Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Hatred's End ~ Antichi ordini

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view post Posted on 5/11/2019, 17:43
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All Heavens sent to dust
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H-END-antichiordini

(...)

« Non...? » vi fu uno sguardo poco convinto prima alla chioma bianca, poi al pugnale decorato che l'uomo entrato nella baita portava sulla cintura. « ...non vi conosco? » Jevanni trattenne il fiato, il timore a paralizzargli le corde vocali, infine esalò un respiro profondo. « Sì. » Quando ancora una corona di spade e ideali d'onore s'intrecciavano ad una trama di ombre, su un trono che Velta non vide mai, Jevanni Glacendrangh era stato qualcuno. « Mi conosci. Mi ricordi, anche? » Si volse verso le altre persone nella sala, non più di una decina. « Mi ricordate? Ho combattuto al vostro fianco. Quando la torre è caduta, e gli antichi ordini con essa. Ero con voi. »

Sollevò il pugnale, simbolo di un'antica caccia che aveva attraversato l'Edhel. « Quando le ombre liberate dalle rovine dell'Inquisitrice hanno iniziato a combattere, io ero con voi. »
Una voce piena di confidenza, celando il senso di colpa. Poi non lo sono stato più. Ma quella parte avrebbe atteso.

Si guardarono tra di loro, timorosi di poter anche solo osare di sperare che qualcosa stesse cambiando. Che non fosse l'ennesima luce fioca pronta a spegnersi.
« I tempi di Alexandra sono finiti. Priore Donovan ha avuto la decenza almeno di darci una casa prima di sparire. » Uno fra loro si era alzato. Gli mancava un occhio e l'anulare della mano destra, doveva avere una decina di anni in più rispetto allo spadaccino - o più probabilmente gli stenti l'avevano costretto a vivere e rivivere incubo dopo incubo, fino a dimostrarne il doppio. « Siamo solo Lanterne. Siamo divisi, siamo stanchi, siamo deboli. Dov'è questo voi, eh? »
Jevanni si guardò attorno abbracciando la casa con gli occhi: era piena di spifferi qui e lì, coperte inchiodate qui e lì sopperivano a quella o all'altra asse spezzata o alle finestre quasi prive di vetro. Non era che un rifugio temporaneo, lungi dal conforto che un cavaliere avrebbe goduto nel Dortan. Ma non erano nel Dortan, nè nelle corti incensate dell'Akeran - le poche rimaste non devastate dalla miseria, inteso. Erano nell'Edhel, dove le corone prima o poi cadevano tutte. Tornò a fissarlo. « Lo vedo davanti a me » disse infine, con semplicità disarmante. L'altro disse qualcosa non con la bocca, ma con gli occhi - perchè la lingua era congelata dallo stupore. Disse "sei scemo?", e non in pochi dovevano essersi posti la stessa domanda. Fino a poco tempo fa, Glacendrangh era convinto dello stesso: la sua meta era una sola, si dannassero tutti gli altri e il mondo che andava alla malora. Eppure eccolo lì, distolto dal suo cammino.

« Non prendermi in giro. » ringhiò infine risedendosi l'uomo, dita a tamburellare nervosamente sul tavolo. Quello che inizialmente aveva avuto il coraggio di parlare, una zazzera di capelli corti e di un castano chiaro a coprire la fronte ampia, guardò l'altro apprensivamente. « È uno di noi, Mekhiel, non svilirlo. » rivolse a Jevanni un sorriso che non poteva essere più lontano dall'essere allegro. Mekhiel d'altro canto lanciò al compagno più giovane un'occhiata omicida. « Uno di noi? Non siamo più un branco di Leoni esaltati, dannazione; non farti ingannare da quello che dice, Rusk. » Jevanni richiuse la porta, troncando le folate infide che ne entravano sputandovi dentro il gelo. Ma nonostante il camino acceso, il gelo non sparì - aleggiando come un fantasma beffardo.

« Non con quell'atteggiamento, poco ma sicuro » replicò appoggiando la schiena sul legno, sul punto dove una volta era esistito il chiavistello - ora solo un pezzo di legno attaccato alla men peggio, più tracce di ruggine sui bordi. Incrociò le braccia e squadrò tutti quanti. « ma dopotutto sono sicuro che la vostra veglia sia finita da un pezzo. Non è il peggiore dei posti per aspettare la fine. » Uno alzò improvvisamente lo sguardo, un altro serrò le dita su un boccale. Qualcuno fece cadere una posata, soffocando un'imprecazione nel raccoglierla. Mekhiel spostò l'occhiata di fuoco da Rusk al Guerriero. « Cosa hai detto, pallone gonfiato? » Il tono attirò l'attenzione dei suoi compagni, che in maniera più o meno percettibile fecero per allontanarsi dalla linea d'aria fra Jevanni e la Lanterna. Occhi concentrati, timorosi che si venisse alle mani e che si spargesse sangue...ma nessuno dei due si mosse di un millimetro. Rusk solo parve insorgere con veemenza. « Non chiamarlo così quando ti ha salvato la vita! » si voltò verso tutti. « Lui e i nostri compagni da tempo spariti, sono coloro che ci hanno permesso di sopravvivere sino ad ora e onorare il nostro sacro dovere. E continueremo a farlo! » aggiunse infine lanciando un'occhiata di sfida a Jevanni - ma dietro il suo volto coraggioso, giaceva qualcosa di più. Una timida, timidissima speranza. Una ricerca di approvazione, conforto da parte di qualcuno più forte che sì - tutto sarebbe andato bene. « Presto l'orda spazzerà tutto via di qui. » Il viso della giovane guardia si rabbuiò, le membra sì pesanti che dovette risedersi sulla sedia. « Dalle tenebre i figli di Baathos torneranno in superficie, i vostri nascondigli diverranno visibili come sassi alla luce del sole - e come sassi saranno scalciati via al loro passaggio. Non siete in grado di repellerli così come siete: lo sarete pure meno quando io me ne sarò andato, e sarete circondati da ogni dove. » Uno scambio di sguardi tetri, alcuni visibilmente irritati. Uno di loro lo additò. Una cicatrice gli attraversava il ponte nasale in due metà, i suoi occhi chiari ardevano di rabbia. « Chi diavolo credi di essere per venire qui, nella nostra casa, e parlarci così? Noi che ti abbiamo accolto, invece di passarti a filo di spada, come un vecchio fratello. Cosa sei venuto a fare qui? »

Il Guerriero fece per rispondere, ma si fermò. Sollevò la mano marchiata dal simbolo dell'antica torre, e lasciò che esso formicolasse come un brivido freddo, agitandosi fino a fondere le due metà una volta separate. Esse infine sparirono, sublimate in improvviso nuovo senso di tensione che attraversò la stanza intera con la minaccia di una lama gelida passata lungo la pelle dell'avambraccio. La luce tenue delle lanterne si spense, ma non cadde il buio: al centro della stanza era apparsa una sagoma nuova minuta. Una donna. Pelle e lineamenti bianchi, un volto perfetto come porcellana senza espressioni che dessero anche solo l'impressione che fosse umana. O vera. Perchè non lo era. Quando Ilthan palesò la sua forma, tutti misero prontamente mani ai loro bastoni e questi mutarono in svariate armi: spade, asce, picchie, due archi puntati sulla dama luminescente che fluttuava.

« Cos-?! » Mekhiel per poco non aveva rovesciato la sedia nell'alzarsi, estraendo l'ascia e sussurrando una breve litania per incantarne il filo. Rusk puntava tremante la spada di fronte a sé, spostando lo sguardo dalla fanciulla ai compagni, poi Jevanni, poi nuovamente l'ombra. « Un tempo eravamo nemici, noi e loro. » Jevanni sospirò e richiamò con un gesto la donna, che si mise al suo fianco sotto lo sguardo costernato degli altri. « Poi avete aperto gli occhi e stabilito che non erano più le ombre, ma altri i nostri nemici. » L'uomo con la cicatrice sul naso, ancora snervato dall'apparizione improvvisa, abbassò l'arco prima puntato fra la testa di Ilthan e il collo di Jevanni. « Ma ora che avete aperto gli occhi, vi siete tappati le orecchie e nascosti. In attesa della fine. » Mekhiel sputò ai suoi piedi e fece un passo in avanti. « Tu non c'eri! Dov'eri quando il Samarbethe cadeva e i miei fratelli e sorelle venivano schiacciati dalle stesse porte che tentavano di sbarrare, sotto il peso di quei bastardi?! » Si sparse un brusio d'assenso, cenni di intesa di chi aveva vissuto vite a debellare prima la piaga degli abomini di Eitinel da Leone, poi da Lanterna aveva cercato di ristabilire un ordine - fino ad arrivare in quel punto specifico della propria storia, rimproverati da un vagabondo tornato a casa. « Fuggivo da ciò che non comprendevo, distogliendo lo sguardo da ciò che amavo mentre esso moriva. » spalancò lentamente le braccia come a inglobare nella sua visione l'intero Edhel, comprendendolo all'interno della stanza in penombra perchè tutti potessero anche solo per un attimo riflettere sullo stato di tutto. Sulla loro casa, in procinto di venir ingoiata in un sol boccone. « Non mi ergo quale essere superiore a voi. Siete voi ad esserlo, essendo rimasti qui a combattere nonostante tutto. Per tutti. Siete più Leoni di me. »

« Noi siamo lanterne nell'ombra... » mormorò Rusk, appena udibile nel vociare crescente dei compagni. « Siamo stati pronti a morire per gli abitanti di queste terre, abbiamo pattugliato le pietre su cui hanno camminato e abbiamo estirpato il male. » Strinse i denti. « Ma siamo troppo pochi! Troppo deboli! Come possiamo continuare il nostro dovere se ci mancano le forze?! » Non si era nemmeno reso conto di aver compiuto diversi passi nel parlare, tutti con la spada puntata verso il Guerriero. « Credevo nella promessa di Lady Alexandra con tutto me stesso » disse. Poco più che un filo di voce, un fremito che scosse l'intero corpo. Un'improvvisa rabbia sul punto di esplodere - ma la dama lo precedette. Le dita passarono con la leggerezza di una carezza materna, asciugandogli una lacrima che stava cadendo. Spaventato, l'altro indietreggiò di colpo e barcollò fino ad urtare il tavolo - un paio dei suoi compagni lo aiutarono a sorreggersi, lanciando occhiate fulminanti ad Ilthan. Il volto del Glacendrangh si era adombrato. « Oh. » disse con lo sguardo perso chissà dove. « Anche io. » Staccò la schiena dalla porta e fissò malinconico il ragazzo e il drappello di guardie. « Un tempo pure io. Poi è sparita, e ho dovuto cercare qualcun altro. E poi un altro. E poi un altro. Finchè non sono rimasto solo io. » La forma di luce si voltò a fissarlo. « Il Kishin non può essere fermato. Non così. Avrebbe più senso trovare un buco in cui mettersi l'anima in pace e aspettare la fine. Sarebbe un vero peccato, però - » Ilthan sparì, tornando come marchio nero sul dorso della mano dello spadaccino, e le lanterne si riaccesero restituendo l'atmosfera iniziale. « - perchè io vedo ancora artigli, sotto queste zampe vecchie e ferite. Dimmi, Mekhiel: » disse rivolgendosi all'uomo, la sua ascia ardente di fiamme bluastre ancora pronta a fare a pezzi il primo che si fosse azzardato a provocarlo. « una Lanterna accetterebbe di ardere con carbone dato dal suo nemico, fosse per debellare un'oscurità più grande? » Lui sussultò; i suoi alleati si scambiarono occhiate incerte.

Jevanni chinò lo sguardo e scosse il capo sospirando ancora. « Non vi chiedo di rispondere adesso. Di seguirmi, fare come avete fatto con Alexandra o Donovan. Non vi chiedo di dimenticare il vostro sacro dovere, lo stesso che vi ha portati a diventare veri guerrieri. Vi chiedo solo di aprire gli occhi. Nessuno qui dentro ha una scusa ragionevole per non poterlo fare. Per non doverlo fare. » Uno ad uno abbassarono le armi, eccetto Mekhiel, troppo concentrato sul Guerriero, ancora alla ricerca di qualunque trucco. Qualunque trappola. Ma non successe nulla. Nemmeno una minaccia velata. Perchè sapeva di non averne bisogno. Avete combattuto al mio fianco, sapete che non ho ragione di mentirvi ora.

« Il vecchio ordine non è sufficiente a combattere questo avversario.
Serve un nuovo ordine. Una coalizione di portata tale che la storia ancora non ha visto.
Sogno e realtà, monti e valli, elfi ed ombre. Bianco e nero.
Nulla di più, nulla di meno. L'Edhel è sotto un assedio che deve venir spezzato.
»

Un respiro profondo, che inconsciamente venne emulato dagli altri interlocutori. La fiamma lungo il filo dell'ascia di Mikhail si spense.
« E quando saremo pronti, toccherà al Matkara. »

- - -

« Non mi fido. » Nessuno diede retta a Mikhiel - sapevano tutti che quel borbottio non significava più nulla. Nemmeno per lui, visto che ora erano tutti in marcia in una colonna, presto avrebbero raggiunto il crocevia - e da lì si sarebbero divisi, ognuno avrebbe ricoperto sentieri diversi. « Quanti di noi sono rimasti ormai? » chiese un altro, capelli ricci biondi e un orecchino dorato di fattezze elfiche, avvolgendosi una voluminosa sciarpa fino a coprirgli metà viso. Uno di loro, massiccio e torreggiante, sollevò un dito su una mano, cinque nell'altra, quindi si grattò il cranio rasato con fare meditabondo. « Saremo...boh, cinque, sei? » Il biondo gli diede uno scappellotto sulla nuca. « Questo è perchè dovresti imparare a contare. Dannazione Umi. » L'altro borbottò qualcosa e bevve un sorso dalla bisaccia; liquido ambrato gli colò lungo la barba. Era un liquore che gli Arshaid avevano dato in dono un tempo a coloro che li aiutavano a tenere a bada le bestie della Sfinge quando si facevano troppo vicine agli Alberi-Padre. Erano tempi andati, e quelli presenti erano probabilmente gli ultimi in cui potersi godere quei piccoli momenti di piacere. Per quello avevano scelto di distribuirselo.

Il volto pallido di Rusk si volse verso quello dell'uomo con l'orecchino. « Credo poco meno di un centinaio sparsi per l'Edhel, Bredon » disse con voce sottile, incapace di capacitarsi di star seguendo il Guerriero nella tormenta. Erano comunque cifre che potevano esser mutate drasticamente con l'avanzata del Kishin: quanti di loro erano morti nel Samarbethe? Quanti di loro avevano gettato i propri Valya Kai, e con essi la spugna, rinnegando l'Ordine e fuggendo? Spostando le dita dagli occhi chiari e smettendo di strofinarsi il viso, l'uomo rimasto sino a quel momento in silenzio sbuffò. « Cosa c'è ora Gramar? » sbottò Mikhiel. Gramar ignorò il tono aggressivo e rimase a fissare la schiena dello spadaccino, a capo della colonna. Un tempo era sicuro di aver visto quella schiena molto più dritta. « ...sarà una bella seccatura. »

Alcuni avrebbero creduto al monito. Altri avrebbero riso.
Altri avrebbero puntato loro contro le armi,
sputato in faccia eretico prima di intimargli di sparire.
Ma tutti. Tutti. Avrebbero saputo
che il Guerriero dell'Inverno era tornato.
E il suo corno sarebbe risuonato per tutto l'Edhel,
tuono senza lampo,
per dar inizio alla vera e propria
Guerra.

« Ti prego »
Parole consegnate al vento, udite da nessuno, forse dagli dèi.
« abbiamo bisogno della tua guida »
« Donovan. »

(...)


ͽS Y N O P S I Sͼ
"of deeds and struggles"

PJnzb

Seguito da parte di Jevanni di Alleanza impura. Jevanni annuncia la sua presenza ad un gruppo di esploratori dell'Ordine delle Lanterne, e riesce a convincerli ad avvertire i loro compagni sparsi per l'Edhel del suo intento - così da iniziare a smuovere le acque e preparare il suo arrivo.

Edit: aggiunti i link per le giocate appena postate.


Edited by ~Coldest.Heaven - 7/11/2019, 14:49
 
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