Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Posts written by Eitinel

view post Posted: 27/12/2019, 14:01 Il lascito degli Dèi ~ inno all'oscurità - GdR


Lasciate qui le vostre armi e i ricordi a voi più cari.
Abbandonate nome e sangue,
dimenticando chi eravate.
Nulla di tutto ciò vi servirà dove state andando,
perché è nell'eternità che risiede la vostra nuova casa.


Antica iscrizione Sorya




Dormiva ancora, la terra insonne. Dopo lunghe veglie da incubo dove sogno e realtà erano parsi andare a braccetto in quei luoghi immoti, ecco che finalmente all'Edhel era stato concesso di sopirsi, sprofondando come un vecchio stanco nel proprio giaciglio di gelo. Non si trattava di un riposo tranquillo. Un cupo gorgoglio si agitava nei suoi visceri, instancabile rimescolarsi di un male inquieto, frenetico, rivoltante. Un sussulto costante che come il battito oscuro dell'ombra rimbombava in quel clima di attesa.
Neve color cenere cadeva dal cielo, oscurando la vista con una patina fitta e invalicabile.
Antiche leggende raccontavano che l'Edhel non fosse sempre stato così; che anticamente la sua bellezza e mitezza fossero tali da ricordare il paradiso più grazioso e perfetto che Theras avesse mai avuto. Privo di mali e turbamenti. Governato da elfi luminosi e Corti verdeggianti, abbarbicate su alberi secolari come nidi di uccelli multicolori. L'animo dei suoi abitanti, mite come il clima, era docile e pronto alla meraviglia. Poi però qualcosa era cambiato e mai più era tornato a essere ciò che era stato. Un paradiso perduto. L'ultimo, su Theras, per cui sarebbe valsa la pena combattere.
E allora perché ostinarsi? Perché giungere fin lì, emblema di ciò che corrotto, mai più tornerà, e combattere per una terra destinata a fare la stessa fine?
Il gelo verrà,
e con esso la morte.

Questo era stato scritto.
La Sfinge l'aveva visto; Eitinel l'aveva predetto.
E ogni abitante di Theras, in fondo al cuore, lo sapeva.
Valeva dunque la pena lottare, per impedire a ciò che già era perduto, di perire?


Furono i primi ad arrivare, la Gelida e il Savio. Nel nulla della tormenta, due figure spettrali, appena distinguibili. Inumane per certi versi, eppure le più vive che da tempo calcassero quei territori spogli. Samarbethe non era cambiata, eppure come non intravederli, i sottili segni dell'imminente distruzione? I fili invisibili del destino si tendevano nella piana deserta, ondeggiando in quella eterna tormenta come ragnatele scintillanti e indistricabili, tese dalla terra all'infinito nel disegnare un arazzo colmo di minaccia.
Non osate
Intimava
Avanzare oltre.


«Ricordi la sua voce?»
sussurrò Kjed, lo sguardo bianco rivolto al cielo. Fra le sue ciglia, i cristalli di neve formavano già una sottile corona di ghiaccio.
La Dama Bianca
«Ricordo la sua forza.»
Rispose Ogron facendosi vicino e stringendola a se come per difenderla dal freddo. Che sciocco gesto, per loro.
Il Re che non perde mai.
Eppure sono tramontati, gli astri del passato. Il tempo li ha divorati, prendendo per sé tutto ciò che rimaneva e lasciando al loro posto sabbia e cenere; cenere e neve. Oltre all'abisso.
«Se fossero qui, tutto sarebbe diverso.»
obiettò la Gelida con un sospiro.
«Infatti,» ammise il Savio. «è contro di loro che staremmo per combattere, in un secondo Crepuscolo dell'umanità.»
«Forse ci avrebbero aiutato.»
«O forse no.» scrollata di spalle. «Tutto ciò che è rimasto di buono su Theras è qui, Kjed, non nel passato che ci siamo lasciati alle spalle.»
E sta arrivando.
Per un attimo la Gelida non disse niente, qualcosa di nostalgico ad attraversarle il volto nell'ombra di un'umanità che ella non avrebbe dovuto possedere. Pareva triste o allo stesso tempo, affranta. Poi scosse il capo, un sentimento diverso a rabbrividirle negli occhi.
«Con questa neve, non troveranno mai la strada.» constatò. «Finiranno per perdersi, e allora tutto sarà stato vano.»
Ogni sforzo, ogni rinuncia, ogni goccia di sangue che già era stata versata ancor prima dell'inizio della grande battaglia, l'ultima prima del grande Oblio.
«Strana constatazione per te, Kjed.» commentò Ogron accennano un sorriso. «Avrei giurato che in realtà tutto ciò non ti importasse davvero. O sbaglio?»
Il gelo negli occhi di lei si intensificò.
«Ed è così, infatti. L'unica possibilità che hanno quei pazzi di vincere è che sia lo stesso Kishin ad arrendersi, consegnando le armi e lasciandosi ammazzare senza opporre resistenza.»
«Decisamente improbabile, a giudicare da ciò che percepisco qui.»
Dinanzi a loro, le ragnatele parvero scintillare al vento, riflettendo il grigiore spettrale della neve in un intrigo caleidoscopico.

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Vi fu allora silenzio. Poi Ogron sospirò.
«Mi mancherai, Kjed.»
«Tu no, vecchio.» fece lei, fredda come l'inverno. «Perché so che presto ci rivedremo dall'altra parte.»
Laddove tutti i sogni affiorano e svaniscono, come flutti di un mare madreperla.
Così Kjed chiuse gli occhi, e fu così che la neve cessò d'improvviso di cadere, portando via con sé ogni grigio e oscurità di quella piana infinita, bianca e spettrale come le vesti di una sposa. Illibata, Samarbethe pareva ora fare meno paura nell'affiorare di uno scuro sole all'orizzonte, rosso come il sangue.
Era la luna o l'astro rovente?
Il suo calore, distante, pareva troppo fioco per raggiungere quei luoghi, accontentandosi così di proiettare su di essi lunghe dita nodose, parentesi oblunga di figure che da molto lontano, lontanissimo in realtà, giungevano ora oltre il Crepuscolo.
Ogron le studiò, cogliendo in esse il calore del deserto, la frescura delle foreste e la solidità di grandi e antiche costruzioni in pietra. In loro, la grandezza degli eserciti, la vastità di un popolo che mai prima di allora e forse mai più, aveva trovato la forza di riunirsi e marciare incontro alla tormenta.
Ora la bufera era passata, così sotto di essa era più facile percepire il rintocco basso di un cuore.

Tum
Tum
...
Tum
Sono qui.
Venite a prendermi.


Ogron vide per un attimo tutto ciò.
Il cielo. La neve. Le figure all'orizzonte e gli astri così bassi sul profilo di Theras da parere quasi volersi unire a essa.
E chiuse gli occhi.
Presto sarebbe giunto anche il suo tempo. Il tempo del Tempo, che come ogni cosa, giunge anch'esso alla fine. E quando anche lui sarebbe spirato, quando l'ultima lancetta avrebbe finalmente rintoccato l'ultimo battito, allora ogni cosa sarebbe giunta finalmente a compimento.

Venatrix l'Antico, ultimo delle grandi leggende.
Jahrir il Coraggioso, essenza stessa della perseveranza.
E la Sfinge, Entità senza tempo capace di scorgere il futuro, ma non la sua risoluzione.


Li vide lontani, dipinti a fuoco in quel miraggio di luci e ombre, e augurò loro, per l'ultima volta, buona fortuna.


QM Point.

Un solo esercito, guidato fondamentalmente da Jevanni e dalla Sfinge, si spinge verso Samarbethe per addentrarsi nei labirinti del Baathos. Dell'esercito fanno parte anche le delegazioni del
Dortan (sotto il comando di Dalys) e dell'Akeran (sotto il comando di Jahrir e Venatrix). Il vostro compito, in questo primo post, è quello di descrivere l'arrivo in Samarbethe e la discesa in Baathos. Tale passo però porta i vostri personaggi a scontrarsi con la loro più grande paura (sotto forma di sogno, di visione, di illusione o qualsiasi modalità preferiate), una battaglia interna che impedisce, in caso di sconfitta, di accedere a un luogo così malsano.
Avete dieci giorni di tempo, quindi fino al 14 Gennaio alle ore 12:00.


Edited by Räv - 4/1/2020, 14:17
view post Posted: 10/12/2019, 09:15 Confronto - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (Zaide @ 9/12/2019, 20:54) 
Ragazzi, sto riuscendo a leggere solo a spizzichi e bocconi ma è tutto epico!!!
Un grazie veramente di cuore a Orto che è riuscito a coinvolgermi "a distanza" ruolando benissimo Zaide nel suo giga post :yeah:
E' inutile, Asgradel è un pezzo di noi... :wewe:

:wewe:
view post Posted: 6/11/2019, 10:26 Confronto - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (Goth' @ 5/11/2019, 22:36) 
Apriamo le danze! :8D:
(che poi non ci sono fino alla prossima settimana)

Bravo Goth'! Il primo passo è stato fatto :wosd: :wosd:
view post Posted: 1/11/2019, 11:24 Il lascito degli Dèi ~ Dark Matters - GdR

Edhel
Dark Matters


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Quella notte Ogron e Kjed vegliano in silenzio, due creature immote nell'oscurità di Velta. Non accendono fuochi e nemmeno tentano di rischiarare l'enormità del nulla che li circonda; per i Daimon non vi sono confini troppo vasti o attese troppo lunghe.
In fondo il tempo per loro non esiste, così come l'inizio e la fine delle cose terrene.
Un paio di volte Kjed chiede all'altro di andarsene, obiettando che standosene lì non faranno altro che perdere tempo, ma il vecchio pare inamovibile.
«Non è ancora il momento.»
risponde pacatamente.
«E quando lo sarà?»
Nuovo sorriso.
«Te ne accorgerai.»

-O-

È all'alba che qualcosa finalmente accade.
Kjed ha le palpebre chiuse, in attesa. Siede a gambe incrociate a terra, i lunghi capelli color neve a sciogliersi attorno a lei come un giardino di ghiaccio. Ogron è disteso poco distante, vesti grigie a confondersi nel cenere della terra.
Quel qualcosa si desta a meno di qualche passo da loro, in un punto tanto vicino da far pensare che non sia un caso che si trovi lì - o viceversa; e il suo suono è affilato, asciutto, come una lama che affondi dritta nella carne e infine recida il nodo vischioso che stava cercando portando alla luce il nervo più sotto.
Allo stesso modo, con un
clic
il tempo cominciò a scorrere per i due Daimon, strappati con quel suono dall'eterno all'imminente.
Kjed sbatté le palpebre. Ogron aprì le sue.
Ed entrambi esitarono, scoprendo improvvisamente di non essere più soli.
La Torre respirava. O meglio, le ombre al suo interno si erano tanto moltiplicate da divenirne le branchie, una fitta intelaiatura viva e brulicante. Al centro di essa vi era ora una figura di donna, sottile e minuta come una bambina. Aveva capelli neri, pelle chiara e profondi occhi ambrati. Rivolse loro uno sguardo assente, per nulla umano, e non servirono spiegazioni per capire che non fosse per davvero vera. E vivente.
Era un'illusione.
Un'illusione della Sfinge.
O più precisamente, una sua emanazione da oltre Oneiron, il luogo in cui ella soggiornava al riparo da ogni minaccia.
Instillata chissà quanto tempo prima nella terra, nel tempo, nel nodo stesso della vita, fu solo allora che quel fantoccio decise di prendere forma per mostrarsi a loro,

«Vi ho aspettato a lungo.» fece la nuova arrivata. «Speravo che questo giorno non sarebbe mai arrivato, eppure...»
alzò lo sguardo sulla moltitudine di ombre, gli occhi chiari che riflettevano il brulichio di milioni di figure antiche.
«Lui è qui.»
«Avresti potuto evitarlo.» obiettò Ogron tirandosi più dritto. «Conoscere il futuro non equivale forse ad avere il potere su di esso?»
La figura si strinse nelle spalle, poi scosse il capo.
«Ci sono destini che non si possono evitare.» una pausa. «Evidentemente questo era uno di quelli.»
O forse no?

Poco distante, Kjed emise un sospiro.
«Ogron, cosa significa tutto questo?» le ciglia chiarissime parevano quasi di vetro sul volto ora proteso all'insù verso lo sciame di ombre. «Perché perdiamo tempo con questa creatura?»
«Perché lei,» spiegò il vecchio con fare paziente. «potrebbe essere la nostra unica speranza.»
Kjed scoccò a entrambi un'occhiata perplessa, poi scosse il capo.
«Io vedo solo una ragazzina.»
«Forse dovresti guardare meglio.»
prima che il Daimon avesse il tempo di reagire, la fanciulla le prese le dita fra le sue, stringendole in una presa forte e decisa, superiore a quella che mai una ragazza della sua stazza avrebbe potuto esercitare.
Gli occhi di Kjed si sgranarono, annebbiandosi, per poi tornare nuovamente limpidi e vigili e depositarsi sul viso ora vagamente beffardo della sconosciuta.
Vi fu un breve sguardo d'intesa.
«L'Edhel e le sue stranezze.» commentò. «Fra tutti i luoghi che ho visitato, non ne troverò mai uno più assurdo di questo.»
Mentre parlava, un fiocco di neve ramingo scese dal cielo, piroettando fra di loro e depositandosi esattamente nel punto in cui le loro mani ancora si stringevano. A esso ne sarebbero seguiti molti e molti altri ancora, così da formare a breve la più potente e inconsueta tempesta di neve che l'Edhel avesse visto prima di allora.
Era un segno, o per meglio dire il simbolo che dopo tanto esitare, attendere e sperare, ora anche l'Edhel era pronto per fronteggiare quella nuova minaccia che dal profondo rischiava di sommergere ogni cosa e per sempre.
Mentre i contorni di Velta sbiadivano nella tormenta, Kjed e Ogron diedero un'ultimo sguardo a quelle lande silenziose, avvolte da sempre in quella magica sospensione che solo i poteri più antichi e arcani potevano donare.
Chissà cosa sarebbe rimasto.
Chissà cosa sarebbe andato perduto.
Quanta speranza c'era di affrontare il male e, infine, vincere?



Team Edhel.

Personaggio principale: La Sfinge e le sue “Pagine di Pietra”
Obiettivo: Dopo l’incontro con Kjed, la Sfinge deve riunire un esercito in grado di fronteggiare le maschere dell’abisso. Ella ha infatti avvertito che il suo acerrimo nemico ha ottenuto un incredibile potere e ciò porterebbe alla naturale conclusione di Theras così come la conosciamo.
L’Edhel, nella sua assurda eterogeneità, deve essere riunito e incorporato all’esercito della Sfinge.
Complicazioni: Oltre al fatto che l’Edhel disponga dei territori più inospitali del continente, c’è da tenere in considerazione il fatto che Neirusiens e Samarbethe sono già sotto il controllo del Kishin e che le forze da riunire sono davvero diverse tra loro: i vari ceppi di elfi, gli abitanti di lithien, gli inumani e le ombre. Com’è possibile mettere d’accordo così tanta diversità?
Note: Avete a disposizione l’intera fazione delle Pagine di Pietra per il vostro post. Vietato l’utilizzo della regione del Samarbethe e limitato quello di Neirusiens.

Dieci giorni a partire da oggi, con termine l’11 Novembre 2019 alle ore 12:00.
Per qualsiasi dubbio, utilizzate il topic apposito.
Buon divertimento!


Edited by Räv - 1/11/2019, 11:31
view post Posted: 31/10/2019, 15:32 Confronto - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (~Coldest.Heaven @ 31/10/2019, 12:16) 
Saltiamo la spesa questa settimana, ho un improvviso bisogno di andare su Amazon :laserone:

:fiori: :fiori:
view post Posted: 28/10/2019, 09:51 Il lascito degli Dèi ~ cantico - GdR

Matkara
- Il Canto dell'Oscurità -

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Fra le rovine eterne, regna il silenzio. Una patina bianca e cinerea che ricopre ogni cosa, impedendo allo sguardo di indugiare.
L'immobilità, la stessa che si riservi a luoghi sacri e siti ove i morti vengono lasciati riposare, danza qui indisturbata, uno spettro errante fra memorie ora in disfacimento.
Da tempo nessuno viene più a Matkara. Troppi ricordi, direbbero alcuni. Troppi spiriti, penserebbero altri.
La verità è che nessuno si trova mai troppo a suo agio con il passato e ciò che esso rappresenta. E nemmeno con Velta, giacché sarebbe da sciocchi pensare che un serpente, pur morto, smetta per davvero di essere velenoso.
Ora che tutto tace, e mai più si ode il richiamo della donna bianca, è il vento a farla da padrone, regalando di quando in quanto, uno scorcio del tempo che fu.

Agves'i neiber so a'hlas
Al cospetto del giorno e della notte

G'er i yut nebesh
Io ti invoco e comando

Yiss
Brucia

La fiamma cresce, divampa, e poi scompare in un'ombra sanguigna.
Le mani del vecchio tremano e si ritraggono, rugose come corteccia mentre questi le unisce, ringrazia, e di nuovo tenta il gesto di prima. Questa volta riesce, eppure nei suoi occhi chiarissimi non vi è alcuna soddisfazione.

«Ancora intento nei tuoi giochetti, Ogron?»
chiede una voce bianca. Il brivido gelido di quel tono fa tremare le lingue di fuoco.
L'anziano si acciglia, sospira, poi aggiunge un nuovo legno alla pigna ardente, facendo risplendere scintille iridescenti nell'antro cavernoso al centro della fu Velta. I muri, pallidi e bianchissimi, brillano come l'interno di una conchiglia abissale, sibilando e sciabordando di onde in tempesta.
«Ancora intenta nei tuoi leziosi giochi di parole, Kjed?»
rimbecca lui senza guardarla.
La donna appare come un brivido di freddo da dietro un cumulo di macerie e in silenzio si siede accanto a lui.

«Perché sei qui, quando tutta Theras ti chiama a gran voce?»
chiede in un sussurro. Il calore delle lingue di fuoco le scioglie capelli e ciglia, così per un attimo sembra stare piangendo.
«Il baratro si allarga sotto i nostri piedi, mentre il pericolo bussa alle porte. Perché non hai risposto al richiamo di Zoikar?»

Il vecchio socchiude le palpebre, i riflessi del fuoco a corrugare la sua pelle come solchi di un terreno arido.
«Forse non tutti i richiami sono fatti per essere ascoltati.» spiega semplicemente. «E la cosa migliore è lasciare che essi passino oltre il nostro interesse, raggiungendo chi merita di essere trovato.»
«Ma la minaccia è vicina, e la resistenza degli uomini è troppo debole per poterla fronteggiare. Se Zoikar-»
si interrompe, interdetta, mentre un suono come di vento spira loro accanto, scivolando nell'oscurità senza fiato.

«Se Zoikar vuol fingere di avere il diritto di chiamare, radunare e ordinare,» riprende Ogron con fare mite. «che faccia pure. Molti di noi hanno già dato la loro risposta non presentandosi al suo cospetto e persino tu ora, Kjed, nullifichi la sua autorità trovandoti qui.»
Non esistono padroni, fra i Daimon.
Nuove lacrime scorrono sul volto della dama, scivolando a terra in un sollevarsi di fuliggine e cenere. Bianco e nero creano ora ovunque arazzi spettrali laddove un tempo vi erano state opulenza e fulgore.
Lei annuisce, poi però scuote il capo.
«Gli uomini devono però essere avvertiti. Quando la minaccia arriverà, dovranno essere pronti ad affrontarla, altrimenti che speranza avranno?»
Ogron sorride, una ragnatela di rughe a disegnarsi sul volto.
«Speranza? E qualche speranza credi che ci sia, in creature tanto deboli? Da sole vagherebbero sperdute, se non vi fosse qualcuno a guidarli.»
«Di chi stai parlando, vecchio? Sai bene quanto me che non esistono più simili cose su Theras. Il Potere è da tempo morto, e con lui il suo ricordo.»
Denti di un bianco antico scintillano fra le labbra dell'altro.
«Ma può davvero il ricordo morire?» chiede lui. «Tu parli di ciò che non c'è più, eppure già solo facendolo lo riporti in vita. Ed eccoci ora qui, laddove luce e ombra si mischiarono nel passato, unendo ciò che nessuno pensava avrebbe potuto coesistere in un tutt'uno.»
«Velta, il passaggio per Oneiron.»
«Credi davvero che questo luogo sia morto?»
«Penso che niente della magia che lo animava sia sopravvissuto. Non vi è più niente qui.»
Mentre Ogron si alza, il fuoco scoppiettante fra di loro si spegne d'improvviso, lasciandoli così nel buio più totale. Il gelo, cupa espressione del vuoto, li sommerge, scoprendoli soli e indifesi nell'immensità di Velta.


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«Ascolta, Kjed. Attentamente.»
Lei sospira, il corpo che si scuote di un'improvvisa percezione.
Qualcosa a fior di pelle, sotto le unghie e dietro agli occhi.
Qualcosa di nero, oscuro, vibrante.
Di ultraterreno.
«Da quando il niente ha voce?»

E canta?

Mentre il volto di Kjed sparisce nel nero più assoluto, quel canto la attraversa e propaga ben oltre i confini di Velta, delle terre dell'Inquisitrice, delle foreste e pianure elfiche, dei regni del leviatano e del deserto del Serpente.
Scivola e striscia, e come un sussurro fioco, avverte.

Il Kishin sta arrivando per voi.

view post Posted: 25/10/2019, 17:46 Confronto - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (~Coldest.Heaven @ 25/10/2019, 16:46) 
Il Dortan e l'Akeran son pieni di traditori, noi invece rimaniamo leali all'Edhel e alla sua inquisitrice :D:

:8D:

Quando ci trovavamo in quel "nulla freddo e scontroso popolato di ombre" eravamo così felici che ora ci spiace separarci :sconfitt:
view post Posted: 20/10/2019, 16:47 Domande & Chiarimenti - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (~Coldest.Heaven @ 20/10/2019, 15:58) 
CITAZIONE (Ray~ @ 20/10/2019, 13:48) 
Qualsiasi scena di contorno è benvoluta; i territori sono tutti a vostra disposizione. È probabile che anche noi admin ne scriveremo qualcuna, quindi non sentitevi limitati - anzi!
PS: ormai ho visto tutto, William Black :lui:

CITAZIONE
Per tutta la durata dell'evento sarà possibile aprire topic di role esterni all'evento stesso e giocare in questa sezione trattandola come una qualsiasi sezione GdR del forum; sarete liberi di ruolare con qualsiasi personaggio, senza la necessità di una scheda.

Relativo a questa risposta e l'ottava regola: è da intendersi che bisogna postare tutto qui dentro piuttosto che nelle rispettive sezioni, confermate?

Ulteriore domanda riguardante l'ambientazione che mi è stata precedentemente linkata: ho visto che si parlava di trasformazione in demoni, qualcosa di simile ad una malattia (a cui invece i Nani paiono essere immuni stando a quanto scritto). Dove posso leggere più in dettaglio questa porzione di lore?

Infine, questo potrebbe essere più rivolto ad Eitinel visto che l'artefatto Ilthan è stato scritto da lei e che immagino che l'Oneiron fosse la sua ambientazione considerato il peso dgli eventi ormai passati e trapassati di Velta. Volevo discutere meglio (possibilmente in privato per non monopolizzare questo topic) il rapporto dell'artefatto con l'Oneiron alla luce di possibili eventi inerenti che senza troppi forse mi sono perso; in poche parole, volevo capire se una direzione che avevo in mente di prendere era corretta.

Ti ho scritto :wow:
Chiedimi pure.
view post Posted: 17/10/2019, 19:14 Confronto - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (janz @ 17/10/2019, 19:37) 
CITAZIONE (vulcano1 @ 17/10/2019, 19:34) 
Buonasera! :)
Sai che ogni tanto vengo a rileggere i tuoi post Eitinel?

E i nostri no? :argh:

No :sotto:

...forse per capire finalmente se erano scritti in cirillico o aramaico antico...
view post Posted: 17/10/2019, 19:12 Confronto - Il Lascito degli Dèi
CITAZIONE (Räv @ 17/10/2019, 20:03) 

kUGpYkM


Mi hai tolto le parole di bocca ❤️❤️
È un piacere informarvi che il mood non è cambiato. Dall’Edhel come sempre gioiosi e colmi di positivà :glare:
view post Posted: 18/9/2016, 19:07 La crociata del traditore ~ La rana e lo scorpione - Lithien

Distant Echoes
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E' una bella storia
sospirò Leanne prima di poggiare il mento al tavolo. Sbattè piano le palpebre. Il Tè di Raymond misto alle spezie le dava sempre una certa sonnolenza. Poi sospirò.
Anche Aris mi raccontava sempre delle belle favole. Esitò, lo sguardo felino che si spostava appena sul profilo sgranato dell'altro. Fiabe di paura in realtà. Ma secondo lei quelle erano le sole capaci di insegnare come funzionava davvero la vita.
Difficile capire se avesse avuto davvero ragione.
Poco distante, Raymond alzò appena il capo dal profilo sbeccato della propria tazza scoccandole una lunga occhiata indagatoria.
Una tipa tosta questa Aris, o sbaglio?
Fece con apparente noncuranza. Lei scrollò le spalle scoprendosi suo malgrado a sorridere appena.
Più che tosta.
La migliore.
E dove si trova ora questa Aris?
Lei poggiò la guancia al tavolo.
E' da molto che non la vedo. Ha dovuto lasciarmi.
Il che valeva a dire che sicuramente non l'avrebbe mai più vista. E che di certo sarebbe stato saggio non andarla a cercare.
Come percependo il non detto, Raymond posò allora la tazza sul tavolo, uno sguardo lungo e pensieroso a ingrigire ancor più i suoi tratti intristiti.
Dove sono i tuoi genitori, Lyzari?
Fece cupo.
E' difficile da spiegare. Difficile e faticoso più di quanto dovrebbe esserlo per una bambina di pochi anni.
Ma lei scosse semplicemente le spalle.
Aris era la mia famiglia. Poi i Danzatori mi hanno adottata. Ora non appartengo più a nessuno.
E sarebbe stata una risposta assai decisa e definitiva se solo il retrogusto infantile della voce misto a quell'aura di innocenza non avessero fatto suonare quelle sue parole come
abbandono
paura
incertezza

Tuttavia Raymond pareva un uomo dal cuore assai più duro di quanto tutti quegli avvoltoi, tutti quei mendicanti credessero standosene tutto il giorno fuori dalla loro porta. Perché non disse nulla. Si alzò e con disinvoltura prese sia la propria che la tazza della bambina lavando entrambe in silenzio.
Lei rimase qualche istante a guardarlo, incerta sull'intendere indifferenza o una più decisa meditazione in quel comportamento. Infine tornò a dormire, la testa fulva che sprofondava senza pensieri nel cuscino più morbido che le fosse mai capitato di possedere in vita sua.

Quando si svegliò, un'idea di colazione l'attendeva sul tavolo. Poco più lontano un biglietto scritto con una grafia sottile ed elegante propria di coloro che abbiano studiato ma non si vantino di averlo fatto.

Sono al mercato.
whRLmuS

Saggiò con curiosità quelle parole, una vaga aspettativa su cosa quel messaggio avrebbe significato in termini di cibo a costringerla a guardare prima il pezzo di carta poi la finestra e poi di nuovo il pezzo di carta.
Probabilmente Raymond al mercato voleva andarci da solo. Meditò. Senza che una poppante gli si attaccasse alle braghe.
Si morse un labbro. Ma forse avrebbe potuto aiutarlo con le borse. Del resto per la sua età lei era molto forte.
Guardò ancora una volta la porta, sperando che l'entrare proprio in quell'attimo di Raymond potesse risolvere in un nulla di fatto le sue intense elucubrazioni.
Poi uscì.

-0-

Fuori la città le parve insieme familiare e straniera: i vicoli stretti, le porte in legno talvolta socchiuse, i grandi viali lastricati. Tutto di Lithien parlava di Nord e di Edhel, avvolta in quel manto assieme destabilizzante quanto affascinante. Eppure Leanne faticava a orientarsi in quella bianca vastità, abituata com'era alle tenebrose vie di Neirusiens. Lithien era...schivò una carovana di pellegrini...era bianca. E grande. E magica, ma non di quella magia putrida e corrotta come Neirusiens ma di qualcosa di assai più pulito e terso, simile allo scintillio della luce sull'acqua.
Quando giunse al mercato il capo di Leanne doleva terribilmente a causa del suo stare continuamente con il naso all'insù. Esitò un attimo, a disagio nel trovarsi così presto e così improvvisamente in un mondo sempre più sconosciuto e poi lo percepì. L'odore di Raymond. Qualcosa a metà fra terra e pelo, fra profumi sciupati e sangue incrostato.
Difficile capire se una donna avrebbe o meno trovato di proprio gradimento quella fragranza decadente. Forse troppo...animale?Di certo per Leanne fu quanto di più rassicurante le fosse capitato di percepire da molto, davvero molto tempo.
Quando gli si accostò, un mezzo sorriso furbo a incresparle le labbra, lui parve appena stupito nel vederla. La studiò per un attimo come complimentandosi e insieme chiedendosi come esattamente ella avesse fatto a raggiungerlo lì senza che nessuno le avesse mai spiegato alcunché della planimetria di Lithien. Infine sospirò.
"Tu cosa preferisci?"
"Tutto"
Mezzo sogghigno sottile
"Temo che tutto sia un po' al di sopra delle mie finanze per ora"
Lei si strinse nelle spalle
"Allora quello che piace a te"
Vago accigliarsi
"E se invece volessi farti un regalo?"
Nuova scrollata di spalle
"Perché vorresti regalarmi qualcosa?"
Le labbra di Raymond si schiusero allora in qualcosa di molto simile a un sospiro e sorriso assieme. Un po' come se egli fosse seccato ma stranamente divertito dall'indole di Leanne. Poi fece spallucce.
"Perché mi renderebbe felice, penso"
Questa volta fu il turno della bambina di guardare. E arricciare appena le labbra. Poi volgere lo sguardo alla bancarella lanciando un'occhiata meditabonda alla merce lì esposta. E infine alzò un dito.
"Quello"
"Quello ti piacerebbe?"
sogghignò Raymond quasi prendendola in giro
"Quello mi potrebbe servire, immagino"

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Poco più tardi entrambi fecero il loro ingresso nella piccola casupola in pietra. Raymond carico delle più varie cibarie e beni di prima necessità e Leanne poco dietro, un grande arco agganciato alla schiena completo di frecce di un vivo color porpora e faretra in pelle. Il negoziante aveva provato a sconsigliarne l'acquisto essendo l'arma misurata per un uomo adulto e non per una fanciulla della sua età ma Raymond aveva semplicemente ribadito che crescere era una qualità che dubitava Leanne non possedesse, motivo per cui che problema c'era a portarsi avanti?
Giunta in salotto la bambina si sfilò di dosso l'arco per posarlo con tutto il resto accanto al divano adibito a sua cuccetta. Poi si allontanò di qualche passo e in silenzio rimase qualche attimo a fissarlo. Raymond le concesse un sorriso bonario mettendosi viceversa a riordinare e preparare il pranzo. Quando fu pronto le si accostò e senza pensarci le mise allora una mano sulla spalla. Lei alzò di scatto lo sguardo incontrando quello di lui intento a studiarla.
"Spero che un giorno possa piacerti"
lo sentì dire con voce sottile. C'era davvero qualcosa di buono in quegli occhi, decretò improvvisamente. Qualcosa contro cui non sapeva esattamente come misurarsi ma che istintivamente la faceva sentire stranamente a casa.
"Posso restare con te?"
Chiese allora senza distogliere lo sguardo. Lui si limitò allora ad abbassare il proprio per un lungo attimo. Poi lo rialzò e semplicemente, le sorrise.

view post Posted: 12/7/2016, 00:42 Canale di sfogo - Altro
Ma si può sapere che diavolo vuoi? A volte è così difficile capirlo che non si può far altro che piangere per ogni perdita e rallegrarsi per ogni vittoria indiscriminatamente e allo stesso modo come se tutto in realtà avesse lo stesso peso. In fondo è più semplice così, avere sempre qualcosa per cui emozionarsi piuttosto che sopportare il peso di dover guardare avanti e fare davvero le proprie scelte.

view post Posted: 9/5/2016, 15:34 Canale di sfogo - Altro
Non so se sia io a non sapermi più godere la vita o se siano gli altri a godersela troppo.
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