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| Una grande biografia, un romanzo d’avventura, uno spaccato storico del Giappone del XVII secolo. Ho appena finito di leggere “Musashi” di Eiji Yoshikawa (1892-1962), un romanzo epico che racconta la vita e le gesta del più famoso samurai di tutti i tempi.
Il libro è davvero corposo (840 pagine) - nonostante i numerosi tagli operati nella revisione italiana - , talvolta lento e ripetitivo, a tratti incoerente forse poiché originariamente pubblicato a puntate su una rivista. Ma per chi ama la cultura giapponese o vuole approfondire la sua conoscenza sul mondo dei samurai nell’epoca dello Shogun, è un libro imperdibile.
Per chi non lo conoscesse, Miyamoto Musashi è stato un grande samurai (si dice il più grande) e scrittore, vissuto nella prima metà del 1600, che ha dedicato tutta la sua vita al perfezionamento della Via del samurai, raccogliendo poi la sua esperienza nel celebre Libro dei cinque anelli, tutt’oggi considerato un ottimo manuale di strategia applicabile in tutti i campi.
Il romanzo di Yoshikawa racconta la sua storia dal momento in cui due anonimi soldati disertori della battaglia di Sekigahara, Takezo e Matahachi, trovano rifugio presso due donne spregiudicate (Oko e sua figlia Akemi), trascorrendo presso di loro lunghi mesi oziosi; mentre Matahachi sembra gradire le lascive attenzioni delle donne, Takezo rifugge ogni contatto (“Non mi piacciono le donne”, afferma) finché una mattina scopre di essere stato abbandonato dai tre. A questo punto iniziano a diramarsi numerose storie parallele che troveranno punto d’incontro solo alla fine, i cui protagonisti ruotano sempre in qualche modo attorno alla figura di Takezo; la bella e dolce Otsu (la promessa sposa di Matahachi da lui abbandonata), la quale inizia una tormentata ed estenuante storia d’amore platonico e non corrisposto con Takezo; l’implacabile Osugi, madre di Matahachi, che in Takezo vede il depravato responsabile della condotta immorale del figlio, e che giura vendetta a costo della vita; lo stesso Matahachi, che nell’arco di tutto il romanzo cova un invidioso rancore nei confronti dell’amico, ritenendolo un fortunato capace solo di cavalcare il successo; i due giovani apprendisti Jotaro e Iori, le cui storie si intrecciano a quelle di tutti i personaggi in modo fortuito e avvincente.
Nel momento in cui Takezo decide di intraprendere la Via del samurai sacrificando la sua vita sull’altare della conoscenza e dell’apprendimento, cambia il suo nome in Musashi: ed è questo il nome che rimbalza di città in città, precedendolo con una fama non sempre cristallina. Le sue imprese spesso ardite, spesso epiche, vengono infatti raccontate di bocca in bocca con dettagli sempre nuovi fino a raggiungere spesso proporzioni leggendarie, cosa che alimenta parimenti l’odio e la venerazione nei suoi confronti. Una vittoria schiacciante dopo l’altra, Musashi si conquista la nomea di invincibile; ma le lunghe digressioni cupe in cui il samurai medita sulla sua esistenza, sui dubbi che gli rodono l’anima, sulla certezza che le sue azioni non facciano che rovinare la vita a molte persone tra cui Otsu, di cui è inconsapevolmente innamorato, dipingono Musashi non come un granitico eroe senza macchia e senza paura, ma come un uomo vero.
Lo scontro finale, che attendevo con ansia (conoscendo già a grandi linee la storia), è davvero epico. Il grande avversario di Musashi, Sasaki Kojiro detto Ganryu, è un samurai molto amato dalla comunità. A differenza di Musashi, considerato strano, misantropo, traditore (in parte a ragione, in parte per l’opera di diffamazione compiuta contro di lui), Kojiro è amato, solare, protetto dai potenti. Il libro non fa provare molta simpatia per questo grande samurai, che si incontra più volte nel corso di tutto il romanzo, ma fa sì che il suo nome venga ricordato con enorme rispetto. Personalmente, è però un altro il personaggio che ricorderò: la vecchia Osugi, che nonostante l’età e gli acciacchi si mette a girare il Giappone in lungo e in largo per tenere fede al suo cieco giuramento di vendetta contro Takezo: la vediamo affrontare mille difficoltà, tra cui la morte del suo parente e compagno di viaggio zio Gon, per arrivare infine a mettere le sue grinfie sul samurai usando inganni, astuzie ma anche una sorprendente fisicità e capacità di combattere come un vero samurai. |
Edited by Zaide - 20/1/2014, 20:30
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