lo stringeva a lei ancora più dell’amore filiale. Poi tra le palafitte si diffuse il Morbo della Strega, e la malattia dei suoi fu più significativa per lui del giorno delle nozze. La prima a riempirsi di pustole rosse fu Mae; la fronte le scottava, spasmi violenti le contraevano il corpo dal pallore lunare. Alicrisia seguì sua figlia. Era una donna buona, grassa, dal seno morbido e grande; si era rifiutata di lasciare la piccola, con poco più di ventiquattro lune alle spalle, sola nella morte. Jovil si sentì sporco e confuso quando dovette appiccare fuoco ai corpi di quella famiglia indesiderata. Infine, anche Aloina Ivanovna morì. Jovil ebbe l‘impudenza di sfidare il vaiolo, sedendo accanto alla madre inferma per tre giorni senza pane né acqua, ma persino la morte aveva paura di lordarsi prendendolo con sè. Aloina Ivanovna aveva perso la capacità di parlare, il corpo ricoperto di pustole, gli occhi fissi e vitrei, ma il petto ancora si alzava. Jovil rimise alla madre ogni suo profondo peccato, la rimproverò e la insultò e si umiliò davanti al suo corpo. Si accorse d’ un tratto che acqua tiepida e salata gli striava il viso e comprese che anche l’ultimo legame si era dissolto. Quella stessa notte Jovil Varlamovich Bykov levò gli ormeggi alla chiatta di Hugo il pescatore e con una lenta spinta del remo, condusse la barca lungo il fiume, la prua che frangeva le pieghe dell’acqua lucida. Aveva venti anni, un corpo forte ed una mente svelta. Non aveva altra ragione d’essere se non quella di remare sino all’altra riva, dove nereggiava la foresta. Ed oltre il bosco si stagliavano le montagne, forse le stesse tra cui era nato. Ed oltre le montagne, forse, c’era una vita che valesse vivere, una vita autentica, onesta, di affetti sinceri. Forse, al di là del sole, c’era persino suo padre.


Aspetto Fisico

“Altro che muscoli, dico io. Puro acciaio grezzo, donna!”


Prima degli anni di peregrinazioni in lungo ed in largo per le terre più impervie del continente, ci avevano pensato la zappa, la fiocina e l’ascia a modellare il fisico di JovilBykov, rendendolo un grumo di fibre guizzanti. Dalla statura rientrante nella media umana, Jovil vanta gambe slanciate, spalle massicce e un petto ampio e capace. Possiede braccia nerborute , i polpacci gonfi e sporgenti di chi vive tra la roccia e le mani sapienti e callose di chi grazie ad esse trae di che sostentarsi. Sulla pelle brunita il sole ed il vento hanno solcato profonde chiazze scure nelle zone esposte, mentre le bestie selvatiche hanno cosparso di pallide cicatrici tutto il resto del corpo. Rade con cura la zazzera rossastra, sincerandosi che non rimanga più di un pollice dalla cute alla punta dei capelli. In compenso, una folta barba lanuginosa dalle sfumature di rame copre quasi nella sua interezza la parte inferiore del volto, lasciando affiorare solo le labbra ruvide e sottili. Il resto del viso non invaso dalla peluria possiede i tratti marcati e spigolosi degli uomini delle montagne: naso adunco, fronte ampia, solcata da profonde pieghe, zigomi duri ed affilati. Palpebre enfie ombreggiano piccoli occhi chiari ed acuti, sfumati di grigio. Veste nello stesso modo in cui vive, Jovil Varlamovich Bykov: senza troppa cura né minimo rispetto per la sua persona. Indossa abiti che si confanno alla vita all’aperto: stivali di cuoio duro, brache di lana ruvida o sacco, veste e pastrano di stoffa spessa e resistente. Concia lui stesso le pelli che utilizza per riparare gli abiti sdruciti e, scesa la notte, avvolge il corpo in pellicce di montone selvatico. Porta allacciate al cinturone una bisaccia di corame in cui stipa a stretto contatto necessario e superfluo ed un piccolo otre di capra, contente acqua, vino o liquore di rapa.



Aspetto Psicologico

“Sono l’ ombra di quel bastardo che non vorresti mai diventare. Sono quel pezzo di parola sporca che adoperi per insultare il cielo. Ma di notte, quando cala l’ onda, tu verrai a cercarmi. Perché i tuoi amici dicono il falso e noi bastardi la verità.”

Crapulone fino all’inverosimile, testardo, ricettacolo di semplici vizi,Jovil Valarmovich Bykov non corrisponde al tipo di uomo che la vostra mamma vorrebbe frequentaste. Ha portato uomini fatti e finiti alla corruzione, al turbamento dei sensi o alla banale perdita di qualche incisivo. Ama il cibo, le donne, il gioco d’ azzardo e con buona approssimazione, ogni cosa immorale, illegale o ricca di grassi saturi. A tratti esuberante, a tratti ombroso, quello di Jovil non è un carattere facile da gestire; è lo stesso concetto di “essere gestito” a stargli in qualche modo indigesto. Quando beve a sufficienza, il suo cuore si espande sino ad abbracciare l’umanità intera ed i relitti di taverna non potrebbero trovare pezzo d’uomo più adatto alla bisboccia, più predisposto alla compagnia di sconosciuti ed alla socialità. Quando beve troppo, gli occhi gli si fanno piccole fessure acute e spiriti grevi gli comprimono le ossa ed il cuore; allora diviene intrattabile, buio e solitario, fugge la compagnia, ulula al cielo ed alla foresta come fanno i cani. Quando non beve affatto dà il peggio di sé; lo sguardo gli si vela, diviene selvatico ed indomabile. Qualcuno a conoscenza delle più moderne teorie sull’anima umana lo definirebbe un sociopatico ed un alienato. Sa prostituire ogni sua arte per tirare a campare; ha conosciuto la sottile ebbrezza dell’uccidere un uomo e la successiva abiura di sé. Convive con rimorsi e rimpianti come si fa con i compagni di bevute, di petto, in sincerità. La sua mente plasma e mescola all’unisono incubo e sogno. Nutre un amore superficiale e schietto per tutta la sua persona ed al contempo sa umiliarsi davanti a sé stesso sino a toccare il suolo con la fronte. È irruento, impulsivo, violento e sanguigno; tende ad ascoltare più la pancia che la testa e spesso la prima impressione pregiudica un intero rapporto, ma ciò non significa che non sappia pensare. Ha la testa fina, e può vantare di essere tanto scaltro quanto grossolano. È un bastardo patentato, ma alle persone con cui stringe legami si concede senza riserve, corpo e spirito. Ha imparato ad ascoltare senza che nessuno glielo insegnasse, che fossero le voci del bosco o i più osceni canti d’osteria. Non insegna a vivere agli altri: ognuno ha il suo modo di vivere la verità; la sua verità può essere inadatta ad un altro, proprio perché suo appannaggio esclusivo, dettata dalla sua natura profonda. Per questo, spesse volte, si chiude nel silenzio.



Equipaggiamento


Desperia
Più onesta di una donna, più fedele di un amico, Desperia è l’ ideale compagna di solitudine di JovilVarlamovichBykov. Si tratta di un'ascia a taglio singolo, dalla lama scura che disegna una curva sottile verso l’impugnatura di legno liscio, non più lunga del suo braccio. Sul corpo dell'arma Jovil ha intarsiato di suo pugno arabeschi sbavati ed imprecisi, segno del profondo amore dell’ uomo per l’ ascia. Allaccia la scure al fianco destro, inserendo l’ impugnatura attraverso il cinturone di cuoio sdrucito che gli corre lungo la vitaed incastrando in esso la testa dell’ arma. Scheggiata dai tronchi abbattuti e dalle carni recise, Desperia si è rivelata una compagna indispensabile nella vita raminga di Jovil, tanto che questi ha deciso di battezzarla con nome di donna; l’ unica donna che continua a portarsi appresso; l’ unica donna che non avesse mai pensato di tradire.



Balestra e faretra
Una piccola balestra rudimentale, che Jovil ha comprato per un pungo di monete d’ argento da un rigattiere itinerante. Il meccanismo è essenziale e l’ organico dell’ arma molto semplice, tuttavia è uno strumento duttile e maneggevole, che permette di mirare e scoccare con l’ ausilio di una sola mano. Inoltre consente una veloce ricarica a scapito di una mira che soffre di qualche sporadica imprecisione e della possibilità di incoccare solo un dardo alla volta. La balestra ed un’ oblunga faretra di pelle conciata pendono lungo il fianco sinistro del Senzaterra, oscillando lievi ad ogni passo.



Ronca
Una grezza roncola da tagliaboschi, leggera, pratica e dal filo acuminato. All’ impugnatura tubolare ricoperta di cuoio brunito fa capo una lama opaca, dalla punta che assume una curva lieve. Ampia mezza spanna e lunga quanto il suo avambraccio, Jovil maneggia con agilità la roncola con l’ utilizzo della sola mano destra. Essa è riposta in un fodero rigido dietro la schiena del Senzaterra, parallela al coccige.



Il Bosco


Nella vita della foresta il dolore si traduce in esperienza; un' esperienza che non si compie affatto con piacere e che con tutta probabilità si preferirebbe evitare per quanto possibile. Tanto più il corpo di Jovill è danneggiato, tanto più questi ne guadagnerà in astuzia, aguzzando l' ingegno per sopperire al fisico martoriato.
[Abilità Personale 1(Passiva): aggiunta di 1 C.S. in Intelligenza alla riserva per ogni danno Medio cagionato al Corpo dal proprio avversario](Numero di utilizzi: 6)
La vita passata tra le rocce, gli alberi ed i torrenti affina innanzi tutto i riflessi. Il pericolo si cela dietro l’ apparenza, l’ insondabile calma dell’ aria, il silenzio del suolo; se si tiene alla pellaccia ci si da presto una svegliata: il Senzaterra è capace di reagire con grande prontezza ai pericoli imminenti e da attacchi nemici, riuscendo difendersi efficacemente da un gran numero di offensive o da assalti improvvisi.
[Passiva Razziale Umano "Esperienza "(Numero di utilizzi 6)].
Per chi sceglie la strada del bosco, un’ attrezzatura tenuta a dovere può fare la differenza tra la vita e la morte. Ben consapevole di ciò, Jovil ha appreso a riparare in caso di necessità i danni presenti su qualunque tipo di equipaggiamento, attraverso l’ applicazione celere di stringhe di cuoio o toppe aderenti, oppure maneggiando con maestria l’ oggetto danneggiato affinché possa ancora utilizzarsi appieno.
[Pergamena del Cacciatore “Riparazione Comune”(Natura Fisica) (Consumo di energia Medio)] .
Inoltre varie abrasioni, lividi e cicatrici indelebili hanno insegnato al Senzaterra che un nemico senza armi in pugno è senza dubbio un nemico meno pericoloso; egli è in grado di rendere inutilizzabile o innocuo un equipaggiamento, individuando i punti deboli di un oggetto per intaccarne la struttura con una bordata oppure disarmando i propri nemici.
[ Pergamena del Cacciatore “Distruzione minore”(Natura Fisica) (Consumo di energia Basso)]


La Neve



Seduto nella neve, attorno al Senzaterra si dilatano grandi silenzi. Dalla neve sedimentata che ovatta ogni suono egli ha imparato ad ascoltare le voci di dentro, a ricercare nuova consapevolezza nel dialogo con se stesso più che nel rapporto con i suoi consimili. La tendenza alla presa di coscienza di sé è andata corroborandosi in lui negli anni di isolamento dalla comunità umana, permettendogli di affinare volontà a tal punto da soggiogare mente e corpo; Jovil sarà in grado quindi di danneggiare la mente di un nemico attraverso i suoi attacchi fisici.
[Passiva del Talento Eremita "Divergenza" (Numero di utilizzi: 6 ): Attacchi fisici danneggiano l'Energia anziché il Corpo)].
La neve che penetra tra le frasche è lieve ed elegante; pare non curarsi delle vicende dell' uomo, del suo matto peregrinare, del sangue che impunemente egli versa a terra, talvolta senza averne alcuna necessità. Con la stessa noncuranza Jovil è capace di esercitare , attraverso una dialettica genuina, sfrontata ed essenziale e lo stesso imporsi della sua presenza fisica ,una soggezione tale sugli altri individui da dipanare contrasti e suggerire l' abbandono della violenza.
[Passiva del Talento Eremita "Pacifismo"(Numero di utilizzi: 6 ): Malia psionica che induce le persone attorno a Jovil ad abbandonare la violenza e ad abbassare le armi].
Tuttavia, la vita da girovago insegna che in non tutte le occasioni la neve so comporta da gentile amica. Quando il vento turbina e si gonfia tra le fronde ed il cielo sembra riversare nera pece sulla terra, la neve si fa tormenta; la tormenta è una sporca puttana, fatale ed affascinante. Più di una volta Jovil, rimasto invischiato in una bufera, ha rischiato di perdere la sensibilità alla punta del naso e pesino qualche falange della mano destra. Il freddo della tormenta gli è penetrato nelle ossa,negli occhi, conficcandosi alla radice del cuore. Il Senzaterra è divenuto in grado di indurre i propri avversari in un leggero stato di ipnosi attraverso il solo contatto visivo, in cui essi si figureranno bloccati in una bufera di neve incessante, incalzati da ogni lato da fiocchi mulinanti, con le stessa sensazione di freddo pungente sperimentata da chi è coinvolto in una reale tormenta, pur rimanendo essa un' illusione incapace di causare danni effettivi.
[Abilità Personale 2: Illusione Media ad Area] (Natura Psionica)(Consumo di energia Basso + Autodanno Basso alla Mente)


La Montagna



La montagna insegna innanzitutto la temperanza e la tenacia. Scavata dalle acque, corrosa dal vento, la roccia patisce senza sgretolarsi; nulla può smuoverla dal seggio che le è stato assegnato.
Jovil ha tratto insegnamento da essa per reagire ai colpi dei nemici. Egli può opporre le proprie armi all' offensiva nemica, deviando gli attacchi facendo slittare il colpo lungo il piattodelle proprie lame.
[Abilità Personale 3(Attiva): Difesa Media da tecniche di Natura Magica](Natura Fisica)(Consumo di energia: Medio).
Tuttavia, dai picchi nebbiosi e dai calvi crinali può sprigionarsi anche furia travolgente. Lo stesso furore vibra intenso nelle fibre del cuore del Senzaterra, proteso all’ attacco. Egli è in grado, attraverso una spazzata ad ampio raggio o penetrando la guardia nemica con un montante ,di travolgere l’ avversario con l’ impeto di una frana, proiettandolo sul campo di battaglia lontano da sé. Oltre a cagionare danni al corpo dell’ avversario, Jovil stesso acquisirà confidenza nel proprio approccio al nemico, beneficiandone in termini di agilità e destrezza; la tecnica implica tuttavia un dispendio di energie corporee e di concentrazione che danneggeranno Jovil sia attraverso una distorsione momentanea della percezione sia attraverso contusioni fisiche.
[Abilità Personale 4(Attiva ): Offensiva Media al Fisico, proiezione dell’ avversario lontano sul campo di battaglia e aggiunta di 1 CS in Agilità ed 1CS in Destrezza alla riserva ](Natura Fisica)(Consumo di Energia Medio + AutodannoBasso al Corpo + Autodanno Basso alla Mente).
La roccia delle chine montuose è friabile ed infida quanto i colpi di JovilVarlamovichBykov; egli infatti, attraverso un fendente o una bordata diretta al plesso solare è in grado di aprire ferite grondanti che saranno cagione di danno da sanguinamento anche una volta esaurita la tecnica.Essa implicaun dispendio di energie fisiche e mentali che danneggeranno il Senzaterra sia in termini di momentanea confusionesia in termini di ecchimosi corporee.
[Abilità Pesonale 5(Attiva): Offensiva Alta al Fisico, bordata di potenza Media al turno di attivazione e danno di potenza Media il turno successivo](Natura Fisica)(Consumo di energie: Medio+ Autodanno Basso al Corpo+ Autodanno Basso alla Mente)


Edited by Farka. - 6/8/2016, 13:12
 
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view post Posted on 26/6/2016, 16:45
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Sinossi

Razza: Umano
Classe: Cacciatore
Talento: Eremita

Fascia: Verde
Pericolosità: D
Lingua: Comune, Lingua del Nord



Pergamene ed Abilità



Passiva Razziale Umano "Esperienza"(6 utilizzi):capacità di reagire con grande prontezza ai pericoli imminenti e da attacchi nemici, riuscendo difendersi efficacemente da un gran numero di offensive o da assalti improvvisi.
Passiva del Talento Eremita"Divergenza"(6 utilizzi):Jovil sarà in grado di danneggiare l' Energia di un nemico attraverso i suoi attacchi fisici.
Passiva del Talento Eremita "Pacifismo"(6 utilizzi): capacità di esercitare una soggezione tale sugli altri individui da dipanare contrasti e suggerire l' abbandono della violenza.

Personale #1(Passiva): 1 C.S. in Intelligenza per ogni danno Medio al Fisico cagionato dal proprio avversario
Personale #2(Attiva) :Tecnica Illusoria ad Area, Natura Psionica, Consumo di energia Basso + Autodanno basso alla Mente
Personale #3(Attiva): Tecnica difensiva Media da tecniche di natura magica, Natura Fisica, Consumo di energia Medio.
Personale #4(Attiva): Tecnica offensiva Media al Fisico, proiezione dell’ avversario lontano sul campo di battaglia e aggiunta di 1 CS in Agilità ed 1CS in Destrezza alla riserva , Natura Fisica, Consumo di Energia Medio + AutodannoBasso al Corpo + Autodanno Basso alla Mente.
Personale #5(Attiva): Tecnica offensiva Alta al Fisico, bordata di potenza Media al turno di attivazione e danno da sanguinamento di potenza Media il turno successivo, Natura Fisica, Consumo di energie: Medio+ Autodanno Basso al Corpo+ Autodanno Basso alla Mente.

Pergamena del Cacciatore “Riparazione Comune”:Natura Fisica,Consumo di energia Medio.
Pergamena del Cacciatore “Distruzione minore”: Natura Fisica, Consumo di energia Basso.

Edited by Farka. - 6/8/2016, 13:11
 
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view post Posted on 27/6/2016, 16:55
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Cronologia Eventi



26 Giugno 2016 - Scheda postata
27 Giugno 2016 - Scheda approavata
29 Giugno 2016 - Aperta la giocata d'arrivo "I Razziatori"
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20 Luglio 2016 - Pubblicato il Contest di Luglio 2016 tema Anarchia "Falene"
21 Luglio 2016 - Conclusa la giocata d'arrivo

1 Agosto 2016 - Ottenuta promozione alla fascia Verde



Edited by Farka. - 6/8/2016, 13:11
 
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view post Posted on 27/6/2016, 16:59
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CITAZIONE (Ray~ @ 27/6/2016, 17:18)
Nella prima passiva va specificato che si intende solo il danno provocato dagli avversari.
Il resto è tutto ok, ecco il link al conto: [https://asgradel-gdr.forumcommunity.net/?t=58987843]

CITAZIONE (Farka. @ 27/6/2016, 17:55) 
Modificato. Grazie mille!


Scheda idonea, divertiti!

 
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3 replies since 26/6/2016, 16:20   275 views
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