Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Sandstorm; le ultime note del Valzer

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view post Posted on 2/10/2012, 20:15
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pochi giorni dopo gli eventi di Ragnarok, in riferimento a Ritornello


ek voel die hartklop in die donker slide

Bara-Katal rilesse quell'unica frase stampata sulla pergamena. Accartocciò il foglio fra le dita ruvide e grugnì con disappunto, volgendo lo sguardo a ciò che restava delle sue truppe; se nel suo cuore già macerava la sensazione di essere stato sfruttato dal valse god, ora quel dubbio s'era concretizzato del tutto. Accanto a lui i chierici mormoravano le proprie congetture abbastanza vicino perché lui se ne rendesse conto ma non ne cogliesse le parole: l'hoëpriester avrebbe dovuto essere giustamente a conoscenza dei pensieri dei suoi sottoposti, ma le sue preoccupazioni erano ben altre.
Migliaia di feriti; centinaia di vittime. Veterani, amici, fratelli che avevano sacrificato gloriosamente le proprie vite senza ottenere nulla.
Nonostante gli elfi fossero stati sconfitti, Basiledra era risorta come dalle ceneri costringendo l'esercito dell'unico Dio a spostarsi a meridione, in terre più congeniali. Ora s'erano insediati nei pressi di un altipiano desertico, ben lontani da qualsiasi nuova minaccia. I troll stavano medicando al meglio i feriti che ancora potevano essere salvati, ma l'odore di cancrena e carne bruciata appestava l'aria col suo lezzo insopportabile: una buona metà delle loro intere armate era stata resa inutilizzabile da una singola battaglia, e l'unica cosa che Bara-Katal stringeva fra le mani era un messaggio a dir poco sconfortante.

ek voel die hartklop in die donker slide.
« non riponete più in me la vostra fiducia. »

Gli era bastato uno sguardo per riconoscere la calligrafia di Dench, una delle sue spie migliori e una delle poche in grado di scrivere, poi caduta durante lo scontro.
L'orco gli si era presentato qualche settimana prima della fatidica battaglia, portando con sé il messaggio che li aveva spinti a partecipare a quello scontro tra valse gods:
« Gruumsh is met hom! » aveva esclamato « Gruumsh is aan die kant van die koning! »; e Bara-Katal non aveva esitato un momento, a quelle affermazioni: aveva sollevato gli accampamenti; li aveva condotti alle porte di Basiledra e li aveva fatti inginocchiare ai piedi del sowereine, il nuovo idolo dell'unico Dio.
E, così facendo, aveva condannato metà della sua intera razza.

Il mormorio dei chierici alle sue spalle si fece più insistente, riconducendolo alla realtà. Nel suo popolo non era stata neppure concepita l'idea di imporre una pena per un errore di quelle proporzioni; dunque coloro che erano i sottoposti diretti del comandante avrebbero dovuto decidere del suo destino.
Bara-Katal grugnì di nuovo, voltandosi nella loro direzione.

« Ek is gereed. »
« sono pronto. »

I chierici gli si avvicinarono con un cenno del capo e gli avvolsero i polsi con una pesante catena di ferro in modo che non potesse muoverli. Presero poi a condurlo per l'accampamento, spogliatolo di tutte le sue vesti, perché i soldati potessero vergognarsi delle sue nudità e ammirare il suo corpo sfibrato, devastato dall'età incalzante.
L'orco si mosse con dignità, camminando a brevi falcate, con la schiena diritta e il mento alto, più maestoso persino dei giganti che lo guardavano dall'alto al basso. La sabbia gli ustionò la pianta dei piedi e la catena gli scavò i polsi; nessuno avrebbe tuttavia potuto leggere tali sofferenze sul suo viso.
Quando si rivolse ai chierici, nel mezzo della sua processione, la sua voce tuonò come il ruggito di un leone, scuotendoli dalla loro vergogna.

« Elke mens op hierdie aarde sal afgeslag word en doodgemaak. »
« ogni essere umano di questa terra verrà massacrato e ucciso. »

« ek moet sweer. »
« giuratelo. »

E l'autorità di quelle affermazioni fu tale che i chierici non seppero nemmeno come rispondergli; si volsero, invece, e continuarono a condurlo per l'accampamento.

8tmxw


Si era spinto troppo a meridione.
I riflessi screziati del sole al tramonto assumevano una tonalità sanguigna nello scontrarsi con le sabbie, colorando il cielo di una pallida sfumatura arancione. All'orizzonte non riusciva a scorgere nient'altro che l'accavallarsi senza sosta delle dune che, da quella distanza, parevano inseguirsi tra loro come le onde che si infrangono contro una scogliera. Il ripetersi continuo del paesaggio cancellava la sensazione dell'immobilità nel tempo, facendo sì che le collinette si alzassero e abbassassero, e la sabbia vorticasse ai loro piedi come schiuma. Per un breve istante aveva avuto l'impressione di vedere un altro essere vivente accanto a lui, poi l'insetto s'era insabbiato, lasciandolo nuovamente solo.
Il sole gli si stagliava all'altezza esatta dello sguardo e imperlava il paesaggio come ricoprendolo con una colata d'oro fuso. Il vento ricopriva le sue orme poco dopo averle lasciate impresse nella sabbia, impedendogli persino di sentirsi in colpa per aver crepato quel paesaggio splendente come una pietra preziosa. La polvere lo spingeva poi a proseguire assumendo forme a lui familiari e accarezzandogli le guance ogni volta che si assopiva abbastanza da rischiare di addormentarsi, come un piccolo diavolo intento a fare dispetti ad un ignaro viaggiatore.

Raymond si passò l'avambraccio lungo la fronte, impregnandolo di sudore.
Non aveva idea né di dove si trovasse, né di come ci era arrivato. Nella sua testa capeggiava solamente l'impellente necessità di abbeverarsi e la sensazione cocente che il sole lasciava sulla sua pelle.
Ricordava di trovarsi a Basiledra, nascosto. Poi, quella che era suonata come un'esplosione; e al momento del risveglio si era ritrovato in terra straniera, a giorni e leghe di distanza, solo. Persino Lindorm era svanito nel nulla. Aveva scelto una direzione e aveva iniziato a muoversi senza un preciso punto di riferimento, ormai da due giorni. Ben presto la steppa aveva ceduto il passo alle sabbie di un piccolo deserto, e Raymond s'era ritrovato incapace di comprendere persino da quale direzione provenisse, completamente perso.
Aveva seguito qualsiasi punto di riferimento gli capitasse a tiro: prima le tracce di uno scontro lo avevano portato verso un gruppo di cadaveri abbandonati, privi di scorte; poi delle macchie di sangue l'avevano avvicinato ad un'antilope ferita, che era fuggita non appena l'aveva visto; poi gli era parso di vedere un'ombra in lontananza, ma avvicinandosi aveva scoperto di essersi lasciato ingannare da una semplice impressione.
Da qualche ora, però, aveva scoperto una pista fresca.
Una serie di orme umanoidi che si muovevano in gruppo sparendo e riapparendo fra le sabbie un po' a causa del vento e un po' per la stanchezza del Lancaster stesso. Intorno alle impronte degli stivali vi erano quelle lasciate dalle vesti e da ciò che gli uomini trasportavano con sé, che disegnavano arabeschi arzigogolati nella sabbia, dettando un labile messaggio di speranza.

Quando giunse in vista dell'accampamento era già notte.
Un gruppo di tende di pelle si stagliava sotto la duna che aveva appena superato, illuminate da un grande falò centrale che ridonava alla sabbia tutt'intorno il suo colore naturale. L'oscurità impediva di comprendere quanto si estendesse l'accampamento, che tuttavia pareva incredibilmente vasto. Intorno al fuoco si muovevano figure umanoidi, che si stagliavano controluce nella sua direzione; nel vederle, il cuore di Raymond perse un battito.

« Eeehi! »
chiamò urlando e sbracciandosi senza alcun ritegno
« Eeehi! »

Alcuni visi si mossero nella sua direzione e in breve venne raggiunto da un gruppo di uomini vestiti di blu. Indossavano drappi di tessuto ripiegati più volte contro il corpo e lasciati cadere naturalmente verso il basso in modo che coprissero ogni singolo centimetro di pelle; persino i loro visi erano nascosti, e le loro teste erano avvolte da strani copricapi della stessa tela dei vestiti che le abbracciava come un serpente fa con la preda per mezzo delle proprie spire. Non si sorprese: sapeva che gli uomini del deserto vestivano in modo bizzarro e qualcuno gli aveva anche detto che tali indumenti erano necessari per ripararsi dal sole cocente e dalla sabbia insidiosa.
Gli uomini lo raccolsero gentilmente e lo aiutarono a scendere la duna, fino a condurlo in una delle tende più grandi. Si urlavano richiami fra loro in una lingua a Raymond incomprensibile, ma dal marcato accento esotico.
Il riparo in cui il Lancaster venne portato puzzava di bruciato ed ospitava un gran numero di brande perlopiù vuote. Venne fatto stendere su una di esse e gli portarono rapidamente una caraffa ricolma d'acqua.

Raymond non aveva mai visto niente di più bello in vita sua. Il liquido era limpido, terso e puro; la condensa intorno alla brocca fece incartapecorire piacevolmente la pelle delle sue dita non appena la afferrò, e mentre la portava alla bocca poté sentire alcune gocce sfuggirgli e scivolare lungo le sue guance gentili come sarebbero le carezze di un amante. Bevve con ingordigia e avidità, senza darsi neppure il tempo di respirare fra un sorso e l'altro. L'acqua era tiepida, ma questo non aveva alcuna importanza e terminò rumorosamente di ingollare il contenuto della brocca mentre gli uomini del deserto intorno a lui ridevano educatamente della sua maleducazione.

« Io... vi ringrazio. » disse poi lui, una volta ripresosi del tutto « Non avrei mai creduto di imbattermi in persone amiche in questo periodo di guerra. »

Gli uomini in blu si guardarono pensierosi fra loro, prima di rispondere.
« La guerra è finita, soldaat. » gli disse quindi uno di loro, con un accento molto marcato « il koning wat nooit verloor è stato sconfitto. »
« Gli eserciti si sono ritirati. I nostri cari sono tornati da noi. Basiledra è risorta dalle ceneri. »
« Non hai più nulla da temere. »

Raymond non aveva le conoscenze necessarie a comprendere quel dialetto meridionale, ma il senso della frase lo colpì con brutalità inaudita, lasciandolo attonito. Il suo cuore perse un secondo battito e il terreno parve aprirglisi sotto i piedi; sentì un brivido scendergli lungo la schiena e la tensione andarsene, svuotandogli la mente. Aveva passato gli ultimi anni della sua esistenza a fuggire e nascondersi da qualsiasi sentore di combattimento; sia dalla sua famiglia che dalle guardie del Sovrano, e infine persino dalla battaglia del crepuscolo.
La realizzazione che tutte le sue preoccupazioni erano svanite lo lasciò svuotato e stordito.

« Io... non potrò mai sdebitarmi. » affermò con voce confusa e impastata « ...non so nemmeno dove mi trovo, o chi siete... »

L'uomo in blu gli sorrise amichevolmente, poggiandogli una mano sulla spalla con fare rassicurante.
« Sei nel deserto dei See. » gli rispose « E noi siamo i Rooi Valke: i Falchi Rossi. »
« Ora riposa; il deserto è crudele con chi non lo conosce. »

Lo fecero stendere sulla branda. Fu solo quando poggiò la testa sul cuscino che Raymond si rese effettivamente conto di quanto fosse stanco.
Cadde velocemente in un sonno profondo, popolato da incubi di montagne che vengono avvolte dalle fiamme in lontananza.

[...]

A svegliarlo fu il pungente odore di bruciato che emanava l'intera tenda. Quando aprì gli occhi si rese conto che si era fatto giorno, e probabilmente era stato il calore del sole ad acuire quel lezzo ferroso. Tuttavia, vi erano mischiati anche odori più dolci e forti al tempo stesso, che gli sembrava di riconoscere.
Si lasciò guidare dal proprio naso e con la coda dell'occhio vide un uomo di spalle a quello che pareva un bancone da alchimista. Questi stava preparando un qualche tipo di infuso maneggiando diverse erbe e spezie, che però non seppe riconoscere.
Era leggermente differente dagli altri uomini che aveva incontrato. Come loro indossava un abito di tessuto lungo, avvolto più volte su se stesso e simile a una toga, ma di colore rosso e oro. Non aveva nulla a coprirgli il viso, e questo lasciava intravedere dei lineamenti quasi femminili, una pelle abbronzata color ambra e uno sguardo spento, quasi annoiato. Era particolarmente alto; tuttavia la sua caratteristica prevalente era senza dubbio la zazzera di corti capelli rossicci che incorniciava il suo capo. Guardandolo con più attenzione poté notare come il suo aspetto era decorato da numerose chincaglierie quali bracciali di cuoio, cavigliere d'argento e altri ornamenti non propriamente maschili.

« Sei sveglio. » gli disse quando si accorse di essere osservato « Bevi questo. »
Gli porse quindi una tazza di terracotta con al suo interno un liquido fumante. Raymond la ingollò tutta d'un fiato, senza rendersi conto di quanto fosse bollente. Gli occhi gli iniziarono a lacrimare, ma fu piacevole sentire qualcosa di caldo sul fondo dello stomaco.
Si ricordò di non essersi presentato, il giorno prima.

« Ti ringrazio. » tossì « Il mio nome è Raymond Lancaster. »
« Il mio Alexei Yuvon. »
« E' un nome del settentrione. »
« Anche io lo sono. »

Raymond si sentì stupido, per qualche istante. Il colore dei capelli, la pelle abbronzata e non naturalmente di quel colore e la mancanza dell'accento esotico avrebbero dovuto rispondergli molto prima di quanto non avesse fatto Alexei stesso. Quest'ultimo, nel frattanto era tornato al suo bancone da alchimista e fu solo in quell'istante che Raymond si accorse che l'odore pungente che aveva sentito in precedenza proveniva proprio dalla sua figura.
Incenso.

« Ieri mi hanno detto che la guerra è terminata; è la verità? »
« E' la verità. »
« E... in che stato è la capitale? Chi ha vinto la battaglia? Quanti sono i sopravvissuti? »
Si accorse quindi di aver posto troppe domande contemporaneamente.
« ...Devi perdonare la mia confusione. Non saprei neppure spiegare come mi trovo qui; so solo che mi sono risvegliato vicino al deserto in stato di shock. Ieri notte sono stato soccorso da alcuni dei tuoi compagni, ma non ho neppure mai sentito parlare dei... Falchi Rossi. Siete una compagnia mercenaria? »

Alexei si prese qualche minuto per dedicarsi ad uno dei suoi composti, prima di rivolgere la propria attenzione a Raymond. Si sedette con lentezza accanto a lui e lo guardò con severità.
« Non devi sorprenderti delle tue condizioni. La battaglia fra il Sovrano e il suo ineguagliabile nemico ha risvegliato incanti dimenticati da tempo, che hanno travolto noi uomini come fossimo formiche nel centro di una tempesta. »

Prima di continuare l'uomo si fece pensieroso, come perso nei ricordi.
« Sono in molti quelli nelle tue condizioni; così come sono in molti coloro che sono sopravvissuti alla battaglia ai piedi di Basiledra. Non li si può certo biasimare per le loro condizioni, tuttavia. Chissà chi può dirci cosa abbiano vissuto in questi ultimi giorni. »

Accennò alle altre brande presenti nella tenda dove, solo in quell'istante Raymond se ne rese conto, erano presenti altri feriti, persino incredibilmente gravi. Uomini a cui era stato necessario amputare un arto, alcuni scossi da tremiti incontrollabili di febbre e altri ancora che mormoravano in lingue sconosciute. Il Lancaster non poté che sentirsi incredibilmente fortunato, innanzi a quello spettacolo.
« Noi Falchi Rossi siamo qui proprio per aiutarli. Non abbiamo bandiera e, anche se non ho dubbi che presto sorgerà un nuovo impero a prendere il posto di quello del Sovrano, per ora ci limitiamo a raccogliere tutti coloro che sono stati investiti dalla battaglia e hanno perso un posto dove stare. »
« Un nobile intento. Parli delle situazioni di questi uomini come se le avessi vissute tu stesso. »

Ci fu un lungo attimo di silenzio e lo sguardo di Alexei si incupì profondamente.
« Ho combattuto come loro. La guerra mi ha portato via la mia amata. »
« Io... mi dispiace. »
« Non importa. »

Calò un profondo silenzio imbarazzato, che venne rotto dopo qualche minuto da Alexei stesso. L'uomo si era rimesso al lavoro al suo bancone e aveva ora poggiato una seconda tazza di terracotta accanto a Raymond, ricolma di liquido fumante.
« Fra qualche ora verranno a portarti da mangiare. » si accomiatò « Ricordati di berlo appena avrai lo stomaco pieno. »
Poi si allontanò, lasciando Raymond solo così come era stato all'inizio.

[...]

« Tu ha conosciuto Alexei, quindi sì? »

Era passato qualche giorno dal suo incontro col medico e ormai Raymond aveva conosciuto tutti i Falchi e stretto amicizia con buona parte di loro. Li avrebbe anche volentieri aiutati nelle loro faccende, ma tutti sostenevano che fosse ancora troppo debole per alzarsi dalla branda. Non aveva più incontrato l'uomo dai capelli rossi, ma ne aveva parlato a Nazir, un uomo dalla pelle nera e dall'accento molto marcato che parlava con difficoltà la sua lingua.

« Mi è parso un buon medico. » affermò il Lancaster ricordando gli infusi che gli erano stati preparati « Ma un uomo scontroso. »
Evitò di menzionare che forse era stato lui stesso a mettere il guaritore di cattivo umore con la propria curiosità. Le sue domande erano state poi soddisfatte da altri membri dei Falchi, benché ancora facesse fatica a credere che la capitale fosse risorta dalle ceneri come se eretta dalla mano di un Dio.

Nazir sorrise alla sua affermazione, scoprendo la dentatura bianchissima, in risalto con la sua pelle color carbone.
« Alexei no essere medico! » rise « Alexei è hoof dei Rooi Valke. Capo. »

Raymond assunse un'aria a dir poco perplessa.
« Vorresti dirmi che è lui a darvi ordini? »
« Bé, no esatto. » rispose Nazir, che palesemente stava cercando i termini giusti per esprimersi « Alexei ha salvato i primi bedouin, uomini del deserto. Noi seguito lui e aiutato altri oorlewendes, guerrieri persi dopo battaglia. I Rooi Valke sono nati intorno a lui da soli, ma hy no da ordini. No vuole essere chiamato neppure hoof, capo. »
Nazir sorrise con accondiscendenza.
« Noi Valke siamo Rooi, Rossi, perché così sono capelli di Alexei. No esserci persone coi rooi hare nel deserto dei See. »

Raymond rimase stupefatto. Alexei non gli aveva fatto una così buona impressione, durante il loro breve incontro; doveva averlo sottovalutato.
La discussione lo incuriosì, così tentò di approfondirla, e più gli veniva raccontato del medico, più si sorprendeva dalla sua ingenuità. Lo sfarzo con cui vestiva e i lineamenti femminili l'avevano indotto a pensare che fosse un uomo lascivo, debole e arrogante; tuttavia i Falchi lo descrivevano come pieno di grande bontà e autorità, anche se impedito a partecipare ai combattimenti. Da quanto ne sapessero, Alexei non aveva alcuna prodezza combattiva e i suoi talenti si limitavano ad un'ineguagliabile saggezza, uno spirito fermo, diverse conoscenze mediche e una specie di aura che attirava le persone verso di lui e le spingeva ad allearsi.
Mano a mano che passava il tempo Raymond si fece sempre più curioso e desideroso di conversare con Alexei, anche per scusarsi della sua ingenua schiettezza durante il loro primo incontro. Lo incontrò nuovamente, però, soltanto lo stesso giorno in cui si alzò dalla branda rendendosi conto di non sentirsi poi così stanco come volevano fargli credere.

[...]

Sentì un familiare ruggito.
Un suono acuto, stridulo; un verso strozzato, non dissimile da un gorgoglio o dai gemiti di un bambino che cerca di urlare senza però riuscirci.
Quel verso fece accelerare i battiti del suo cuore, poiché poteva essere stato emesso solamente da una creatura. Sul suo viso si dipinse un sorriso e tentò subito di mettersi in piedi, non senza difficoltà.
In quello stesso istante lo raggiunsero le urla. Grida di spavento e orrore che, anche se ingiustificate, si estesero al suo animo con la stessa contagiosità di uno sbadiglio e spaventandolo a sua volta. Si diresse zoppicando verso l'entrata della tenda e uscì rapidamente all'esterno, dove per qualche istante restò accecato dal sole. I suoi occhi impiegarono qualche secondo a riprendere la vista, ma ciò che gli mostrarono in seguito fu ciò che più aveva desiderato sin da quando si era sentito perso.

« Lindorm! »

Il cucciolo di drago zanna stava volando in ampi cerchi sopra l'accampamento. Era inconfondibilmente Lindorm, il compagno di mille avventure di Raymond, che doveva aver trovato seguendo la pista da lui lasciata nel deserto. Il corpo piccolo e affusolato, le scaglie brune e le corna ossee lo rendevano uno spettacolo unico, stagliato sulle sabbie del deserto.
Tuttavia, parve non sentirlo. I Falchi Rossi non avevano mai visto un drago, e avevano reagito con inaspettata violenza alla presenza del piccolo Lindorm, armandosi e scagliando sottili giavellotti verso il cielo, nel tentativo di colpirlo. Dal canto suo l'animale sembrava divertirsi nell'evitare quei blandi tentativi di abbatterlo, ma il caos era tale da coprire la flebile voce di Raymond, ancora debole a causa delle cure.

« Lindorm, buono! Smettetela! »
Nessuno pareva sentirlo. Gli uomini del deserto gridavano spaventati e si coprivano il capo, correndo da una tenda all'altra. Il Lancaster stava iniziando a temere per il peggio, quando intervenne Alexei.
Si sentì un lungo fischio acuto nell'aria, simile a quello che i falconieri usano come richiamo per i loro compagni. L'androgino stava sulla cima di una duna poco distante con il pollice e l'indice stretti fra le labbra, a mo' di ferro di cavallo; la magnitudo del suono del soffio così prodotto fu tale da zittire buona parte dell'accampamento e, ovviamente, attirare l'attenzione di Lindorm.
Il cucciolo volse lo sguardo verso la figura e la raggiunse velocemente, scendendo in picchiata nella sua direzione.
Raymond sudò freddo e cercò anche lui di muoversi verso la duna, soltanto per trovarsi innanzi uno spettacolo di peculiare stravaganza: Lindorm si stava lasciando accarezzare da Alexei emettendo versi simili a fusa e volteggiandogli intorno in modo maldestro, inadatte come erano le sue ali a compiere virate così brevi.

« Lindorm! »
L'esclamazione di Raymond questa volta raggiunse le orecchie del drago, che si volse verso di lui e per poco non lo scaraventò in terra tanta fu la foga con cui lo travolse.
Il drago gli morse gentilmente le braccia come segno d'affetto e il Lancaster prese a carezzarlo sul ventre, trattenendo a stento le lacrime: per troppe lunghe notti aveva temuto di non rivedere più il suo compagno, e di averlo perso per sempre.
Alexei gli si avvicinò con un sorriso solo dopo avergli concesso qualche minuto di esultanza. Per quel tempo gli si erano avvicinati anche i restanti Falchi Rossi, ora non più spaventati dalla presenza di Lindorm e anzi affascinati e incuriositi dal cucciolo.

« E' tuo? »
Raymond alzò il capo nella sua direzione, restando seduto sulla sabbia in compagnia del draco.
« Lindorm e io siamo insieme da più tempo di quanto riesca a ricordare. E' il mio compagno più fedele. »
« Un animale magnifico. »

Alexei non aveva perso la sua consueta serietà, ma ora sul suo viso stava un sorriso accondiscendente.
Si può dire che fu in quell'istante che nacque la loro amicizia.

[...]

Nelle settimane e mesi che seguirono Raymond passò il suo tempo per lo più in compagnia di Alexei. Molti altri Falchi lo prendevano in giro facendo leva sull'aspetto incredibilmente femminile ed androgino dall'uomo dai capelli rossi alludendo ad un rapporto che andasse ben oltre l'amicizia, ma per Raymond non era difficile ignorarli. Aveva subito angherie ben peggiori, e in più non poteva dare loro torto: persino lui di quando in quando si sentiva in imbarazzo innanzi alla bellezza così alienante di Alexei, che in certi istanti gli appariva come il perfetto connubio fra uomo e donna.
Lui e il capo dei Falchi finirono con lo stringere in breve una solida amicizia. Il medico era una persona saggia e ponderata, con tante esperienze di vita alle proprie spalle che persino per il Lancaster sarebbero state difficili da contare, nonostante il suo stesso passato travagliato. In più, il loro carattere silenzioso e umile li rendeva spiriti affini e faceva sì che fossero d'accordo sulla maggior parte delle questioni che le loro argomentazioni gli ponevano innanzi.
Raymond passò dunque qualche mese nella migliore compagnia che potesse desiderare, aiutando gli uomini del deserto nell'amministrazione dei Falchi Rossi e facendosi mostrare da Alexei le meraviglie di quel luogo così distante dalle terre in cui era cresciuto.

Poi, un giorno, mentre discutevano fra loro nella tenda dell'androgino, gli venne posta una questione a cui non seppe rispondere.
« Vorresti unirti a noi, amico mio? » gli chiese Alexei, con grande innocenza « E' giunto il momento di lasciare questo accampamento, e il tuo contributo ai Falchi è divenuto inestimabile. »
« Abbiamo sentito di alcuni gruppi di pelleverde che stanno imperversando ancora più a meridione e che pare abbiano catturato alcuni sventurati persi nel deserto. »
« I Falchi hanno ovviamente intenzione di dirigersi lì, e io mi muoverò con loro. »

Raymond non seppe cosa rispondere.
Nonostante i complimenti non si sentiva per nulla adulato, e ancor di meno attratto dalla prospettiva di scontrarsi con un gruppo di orchi antisemiti alla caccia dei sopravvissuti dalla guerra.
Per qualche tempo aveva vissuto nell'illusione di non dover più combattere; aveva creduto di poter passare il resto della sua vita in quell'accampamento con Lindorm ed Alexei, a raccontarsi storie di guerra senza dover più temere di scendere sul campo di battaglia. Perché era questo ciò di cui il Lancaster aveva iniziato ad aver paura: combattere, di nuovo.
Si prese qualche giorno per rispondere all'amico, ma quando giunse da lui con la risposta, dovette deluderlo.

« Alexei, non credo che seguirò te e i Falchi nelle vostre crociate. »
Quello gli sorrise con accondiscendenza.

« Lo immaginavo. » rispose con garbo, col suo fare elegantemente femminile « Basta ascoltare i tuoi racconti per capire quanto tu sia stanco di combattere. C'è tuttavia qualcosa che puoi comunque fare, per aiutarmi. »
« Qualsiasi cosa sia nelle mie possibilità, la farò »

Alexei lo condusse alla tenda nella quale era stato medicato, dove stavano molti dei profughi che, come lui, erano stati lentamente guariti.
« Non sei l'unico ad essere spaventato dalla prospettiva di lanciarsi in una guerra con i pelleverde. » gli disse, accennando ai sopravvissuti « Queste persone, come te, vogliono solo tornare alla normalità. »
« Ho bisogno che qualcuno le scorti e accompagni lontano da qui, e tu sei il mio più grande amico. »

[...]

Alexei e Raymond si strinsero la mano con fermezza, per poi sciogliersi in un abbraccio. Vilkas, un ragazzino appartenente al gruppo di profughi, accennò alla scena con una smorfia, decisamente troppo sdolcinata per i suoi gusti.

« Dunque, dove pensi di portarli? »
« Dove né orchi né i nuovi generali del regno potranno trovarci, Alexei. Devo ancora decidermi. »

I due prolungarono il loro abbraccio.

« Mi mancherai, Drago Nero. Addio. »
« Anche tu, amico mio. »

Così si salutarono; Raymond prese il suo gruppo e iniziò a incamminarsi verso il deserto, carico di provviste.
Non aveva in mente una direzione precisa, ma decise che, innanzitutto, si sarebbe diretto verso nord.
Dopo tutta quella sabbia, desiderava soltanto immergersi in un lungo inverno.



segue in King's Doawn ~ L'inverno più lungo


Edited by Ray~ - 2/10/2012, 22:35
 
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