Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Posts written by Verel

view post Posted: 18/11/2019, 10:56 Confronto - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (Ray~ @ 17/11/2019, 14:10) 
E ora via, verso nuove avventure. Questo pomeriggio devo tenere la prima presentazione. Sono agitato. Ciao. :v:

Se nel vostro tour mondiale ( :su: ) farete un salto a milano non dimenticatevi di avvisare :8D:

CITAZIONE (janz @ 17/11/2019, 23:19) 
Detto questo, occhio a come trattate i miei personaggi *fissa anna* :glare:

:sese:
view post Posted: 16/11/2019, 12:26 Confronto - Il Lascito degli Dèi
A proposito, dov'è il vecchissimo topic dell'Occhio di Gruumsh? Obliterato? :asd: Non lo trovo con la ricerca.
view post Posted: 11/11/2019, 17:33 Confronto - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (K i t a * @ 11/11/2019, 17:27) 
Verel pazzerello che cambia forma di governo al Dortan. :arross:

view post Posted: 11/11/2019, 16:24 Confronto - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (Räv @ 11/11/2019, 11:49) 
Allungo il termine per postare a oggi pomeriggio inoltrato, verso le 18.

All praise be to the almighty proroga, salvatrice di post. :arross:
view post Posted: 11/11/2019, 16:17 Il lascito degli Dèi ~ l'ultimo Leviathan - GdR
kDJuqLG
Un uomo come quello non avrebbe dovuto mettere piede nell'Edraleo.
Era un mendicante, vestito con stracci umidi. Il suo mantello sgualcito strisciava pietosamente tra le lastre di marmo e le bende attorno ai suoi piedi sembravano volersi disfare ad ogni passo. Lunghi capelli color paglia scendevano disordinatamente sul suo viso, nascondendo la disperazione dei suoi occhi. Le labbra screpolate e spaccate erano schiuse, boccheggianti tra un sussurro e l'altro, una preghiera, una supplica. Stretto tra le mani sporche di terriccio, un fodero di cuoio nero e dentro di esso una lama pregiata, dall'elsa finemente adornata.
Lui era l'uomo che sarebbe dovuto essere morto, che stringeva una spada che non poteva essere sua, che camminava in un luogo in cui non sarebbe mai potuto entrare.
Medoro appoggiò stancamente la mano sull'anta di legno che lo aspettava alla fine di quel corridoio e la spinse lentamente, rivelando una grande stanza luminosa. Il sole di mezzogiorno lo accecò attraverso le ampie finestre che si affacciavano su tutta Ladeca, la più grande città del Dortan.
« Sei davvero tu. »
La voce severa di un uomo lo accolse in quel prestigioso studio. Medoro dapprima riuscì solamente a vedere la sua sagoma, nera come pece in contrasto con la luce del giorno. Alto e imponente, studiava la città dando le spalle all'intruso. Lentamente Medoro riuscì a distinguerne i dettagli: indossava una veste nera tipica dell'aristocrazia di Ladeca, i suoi capelli erano tinti col grigiore della vecchiaia e il suo capo era circondato da una benda che gli copriva l'occhio sinistro. L'uomo si voltò, rivelando un terrificante sguardo ceruleo che trapassò Medoro, lasciandolo quasi senza fiato.
Si sarebbe voluto prostrare in ginocchio, scoppiando in lacrime e supplicando aiuto, ma fece appello a tutto ciò che rimaneva della sua vergogna per rimanere in piedi. Eppure non riuscì a parlare, a dire alcunché. La sua gola era strozzata da disperazione e paura. Quante volte aveva dato voce a quelle parole nelle strade di Ladeca da quando la Divinità gli aveva portato il suo messaggio? Quante volte aveva supplicato i passanti di ascoltarlo, di dare peso alle sue profezie? Quante volte aveva visto altri come lui, la cui follia era stata risvegliata improvvisamente, strillare tra le strade e quante volte aveva pensato di non essere diverso da loro?

L'Avvertimento. Avevano iniziato a chiamarlo così, quel canto minaccioso e terribile che aveva bruscamente toccato le menti di tutte le genti di Theras. Immediatamente il panico si era scatenato tra le strade, contenuto solo dopo giorni. Alcuni tra i nobili più ricchi avevano deciso di abbandonare temporaneamente il Dortan, cercando riparo nella ben più sicura e protetta Qashra. I fedeli si erano radunati attorno ai Corvi, che tentarono di spiegare il fenomeno come un messaggio del Sovrano. I politici avevano discusso nell'Edraleo e infine deciso di fortificare la città in vista di un prossimo attacco. In tutto questo trambusto, Medoro era rimasto tra le strade, urlando richiami alla prossima apocalisse come un comune pazzoide, le sue parole ignorate.
Infine aveva deciso di fare l'unica cosa che avrebbe potuto concretamente fare. In ginocchio nel terriccio del cimitero di Ladeca, fissando la sua stessa lapide con il cuore in gola, affondò le mani nella tomba e iniziò a scavare. Nascosto dall'oscurità della notte nessuno lo aveva notato. Le sue unghie si erano spezzate, i rami e le pietre lo avevano graffiato e ricoperto le sue mani di sangue, ma nonostante tutto Medoro aveva continuato a scavare fino a raggiungere la sua bara, vuota. Dalla caduta di Basiledra si pensava che il suo corpo fosse andato perduto, specie dopo lo scempio che Mathias Lorch aveva fatto della sua (finta) testa. Eppure Medoro era lì, il suo cuore ancora batteva e il suo sangue era ancora rosso. C'era solo una cosa in quella bara, un tesoro che gli era stato sottratto -Angelica.
Molti dei soldati di Ladeca conoscevano quella lama, specie tra i più anziani. Anche se non avrebbero riconosciuto il suo volto o creduto alle sue parole, la luce di Angelica avrebbe mostrato loro la via. E per la prima volta da quando Haym gli aveva portato il suo messaggio, una scintilla di speranza animò gli occhi di Medoro: le guardie dell'Edraleo, confuse da quella rivelazione, lo avevano lasciato passare. Forse non si erano ancora capacitati di ciò che comportava il fatto che lui fosse vivo. Forse non comprendevano davvero il suo ruolo nella caduta dei Quattro Regni, forse avevano saputo di lui solo dai racconti del Leviatano e dei suoi imbattibili guerrieri.
Ma quell'uomo certamente non sarebbe incappato in queste incertezze, poiché la sua mente era affilata e micidiale come una spada, il suo unico occhio era sempre attento e vigile e la sua memoria certamente non avrebbe vacillato.
12uSRWM
Il suo nome era Alexander Terghe.
Un nome nuovo per molti dei cittadini di Ladeca, ma non per Medoro. Egli sapeva infatti che Alexander aveva servito i quattro regni in qualità di comandante semplice, un ruolo che di fatto lo aveva reso suo sottoposto anni fa. Un veterano delle conquiste di Rainier, della Guerra del Crepuscolo e infine della Battaglia per Basiledra, Alexander era poi rimasto in disparte durante i giochi di potere di Caino, ma ora si trovava lì, sulla cima dell'Edraleo, in qualità di suo Presidente, Primo Cittadino di Ladeca e dei suoi territori. Dalle strade della città Medoro aveva assistito alla sua rapida ascesa: era un uomo giusto e severo, un soldato prima di essere un politico, uno che aveva combattuto per il bene dei cittadini più e più volte durante la sua vita. Dopo tutto il trambusto scatenato da Caino e la guerra intestina tra i Corvi era così improbabile che un uomo come lui riuscisse a raggiungere quella posizione? I cittadini di Ladeca erano stanchi delle diatribe politiche e delle guerre, volevano solo la pace e la prosperità promesse sin dalla fondazione della nuova capitale e finalmente tutti i vecchi grandi nomi del passato sembravano essersi ritirati nell'oscurità.
Ladeca era diventata una città-stato indipendente, tra le più rilevanti grazie alla sua posizione vantaggiosa nel Dortan che la rendeva un crocevia di tratte commerciali. Alexander era un nome nuovo, il cui unico interesse era il bene della città. I suoi discorsi nelle piazze erano coinvolgenti e avevano catturato lo spirito dei cittadini con promesse allettanti, prime tra tutte la difesa dei confini e l'allontanamento di tutti gli indesiderabili, di tutti i nostalgici del Leviatano e di Caino, che ancora cercavano di strappare il potere dalle mani del popolo per restituirlo ad un potere superiore e illuminato.
Che strana e aliena cosa era la democrazia, aveva pensato Medoro. Quel mondo era così diverso da quello in cui era cresciuto e in cui era stato addestrato, era sparito lo sfarzo dei Re e le leggende dei loro grandi nomi, ora rimanevano solo i capricci del popolo e la matassa di fili invisibili usati per controllarli, un groviglio che neppure il più preparato degli studiosi sarebbe riuscito a districare. Alexander aveva quindi deciso di tagliarlo via del tutto. In questo senso, Medoro lo rispettava, pur essendo lui frutto di un sistema che era ormai incompatibile con il fu-cavaliere.

Finalmente Alexander parlò, scuotendo Medoro da quell'incantesimo che lo teneva immobilizzato sul ciglio della sua porta.
« Qualsiasi cosa tu abbia da dire, dilla in fretta. » sentenziò.
Medorò fece pochi incerti passi all'interno della stanza, gettando occhiate distratte e incerte alle pile di pergamene e volumi che ne costellavano gli scaffali. Poi il suo sguardo si fissò dritto contro quello di Alexander. Prese un grosso respiro.
« Ho ricevuto una chiamata. Una richiesta, da un Dio -Haym. Per favore Alexander, ascolta quello che ti devo dire. »
« No. » quella singola parola schiacciò completamente lo spirito di Medoro, o di ciò che ne restava.
« Sei un traditore. Ti sei nascosto tra le strade come un comune mendicante mentre la gente che hai giurato di proteggere soffriva. Sparisci dalla mia vista. Non sono interessato ai tuoi vaneggiamenti -l'alcol ti avrà dato alla testa, o la solitudine. »
« Ti prego, Alexander! » Medoro finalmente si gettò a terra in ginocchio. Poggiò la fronte sul tappeto, cercando di trattenere i singhiozzi. « Questa è la mia ultima speranza. Ladeca... è in grave pericolo. »
Alexander sospirò, quindi si mise a sedere sulla poltrona imbottita della sua scrivania. Piantò i gomiti sul tavolo, intrecciò le mani e fece un singolo impietoso cenno di consenso a Medoro, che lo guardò con riconoscenza e si rimise in piedi.
« Haym mi ha detto che "il tempo del mondo sta per scadere" e che sarà necessario un grande esercito per contrastare il male che sta per arrivare. E... »
Ma Medoro non riuscì a proseguire. Come poteva? Ladeca era ormai l'emblema della democrazia, forse l'unica su tutta Theras, e Alexander era il suo rappresentante. Come avrebbe potuto reagire se gli avesse detto che Rainier sarebbe tornato? Il Re che non perde mai -il suo Re, il suo unico padrone, era anche l'indiretto fautore del disastroso stato del Dortan. Medoro si morse le labbra. Finalmente era così vicino alla redenzione, finalmente il suo onore sarebbe stato ristabilito, finalmente avrebbe visto il suo Re -eppure non poteva negare quella verità, non poteva nascondere che Rainier aveva causato il Crepuscolo. Se solo fosse rimasto in vita...!
« Ci stiamo già adoperando per radunare un'imponente armata. » Alexander interruppe i suoi pensieri.
« Provavo rispetto per te, Medoro. Sarò franco. I nostri agenti, i Sussurri, si sono già sparsi per i maggiori castelli e città del Dortan e stanno instillando la nostra versione del racconto su cosa significhi l'Avvertimento. »
Medoro aggrottò le sopracciglia. « Cosa intendi...? »
« L'Avvertimento è un segno del Sovrano. Egli vuole che raduniamo il più grande esercito per fronteggiare il Kishin, il Penultimo Errore di Rainier. Lo stiamo chiamando così. Il profeta del Sovrano, in preparazione al Crepuscolo, creò questo essere e ora la sua ira sta per riversarsi sul Dortan -dobbiamo fare fronte comune e distruggerlo. I Cavendish ci hanno già dato il loro appoggio, così come molti altri piccoli regni che non potrebbero mai sperare di difendersi da soli. Grazie al fatto che i Corvi non sono più sorretti da un'organizzazione centrale, anche loro stanno propagando il nostro messaggio. »
Medoro rimase interdetto. Perché Haym lo aveva scelto? Lui, che era solo un mendicante, una sagoma sbiadita di ciò che era un tempo. Lui che non aveva alcun potere sul popolo del Dortan, poiché era stato lui ad abbandonarli e a nascondersi. Non sarebbe mai riuscito, invece, a nascondere quella verità. Anche se fosse tornato ad essere il cavaliere splendente che era a Basiledra, nessuno lo avrebbe ascoltato. Mentre Alexander aveva già agito e con i suoi sotterfugi aveva già ottenuto in poche settimane più di quanto Medoro sarebbe riuscito a fare in anni.
« Ma ci sono problemi. » Alexander continuò, e stavolta Medoro vide nel suo sguardo qualcosa di diverso. Non c'era solo dura condanna, ma anche fiducia, speranza. Perché?

Perché volete contare su di me?

« Non riceviamo risposte dal Nord. Pare che gli Holstein -uno dei rimasugli dei Quattro Regni- siano riusciti in qualche modo a raccogliere il potere disperso dai Lancaster. I messaggeri che abbiamo mandato da lì, però, non sono mai tornati e noi non abbiamo tempo di indagare.
Ma non è finita qui.
A est Bara-Katal ha istituito il suo regno di orchi scacciando la popolazione locale. Se questi mostri dovessero allearsi col Kishin sarebbe un grave problema.
L'esercito di mercenari di Medeo sta ancora girovagando per il Dortan, spargendo le loro insane idee. E al sud, vicino al deserto dei See... ci sono arrivate voci che mostri di metallo stanno emergendo dalle sabbie. Pare che il mondo stia impazzendo.
»
Alexander chiuse gli occhi e pronunciò solennemente quelle prossime parole. Medoro poté solo rimanere in silenzio, interdetto e confuso come un bambino incapace di riassemblare i pezzi di un puzzle. Poté solo stringere Angelica con tutta la forza che gli rimaneva nelle mani. Ma in fondo il suo cuore ancora tremava, debole e fragile, sconquassato e ferito.
« Se non credessi che tu sia impazzito, ti chiederei di rimetterti in sesto e aiutarmi. Nonostante tutto. »
Alexander si alzò, per rispetto verso il suo vecchio capitano. Le sue parole erano chiare, ma i suoi occhi dicevano altro. Era una silenziosa richiesta, da un uomo incapace di chiedere alcunché.
Erano così diversi, loro due. L'abisso che li separava non sarebbe mai stato colmato. E Medoro capì in quel momento che se tutto ciò che Haym gli aveva detto era vero, se Rainier fosse davvero tornato, allora Alexander sarebbe stato il suo ultimo nemico -l'ultimo ostacolo al grande piano del Dio.
Deglutì.

« Io... »
« Addio, Medoro. »

Quella sera una tempesta attraversò Ladeca.
Medoro si era riparato in una delle chiese del Sovrano. Rimase a contemplare il ticchettio delle gocce di pioggia sui vetri colorati. Come lui altri mendicati si erano rifugiati nel tempio, e tutti loro ora rimanevano nel silenzio più totale, appoggiati alle colonne o nascosti negli angoli, accovacciati nei loro rifugi di fortuna o nei loro sudici mantelli. Medoro guardava anche loro, sentendosi impotente.
Un Dio gli aveva dato una missione. Il suo Re stava per tornare. Un grande pericolo gettava la sua sinistra ombra su Theras.
Eppure Medoro non poteva fare alcunché. Era debole e stanco. Il suo corpo non era più quello di una volta, era avvizzito, la sua magia si era spenta e la sua bravura con la spada certamente si era arrugginita. Stringeva ancora Angelica a sé, adesso avvolta in un panno così che nessuno potesse riconoscerla o sospettare che l'avesse rubata. Se un tempo il contatto con l'arma lo rincuorava e gli ricordava la giovane fanciulla di cui si era innamorato, ora sembrava solo ferirlo.
Era il peso di una responsabilità più grande di lui. Più grande di qualsiasi uomo mortale. Solo Rainier, che possedeva un potere ultraterreno e incomprensibile, era riuscito a raccogliere il popolo del Dortan. Come poteva lui, un mero mendicante, sperare di replicare quello stesso gesto?

Era impossibile.

Medoro si trascinò fino all'altare, stanco e sconfitto. Il Corvo che si prendeva cura di quel luogo era ancora indaffarato nonostante l'ora ormai tarda. Sembrava un giovane ragazzo, da quello che Medoro poteva intuire dalla sua corporatura. Come tutti i Corvi prima di lui vestiva con una lunga e larga tunica nera, un cappuccio gli celava il capo e sul viso portava una maschera. La sua rappresentava il volto severo di un angelo. Il giovane Corvo notò la curiosità di Medoro e si avvicinò a lui.
« Di cosa hai bisogno? » gli chiese.
I Corvi erano cambiati dalla sparizione di Caino e Zeno. Ormai non esisteva più un potere centrale che li controllasse, finalmente permettendogli di diventare i missionari del bene che sarebbero sempre dovuti essere. Le loro maschere non celavano più gli intrighi di potere del Palazzo, solo il volto di normali esseri umani desiderosi di aiutare il prossimo. Ovviamente il loro ordine non era più esteso come una volta, tuttavia gli abitanti del Dortan ancora avevano bisogno della guida del Sovrano e certamente i corvi erano gli unici adatti a spargere la sua Parola. Medoro pensò distrattamente che dopo tutto quel trambusto, se il mondo avesse vissuto un altro giorno, il loro ruolo sarebbe diventato nuovamente centrale, forse più che mai.
« Fede. » Gli rispose Medoro. Il Corvo annuì. E rispose semplicemente.
« Allora, prega. »
Qualcosa in quella risposta colpì Medoro. Il Corvo tornò alle sue faccende, certamente senza pensare troppo a quello che aveva detto, eppure Medoro rimase per alcuni istanti a meditare sul suo significato. Ma non trovò alcuna risposta alle domande, non trovò alcuna via d'uscita.
Quindi, semplicemente, incrociò le dita e iniziò a pregare.

qRckicI
Un tintinnio.
Lo udì distintamente. Un tintinnio nella pioggia. No, uno scampanellio, come se tanti gioielli si stessero muovendo in sconcerto.
Medoro si guardò attorno, ma nessun altro sembrava udire quel suono. Poi vide, lontano nell'oscurità della notte, oltre l'entrata spalancata della chiesa, una minuta sagoma avanzare. Si rialzò dall'inginocchiatoio sul quale si era prostrato, quasi incantato da quella visione misteriosa, e si avvicinò alla soglia. Le gocce di pioggia schizzavano sulle sue caviglie nude e il vento freddo sembrava penetrare nelle sue ossa, ma non gli importava.
Vide una giovane donna avvicinarsi a lui. Era una ragazzina completamente bardata di nero, se non per la presenza di innumerevoli campanelli e gingilli argentei che pendevano dalle sue lunghe vesti. Anche il suo capo era coperto, lasciandogli vedere solamente il suo viso, dolce e delicato, adornato, impreziosito da due grandi occhi castani. Poi Medoro si rese conto di qualcosa di ancora più strano: la giovane donna non era bagnata, neppure stando sotto a quella tempesta. Le gocce di pioggia attraversavano il suo corpo e le sue vesti come se non esistessero, come se lei fosse soltanto una proiezione, un'illusione.
I due rimasero a fissarsi a lungo, entrambi colmi di sorpresa, incertezza, trepidazione. Entrambi umani. Entrambi scelti per qualcosa di più grande di loro. Entrambi vittime di tragedie.
« Sei tu, dunque, l'uomo che può sentirmi. »
La voce della ragazza arrivò rarefatta alle orecchie di Medoro, come se fosse filtrata da un ostacolo. Medoro non capiva, quindi si limitò semplicemente ad annuire.
« Posso... sentirti. » disse. « Chi sei? »

Sei la risposta alle mie preghiere?

Medoro allungò la mano verso di lei. Era un gesto che aveva fatto mille volte in gioventù, verso le giovani fanciulle della vecchia capitale, tutte estasiate e innamorate. In qualche modo si sentì di nuovo come allora, ma stavolta sapeva che c'era qualcosa di più, di misterioso e ineffabile, che lo stava spingendo. Non badò a pensare se fosse Haym o il Sovrano, o chissà quale altro Dio. Non pensò a nulla, se non ad accogliere quella ragazza sperduta nella pioggia.
Lei protese la mano per accettare quel gesto, ma esitò, incerta. I suoi occhi tradivano una profonda insicurezza e la sua voce, si rese conto Medoro, era in verità tremolante. Poi lei afferrò la sua mano, e lo tirò con forza verso di sé, sotto la pioggia. La ragazza non poté trattenere una piccola risata. Il suo volto era così dolce e sereno, ricolmo di un sentimento nuovo, una gioia mai provata prima. Continuò a stringergli la mano, sembrava che non volesse mai lasciare la presa, e Medoro non l'avrebbe certamente mai allontanata.
« Io... mi chiamano Ombra. »
Medoro piegò il ginocchio, abbassandosi per guardarla dritta negli occhi, cercando di capire.
« Vieni con me, o prode cavaliere. » Sentendosi appellare in quel modo, Medoro non poté che fare un sospiro di sorpresa. Di gratitudine.

« Un lungo viaggio ci aspetta. Per salvare questa terra. »



Eccomi!
Allora, innanzitutto mi scuso per aver postato all'ultimo. Non pensavo che ce l'avrei fatta.
Ho cercato a lungo di mettere insieme i pezzi della trama del Dortan, è stato abbastanza difficile nonostante il riassunto. Ho comunque deciso di introdurre dei nuovi personaggi nella mia storia, perché credo che non abbia senso affidarsi eccessivamente a creazioni altrui che non conosco altrettanto bene per tessere un racconto efficace. Nonostante questo ho cercato di inserirli in un contesto appropriato e spiegato il più possibile, così che risultino credibili.
Nel mio racconto i poteri del Dortan dopo la chiamata psionica proveniente dall'Edhel (ribattezzato "l'Avvertimento") si stanno già mettendo d'accordo per creare un fronte comune contro il pericolo sconosciuto che sta per giungere alle porte. Il nuovo Presidente dell'Edraleo (finalmente Ladeca è diventata una vera e propria democrazia) è Alexander Terghe, un veterano di guerra, un uomo d'azione che si vuole distaccare dal doloroso passato dei Quattro Regni, di Caino e dei vari altri conflitti, portando Ladeca ad una nuova era di pace e di libertà dagli intrighi. Grazie al suo approccio viene eletto ed ora gestisce le redini della vasta rete di alleanze che si sta espandendo in tutto il territorio. Utilizzando i Sussurri (non ho voluto menzionarli troppo per non calpestare i piedi, eventualmente) Alexander e in generale il governo di Ladeca ha sparso per il Dortan la credenza che l'Avvertimento sia un messaggio del Sovrano che li urge ad unirsi per fronteggiare una creazione fallita di Ray, il suo Penultimo Errore (l'ultimo era sfidare gli dei durante il Crepuscolo). Alexander crede che manipolare la paura dell'uomo sia l'unico modo per controllarlo, e dunque riunire il Dortan.
Medoro è il personaggio principale del racconto. Dopo aver tentato di portare l'avvertimento di Haym all'Edraleo, il fu-cavaliere non può fare altro che rifugiarsi e aspettare che la tempesta passi -lui è solo un uomo, un traditore per giunta, debole e impotente- come potrebbe replicare il gesto di Rainier e radunare un'intera nazione? Ma è qui che si presenta a lui una figura enigmatica, una ragazzina che solo lui può sentire ed aiutare.
To be continued :fiori:

Edit: corretti alcuni errori e ripetizioni.


Edited by Verel - 14/11/2019, 16:49
view post Posted: 10/11/2019, 23:15 Domande & Chiarimenti - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (Wild Youth @ 10/11/2019, 21:30) 
Non è una vera domanda, ma sono costretto a ritirarmi dalla giocata per colpa della tesi ( :glare: ), purtroppo ho decisamente sopravvalutato il mio tempo libero e di questo vi chiedo scusa.
Leggerò con piacere comunque tutto ciò che scrivete. :fiori:

Anche io non riuscirò a giocare alla prima fase, però sto seguendo attentamente gli sviluppi e magari farò qualche post per conto mio più avanti. Intanto, Dortan stronk 4eva. :soso:
view post Posted: 1/11/2019, 14:26 Domande & Chiarimenti - Il Lascito degli Dèi
Ho un paio di domande.
Quanto tempo ci è concesso far trascorrere nel nostro post, in linea indicativa? Considerato che c'è un imminente pericolo all'orizzonte e tutto.

La seconda domanda riguarda invece la consegna del nostro post. Da quello che ho capito non c'è un obbiettivo definito nel turno, sta a noi decidere quando abbiamo scritto abbastanza e poi aspettare la risposta del QM su come sta reagendo il mondo alle nostre decisioni. Oppure dobbiamo già arrivare alla fine del nostro post ad avere l'esercito richiesto per fronteggiare la minaccia del Kishin?
view post Posted: 27/10/2019, 22:04 Confronto - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (janz @ 27/10/2019, 20:24) 
ora tutti col text-shadow perché l'ha fatto Ray :D:

Beh, da un'idea più ultraterrena rispetto al font courier. :8D:
view post Posted: 27/10/2019, 17:20 Confronto - Il Lascito degli Dèi
Bene, ho postato la mia scena quindi adesso posso iscrivermi ed essere in pace con il mondo.

DORTAN STRONK, TORYU STRONK :riot:
view post Posted: 27/10/2019, 17:18 Iscrizioni - Il Lascito degli Dèi
Nome Utente: Verel
Team: Dortan
Note:
okurrrrr
view post Posted: 27/10/2019, 17:17 Il Fantasma del Cuore - GdR

È passato qualche anno da allora.
Fu l'ultima cosa degna di nota che mi successe. Basiledra è tornata alla normalità -un cumulo di macerie, ricettacolo di un vecchio sogno ormai da tempo spezzato. Ancora oggi le voragini ululano al passaggio delle correnti, la terra continua a soffrire delle ferite inflitte durante la guerra. Sono i suoni a cui ci siamo abituati noi tutti, rimasti qui anche dopo ogni battaglia, ogni tragedia, ogni incubo. Ladri e briganti, sì, ma anche altri: gli Sperduti. Li chiamo così, forse perché mi rivedo in loro, forse perché sono uno di loro. Sono coloro che non hanno mai lasciato davvero la presa, tenendosi stretti alla vita di un tempo, quando Basiledra era viva e il suo Cuore di Marmo batteva ancora incessantemente, scandendo il ritmo di gloriosi e interminabili conflitti.
Sono stato molto tempo a pensare a cosa significasse tutto questo dolore. Rimanendo qui l'ho capito.
È la realtà.
Sono riuscito a trovare la risposta a tutte le mie domande, tutte quegli interminabili ragionamenti senza capo né coda. L'ho capito guardando alla realtà di questo luogo, sporco e abbandonato, ma anche alla gente che ancora oggi lo popola. Sono speranzosi e resilienti, gli Sperduti. Hanno capito che la vita al di fuori di queste mura spezzate è soltanto un'illusione e che saranno sempre burattini di qualche forza superiore che controlla tutti noi, che siano re o senatori, mercanti o soldati.
Gli Sperduti sanno di essere solo ombre, e sono felici. Anche io sono uno di loro.

Un tempo pensavo di poter cambiare il mondo.
Forse è la sconfitta che mi ha fatto aprire gli occhi, o forse solo la vecchiaia. Non che abbia ancora diritto di dirlo, non senza che i veri anziani delle rovine mi prendano a bastonate. Li aiuto come posso, facendo da guaritore, e parlo spesso con loro. Ho trovato il mio posto qui, finalmente. Mi piaceva chiamarmi Vagabondo, una volta. Che stupidaggine. In fondo sono sempre stato uno Sperduto. I miei servigi sono apprezzati e anche le bande di criminali che bazzicano per Basiledra ci lasciano in pace, forse perché ci vedono come folli, inermi e sottomessi alla marcia inesorabile del tempo. Si sbagliano, dico io. Siamo noi il Leviatano. Non siamo stretti nelle sue spire, soffocati dal suo cadavere -siamo le sue scaglie, la sua indistruttibile corazza. Dentro di noi batte ancora il sogno di prosperità che Rainier ci aveva dato. Ho sempre saputo che il Toryu prima e i Quattro Regni poi erano fondati sul sangue degli innocenti, ed è per questo che sono entrato, tanti anni fa, attraverso quelle mura candide: volevo cambiare tutto, rendere giustizia ai morti e libertà alle masse. Credo ancora in quegli ideali... sono solo venuto a patti con la mia capacità di applicarli. Quando passo davanti agli specchi infranti o al riflesso crepato delle grandi vetrate della Cattedrale vedo un uomo, alto e magro, sciupato quasi. Vedo i lunghi capelli neri crespi e sporchi, vedo una barba corta e ispida, vedo un corpo deturpato, privato del braccio destro. Ho detto agli altri di averlo perso nella guerra -la verità è ormai irrilevante. Vedo, soprattutto, uno sguardo che non riesco a spiegare. Rapidamente volto il capo e continuo per la mia strada. Cancello quei pensieri dalla mia testa, e ripeto il mio mantra. Questa è la mia vita. Questa è la mia casa. Qui posso fare del bene. Posso alleviare la loro sofferenza. Posso fare più di quanto non abbia mai fatto.
E allora perché i miei occhi sono ancora così tristi?

Molto tempo fa mi ero recai nel maniero dei Lancaster sotto consiglio di un vecchio amico, Grano.
Ciò che avvenne lì fu solo l'ultima delle cicatrici che questo mondo mi ha regalato. Non solo sul mio corpo, ma anche sulla mia mente. Nel pandemonio scatenatosi dalla follia di Aedh avevo udito delle voci, che inspiegabilmente mi aiutarono a portare in salvo chi potevo. Li ho portati lontano, il più possibile, scacciando i draghi famelici che precipitavano dal cielo. Sono fuggito con quella gente, e da allora non più sentito la voce.
Ma credo che stia tornando, in altra forma. Passeggiando tra le rovine mi è capitato spesso di vedere con la coda dell'occhio qualcosa. Un animale. Un coniglio. Bianco come il sale. Lo vedo solo per pochi istanti, poi balza via, nascondendosi tra le macerie -quando provo ad inseguirlo, questo sparisce.
Lo vedo anche ora. È lì che mi fissa, impietoso. Crudele, direi.
Vattene. Penso con tutte le mie forze. Lasciami qui. Vattene!
Ma il coniglio non se ne va. Non stavolta. Faccio un passo verso di lui, e non si muove. Estraggo la mia spada -un brando spezzato, che non spaventerebbe nemmeno un bambino. Ma so ancora mostrare le mie zanne. Dalle punte zigzagate di metallo si espande una luce intensa, formando ciò che un tempo era la mia fida compagna, ora la mia unica amica, Narada. Il coniglio non si muove. Muovo la lama, facendo sfrigolare la sua essenza luminosa contro un muro vicino, lasciando una traccia incandescente al suo passaggio. Vattene!
Finalmente il coniglio si muove, ma non nella direzione che avrei pensato: saltella velocemente verso di me e poi prosegue indisturbato per la sua via. Mi volto, inizialmente confuso, ma poi scorgo all'orizzonte la sagoma rovinata del Cuore di Marmo.
Potrei voltarmi e dimenticare, potrei pensare che sia solo una coincidenza. Potrei vivere una vita tranquilla, facendo quello che ho sempre fatto. Potrei fare queste e ancora altre cose, ma prima ancora che possano passarmi per la mente sto già camminando verso le bianche rovine.

Seguo il piccolo coniglio fin dentro a quella che un tempo era la sede del potere più grande di Theras. Non solo lo scranno di un Re, ma la manifestazione del sogno che noi tutti condividevamo. Era splendente, inscalfibile. Ora invece il suono della pietra che si sgretola accompagna ogni mio passo. Posso solo osservare distrattamente i drappi impolverati e strappati che ancora adornano le pareti, ricchi delle centinaia di stemmi e insigne che un tempo corrispondevano ai casati costituenti del Regno, tutti asserviti alla potenza di Rainier. Mi chiedo quanti di quei simboli valgano ancora qualcosa nel Dortan di oggi, un mondo che non riconosco più, al quale non appartengo più.
Sento lo zampettare del coniglio echeggiare nelle sale vuote del Cuore. Nessuno, nemmeno i banditi, sceglie di vivere qui -temono che chissà quale spirito ancora sia incatenato alla pietra, maledicendo chiunque osi profanare i ricordi passati. Potrebbe essere il fantasma di Sennar, di Caino, di Rainer, oppure di... no, non ha importanza. Quando ero poco più che un ragazzino, un giovane soldato, potevo solo sognare di passeggiare così liberamente in queste sale. In verità ne ero terrorizzato: il Cuore non aveva finestre, rendendolo un gioiello splendente all'esterno ma un ombroso labirinto all'interno, forse una manifestazione della complessità e della dualità di Rainier stesso.
Osservo la luce del giorno che penetra placidamente tra le crepe di questo santuario. Sento la sua carezza.
Finalmente riesco a capire dove mi vuole condurre quella piccola palla di pelo: le segrete. Il calore del sole d'autunno sbiadisce nell'umidità che impregna i sotterranei, pizzicando la mia pelle con un brivido. Faccio ricorso alla luce della mia spada per vedere attraverso la fitta oscurità, sorpassando celle piene di catene e ossa, probabilmente di chissà quale nemico lasciato a marcire e poi dimenticato a seguito della caduta della città. Posso solo immaginare il loro tormento, abbandonati in questa tomba di marmo. Che siano stati nemici politici o terribili criminali, nessuno si merita quella fine. Nessuno.

Verel. La Voce mi chiama, dopo così tanto tempo. Mi guardo attorno, cercando il candore del coniglio, ma trovo solo oscurità. Ho seguito ogni tuo passo, ti ho dato la tua Luce. Vieni, fratello mio.Non c'è riverbero né eco, nemmeno nel tombale silenzio di quel luogo dimenticato, eppure so che la voce mi sta conducendo da qualche parte. Non ho niente per lei, né domande né sospetti. Sento e riconosco la sua influenza in ogni momento della mia vita, sin da quando ho fatto quel giuramento davanti alle Bianche Mura, sin da quando ho promesso di cambiare quel mondo corrotto e sanguinoso. Ma c'è di più, ora lo so. Come una realizzazione tanto attesa non sento sorpresa, solo un senso di pace. La mia magia, le tante volte che sono stato salvato dal destino, persino dalla morte stessa. Erano tutte opera sua. Con decisione mi spingo dove quella creatura, che non potrei altrimenti definire come un Dio, vuole che vada.
Nell'oscurità di una cella vedo un luccichio dorato.
Hai combattuto coraggiosamente durante la tua vita.
Svegliati ora dal tuo torpore, Uomo. Guarda ciò che sei diventato.


YXICOTr

Guardo con orrore la surreale visione dinnanzi a me.
Un uomo vecchio e raggrinzito, dalla pelle pallida come il latte. Gli occhi strappati dal suo viso lasciano due vuoti incolmabili. Catene di pietra lo legano alle pareti dai polsi. Una terribile ferita si apre all'altezza del suo petto e vedo il suo cuore battere ancora, lentamente. Ad ogni spasmo il suo sangue dorato si sparge sul pavimento delle segrete.
L'anima di un sognatore che ha dimenticato il suo desiderio.
Prendi il suo cuore, Verel. Bevi dal suo sangue. Rinasci in ciò che dovresti sempre dovuto essere: un eroe. Impugna la mia Spada e cavalca a nord, raccogli le genti e condividi con loro il tuo Sogno. Un grande cambiamento sta per accadere nel mondo. Sii il vassallo della mia Forza.


Cade il silenzio.
Sento ogni secondo scuotere il mio corpo e il mio spirito. Sento il peso della decisione di fronte a me, sento la tentazione. Sento il fuoco della mia gioventù tornare a bruciare nelle profondità della mia anima, rivedo i tanti sogni che ho dovuto abbandonare e le persone che ho dovuto lasciar morire. Rivedo le scene di devastazione: Zephyr e Shakan discutono tra le ceneri di un villaggio, del cui sangue le mie mani sono sporche. Vedo la Guerra del Crepuscolo, vedo la caduta del regno. Un sentimento nuovo poi nasce in quel fuoco, freddo come l'acciaio, tagliente come una lama. Si mescola alla sorpresa, il desiderio, la nostalgia. Stringo l'impugnatura di Narada con rinnovato vigore e alzo la lama di luce. No. Non ci sarà dubbio stavolta, né esitazione.
Calo la spada verso quella macabra apparizione e nell'oscurità delle fessure che le fanno da occhi vedo gratitudine, mentre torna ad essere polvere.

Forse lo spirito che possedevo un tempo si è assopito.
Forse il mio sogno è ancora incatenato a queste rovine.
Forse sono diventato cieco e non riesco a vedere oltre la mia stessa sofferenza.
Forse ciò che di buono c'era nel mio cuore è stato sprecato, quando poteva essere molto di più.
Forse tutto questo è vero, e anche di più.
E con questo?
Queste sono le mie catene. Vecchie e stanche, impolverate e fragili, ma sono mie. Questa è la mia casa. La difenderò e difenderò il suo popolo da solo, con la forza della mia volontà. Anche se dovessi essere un semplice sassolino di fronte ad un'inarrestabile marea.
Questa volta, io combatterò.

Preferiresti diventare un fantasma?
Sorrido, non posso fare nient'altro. Le parole che un tempo Shakan mi disse per spronarmi rimbombano nella mia mente.
Sarò io lo spirito che tormenta queste sale, e lo sarò fin quando il nostro Sogno non tornerà a splendere. Fino ad allora sarò il suo guardiano.

« Grazie, Haym. »
Quel nome mi sembra tanto familiare. Sento la sua benedizione, il suo intento, la sua benedizione, sfiorare la mia rinnovata anima.
Forse sto giocando ancora una volta tra i fili di poteri che non posso capire, ma non importa, perché stavolta la scelta è mia.
« Sarò io il Fantasma, questa volta. »
« Il Fantasma del Cuore. »

Mi sono preso qualche libertà in questa scena, spero non sia eccessivo.
Basiledra è in rovine da anni ormai, anche dopo gli eventi della quest Ghost of Antiquity, che non sono riuscito a terminare. Verel vive tra questi ruderi, uno dei tanti che non riescono ad abbandonare la vita di un tempo, che non sono riusciti ad integrarsi nel nuovo Dortan. Viene condotto dal Daimon Haym nelle segrete del Cuore di Marmo, dove finalmente riesce a venire a patti con la sua missione nel mondo proprio grazie alla tentazione proposta dal Dio, un'offerta fatta per destare Verel dal suo torpore.
Ho sempre voluto approfondire la relazione tra Haym e Verel in quanto sono due profili tanto simili, quindi ringrazio per l'opportunità.
view post Posted: 21/10/2019, 22:50 Confronto - Il Lascito degli Dèi
fee8fe2f591eb3e85312208f63cc725f

Immagine esclusiva del processo decisionale di Zoikar

What could possibly go wrong
view post Posted: 21/10/2019, 00:23 Confronto - Il Lascito degli Dèi
Bravo Loec, bravo. Davvero, non ne fa una giusta. Magari se non avesse sponsorizzato megalomani omicidi Theras si sarebbe risparmiata due apocalissi e mezza.
view post Posted: 20/10/2019, 10:22 Domande & Chiarimenti - Il Lascito degli Dèi
Question. I nomi dei Daimon sotto ogni gruppo rappresentano le zone dove verranno coinvolti? Hanno una qualche rilevanza quando si sceglie il proprio gruppo?

view post Posted: 17/10/2019, 20:45 Confronto - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (Räv @ 17/10/2019, 20:03) 

kUGpYkM


:asd:
363 replies since 3/12/2015