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Il lascito degli Dèi ~ del servus callidus plautino

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view post Posted on 20/10/2019, 23:05
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Shahryar
del servus callidus plautino

— in riferimento a: il male più grande

Teneva il cappello sulle ventitré, le gambe accavallate e le mani giunte sulle ginocchia.
Poi però pensò che quella fosse una posizione troppo rilassata e la cambiò incrociando le gambe sul petto e divaricando le cosce.
Ma neanche così andava. Quindi si alzò, allungò il mento verso il cielo, raddrizzò la schiena e picchiò i talloni tra di loro come un soldato.

Shahryar aveva vissuto a lungo.
Così a lungo da essersi dimenticato quale fosse il modo giusto di indossare un abito buono.

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Alzò lentamente tre dita da ragno sul cappello; lo afferrò e lo fece roteare in un unico fluido gesto, portandosi l'altra mano al petto e chinando appena ambo il capo e le ginocchia, mimando un elegante inchino.

Be-ben arrivati, miei si-signori.
Ma così non andava. Troppo servile.
Si strinse nell'impermeabile nero, rimise il copricapo e piegò il viso di profilo.
Ce-ce ne avete me-messo di tempo.
Arrogante.
Forse la cosa migliore era puntare a un approccio amichevole, disimpegnato.
He-heiii! — sollevò tre dita verso l'alto, secche e gialle come spighe di grano. — Qu-quanto tempo!

Ma come poteva immaginare quale fosse il modo migliore per avvicinare un Dio, lui che non aveva mai nemmeno giunto le mani in preghiera?
Così se ne restò lì, paralizzato dal dubbio e ritto come uno spaventapasseri issato sul ciglio del Buco del Diavolo, a lasciare che i venti che spiravano dall'abisso del Sürgün-zemat gli scompigliassero il mantello.

Sei ributtante.

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La voce lo colse in fallo, facendolo sobbalzare.
Si dimenticò immediatamente di ogni preparativo e quasi strappò la giacca nella fretta con cui decise di voltarsi. Quindi cascò a terra con un ginocchio e reclinò completamente il capo verso il basso, mostrando il collo nudo e tenendo il cappello con una mano.
Pa-padroni Loec... — balbettò, sgocciolando saliva. — Avete fatto p-presto!
O tardi. È relativo.

L'avatar di Loec indossava una maschera di bende di pelle. Su di essa era poggiata una corona di spine e tutto il capo era avvolto in un drappo da beduino color senape. Nonostante fosse apparso con la forma di un uomo robusto, le sue braccia e le sue gambe tremavano visibilmente per il disagio di trovarsi lì, su Theras, piuttosto che nel suo dominio nell'Oneiron. Tuttavia cercò di nascondere quel fremito a Shahryar, stringendo i pugni e parlandogli con voce stentorea, che gli impedisse di alzarsi da terra.
Hai compiuto ciò che ti ho detto, seguendo le mie istruzioni passo passo?
S-sì.
Raymond Lancaster ti ha dunque guidato da Tiamat? Ella non esiste più?
S-sì.
E i restanti draghi? Rubietentia?
Per quelli... a-ancora un poco.
Perché ci hai convocato, dunque? Il tuo compito non è ancora concluso.
Io... vo-vorrei che ascoltaste... il mio nuovo g-gioco di parole.

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Un gioco di parole?
Certo, Shahryar aveva detto qualcosa in merito in precedenza, eppure...
...Eppure, fu solo vedendo il suo sorriso da lupo che Loec capì di aver compiuto un errore.
Il suo piano perfetto, quello di crearsi un servo che potesse rivaleggiare con gli altri Daimon come potenza, gli si stava rivoltando contro. Eppure avrebbe dovuto saperlo. Quel mostro gliel'aveva persino detto, con grande tranquillità, prima ancora che gli donasse una maschera.

« Io vi divorerò. »

Ma a chi era diretta quella minaccia? Ai draghi? A lui? Ai Daimon? Ai tempi non era stato in grado di capirlo.
Ora comprendeva che si rivolgeva a Theras intera.

Non è un fatto, che siam fatti e disfatti da fatti che infatti hanno fatto senza tatto un matto? Certo, siam perversi perdenti perfetti. Quando senza un "per" sarebbero stati solo versi tra i denti... ma non affetti.

Quelle parole colpirono l'Avatar di Loec come un macigno. Sapeva che negli scioglilingua di Shahryar si nascondevano subdole maledizioni, ma non avrebbe mai sospettato che la sola carne di Tiamat gli avrebbe conferito una fantasia tale da partorire sortilegi così potenti.
Il Daimon si sentì strappare dalle sue catene mortali, vinto dalla voce rauca del Signore dei Labirinti come un insetto che viene schiacciato contro una parete. Tuttavia resistette stoico a quel tentativo di incantamento.
C'è potere nelle tue parole, mostro... — chinò appena la schiena, stringendo le spalle come per imboccare un boccone amaro. — Ma questo gioco di parole è ben lungi dal vincere un Daimon.

Così dicendo, sollevò un braccio.

Ci vuole ben altro per sottomettere un Dio!

Una scarica di energia invisibile seguì quelle parole, rovesciandosi su Shahryar e sfracellandolo a terra. I suoi arti si contorsero come quelli di un burattino mentre i suoi abiti venivano strappati da un vento feroce, che lo lasciò nudo a contorcersi come la coda di una lucertola.
Loec si assicurò che quelle lame invisibili lo riducessero a brandelli, ben sapendo che il demone non sarebbe morto per così poco. Tenne gli artigli sollevati per un intero minuto, mentre l'energia scavava solchi nella terra nera del Sürgün-zemat, ritirandoli soltanto quando di Shahryar non rimasero nient'altro che una serie sfilacciata di stracci di carne sporca, disgustosi sia alla vista che all'olfatto.
Che questo t'insegni come ci si rivolge a noi...
Mormorò quindi, convinto di essere al sicuro.

Quell'emanazione di potere, però, l'aveva indebolito. Il singolo secondo sprecato per dare voce a quell'ultimo monito, poi, fu fatale.

Quando si voltò, tremando sulle gambe che poggiavano incerte sul suolo concreto di Theras, si trovò di fronte a una seconda manifestazione di Shahryar. Più grande, più robusta e diverse volte più mostruosa della precedente.
Il signore dei demoni era rinato in un battito di ciglia, rigenerandosi dalle sue carni con un aspetto che stava a metà tra quello di un ciclope e quello di un insetto, dotato di un solo gigantesco occhio al centro della fronte e di due cheliceri non dissimili da quelli di un ragno.

giusto. tuttavia...

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...Perché poi proviamo particolare piacere piagnucolando penosissime preghiere? Probabilmente perché padreterni preferiscono pensarci piangenti, possibilmente puritani penitenti? Procurateci pane, preghiamo. Perdonateci peccati! Paiono parole pesanti perché presentano pervicace prostrazione. Poi passiamo per presuntuosi presentandoci pii presso paradiso. Passaggio proibito! Precettato per pianto perenne! Peccato! Potevo passare periodi più positivi passeggiando per parchi, prediligendo pane, pasta, pappandomi piatti, prelibate pentole piene. Piluccando pasticcini, procrastinando parchi pranzi, passando piccole porzioni. Potevo pensare più piacevolmente poltrendo presso piacevoli piccanti professioniste. Presto percorrerò penosi passaggi patendo pesanti punizioni. Potrò portare pazienza?

Fu come se una saetta attraversasse la mente di Loec, che si ritrovò in ginocchio.

AAAAAHHH!

Sentiva la propria coscienza venire risucchiata dal labirinto di parole intessuto da Shahryar, come se quelle frasi messe apparentemente a caso formassero delle pareti entro cui per la sua anima era impossibile orientarsi.
Scavò a terra con le dita, capendo che se fosse rimasto su Theras anche solo un istante di più, il signore dei mostri l'avrebbe divorato del tutto. Cosa sarebbe successo se una creatura come quella fosse riuscita ad appropriarsi dei poteri di un Daimon?
Chiuse gli occhi e lasciò il corpo del suo avatar, rigettandosi nell'Oneiron solo per trovarne la porta sbarrata. Come se ci fosse una barriera a dividerlo dal suo dominio.
Nel mondo fisico, il demone teneva il suo corpo schiacciato a terra col peso di un singolo dito.

Che s-succede, padrone? Una c-crisi di servi?

Fu quell'ultimo gioco di parole a determinare la fine di un duello mentale che era stato deciso sin dall'inizio.
La coscienza di Loec si spense, come se qualcuno avesse schiacciato un interruttore, e il corpo del suo avatar si afflosciò a terra privo di vita.
Shahryar si chinò su di lui, sedendoglisi accanto.

Nell'ora successiva, con l'eleganza di un nobile a corte, si dilettò nel pasteggiare con le carni di quel Dio, spiluccandone braccia, dita e gamba come gli arrosticini dal piatto di un banchetto. Ogni volta che ne ingoiava un pezzo, parte del suo corpo riassumeva le fattezze più umane e contenute con cui gli si era presentato all'inizio. Prima apparvero i capelli, poi tornò alle dimensioni di un uomo adulto, poi la carne gli si fece meno rugosa... persino l'impermeabile e il cappello neri riapparvero dal nulla, lindi e precisi come se nulla fosse mai accaduto.
Infine, sul suo volto scarno si delineò un ultimo capo di vestiario, ereditato da Loec in persona.
Una maschera senza aperture, con una feritoia simile alla bocca di rana dell'elmo di un cavaliere.

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Concluso quel pasto, si assicurò di lasciare lì qualche osso per gli ospiti che sarebbero venuti a scoprirlo.
Si alzò, si riassettò il colletto, sistemò il cappello sulle ventitré e infilò le mani in tasca.
La fine di Theras aveva finalmente inizio.

 
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