Aper army ····· - Group:
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Atto V
(Vahram [pensato, lingua aramana], Şehrazat.) Fu in un abbaglio, in un fugace istante. Il corpo a Vahram parve d’un tratto come evanescente, inconsistente. I suoi pensieri austeri e ordinati furono trascinati da un incanto che difficilmente una mente umana poteva descrivere, in balia di venti torbidi e obliose immagini deformi, oscure, contorte. Sogni. Incubi. Ricordi. Le nude pareti della miniera, umide e pregne di odori muschiosi, non esistevano più. Né Sapp, né Shimmen, Montu, Malzhar e tutta quella strana combriccola. Erano persone mai incontrate, eventi mai accaduti. Tutto era stato solo un vagheggiamento di un sonno tormentato. Stupidaggini.
Difatti Vahram si svegliò. Un soave profumo d’incenso di fiori di mogra invadeva le sue narici, intorpidendogli i sensi e distendendo la sua mente. Gli pareva di aver dormito un secolo. Aprì gli occhi e si alzò seduto sul morbido talamo guarnito di splendidi cuscini variopinti e finemente ricamati, dunque si guardò intorno, cercando di riconoscere il luogo in cui si era distrattamente abbandonato al sonno. Era una sala splendida: pellicce di animali esotici e grandi tappeti adorni di arabeschi di ogni foggia erano distesi ovunque coprendo quasi per intero il pavimento ligneo. Tende di seta dai vari colori dividevano i vari ambienti. Un gran numero di tavolini di noce intarsiati in bronzo, argento e altri metalli di discreta pregiatezza costellavano la stanza, contornati da altrettanti divani e triclini e corredati di brocche d’ottone e calici ancora mezzi pieni di vino. Strumenti musicali di vari tipi e fatture erano appoggiati ordinatamente a ridosso del muro, in un cantone bene in vista, come se un’orchestrina li avesse appena riposti per concedersi una breve pausa. Il soffitto era alto, e ornato di vividi dipinti raffiguranti le più disparate scene di amplessi e saturnali, e al suo centro troneggiava un enorme ed elaborato lampadario in legno e avorio, le cui candele inondava l’ambiente di una morbida luce calda e soffusa. Una loggia decorata da soffici e cadenti drappi purpurei correva in alto per tutto il secondo piano abbracciando l’intero perimetro. Non vi era anima viva, tutto era rimasto intoccato, come se gli avventori fossero svaniti improvvisamente nel nulla, come fantasmi. L’aria era immobile, non un singolo suono la muoveva. Vahram si guardò le mani, e trovò la sua pelle segnata da marchiature e tatuaggi più liscia e vellutata di quanto ricordasse. Notò che indossava gli sgargianti vestiti che era solito portare quando era un mamūluk dei prestigiosi Lancieri Neri.
E allora comprese. Tutti quegli anni non erano mai passati. L’Impero dei suoi padroni, i Sulimani, non era mai stato cancellato da un’orda di demoni. Il suo buon padrone Yussuf non era mai morto. Non era mai fuggito: Portalorica, Taanach, Zaide, il mezzo-demone Kirin e tutte quelle bizzarre persone con cui aveva condiviso tutte quelle inverosimili avventure erano state frutto della sua fantasia. Di certo nemmeno quella cava infestata dal demone sperduta tra le montagne delle Hooglans nemmeno esisteva. Probabilmente anche la sua amata cavalla Shahira era ancora al caravanserraglio, dove l’aveva lasciata; non era mai morta di stenti in mezzo al deserto durante la fuga da El Kahir. Si appoggiò il palmo sulla fronte e rise di sollievo, rendendosi conto di essersi appena svegliato da un incubo. Tentò di rimettere in ordine i propri pensieri: era lì per una missione, ma stranamente non ricordava quale fosse. Una mancanza madornale per una spia della levatura di Vahram Nenad Akrtchyan. Speva solamente di trovarsi in Turkmenia, nella casa di piacere di della città di Kadhur, dove aveva deciso di concedersi un po’ di svago dopo una dura giornata di indagini. Il fatto che non ci fosse nessuno in quel bordello che ricordava affollato di gente e bellissime donne lo insospettì, ma più di ogni altra cosa, un inquietante interrogativo lo tormentava.
Perché quel posto lo terrorizzava tanto? Afferrò Yen Kaytsak appoggiata di fianco a lui, a portata di mano, e persuaso ad andarsene al più presto da quel luogo cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di un’uscita. Quando una voce di donna, profonda e suadente gli parlò.
«Continui a scorgermi nei tuoi sogni, aramano. Perché? Davvero ti faccio tanta paura?» Riconobbe quel tono, quell’inflessione esotica. Si voltò, e vide, seminascosta in un angolo oscuro, una figura che mai e poi mai era riuscita a estirpare dai suoi ricordi. La sua fobia più recondita. Una donna dalla pelle color ebano, abbigliata di veli succinti tanto sottili da stimolare vivamente le fantasie maschili riguardo le forme perfette che vi si celavano sotto. Un fazzoletto di seta le nascondeva la metà inferiore del volto, rendendo impossibile riconoscere i tratti del suo visto. Ma soprattutto, ostentava un tatuaggio a forma di cobra nero in mezzo al suo petto. Şehrazat Saya Erdoğan. La conoscevano con questo nome, ma tutti sapevano che non si chiamava realmente così, anzi... non avevano dubbi: credereste davvero che una delle assassine più famose e spietate del Bekâr-şehir rendesse nota così facilmente la sua identità? Certo che no, si preferiva difatti riferirsi a lei con un altro pseudonimo, uno pseudonimo che veniva sussurrato con prudenza e viscerale timore.
Siyah Yılan. Una parola che nel gergo dell’Akeran significa “cobra nero di Yil”. Una parola che in turkmeno sugnifica Morte. Fissava il mamūluk con occhi di tigre. La sua fama strisciava di bocca in bocca come se si trattasse di una favoleggiante leggenda. Era famosa per non avere volto. Chiunque la incontrava, non arrivava a incontrarla una seconda volta. Ma allora perché a Vahram sembrava di conoscerla da tempo immemore? Questa domanda non riusciva ad abbandonarlo. Provava solo un immenso e immotivato terrore di fronte a quella donna, e non riusciva a spiegarsi il perché. Non arrivò a ponderare oltre, però, giacché ella trasse fuori dalle vesti un pugnale intarsiato dalla lama ondulata a foggia di serpente, attaccato per il pomolo a una lunga catena che emanava riflessi dorati alla luce tremante delle candele.
«Hai passato una vita di sofferenze e sconfitte, ma non ti affliggere oltre, Vahram... L’ultima volta che ci siamo incontrati c’è mancato poco, non ci sono riuscita. Uno sforzo encomiabile da parte tua, davvero notevole, credevi davvero di potermi sfuggire così?» Strinse il pugnale tra le dita sottili. «Non aver paura, schiavo infelice, sono qui per donare una fine alle tue pene.» E si lanciò in avanti alla carica, rapida come un ghepardo, silenziosa come un fantasma. Vahram brandì la lancia, ma non fece in tempo ad arrestare il suo attacco. Giunta a pochi passi da lui, Şehrazat congiunse indice e pollice davanti alla bocca e soffiò un getto di polvere viride ed eterea dritto in volto all’aramano, il quale si ritrasse in preda ad un lancinante dolore che gli trapassò la mente. La donna approfittò del suo spaesamento per afferrare l’asta della lancia e sfilargliela di mano con una rapidità disarmante. Vahram non riusciva a distinguere nulla davanti ai suoi occhi, se non ombre confuse. Come d’istinto estrasse la pistola dalla cintola e scaricò entrambe le canne addosso a quelle visioni fumose. Udì il gemito della ragazza, ma non sarebbe rimasto lì a godersi la sua sofferenza: i mamūluk erano famosi per non provare alcuno sgomento persino dinanzi alle situazioni più disperate, eppure in quel momento un terrore atavico gli rivoltava le budella, come se stesse affrontando la paura più grande che avesse mai segnato la propria vita. Nel più completo spaesamento volse i tacchi e fuggì, arrancando e ribaltando tavoli e stoviglie nel tentativo di raggiungere la rampa di scale che portava al piano superiore, la quale aveva adocchiato in precedenza. Proprio quando mancavano pochi metri alla scalinata, sentì una frustata sfregiarlo sulla schiena: la lama del coltello gli fendette la spalla, affliggendo ancor di più la sua confusione. Nonostante ciò, riuscì a trovare i gradini e a passi incerti di corsa li salì. Strofinandosi la manica sugli occhi a poco a poco riuscì a ridare nitidezza alla sua vista, ma appena giunse alla loggia del primo piano l’inaspettato accadde. Appena cercò una via verso cui fuggire, come per una inspiegabile e potente stregoneria, la balconata crollò di fronte ai suoi piedi sia a destra che a manca, ponendolo in trappola sull’orlo del baratro. Scorse la sala a una decina di metri sotto di lui e il lampadario d’avorio di fronte a sé. Non ebbe scelta: si lanciò sulla lumiera, pregando che reggesse al suo peso. Riuscì ad aggrapparsi e a oscillare insieme ad essa, dunque cercò di arrampicarsi sui suoi bracci cercando di non rimanere ustionato dalle candele. Si sarebbe lanciato sulla loggia all’altro lato della sala, per poi trovare un riparo più sicuro da dove organizzare il contrattacco, ma il tempo non gli bastò: Şehrazat celere era già salita al piano, e lo osservava da dietro il velo come un gatto divertito di fronte alla preda intrappolatasi con le proprie zampe. Passò una mano sui suoi capelli sfilando dalla lunga coda in cui erano raccolti uno strano anello di metallo. Ella pronunciò poche parole in una lingua antica e subito il cerchio, largo quanto l’imboccatura di una brocca, s’illuminò di energia bluastra, dunque calibrò il lancio e lo scagliò dritto verso i collo dell’aramano. Presagendo il pericolo, Vahram balzò via dalla trappola mortale sopra cui si trovava; l’anello difatti tranciò tutto ciò che si parò sulla sua strada, compresa la catena d’ottone che assicurava il lampadario al soffitto. Il massiccio candeliere rovinò al piano di sotto, schiacciando tavoli e triclini, e infrangendosi con un immane fracasso. Il guerriero non riuscì a raggiungere l’altro lato della loggia, ma per fortuna fu in grado di appigliarsi a uno dei tanti drappi che scendevano dalle balaustrate. Si calò quanto più velocemente le sue braccia gli permettevano, ma non fece in tempo: scorse l’assassina balzare dal piano su cui si trovava, aggrapparsi al moncherino della catena ancora pendente dal soffitto e slanciarsi in aria per atterrare proprio sullo stesso drappo su cui era abbarbicato il guerriero. Un volo portentoso, oltre le umane possibilità. La donna piantò il pugnale nel tessuto e rallentandosi fendendo pian piano la stoffa calò sul suo bersaglio. Vahram non si trovava certo in una posizione da cui poter difendersi agevolmente, soprattutto contro una nemica dotata di una tale destrezza, ma proprio mentre rovistava disperato nei suoi pensieri alla ricerca di una soluzione che potesse salvarlo nei pochi istanti che separavano lui dalla sua morte, udì una voce infantile echeggiargli nella mente. Erano parole confuse, insensate, ma cariche di un rancore ultraterreno. Nubi di cenere improvvisamente comparvero dal nulla e sciamarono come un esercito di vespe addosso a Şehrazat. La vide soffrire, e d’un tratto il braccio con cui si stava calando s’irrigidì di colpo, come paralizzato. Fu colta di sorpresa, e non fece in tempo ad afferrarsi con la mano che precipitò giù di sotto.
La voce di quella bambina dall’angolo più recondito della sua anima gi parve improvvisamente familiare. Innegabilmente reale, e allora ravvisò che quella non era la realtà.
Giselle era reale. Vahram, pur sorpreso, già avveniva l’impatto del corpo della nemica sul pavimento. Pensava che fosse finita, ma si sbagliava. Improvvisamente sentì un cappio di ferro serrarsi attorno al suo collo. Şehrazat,con la mano libera, aveva lanciato la sua catena nell’estremo tentativo di salvarsi attaccandosi a Vahram; se doveva precipitare, egli l’avrebbe seguita. E così fu. Sorpreso dallo strattone repentino che gli stritolò la gola, il guerriero mollò la presa e precipitò insieme alla nemica. Per fortuna, era riuscito a calarsi abbastanza da non subire una caduta fatale, nonostante ciò l’impatto con il pavimento fu tremendo. Sentì togliersi il fiato e le costole incrinarsi sotto il suo peso. I due avversari si alzarono a fatica, una premendosi il ventre ferito e sanguinante a causa del colpo di pistola, l’altro massaggiandosi il costato e con i vestiti inzuppati del sangue che gli colava dalla schiena.
«Lottare è inutile... procrastini solo la tua inevitabile fine.» Sibilò l’assassina, la voce spavalda sebbene leggermente patita. «Arrenditi al tuo destino. Accetta la rovina.» Vahram non rispose. Aveva inteso l’inganno del demone della miniera, e non aveva alcuna intenzione di restare a discutere con una misera illusione. Estrasse la spada e si preparò a colpire. Il braccio destro dell’assassina pendeva inerte sul suo fianco, vittima della malia dello spettro di Giselle, si strappò dunque il pugnale dalla mano e lo impugnò con l’altra, dunque tornò all’assalto. Con la mancina, però, non era altrettanto destra, oltre al fatto che il braccio paralizzato le impediva visibilmente i movimenti. Menò due colpi mirati al collo e al cuore del nemico, i quali furono prontamente schivati da Vahram. E il mamūluk, desideroso di terminare quella farsa atroce riesumata dal suo passato, le ricambiò la cortesia. Bastò un fendente, possente quanto solo uno schiavo guerriero poteva menarlo. Le squarciò il ventre nudo, sviscerandone il contenuto. Şehrazat gemette, barcollò, ma non era ancora finita. Il corpo dell’aramano tornava gradualmente a invecchiare, riacquistando il suo reale aspetto, come anche il suo mantello. Nubi di cenere rovente sciamavano intorno a lui furiose, in orchestra con l’acredine del cavaliere grigio. Assalirono la donna, inglobandola, bruciandola facendola urlare.
Avvamparono tutto: tappeti, tende, i pilastri in legno.
Mentre Al Patchouli ruggiva, lanciando la sua sfida al demone della miniera.
~~O~~O~~O~~ PG ~~O~~O~~O~~ Fascia: Rossa Pericolosità: D
CS: (4) 2 Intuito, 1 Tattica, 1 Tempra
Basso 5% | Medio 9% | Alto 18% | Critico 36% | ~~O~~O~~O~~ Salute ~~O~~O~~O~~ Corpo (Alto+Basso): Graffio sulla guancia (Basso), ferita dietro spalla sx (Medio), contusioni su tutto il corpo (Medio).
Mente (Alto): Stordimento (Medio), danni mentali (Medio).
Energie: 86-9-9-9= 59% | ~~O~~O~~O~~ Strumenti ~~O~~O~~O~~ Armi: Yen Kaytsak: ??? Spada: In mano. Arco (15): Infoderato. Pistola (5): Infoderata.
Armature: Brigantina. Oggetti: Biglia dissonante. |
~~O~~O~~O~~ Abilità Passive ~~O~~O~~O~~ [Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Audacia)] Gli schiavi guerrieri sono vere e proprie macchine da guerra plasmate per affrontare irriducibili gli sforzi più inumani e le condizioni ambientali più estreme. Possono combattere senza posa per giorni interi. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un mamūluk non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
[● Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.
[● Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.
[● Irriducibile ~ Passiva di talento Stratega (Immunità agli effetti mentali)] La pervicacia e la ferrea disciplina dei mamūluk sono tanto proverbiali quanto terrificanti. Non demordono nel perseguire il loro obiettivo anche quando la loro mente è incredibilmente danneggiata. Per tale motivo, Vahram è tanto incrollabile e caparbio da essere pressoché insensibile al dolore psichico e a qualsiasi effetto di natura psionica, pur riportando i normali danni alla mente.
[● Flessibile (Pergamena Guerr. Tattiche di combattimento) ~ Passiva fisica (Padronanza del campo di battaglia)] In quanto ex membro delle Squadre Speciali dei Lancieri Neri e sicario professionista, Al Patchouli è addestrato a elaborare strategie e tattiche che sfruttino a suo favore il terreno circostante. Possiede dunque capacità di trarre vantaggio del terreno e delle circostanze in qualsiasi situazione di battaglia: strategie, tattiche, intuizioni. In combattimento ciò potrà anche tradursi nell'abilità di vincere scontri fisici a parità di CS, grazie alla superiore conoscenza del terreno di scontro.
ᴥ Ricordo di cenere [Malus Passivo] Vahram avrà nei suoi ricordi la mente di una bambina a lui sconosciuta che brucia tra le fiamme; non conta come un'influenza passiva, ma come un semplice spunto narrativo. Il guerriero ricorda anche il nome della bambina: Giselle
[Passiva Psionica (Obnublia i sensi dei nemici in prossimità)] Assecondando quella memoria, quel lutto mai affrontato e superato, Vahram saprà rievocare parte del dolore e della pena a cui non ha potuto opporsi. Appena sarà sua intenzione farlo, la cappa comincerà a perdere cenere dalle bruciature senza che alcuna fiamma la arda. La sottile polvere grigia si solleverà come nebbia offuscando i sensi di chi sarà abbastanza vicino al portatore pur potendovi scorgere attraverso. La sintomatologia della cenere avrà valenza di malia psionica passiva e difendibile in quanto tale.
[Passiva (La cenere può essere usata per portare attacchi fisici)] Ma la cenere potrà essere anche adoperata per altri fini, per infliggere un bruciante dolore, lo stesso che la piccola Giselle dovette sopportare nel suo piccolo inferno in terra, poiché nessun demonio – o quasi – raggiunge la malvagità insita nell'uomo. Vahram sarà infatti in grado di utilizzare la cenere posatasi sul terreno e quella ancora per aria come fosse un'arma, manipolandola a suo totale piacimento. Ustionanti al contatto, gli attacchi non avranno valenza di tecnica ma solo di attacco fisico, la loro potenza sarà direttamente proporzionale alle Capacità Straordinarie in suo possesso e potranno avere origine solo nelle sue strette vicinanze.
~~O~~O~~O~~ Abilità Attive ~~O~~O~~O~~
[1/10] “È tutta questione di metodo” ~ Perché erare è umano, persevrerare est himar, aper. [(Tecnica personale difensiva di natura fisica) ~ Consumo Variabile Medio] Questa tecnica difensiva ha natura fisica e può essere utilizzata solo sul caster. In virtù della sua fine accortezza, del suo occhio analitico e della sua inesauribile inventiva, Vahram può evitare o limitare i danni degli attacchi offensivi fisici o magici degli avversari studiando in anticipo i loro movimenti o escogitando difese o espedienti bislacchi o imprevedibili. Il modo in cui Vahram sventerà l’attacco può essere del tutto personalizzato. Starà poi all’arbitro valutare la validità e la sportività delle sue azioni. Potrà essere utilizzata per avvantaggiarsi al fine di effettuare un attacco o una tecnica separata, ad esempio schivando una palla di fuoco gettandocisi contro e passandoci sotto a metà strada per avvicinarsi all’avversario e attaccarlo successivamente in corpo a corpo. In ogni caso, tassativamente l’uso di questa tecnica dovrà rientrare nel numero di tecniche massime eseguibili in un singolo turno.
ᴥ Ricordo di cenere [Tecnica di potenza Media] Quella nube, quella polvere, potrà diventare quasi una tempesta malgrado la timida apparenza; proprio come se l'abbraccio di Giselle difenda il padre sempre amato, si ridurrà in sedimenti finissimi che si mescoleranno con l'aria. Sarà sufficiente spendere un ammontare Medio di energie, e una volta respirata dall'avversario, diverrà il veicolo attraverso il quale cagionare la paralisi di un arto a scelta per la durata di due turni di gioco. La tecnica ha natura psionica e infligge danni pari al consumo speso dilazionati per i turni in cui ha effetto.
● Assalto mamūluk ~ Ti sembro arrabbiato? Non mi hai ancora visto incazzato davvero, aper. [(Pergamena Cacc. Carica violenta) ~ Consumo Variabile+autodanno Mente Medio+autodanno mente Medio] La tecnica ha natura fisica. Quando uno schiavo guerriero è messo alle strette è meglio non trovarsi sulla sua strada. Dopo aver vissuto la propria intera esistenza nella convinzione che la sua vita vale meno di nulla, nemmeno la più terrificante delle minacce o la più disperata delle situazioni può spaventarlo. Vahram sa focalizzare la sua concentrazione in battaglia come ben pochi sanno fare, riuscendo a sferrare magistrali sequenze di attacchi precisi e micidiali in mischia con qualunque arma o parte del corpo. L'effetto che ne deriverà, comunque, sarà quello di causare all'avversario un danno pari al doppio rispetto al consumo speso. L'attacco, però, sarà tanto violento che inciderà, in termini di fatica, anche sulla mente dello schiavo guerriero, che si autoinfliggerà una quantità di danno alla mente pari al consumo speso. L'unica limitazione imposta alla tecnica è che l'offensiva consista solo e soltanto in un confronto corpo a corpo, quindi compiuto a mani nude o con l'utilizzo di armi da mischia. La tecnica dunque non è utilizzabile con armi da tiro, da fuoco o da lancio. La durata è di una singola offensiva.
~~O~~O~~O~~ Sunto ~~O~~O~~O~~ Eccomi! Perdonate la qualità del post, ma non sono arrivato a revisionarlo come si deve. Scusate, ma a causa del poco tempo a disposizione non sono riuscito a fare uno specchietto dettagliato anche per l'avversaria, per cui perdonatemi ma mi limiterò a linkare le liste delle pergamene pre-patch da lei utilizzate. Il loro nome, utilizzo e classe di appartenenza sono comunque specificati nel sunto. Şehrazat l’ho considerata una pericolosità E (secondo il regolamento pre-patch), dotata di un Critico di vita. Pergamene MentalistaPergamene CacciatorePergamene GuerrieroNell’illusione a Vahram pare che tutta la sua vita sia stata solo un sogno. Crede di essere nel passato, 10 anni prima: si rivede giovane e di essere ancora un mamūluk del Sulimanato. Şehrazat compare da dietro una colonna e attacca Vahram con Avvelenare la mente (Ment-Medio), danneggiandolo e annebbiandone i sensi e lo disarma della lancia. Giacché lui sta combattendo contro la sua fobia, la sua passiva Irriducibile ho deciso di non farla funzionare. Vahram approfitta di un momento di distrazione della donna per tirare fuori fulmineo la pistola e spararle due colpi, di cui solo uno va a segno, causandole un danno Medio. Fugge a tentoni verso la rampa di scale che porta al piano superiore, ma viene raggiunto dal pugnale di Şehrazat che lo ferisce a una spalla causandogli un danno Medio – danno maggiorato a causa dello stordimento. Appena giunge in cima, giacché è dentro un’illusione creata dal demone, questo cerca di rendergli la vita difficile facendo crollare la loggia del primo piano da entrambe le parti. Incalzato da Şehrazat e messo con le spalle al muro, a Vahram non resta che saltare sul lampadario. Şehrazat usa la tecnica Dardo energetico (Cacc-Medio) lanciando il chakram che usa come fermacapelli, tranciando la catena che regge il lampadario. Vahram riesce a schivare il colpo usando ”È tutta questione di metodo” a consumo Medio, saltando via dal lampadario, evitando così di cadere insieme ad esso verso la morte, si aggrappa a una delle tende che pendono dalla loggia sopraelevata e cerca di calarsi il più velocemente possibile per sfuggire alla donna. Şehrazat usa dunque Balzo (Grr-Bassa) per attraversare il baratro con un salto portentoso facendo Tarzan sul moncherino di catena del lampadario e si aggrappa anche lei allo stesso drappo, sopra la testa di Vahram e scende rapidamente rallentando la sua discesa piantando il pugnale nella tenda e cercando di raggiungere il guerriero. Vahram usa istintivamente il potere del Ricordo di cenere (Medio-psionica paralizzante) sul braccio di Şehrazat reggente il pugnale, e col quale si sta calando. Colta di sorpresa subisce e casca di sotto, ma nel cadere, con la mano sana scaglia prontamente la catena del pugnale, la quale si attorciglia attorno al collo di Vahram. Entrambi cadono giù: per l’impatto col terreno, Şehrazat subisce un Basso (la catena ha rallentato la caduta) e Vahram un Medio tra contusioni per il colpo e al collo per strangolamento. Percependo la presenza di Giselle, Vahram a questo punto si rende conto di essere dentro a un’illusione grazie alla passiva dello Stratega Disilluso. Şehrazat, avendo un braccio paralizzato, afferra il pugnale con l’altra mano e si scaglia all’attacco con due colpi fisici mirati rispettivamente al collo e al cuore. Ma impugnandola ora con la mancina i suoi attacchi non sono più pericolosi come prima, dunque Vahram riesce a schivarli entrambi anche grazie alla Passiva di obnubilazione dei sensi di Ricordo di Cenere, e risponde con Assalto mamūluk a potenza Alta (Medio+autodanno Mente Medio) squarciandole il ventre con la spada. Il mantello magico gli ricompare sulle spalle. Grazie alla passiva di Ricordo di Cenere che permette di creare manifestazioni (come attacchi fisici normali) con la stessa, scenicamente si manifesta Giselle che attacca e finisce Şehrazat bruciandola e causandole il danno Basso restante per ucciderla. Il post finisce con Vahram che utilizzando la stessa passiva brucia tutto intorno a sé per cercare di spezzare l’illusione.
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